venerdì 3 ottobre 2014

Debito e guerra

Christian mi ha segnalato questo interessante database del Fmi, che riporta le serie storiche dei rapporti fra debito pubblico e Pil dal 1692 (per l'Inghilterra) fino a oggi. Ci sono praticamente tutti i paesi registrati presso il Fondo, anche se evidentemente non per tutti ci sono i dati dal 1692 (o perché non sono disponibili o perché i paesi non esistevano).

Guardiamoci insieme (anche se molti di voi già li conoscono) i dati relativi al Regno Unito:


Credo che sappiate tutti, e in molti meglio di me, quale storia ci raccontino questi dati. In ogni caso, il dettaglio è qui e questa è una sintesi:


Ovviamente il Regno Unito di guerre ne ha fatte tante, ma nella tabella riassumo quelle che corrispondono alle "increspature" più significative del rapporto debito/Pil, mettendo in colonna A l'aumento del rapporto debito/Pil. Diciamo che in termini di aumento del debito l'ultima crisi è costata finora al Regno Unito praticamente quanto la Guerra di indipendenza americana (46 punti di Pil). Chissà se l'avessero vinta...

Son costate di più solo la guerra dei sette anni, le guerre napoleoniche, la seconda guerra mondiale e la prima guerra mondiale (che poi è anche il motivo per il quale me ne ricordavo le date, mentre delle altre sinceramente ho dovuto controllarle).

Notate anche gli episodi di "sdebitamento". Il più rapido è decisamente quello che segue alla Seconda guerra mondiale: 223 punti di Pil di debito abbattuti in 30 anni, a una media di 7.5 punti di Pil all'anno. Niente a che vedere con la performance nel XIX secolo, quando ci vollero 99 anni per ottenere un risultato analogo.

Due lezioni: in termini storici, la situazione debitoria attuale della Corona è tutt'altro che eccezionale.Il Regno Unito ha avuto un debito superiore agli attuali 90 punti di Pil in 170 su 322 anni considerati. In questi tre secoli il suo debito medio è stato di 107 punti di Pil e il suo debito mediano di 99.

Seconda lezione: posto che però vogliamo considerare indebitamenti pubblici attorno al 100% come eccezionali e da curare (che poi significa: posto che ammettiamo che lo Stato intervenga nell'economia solo per fare guerre, ma non per permetterci di vivere meglio in condizioni di pace), ci sarebbe da chiedersi cosa abbia permesso dopo il 1945 di far scendere il rapporto debito/Pil in modo tanto rapido ed efficace, e senza compromettere la crescita.

Ma di questo parleremo con calma qui e nel prossimo libro, e comunque ve l'ho già detto allo scorso compleanno.

Ci vediamo al prossimo!



È arrivato l'arrotino!

Sono lieto di aprire la sezione "È arrivato l'arrotino!" di questo post con il seguente commento:

La Via Della Seta ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Debito e guerra":

vabbè lo sanno tutti che in UK dopo la guerra il debito/Pil è diminuito con anni di inflazione, evitiamo la suspance.
Però per favore non raccontamo la storia che andava tutto bene perché comunque il paese cresceva. In quel periodo cresceva alla grande tutto il mondo.
Che inflazione alta sia un modo poco doloroso per pagare i debiti si sa, ma me sa che capirne i costi con un post in un blog è un po' complicato.
Se non sbaglio, in UK nel dopoguerra le cose sono andate meno bene in termini di crescita PIL pro-capite rispetto altri paesi. Quanto dipende dal fatto che UK fu colpito meno duramente dalla guerra e aveva meno da ricostruire? Quanto dalla perdita di status coloniale? C'è un costo dell'inflazione? Forse si, forse no, difficile da dire


Postato da La Via Della Seta in Goofynomics alle 04 ottobre 2014 05:36


Intanto, una domanda: hai mai provato a googlare suspance? E poi a googlare suspense? Noti una differenza?

