martedì 4 agosto 2015

I keynesiani per caso e il Tract on monetary reform (KPD11, parte prima)



(...sono stanco dei keynesiani per caso. Il livello di falsificazione storica e di disonestà intellettuale raggiunto dal dibattito italiano è del tutto proporzionato alle dimensioni della crisi attuale: non ha precedenti storici. In due post schiero le batterie, e poi inizierò a cannoneggiare. Bestemmiate chi vi pare, ma Keynes no, non vi conviene, perché quello che intendeva lo ha scritto, e lo ha scritto in modo chiaro. Chi cerca di piegarlo alle proprie esigenze di bassa cucina politica si espone a una inevitabile figura di cioccolata - o di Nutella...)

Nel capitolo quarto del Trattato sulla riforma monetaria, scritto nel 1923, Keynes si sofferma su quali siano le alternative fronteggiate dalla politica monetaria. Per intendere queste alternative, e la loro rilevanza attuale, e anche per, come dire, prendere civilmente le distanze da certi keynesiani per caso, è essenziale porre questo capitolo, e le sue conclusioni, nel contesto generale dell’opera, che può essere agevolmente consultata qui (almeno, dai lettori non diversamente europei: gli altri troveranno da qualche parte una traduzione nella loro lingua di riferimento...).

Il Trattato segue un percorso logico ben preciso, molto nitido. Keynes ha la virtù di farsi capire, che procede, come sempre, e come forse avrete potuto constatare in tempi meno remoti, dall’aver nozione chiara di ciò di cui si parla, e dal non essere pagato per sparar fumogeni (oltre, naturalmente, dall’aver ereditato un DNA non scadente, e dall’esser cresciuto in mezzo a libri senza fottute figure: condizioni queste necessarie, ma largamente non sufficienti e certamente non meritorie: il caso esiste). Seguire Keynes, quindi, oltre ad essere un dovere, è anche e soprattutto un piacere.

Non voglio qui farvi l’edizione Simone del Trattato, ma solo soffermarmi su alcuni snodi critici, quelli appunto che occorre considerare per mettere in prospettiva tre cose: il capitolo quarto del Trattato stesso, il pensiero di Keynes (variamente stravolto a fini tattici da una ridda di sconclusionati personaggi in cerca di editore), e (last but least) il lavoro che stiamo svolgendo da anni in questo blog. Può darsi che a qualcuno i nodi che sceglierò di mettere in evidenza sembrino cherry picking. Siccome siamo ormai abituati a un Keynes à la carte, il rischio magari esiste, e chi ritiene, sulla base di una lettura attenta e non della solita sterile volontà di rompere i coglioni o di far vedere che lui ce l’ha lungo (il CV) che Keynes abbia detto anche o solo altre cose rispetto a quelle che metterò in evidenza è benvenuto: esponga, e poi, a seconda dei casi, o gli risponderemo, o lo esporremo.

Appese fuori dalle mura di questo blog ci sono tante gabbie, e dopo qualche anno ormai non se ne distingue più il contenuto...

Le conseguenze redistributive dell’inflazione
I primi due capitoli del Trattato analizzano in dettaglio l’impatto dell’inflazione sulla distribuzione del reddito e sul processo di produzione (capitolo primo), quindi il ruolo dell’inflazione come strumento di imposizione fiscale “occulta”, posto a diretto confronto con lo strumento esplicito dell’imposta patrimoniale (capitolo secondo).

Nel contesto di un generale apprezzamento espresso per una evoluzione stabile dei prezzi (ma del resto, chi farebbe, ieri come oggi, l’elogio di un’inflazione al 300%?), e dopo aver proposto una ragionevole ed argomentata valutazione dei costi che l’incertezza in generale determina per il sistema economico, il primo capitolo smonta subito la favoletta “de sinistra” e “de destra” secondo la quale l’inflazione sarebbe nemica dei percettori di reddito da lavoro, quelli che Keynes chiama “the earners”. Sottolineo, perché repetita juvant, il fatto che se Giannino e Bellofiore, se Zingales e Brancaccio, se Galli e Realfonzo, sono d’accordo su una cosa (ad esempio, che l’inflazione sia nemica dei redditi da lavoro dipendente), stante che queste tre coppie di gentili colleghi procedono da percorsi accademici, hanno produzione scientifica, ed esprimono orientamenti ideologici estremamente diversificati, ci troviamo di fronte a una singolare coincidenza che deve attirare la nostra attenzione. Può darsi che pensieri tanto discordi si coagulino intorno a un nucleo di verità fattuale incontrovertibile (suppongo che anche per Giannino sia la Terra ad orbitare attorno al Sole, ma onestamente avrei timore di chiederglielo...), nel qual caso apprezzeremmo l’onestà di chi si inchina almeno all’evidenza; ma può anche darsi che questa coincidentia oppositorum sia il risultato di un posizionamento tattico a difesa dello statu quo dalla trincea (minata) di una sesquipedale lieve imprecisione (e questa, come sapete, è l’ipotesi che esploro nel quarto capitolo del mio ultimo libro, dove descrivo le opposte ma coincidenti logiche di austeriani e appellisti). I dati sono la migliore discriminante, come sappiamo, e anche Keynes da essi procede. Le sue conclusioni sono a pag. 30 e credo non ci sorprendano particolarmente, alla luce di quanto ci siamo sempre detti in questo blog:


