martedì 31 dicembre 2024

L'Italietta della liretta, ovvero: il troll è come il maiale

(...non si butta via niente!...)

La premessa di questo post è che presto l'euro tornerà di moda.

Non starà a noi parlarne, né sotto il profilo intellettuale (lo abbiamo già fatto con argomenti che ormai sono mainstream) né sotto quello politico (il Paese ora sta relativamente bene: se aveva senso denunciare certi meccanismi prima che venissero applicati, per evitare tanto inutile dolore, ha molto meno senso denunciarli dopo, causando ulteriore stress ai superstiti: ci pensino ora i tedeschi di AfD, noi abbiamo bisogno di meno spread e in generale di meno rotture di coglioni...). In tutta evidenza, non sono solo io a pensare che l'argomento tornerà di moda, e infatti nella cloaca nera è tutto un pullulare di troll, ma anche di brave persone la cui buona fede è ahimè molto superiore alla loro intelligenza, che in ogni caso la buttano sulla "liretta" in un evidente tentativo di rianimare uno spin che solo apparentemente ha fatto il suo tempo, ma che invece è e resta di drammatica attualità. L'idea che col passare del tempo si sarebbe imposta, per motivi demografici, la generazione degli "euronativi", i quali non avrebbero avuto incentivi a riflettere sulle opportunità offerte da un mondo che non avevano conosciuto, in sé era e resta corretta, ma stenta a realizzarsi compiutamente. Quelli che hanno conosciuto un modo normale restano comunque la maggioranza (è la piramide demografica, bellezza!), quelli che hanno conosciuto solo il mondo della svalutazione interna se ne vanno per lo più all'estero, chi resta qui si informa e, se ha i mezzi intellettuali per capire, capisce. Quindi questo new normal fatica a imporsi come tale: vecchi e giovani lo percepiscono per quello che è, per uno stato di eccezione invocato da un sovrano privo di legittimazione, tant'è che non sarei stupito se fra un annetto o due, magari nel corso della prossima crisi finanziaria, il Giavazzo bifronte venisse a spiegarci che il taglio dei salari (svalutazione interna) dipende proprio dall'aver inibito i normali meccanismi del mercato valutario (cioè la cosiddetta svalutazione esterna)!

Comunque, nel frattempo può essere utile studiarsi i troll e il loro argomentare: per noi è un po' un tuffo nel passato, sono scemenze che abbiamo confutato mille volte, ma se, come dice Claudio, dobbiamo ricominciare a spiegare tutto, perché con l'ingresso in politica abbiamo ampliato la nostra platea a migliaia di persone che si sono aggiunte ai nostri follower senza essere parte di questa comunità (e pertanto mancano de #lebbasi), se è così, allora ben vengano i troll! Ci sono cose così cretine che a me , e verosimilmente anche a voi, non passerebbe nemmeno per l'anticamera del cervello di discuterle, ma che possono fare breccia in menti, come dire, più... fresche! Prevenire è meglio che curare, e quindi interveniamo...

Due giorni fa Claudio ha avuto la cortesia di rilanciare il mio post precedente, attirando immediatamente un troll:


Il giorno dopo me ne sono accorto e ho espresso una breve considerazione:


che ha dato la stura a uno scemenzaio di proporzioni ragguardevoli! Non voglio esaurirlo tutto in un singolo post, non ho tempo per farlo e non ne vale la pena, ma due o tre cosette voglio condividerle con voi perché credo siano utili.

Vi risparmierei, ma siccome erano tanti occorre spenderci un po' di tempo, una particolare categoria di analfabeti funzionali, questi:


Non ci sarebbe nulla da replicare a dei fenomeni simili, se non quello che ha replicato Gatta Skogatt con grande compostezza:


In effetti, il mio era uno sberleffo alla stupidaggine di un fesso che si lamentava di quanto fossero onerosi i mutui in un mondo che lui descriveva come di tassi reali negativi (cioè in un mondo in cui la banca ti paga affinché tu ti indebiti: peraltro, questo è stato il mondo dell'eurone fino a pochi anni fa)! Questa valutazione ovviamente prescindeva dalla veridicità di una simile rappresentazione: era solo una verifica della sua coerenza interna, coerenza che ovviamente non poteva esserci! Chi si mette dal lato sbagliato della storia è condannato a vivere nella menzogna. Di fatto, in un mondo di tassi reali negativi sarebbe eventualmente il creditore a doversi lamentare, certo non il debitore! Quindi il buon Gianni letteralmente non capiva che cosa stesse dicendo, e parlava solo per diffondere (come deve fare un troll) una narrazione allusiva e tendenziosa: "con la liretta si stava peggio!" (anche se per farlo esponeva un argomento che astrattamente avrebbe favorito la tesi opposta: se le cose fossero state come le descriveva lui, i debitori sarebbero stati molto meglio)!

Apro e chiudo una parentesi sul povero Painintheass, che, come potrete facilmente constatare scorrendo il suo profilo, ha altri interessi: ci sta che non sia del tutto lucido, la falegnameria è un hobby defatigante...

Tuttavia, esaurito il divertimento per la scemenza di chi parla senza sapere che cosa dice, forse vale anche la pena di fare un vero fact checking di simili idiozie.

C'è mai stato un anno in cui i mutui prima casa erano al 15% e l'inflazione al 18%?

E, più in generale, con la lira l'inflazione è sempre stata in doppia cifra (come i drindrini ripetono)?

Diamo un'occhiata ai dati, partendo, appunto, da quelli sull'inflazione.

Nei 39 anni dal 1960 al 1999 l'inflazione in Italia è stata a due cifre solo per i dodici anni dal 1973 al 1984:

(fonte) quindi per meno di un terzo della sua storia. E qui qualcuno dirà: "D'accordo, la liretta non viaggiava sempre sulla doppia cifra di inflazione, anzi: è stata più spesso a singola che a doppia cifra, ma comunque con l'eurone in doppia cifra non ci siamo mai arrivati, nonostante la tremenda catastrofe determinata da pandemia e guerra!"

Eh, no, le cose non stanno esattamente così, perché le guerre, e i conseguenti shock di offerta, ci sono sempre stati, ma quelli che la liretta ha subito sono stati molto più seri di quelli che ha subito l'eurone. Per verificarlo vi invito a consultare la pagina sui mercati delle merci nel sito della World Bank e, se vi interessa, a scaricarvi il "pink sheet", il foglio Excel con gli indici annuali dei prezzi delle materie prime. Se calcoliamo il tasso di variazione dell’indice iENERGY, che sintetizza l’andamento dei prezzi delle fonti di energia, e lo rappresentiamo insieme al tasso di inflazione italiano otteniamo questo grafico:


dove l'inflazione italiana è rappresentata sull'asse di sinistra e quella dei costi internazionali dell'energia sull'asse di destra (che ovviamente ha una scala molto più estesa). Tenuto conto delle proporzioni, si vede immediatamente che lo shock petrolifero del 1973, quando il prezzo del petrolio quadruplicò, ha comportato un aumento dell'indice iENERGY (indice dei prezzi delle materie prime energetiche) del 230%, pari quasi al triplo dell'ultimo shock da offerta, quello del 2021, quando i prezzi delle materie prime energetiche sono aumentati dell'81%. Fateci caso: con aumenti superiori al 200% dei prezzi delle fonti di energia abbiamo avuto un'inflazione attorno al 20%, e con aumenti dell'80% dei prezzi delle fonti di energia abbiamo avuto un'inflazione attorno all'8%.

Cambiato qualcosa?

Non direi!

