venerdì 21 agosto 2015

Tante nomine... nullum par elogium! (il 1938)


(un grazie a Miguel. E, per restare in argomento...)

Da Celso ricevo e condivido con voi:


Riassumiamo quanto successo a proposito delle nomine dei nuovi direttori dei Musei italiani?
Notiamo che una scelta così delicata e significativa è stata fatta il 18 di Agosto. Data di per sé bizzarra, ma, si sa, il governo Renzi si occupa del paese anche ad Agosto.
Secondo l'attuale ideologia dominante onnipresente, e brandita come un'arma impropria, i designati dovevano rispondere a criteri di assoluta eccellenza in una competizione aperta e internazionale.
Si è subito acceso un dibattito vivace, come probabilmente sapete tutti da Twitter; tra i protagonisti Claudio Borghi, che dei politici è quello che più si è esposto, entrando anche nel merito del...."merito" dei designati. Si è subito capito che il tanto strombazzato merito in realtà non c'era. È interessante allora notare le reazioni di persone di rango, e politicamente significative, come per esempio il dott. Giampaolo Galli, che pubblica un tweet
Sorprendente no?

Dice di non sapere chi siano, di non conoscerli, ma di rallegrarsi che siano stati scelti, perché NON SONO ITALIANI. Metodologicamente un ragionamento bizzarro: dobbiamo studiare le carte e poi emettere un giudizio, oppure basta avere un passaporto diverso da quello italiano? Se si presentava Giorgio Vasari, saremmo stati contenti della sua eliminazione perché aretino? Che dire? Ma il meglio doveva ancora venire ed è la puntata di Inonda di ieri sera con la partecipazione di Vittorio Sgarbi. @Martinet, molto opportunamente, ha postato gli interventi di Sgarbi in questa trasmissione. Vi prego di guardarli e di guardare attentamente come i due Dioscuri cercano di arginare Sgarbi. Ma, come sapete, Sgarbi è un cavallo pazzo, ha cominciato a urlare, a dire parolacce, a minacciare di andarsene, se gli avessero impedito di dire ciò che voleva dire. Badate bene che un altro al posto di Sgarbi non avrebbe avuto la capacità e la possibilità di dire la verità su queste nomine. Che sono sprovviste di qualsiasi autorevolezza, che non brillano per particolare qualità, che dimostrano, carte alla mano, l'inferiorità degli stranieri scelti sui concorrenti italiani. Nessuno poteva replicare a Sgarbi, che praticamente aveva messo tutti con le spalle al muro, compresa la squisita signora Buitoni.

Ma qui entra in scena un uomo che non ci delude mai: il dott. Plateroti. Nostra vecchia conoscenza, egli, dopo il diluvio di insulti e argomentazioni di Sgarbi, se ne esce con una perla impagabile: ecco, se restiamo al livello di titoli e di meriti, non se ne esce. Come come? Sì, proprio così. Come il dott. Galli si rallegrava per la scelta degli stranieri senza avere la minima idea di quali fossero i loro meriti, così il dott. Plateroti ritiene che il "merito" in realtà sia un falso problema (lo avevamo capito, dott. Plateroti!). In realtà conta scegliere persone che abbiano rapporti con gli ambienti internazionali, quelli che possono dare soldi ecc ecc.

Se poi mettiamo a capo di uno dei più importanti musei al mondo, gli Uffizi, un esperto di avori e bronzi, se mettiamo una laureata in scienze politiche, che ha diretto un medio museo, alle Gallerie dell'Accademia, da cui abbiamo cacciato un esperto di pittura dal '200 al '400, questo non interessa al dott. Plateroti.

Se mettiamo a Paestum un giovanotto di 34 anni, che ha un terzo dei titoli della Guidobaldi, come dice Sgarbi, al dott. Plateroti non interessa. E non gli interessa nemmeno che questo sventurato dichiari oggi che non è vero che non ha esperienza, perché ha fatto per due anni la guida turistica a Berlino...

Vi rendete conto di ciò che sta succedendo in questo paese, ormai una Repubblica delle Banane in mano ai tedeschi? In realtà andrebbe spiegato perché queste sono davvero nomine politiche; @Martinet, nella sua risposta all'incauto interlocutore, individua bene i punti salienti della questione. Aggiungerei anche che la tutela e la conservazione dei beni culturali l'abbiamo inventata noi; chi vuole, può leggere un libro assai bello di Donata Levi su un vero pioniere della tutela, Cavalcaselle. Nel novecento abbiamo fondato due istituti di restauro straordinari, come quello di Roma e quello dell'Opificio delle Pietre dure. Siamo un paese che non ha mai demeritato per quanto riguarda l'inquadramento giuridico della tutela dei beni culturali. Altro discorso è quello dei fondi, e per questo valgono le osservazioni sopra di @Martinet. I paesi hanno storie e tradizioni differenti, modi di organizzarsi differenti, che non sono frutto dell'improvvisazione e che altrettanto all'improvviso non possono essere obliterati. I Musei americani sono organizzati diversamente perché diversa è la loro storia, e non si può scegliere solo un aspetto della loro organizzazione dimenticando il contesto generale: è pura follia. In realtà questi signori, questi autentici nemici della patria (l'opera lirica mi viene sempre in aiuto), vogliono solo dare il controllo di questo paese ad altri, che si stanno preparando al controllo di tutte le attività e di tutte le risorse d'Italia.

Non penserete mica che fosse una battuta quella del finlandese che voleva dai Greci il Partenone in pegno?



(Bene. Ringraziato Celso, aggiungo tre cose:

[1] ai finlandesi volere il Partenone non ha portato bene.

[2] ora voi siete tutti ingazzurriti perché sono stati toccati gli Uffizi. Potrei anche esservi vicino: io ci ho passato l'infanzia, perché mia madre ha potuto fare con me quello che io per tanti motivi non ho potuto fare coi miei figli (e me ne pento). Ma dove eravate mentre veniva massacrata la musica? Io ero qui. Ma i media - e voi - zitti e mosca. Eppure tagliare il FUS - e farlo nel modo "meritocratico" in cui lo si è fatto - è un'operazione strettamente equivalente a quella compiuta con le nomine di Franceschini: significa mettere la nostra musica in mano all'estero. Perché? Ma è semplice. Scusate tanto, ma se con Musica Perduta per portare in concerto questo disco siamo dovuti andare a finire a Gdynia, qualcosa vorrà pur dire, no? Voi vedete i quadri, e va bene così: sono del resto fatti per essere guardati (se non visti). Ma c'è un patrimonio musicale enorme che sta andando perduto, e soprattutto c'è il dato di fatto che chi vuole fare il musicista di professione, se è italiano, deve comunque predisporsi all'espatrio, e questo, notate bene, soprattutto se si occupa di musica italiana. Spero sia chiaro. All'estero ci applaudono e non capiscono perché la nostra musica a voi non interessi. Poi però qui ci sono tanti che si sbracciano e sbraitano sull'identità. Voi proprio non volete capire come funziona, vero? Finché non tocca le vostre chiappe, va tutto bene. Gli insegnanti non si preoccupano degli operai, i quali non si preoccupano dei commessi dell'IKEA, i quali non si preoccupano dei musicisti, i quali non si preoccupano del personale dei musei, il quale... E la catena potrebbe essere percorsa al ritroso.

Il potere non sferra attacchi frontali, non schiera tutte le forze in campo. Vi prende uno per uno. Ma voi non volete capire, come nella nota poesia. E se gli esempi bastassero, ne avremmo avuti abbastanza.

Io speriamo che me la cavo...

Ah, e comunque, tanto per farvi capire che stiamo effettivamente parlando della stessa stessissima identica cosa, Nastasi e Baratta sono due facce della stessa medaglia, no? Due espressioni dello stesso metodo: quello di una politica che ha una ben precisa agenda liberista da portare a termine, su mandato dei creditori esteri, e che si nasconde dietro i suoi burocrati (in probabile conflitto di interessi).

[3] è evidentissimo che finirà male. Come ripeto praticamente fin dal primo post (quello sullo sbilifesto) la menzogna dei media - e dei miei colleghi - partorirà violenza. Io, noi, abbiamo fatto il possibile per scongiurarlo. Abbiamo fatto, nel nostro piccolo, quello che Keynes ha fatto con i suoi Essays on persuasion: mettere in evidenza il fatto che la menzogna schierata ad esclusiva tutela degli interessi di una sola parte, nel tentativo irrazionale di farla prevalere oltre il lecito e il dovuto, conduce inevitabilmente a uno scoppio di violenza. Anche noi abbiamo parlato "in a spirit of persuasion", ma dobbiamo rassegnarci, dopo le ultime vicende greche, a registrare quello che era peraltro scontato: dove non era riuscito un gigante come Keynes (che, lo ricordiamo, in qualche modo aveva tentato di scongiurare sia la Seconda guerra mondiale che l'avvento di un sistema monetario internazionale intrinsecamente instabile - a sua volta foriero di disastri non solo economici), dove lui non era stato ascoltato, come potevamo noi nani, ancorché sulle sue spalle, sperare di essere intesi?

Non c'era alcuna speranza.

L'ottusità degli tsiprioti italiani, in questi giorni, o capolavori di arte povera come questo, fanno capire che non c'è scampo. Per la terza volta in un secolo ci avviamo a un'esplosione di violenza senza pari, che non abbiamo modo di evitare. Troppo è stato investito per condurre il gregge sul ciglio del burrone. La deflazione andrà avanti fino a quando la distruzione di valore che essa inevitabilmente porta con sé, per i motivi che ci siamo ripassati qui, andrà contro agli interessi del "rentier" (da intendere cum grano salis, astenersi dilettanti, grazie, non è giornata). E allora si ricorrerà alla soluzione più ovvia: il keynesismo di guerra, la spesa pubblica in distruzione.

Ormai non vedo altro esito, e non lo vede nemmeno Summers, come vi ho altresì già detto (con l'occasione vi segnalo anche la replica di Giacché).

Non è quindi una mera curiosità quella che mi ha spinto a ripassare la biografia di un Nobel che non era esattamente un fulmine di guerra, come ci siamo detti diverse volte: Franco Modigliani. Mi spingeva una domanda ben precisa: come ha fatto uno così diversamente intelligente da non capire che la Bce sarebbe stata comandata dai tedeschi, a capire al tempo del fascismo quando era giunto il momento di andarsene? Perché, insomma, diciamocelo: non capire che la Bce sarebbe stata una succursale della Buba è abbastanza da baggiano: e questo macroscopico, colossale errore di valutazione il nostro l'ha fatto a fine carriera, quando si suppone avesse acquistato saggezza.

Invece aveva dimostrato molta più saggezza da giovanotto, portando (buon per lui) la pelle in salvo.

Perché?

Bè, per un motivo molto semplice: il potere aveva dato un segnale difficile da ignorare (anche per un ingenuotto simile).

Scordatevi che questa volta lo dia.