Questo però rimanga fra noi, non diciamolo in giro. Interessante però questa storia dell'inflazione. Sicuro che sia andata così? Guarda, ti faccio vedere i dati:


Caso strano, prima dello shock petrolifero del 1973, mentre il debito piomba a picco, l'inflazione media è stata del 4%. Da lì in poi, quando il debito si stabilizza, l'inflazione media è stata del 6%. Salutami Oscar, quando lo vedi.

Per inciso, invece, se ci porti i dati del Pil pro capite in termini reali ci fai un favore e ti ringraziamo anticipatamente.


45 commenti:

  1. Dallo smart non si vedono bene certe date comunque la crisi del 29 portò per le miopi politiche alla guerra.le stesse che stiamo anzi stanno, ripetendo in europa oggi
    In usa la disoccupazione è scesa al 5.9 tornando al pre leham bro
    Hanno sia la leva del cambio che quella monetaria.
    Ci si dimentica che almeno fino al 1980 jm keynes non era un reietto in europa poi arrivarono i chicago's boys anche da noi e ci fu il divorzio tra bankitaly e tesoro grazie al padre politico di prodi che si chiamava benjamin ma non franklin bensì andreatta.
    Fuori dall'euro e fone del divorzio tra banca centrale e tesoro altrementi il cammello non beve l'acqua non perchè non c'è bensì perchè il predone la nasconde
    Mandi
    Go prof ho!

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  2. "In usa la disoccupazione è scesa al 5.9 tornando al pre leham bro"

    Calma e gesso, amico mio.

    "It is possible, even likely, that US growth in 2014 will be rapid enough to create more jobs than required for new entrants into the labor force. At the very least, the huge number (roughly 22 million) of those who want a full-time job and have been unable to find one should fall.

    But we should curb our euphoria. A disproportionate share of the jobs now being created are low-paying – so much so that median incomes (those in the middle) continue to decline. For most Americans, there is no recovery, with 95% of the gains going to the top 1%.

    Even before the recession, American-style capitalism was not working for a large share of the population. The recession only made its rough edges more apparent. Median income (adjusted for inflation) is still lower than it was in 1989, almost a quarter-century ago; and median income for males is lower than it was four decades ago."

    (Joseph Stiglitz, 14 gennaio 2014)

    http://www.project-syndicate.org/commentary/joseph-e--stiglitz-pours-cold-water-on-rosy-projections-of-faster-recovery-in-europe-and-the-us

    Ma non solo:

    "According to shocking new numbers that were just released by the Bureau of Labor Statistics, 20 percent of American families do not have a single person that is working. So when someone tries to tell you that the unemployment rate in the United States is about 7 percent, you should just laugh."

    http://www.zerohedge.com/news/2014-04-29/real-unemployment-rate-20-american-families-everyone-unemployed

    Non che ci volesse molto a far meglio della zona n-Euro ma che negli USA la situazione sia così tanto migliorata non sembra proprio.

    Chinacat

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    1. siamo sempre succubi dei TITOLI, poi a ben guardare il contenuto dell'articolo è diverso.

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    2. La disoccupazione è diminuita in europa aumenta e ci sono state due politiche economiche diverse. Non si può mica sempre far la punta alla matita dicendo che la catastrofe è dietro l'angolo.e che cazzo di pessimismo mi pare ce ne sia pure troppo in giro

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    3. Uno dei migliori indicatori del andamento del marcato del lavoro è anche del economia USA secondo mè sono le vendite dei cosidetti Truck's.
      Per esempio questi:

      http://www.ramtrucks.com/en/

      Non è che uno si compra un Truck per andare a fare il bullo al sabato sera o a portare a cena la findanzata o moglie.
      Il Truck negli USA è un veicolo costruito apositamente per il commercio, ma ci sono anche tanti artigiani che lo usano per lavoro.

      Le vendite dei Truck negli USA sono aumentati dal 2009 più del 100%.