Con l'eurone, come con la liretta, circa un decimo degli shock di offerta (misurati dalla variazione dell'indice delle materie prime energetiche) si trasferisce sul tasso di inflazione interno. Si conferma quindi una scemenza quella della monetona fortona che fa da scudo contro l'incremento del prezzo delle materie prime: ma che fosse una scemenza che lo siamo detti mille volte, e il motivo è semplice: come vedete nel grafico, gli aumenti dei prezzi delle materie prime possono essere facilmente anche a tre cifre (superiori al 100%), e sarebbe da idioti pensare che roba simile possa essere compensata rivalutando la propria moneta. Molto semplicemente, se il prezzo del petrolio, o del gas, o in generale dell'energia raddoppia, quella di raddoppiare il cambio della propria moneta rivalutandola del 100% non è una strategia praticabile, perché comporterebbe far pagare il doppio tutti i nostri beni a tutti i nostri clienti internazionali, semplicemente per mantenere costante il prezzo dell'energia in valuta nazionale! Vorrebbe dire uccidere il Paese, e una roba simile può venire in mente solo a un perfetto drindrino! La strategia razionale è quella di comprimere leggermente i margini e di trasferire parte degli incrementi dei costi sui consumatori finali, ovviamente. Ma la cosa relativamente sorprendente, che nemmeno io mi aspettavo, è che il pass-through dai prezzi dell'energia ai prezzi al consumo nazionali in caso di shock di offerta è rimasto più o meno lo stesso, nonostante che nel frattempo siano cambiate tante cose: l'efficienza delle tecnologie, il mix energetico, le istituzioni monetarie, e il mercato del lavoro.

Questo ovviamente non esaurisce il discorso.

Il grafico mostra anche che per tutti gli anni '70 l'inflazione in Italia è stata piuttosto persistente, restando a due cifre anche fra 1975 e 1978, quando l'incremento del prezzo dell'energia era sceso a una cifra. Si può ragionare su quanto questa persistenza sia dovuta alla presenza di istituzioni che tutelavano il potere di acquisto dei salari, come l'indicizzazione salariale (la cosiddetta "scala mobile"), istituzioni che, si dice, avrebbero innescato una "spirale prezzi-salari".

Il fatto è che gli anni dell'inflazione a due cifre sono stati, come qui ben sapete, anni di crescita del salario reale:


il che naturalmente rende surreale l'affermazione di Gianni, il nostro troll, secondo cui una famiglia il cui salario cresceva più dell'inflazione si sarebbe trovata in difficoltà a pagare un mutuo il cui tasso era inferiore all'inflazione! Ma questo fatto, cioè la coesistenza di salari reali crescenti con la persistenza del processo inflattivo, corrobora di per sé l'affermazione che la tutela del potere d'acquisto delle famiglie mediante meccanismi di indicizzazione rendesse persistente l'inflazione? Forse bisogna prestare attenzione alle unità di misura. In effetti, il rientro dallo shock del 2021 è stato rapido, ma non esclusivamente né necessariamente perché non c'era più la scala mobile! Semplicemente, nel 2023 i costi delle materie energetiche sono diminuiti del 30% (per l'esattezza: -29.9%) e quindi nel 2024 abbiamo avuto un'inflazione attorno a 1.3%. Questo però succedeva anche con la liretta! Nel 1983 ci fu un "controshock" del -10% (meno deciso di quello del 2023), seguito nel 1984 da un altro controshock del -4%, e nel 1985 l'inflazione tornò a una cifra. Insomma: oggi come ieri il rientro dall’inflazione appare guidato da shock di offerta favorevoli (diminuzioni più o meno drastiche del costo dell’energia).

Quindi, alla fine, il mondo non è poi cambiato così radicalmente, se non per una cosa: le istituzioni monetarie e le riforme del mercato del lavoro che non ci hanno reso meno vulnerabili agli shock esterni (come vi ho documentato) sono però servite a fermare la crescita dei salari (come vedete nell'ultimo grafico e come oggi Draghi lamenta, poverino...). È un’applicazione del noto principio “se non serve a nulla [a far diminuire l’inflazione o la sua persistenza] serve a qualcos’altro [a redistribuire reddito a vantaggio del capitale finanziario]”.

Resta da factceccare un'altra affermazione del nostro simpatico troll: quella che con l'inflazione al 18% i tassi di interesse fossero al 15%. Si fa subito, perché tassi di inflazione al 18% si sono avuti solo nel 1981 (17.96%). Basta controllare sulle International Financial Statistics com'erano messi i tassi in quell'anno lì:


(quindi un punto sopra, e non tre punti sotto l'inflazione), ma io ricordo una storia un po' diversa, che ancora per un po' trovate sul sito della Banca d'Italia:


con tassi sui prestiti attorno al 25% (quindi sette punti sopra l'inflazione), e tassi sui depositi al di sotto (o molto lievemente al disopra) del tasso di inflazione.

Il motivo è molto semplice: nel 1981 c'era già stato il Volcker shock, la stretta di politica monetaria statunitense che aveva fatto cambiare segno ai tassi di interesse reale in tutto il mondo, nel quadro di una generale strategia di abbandono della cosiddetta “repressione finanziaria” (cioè della regolamentazione del mercato internazionale dei capitali). L'abbiamo vista ad esempio nel working paper di Reinhardt e Sbrancia più volte citato:


Quindi il mondo di Gianni è un mondo in cui lui sarebbe stato molto bene, se solo fosse esistito! (mi riferisco sia al mondo che a Gianni). 

Bene: ora passo a occuparmi di altro, altrimenti questa notte non riesco a pubblicare. Come vedete, i troll non sono così inutili come sembrano. Ma... lasciateli a me!


(...il discorso di fine anno quest'anno lo posterò ad anno nuovo, subito dopo la mezzanotte, se ci riesco. I discorsi che parlano del futuro vanno fatti all'inizio, non alla fine...)

domenica 29 dicembre 2024

"Fai il grafico in dollari!" (paulo trolliora canamus)

Passiamo ad altro, cioè alla stessa cosa: all'irrefrenabile bisogno di molti di esprimersi con sicumera su materia di cui ignorano i rudimenti. Qui abbiamo sempre cercato di coinvolgere, rispettandole, le competenze più diversificate, distinguendo con accuratezza i contesti in cui le si poteva ritenere autorevoli, perché parlavano con cognizione di causa, da quelli in cui stavano semplicemente esercitando il diritto di esprimere una propria opinione. La cloaca nera naturalmente non funziona così. Prendo ad esempio uno scambio di qualche giorno fa, utile per due motivi (o forse tre): perché chiarisce la disfunzionalità di certe dinamiche della cloaca nera; perché mi permette di ricordare a chi è qui che cos'è il Pil e come lo si misura (le unità di misura sono naturalmente connesse al significato della variabile; e (forse) perché getta luce su quella strana forma di disagio che va sotto il nome di ingegneria (qui ingengngneria): quell'atteggiamento (sbagliato) che consiste nel ritenere di poter mettere becco ovunque perché si sono studiate cose [che a noi sembravano, a causa dei nostri mezzi intellettuali e culturali] difficili.

Lo scambio inizia qui, da questo post di Ortigia (che se fosse in malafede farebbe meno danni!):


su cui, come vedete, si inserisce rapido come un leprotto tal fabio sona con parole di dileggio. Il sona si descrive in questo modo:


e direi che se non tutto, in questo autoritratto c'è comunque abbastanza. Interviene un tal Giuseppe a tentare di farlo ragionare (non scegliendo una linea dialetticamente molto valida, a mio avviso), e il sona mette a nudo la sua anima blaterando di "liretta". Mi corre quindi l'obbligo di fargli notare una cosa:


ovvero che l'eurone, di cui il sona naturalmente è un fan (essendo un ingegnere, quindi assente giustificato dalle scienze economiche), è stata una valuta molto instabile e tendenzialmente debole.