Come vedete, per Keynes è assolutamente ovvio quello che i dati ci confermano e che solo studiosi affetti da “differente onestà” intellettuale possono negare: in una moderna economia monetaria (e la nostra non è poi così diversa da quella nella quale lui operava: invito chiunque a darmi esempi del contrario, sono in vacanza e voglio farmi due risate) “on the whole” (cioè: tutto sommato) l’inflazione è “beneficial” (questo potete tradurlo da voi) per lo “earner” (cioè inteso come wage-earner – p. 27 del Trattato, cioè il percettore di salari, di redditi da lavoro dipendente....). Questo è quello che dicono i dati, e abbiamo ragionato a lungo sul perché i dati dicano questo. Il ragionamento di Keynes non è così dissimile dal nostro e chi lo vuole se lo può andare a cercare. Del resto, è un ragionamento di puro buon senso.

Notate un dettaglio che tale non è: per l’ovvio motivo che la coperta è corta, una cosa che è beneficial per qualcuno (i produttori – business men – e i dipendenti – earners) non potrà essere beneficial per tutti. Chi ci va di mezzo sono gli investors, cioè quelli che, in un sistema capitalistico che consente di separare la gestione di una società dalla sua proprietà, hanno corrisposto somme di denaro per acquistare quote di una società amministrata da altri allo scopo di ricevere una rendita e godersi in pace la vecchiaia (ovviamente sto semplificando). Certo che a loro, se il contratto è stipulato in termini nominali (ti do un certo capitale in cambio di un pagamento fisso in termini di unità monetarie) un aumento dei prezzi fa parecchio male: con le stesse unità monetarie regolarmente percepite, all’aumentare dei prezzi la vita se la godono progressivamente meno.

Scaturiscono da qui due ovvie considerazioni.

La prima è che l’inflazione non può essere vista come alternativa praticabile per risolvere sempre e comunque i problemi di tutti, e questo nessuno ovviamente lo ha mai né detto né pensato, eccetto quella torma di fastidiosi inetti accomunati dal leggere solo le copertine dei libri, e dal mettere in bocca altrui parole mai pronunciate. L’inflazione è ingiusta col risparmiatore e in questo senso mina l’accumulazione di capitale e le prospettive di crescita a lungo termine: questo ci dice Keynes a p. 31


e credo che possiamo essere d’accordo con lui. Si tratta però di vedere quanta inflazione abbia queste conseguenze avverse, e questo Keynes lo valuta, ma gli imbecilli, per definizione, no. Va notato che nel parlare degli effetti distruttivi dell’inflazione, Keynes fa sempre esplicito riferimento a episodi che oggi definiremmo di iperinflazione: Germania, Austria, Russia (p. 51):


Un’inflazione negativa, cioè una deflazione, ha d'altro canto conseguenze distributive speculari rispetto all’inflazione positiva (cioè all’inflazione tout court): avvantaggia ingiustamente il rentier e per questa strada schiaccia le classi produttive attraverso l’onere della tassazione (credo che ci sia chiaro come il peso delle imposte che paghiamo vada direttamente – tramite debito pubblico – o indirettamente – tramite salvataggio di società finanziarie private – a tutelare il reddito dei rentier in questo periodo, oltre i limiti del lecito e del razionale; p. 32 del Trattato):

(integrando “international rentier” e “national community” capite cosa sta succedendo adesso).