      Zerohedge non sono quelli che vogliono abolire la FED ?
      e quelli che erano a favore del shut-down ?
      Gli Oskar Giannino americani :-))))

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  3. Non posso non pensare a questa drammatica e profetica pagina di un grande papa (lombardo, sic). Era Achille Ratti (Pio XI). Era l'enciclica Quadragesimo anno, 15 Maggio 1931. Era oggi, più o meno.

    "c) concentrazione della ricchezza

    105. E in primo luogo ciò che ferisce gli occhi è che ai nostri tempi non vi è solo concentrazione della ricchezza, ma l'accumularsi altresì di una potenza enorme, di una dispotica padronanza dell'economia in mano di pochi, e questi sovente neppure proprietari, ma solo depositari e amministratori del capitale, di cui essi però dispongono a loro grado e piacimento.

    106. Questo potere diviene più che mai dispotico in quelli che, tenendo in pugno il danaro, la fanno da padroni; onde sono in qualche modo i distributori del sangue stesso, di cui vive l'organismo economico, e hanno in mano, per così dire, l'anima dell'economia, sicché nessuno, contro la loro volontà, potrebbe nemmeno respirare.

    107. Una tale concentrazione di forze e di potere, che è quasi la nota specifica della economia contemporanea, è il frutto naturale di quella sfrenata libertà di concorrenza che lascia sopravvivere solo i più forti, cioè, spesso i più violenti nella lotta e i meno curanti della coscienza.

    108. A sua volta poi la concentrazione stessa di ricchezze e di potenza genera tre specie di lotta per il predominio: dapprima si combatte per la prevalenza economica; di poi si contrasta accanitamente per il predominio sul potere politico, per valersi delle sue forze e della sua influenza nelle competizioni economiche; infine si lotta tra gli stessi Stati, o perché le nazioni adoperano le loro forze e la potenza politica a promuovere i vantaggi economici dei propri cittadini, o perché applicano il potere e le forze economiche a troncare le questioni politiche sorte fra le nazioni.

    d) funeste conseguenze

    109. Ultime conseguenze dello spirito individualistico nella vita economica sono poi quelle che voi stessi, venerabili Fratelli e diletti Figli, vedete e deplorate; la libera concorrenza cioè si è da se stessa distrutta; alla libertà del mercato è sottentrata la egemonia economica; alla bramosia del lucro è seguita la sfrenata cupidigia del predominio; e tutta l'economia è così divenuta orribilmente dura, inesorabile, crudele. A ciò si aggiungono i danni gravissimi che sgorgano dalla deplorevole confusione delle ingerenze e servizi propri dell'autorità pubblica con quelli della economia stessa: quale, per citarne uno solo tra i più importanti, l'abbassarsi della dignità dello Stato, che si fa servo e docile strumento delle passioni e ambizione umane, mentre dovrebbe assidersi quale sovrano e arbitro delle cose, libero da ogni passione di partito e intento al solo bene comune e alla giustizia. Nell'ordine poi delle relazioni internazionali, da una stessa fonte sgorgò una doppia corrente: da una parte, il nazionalismo o anche l'imperialismo economico; dall'altra non meno funesto ed esecrabile, l'internazionalismo bancario o imperialismo internazionale del denaro, per cui la patria è dove si sta bene. "
    Grazie prof. Bagnai.

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    1. Sì, però poi l'unico peccato che grida vendetta al cospetto di Dio del quale si occupano in pratica è la sodomia, quando va bene anche in casa propria (vedi Bergoglio), altrimenti, di solito, a casa d'altri. Le parole più giuste sulla dinamica della crisi quindi le ha dette l'istituzione più conservatrice, e non credo sia un paradosso.

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    2. Benedetto XVI ci ha provato con la Caritas in veritate e con Gotti Tedeschi allo IOR. Hanno segato entrambi.

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    3. @Alberto
      Mia risposta parzialmente OT.
      E la Chiesa è ancora avanti, visto che molti benpensanti, credenti e non e soprattutto non, individuano l'invidia come maggior peccato, non per esempio l'ira, la gola, l'avarizia, la pigrizia, il furto o altro - l'invidia. E tutti virtuosi a insinuare che invidioso è l'altro, mai il se stesso in prima persona.