Faccio qui una prima parentesi, che sarà anche funzionale al discorso di fine anno al quale sto lavorando. Ci siamo più volte soffermati su quanto sia cretina l'idea delle "svalutazionicompetitive" della liretta. Intanto, come abbiamo più volte evidenziato, non era la "liretta" a svalutare: era il marco a rivalutare, per l'ovvio motivo che la Germania era tendenzialmente in surplus, e questo lo si vede bene constatando che praticamente tutte le valute (quindi: non solo la "liretta") hanno perso terreno rispetto al marco. Abbiamo approfondito questo argomento qui e il grafico è questo:


La lira ha perso più terreno del franco belga, per dire, ma non molto più della sterlina, e comunque tutti, dollaro incluso, hanno perso terreno rispetto al marco. Questo non è un dettaglio, perché ci chiarisce che l'anomalia è il comportamento del marco, non quello della lira, e quindi che l'euro non è stato concepito per impedire all'Italia di svalutare (rispetto al resto del mondo), come vuole la narrazione autorazzista, ma per impedire alla Germania di rivalutare (rispetto ai suoi principali partner commerciali, cioè ai Paesi dell'Eurozona), cioè per inibire un normale meccanismo di mercato, per truccare le carte a favore del "più forte".

Nota bene: quello che nel grafico del cambio EURUSD vedete come una diminuzione tendenziale a partire dal 2008 evidenziata dalla linea gialla (a significare che un euro compra meno dollari), nel grafico successivo lo vedete come il simmetrico aumento della spezzata celeste nello stesso periodo (a significare che, simmetricamente, un dollaro compra più euro/marchi).

Sottolineo anche un dettaglio: gli episodi di svalutazione della lira, le sue crisi valutarie (nel grafico si vede bene, ad esempio, quella del 1992) sono avvenuti in risposta a deficit di bilancia dei pagamenti. La svalutazione dell'eurone, viceversa, ha avuto luogo in un periodo in cui la bilancia dei pagamenti dell'eurozona rispetto al resto del mondo era in pareggio o in surplus (e quindi l'euro sarebbe dovuto restare stabile, o crescere leggermente). Se proprio vogliamo parlare di "svalutazionecompetitiva", quella dell'euro dal 2008 al 2015 lo è senz'altro. Quelle delle valute mondiali rispetto al marco avevano per lo più una logica diversa, quella di un normale aggiustamento del mercato dei cambi.

Ma insomma, il nostro ingegnere sa tutto, o almeno crede. Qualcuno gli fa notare che forse la sua visione delle cose è parziale:


e la risposta è da manuale: le crisi del '72, '76 e '92...

Non mi è chiaro a quali crisi si riferisca il sona. Parla di crisi valutarie? Ma il grafico del cambio lira per dollaro è questo:


e le svalutazioni più rilevanti (viste come aumento del numero di lire necessario per acquistare un dollaro) si sono verificate rispettivamente nel 1981 (sona non ne parla), nel 1993 (corrispondente in effetti alla crisi del 1992) e nel 1976. Nel 1972 invece il cambio si è leggermente rivalutato (quindi che crisi della liretta era?)!

A storia economica siamo messi maluccio, ma il punto non è questo. Il punto è un altro e gli viene fatto notare:


Le catastrofiche crisi di cui lui parla sono episodi impercettibili rispetto a quella in cui siamo grazie all'eurone e al particolare modo di gestione degli squilibri esterni che comporta (svalutazione interna, cioè tagli degli investimenti per tagliare i salari: l'ha detto anche Draghi)!

Ovviamente a questo l'ingegnere non sa che cosa rispondere se non insolenze, ma quando trovi uno così come fai a fartelo sfuggire?


E qui si comincia a capire che quel grafico gli ha fatto male, oppure (le due cose non si escludono a vicenda) che questo ingegnere non ha contezza di strumenti statistici che si studiano nei corsi universitari più elementari (tipo statistica I). Per essere certo che abbia capito (sapendo che non vuole capire) esplicito il mio pensiero:


A questo punto il sona ovviamente scompare (non avendo argomenti)... ma subentra il genio!


Iscritto per l'occasione, dieci follower:


evidentemente un troll, ma animato dallo spirito natalizio mi predispongo a coccolarlo.

Dalle parti dei cretini ci deve essere qualcuno che va dicendo che io trucco le carte perché riporto i dati del Pil in valuta nazionale, ma che se invece li riportassi in dollari si vedrebbe che all'epoca della liretta eravamo tutti più poveri.

Ora: il Pil è, come sapete, la somma dei redditi percepiti dagli operatori residenti, che coincide con la somma della spesa effettuata per acquistare la produzione realizzata nel Paese, che coincide con la somma dei valori aggiunti prodotti dai diversi settori economici (di questo triplice e coincidente significato del Pil abbiamo parlato diffusamente qui). Il motivo per cui il Pil, inteso come misura di reddito, si calcola in valuta nazionale, è semplice: generalmente i residenti spendono in patria quello che guadagnano! Non so se lo abbia detto Peron, e non mi interessa: Peron potrebbe anche aver detto "Piove!" in una giornata piovosa, e non sarebbe passato alla storia per questo! Un'ovvietà è un'ovvietà per tutti, tranne che per un ignorante...

Ma allora perché alcune fonti riportano anche il Pil in dollari? Semplice! Perché nei confronti internazionali può avere un senso esprimere la capacità di spesa (o, se volete vederlo dall'altro lato, il volume di produzione di un Paese) in una comune unità di misura. Ma anche questi confronti internazionali vanno fatti cum grano salis, ed è per questo che, piuttosto che il cambio corrente, nel farli si adotta il cambio a parità dei poteri di acquisto (la cui logica è stata spiegata qui; il database più autorevole in questo senso è la Penn World Table).

Ma attenzione!

Vorrei evidenziarvi due aspetti particolarmente grotteschi della dottrina che si insegna nella terra dei cretini. Il loro obiettivo è molto semplice: negazionare che l'impossibilità di reagire a un deficit persistente di bilancia dei pagamenti con l'aggiustamento del cambio abbia comportato un aggiustamento al ribasso dei salari (cioè del Pil, perché in quanto somma dei redditi, quest'ultimo prevede i salari fra le sue componenti). A questo scopo la menano col grafico in dollari perché pensano che "siccome la liretta svalutava" nel grafico in dollari si vedrebbero episodi arresto catastrofico della crescita prima dell'entrata nell'eurone.

Ci siete? Tutto chiaro?

Ora: è assolutamente ovvio che invece le cose staranno in un modo totalmente diverso, e questo per due motivi (di cui uno dovrebbe esservi chiaro osservando il primo grafico).

Intanto, quando si parla di crescita senza ulteriori qualificazioni, si parla ovviamente di crescita "in termini reali", cioè depurata dall'inflazione, cioè a prezzi e tassi di cambio costanti (cioè fissi ai valori assunti in un anno di riferimento). Quindi è ovvio che:


e infatti (siccome sono caritatevole) il grafico è assolutamente indistinguibile, a occhio esperto, da quello espresso in euro:


Il motivo, ve lo ribadisco, è ovvio: se vogliamo valutare il Pil in termini reali, cioè il volume (non il valore) della produzione, cioè il potere di acquisto (non l'importo nominale) dei nostri redditi, allora dobbiamo far riferimento a un anno, e quindi il grafico in termini reali espresso in dollari è uguale a quello espresso in euro moltiplicato per una costante (il valore del tasso di cambio nel 1985), che essendo positiva e vicina a uno non altera minimamente il tracciato! E infatti:


(i dati vengono dal World Development Indicators dove c'è tantissima roba interessante).

"Ma allora", diranno i drindrini, "stai truccando le carte! Devi far vedere il Pil in termini nominali, così si vedrà che ai tempi della liretta andava peggio, perché a prezzi e cambi correnti, anziché costanti, il tracciato del grafico incorporerà la drammatica perdita di ricchezza causata dalle svalutazzzionicompetitive!"

Sicuri? Avete idea di che cosa ha fatto l'eurone?