Se lo svilimento del valore reale (cioè del potere d'acquisto) del risparmio è il principale costo a lungo termine dell’inflazione, l’aumento del valore reale dell’onere del debito (e quindi della tassazione) è il principale costo a lungo termine della deflazione, dove il costo in entrambi i casi è determinato dal fatto di scoraggiare il processo produttivo, che nel primo caso (inflazione) soffoca per mancanza di risparmio e quindi di credito, mentre nel secondo (deflazione) soffoca per mancanza di profitti erosi dalla tassazione, oltre che per l'effetto deleterio della deflazione sulle aspettative, ben descritto da Keynes a p. 37:


Nota che ovviamente il costo per alcuni (i contribuenti, gli imprenditori - anche in quanto contribuenti) è un profitto di altri (i rentier). Non è detto che i due soggetti siano separati né separabili con precisione chirurgica. In molti casi coincidono, e vanno quindi in confusione, non essendo essi stessi in grado di percepire nemmeno a livello individuale se il saldo fra ciò che li danneggia in quanto contribuenti e ciò che li avvantaggia in quanto rentiers sia positivo. E se non riescono a fare i conti in tasca a se stessi, figurati se ci riescono in termini “sistemici”: tanto il sistema sono gli altri, quelli che la crisi ha colpito...

Un giusto mezzo si può avere? Forse, ma per averlo occorre mediazione politica e consapevolezza degli interessi in campo.

Qui arriva la seconda considerazione: è spettacolare l’inconsistenza intellettuale e la miopia politica dei difensori dell’euro “de sinistra”. Una formidabile deficienza cognitiva che offusca a loro, e fa loro offuscare ad altrui, quali siano gli interessi in gioco.

Dato che l’euro ha una ovvia tendenza deflazionistica (Keynes la vedeva bene – ne parliamo dopo – e noi col senno di poi la vediamo meglio: è la svalutazione interna, bellezza...), ne consegue che i difensori dell’euro “de sinistra” in realtà stanno difendendo quelli che dalla deflazione sono avvantaggiati, ovvero i rentier. L’euro a questo serve, a livello individuale come a livello nazionale: a consentire che i simpatici Gollum rivedano intatto il loro tesssssoro, non eroso dalla lebbra dell’inflazione! Intendiamoci: nel Signore degli anelli non so, perché non l’ho letto e credo non lo leggerò mai, ma nel capitalismo i Gollum servono! Il capitalismo da questo trae la sua forza: dalla capacità di mobilitare e avviare a impieghi si spera produttivi ingenti risorse finanziarie, che un singolo non potrebbe mai accumulare (salvo eredità, che però oggi i libberisti alla Quaresima vogliono tassare, perché occorre che tutti, tranne gli amici loro, ripartano da zero...). Poi se non piace il capitalismo ve l’ho già detto: mi dite dov’è il Palazzo d’inverno, mi fate un fischio e arrivo subito (le cartucce le pagate voi, però...).

Nell’attesa della ecpyrlosis (sic), della palingenetica rivoluzzzione proletaria, per non sbagliare, er Nutella, er Melanzana, gli utili tsiprioti, cosa fanno? Difendono un sistema nel quale la rendita cresce a dismisura (perché la deflazione ne accresce il potere d’acquisto, evidentemente a danno di quello dei lavoratori, tassati per pagarla: nihil ex nihilo), salvo poi esigere, dopo, l’imposizione di tasse sulle rendite (cioè sui risparmi), per rimediare a valle agli squilibri distributivi che essi stessi hanno promosso a monte difendendo l’euro!

Spettacolo!