      Ritengo non da ora che, anche se posso riconoscermi invidiosa di qualcosa o di qualcuno, la volta che con tale qualcuno vengo a discussione o diverbio sia più che altro per divergenza di vedute su uno sprecifico problema o per differenza di ideologia o di temperamento o di personalità, o per uno sbaglio.

      Esempio storico: può darsi che nella disputa Freud-Jung giocasse pure l'invidia e un quintale di intrecci e ripulse, ma si è trattato fondamentalmente di una differenza di personalità, da cui potevano derivare anche le differenze di impostazione.

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    4. Occhio Adriana che sei su una china alquanto sdrucciolevole...

      L'invidia è un sentimento, non è un comportamento, quindi, dati etica e precetti, non può essere un peccato a differenza, ad es., della lussuria e dell'accidia.

      Cogito (o meglio I feel) ergo sum.

      Se sei viva è proprio perché provi dei sentimenti: ovvero se non sei invidiosa significa che sei morta.

      (Su come mai questo sia fraintendimento comune della catechesi nostrana non è assolutamente un dilemma: si giustifica un senso di colpa che non può essere espiato: essere nati. Un non sense teologico ma con sense teocratico: v. alla voce “peccato originale”.
      Notare inoltre che i 7 sins sono tutti sentimenti e inclinazioni che si agiscono con la rabbia o al limite con la gelosia: mai con il timore. La codardia e la vigliaccheria non sembrano un problema per l'ordine costituito.
      Infatti più che peccati capitali sembrano proprio i peccati dei capitalisti...)


      Il punto è che se sei viva provi dei sentimenti, se li provi non li puoi non agire: la persona matura, il santo o il bodhisattva, semplicemente li agisce meno – e li vive di più - dell'immaturo o del “peccatore”.

      Quindi il non agire un sentimento significa viverlo, sentirlo, (quindi “sentire”, “vivere”...) mentre, nel momento in cui lo si agisce non lo si vive, non lo si sente: vivere è faticoso, è una lotta contro l'entropia. Da qui il valore etico del lavoro, ecc...

      Quindi se riconosci che desideri oggetti o qualità del tuo prossimo e poi affermi che quando ci discuti questi sentimenti non li provi... be', medita: significa proprio che li agisci.

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    5. @Bazaar: questa china è non meno perigliosa. Il cogito ergo sum è capovolgimento della filosofia dell'esse (Giovanni Paolo II, Memoria e identità, cap. 2, Ideologie del male).

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    6. Marco Amboldi 05 ottobre 2014 11:52

      Esatto! E' un fatto evidente che SUM ERGO COGITO, non il contrario!

      E cogitando ci si rende conto di non sapere e di dover dunque lavorare per ridurre la propria 'gnuranza… il proprio lurido IO, come disse qualcuno in un post bellissimo su questo blogghe (tanto) tempo fa

      Insomma ragionando rettamente ci si imbatte in Socrate, ragionando con i piedi (in senso biblico), cioè prendendo per buono il sofisma "cogito ergo sum", si finisce diritti in braccio a Etarcos… sempre per citare l'autore di prima…
















      P.s.: dimenticavo di bruciare il mio granellino d'incenso all'idiozia imperante, quindi rimedio subito:

      la teologia non è una scienza, la metafisica neppure


      (massì, abbundantis abbundare, scialiamo)

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    7. @Marco Amboldi

      Ottimo: allora vediamo chi è ben assicurato e chi no.

      La tua obiezione pare pecchi nel metodo: a livello cognitivo Cartesio è nel giusto.

      Il campo di indagine di questa analisi è appunto quello dei processi cognitivi.

      (Interessante anche per analizzare la dottrina cattolica verificando quando può essere sintesi di genuina speculazione teologica o, ad esempio, di manipolazione massiva dei guilt system a fini teocratici.
      Il Papa che citi è in odore di "santità neoclassica", considerata l'esplosione dell'indice di Gini globale durante il suo pontificato)


      @Marco S.