Comunque, contenti voi: vi faccio vedere anche i grafici nominali, cioè a euro e a dollari costanti, ma vi avverto: oltre a non aver senso (ma questo abbiamo capito che non lo capite), non vi piaceranno!


E qui, cari drindrini, vi siete fatti male da soli. Volevate dimostrarci che con l'eurone avremmo mantenuto la nostra ricchezza in dollari, e invece... dal 2008 al 2023 il Pil espresso in dollari correnti cala di circa il 5% (mentre quello in euro correnti nonostante la crisi un po' aumenta, grazie all'inflazione), il che significa che l'eurone non tutela il nostro potere d'acquisto sui mercati statunitensi (che non so perché vi interessi, ma... contenti voi!). Del resto, se dal 2008 al 2015 abbiamo svalutato di quasi il 30%, come volete che il nostro Pil in dollari aumenti! Abbiamo, sì, perché ora la nostra valuta è l'euro, e se si svaluta... svalutiamo anche noi!

Insomma: avete voluto il grafico in dollari?

Ecco il grafico in dollari.

Che c'è scritto?

Che non avete capito niente!

Siamo stupiti?

No.

Perché?

Perché se dopo che una fonte di stampa notoriamente non amica della Lega vi spiega che non è così:


se dopo che ufficiali di polizia ve lo dichiarano nel talk show più visto del Paese (da -3:30), se dopo che le meta-analisi scientifiche ve lo ribadiscono:


mi state ancora in coda all'altro post con la balla del test salivare che dopo settimane vi fa togliere la patente se fumate una canna, io mi arrendo... e preparo il grafico del Pil italiano in corone svedesi!

Che c'entra?

Niente!

Ma ricordate che cosa dice Cipolla dello stupido? Che è imprevedibile. Quindi, per gestirlo, tanto vale andare a casaccio.

Con immutatissima stima...

sabato 28 dicembre 2024

La battaglia delle canne

(…ok, lo abbiamo capito: l’unica cosa che vi preoccupa è questa storia delle canne. Allora: questo è un blog di economia, io di politica ne so poco, mi sembra di ricordare che i partiti conservatori tendono ad avere un atteggiamento un po’ restrittivo sull’uso di sostanze stupefacenti. I paradisi artificiali sono appannaggio della sinistra, che, lo ricordo, è anche e soprattutto un aggettivo. Esaurito in questo modo lo spazio bullshit di oggi, passo a condividere con voi degli argomenti che mi sono parsi minimamente seri e fondati, cioè in linea con lo spirito che anima questo Blog quando si parla di saldo delle partite correnti come quando si parla di musica barocca come quando si parla, appunto, di codice della strada…)


FaxFax2018 ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Tachipirina e vigile urbano":

Per quanto non mi sarei mai aspettato che ci si trovasse qui a discutere di Codice della Strada, dato che (purtroppo) non sono né ai monti né al mare e qualcosa in materia ne so (mentre quel che so di macroeconomia l’ho imparato qui: quindi leggo e sto zitto) provo a entrare io nel merito. Confido che anche i libertari comprenderanno che “idiritticivili” c’entrano veramente come i cavoli a merenda con la modifica salviniana del codice e che a qualcuno sorgerà il dubbio d’esser caduto come una pera nella propaganda avversaria (per inciso, si tratta del 189° provvedimento modificativo del CdS dal 1992, quindi nulla di epocale).
Il vecchio art. 187 comma 1 del CdS prevedeva: “Chiunque guida ((in stato di alterazione psico-fisica)) dopo aver assunto sostanze stupefacenti o psicotrope è punito … Il comma 2 prevedeva: Se il conducente ((in stato di alterazione psico-fisica)) dopo aver assunto sostanze stupefacenti o psicotrope provoca un incidente stradale, le pene di cui al comma 1 sono raddoppiate e, fatto salvo quanto previsto dal settimo e dall'ottavo periodo del comma 1, la patente di guida è sempre revocata …”.
Nel nuovo testo sono state eliminate le parole tra le doppie parentesi, “stato di alterazione psicofisica”. Perché? Probabilmente perché la Cassazione (cfr. sent. n.12409/2019 e sent. n. 22682/2023) è arrivata a dire che se un tizio alla guida di un’auto con cannabinoidi o cocaina nel sangue va a sbattere da solo contro un palo non è punibile se non è fornita la prova (di fatto impossibile) che nel momento esatto in cui è andato a sbattere si trovava in stato di alterazione. In pratica, basta avere un po’ di soldi da spendere per avvocati e ci sono altissime probabilità di scamparla anche se si guida sotto stupefacenti.
Ebbene, è quindi accaduto che al 189° provvedimento modificativo (in 32 anni, credo si un record) del CdS si sia deciso di rendere effettivo il divieto di guidare sotto l’effetto di sostanze stupefacenti,
Obiezione: “e allora perché non si è fatto lo stesso con l’art. 186 (guida sotto l’effetto di alcolici) dove invece permane la guida in stato di ebbrezza”? Sarà forse perché la solita Cassazione n. 17463/2011 ha affermato che “l'esito positivo dell'alcoltest costituisce prova della sussistenza dello stato di ebbrezza, ed è onere dell'imputato fornire eventualmente la prova contraria a tale accertamento, dimostrando vizi o errori di strumentazione”. In altri termini, se uno regge bene l’alcool o ne smaltisce gli effetti più in fretta (c’è una grande variabilità da persona a persona e tra un alcolico e l’altro), se lo si trova nel sangue è punito; se invece uno assume droghe, compete all’autorità dimostrare che, nonostante la presenza dei metaboliti nel sangue, le droghe non producevano effetti mentre guidava.
La riforma non fa altro che mettere sullo stesso piano chi beve e chi si droga: entrambi devono sapere quanto ci vuole a smaltire dal sangue quello che hanno preso e tenersi larghi prima di mettersi alla guida. Tutto qui.
Peraltro, nessuno ha mai invocato “idiritticivili” in materia antidoping (e questa è proprio mia materia di lavoro), dove la punibilità è sancita per legge (n. 376/2000) e per i regolamenti sportivi sussunti nella legge per la semplice positività alle sostanze vietate, a prescindere dalla loro efficacia dopante nel caso concreto.
Infine, ovviamente la legge non punisce, ieri come oggi, la guida sotto l’effetto di tachipirina e se davvero i test non distinguessero la tachipirina dalla cannabis si potranno contestare i test, non la legge. Peraltro, vorrei tanta sapere se chi dice di aver subito il ritiro della patente per l’assunzione di tachipirina abbia mai provato la sua affermazione.
Mi pare ce ne sia abbastanza per dimostrare quanto sia assurdo il caso montato al solo scopo di farci cadere i soliti gonzi. Anche quelli in versione “ha ragione, ma la comunicazione non è stata all’altezza”: dall’altra parte ci sono quelli del “ha ragione, ma dobbiamo attaccarlo”. Strano (ma forse neanche tanto) che alcuni non arrivino proprio a capirlo.


Pubblicato da FaxFax2018 su Goofynomics il giorno 28 dic 2024, 17:52

venerdì 27 dicembre 2024

Tachipirina e vigile urbano

Carissimi, mi sento in dovere, per mia indole e anche per carità cristiana, di ricambiare l’affetto che voi spesso mi manifestate. Devo dire però che certe volte volervi bene diventa un lavoro a tempo pieno decisamente usurante. Vale un po’ per voi quello che vale anche per i figli, visto che questa è una famiglia, e esattamente per lo stesso motivo: perché dirvi le cose, dirvele prima, ripetervele dopo, ribadirle un’ulteriore volta dopo un ulteriore dopo, non serve a niente. È inevitabile che questo procuri un certo senso di frustrazione, che magari si traduce in esasperazione (della quale mi scuso). Mi dispiace particolarmente che, in tutta evidenza, voi stentiate a capire che non vi potete far raccontare il mondo dai media. E quando dico media, dico: media. Vale per i canali informativi quello che vale per gli operatori informativi:  non esiste quello “amico” (e non esiste per motivi oggettivi, non per un perverso complotto satanista). Questa storia che i legacy media sarebbero corrotti e infestati di menzogne, mentre i social media sarebbero un presidio di libertà di espressione e una fiaccola di verità nelle tenebre dell’oscurantismo mondialista, è una gigantesca puttanata che non funziona semplicemente perché vediamo che non funziona.