Non ci saranno leggi razziali, o macroscopiche violazioni dei diritti civili (anzi!), o di quelli politici. Abbiamo visto come si muove oggi il potere. Secondo il metodo Juncker (cioè il principio della rana bollita). Come dicevo sopra, al punto (2), il potere non sferra attacchi frontali: ci sfalda, un pezzo alla volta. Figuriamoci poi dare un segnale esplicito di aggressione, come la discriminazione di una razza o di un gruppo sociale! Mai e poi mai! Non si fa, non sta bene... anche perché se lo si fa, poi laggente capiscono...

Morale della favola: siamo nel 1938. Un anno che potrebbe anche durare molto a lungo, ma che sarà prima o poi seguito dal 1939, senza una frattura visibile. Chi può si porti avanti col lavoro. La damnatio memoriae del nostro patrimonio culturale è un segno, uno dei tanti. Piccolo, non comparabile per orrore e conseguenze alle leggi razziali. Ma va nella direzione che Celso indica: quella di umiliare e svendere il nostro paese, e soprattutto di affermare l'idea ingiusta che esso meriti di essere umiliato e svenduto. Non è così. E non è difficile prevedere che un'idea ingiusta, martellata dai media e affermata da un potere corrotto e cialtrone, alla fine provochi una reazione irrazionale e altrettanto ingiusta.

Bene.

Chi poteva capire ha capito. E gli altri, come al solito, saranno beati.

E ora scusate, che devo scrivere un paio di lettere ad amici che abitano a qualche migliaio di chilometri da questo fumante mucchio di letame...)

P.s.: per farvi dormire tranquilli, vi riporto qui anche questo commento dell'ottimo porter. Chiarisce che anche in presenza di fratture ben visibili, chi non vuole capire comunque non capisce. E ribadisce la sensazione che qui cominciamo ad avere in molti: siamo nel 1938.

Buona lettura:

porter ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Why is the Eurogroup ruling Europe?":

Si diceva che siamo tornanti al 1938 e infatti, mutatis mutandis:
“La radicalizzazione antisemita del 1938 costituì, dunque, parte dell’ultima fase di preparazione a quella guerra che avrebbe dovuto portare la Germania al dominio e al riordinamento razziale dell’Europa.
[..]
Tendenzialmente, la popolazione ebraica della Germania era agiata e la sua espropriazione, per mano dello stato e di numerose aziende private, fu accelerata in quel momento anche per l’accresciuto bisogno di denaro contante per pagare gli enormi costi del riarmo. Descrivere le violenze antisemite del Terzo Reich alla stregua di una “regressione alla barbarie” può essere allettante, ma ne travisa fondamentalmente la dinamica. Se è vero che la forza motrice di boicottaggi ed espropriazioni furono in primo luogo i piccoli commercianti del ceto medio-basso, delusi dal fatto che il regime non ne avesse migliorato la situazione economica con mezzi più convenzionali, l’estinzione sociale ed economica della comunità ebraica fu anche ordinata dall’alto, rientrando nel quadro generale di preparazione alla guerra, giustificata da un nazionalismo radicale legato non già alla vaga idea di un ritorno a una sorta di sonnolenta e isolata dimensione medievale, bensì a una guerra tecnologicamente avanzata volta al dominio europeo, basata su quelli che erano considerati all’epoca i criteri moderni e scientifici di idoneità e supremazia razziale”
p. 560-561
“Il 16 aprile 1938 un imprenditore di Monaco che aveva prestato servizio come consulente nei casi di arianizzazione scrisse una lettera durissima alla Camera di commercio e dell’industria locale. In essa si proclamava “nazionalsocialista, membro delle SA e ammiratore di Hitler”. Ciononostante, proseguiva, era “talmente disgustato dai metodi … brutali ed estorsivi usati contro gli ebrei che, d’ora innanzi, non intendo avere più nulla a che fare con le arianizzazioni, anche se questo significa rinunciare a dei generosi onorari ... Come uomo d’affari di lunga esperienza e di provata onestà, non [posso] più tollerare passivamente la maniera in cui tanti affaristi e imprenditori ariani … puntano spudoratamente a mettere le mani su negozi e stabilimenti ebraici pagando cifre irrisorie: avvoltoi che si accalcano con occhi rapaci e la bava alla bocca a dare di becco sulla carcassa giudea”“
p. 369
R. J. Evans – Il Terzo Reich al potere 1933-1939 - Mondadori

Postato da porter in Goofynomics alle 21 agosto 2015 22:39 


(emphasis added)

83 commenti:

  1. A me basta che ci sia qualcuno, TEDESCO, di provato pedigree RAZZIALE di almeno 77 volte 7 generazioni, ovviamente, sono i migliori, che sia nominato (a questo punto non so da chi, meglio direttamente dal Bundestag così evitiamo fraintendimenti e perdite di tempo), curatore fallimentare dell' azienda Italia e che scelga rapidamente i suoi collaboratori. Se l' Italia va azzerata preferisco (non da solo di sicuro) che lo facciano loro, che hanno esperienza; lo faranno meglio di chiunque ci sta provando dall' interno.

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    1. @Alberto49

      Alberto, perdonami, ma che cosa stai dicendo?

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    2. caro @Celso,
      cosa vogliamo dire ancora che non si sia detto? Proviamo con la tragica iperbole ironica che mitighi con fantasia una realtà spesso peggiore di ogni peggiore incubo, con il sarcasmo, che almeno lenisca lo schifo che mi pervade da qualche settimana.

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    3. @Alberto49

      Ah capisco bene. Scusami il ritardo...mentale!

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    4. Capisco io cosa abbia significato per te ciò che è accaduto e ti sono vicino!

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  2. 3 considerazioni:
    -DeAndre'sarebbe stato un suo lettore.
    -Non ci sarà nessuna guerra in EU..la faranno nei confini(come già sta accadendo)..
    -il limes è oramai oltrepassano..non esistono più confini da difendere tranne quello culturale.
    IN BOCCA AL LUPO A TUTTI!

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    1. Perdonami,ma dissento totalmente al punto 1.
      Mi ripeterò,ma continuo a pensare che un tizio capace di registrare in SIAE a proprio nome la musica di un concerto di Telemann si sarebbe meglio collocato nell'altra €uropa,con Tsipras.
      Crepi il lupo.

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    2. Vabbe'questa è come quella del Carracciolo che Zolla era un ORDOLIBERISTA...fra n po' Bruno è filo Europeista e i Pink Floid sostenitori dell Anschulus!!!
      #DAP(daje a piagne)

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    3. Se voi foste sufficientemente accorti da riconoscere piddini non saremmo nella merda, come il caso di Iulo dimostra. Non era Pasolini. Statece.

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  3. Grazie a tutti per queste illuminanti considerazioni.

    Sgarbi, che ha seguito l'insieme (punteggi, conoscenza di alcuni candidati italiani, nozioni amministrative), esponeva le cose e ha faticato (lui!), nonostante la consueta prontezza e dialettica, a portare il discorso fino in fondo.

    Avevo colto, nel curriculum del "ragazzo di Paestum", il precedente incarico di guida presentato come credenziale per la direzione del sito.
    Orsù (nel senso del goofylessico), aver tempo e soldi da impiegare - perché, chez nous, l'esame per fare la guida di mestiere è costoso -, una task force fra noi studi la guida per fare la "guida" di un sito, della propria città o di un'area botanico-faunistica e poi si candidi alla direzione di qualcosa, vedi mai che funzioni.

    La giovane archeologa che fa da guida su uno dei sentieri più difficili del Parco dell'Uccellina (Alberese, Grosseto) fino alle rovine di un'abbazia e di cui ho sentito che sa pure il tedesco (non è una battuta), potrebbe dunque già candidarsi.
    Le allora giovanissime studentesse che moooolto tempo fa sentii fare da guida in Ascoli, nel lungo frattempo saranno certo state direttrici di qualcosa, immagino subito dopo quell'esperienza scolastica.

    Fuori dalle mie considerazioni frutto sempre di inca, richiamo l'attenzione sul fatto che Sgarbi ha parlato dei concorrenti italiani come riportanti punteggi superiori a quelli degli altri concorrenti poi considerati complessivamente "pari" grazie a un orale breve (quindici minuti; credo fosse durato di più il mio orale al concorso per maestra d'asilo - sì, fatto anche quel concorso, quando cercavo lavoro in vari ambiti e in particolare nella scuola e in vari ambiti della scuola: sarei andata anche a portare il caffè a quelli che portavano il caffè alle maestre).

    E poi?
    Poi sono stati nominati "gli altri" in quanto stranieri. (Da sospettosa e complottista che sono, avevo subito pensato all'ingrosso a una questione di soldi, arrivo di finanziamenti a chi?, do ut des...).
    Altro stravolgimento del concorso tra le mura domestiche, dato che, a parità di risultato sommativo di scritto e orale, si procede per valutazione dei titoli o, più correttamente, i titoli vengono computati secondo criteri comunicati nel bando cioè SCRITTI e cioè PRIMA dello svolgimento delle prove (v. alla voce "concorso, bando di") e tale punteggio va a sommarsi a quello delle prove.
    Per dire che un criterio per risolvere certe possibili ma non frequenti situazioni lo si trova sulla base della codificazione preventiva delle "cose" valutabili in un concorso come titoli e attività, qualcosa di specifico inerente la materia del concorso stesso, mentre la precedenza per età, nel senso che prevale il più vecchio, è proprio l'ultma spiaggia dell'ultima spiaggia.

    Inoltre: vi siete accorti che ne è stata fatta una questione etnica?
    Preferiti e nominati in quanto stranieri (pardon, europei).
    Orsù (sempre in senso goofy), diventiamo cittadini di San Marino - nulla a che fare con Roma ;-), quella piccola repubblica ecc ecc., facciamo gruppo misto (?), autobandiamoci dei concorsi e anche le nomine diamocele da soli rigorosamente dopo i concorsi - che non si dica che bariamo - per portarci avanti col lavoro ed essere finalmente produttivi :-)

    Queste sono le situazioni in cui si pensa non di aver sbagliato nella vita - ci sta anche senza questo -, ma un po' fessacchiotti essere stati.

    Bonne nuit.

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  4. Professore,

    la seguo da tempo con attenzione e con crescente ammirazione (data la qualità, l'evidente coerenza interna del suo discorso e le innumerevoli previsioni azzeccate).

    Ci sono, però, due sue previsioni che non mi convincono fino in fondo. Se devo essere sincero temo - e provo orrore nel sorprendermi a utilizzare questo verbo con riferimento a una delle due, nel proseguo sarà chiaro perché - che non si realizzeranno: la fine dell'euro e l'esplosione di violenza.

