Dice che da qualche parte qualcuno ha aperto un pollayo. Invece sul Giornale (è un dato) c'è un blog. Questo post di Alessandro Greco è imperdibile: leggetelo e diffondetelo. Stiamo vivendo un film già visto. Qui ne abbiamo parlato in lungo e in largo, ragionando per lo più sui dati e in termini scientifici. Alessandro ripercorre la cronaca della crisi dello SME citando i ritagli dei giornali dell'epoca, tuttora disponibili in rete. Claudio Borghi aveva fatto un lavoro simile nel suo discorso di Torino (al quale Alessandro ha aggiunto altre testimonianze strepitose, facendo anche lui un lavoro diuturno e utilissimo di archivio).
Sintesi: visto che viviamo in un film già visto, fare il giornalista, occuparsi di cronaca, è semplice: basta avere un pochino di pelo sullo stomaco, o non avere qualche sinapsi, e copiare pari pari gli articoli di 23 anni or sono.
Leggere per credere.
E, come sapete, anche gli articoli del "dopo" saranno fotocopie di quelli di 22 anni or sono.
Aspettare per credere.
Grazie, Alessandro!
(...a chi si chieda perché sia Il Giornale e non il manifesto a pubblicare un lavoro del genere, che di fatto va nel senso di tutelare gli interessi delle classi deboli, suggerisco questo grande classico, e il ripasso di questa nozione estremamente pertinente...)
L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
mercoledì 12 agosto 2015
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Letto e condiviso a manetta.
RispondiEliminaArticolo di una semplicità disarmante... purtroppo ho dovuto prendere un calmante per arrivare fino in fondo, perché è pur vero che, grazie al suo lavoro, sapevamo tutto, ma è anche vero che rileggere certe cose fa davvero tanto tanto male.
L'unica domanda che mi pongo è: ma con quale faccia certi personaggi possono ancora andare in giro ? Non esiste più un minimo, solo un minimo di dignità in questa cacchio di società ?
Credo sia evidente il perché non esiste: perché i giornalisti non fanno il loro lavoro.
EliminaCome chi li legge peraltro. L'articolo di Greco è roba fine, questo fa pelo e contropelo: un coiffeur oltre che giornalista. Comunque questa cosa è talmente palese [ e non occorre una laurea: una balla è una balla, è logica. Lo capisce anche Oscar. E comincia a diventare statistica. ( Swift, quello dei viaggi di Gulliver, diceva che esistono le balle, le superballe le statistiche e i pro euro. O qualcosa di simile) ] che se la ricorda pure lo smemorato di Collegno. Magari non in maniera così precisa, però mejo de sicuro....
EliminaCuperlo su Twitter mi ha ucciso definitivamente ( anche il video di Renzi però, quindi il mio è il primo caso di morto che rimuore). Dovrei farmi twitter: me sto a perde un mucchio de info, ma soprattutto de risate che se possono fa' con tutti 'sti Yahoos, tanto per rimanere in tema.
Ecco la conferma:
RispondiEliminaBagnai LAFAFACILE anche per i giornalisti.
Evito il tutto maiuscolo per il cognome: il cielo stellato (non ora) sopra di me, un infinitesimo di "lastronza" dentro di me.
Ho letto attentamente entrambi gli articoli, pubblicati sul blog di Alessandro Greco.
RispondiEliminaSono da incorniciare, anche perché riassumono molto bene quello che il Prof. Bagnai ci dice da anni.
Ma ho una domanda: chi è Alessandro Greco ?
O meglio, visto l'importanza dell'argomento trattato, possiamo avere 2 righe di curriculum ? :-)
Come fai a leggere questo post senza accedere a Internet? E a che ti serve Internet se non usi Gooooooogle?
EliminaMa soprattutto, chissenefrega di chi è Alessandro Greco? È Uno che riporta dei fatti in modo preciso e documentato! Tanto basta e avanza per qualificarlo al di là di 800 pagine di curriculum.
EliminaQuesto curriculum non ci basta:
RispondiEliminahttp://alessandrogreco.net/chi-sono/.