      «Io, il più lurido di tutti i pronomi» lo scrisse a proposito della madre Carlo Emilio Gadda, in "La cognizione (ndr. appunto...) del dolore".

      Lo scrisse perché si accorse che i pronomi erano i pidocchi del pensiero e, quando il pensiero ha i pidocchi, si gratta, come tutti quelli che hanno i pidocchi... e nelle unghie, allora... ci si ritrova i pronomi: i pronomi di persona...

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    8. @Bazaar: "a livello cognitivo Cartesio è nel giusto" mi par tanto una tautologia.

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    9. @Bazaar, Marco Amboldi

      Sono semplicemente stupefatta dal numero delle riflessioni scaturite in seguito a quanto scritto, che leggerò con calma nei prossimi giorni se il computer non mi lascerà per strada, dato che ho appena scoperto un suo (mio, dunque) problema non so se grande o piccolo.
      Stupefatta e riconoscente ecc ecc, tanto più che il retroterra del commento è nato da un contesto tematico e tonale ben lontano, in basso, dalle vostre riflessioni, contesto che non posso rivelare in quanto lettera privata (o quasi) nella quale si ipotizzava l'invidia di una determinata persona come spiegazione a una domanda da me posta.

      Lungi dal porre un problema teologico, interpretativo o altro sui peccati - cosa della quale non sono in grado -, qui son partita dal commento di Alberto per dire anche ironicamente "La Chiesa è avanti" rispetto a quelli che condannano l'invidia piuttosto che altri peccati (mi sembra che per la Chiesa l'invidia lo sia, o sono rimasta alla Chiesa tramite Dante e non scherzo, o ricordo male il catechismo, ed è possibile), o comportamenti - aggiungo ora - come fosse il peggio del peggio, per poi spiegare con l'invidia prese di posizione altrimenti e più compiutamente spiegabili.

      Per dire che, nel ricorso all'invidia come ipotesi/certezza di spiegazione, rilevo un deficit etico e cognitivo, dandosi peccati (difetti, comportamenti, limiti) ben più numerosi e dannosi di quello che, nei rapporti interpersonali e nelle conseguenti critiche, viene individuato come "il" peccato (o difetto o limite di una persona), nonché un deficit etico-psicologico, poiché, nelle critiche, l'invidioso-colpevole è sempre e solo l'esecrabile "altro" e mai mai chi tale ipotesi/certezza avanza, come se non esistesse anche quell'atteggiamento-strategia chiamato proiezione...

      Non potendo fare il nome della persona di cui nella lettera (quasi) privata si parlava, ho fatto l'esempio di me come non impossibile invidiosa per dire che, nonostante chiunque possa incorrere in tale "cosa" (peccato, difetto, limite, sentimento), in chiunque - piccolo o grande o così così - possono giocare ragioni, forti o meno, in uno specifico contrasto con altri, non necessariamente l'invidia, ipotesi spesso riduttiva e anche, appunto, piccina e, se proprio si deve stigmatizzarla, eventuale peccato (difetto, limite, comportamento, sentimento) né grave né vergognoso, mentre trovo grave qualunque "cosa" (pensiero, azione) fatta con la finalità del male agli altri - anche la buona azione, se fatta per umiliare.

      L'esempio che seguiva ricordava invece dei riconosciuti grandi la cui disputa ha avuto cause e finalità - motivi, così di due parole faccio una - a cui l'invidia era largamente estranea.

      Conclusione: è evidente che il primo commento è emerso da un rimuginìo grandemente "altro" (lettera) e che il presente è un'autoanalisi - di testo, in questo caso, ma anche la psicoeccetera è fatta di parole, dette e non, e della forma del detto e del non detto (v.Lacan, per insistere), perciò non prolunghiamo (sic).
      Grazie delle ampie riflessioni fino a poco fa "a mia insaputa" (sic sic).