    Temo che, ai livelli che contano (che, a scanso di equivoci, non sono certo quelli dei politicanti arroganti, ignoranti e/o collaborazionisti che eseguono gli ordini, i "compiti a casa", e poi vanno a sbraitare tutta la loro ignoranza e arroganza nei talkshow televisivi), sia chiaro a tutti che il sistema euro è affetto da un vizio genetico radicale. Ma, come lei stesso ha più volte chiarito, in un certo senso, il sistema è STATO VOLUTO così fin dalla sua progettazione.
    Temo che conoscano i limiti strutturali della "corda" e sappiano che possono tirarla solo fino al punto limite ma non oltre. Una corda, comunque, anche se non può essere stressata oltre un certo punto, rimane uno strumento di tortura atroce in mano a degli aguzzini che - si badi - non sono dei sadici, sono dei prevaricatori che sanno di avere in mano un "dispositivo" molto efficace, uno strumento di "disciplina" dei loro subordinati (che saremmo noi), e lo utilizzano sapientemente per spremere fino all'ultima goccia di sangue, ma senza uccidere il paziente.
    Mi scuso per la metafora cruenta.

    Sanno che una distruzione di capitale sarà in ogni caso inevitabile e si organizzano per gestirla a tavolino, piuttosto che lasciarla avvenire caoticamente. D'altronde, oggi, la finanza è globalizzata, la concentrazione dei grandissimi patrimoni è molto maggiore e il numero dei centri di "direzione strategica" che contano veramente si è notevolmente ridotto rispetto agli anni '30. Questo dà una maggiore capacità di coordinamento.

    Gramsci diceva che "la storia insegna ma non ha scolari". Questo è sicuramente vero con riguardo alle classi medie (o quello che ne rimane) ma se non fosse così anche ad altissimo livello, a livello di classi dominanti? Se avessero imparato la lezione del Novecento? Se avessero imparato che il prevaricatore non deve mai farsi prendere troppo la mano (per non rischiare che quella famosa esplosione di violenza, in ultima istanza, travolga lui)? Guardiamo con quale precisione chirurgica viene utilizzato il condizionamento dei media (e NEI media; così come in tutte le altre istituzioni chiave, dove le persone fanno quello che il potere vuole non perché vendute o irregimentate ma semplicemente perché CONDIZIONATE come il cane di Pavlov). Segnalo anche che in alcune università dove si formano i cani da guardia dell'élite, da qualche anno, sono comparsi dei corsi di "sviluppo sostenibile" dove si insinua velatamente che su questa terra siamo già in troppi (per la serie: guardare che se qualche centinaio di milioni di persone sulla terra si levasse dalle palle non sarebbe una cattiva idea). Anche questo è il condizionamento psicologico degli aspiranti cani da guardia.

    Se la violenza e la distruzione di capitale la stessero già operando, gestite in maniera scientifica e rivolte ai nostri danni, a dosi omeopatiche, senza "esplosioni", ma con la stessa atrocità del torturatore che tiene in vita il torturato (che arriva a pregarlo di essere passato per le armi) solo perché gli serve vivo? È questa la mia paura (spero infondata).

    Mi scuso per lo sfogo (e soprattutto per la lunghezza)

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  5. Valorizzazione
    La valorizzazione è ogni attività diretta a migliorare le condizioni di conoscenza e di conservazione del patrimonio culturale e ad incrementarne la fruizione pubblica, così da trasmettere i valori di cui tale patrimonio è portatore.
    La tutela è di competenza esclusiva dello Stato, che detta le norme ed emana i provvedimenti amministrativi necessari per garantirla; la valorizzazione è svolta in maniera concorrente tra Stato e regione, e prevede anche la partecipazione di soggetti privati.
    Dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (Decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42)

    ROMA - Valorizzare, vendere, mettere a reddito. Ecco le parole chiave per gestire l’immenso patrimonio dello Stato. Immobili, partecipazioni, concessioni spesso abbandonati a se stessi o, peggio, che non rendono affatto. L’obiettivo è cancellare anni di cattiva gestione, recuperando risorse preziose e riducendo il debito.

    “L’Italia volta pagina. Grazie a questo significativo cambiamento dell’organizzazione del sistema museale e al forte investimento sulla valorizzazione che ne consegue, il patrimonio culturale torna ad essere al centro delle scelte di governo”. (...) I nuovi direttori dei musei elaboreranno inoltre i progetti di valorizzazione per consentire un’ immediata messa a gara dei servizi aggiuntivi in tutti i musei statali.

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  6. (La seguo da un po' di tempo, vorrei averla scoperta prima per la verità, ma perdoni se esco allo scoperto solo ora. Anch'io trovo che la situazione stia diventando insopportabilmente 1938esca, talvolta più simile al '14 mi dico, in ogni caso pronta a scoppiare.)

    Bene, si abbatte su di noi una guerra - non ha importanza quanto annunciata. L'istinto potrà anche giocare brutti scherzi alle volte, ma le mie viscere mi sussurrano, anzi, mi chiedono disperate: che si fa? Ho 22 anni, ho cominciato il liceo all'alba della crisi e sento tutto il suo peso premere sui miei anni passati, sono cosciente del modo in cui ha menomato il mio futuro (per lo meno apparentemente, io sono un tipo da "la speranza è l'ultima a morire", sa; e ci credo veramente: magari tra 10 anni, o tra 70, ma sicuramente la situazione migliorerà, e una guerra non può durare per sempre).
    Mi sento bloccato. A volte non riesco neppure a scrivere, e questo per un poeta, uno che con i suoi scritti fa il punto dei suoi sentimenti, è devastante. Eppure, fino a questo punto siamo arrivati. Anzi, la cosa peggiore è che ci prendono in giro! Ci hanno cresciuti in un delirio di individualismo, il self-made man che non ha bisogno di nessuno è il nuovo supereroe, il modello da seguire, e di conseguenza ci dicono: il futuro è nelle tue mani, va'! ...Tu vai per la tua strada, e dopo un po' ti accorgi che le mani te le hanno tagliate.
    Questa ipocrisia, questo sbeffeggio della libertà altrui - consci di poterla determinare a piacimento - per Diana questo olocausto dell'umanità, del senso di umanità, delle cose che per prime e più ci fanno umane, io lo trovo il massimo abisso raggiunto dalla nostra specie (o meglio, da certi individui della stessa).
    Passino le migliaia d'anni in cui ci si è sgozzati per un pezzo di terra, forse si combatteva senza ben comprendere quante sfaccettature ha un'essere umano. Ma questi, questi porci lo sanno benissimo: hanno la tecnologia, hanno la psicologia, hanno la scienza, hanno i soldi: quanto può essere difficile controllare le nostre vite in quasi tutto ciò che pensiamo e vogliamo, quando hai a disposizione simili strumenti, simili conoscenze?

    No. Io provo un immenso disgusto per questo stato delle cose. Una pena enorme per come si sta giocando sulla pelle e la vita di milioni, o miliardi di persone, persone come lei e me professore. È straziante trovarsi a pensare - a sapere queste cose a 22 anni. Ma ho una certezza, professore, come una scintilla di speranza non-morta. Vedo la gente per strada ignara di tutto ciò e penso che dopo la guerra tornerà a ricostruire, ignara dei motivi per cui si è arrivati a tanto, e allora forse grazie alla loro ignoranza (e alla conoscenza di pochi) torneremo ad essere felici. So che non basta, che bisogna conoscere i motivi della storia affinché non si ripeta, e allora Dopo potremo insegnarli questi motivi, anche se è quello che Loro non vogliono.
    Nel frattempo, che si fa? Ho una certezza, ingenua forse, da persona che deve scoprire il mondo: non ho intenzione di combattere per Loro

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    1. Non sarò il padrone di casa, ma non posso che farti il benvenuto, mio caro coetaneo. Dimmi, quanti coetanei pensi abbiano visto che siamo alle soglie di una esplosione di violenza inaudita? Pochi sicuramente. Quanti hanno chiari i rapporti di forza vigenti e le colpe della sinistra in tutto ciò? Pochi sicuramente. Quanti senti pronunciare la fatidica parola, e cioè 'Maastricht'? Pochi sicuramente.Quanti erano in piazza contro Berlusconi e la riforma Gelmini? Molti (giustamente, per carità...). A proposito di Gelmini, rimanendo on topic...

      Ricorderai certamente come l'università "delle tre i (informatica, impresa, inglese)" fosse il baricentro ideologico dell'azione della Gelmini, e ricorderai come l'intero mondo universitario compresa la classe docente fosse compatto contro l'azione dell'allora ministro. Ecco, poi vengo a sapere che la facoltà di ingegneria della Sapienza ha aperto un corso in inglese chiamato Data Science che vedrà la partecipazione di imprese nella formazione dello studente che hanno contribuito addirittura a delineare il piano di studi. Questo corso è stato approvato e presentato nell'offerta formativa dell'ateneo. Voci contrarie? Nessuna. Abbiamo un corso centrato sull'esigenza delle imprese di non infondere negli studenti il Desiderio di conoscenza, non infondere l'amore per l'Ignoto nè l'amore per la Verità, fatto cioè per rispondere ad esigenze contingenti di imprese che cercano professionisti schiavi piuttosto che creativi ricercatori intelligenti. Non si è sollevata una voce.

      Per nascondere la Verità, per definizione, si deve impedire che venga vista. Oggi si manipolano la verità e i sensi dell'uomo in via complementare.

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    2. Non sono un tuo coetaneo e vorrei avere avuto la tua esemplare chiarezza e lucidità per evitarti, quando la tua età ce l'avevo, tutta questa situazione!!

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    3. Grazie del benvenuto, e grazie delle risposte!

      Eh già Fabio, hai detto una cosa che ho sempre trovato profondamente ingiusta: oggi l'istruzione risponde alle esigenze dei mercati, e non viceversa. Qualche settimana fa ero in aereo di ritorno da una vacanza studio, ed essendo da solo ho orecchiato le conversazioni qua e là attorno a me. Dietro alla mia fila c'era una anziano che ha parlato per due ore buone al suo vicino di come va il mondo secondo lui. Ha detto di avere la 5^ elementare, ma ha detto una così profonda, e tuttavia semplice, una di quelle Verità che sono davanti agli occhi e non le vedi (perché se vuoi nascondere qualcosa, il miglior posto è sotto il naso di chi non vuoi che la trovi), che non la scorderò mai:"al giorno d'oggisi dice fare formazione, essere formati, corso di formazione... formazione, non educazione!"
      Questo mi ha colpito particolarmente. Formare significa dare una forma a proprio piacimento per ottenere degli scopi. Educare significa condurre fuori (da un recinto, da se stessi...). Hanno cambiato persino le parole spacciandole per sinonimi o versioni migliori delle precedenti.

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    4. Data science... fate partire i cronometri prima dell'esplosione della bolla (qualcuno spieghi loro che se i soldi non ci stanno la gente non li spenderà).

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    5. Partecipo al vostro dolore, pur avendovi molto più che doppiati in età
      Su una cosa però vorrei (un po') tranquillizzarvi: come osservatorio delle grandezze e delle miserie umane, l'azienda è meglio di molte università, o almeno pari.
      Un sapere funzionale (magari al paron) è meglio di nessun sapere, e si apre comunque in cento modi a chi VUOLE sapere.
      E tu, caro el Tacabarufe, forse sopravvaluti l'intelligenza (scientifica, psicologica...) dei supposti potenti: la stupidità fa miracoli anche più grandi, e con incredibile facilità.