A me sembrava di averlo detto già plurime volte, ma mi ripeto: i social media degli anni ‘10 erano liberi perché servivano a tracciarci; i social media degli anni ‘20 non sono liberi perché servono a condizionarci. Abbiamo visto molto bene qual è stato lo spartiacque: il 2016, con la triplice sconfitta degli altri (Brexit, Trump, Renzi).

Così come non è difficile per i nostri avversari capire come condizionarvi, dovrebbe altrettanto essere facile per voi capire come stanno cercando di condizionarvi. La puttanata secondo cui con il nuovo codice della strada si rischia la fucilazione sul posto se si è preso del paracetamolo negli anni precedenti è evidentemente una puttanata, ed è anche altrettanto evidentemente una puttanata costruita, e costruita bene, scientificamente. Perché? Ma è semplice! Perché i vari Suzuki Maruti, e gli altri spindoctor del PD, hanno immediatamente compreso quali erano i nervi scoperti dell’elettore di destra, e hanno sviluppato un certo talento nell’andare a stuzzicarli per farvi rivoltare contro i vostri rappresentanti. Il paracetamolo, cioè la Tachipirina, tanto per capirci, infatti, dopo la pandemia non è più un antipiretico: è un simbolo. Il simbolo di tutto quello che, a torto o a ragione, pensiamo non abbia funzionato nella gestione della pandemia, pensiamo sia stato architettato per condurre un esperimento sociale di limitazione delle nostre libertà. Io non sono qui oggi a dirvi se e quanto questa tesi sia fondata. Se lo sapessi, non sarei in commissione d’inchiesta, che è una commissione costituita appunto per stabilire quanto ci sia di vero in questa tesi e in molte altre. 

Io vi sto dicendo una cosa diversa: che la vostra suscettibilità, la vostra propensione a inalberarvi appena qualcuno vi agita davanti un drappo rosso, è evidente, ed è sfruttata dal nostro nemico. La vostra rabbia viene canalizzata contro di voi in due modi: facendovi fare la figura degli imbecilli analfabeti che credono a qualsiasi baggianata, e canalizzando il vostro scontento contro chi, come me e Claudio, passa le giornate a cercare di risolvere problemi. Insomma: il drappo rosso viene agitato o per screditare voi, o per screditare noi. In ogni caso viene inquinato il rapporto di rappresentanza e frazionato il fronte comune, ed è questo l’obiettivo finale.

Eppure i filtri culturali per capire che qualcuno vi sta prendendo in giro, e non sono io, dovreste averli. Potreste trarli dalla storia, o potreste trarli dalla cronaca. Cominciamo dalla cronaca. Claudio fa un’osservazione giustissima: come mai quando c’è qualcosa che non va fatta da un nostro avversario, o da un nostro alleato, o da un membro del nostro partito, le lamentele andate comunque a farle sempre sotto dei suoi post? Perché non andare alla fonte? Non vi piace il governatore tale? Ditelo a lui! Siamo in democrazia… D’altra parte, avete mai visto quelli del PD andare a lamentarsi sotto un parlamentare del PD? No! E sapete perché? Perché le persone si dividono in due: quelle che lavorano e quelle che si lamentano. Quelle che lavorano tendenzialmente sono di destra. Quelle che si lamentano se sono furbe fanno finta di essere di destra e vengono a seccare noi, e voi ci cascate come quei babbei che siete. Peraltro, non esiste pubblicità negativa, e questa storia dell’andare a seccare le persone diventa anche un grande catalizzatore di attenzione verso quelle stesse persone (E questo Claudio, che è intelligente, lo ha capito e lo sfrutta). Siccome il PD è dalla parte sbagliata della storia, le strategie di cui voi siete artefici inconsapevoli alla fine gli si ritorcono contro. Resta il fatto che si perde un sacco di tempo.

Ma se volete possiamo trarre insegnamento dalla storia, non quella remota, dei Temistocle o dei Pericle, quella recente, dei Saragat e dei Fanfani. Quando ero bambino vedevo i manifesti elettorali dei vari partiti, e mi incuriosiva molto il partito socialdemocratico. Non capivo proprio che cosa ci stesse a fare, quel partitino. Il libro che sto leggendo adesso, “Sorvegliata speciale”, tratta fra l’altro la storia non sorprendente della sua genesi: tante simpatiche chiacchierate fra il buon Saragat da una parte, e le potenze egemoni dall’altra, che nel periodo della guerra fredda e della caccia alle streghe avevano necessità di frantumare il fronte della sinistra che in Italia era maggioritario. Una frantumazione controllata, fatta in due tempi, con una regia assolutamente raffinata ed efficace, ed anche, come credo sappiate, una ricompensa all’altezza dell’importanza del risultato conseguito. L’unica cosa cambiata da allora l’avevamo prevista: adesso è maggioritaria la destra. Con questa differenza, che non ci stupisce, resta però identico il problema delle forze conservatrici, e anche questo non ci stupisce: frantumare il fronte avversario, cioè noi.

E fino a qui il discorso razionale. Poi subentra la psicanalisi, il vostro insopprimibile narcisismo, il vostro irrefrenabile desiderio di poter dire a voi stessi che siete migliori degli altri perché avete fatto la cosa giusta, cioè avete votato per la persona “che dice le cose come stanno”! Nel vostro progetto di costruzione di un ego scintillante e adamantino, a prova di urto, non è compreso, per ovvi motivi l’alzare le terga dal divano. e si capisce bene perché: già per uscire dal salotto bisogna attraversare una porta che ha degli stipiti, sui quali si potrebbe sbattere. Meglio mandare a sbattere gli altri e continuare a tranciare giudizi dalla sicura e confortevole trincea del sofà.

Ma se non sono riuscito a convincervi con un ragionamento politico, e con un ragionamento storico, proverò a convincervi con un ragionamento psicanalitico (diciamo così): che cosa si prova a fare la figura dell’imbecille di fronte a un piddino che in tutta evidenza vi sta manipolando? Perché il problema è questo. Ed è qui che la mia mente vacilla. Non riesco a capire come tanto narcisismo si coaguli nell’andar dietro come fessi qualsiasi a qualsiasi fesseria viene immessa in circolo, amplificandola, creando una valanga che ci fa solo perdere tempo, e che danneggia tutti noi. E non mi riferisco a noi “eletti”, che anzi, come vi ho appena chiarito, esercitando una minima accortezza da questo gioco possiamo solo guadagnare visibilità. Mi riferisco anche a voi elettori, che, nella misura in cui andate dietro alle scemenze messe in giro con l’evidente proposito di farvi inalberare, contribuite a rafforzare nei media e nell’opinione pubblica avversaria l’idea di essere dei perfetti cretini. È così che diventate gli alleati migliori di chi vuole farvi sembrare figli di un Dio minore.

Insomma, concludendo: la storia della Tachipirina e vigile attesa era scritta nelle circolari, e quelle circolari, da quando sono uscite, sono in diversi i miei hard disk. La storia della Tachipirina e vigile urbano è stata messa in circolo da chi voleva farvi fare la figura dei fessi. Duole constatare che ci è riuscito.

Con immutata stima, che è quella di prima, e se volete sapere quant’è dovete, appunto, fare una stima…

Un QED fuori serie sugli auguri di Natale

 (...con riferimento a questo post...)