Se poi il Prof. Bagnai ci dice che Alessandro Greco è un bravo ragazzo, allora non abbiamo motivo di dubitarne :-)
Una disamina chiara, puntuale e documentata. Tuttavia il piddino direbbe "eh, si, ma oggi c'e' la Ciiiiiiiiiina, il mondo e' cambiato, la liretta" e tutto l'armamentario che conosciamo.
RispondiEliminaIo nel 1992 avevo undici anni. Ricordo bene che gia' allora notavo il "Made in China" su qualunque gadget elettronico avessi tra le mani e quando acquistai un lettore CD portatile su cui campeggiava l'indicazione "Made in Japan" rimasi alquanto perplesso. Era ormai una rarita'. Ricordo anche che ci fu una crisi economica e la narrazione presentata dai giornali all'opinione pubblica era questa:
La crisi e' dovuta alla corruzione dei partiti e nei partiti-> inchiesta "Mani Pulite" -> magistrati eroi -> si abbatte la causa di tutti i mali (Craxi ed i suoi accoliti del partito socialista) -> ritorna la "moralita'" -> il paese esce dalla crisi.
Io ci credetti, d'altronde a quell'eta' non si mettono in discussione le notizie date dal telegiornale. Credetti anche (mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa) alla narrazione dei fatti della crisi attuale, che ricalcano pari-pari la crisi del 92: basta sostituire la parola "Craxi" con "Berlusconi" e "inchiesta mani pulite" con "letterina della BCE" ed il gioco e' fatto. Poi ho scoperto il Blog del Prof. Bagnai e la mia vita e' cambiata, in peggio. In peggio si, perche' ho capito tante cose che la cortina fumogena dei vincolisti e degli uomini con i baffi a manubrio mi impedivano di inquadrare correttamente.
Allora il parallelismo tra 1992 e 2011 e' stato evidente, con una sola differenza: abbattuto il vecchio tiranno l'economia e' cresciuta, abbattuto il nuovo, l'economia affonda. Non pretendo che il piddino medio faccia 2+2 e si renda conto della situazione: si tratta di un'operazione ben' aldila' delle sue capacita'. Sta a noi lettori di questi blog installare il dubbio nelle persone che ci stanno accanto.
Ecco, mi pare la fotocopia della mia vicenda, si ora vivo peggio ... forse era meglio restar beati...
EliminaCerto che gli "studenti" di Alberto si infilano dappertutto...
RispondiEliminaComplimenti ad Alessandro per il pregiatissimo lavoro.
So che quanto scriverò è off-topic,ma ho questo dubbio: applicando lo schema di Mundell per lo studio delle conseguenze di shock reali locali su un'area con un mercato finanziario unico,risulta che un paese che subisse uno stimolo positivo al reddito (nel libro viene portato come esempio un aumento dell'efficienza marginale del capitale) sarebbe avvantaggiato nel caso in cui appartenesse ad un'area monetaria più vasta,rispetto al caso in cui fosse da solo: questo avverrebbe ad opera dell'afflusso di capitali nel paese stesso,che avrebbe l'effetto di allentarne il vincolo esterno. A questo punto,"si ritiene cruciale,per la convergenza dei prodotti pro-capite,la riduzione dei salari nella regione in cui l'occupazione diminuisce per attrarre nuove imprese (...) e,per il riequilibrio a più lungo termine,la mobilità del fattore lavoro e del capitale reale". Quindi,credo d'aver capito che il funzionamento dell'Eurozona poggerebbe,secondo i suoi sostenitori,sulla flessibilità del mercato del lavoro e dell'imprenditoria nel breve termine,e sulla mobilità dei fattori nel lungo: quali sono le criticità di questa impostazione?