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    6. Che poi io per carità non voglio dire assolutamente che quella disciplina nata recentemente che si chiama Data Science non meriti che ottime menti vi si dedichino, purché s'abbia chiaro che è scienza, non ammasso di conoscenze utili a fare qualcosa. Secondo me le imprese che hanno bisogno di queste tecnologie si stanno attrezzando anche così per vincere la concorrenza da cui sono terrorizzate, visto che il mondo va a rotoli; mentre il problema permane, come sambarluc ricorda, a monte! Ma qualcuno sta lasciando che le cose accadano; ci sono sì Galli e Franceschini, ma ci sono anche i servi sciocchi. Con Galli e Franceschini non so quanto possiamo vedercela (i costituenti tolsero il diritto alla ribellione, e secondo me a ragion veduta), però DOBBIAMO confrontarci col prossimo nostro, col vicino di casa, con l'ex compagno di scuola, perché è nostro dovere civile fare il possibile. Il principio che muove questa affermazione è lo stesso secondo cui avercela con i tedeschi aveva senso fino a due o tre anni fa. Poi ha smesso di avere senso perché si è capito che le maggiori responsabilità nella distruzione dell'Italia le hanno gli italiani che hanno lasciato fare loro i migliori comodi. Ecco, oggi non possiamo più avercela con i politici italiani perché non può non essere chiaro a tutti i cittadini cosa sta succedendo.
      Se ci siete ci si vede a Montesilvano. Saluti

      PS @ el Tacabarufe

      Può interessarti proposito di educazione un bellissimo libro di Massimo Recalcati, "L'ora di lezione". In esso ricorda come 'educare' ha una radice comune con 'seducete' da cui 'sedurre', dove quindi il gesto educativo da parte del maestro serve a fare in modo che l'alunno si innamori di qualcosa che non conosce perché lo stesso maestro non può trasmettergli, e semmai riesce a trasmettergli l'immensità di ciò che non può essere spiegato. Ecco: secondo quella che sembra essere la moderna metodologia educativa, quello che non può essere spiegato sembra non essere trasmesso in quanto inutile.
      Per amor del cielo lungi da me far critica della parola 'utile', chi frequenta il blog sa bene come 'utile' implichi 'dannoso'. Ma chi decide cosa è utile?

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    7. Cari coetanei (in effetti, per la precisione sono un "coetaneox3,3") ho letto con molta pena il grido di dolore di @ el Tacabarufe perché, dato il grado elevato di coetaneità, ho figli e nipoti e spesso mi angustio non poco a pensare al futuro di merda che stanno mettendo a punto per loro, futuro che peraltro è già cominciato. In un precedente post mi sono dichiarato disponibile ad una qualsiasi azione meritoria per interrompe questo circolo vizioso, dato che l'età dovrebbe risparmiarmi eccessivi problemi nel caso di problemi legali. Ma a parte questo inciso, sono andato a cercare un passo de " Il barone rampante" di cui non ricordavo le esatte parole di Calvino. Ora ve lo propongo in modo che possiate fare le opportune considerazioni.
      "Insomma, c'erano anche da noi tutte le cause della Rivoluzione francese. Solo che non eravamo in Francia, e la Rivoluzione non ci fu. Viviamo in un paese dove si verificano sempre le cause e non gli effetti." (Cap. XXVI)
      Il libro è stato scritto nel 1957, ora siamo nel 2015, quando diventeremo un paese in cui si verificheranno anche gli effetti? A voi coetanei l'ardua risposta.

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    8. @ Federico Luciano
      Non so se sto fraintendendo, ma credo si debba fare molta attenzione a non fare con l'Università lo stesso errore che si sta facendo con l'Italia. L'università ha dei grossi problemi, molti dei quali indotti artificialmente, ma l'università pubblica è l'unica cosa che previene il monopolio tecnologico (tecnologico in senso lato) da parte delle grande capitale.
      Si, sono in conflitto di interessi.

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  7. Secondo questo storico, tutti i conflitti che hanno seguito la Grande Guerra (guerra fredda inclusa) sono tutti riconducibili alla mancata accettazione dell'esito di quel conflitto.

    Fromkin, D. (2004). Europe's Last Summer: Who Started the Great War in 1914?. New York: Vintage Books.
    ISBN 0-375-72575-X

    Pero' la demografia per l'Occidente (in termini relativi rispetto al resto del mondo) risulta oggi molto peggiore rispetto al 1914 ed al 1939.

    Forse stavolta non si arrivera' ad un nuovo conflitto, almeno io ci voglio credere fino all'ultimo.

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    1. Mi sfugge qualcosa del tuo intervento. Immagino che il rapporto guerra-demografia sia oggi diverso che in passato. Forse una differenza tra il tempo della Grande Guerra e oggi, in Europa, c'è. Allora la guerra era considerata dalle popolazioni una delle attività umane, spesso eroica. Oggi, per i più, almeno a chiacchiere, una barbarie. Basterà questo a modificare l'esito delle premesse?

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    2. No, Non basterà. La guerra la dichiarano i vecchi ma, invariabilmente, la combattono i giovani; gli unici con abbastanza energia e abbastanza poco cervello da fare una pazzia simile. E, no, i giovani odierni non sono diversi da quelli del 1914. IMHO.

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    3. La guerra oggi si chiama peace keeping....non si dichiara, si inviano militari in missione di "pace".
      Al massimo, per non far troppo prurito all'art.11 Cost. si dice che siamo sotto il mandato dell'ONU e possiamo stare tranquilli...
      Chiedo perdono al padrone di casa, ma anch'io non sopporto più questo clima da politicamente corretto che fa passare come operazioni di pace azioni di guerra.
      Se ho inteso fischi per fiaschi chiedo ancora perdono, mi è parso di capire dall'intervento di Celso che i giovani italiani sono molto pochi se raffrontati allo scoppio della seconda guerra mondiale (e anche della prima). Da qui il problema demografico italiano che sconsiglierebbe a chi ha ancora buon senso, una guerra su vasta scala (con schieramenti di truppe di terra, aria e mare). Certo, finché i figli sono degli altri, il problema per i Dominatori non si pone. A sostegno di tale triste usanza ci soccorre il detto "Armiamoci e partite". E così par che debba essere.

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    4. Piu' volte in passato il Prof. ha invitato ad osservare cio' che e' struttura e cio' che e' sovrastruttura.
      Il modo di produzione e distribuzione della ricchezza e' struttura, il resto e' sovrastruttura.
      La Grande Guerra non inizio' per caso e fu accuratamente pianificata da parte della Germania, che pero' non fu una potenza deviante, in quanto adotto' la stessa struttura delle altre potenze Europee.
      IMHO e' un vero peccato che gli storici non approfondiscano la struttura economica dei Paesi industrializzati del tempo.
      La Germania guglielmina per esempio si unifico' ed industrializzo' allo stesso tempo.
      Come fu utilizzato l'enorme aumento di ricchezza prodotta dal novello apparato industriale?
      Non certo per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori.
      La sua classe dirigente decise che il 90% della spesa pubblica dovesse essere utilizzato per il riarmo.
      Il riarmo navale aiuto' a tenere a bada il nascente socialismo dei lavoratori delle fabbriche ed a guadagnare il supporto degli esportatori.
      Il riarmo terrestre a gratificare le ambizioni degli Junker prussiani.
      In Inghilterra, Francia, Russia, Italia le cose andavano nello stesso modo: gli aumenti di produttivita' vennero indirizzati a finanziare il riarmo e le politiche imperialiste.
      Le oligarchie Europee del tempo discutevano tra loo il quando, non se la guerra sarebbe mai scoppiata.
      Ora quando si dice che la grande guerra e' stato solo l'inizio di una serie di conflitti si intende in ultima analisi che se si comprime sistematicamente ed a lungo la quota salari (struttura) si ottiene certamente una serie infinita di guerre.
      Lo scriveva Keynes subito dopo la I GM, ce lo spiega il Prof. in IPF a proposito degli anni trenta e del cambio di politica mondiale negli anni ottanta.
      Ringrazio il Signore di essere un figlio del baby-boom, almeno ho potuto godere di oltre v50 anni di vita in grazia di Dio.
      Ora posso solo sperare e cercare di far capire il disastro che probabilmente ci aspetta alle persone a me vicine,

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  8. Non esiste il potere: esistono i potenti. Che sono tanti (più di quanti si creda alle volte), con interessi talora convergenti e molto più spesso confliggenti.
    Più che al 1938, la situazione attuale mi fa pensare al 1914: la globalizzazione è all'ἀκμή, seppure violenti rigurgiti di revanscismo venati dal razzismo spicciolo propalati da giornalisti cialtroni, la propaganda martellante sul nemico esterno (la Merkel al posto del Kaiser, i clandestini al posto dei Mau Mau, la Cina al posto della Cina) che bisogna abbattere. Nel 1938 la globalizzazione è un ricordo con misure protezionistiche ovunque e il nemico è interno (ebrei, comunisti).
    Neanche nel 1914 ci furono campanelli d'allarme, seppur la tensione sociale globale fosse una corda di violino ormai stridula. In realtà ce ne furono, ma nessuno li colse. Come ci sono pure oggi, ma nessuno li ha colti. Bisogna aspettare il Gavrilo Prinzip (non è un caso che piaccia tanto all'idolo dei piddini?) della situazione.

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    1. Scusa Valerio, non vorrei essere polemico, ma l'ultima frase del tuo comento mi fa pensare ad una scarsa conoscenza, sia degli avvenimenti che riguardano Gavrilo Princip (no Prinzip), sia delle opere di Kusturica, o sono stato io ad ever inteso male.

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    2. Sì, di Емир Кустурица (per evitare problemi di traslitterazione) penso quello che penso di Горан Брегович (per evitare problemi di traslitterazione), ed è ben riassunto in questa descrizione (che condivido per tutti coloro descritti, tra l'altro).
      L'ultima frase, nel significato più profondo, vuol semplicemente indicare che, quando in cielo lampeggiano i fulmini, c'è sempre qualcuno disposto a ripararsi sotto un'alta e appuntita asta di metallo.
      Senza voler esser polemico, ovviamente.

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    3. Mettere nello stesso sacco Кустурица е Бреговић (no Брегович, mi dispiace correggerti) conferma i miei dubbi, ma va bene lo stesso. #DAR

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    4. L'importare è sapere di sapere.
      E se sei contento tu, caro Драган Гариц (per evitare problemi di traslitterazione), non posso che esserlo io...
      P.S. Certo ne avrei tutt'altra opinione se fossi un balcanico, se fossi un balcone. Ma siccome non sono croato, né un balcone balcano, io non capisco perché tutti quanti continuano insistentemente a suonare questa musica....
      Sostituendo Кустурица a Бреговић, film a musica, guardare a suonare il gioco è fatto! Ecco come si fa a mettere assieme Кустурица е Бреговић.