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    10. Adriana: quanto sarebbe tutto più semplice se tu seguissi il mio umile esempio di parlar semplice e di fare nomi e cognomi. Comunque, il discorso sull'invidia mi appassiona come quello sullo scudetto. È il bello di essere narcisista: non riesco proprio a concepire di poter invidiare qualcuno, e in questo sbaglio, perché molti vortici nella melma che calpesto sono agevolmente interpretabile e prevedibili con quella semplice categoria.

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    11. Adriana, mi spiace dirtelo, ma la chiesa non è avanti.
      Lo era forse 70-80 anni fa, non oggi. Diciamo la verità, Bergoglio è sicuramente un'ottima persona, ma non è che si esprima con troppa chiarezza sulle regole dell'economia.
      E nemmeno sulla guerra.
      Le guerre funzionano così: uno vuol far la guerra, un altro no. Poi interviene la propaganda a mescolare le carte, per far apparire l'aggrassore vittima, e la vittima dell'aggressione colpevole, e tutto si confonde, cosicchè ognuno è convinto di essere il "buono". Dato il contesto, dire: "preghiamo per la pace" è demagogico, fa il gioco dell'aggressore.
      Il papa avrebbe potuto più utilmente condannare la smania di allargamento della Nato ai confini russi, che è oggettivamente un atto di aggressione. Non l'ha fatto.
      Forse avrebbe voluto, ma poi sono iniziati i massacri dei cristiani in Kurdistan....

      In campo economico, il '31 (data da te citata) viene dopo la crisi del '29, dovuta alla deregolamentazione liberista di quegli anni. Crisi, per altro, risolta con le politiche economiche "stataliste" e di "economia mista" del dopoguerra.
      La crisi c'è stata nel 2008, hai qualcosa di Bergoglio sottomano da citarmi, possibilmente non generalista, ma chiaro come i discorsi dei papi di una volta?

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  4. Ma questo post è una replica o sono io fulminato???

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  5. Stranamente non viene citata la guerra delle pellicce, col debito della Corona passato dal 182,5 del 1811 al 237,3% del 1816.
    Senza minimamente coler contestare l'indipendenza di Wikipedia...

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    1. Valerio, scusa, ma mentre mi rotolo per terra dalle risate, mi rimane solo un filo di fiato per sussurrarti una parolina: Buonaparte... Cazzo: ma Tolstoj e Stendhal non li avete letti? E poi basta co' ste pellicce, se no mi si altera Roberta.

      Wikipedia non è indipendente. Nulla al mondo lo è né può né potrà mai esserlo.

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    2. Un assaggio per far venire l'appetito:

      “Molti storici, ancor oggi lodati dalla stracca letteratura accademica, han cercato di dissimulare uno stato di cose che verso il 1550 formò dei caratteri così grandi. Le loro prudenti menzogne furono ricompensate con tutti gli onori di cui potevano disporre i Medici a Firenze, gli Estensi a Ferrara, i viceré spagnoli a Napoli, eccetera. Un povero storico, il Giannone, ha voluto sollevare un lembo di velo; ma, poiché non ha osato dire che una piccolissima parte della verità, e anche questa in forma dubitativa e oscura, egli si è dimostrato uno scrittore molto noioso: il che non ha impedito che sia morto in prigione a ottantadue anni il 7 marzo 1758.
      Quando si vuol conoscere la storia d'Italia, bisogna prima di tutto evitare di leggere gli scrittori generalmente approvati: in nessun paese è stato meglio conosciuto quale valore ha la menzogna, in nessuno essa è stata meglio pagata.”

      La badessa di Castro, Stendhal

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    3. Io preferisco Nietzsche e Dostojevski, quest'ultimo ben conscio del costo delle pellicce. Il secondo, ahilui, molto meno.
      Del resto, per la Corona inglese, è sempre stata merce ambita.

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  6. Da: Sorpresa!
    Oggetto: Buono spesa da Lidl di 150 euro

    "Complimenti Silvia!
    Stai per vincere per vincere un buono Lidl!