RispondiEliminaNon si vedono? E poi di quale libro stiamo parlando? Come modellizza l'appartenenza a un'unione monetaria? L'unico modo per farlo, nel modello IS-LM-BP, è quello di supporre la perfetta integrazione del mercato finanziario (perfetta mobilità dei capitali, BP piatta). Ma questa condizione oggi si può avere anche al difuori di una unione monetaria. Il modello di Mundell-Fleming, almeno nella sua versione da manuale, non fornisce una prospettiva analitica definita sulle unioni monetarie (nel senso che non ha caratteristiche strutturali che identifichino una determinata economia come appartenente a una unione monetaria, a parte quella che ti ho menzionato, e che si applica anche ad altre economie). Sarei curioso di sapere chi è il mirror climber. La conclusione comunque è corretta.
EliminaLa domanda però viola la netiquette perché la risposta è stata data nelle letture consigliate.
Sono dispense informali del mio docente di Politica economica.
EliminaL'appartenenza ad un'unione monetaria penso che la modellizzi con le ipotesi di Mundell per un paese piccolo sotto cambi fissi:perfetta mobilità di capitali finanziari,base monetaria regionale endogena e tasso d'interesse esogeno; reddito iniziale (prima dello shock reale) Y0 come reddito compatibile con l'equilibrio della bilancia di parte corrente.
Scusa tanto, sai, ma come si vede nel modello di Mundell-Fleming che la base monetaria è quella "regionale"? Peraltro nel modello di Mundell-Fleming i salari non ci sono, quindi, come dire, stiamo formalizzando una cosa diversa, ma la formalizzazione, ne converrai, rimane circoscritta rispetto al ragionamento, pur ovvio, che il collega svolge. E allora perché formalizzare, se in fin dei conti non ce n'è bisogno? Non capisco.
EliminaSì lo so che il fatto che la base monetaria sia regionale non è rilevante a fini analitici e convengo su quanto ha detto.
EliminaMi limito a rilevare che i salari nel modello non ci sono,ma c'è il livello del reddito e quindi della disoccupazione.
Scusa: il problema fondamentale con l'approccio del tuo docente è che usa un modello "demand-side" per trarre conclusioni "supply-side". Poi magari scriverà su AER, non discuto, ma in classe evidentemente si arrampica sugli specchi. Chiarisco. Nel paper originale di Mundell (che, è evidente, nessuno ha letto) non c'è nemmeno una formula (mi riferisco, ovviamente, al paper del 1961 sulle OCA). Allora perché mettercene, se per di più non aiutano? Il fatto è che un qualsiasi riadattamento di un modello keynesiano mal si presta a illustrare una teoria sostanzialmente neoclassica come quella delle OCA (con buona pace dei deformi, la natura neoclassica di questa teoria è squadernata già ne Il tramonto dell'euro e ovviamente non è un segreto per gli addetti ai lavori - anche se suppongo, senza averne contezza, che squinternate mezze calzette blogger ex portaborse dall'ego fragile e dal cervello in pappa possano proporla come grande scoperta: ma il mondo è strano).
EliminaChiara la differenza fra offerta e domanda?
Un viaggio nella memoria. Ricordavo praticamente tutto. Ma ho anche ricordato tristemente che ero sensibile a questa visione distorta, offensiva e razzista della lira. Infandum, regina, iubes renovare dolorem". Infine: dato che la memoria ormai mi tradisce di tanto in tanto, quel Giuseppe Turani è quello a cui pervennero da parte di un noto industriale (fatto a pezzi da Tangentopoli) dei "contributi"?
RispondiEliminaDimenticavo: preziosi i tweet di Bersani (lo sapevamo), Cuperlo e Vendola. Ecco, io vorrei chiedere a Fassina, in quel di Pescara, se queste persone, con cui fa il nuovo partito, hanno cambiato idea sull'€ come lui nel frattempo. Lo farei con educazione, come mi hanno insegnato mamma e papà, e senza polemica. Solo per sapere.
RispondiEliminaBersani e Vendola certamente no. Cuperlo ha un altro passo in termini intellettuali. Da qui a esporsi ce ne passa. Ribadisco il concetto che se avessimo dovuto ricostruire l'Italia con i soli antifascisti DOC avremmo una crisi demografica peggiore di quella tedesca. Le infami parole "noi siamo quelli dell'euro" avranno un loro tribunale, ma non sarà né un piazzale Loreto né una Norimberga. Nel frattempo ricordiamoci che dal letame può nascere un fiore. Poi, quando noi saliremo la montagna, faremo ciao ciao con la manina ai vari confitti nel Cocito.