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    5. Драган Гарић, per correttezza. Insistere nel farsi del male usando il cirilico che non conosci e parlando delle cose che non conosci, una cosa insolita per un lettore vecchio di questo blog. La musica di Бреговић e i film di Кустурица non hanno niente in comune. Se tu vuoi continuare con balconi e balcani, fai pure. Io chiudo qui.

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  9. Per spezzare una lancia a favore dell'ottimismo: Keynes non aveva internet.

    Nel mondo attuale anche 'un professore di una piccola università di provincia', se ha le idee chiare e il giusto carisma, non solo ha la libertà di esprimersi, ma anche i mezzi per divulgare facilmente.

    Forse le cose sembrano accelerare perchè la centesima scimmia sta incominciando a capire. [https://en.wikipedia.org/wiki/Hundredth_monkey_effect]

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    1. La centesima scimmia di sicuro e poi altre scimmie a macchia d' olio; ma pensi che i PDini siano scimmie evolute? Io credo proprio che l' analogia, con loro sia inapplicabile, basta guardare chi ha capito fino ad ora, saranno 2 o 3 al massimo e la progressione si è fermata, quindi per arrivare al centesimo esemplare ci vorrebbero secoli.

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  10. La morale è che siamo tutti come i napoletani : nonostante Pompei , si sono costruiti le case ed i quartieri sulle pendici del Vesuvio aspettando la nemesi. Ormai o si spara (e io non ho mira ....) o si parte, sperando di non farsi sparare .

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  11. Un po' di sale sulle ferite
    Per completare il quadro, segnalo la vergognosa vicenda della liquidazione dell'ISIAO, erede dell'ISMEO, fondato da Giuseppe Tucci.

    E quel che più ti graverà le spalle,
    sarà la compagnia malvagia e scempia
    con la qual tu cadrai in questa valle
    Paradiso, XVII, 61-63

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    1. @Il velo di Maya

      Velo, spargi davvero sale sulle ferite; ricordo ancora, quando fui spedito da Pugliese Carratelli in via Merulana....

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    2. Sono stato dentro alla vicenda (ero socio): la questione era molto più complessa, dal lato gestionale ed economico. Scrivevo recensioni su East and West, di cui fu direttore Massimo Scaligero. Ora, il vero problema è la biblioteca, inutilizzabile, e il fondo Tucci dei manoscritti tibetani: non ne so nulla.
      Ricordo ancora una meravigliosa telefonata con Pugliese Carratelli: che signore.

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    3. @Martinet

      A questa ora della notte, Martinet, mi fai tornare indietro di decenni e mi spingi a riievocare dentro di me il suono di voci ormai irrimediabilmente lontane e perdute.....

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  12. Grazie @Celso per il bell'intervento, che condivido per intero. Aggiungo solo due note.
    Uno: scommetto che nessuno ha chiesto a Franceschini di far vincere gli stranieri: ha fatto tutto da solo, perchè questa gente ha la servitù nell'anima, o nell'organo che ne fa la veci.
    Due: non esiste nazione senza preferenza nazionale. Se non preferisci sistematicamente i tuoi connazionali per dirigere, amministrare, lavorare, vivere nella tua nazione, la tua nazione semplicemente muore. Non è uno scherzo: come gli individui, anche le civiltà, le culture e la nazioni muoiono, muoiono sul serio e per sempre. Non ci si crede, si pensa che riguardi solo gli altri, finchè - incredibile! - non arriva il momento che morire tocca a te, proprio a te...

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    1. @roberto buffagni

      Grazie, Roberto. Tendenzialmente la penso come te: non c'è bisogno di stimolo esterno, fanno tutto da sé, perché sanno che cosa ci si aspetta da loro. Questo, per esempio, lo penso anche dei giornalisti. Tendenzialmente. Però qualche volta mi chiedo, se non siamo fin troppo ingenui a pensarla così. Sull'opzione "nazionale" per i posti chiave nell'amministrazione ormai da tempo la penso così anche io. Più precisamente: come gli investimenti stranieri devono intervenire in un contesto economico sostanzialmente controllato dal paese, in cui avvengono, così penso che le personalità esterne devono poter lavorare da noi, ma in un contesto politico-amministrativo non coloniale. Personaggi socialmente e professionalmente rilevanti in questi giorni hanno martellato questo povero paese con l'ideologia della libera circolazione degli uomini e delle competenze: tutti gli esempi che hanno portato sono fuori luogo (Covent Garden, National Gallery, Musei USA ecc), perché si tratta di contesti politici completamente diversi, forti e autonomi. Gli USA poi sono l'esempio più chiaro di quanto dico: si recano lì gli stranieri che lavorano e dirigono in America, ma forse ai più sfugge che è così che funziona, intellettuali e persone qualificate si spostano in massa verso il centro dell'impero, che li accoglie e li usa con piacere. Tanto continuano a comandare loro, le bombe e i missili continuano ad averli loro. Quando Settis andò al Getty, fu un italiano che andava a svolgere una funzione per gli americani; se un po' di tedeschi vengono qui, per non parlare di quelli che vanno in Grecia, dove di fatto c'è, o c'era, un Gauleiter, si tratta di una occupazione. La libera circolazione degli uomini, il libero mercato ecc sono sempre per i dominati. Il presidente degli Stati Uniti può bloccare qualsiasi iniziativa economica per ragioni di sicurezza "nazionale". Va bene, non continuo oltre; parlo un po' troppo di questo argomento, per non tradire il disagio di chi ha dovuto "mettere ordine" in cose che un tempo gli sembravano semplici ed evidenti. Grazie ancora, a presto.

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    2. Grazie a te, @Celso. Tutto vero quel che dici. Diceva F. List, l'economista tedesco che formulò la linea (protezione dell'industria nascente strategica) del decollo economico della Germania dopo il 1870, che il free trade britannico si poteva riassumere così: chi arriva in cima alla scala, la toglie, così gli altri restano giù. Non vale solo per l'economia...

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    3. Caro Celso,
      ti ringrazio. Senza il tuo doppio intervento e quello di martinet, la questione dei musei, come quella di tagliare il FUS proposta dal prof. Bagnai, non sarebbe stata da me posta nella giusta prospettiva. In questo senso criticavo la miopia del contenuto degli articoli di Feltri. Voi, Lei e martinet, non avete fatto studi "utili", eppure.
      Purtroppo, aggiungo e cambio discorso con un piccolo sfogo, leggo qua e là articoli o commenti che pongono il disagio odierno in una prospettiva di scontro generazionale: i giovani, sciocchi e ignoranti e i vecchi, arraffoni e pieni di vanagloria. L'uno contro l'altro. Non lo so. Mi pare una deviazione semplicistica dalla realtà. E' una guerra tra poveri, è una guerra tra generazioni. Vogliono che sembri così, ma sono solo illusioni. Mi viene in mente ciò che diceva Pirandello proprio ne "I vecchi e i giovani": " [...] Non ti tracciar vie da seguire, figliuolo mio; né abitudini, né doveri; va', va', muoviti sempre; scrollati di tratto in tratto d'addosso ogni incrostatura di concetti; cerca il tuo piacere e non temere il giudizio degli altri e neanche il tuo, che puoi stimar giusto oggi e falso domani [...] ".

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    4. @nicola Baroni

      Caro Nicola, lo scontro generazionale è la chiave di volta dell'affossamento di questo paese. Non smettono di picchiare duro su questo punto (ricordi per caso un pavesino sventurato?), e sull'ultimo numero dell'Espresso ci si mette pure il tuttologo Saviano a sentenziare che i loro padri, cioè noi immagino, sono state cicale e quindi loro ne fanno le spese. Qualcuno forse dovrebbe spiegare a Saviano che se questo paese fronteggia in qualche modo la più grave crisi dal 1861 è proprio grazie ai risparmi di quei genitori cicale, di cui tanto si lamenta. In realtà il problema generazionale, che naturalmente esiste, visto che il mondo è mutamento, viene brandito come un'arma impropria esattamente come il merito. Lo strumento fondamentale è "colpevolizzare" e "criminalizzare" un'intera generazione, che attualmente è in pensione o in procinto di andarci, e additarla al pubblico disprezzo. Quando vidi i primi servizi tv con giornalisti che rincorrevano Amato rinfacciandogli i 31.000€ di pensioni, mi allarmai. Come capirai, è facile eccitare odio sociale contro chi guadagna così tanto, ma capirai anche che, se togliamo svariate migliaia di € ad Amato, non cambia nulla. In realtà Amato è un falso obiettivo: il vero obiettivo siamo noi. Dopo aver stimolato l'opinione pubblica opportunamente, spuntò l'indimenticabile Ric a spiegare che bisognava intervenire sulle pensioni di bronzo (ma lo scandalo non era Amato e quelli come lui?); dopo un po' trapelarono le notizie sulla revisione della spesa di Cottarelli: venne fuori che era favorevole a interventi sulle pensioni dai 1500€ in su. Che sia un pericoloso criminale un pensionato a 1500€? il tutto viene presentato come "riequilibrio" generazionale (altra formula magica): tolgo a quei puzzoni di anziani, per trovare risorse da redistribuire ai più giovani(ora Tito Boeri si è accorto che i suoi amici hanno fatto un po' troppi poveri e allora cerca risorse per "aiutarli"); naturalmente non redistribuiranno nulla ai più giovani, che continueranno a guadagnare poco come ora, ma feriranno a morte tutta una parte della società, che diventerà più povera, che darà meno soldi a figli e nipoti, che consumerà meno e contribuirà a una ulteriore caduta della domanda. Sarà la definitiva distruzione della classe media, già ormai notevolmente decimata. Ma gran parte della popolazione, che sopravvive e non vive. sarà felice. Creare odi e risentimenti incrociati è una strategia vincente ed è coltivata con amore e dedizione. Con questo non voglio negare certo lo scontro di interessi all'interno della società, ma va gestito differentemente, non così. E non voglio negare che io faccia parte di una generazione che ha avuto vita più facile, sarebbe stupido negarlo. Ma impostare in termini moralistico- inquisitori le differenze generazionali è criminale ed è una delle componenti di quel progetto complessivo, sostanzialmente violento ma non evidente, che sta stravolgendo le nostre società e che qui, credo, è stato analizzato in lungo e in largo. Io non dialogo più e nemmeno ascolto più, sono solo contro, perché credo che il tempo del dialogo e della discussione sia finito. Conta solo difendersi.