Al telefono, ieri.

Io: "Allora, domani che fai? Le hai trovate le ciaspole?"

Lui: "Ti ho mandato un messaggio! Se non li leggi..."

Io: "Sì, ma mi hai anche mandato un Whatsapp di auguri! Se tu non leggi il blog... Va bene, poi ti estraggo dalle archiviate e leggo..."

(...questa mattina Rockapasso: "Chiede se lo estrai dalle chat archiviate, così vi mettete d'accordo!..." E io: "Sì, subito...". E lei: "Smetti di scrivere e fallo, altrimenti poi te ne dimentichi!" A proposito: che cosa dovevo fare?...)

#hastatoTrump: il Fatto Quotidiano e la riscrittura della storia

Non ho nessuna particolare animosità verso il Fatto Quotidiano, che, come ricorderete, ospitava (e tuttora ospita, solo che non ci scrivo) un mio blog, e sulla cui edizione cartacea ho scritto articoli che sono invecchiati bene. Travaglio magari non la pensa come me, ma è pur sempre passato alla storia di questo blog come autore della "legge di Travaglio", la più elegante formulazione di un paradigma (ideologico, non scientifico) mai congegnata (il famoso Y = X di cui parlammo qui), e poi scrive bene, anche se ogni tanto stucca.

Ci sono rimasto di stucco io, invece, imbattendomi in questa articolessa:


di tal Filippo Maria Pontani, che non conoscevo e che non credo di voler conoscere, avendo invenuto nel suo pregiato brano questa preziosa perla: Mitsotakis sarebbe colpevole di


Io me la ricordavo in un modo un po' diverso. Siccome dimentico tutto, cerco di prendere nota e archiviare il più possibile, e così mi è bastato digitare "memorandum" per trovare questo:


Il punto 4.4 del memorandum imposto dalla Troika alla Grecia nel 2015, documento che gli scettici o gli scrupolosi volendo possono ancora trovare qui.

La prima presidenza Trump era di là da venire. Le privatizzazioni saranno anche state imposte dagli Stati Uniti (della Troika faceva parte un'istituzione a trazione evidentemente statunitense, il Fondo Monetario Internazionale, e due istituzioni a trazione occultamente statunitense: la Commissione Europea e la BCE), questo posso anche ammetterlo (perché è evidente, come è evidente che l'Unione Europea è il momento storico di massima subalternità, non autonomia, dell'Europa agli Stati Uniti)!

Ma Trump non c'entrava un accidenti di nulla! 

Come commentare una roba simile?

Intanto, come considerazione di ordine generale, se preoccupa lo house organ dei gatekeeper ortotteri, probabilmente Trump farà anche cose buone! Sono molto diffidente rispetto alle narrazioni ireniche e palingenetiche, sono molto sospettoso rispetto alle facili algebre secondo cui "i nemici dei miei nemici sono miei amici", guardo con perplessità all'idea che Donaldo ed Elonio siano "uno di noi!", ma insomma, se si arriva a riscrivere la storia in modo così goffo si è evidentemente disperati, ed è strano come la disperazione dei gatekeeper vista dalla parte dei rivoluzionari somigli a un barlume di speranza!

Poi, come considerazione più specifica, mi sono incuriosito e sono andato a vedere chi discettasse di economia con così tanta (in)competenza e sprezzo della realtà fattuale (e un pochino, diciamolo, anche del ridicolo). La risposta è stata sorprendente: salvo mio errore, o omonimia, un docente di filologia greca! Non ci perdo tempo (fatelo voi, se volete), ma do pressoché per scontato che tanta autorevole voce non si sia minimamente levata a difesa della culla della civiltà oggetto della sua professione quando a massacrarne gli abitanti era stato mandato il macellaio dal grembiule rosa, quello Tsipras che in coppia con Varoufakis fece da utile idiota alla Troika, come qui ricorderete (basta rileggersi qualche articolo del 2015, anche per constatare che, una volta di più, io vi avevo detto fin dall'inizio come sarebbe andata, tant'è che mentre la sinistra dei Pontani giubilava per la vittoria di Tsipras, io scrissi questo).

Anche per questo credo che il blog, la nostra casa, sia una forma di comunicazione superiore rispetto ad altri social: perché nella sua scansione lineare consente di tenere traccia storica degli eventi, cosa che nei gorghi putridi della cloaca nera non è sempre facile fare, così come credo che sia indispensabile tenere in vita a/simmetrie, per avere un forum di pensiero critico libero, che possa opporsi al più odioso sintomo dei regimi totalitari, la riscrittura, in alcuni casi addirittura preventiva!, della Storia.


(...vincendo una certa ritrosia, parente stretta del ribrezzo, mi sono addentrato nella pagina del de quo: in effetti nel 2015 non era pervenuto, ha cominciato a scrivere per il Fatto nel 2017, cioè quando ho smesso io, e si è accorto che con Tsipras qualcosa non andava nel 2018, cioè tra anni dopo di noi. Meglio tardi che mai. Dice di aver "criticato a più riprese, e con cognizione di causa, il trattamento riservato alla Grecia dall'Unione Europea e dalla trojka", ma il minimo che si possa dire è che se le critiche sono come quella odierna, oltre a non essere tempestive sembrano anche un po' sfuocate. Non ho particolare desiderio di approfondire il pensiero di questo studioso, ma tanto vi dovevo per scrupolo di correttezza. Essi sono ovunque, noi no...)

Ombudsman (or woman)

(...il riferimento come comprenderete è all'immortale Loretta: 


non la Napoleoni, che in effetti poi è scomparsa - qualcuno se la ricorda!? - ma quella impersonata da Eric Idle dei Monthy Pyton in uno sketch che oggi sembra profetico, ma forse contiene semplicemente una lezione: quel delirio e quella degenerazione che ci sembrano marcare in modo tanto caratteristico quanto irrimediabile la nostra epoca, forse si erano già affermati, o si stavano affermando, nella nostra indifferenza o nella nostra disattenzione, fin dagli anni '70. Insomma: può darsi che più che "profeti", i Monthy Pyton, come altri artisti, fossero semplici "testimoni" di una realtà. Ma non è di questo che volevo parlarvi...)

Qualche giorno fa il nostro amico Durezza del vivere ha fatto un commento giustamente acidulo a proposito di certe dichiarazioni della ombudswoman europea uscente (do per scontato che si identifichi come she/her, poi vai a sapere...), la O'Reilly (Emily), che, insomma, pareva si fosse accorta, a fine mandato, che la Commissione europea non è esattamente il tempio della trasparenza (tema a noi caro e affrontato più volte, ad esempio con riferimento ai processi decisionali dell'Eurogruppo). Le parole della ombudswoman (or man) sembravano un po' sconclusionate (ad esempio, "non mi sono mai trovata a mio agio coi membri del Gabinetto von der Leyen perché sono persone intelligenti ma non elette": ma perché, quando mai i membri di un gabinetto sono eletti? Gli uffici di diretta collaborazione del ministro li sceglie, nella misura del possibile, il ministro, non li scelgono certo gli elettori che non avrebbero le competenze tecniche per assistere il ministro in una scelta così delicata, come ben sanno quelli di voi che hanno avuto la bontà di leggere i testi obbligatori).


Le parole della O'Reilly sembravano insomma una gigantesca "rosicata" per non essere stata riconfermata (ma Durezza non direbbe così perché è meneghino, e poi la O'Reilly in effetti era già stata riconfermata un paio di volte, tra l'altro col nostro voto!), o comunque un andarsene sbattendo inelegantemente la porta, cosa che dalle istituzioni non si dovrebbe mai fare, come del resto non si dovrebbe fare in generale. Avrei voluto commentare l'intervento di Durezza, ma il 20 dicembre alle 10 ero in studio a Coffee Break, e così rispondeva un'altra amica, Francesca:


Durezza il personaggio non lo conosceva: io, purtroppo, sì (dove il purtroppo non è una connotazione personale: non ce l'ho con lei, semplicemente patisco la fatica di dover lottare contro il Leviatano), e a questo punto aggiungerei qualche considerazione a quelle contenute nel suo ottimo articolo che probabilmente avrete letto.