Oltre agli effetti redistributivi, avversi ad alcuni, quindi propizi per altri, la deflazione ha effetti negativi per tutti, dato che scoraggia la produzione (e causa disoccupazione), per i motivi sopra esposti. Nel mondo degli utili tsiprioti, der Nutella, ecc. (insomma: della melma di pseudosinistra proeuro) assistiamo al paradosso per il quale gli effetti avversi della deflazione (ingrasso dei rentier e scoraggiamento della produzione di valore) si presentano accompagnati dagli stessi effetti deleteri di scoraggiamento del risparmio che normalmente ci si attendono dall’inflazione (come sopra illustrato). Nell’inflazione il risparmio è scoraggiato perché se ne sbriciola il potere d’acquisto via aumento dei prezzi, ma nella deflazione è scoraggiato perché se ne sbriciola il potere d’acquisto via tasse. Sono fantastici gli utili tsiprioti, questa marmaglia che credeva di tifare Leonida e ancora non ha capito di aver tifato Efialte! La loro gestione della distribuzione del reddito è isomorfa alla gestione del porco da parte del contadino. Il contadino prima ingrassa il porco e poi, dopo l’estate, lo scanna. Gli utili tsiprioti, gli economisti “de sinistra”, prima ingrassano il rentier  con l’euro, e poi lo scannano tassandolo (anche qui, spesso dopo l’estate). Due cerimonie pagane nelle quali si scatenano i peggiori istinti: la cruenta uccisione del porco libera la violenza ferina che giace sopita dentro di noi, e la tassazione del rentier scatena la più squallida, ma non meno bestiale, invidia sociale, l’odio verso chi ha più di noi per il semplice fatto che ha più di noi, senza alcuna considerazione di come questo eventuale surplus di beni materiali si sia prodotto (e ci saranno stati percorsi giusti e percorsi ingiusti). L’Italia è così, e noi così la amiamo: il 51% di imbecilli che idolatravano Berlusconi, pensando che avrebbe fatto i loro interessi perché aveva fatto i suoi (senza chiedersi come avesse fatto i suoi), e il 51% di imbecilli che detestavano Berlusconi perché avrebbero voluto scoparsi quello che si scopava lui, senza porsi una serie di altre domande che per pudore qui tralascio. Siamo un grande paese, almeno numericamente: l’unico nel quale gli elettori sono il 102% della popolazione. Ma vedete, i simpatici economisti “de sinistra” che difendono l’euro ignorano un dettaglio: nel ciclo del porco la fase finale, ancorché non consigliabile ai deboli di stomaco, è tutto sommato priva di conseguenze sistemiche (se non per il porco, va da sé: del resto, mi aspetta un pranzo a base di mora romagnola, quindi io a queste conseguenze sistemiche sono predisposto...). Nel ciclo del rentier la fase finale è la guerra civile, e se non ci credete, aspettate tranquilli.

(...è molto interessante, e legata a queste considerazioni – ma la lasciamo per un’altra volta – l’analisi che Keynes propone del processo inflattivo come strumento alternativo a una imposta patrimoniale per sgravare lo Stato dall’onere del proprio debito (nel capitolo II). Le considerazioni politiche che Keynes svolge valgono in gran parte ancora oggi, ma, naturalmente, se ne parlate a un fine politologo, lui vi dirà che “oggi c’è la Cina...”...)

Il quadro teorico: la teoria quantitativa
Nel III capitolo Keynes definisce il quadro teorico di riferimento nel quale analizzare la variazione del valore interno (il purchasing power – potere di acquisto – o commodity value – valore in termini di merci) e quello esterno (il tasso di cambio) di una moneta. Lo schema, sul quale qui non ci dilunghiamo, si basa su due “capi spalla” del guardaroba di ogni economista: la teoria quantitativa della moneta, e la teoria della parità dei poteri di acquisto. Per i furbi ed "espertologi" (copyright Barra Caracciolo): sì, bravi, avete visto bene: Keynes arriva a conclusioni keynesiane usando strumenti neoclassici. Del resto, a quali conclusioni sarebbe potuto arrivare, Keynes?

Per gli altri, chiarisco.

Nella loro forma più becera, le due teorie alle quali Keynes si appoggia per sviluppare il proprio ragionamento sono riassunte da due equazioni molto semplici, che ci converrà analizzare anche formalmente, per evitare equivoci. D'altra parte, i post tecnici li volete voi, non so bene perché...

La teoria quantitativa viene usualmente espressa così:

MV = PY

dove M è la quantità di moneta, V la sua velocità di circolazione (il numero di volte che una unità monetaria passa di mano in media durante il periodo di riferimento considerato – ad esempio l’anno), P è il livello medio dei prezzi e Y è il prodotto in termini reali, cioè il volume di beni prodotti. Dato che si presuppone che in un’economia di mercato si produca per vendere, la quantità di prodotto è presa come indicatore della quantità di transazioni svolte (scambi di prodotti), e il valore del prodotto (PY, prezzo per quantità) è preso come indicatore del valore delle transazioni svolte. Dato che le transazioni sono passaggi di denaro in cambio di qualcosa, il loro valore complessivo deve coincidere, per definizione, con quanto denaro è in circolo (M) moltiplicato per quante volte è passato di mano (V). Insomma: quella che vedete qua sopra non è un’equazione, una relazione matematica dalla quale debba, se pure con l’amabile tautologia del ragionar matematico, scaturire una incognita. No: è un’identità, un mero fatto contabile, che esprime, per capirci, il fatto che se un chilo di pere costa tre euro e devi comprare un chilo di mele (lato destro della formula), dall’altra parte hai da caccia’ tre euro (lato sinistro della formula), e che se in un anno di chili di pere ne devi comprare due, non è necessario che ci sia una massa monetaria di sei euro (da spendere tre alla volta per due volte: 2x3=6): basta che i tre euro disponibili circolino, rientrandoti in tasca in qualche modo (ad esempio via stipendio), per cui la massa monetaria può tranquillamente essere una frazione del totale del valore dei beni e servizi che con questa massa monetaria si acquistano.