EliminaParole di grande saggezza
EliminaRoma, chiude l'archivio meteorologico storico italiano per costi di gestione troppo alti.
RispondiEliminaAltri che si avvicinano alla "durezza del vivere"
Ah si, mi ricordo l'articolo di Borghi, poi ne avevo scritto uno simile anch'io: http://www.noeuro.org/Comments.aspx?BlogID=11
RispondiEliminaSto provando a leggere Eichengreen "Gabbie d' oro-Il gold standard e la Grande depressione 1919-1939", testo che mai avrei compreso quando studiavo all' università, per l' incapacità/omertà dei docenti o a causa dei miei limiti (sono due punti di vista entrambi legittimi). Solo grazie al Prof. Bagnai e alla prima legge della termodidattica, a distanza di un quindicennio dai tempi dei miei studi universitari, ho associato al titolo indicativo di quest' opera le ragioni di fondo delle manovre finanziarie inesorabilmente depressive deliberate dagli novanta ad oggi . La tesi del libro inverte quella secondo la quale la Grande depressione (esogena e misteriosa) causò la fine del gold standard (in sostanza un accordo di cambio fisso fra le principali valute europee ed extraeuropee nel quale ogni moneta fissava la sua parità all' oro, mezzo di pagamento delle transazioni internazionali) e della stabilità del sistema finanziario che ne conseguiva (secondo i soloni di allora), sostenendo il contrario: fu il gold standard uno dei fattori principali a causare il più grave disastro economico dell' era industriale su scala mondiale: la Grande depressione iniziata nel 1929. Un processo che portò alla perdita della democrazia rappresentativa in alcuni paesi (Germania in primis, in Italia le nostre élite sono state precoci) ed al secondo conflitto mondiale. Quando l' autore analizza i motivi per i quali i paesi aderenti non si sganciarono in tempo dalla rigidità del cambio ecco che la mente viene presa d' assalto da tutti gli argomenti che Alberto ha portato alla nostra attenzione: il terrore dell' inflazione (che danneggia l' orfano e la vedova), la crisi è causata dai fannulloni e dai vagabondi (non il contrario: già negli '30 la stampa parlava dei bamboccioni o di una caratteristica generazionale dei tempi: l' essere "choosy" , invece di occuparsi sul come la politica monetaria agisse sui livelli di occupazione), dai sussidi troppo generosi, dalla castacriccacorruzionebrutto (argomento preferito di certa stampa ed intellettuali che prepararono i paesi a svolte autoritarie), addirittura qualcuno (purtroppo non ricordo chi) ha twittato una pagina delle "conseguenze economiche di Mr. Churchill", che Keynes scrisse nel 1925, (l' anno nel quale Churchill, al Tesoro, avviò il riaggancio della sterlina all' oro), nel quale si descrivono i goffi tentativi dei governi di calmare gli animi con modesti trasferimenti alle fasce più deboli (come i famosi 80€) e gli altrettanto goffi tentativi di intellettuali, accademici e giornalisti di incolpare l' aggressività economica cinese. Ma tre concetti ricorrenti, nell' attività di divulgazione di Alberto, più di tutti, mi ronzavano in testa: l' euro presuppone la compressione dei diritti democratici. I sistemi maggioritari producono il partito unico. Ci vai tu (riferendosi all' ottimo Luca Fantacci) dalla Merkel a riscuotere gli interessi sui suoi crediti? (p. 315 IPF). (segue)