Perché, insomma, la O'Reilly ci ha provato, e diverse volte, a fare un po' di chiarezza su situazioni, come dire, un po' al limite. Può essere utile ricapitolarne alcune, per ricordarci con chi abbiamo a che fare, per valutare le conclusioni cui giunge Durezza, ma soprattutto per darvi contezza del lavoro immenso che ogni giorno si fa per cercare di arginare questa marea dilagante: un lavoro così sterminato, così assorbente, così sfibrante, che anche a quelli di noi più disposti ad arringare le folle manca il tempo di riferirvelo, se non, talora, in modo fugace e allusivo (per scrivere un post così ci vanno quattro ore, e non è detto che sia tempo speso bene).

Ma non si tratta di cose di piccolo conto...

Il caso Selmayr

Dell'ineffabile Selmayr il blog fa menzione qui, ma voi dovreste anche averne sentito parlare ne La mappa asimmetrica del potere europeo, scritta quando lui era Capo di gabinetto dell'altrettanto ineffabile Juncker (il predecessore della von der Leyen, cioè presidente della Commissione dal 2014 al 2019).

Alzi la mano chi si ricorda il Selmayr-gate (altresì detto Scandalo della nomina di Martin Selmayr)? La storia è semplice. Per deferenza verso la Germania, il 21 febbraio 2018 Juncker nominò Selmayr vicesegretario generale della Commissione. Nella stessa riunione della Commissione, Juncker disse che siccome purtroppissimo l'allora segretario generale, Italianer, voleva rassegnare le dimissioni, allora Selmayr, che pochi minuti prima era stato fatto vice, diventava segretario generale. Selmayr subentrava così in un ruolo delicato, di estrema influenza, e che gli dava agio di sopravvivere al gabinetto Juncker, senza uno straccio di concorso, di evidenza pubblica, di procedura che desse agli altri Paesi la possibilità di dire la loro, di fare proposte. Utile ricordare che in quegli stessi giorni noi eravamo prima in campagna elettorale, solcando un Appennino piuttosto innevato, e subito dopo assorbiti dal processo di formazione del mitologico governo carioca (con Claudio nella stanza dove si scriveva il mitico "Contratto di Governo"). In Europa tuttavia la cosa non venne trovata di estrema eleganza: scoppiò uno scandalo, di cui noi, presi nel turbinio delle vicende romane, nulla avremmo saputo senza l'ottimo Marco Zanni, e l'ombudsman (or woman) ricevette due segnalazioni l'8 maggio. Il 31 agosto del 2018 l'ombudsman emise un parere piuttosto reciso, sollevando un discreto clamore: c'erano state delle evidenti forzature, e per ristabilire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni europee come minimo occorreva disciplinare in modo formale la nomina di una carica così importante.

Alla fine Selmayr si dimise il primo agosto del 2019 (e anche in quel periodo avevamo altri problemi da gestire, ma naturalmente seguivamo anche questa storia) per andare a fare prima il rappresentante permanente in Austria, e poi, indovinate un po':


...da settembre scorso il rappresentante permanente presso al Santa Sede (se lo incontrate salutatemelo)!

Diciamo che in questo caso l'ombudswoman (or man) non era stata totalmente inefficace, e infatti il potente Selmayr, noto come "il mostro di Berlaymont", avrebbe tanto voluto fargliela pagare, ma...

Lo scandalo Volkswagen

Mentre questa vicenda stava avviandosi a conclusione, interveniva un altro parere piuttosto bombastico della nostra ombudsman (or woman), su una vicenda di cui non credo vi sia rimasta traccia. Vi ricordate il Dieselgate? Beh, era saltato fuori che il meccanismo utilizzato per truccare le vetture in modo che passassero i test sulla qualità delle emissioni era stato escogitato con una ricerca che la Banca Europa degli Investimenti aveva finanziato per ben 400 milioni! Capito la virtuosa Tedeschia? Su questa storia aveva aperto subito un'inchiesta l'OLAF (l'Ufficio Europeo per la lotta alle frodi) che nel 2017 aveva trasmesso gli atti alla procura tedesca, ma l'8 maggio 2018 era stata adita anche l'ombudswoman (or man), da parte di un giornalista investigativo cui la BEI aveva negato un accesso agli atti (quella roba che va sotto il nome un po' bestiale di FOIA). Il giornalista si era quindi rivolto all'ombudsman (or woman) che il 29 marzo emetteva questa raccomandazione:

chiedendo il rilascio in forma anonima dei documenti richiesti. Ne seguì una interessante schermaglia in cui la BEI si nascondeva dietro la richiesta di anonimato avanzata dall'OLAF, e se dovessi dirvi com'è andata a finire non saprei darvi una risposta precisa (potrei chiedere ai nostri uffici a Bruxelles, ma mi sembra già sufficientemente eloquente il tentativo di insabbiare: la sintesi è che il casino messo su dal Dieselgate lo avete finanziato anche voi pro-quota, salvo prova contraria, e spero che ne siate soddisfatti!).

Decisivi!

A dicembre del 2019, quando lo scorno della Commissione sul caso Selmayr era ancora ben presente agli addetti ai lavori, la O'Reilly scadeva e si andava a nuove elezioni, da svolgersi col doppio turno. Il 17 dicembre  si svolse il primo turno e al ballottaggio andarono la O'Reilly e una sostenuta dal PPE. Per non saper né leggere né scrivere il gruppo ID sostenne l'ombudsman (or woman) in carica, che così venne rieletta. I nemici dei miei nemici sono miei amici, forse...

Il MES

In questa storia torbida, poteva mancare il nostro amico MES? A dicembre 2019, come forse ricorderete, il ministro Gualtieri era stato in audizione in Senato, sotto tutela di un torvo e trepidante Rivera (direttore generale del Tesoro), e il risultato, al suo ritorno dall'Eurogruppo, era che non ci si capiva nulla: secondo Gualtieri aka l'incompetente l'Italia aveva chiesto un rinvio, secondo Centeno (Presidente del consiglio dei governatori del MES) si stava andando avanti, e insomma alla fine un Antonio Grizzuti piuttosto inFOIAto fece una richiesta di accesso agli atti dell'Eurogruppo il 17 dicembre del 2019, sollevando un tema a noi caro (come vi ho ricordato sopra), quello della trasparenza dell'Eurogruppo, su cui nel frattempo, con un caso clamoroso di friendly fire, si è espressa in forma postuma anche Transparency International, che noi, però, avendo capito in che squadra gioca, preferiamo chiamare Durchsichtigkeit International.

In risposta Grizzuti ottenne, dopo il mese prescritto, questa cortese missiva:

Il 30 gennaio 2020 il povero Grizzuti, scoraggiato dall'inanità dei suoi sforzi, mi segnalò le sue iniziative, assolutamente lodevoli, che aveva riassunto in un articolo dal titolo (e dal contenuto) piuttosto interessante:


Io prima feci un cazziatone ai nostri del seguente tenore:

Continuano a prenderci per il culo ma facciamo troppo poco anche in termini meramente di testimonianza formale. Le richieste FOIA le ha fatte Grizzuti (non noi)! Certo che non servono a un cazzo, ma almeno servono a sollevare un problema (ad esempio il problema che non servono a un cazzo).