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    5. Vorrei aggiungere due parole alla riflessione di Celso, che mi sento di sottoscrivere in toto.
      A un certo punto affermi "non voglio negare che io faccia parte di una generazione che ha avuto vita più facile". Premetto di non far parte della tua generazione, tuttavia è proprio il voler scendere a questo livello di discussione ad armare la mano di chi vuole "creare odi e risentimenti incrociati". Forse ai tuoi tempi era più facile trovare un posto di lavoro, può darsi; ma di certo si partiva mediamente da condizioni di vita ben peggiori, spesso non si aveva il paracadute dei risparmi familiari e - mi permetto di dire - forse si dava più importanza alla gavetta, al percorso che conduce al successo. Di certo non sarebbe bastato un discorsetto ben riuscito per diventare uno dei membri di punta del maggior partito italiano, né con una campagna elettorale armata della sola leva generazionale si sarebbe andati molto lontano. Ma tant'è, rimane inutile fare paragoni generici: studiare il passato è esercizio fondamentale, guardare indietro mentre si cammina è invece un ottimo modo per fracassarsi la testa contro un muro. Ogni generazione ha il dovere di costruirsi un futuro impegnandosi a capire e a modificare il presente; gridare all'ingiustizia dei privilegi altrui appare un vezzo da giovincelli viziati e anche un po' tonti: se modifichi i diritti acquisiti di un pensionato di oggi, domani qualcuno penserà bene di ritoccare anche la tua (a occhio misera) pensione e non potrai far altro che star zitto e non rompere i coglioni.
      Che senso ha sentirsi derubati di un futuro che non si è ancora costruito? E allora chi è nato poco prima della Guerra cosa diavolo dovrebbe dire?! La sensazione di avere sempre qualcosa da perdere è un ottimo modo per annebbiare il senso critico, per mettere le persone sulla difensiva e frenare la loro iniziativa - al fine di poter quindi passare al lento torchio -, tanto da far perdere loro il più comune buon senso. Buon senso che dovrebbe far dire ai miei coetanei, invece del languido "siamo tanto indebitati e quindi bisogna tirare la cinghia", un qualcosa del tipo "cazzo, bisogna rimboccarsi le maniche e guadagnare di più", conclusione per arrivare alla quale dubito sia necessario un conciliabolo di premi Nobel. E che risveglierebbe un minimo di curiosità, di volontà di informarsi e di comprendere realmente la situazione. In fondo non credo si arrivi a questo blog tramite illuminazione divina, no?

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    6. @Celso

      Dopo che la lunga risposta appena scritta è saltata causa un'interruzione di connessione, sintetizzo solo in parte (poi devo andare a fare la spesa, svuotare lo
      zaino e riordinare casa).

      Sono sempre interessata alle tue profonde considerazioni radicate nella storia di breve e di lungo periodo; colgo l'occasione per ringraziarti del sito, non ancora visto, che hai indicato qualche giorno fa a proposito di Siviero e Rotondi e confesso che la spinta più forte a partecipare al Goofy4 (biglietto acquistato comunque) è la tua conoscenza di persona. Motivi per non esserci: il timore forse esagerato di perdere il penultimo o l'ultimo treno da Milano (il lavoro ricomincia il lunedì alle 8) e la constatazione reale che il totale del treno e del taxi equivale per me a tre volte e mezza il treno per Firenze e ritorno, e anche di più, se trovo biglietti a prezzo ridotto.

      Circa la situazione di giovani e non di alcuni decenni addietro, anche per appartenenti a famiglie modeste come la mia: non era migliore allora, è peggiore ora, intendo, migliore allora NON da scialo ma con una certa tranquillità per studiare e cercar lavoro (personalmente trovato non subito e senza "spinte" ma dopo due anni dalla laurea e grazie a un diploma "inferiore" preso da privatista che permise il primo concorso).

      Ora stacco per le suddette incombenze.
      Buona domenica a tutti.

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    7. Il problema generazionale è che la nostra generazione (ho 60 anni con lo sconto) non riesce a buttar giù questo ceto dirigente di mediocri dalle budelle di stoppa che si stanno vendendo la casa comune con tutto quel che c'è dentro; e se non ci riusciamo noi toccherà a voi, ragazzi, che in corso d'opera diventerete uomini.
      Il resto sono balle che meritano solo schiaffi e disprezzo.

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    8. @Niccolò

      Hai perfettamente ragione tu. Punto. Vedi che veleno sottile la propaganda e come si insinua nelle anime anche di coloro che credono di essere avvertiti?

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    9. D'accordo con entrambi.

      Quanto all'agitazione del tema "giovani" come arma, ricordo il lontano precedente di tale Geminello Alvi, allora giovane, che una ventina d'anni fa scrisse un pamphlet contro gli allora quarantenni rei, a suo dire, di aver occupati tutti i "posti".
      L'indignato (prima della moda della parola) Geminello, apparentemente in ansia per la comunità dei coetanei, non risulta essersi dedicato a qualche iniziativa socioeconomica a favore dei coetanei vessati dai quarantenni d'allora, forse invece riuscendo, con tanto scalpore, a "sistemare" UN giovane: se stesso.

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    10. Ancora con questa stupidaggine dei laudatores temporis acti? Io ero povero e me ne sono andato via tipo emigrante: non ho mai rimproverato nulla a quelli che erano della generazione precedente alla mia: l'unica cosa era un familismo amorale smaccato e maggiore che altrove, ma è vizio antico, congenito e che dura tuttora. Però, v'è da dire che son pochi i giovani che imputano ai propri genitori "d'essese magnati tutto": sanno che le contingenze economiche attuali sono peggiorate e di molto. Gli è che i giovani sono disperati: io li trovo mediamente pure più preparati della generazione precedente – non possono far altro che studiare, nella speranza di accumulare titoli che permettano di dar loro qualche chances in più. Le vecchie generazioni li sostentano anche nell'età adulta, ma quando potrà durare questo? Le pensioni non sono reversibili ai nipoti: anche perché ormai non esisteranno quasi più, dato che cercano di tagliarle in continuazione. In definitiva, oggi trovare un lavoro, soprattutto in certi settori, è oggettivamente difficile. Period. Può sembrare assurdo, ma certe volte sono contento di essere un uomo di mezza età: in Italia essere giovani è diventato diversamente conveniente.

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    11. @ martinet
      Tutto più che vero; aggiungo che non solo le pensioni non sono reversibili ai nipoti, non solo le pensioni non esisteranno quasi più: non esisteranno quasi più neanche i nipoti, perchè i figli con che soldi e prospettive metteranno su famiglia? Abbiamo un trend demografico preagonico...

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    12. @Adriana

      Grazie per tanta gentilezza. Sarà un piacere conoscerti

      @Martinet

      Tutto vero. Le pensioni non sono reversibili (e non dimentichiamo che quell'allievo del dott. Schweitzer, che è Cottarelli, pare facesse un pensierino a mettere mano anche alle pensioni di reversibilità...), e questo è proprio il punto: quando i risparmi saranno stati erosi in maniera cospicua, quando le pensioni saranno state tagliate e poi cancellate per naturale scomparsa del titolare, il crollo sarà verticale e irreversibile. Le conseguenze saranno quelle spiegate da un libro di Massimo Gaggi del 2005, mi pare, sulla "nuova società": una società fatta a "botte", con un piccolo vertice straricco e una piccola base strapovera, e in mezzo tutto il resto della società, che va in ascensore, un po' giù, un po' su, un decennio stai bene e poi magari precipiti e non ti riprendi....ma sicuramente ci sarà, prima o poi, qualche "evento" maggiore.

      @Alberto Bagnai

      Ciò che dici di Modigliani mi pare vero. Ma non dimenticare che alcuni, anche in presenza di segnali chiari, facevano di tutto per non capire: esempio tipico ne è il grande antichista Felix Jacoby, portato praticamente via a forza dopo la notte dei cristalli; non riusciva a capacitarsi come un "tedesco" come lui, per altro non antipatizzante di Adolf Hitler, dovesse essere trattato così male. Credo siano numerosi i casi di ebrei, avvertiti la sera prima da qualche anima buona di un imminente rastrellamento, che non ci credono e si fanno trovare puntuali all'appuntamento con la morte. Esiste poi la sindrome "portiere di notte", che evoco spesso, per me diffusa più di quanto non si creda. Insomma, le vittime spesso, anche quando sanno, fanno di tutto, per non credere. Figuriamoci ora, che la situazione è come dici tu.

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    13. Concordo totalmente sulla visione che “lo scontro generazionale è la chiave di volta dell'affossamento di questo paese”, e vorrei contestualizzarla all’interno dello scenario da “nuovo 1938” nel quale stiamo vivendo con la domanda: “quali saranno i prossimi ebrei da depredare prima e sacrificare poi?”. Mi sento di scommettere su questa risposta: “i figli invecchiati del baby-boom”.

      Iniziai a coltivare questa intuizione dopo la lettura de “La morte moderna” di Carl-Henning Wijkmark, romanzo breve pubblicato per la prima volta in Svezia nel 1978, sul quale scrissi una recensione nel 2011, pubblicata su http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=41725 e http://europadeipopoli.org/Recensioni/morte_moderna.htm, con il titolo “Monti e la Fornero stanno spianando la strada a “La morte moderna”? “.
      (che non posso riportare perché si tratta di un pezzo che supera i caratteri ammessi, per cui chi fosse interessato può leggerlo utilizzando i precedenti indirizzi).

      Il tema del romanzo in discorso è il seguente: come eliminare, con metodi democratici, umanamente, moralmente e politicamente corretti, gli anziani ormai diventati, con le loro pensioni e la loro assistenza sanitaria, un peso insopportabile per le casse pubbliche di una Svezia con sempre meno giovani e più vecchi improduttivi, al punto da mettere in crisi l’economia e il rapporto tra le generazioni e lo Stato Sociale.

      E’ appena il caso di dire che, a quattro anni distanza da questa recensione, vista la capacità fin qui dimostrata da parte dell’ Établissement di ”prendere decisioni al riparo del processo elettorale”, la situazione potrebbe in futuro riservare repentini balzi in avanti per le designate vittime sacrificali.

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    14. @Celso,
      Scrivo solo ora perché ero fuori e non avevo wi-fi a disposizione. Leggerò piano piano tutti gli altri post e commenti.
      Saviano è una persona che ha dimostrato un coraggio notevole. Non credo tuttavia si sia reso conto di essere divenuto un'icona in funzione del potere. Un po' come ci fece notare il prof. Bagnai con Iulo. Ho letto il suo articolo. Chiaramente non sono d'accordo. Troppo semplicistico perché considera solo un aspetto: quello storico economico, materiale; ed esprime il proprio giudizio unicamente su quella base. Ad esempio non considera l'aspetto psicologico. In verità sono in pochi a considerarlo. La vostra è stata una generazione i cui genitori hanno conosciuto la guerra e in moltissimi casi la povertà e che si è trovata improvvisamente a gestire una prospettiva nuova, positivista. Vi è stato detto che potevate tutto, che eravate liberi come mai nessuno prima e che l'insuccesso sarebbe dipeso unicamente dalle vostre debolezze personali. In pratica una prospettiva di pretesa infallibilità: il raggiungimento della perfezione, personale prima, collettiva poi, era a portata di mano. La pressione cui è stata sottoposta la vostra generazione a mio avviso non ha eguali nella Storia: potevate e dovevate essere ciò che i vostri genitori non erano stati per ragioni obiettive. Investiti di responsabilità irrealizzabili, tecnicamente eravate l'estensione narcisistica della generazione che vi aveva preceduto. Saviano dovrebbe valutare anche quest'aspetto: la vostra è una generazione che può definirsi narcisista a grandi linee? Direi di sì, considerando la società com'è strutturata oggi, insicura, competitiva, individualista. Ma i 30enni di adesso sarebbero stati diversi al posto vostro? Io penso di no. Forse ormai è troppo tardi, ma instaurare un dialogo invece che un'accozzaglia di accuse, riconoscendo che l'uomo è unico e che è riduttivo dividere il mondo in buoni e cattivi, ammettendo l'un l'altro di essere fallibili o di aver anche sbagliato qualche volta, costituirebbe davvero un bel superamento di quel divisionismo che ha caratterizzato la vostra generazione e i cui effetti, in ambito sociale, vedranno quelli della mia ( forse fin troppo poco responsabilizzata). Poi ha ragione Lei Celso: il mondo cambia, le generazioni credono di comunicare tra loro, ma non è vero, non si parlano, non si ascoltano e si accusano l'una con l'altra. E finirà male anche proprio per questo, e finirà male sempre finché non riconosceremo collettivamente che l’umanità ha natura comune: chi non ha mai peccato scagli la prima pietra.
      O Celso, che ce voi fà! so' umanista. E trovo in Lei una rara disponibilità, mi colpisce molto.