    Buono spesa Lidl da € 150

    Devi solo rispondere ad una domanda per vincere
    immediatamente questo fantastico premio!
    Qual'è (l'errore è loro) il paese d'origine di Lidl?
    Germania Russia"


    Ma la GDO non andava a gonfie vele?
    Mettere piede alla LIDL per 150 euro? Tornatevene in Germania e mettetevi i 150 euro su per il culo (in monetine da 1 centesimo)

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    1. Cara Silvia...trattasi di truffe che trovi dappertutto,soprattutto su faccialibro.
      Hai visto mai che gli schiavisti del Lidl regalino 150 € ?
      Non farebbero mai una cosa simile anche perchè,dopo aver superato la Cina col loro surrrplusssss le loro manie di grandezza sono aumentate esponenzialmente.
      Al massimo vinci una mozzarella "bufala",nera gialla rossa (a loro piacciono colorate).

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    2. Meglio in monete da 2 euro, scusa ma la dimensione conta...

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    3. Mais oui, le dictionnaire!
      Merci pour votre aimable offre, mais Nous mangeons seulement les croissants faits par le chef pâtissier - fournisseur officiel de la Maison Royale - à partir de produits locaux.
      Au revoir à jamais
      Marie Antoinette

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    4. Sì Davide, era tale e quale quella che hai linkato, ma il mittente era info@widigo.it. Non lo sapevo perché non avevo cliccato.
      Peccato però: immaginare la LIDL in difficoltà, alla disperata ricerca di consumatori italiani e rispondergli picche non aveva prezzo.

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    5. Silvia 04 ottobre 2014 10:08

      Altezza mi perdoni, invece delle monetine sarebbe più opportuno che utilizzassero un mezzo più acconcio alla bisogna:

      http://gossip.libero.it/focus/30340745/dopo-il-dito-vaffa-di-cattelan-a-milano-spunta-una-nuova-opera-d-arte-simbolo-di-rottura-una-colonna-di-forma-fallica/cattelan/?type=naz

      Quattrovirgolaventicinquemetri x unatonnellata di durezzadelvivere

      Firmato

      MarcoS
      Conte di Lissone e camerlengo dell'Imperatore d'Occidente

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  7. Intanto, rimanendo in tema di confronti, un quotidiano che no citerò, affronta il tema della ripresa americana rispetto alla situazione europea.
    Il giornalista però, ci tiene a sottolineare che la ripresa americana è stata possibile, tra le altre cose, grazie all'assenza dell'art.18. L'America riparte dopo la crisi Leman perchè si può licenziare liberamente!

    Peccato che nessuno abbia fatto notare a questo amico che in America la possibilità di licenziare esisteva anche prima della crisi, chissà se avrebbe capito.

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    1. Sto giornalista poco attento alla realta', potrebbe essere uno "zuccone"?

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  8. Buongiorno prof,

    Post interessante, sicuramente la guerra facilita l'indebitamento dello stato e rende più semplice attuare una redistribuzione del reddito, fornendo la giustificazione bellica per approvare misure di politica economica che in tempo di pace incontrerebbero una più pesante opposizione.

    La guerra ha poi un altro vantaggio: riesce ad allocare le risorse nella ricerca scientifica, finalizzata nel frangente allo sforzo bellico, che poi nel dopoguerra favorisce il boom tecnologico attraverso l'applicazione in ambito civile di invenzioni figlie del periodo bellico. Gli esempi vanno dall'invenzione del fuoco per difendersi dalle bestie feroci; all'addomesticamento degli animali da soma per muoversi più velocemente sul campo di battaglia, fino all'utilizzo degli aeroplani, all'energia nucleare, a internet etc).

    Evidentemente raggiungere lo stesso grado di sviluppo tecnologico in tempo di pace (e per tempo di pace intendo un momento di relativo diminuire delle minacce belliche), richiede molto più tempo o è addirittura impossibile (non certo da un punto di vista tecnico, i geni non lavorano meglio sotto le bombe, ma politico. In altre parole parliamo sempre di consenso popolare insomma).