(perché sì, con tutto quello che facciamo, ed è molto, io mi sento sempre come se non avessi fatto niente - eppure, visto col senno di poi, qualcosa abbiamo fatto: abbiamo decapitato la riforma del MES!), poi mi rivolsi a un amico esperto di FOIA (e non vi dovrebbe essere difficile capire chi) che mi propose questa succinta ma esauriente analisi:

Ci sarebbero un bel po' di cose da dire... riassumo:

1. il regolamento sul diritto di accesso agli atti istituzioni UE (1049/2001) fa cagare, è antiquato, ha dato pessima prova di sè, tant'è che da almeno 10 anni che deve essere rivisto (perché non in linea con il Trattato di Lisbona), ma ovviamente non lo fanno.

2. In UE, il diritto alla trasparenza è considerato stabilmente dalla Corte di giustizia UE come un diritto di rango non così fondamentale, certamente subordinato (ad esempio) alla privacy, privo di una reale capacità di disclosure.

3. La letteratura è piena di casi in cui il richiedente accesso, prima viene sfanculato (spesso nel modo ridicolo segnalato dal tuo interlocutore) dagli organi UE, e poi perde sistematicamente le cause.

4. Nello specifico, poi, le motivazioni sono - appunto - ridicole (e non è che non manchino appigli per fare dinieghi più rispettosi del sistema di limiti contenuto nel regolamento). 

- Riguardo l'eurogruppo, e la fantasiosa idea per cui che siccome è una "riunione informale" sarebbe fuori dal campo di applicazione del diritto di accesso, basterebbe verificare che il regolamento, all'art. 2, comma 3. stabilisce che "Il presente regolamento riguarda tutti i documenti detenuti da un'istituzione, vale a dire i documenti formati o ricevuti dalla medesima e che si trovino in suo possesso concernenti tutti i settori d'attività dell'Unione europea." Se una istituzione UE detiene un documento, a quello si applica l'accesso.

- ancora più ridicola è la motivazione addotta per il diniego delle minute dell'eurosummit. Infatti, se uno si va a guardare cosa dicono le "Rules for the organisation of the proceedings of the Euro Summits" (che secondo loro determinerebbero la sottrazione di quei documenti all'accesso), scopre che l'art. 7. (Professional secrecy and production of documents in legal proceedings), così recita:

"Without prejudice to the provisions on public access to documents applicable under the law of the Union, the deliberations of the Euro Summit shall be covered by the obligation of professional secrecy, except insofar as the Euro Summit agrees otherwise."

"Without prejudice" a casa mia significa che prevalgono le norme del regolamento.

Ora, perché motivazioni così ridicole?

Perché quelle "buone" se le riservano per eventuali contestazioni, in sede amministrativa o giurisdizionale. Perché così allungano il brodo, costringono a lunghi e defatiganti procedure di ricorso, scoraggiano chi volesse provarci.

(io consiglierei a Grizzuti di cominciare rivolgendosi all'Ombudsman UE)

Questo era lo stato dell'arte il 30 gennaio del 2020. Ma vi ricordate che giorni erano? Era esattamente tre giorni dopo il fatidico "Siamo prontissimi!" in diretta dalla Gruber, su cui si sta facendo un faticoso lavoro in Commissione COVID, era il giorno in cui veniva ricoverata allo Spallanzani la prima coppia di cinesi ammalati, che comunque all'epoca andavano abbracciati e non quarantenati (come ricorderete).

Insomma: dato che come Paese non eravamo assolutamente pronti, le buone intenzioni di Grizzuti e mie vennero travolte. Non sappiamo quindi se in quel caso l'ombudswoman (or man) avrebbe potuto fare qualcosa. Io a Grizzuti girai il suggerimento subito, ma poi credo che abbia avuto altro da fare, e della sua eventuale richiesta sul sito dell'ombudsman (or woman) non c'è traccia.

D'altra parte, questa storia che non si è mai svolta contiene in sé un insegnamento: non vitro sed ferro recuperanda est patria, ovvero, i problemi non si risolvono con la trasparenza ma con i rapporti di forza. Se non avessimo un Governo di destra stabile e se i nemici dei nostri risparmi non si trovassero in serie difficoltà, hai voglia a trasparire!

La riforma del MES ce la beccavamo e zitti!

Ma non è andata così...

Porte girevoli

La pandemia ci travolse, e a maggio 2020 eravamo alle prese col decreto Rilancio (quello del Superbonus, per capirci), con poca voglia di star dietro alla Leuropa, se non per evitare quello che poi non riuscimmo ad evitare, ovvero il commissariamento via PNRR. Accadevano però cose interessanti, come questa:


In sintesi, la nostra amica ombudswoman (or man) prendeva a sportellate l'Autorità Bancaria Europea (EBA: European Banking Authority), perché il suo direttore esecutivo, tal Adam Farkas, senza fare un plissé passava da un ruolo chiave nell'autorità di vigilanza (direttore esecutivo dell'EBA) a un ruolo altrettanto rilevante nel vigilato (funzionario dell'Associazione per i Mercati Finanziari Europei, una specie di FEBAF europea, se ben capisco. Ora, voi magari non lo sapete, ma in Italia ci sono organi di vigilanza, come la CONSOB, che sono autentici buchi neri: una volta che superi l'orizzonte degli eventi venendo nominato, uscirne è sostanzialmente impossibile, se sei uomo veramente di mercato, perché per almeno due anni non puoi andare a lavorare altrove! Nella Leuropa della Latrasparenza invece non si fanno mica tanti problemi!

A dire il vero, il 20 settembre 2019 l'eccellente Marco Zanni aveva presentato una interrogazione (la risposta immagino sia stata: "le faremo sapere, chiamiamo noi..."). L'associazione Change Finance invece si era rivolta all'ombudsman (or woman) che aveva preso la cosa piuttosto sul serio, e alla fine la cosa è finita così: che il 18 novembre 2020 l'EBA ha detto che in futuro eviterà, accettando la raccomandazione dell'ombudswoman (or man). Per dire: erano i giorni in cui qui si veniva a sapere che la Protezione Civile non distingueva fra morti "per" e "con" COVID. Il destino di Farkas o di consimili paraculi era l'ultima delle nostre preoccupazioni, ben altro marciume stava per venire a galla...

Ursula

Il 29 giugno 2022 Marco ci segnalava questa comunicazione dell'ombudswoman (or man) sullo Pfizergate. L'ombudsman (or woman) aveva chiesto alla Commissione perché fossero spariti i messaggi con cui si erano negoziate le forniture, e la Commissione aveva risposto in modo evasivo. La conclusione, nel mese successivo, fu che questo era stato un caso di malamministrazione (e dagli torto)!

Non è servito a non far rieleggere la von der Leyen, ma è servito a sapere chi è stata eletta, e soprattutto chi ha deciso di votare per lei (noi no, tanto per essere chiari, e i motivi vi dovrebbero essere evidenti da questo rapporto che chiarisce con quanto scrupolo e in quale dettaglio riuscivamo a seguire le vicende europee).

Conclusioni

Ecco: vi ho sgranato il rosario delle nostre rogne quotidiane (avrei altri episodi da riportare, ma credo bastino questi). Roba così arriva fra una convocazione di seduta, una telefonata del capo, una riunione di staff, una votazione in Commissione, un postulante da ricevere, un intervento a un convegno, una dichiarazione di voto in aula, ecc., e cerchiamo sempre di gestirla. L'unica conclusione che mi sento di trarre è che quando l'Unione Europea non ci sarà più avremo più tempo per occuparci del Paese, cioè di voi, non in chiave meramente difensiva, ma anche propositiva. Per ora, una metà del tempo va così: è tanto sfibrante quanto umiliante, ma non lo abbiamo voluto noi.

Ricordatevi nelle vostre preghiere di chi lo ha voluto.


(...e sì, questi sono esattamente quelli che annullano le elezioni a casa altrui per difendere lo stato di diritto, come dicevamo nel post precedente. E fa già ridere così...)