RispondiEliminaLo stesso Eichengreen pone in evidenza come i paesi che più tardi si sganciarono fossero gli stessi a sperimentare l' iperinflazione del dopoguerra (lo spauracchio), che l' autore interpreta come il sintomo di una guerra di logoramento di natura fiscale sulla redistribuzione del reddito (ed evidenzia una curiosa correlazione con l' adozione di sistemi elettorali proporzionali nei paesi che l' hanno sperimentata). Questi paesi hanno cioè utilizzato il gold standard per regolare i conti interni con un movimento operaio più sviluppato rispetto alle nazioni che fecero meno fatica a rientrare nel sistema aureo negli anni '20 (e fecero prima ad uscirne, a causa dell' inutilizzabilità dello spauracchio), sperimentando una minor inflazione ("i sistemi maggioritari portano al partito unico"; "L' euro è un metodo di governo"; "L' euro è uno strumento di lotta di classe"). Il noto titolo del corsera "La disoccupazione mai così alta dal '77" sembra evocare ciò che Bruning (cancelliere tedesco 1930-'32) dichiarò a Mac Donald (Primo ministro laburista'1931-35 inglese) nel giugno del '31: "si devono assumere misure di deflazione o svalutare. Noi possiamo considerare solo la prima ipotesi, in quanto, sei anni dopo aver sperimentato un' inflazione senza precedenti, ulteriore inflazione, anche a piccole dosi, non è possibile". Che dire: in Italia può farcela sono distillati, in chiave divulgativa, i profondi movimenti della storia politica occidentale degli ultimi due secoli (come minimo diciamo, diamoci dei limiti) e nel luogocomunismo, descritto nel TDE, tutte le menzogne che dal secolo scorso sono state divulgate e ci vengono oggi propinate nelle università e nei media per difendere gli interessi di una classe minoritaria (grandi esportatori, grandi creditori) contro il diritto alla vita della maggior parte delle persone. Scrittori e giornalisti come Alessandro Greco rappresentano la prima linea di un movimento che intende difendere le istituzioni democratiche come unico rimedio conosciuto per dare voce ai piccoli produttori, salariati e disoccupati. Coloro che durante l' ottocento venivano presi a cannonate(ringrazio nuovamente il prof. per avermi fatto unire questo prezioso puntino) e comunque non avevano rappresentanza politica in virtù della restrizione del diritto di voto (concesso ai contribuenti più facoltosi) e delle distorsioni dei sistemi maggioritari. Questa difesa passa per una corretta informazione. L' intuizione POLITICA di Alberto di evitare ermovimentodarbasso e il famoqualcosismo è di una lucidità estrema. E l' ho capito grazie a lui. (segue)
RispondiEliminaConcludendo, "Salvare il mercato dal capitalismo" significa salvare i benefici dello scambio (cioè la possibilità di godere di miglioramenti simmetrici delle proprie posizioni sfruttando i rispettivi vantaggi comparati) dalla distorsione che imprime <>...Lo sfruttamento dei rispettivi vantaggi comparati, in effetti, in tanto ha senso in quanto dia luogo a scambi bilanciati nel medio periodo..." (p. 311 IPF). Lo stesso ragionamento che Alberto svolge oggi coincide con l' opzione che si aveva negli anni '30 per evitare il disastro: "Gli effetti benefici non sarebbero stati elimininati dalla svalutazione di tutti ("le svalutazioni competitive portano alla guerra, un minuto dopo ci invaderanno i carrarmati"); tutti infatti, lasciato il gold standard, avrebbero potuto intraprendere politiche monetarie e fiscali di espansione. In assenza dei vincoli connessi al gold standard, la cooperazione internazionale ("sbattiamo i pugni sul tavolo! Ma se ci dicono di no?") non sarebbe stata essenziale." Eichengreen Gabbie d' Oro (1992). L' Italia può farcela ha un valore inestimabile per tutti questi motivi: ecco perchè sono entusiasta di cercare di convincere alcuni amici a contribuire ad A/simmetrie. P.S. Uno di questi mi ha detto che sono in difficoltà perchè la Provvidenza mi sta punendo del fatto che nel '96 ho fatto campagna elettorale per Romano Prodi. Ora che ci penso, può essere vero.
RispondiEliminaCorrispondenze davvero illuminanti, conclusione autoironica il giusto.
RispondiEliminaHo trovato interessante l'articolo di Giovanni Passali su Tempi.it:"Perché siamo in crisi. Piccolo trattato contro la politica monetaria della Bce".
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