    Il mio non è ovviamente un'esaltazione della guerra ma una constatazione di quanto è sempre avvenuto in passato e temo avverrà in futuro (in realtà sta già avvenendo, solo che per colpa dell'atomica sono in atto diverse forme di confronto bellico a/simmetriche sotto gli occhi di tutti ormai - se ne è accorto pure il Papa). Cosa c'entra tutto questo con l'euro? Che dietro ai patetici sforzi di costringere la germania a mollare la presa sull'austerità, o in alternativa assumersi lei l'onere della rottura dell'eurozona, si nasconde il più marcio tentativo politico di salvare la faccia di fronte a scelte suicide fatte in passato (l'entrata nell'euro prima fra tutte), che hanno arrecato benefici ai pochi a danno dei molti che ironia della sorte sono stati "ingannati" proprio dai partiti che più avrebbero dovuto difenderli. Per questo non perdonerò gli errori fatti dalla sinistra italiana ed europea. Eppure c'è ancora tempo per evitare il disastro, ma questo presuppone il dire la verità alla vecchietta, come il prof ormai fa da tre anni, senza per questo esser stato preso a bastonate dalle "nonne" impazzite!

    Un saluto a tutti e spero entro domani di organizzare il tutto per il viaggio verso il goofy-compleanno!

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  9. Prof e tutti, per chiarezza.

    La risposta appena inviata sui peccati l'ho scritta prima di leggere il tuo ultimo commento al post sul successo della neuro, perciò non ha alcuna attinenza con quello.

    Invece ha attinenza, nel senso che è ripetizione sintetica, con un discorso fatto via mail con una persona che direttamente non conosco e da cui non ho (ancora) avuta risposta, a cui non aspiro, ma che ai miei occhi l'avrebbe qualificata come persona.
    La non risposta qualifica la persona, comunque.

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    1. Perdonami, se hai bisogno di conferme forse è inutile che le cerchi.

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    2. Credo che la tua affermazione sia giusta in generale, perché bisognerebbe:

      - fidarsi del proprio giudizio, fatte le riflessioni con gli elementi a disposizione, salvo poi correggerlo se emerge qualcosa a dimostrarlo errato;

      - non "aver bisogno" di conferme.

      E nello specifico caso, per fortuna o altro, la situazione forte è "la seconda che ho detto"; per la prima, basta il "documento" che ho.
      Ma decisiva è la seconda - e la migliore come valenza psicologica.


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  10. Mi scuso per il secondomeismo, ma è probabile che Beveridge, Bevan, welfare state e riarmo possano fornire un quadro di riferimento piu' ampio che l' inflazzzione. Forse domanda interna ed estera hanno avuto un ruolo.
    Però adesso vado a dormire, sono un fiero PIGGS del sud.

    http://books.google.it/books?id=Xat-JtOZfGkC&pg=PA134&lpg=PA134&dq=bevan+dentiere&source=bl&ots=rEMOVaStfR&sig=VMSIsi3kJmzJ6s-4ZMG3ycqVv0A&hl=it&sa=X&ei=lSEwVKL9OIyqPISNgcAO&ved=0CBkQ6AEwAQ#v=onepage&q=bevan%20dentiere&f=false

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  11. Ehm. Tuer le rentier c'entra qualcosa?
    P.S. e O.T: il tuo captcha è esecrando.

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  12. Intendevo c'entra qualcosa con la seconda lezione.

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  13. Forse è un po' OT, ma lo devo segnalare per la rubrica "è arrivato l'arrotino!": mi sa che questo (tale Giorgio Arfaras) è il re degli arrotini: http://temi.repubblica.it/limes/le-differenze-tra-francia-e-italia-su-deficit-debito-e-pil/67094 (ma anche http://www.pensalibero.it/blog/2014/07/07/il-debito-pubblico-italiano/, ma anche roba tipo http://www.linkiesta.it/tatuaggi-economia). Per chi volesse farsi due risate: http://www.linkiesta.it/giorgio-arfaras/profilo.

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