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    15. @martinet,
      condivido la sua riflessione. In realtà sono pochi i giovani che imputano ai propri genitori di essersi mangiati tutto. Sarà interessante ( si fa per dire) osservare in prospettiva come evolverà questa percezione con l'aumentare della crisi. Ed è vero, la mia generazione è mediamente più preparata come anche più disperata, incerta. La cosa tuttavia che le posso assicurare è che però manca nella mia generazione e in quelle subito successive ( a mio parere c'è una differenza abissale tra una classe '88 come la mia e una '92 tanto per dire. Ma proprio ben marcata direi) la capacità di tradurre le varie nozioni su una prospettiva più ampia, critica rispetto a ciò che gli accade o che sta facendo. Ho un amico archeologo, un mostro, 110 e lode, dottorato, esperienza enorme che ieri mi fa: finalmente qualche straniero a scardinare il sistema di baronie tipico del mio settore, evviva i concorsi, onestà zum-pa-pà ( cit.). Un altro, quello del dottorato a Stanford di cui le parlavo, che dice: io ho una tradizione di sinistra e quindi voterò sempre PD, vado negli USA perchè là c'è la libertà. Un altro, mio collega, 110 e lode con tesi sul diritto UE (!!!!) che dice: " Eh! la DDR è stata salvata dalla Germania Ovest" o " Sono molto preoccupato da questo tipo di pensiero ignorante, populista e nazista che chiede l'uscita dall'Euro. Ci vuole una maggiore integrazione europea"; volevo aggiungere, ma non ti accorgi giuridicamente parlando del mostro che sta diventando l'UE, mi chiedo cosa significhino nazismo e democrazia per te. Potrei davvero continuare all'infinito. Il fatto è che saremo anche più istruiti, magari nel nostro ristretto campo saremo pure dei fenomeni, ma non abbiamo capacità critica, siamo ultra specializzati ( es. sappiamo tutto di Fisica dei quanti, altro mio amico monster, o finanza o quello che si vuole, ma non sappiamo altro nè conosciamo la Storia come valore. Siamo competitivi, acritici, ma mediamente agiati e benestanti, percepiamo chiaramente una certa insicurezza circa il nostro futuro e il senso di una generale decadenza. Insomma siamo pure impreparati, materialmente e psicologicamente - perchè l'immagine e il denaro sono tutto oggigiorno - all'eventualità di un mutamento repentino delle nostre condizioni. Qualsiasi discussione politica, culturale è bandita. Se fatta è sempre semplificata al massimo. Chi pone discorsi critici, anche sbagliati non fa differenza ( si può sempre essere in disaccordo non è quello il punto) crea smarrimento negli altri: parliamo tra di noi, ma non comunichiamo, non si va mai oltre. Pure nel gestirci emotivamente. Qualche sera fa siamo usciti per aiutare un nostro amico che non sta molto bene, attacchi di panico, depressione, così improvvisamente. Bene. La comunicazione era sterile, evasiva, sembravamo una manica di persone che non sapeva minimamente che fare. E' finita che io e lui abbiamo parlato tutta la serata mentre gli altri hanno creato un microgruppo distaccato che parlava di calcio e gnocca. Parevano quasi sollevati dal fatto che me ne stessi occupando io liberandoli dal peso. E io frequento mediamente la parte della mia generazione più "colta". Non aggiungo altro. Prima di comprendere alcuni cruciali passaggi di natura economica ero convinto che saremmo stati il concime ideale per una silente dittatura, siamo troppo interessati a rincorrere i falsi miti di successo per pensare . E che ci sarebbe pure piaciuta, un po' come diceva Debord nella sua società dello spettacolo. Alla fine ho compreso il discorso dei rentiers, dei ricorsi storici che fa Bagnai e mi sono convinto anch'io che difficilmente non potrà non esserci un epilogo violento di tutta la faccenda. La cosa che mi preoccupa è: la carica aggressiva latente della mia generazione, l'evoluzione della tecnologia militare e la mancanza di senso della realtà di tutti noi come umanità. In tutto questo, forse, sta il fallimento della vostra generazione, se di fallimento possiamo parlare.

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    16. Giovine Baroni, lei crede che sia un problema di generazione. No: è sempre stato così. Le persone erudite e intelligenti lo sono solo nel proprio campo d'indagine: per costoro, come per tutti, è fatica intellettuale impegnarsi ad analizzare con spirito critico la situazione presente. È molto più semplice andare per schemi mentali: sono piddino, quindi l'euro è buono, uno straniero a Paestum, viva l'onestà, farà meglio di noi italiani merdecorrottinepotistifannulloni, and so on. Prima dell'Olocausto nessun ebreo avrebbe creduto possibile la piega che poi la Storia ha preso: anche dopo la Conferenza di Evian del 6-15 luglio 1938, persino dopo la Kristallnacht del 9-10 novembre dello stesso anno. Sì, deportazioni, leggi razziali, ma, si sa, per loro era roba vecchia, come l'espulsione degli ebrei nel 1492 dalla Spagna di Isabella di Castiglia e l'istituzione dei ghetti in Italia. Vede, non si può avere una visione distaccata e da storico quando gli avvenimenti sono in corso e si è parte di tali eventi: quindi, nessuno può sapere il futuro, né, soprattutto, quanto esso possa essere eventualmente negativo. Io credo molto nella Teoria delle catastrofi di René Thom: siamo vicini a un punto critico che porterà bruscamente da una fase ad un'altra. A me basta non esserci in mezzo.

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    17. martinet,
      è vero. Parlo relativamente alla mia generazione perchè la conosco bene, ma ciò che ho affermato in effetti, ora che mi ci fa pensare, corrisponde a ciò che è sempre stato. A volte penso che tra chi lo sforzo riesce a farlo e quindi in un certo senso soffre per la condizione umana perchè se ne rende conto e chi, invece, è beato in termini pratici sia minima: anche a me basterebbe non esserci in mezzo, ma è una soluzione complicata dal mio personale punto di vista. Premette una certa sicurezza su cosa non sia "mezzo". Fatico ad identificarla. Ma non voglio annoiarla, i miei sono tedi esistenziali.

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    18. @Nicola Baroni

      Ciò che dici dei meriti specifici di Saviano, è inoppugnabile. Ma questo non ti autorizza a discettare, in termini moralistici, dei problemi economico-generazionali. È come quando chiedono agli attori famosi che cosa pensino della crisi; con quale giustificazione? Il problema generazionale maggiore per me è stato dichiararmi anticomunista nella Facoltà di Lettere e Filosofia dal 1969 (oddio, già al liceo non era semplice), soprattutto avendo amici che andavano dal rigido PCI al Lottacontinuista, passando per Potere Operaio. Vita dura, ma anche ricca di stimoli: da loro sono stato spinto a leggere cose che non avrei mai letto e a pormi problemi che non mi sarei mai posto. Sembra quasi nostalgico, lo so, ma non lo è; anzi, è per questo che negli ultimi anni sono divampate epiche liti, perché sono altre persone ormai.
      Nicola, non ti rispondo più, se continui a darmi del lei; uomo avvisato...

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    19. Scusami Celso, ti giuro è un automatismo. Mi impegno :)

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  13. la questione frattalica è sempre aperta.. io vedo invece che siamo al 1861.
    E va be'.. piange il cuore ritornare in Sicilia e vedere che negli ultimi 10 anni nessuno si è degnato (certo, mancano i soldi) a pulire i muri delle proprie case.. e vi assicuro che lo sporco a terra non è diverso da quello trovato in Francia

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    1. D'accordissimo! Aggiungo questa: ho partecipato all inizio di agosto a Aubagne vicino a Marsiglia a una Fiera internazionale sulla ceramica e sono rimasto colpito dal fatto che le loro strade erano disastrate come e più delle nostre. Il nostro autorazzismo in merito alle famose buche nelle strade delle nostre città è veramente ridicolo!!

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    2. Mi dispiace ma devo smentirti: Marsiglia e Aubagne non le conosco, ma non sono la Francia intera, paese dove vivo una parte dell'anno da cinque anni. Altra differenza è che qui puliscono dalle strade alle fontane, anche se non ovunque. Insomma, esiste ancora il concetto di manutenzione (oltre che senz'altro maggiore educazione). Ma fino a quando avranno i soldi per farlo? Alla Biblioteca nazionale si è allagato un settore dei magazzini perché erano stati appunto tagliati i fondi per la manutenzione: un tempo sarebbe stata praticamente una vergogna nazionale, oggi un savio rientrare nei parametri che impongono i nostri santi obblighi UEM.

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    3. @Pellegrina

      Non sapevo dell'allagamento alla BNF. Davvero brutto segno.

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  14. nessun conflitto interno.
    Da noi nessuno pensa che la Germania ci stia predando e il problema sono i cinesi che aprono i negozi.. alla domanda se in un negozio lavorano ingegneri e ruotano le consulenze dei professionisti ovviamente nessuno risponde.

    la confusione è tale che ci ruberanno tutto (come hanno fatto i Savoia con il Sud e i crucchi con i fratelli dell'est).
    Bisogna capire a livello internazionale quale sarà il momento di rottura sino a quando la germania e il nord europa si deciderà a trasferire risorse (quando il capitale umano e finanziario sarà esaurito, i trasferimenti sono innocui per chi li fa).

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  15. Per la terza volta in un secolo ci avviamo a un'esplosione di violenza senza pari, che non abbiamo modo di evitare. Troppo è stato investito per condurre il gregge sul ciglio del burrone. La deflazione andrà avanti fino a quando la distruzione di valore che essa inevitabilmente porta con sé, per i motivi che ci siamo ripassati qui, andrà contro agli interessi del "rentier" (da intendere cum grano salis, astenersi dilettanti, grazie, non è giornata). E allora si ricorrerà alla soluzione più ovvia: il keynesismo di guerra, la spesa pubblica in distruzione.


    Agghiacciante, ma purtroppo tremendamente verosimile. Ciò che mi riesce difficile immaginare però, è l'innesco della deflagrazione, considerato che un conflitto di vaste proporzioni può avvenire solo con la partecipazione degli USA e conseguentemente della Nato. Qui ci siamo sempre detti onestamente che in Europa non si muove foglia che lo zio Sam non voglia, pertanto dovranno necessariamente essere gli Stati Uniti, ovvero l'oligarchia economica, industriale e militare al potere nel cuore dell'impero, a decidere di scatenare, o lasciarsi trascinare, nella terza guerra mondiale. Non riesco a pensare che possa deciderlo la Germania, piuttosto che il Regno Unito, o la Francia e men che meno l'Italia.

    A differenza dei primi due conflitti mondiali, sono dunque certo che il prossimo vedrà i paesi europei attori non protagonisti, perché la scelta fatale di dar fuoco alle polveri avverrà altrove. Che poi le polveri esplodano anche in Europa, sarà una mera conseguenza.

    In ogni caso, se questo è il futuro che ci attende, oltre che pregare, noi possiamo fare ben poco (e forse avremmo vissuto meglio nella beata ignoranza).

    Comunque grazie.

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    1. Secondo me l'innesco è già avvenuto. Si tratta solo di dare il via ad azioni su più vasta scala, individuando IL NEMICO, reale o immaginario poco importa. Forse le apposite agenzie stanno già facendo le interviste e le analisi statistiche per determinare quello che risponde meglio all'immaginario collettivo per non avere eccessive sorprese al calcio ufficiale d'inizio. Per noi si porrebbe il problema di cercare di far passare l'idea che il Pacifico sia la via migliore per veicolare il conflitto, ma la vedo difficile. L'Europa è un comodo campo di battaglia fra l'Est e l'Ovest e visto che non c'è due senza tre, abbiamo ottime chances di ospitare anche la parte guerreggiata del III Conflitto Mondiale. Noi dovremmo aspettare un po' prima di schierarci per cercare di capire con chi conviene allearci. Sull'esperienza vissuta come prigioniero di guerra, nella II G.M., dal padre di un mio collega d'università, mettemmo a punto una strategia che all'epoca ci parve ottimale. Il padre del mio amico ebbe la fortuna di essere catturato, insieme ad alcuni commilitoni, da un contingente Usa che erano entrati da poco in guerra. Fu trasferito in un campo di prigionia in Texas, mi pare di ricordare, e trattato molto bene. Il cibo era "ottimo e abbondante", ma non come quello dichiarato da Alberto Sordi, ogni mattina venivano trasferiti in una vicina fabbrica a lavorare e quando, dopo l'armistizio, furono rilasciati gli fu corrisposta la paga per il lavoro svolto e rimpatriati. Per cui decidemmo che in caso di guerra, all'epoca eravamo in piena guerra fredda, conveniva allearci con il blocco sovietico e arrenderci subito agli americani. Ora le cose non sarebbero così semplici, ma converrebbe approfondire questa ipotesi per scegliere l'opzione migliore!
      Ormai non ci resta che ridere, visto quello che possiamo fare, anche se mi incazzo come un bufalo!

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  16. "... fanno capire che non c'è scampo. Per la terza volta in un secolo ci avviamo a un'esplosione di violenza senza pari..."

    "- È un krankes Volk, - disse Munthe togliendosi gli occhiali neri per pulirne con cura i cristalli col fazzoletto.... "

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  17. Fin quando Renzi è il PD non scendono sotto il 20% tireranno dritto è non cambieranno di una virgola le loro politice deliranti. Anche Hollland quando vide scendere massicciamente i suoi consensi, fece marcia indietro nelle sue politiche pro-tedesce. Perciò Renzi è l'esequtore dei suoi elettori. O come si dice in tedesco: "nur die dümmste Sau wählt seinen eigenen Metzger" (solo il maiale più stupido, sceglie il suo meccellaio).

    Il PD è ancora chiaramente sopra il 30%. Guardando la situazione italiana mi domando ma chi cazzo vota ancora PD ? gli isegnanti ? le imprese ? i disocupati ? medici è infermiere/i ? quelli che hanno una casa/appartamento ?
    Saranno quelli che sperano che Renzi gli dia qualche spicciolo, i cosidetti Fanboys. Anche Berlusconi aveva tanti Fanboys, ma almeno lui ¨pagava di tasca sua, I regalini di Renzi li pageranno i contribuenti italiani.
    Poi chiaro l'intero cesso giornalistico è finanziario italiano è dietro al Talebano dei mercati Renzie, ma qui siamo solo al zerovirgola.

    Poi c'è il problema delle alternative al PD.

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    1. Per la precisione: Sau si traduce "troia".

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    2. Per rispondere alla domanda "ma chi cazzo vota ancora PD ?" devi chiarire "il problema delle alternative al PD"

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    3. Prima ancora di chiarire chi vota il PD e chi siano i PDioti, bisogna chiarire cosa sia il PD non credi Pedro?

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    4. Qualsiasi alternativa ti farebbe fare una figura migliore col tuo secondo neurone. Solo a averlo.

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    5. @ Yanez

      L'alternaiva deve essere un partito che faccia l'interesse del paese è degli italiani.
      I problemi di governance in italia, possono risolverlo solo gli italiani è illusorio è anche stupido pensare che lo possono fare gli stranieri.
      Se si da le chiavi del italia in mano agli stranieri, non bisogna meravigliarsi se si và a finire in mano a gente del Boston Consulting Group che risolverà la questione a modo suo, Back to Mesopotamia

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  18. Più che cercare di tornare in Italia, farei meglio a portare me e famiglia su un altro continente. Penso spesso a questo, però, e non so davvero cosa sperare. È un terribile senso di impotenza quello che dà vedere i propri genitori fingere gran gioia perché tu sei all'estero, e al contempo non poter far capire loro qualcosa di così semplice come "perché" non ho alternative all'estero. Certo è perché qui c'è la meritocrazia (dov'è quel mona questista che la voleva?). Quanta merda ha ficcato loro in testa Scalfari, in trent'anni? E creperà osannato e senza vedere quello verrà.

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  19. io Sgarbi non lo sopporto, ma devo riconoscere che ha ragione. Ben vengano i suoi strali e magari anche i suoi famosi ceffoni....

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    1. Sono tentata di mettere un "Mipiace" sulla pagina fbook di Sgarbi, se esiste.
      Non fosse stato per lui, i pochi a cui importa e che ora sanno nemmeno saprebbero.

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  20. Luca Ricolfi, professore di psicometria a Torino, si occupa di differenziali di tasso di interesse, di conti pubblici, di misure di politica economica e di politica monetaria, sul maggior (non lo definirei più migliore o autorevole) quotidiano economico italiano.
    Non evidenzio nulla di particolare di quell' articolo dato che è completamente da archiviare in un virtuale cesso mediatico, ma credo che se c' è da definire come sciatto, dilettantesco e metafora del degrado in cui siamo precipitati, Luca Ricolfi, che osservo da tempo, ne è l' esempio più macroscopico ed il fatto che abbia la sua rubrica sul Sole 24 ore, rende ancor più incresciosa la questione.

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  21. A causa della mia formazione e del mio curriculum ho da sempre una spiccata propensione a valutare le implicazioni strategiche dei grandi avvenimenti economici.
    Così quando è iniziata la Todesmarsch verso l'"òiro" non mi ci è voluto molto per capire che il fottuto mostriciattolo avrebbe innescato squilibri e tensioni che in un continente così disomogeneo, diviso e litigioso avrebbero potuto portare ad aggiungere un'altra pagina al trimillenario librone delle guerre europee.
    Devo principalmente al padrone di casa la sistemazione delle mie convinzioni in un quadro esaustivo e coerente, e lui lo sa benissimo, ma l'impianto generale della mia oggi incrollabile Weltanschauung ha cominciato a prendere forma nei primissimi ani '80, e la direzione verso la quale il relitto della guerra fredda chiamato Unione (Hahahaha!) €Uropea mi appare ogni giorno più chiara.
    L'ingresso nell'€Uroparadiso, o anche semplicemente l'avvicinamento al medesimo della fungaia di dittature ex comuniste dell'Europa orientale non ha soltanto spinto verso il basso le retribuzioni dei lavoratori europei, ma ha anche portato la NATO sul confine russo, o almeno nelle sue immediate vicinanze.
    Ciò significa che oggi la NATO è tecnicamente in grado di schierare missili strategici a novecento chilometri, cioè a circa dieci minuti di volo, da Mosca.
    Ovviamente non è tutto. Gira in rete una mappa delle basi NATO nel mondo, che per quanto sia fortemente incompleta fornisce un'idea sufficientemente precisa degli obiettivi di lungo termine dell'unica superpotenza rimasta.
    Sono inoltre convinto che il giorno in cui essa avesse la ragionevole certezza di essere giunta alla "first strike capability", magari al costo di "soli" quaranta/cinquanta milioni di morti, nessuno sa se i suoi ineffabili reggitori resisterebbero alla tentazione di provarci.
    Dopotutto di essere capaci di scatenare anche indirettamente guerre preventive lo hanno già dimostrato almeno un paio di volte solo nel secolo scorso.
    Senza contare che il vantaggio qualitativo e quantitativo tra la loro tecnologia militare e quella dei più probabili avversari si va riducendo di giorno in giorno.
    Temo che il mio insegnante di arte militare, che amava ripetere che viviamo un tempo preso a prestito, avesse ragione.

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  22. Penso che le nomine più beffarde siano quelle dei due tedeschi come già detto in un precedente commento.
    I "liquidatori" si stanno semplicemente portando avanti col lavoro, come dimostra la scelta per le Gallerie degli Uffizi di un Eike Schmidt qualsiasi, che ha il merito di aver già lavorato da Sotheby’s. Continuando così l'Italia sarà solo un enorme giacimento culturale da portare all'asta. Il buon Schmidt avrà il suo bel daffare! Con quello che rimarrà si potrà sempre fare un insieme di parchi a tema. E poi grazie all'euro, oltre alle rovine di quelle che furono le nostre meravigliose città d'arte, i turisti potranno "godere" anche di un numero considerevole di siti di archeologia industriale ...

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  23. Volevo aggiungere...cercate la storia della IG FARBEN (cuore finanziario dei nazisti).

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  24. Non credo che la nomina dei sette "europei" sia esclusiva farina del sacco di Renzi, non ha sufficiente autonomia di pensiero neanche per auto sottomettersi volontariamente al pensiero unico eurista/USEista!
    Purtroppo penso che stia prendendo solamente ordini per mettere un altra tessera nell'articolato mosaico dello smantellamento totale della sovranità italiana. L'Italia che invece potrebbe essere potenzialmente l'unico paese a far saltare il banco... ancora per pochi giorni ...

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