(...molto interessante la disamina storica di quale e quanta sia questa frazione, svolta da Keynes alle p. 78 e seguenti del Trattato, dalla quale si vedono due cose: la prima, che il problema di “quanta” moneta fosse necessario “stampare” per assicurare il regolare svolgimento delle transazioni è antico quanto l’economia – il primo a porselo in termini “moderni” risulta essere William Petty; la seconda, che a differenza di Alesina o di Puglisi, Keynes si curava poco di essere o sembrare “sulla frontiera della ricerca”: piuttosto che riscoprire l’acqua calda con il terzultimo imparaticcio di matematica – strategia essenziale per avere successo in termini di pubblicazioni “scientifiche” – in tutta evidenza preferiva studiare gli economisti che lo avevano preceduto, magari anche quelli di un paio di secoli prima, attenendosi alla sostanza del problema...)

Un’identità non è una teoria. La descrizione di un fatto non è a spiegazione di un fatto. Una relazione che lega tautologicamente quattro variabili non ci dice nulla su quale variabile eventualmente “causi” le altre. Sappiamo che per i neoclassici beceri, alla Giannino/Zingales, la relazione precedente implica che l’inflazione sia determinata dal tasso di crescita dell’offerta di moneta (come vi ho spiegato a p. 131 e seguenti de L’Italia può farcela, e passim nel Tramonto dell’euro – a p. 16 e a p. 199 e seguenti – il sogno dal fruttarolo...). Quelli che io chiamo neoclassici beceri, Keynes li chiama gli old-fashioned advocates of the sound money principle, e per capire cosa c’è che non va nella loro testa forse ci conviene utilizzare qui la rappresentazione della teoria quantitativa fornita da Keynes. Keynes la scrive così:

n = pk

dove n è la quantità di notes in circolazione (insomma, è M, la massa monetaria), p è il livello dei prezzi (P), e quindi k corrisponde a Y/V. La definizione di Keynes è più articolata:


Per Keynes, k esprime la quantità di potere di acquisto che il pubblico desidera detenere in forma monetaria per effettuare transazioni (acquisto di beni e servizi), espressa in numero di consumption units, cioè di un paniere standard di beni di consumo (come quelli utilizzati per calcolare gli indici di prezzo). Insomma: invece del volume della produzione, Keynes considera il volume degli acquisti, e nella sua formulazione la velocità di circolazione non compare esplicitamente (ma viene discussa a p. 78 quando si dice che la quantità di moneta desiderata (per lo scopo delle transazioni) dipende dagli habits del pubblico (e dalla sua ricchezza).

Il discorso che fa Keynes è molto semplice: potremmo stabilire una corrispondenza diretta fra moneta emessa e livello dei prezzi solo se ipotizzassimo che k sia costante, o meglio, che sia indipendente da n (dalla quantità di moneta: Keynes esprime il concetto parlando di indipendenza di n da k, ma naturalmente per Keynes, che era una persona normale, se k è indipendente da n, allora n è indipendente da k...). In questo caso, cioè se la moneta emessa non influisce su k (e quindi né sulla produzione Y, né sulla velocità V), livello dei prezzi e quantità di moneta si muoveranno di conserva. Se k = 2 (numero messo assolutamente a caso), quando n = 200 allora p = 100 (perché 200 = 2x100), e se n = 400 allora p = 200 (perché 400 = 2x200). Insomma: al raddoppio della quantità di moneta, corrisponde un raddoppio del livello dei prezzi: Giannino/Zingales, per capirci.

Ma Keynes argomenta che questa relazione così meccanica può valere, forse, solo nel lungo periodo, perché nel breve periodo la quantità di moneta influisce e come su k! Tutto questo, mi rendo conto, al povero supplente ingiuriato da Renzi, al gastroenterologo dilettante che vuole fare “er movimento dar basso”, all’imprenditore che “lo Stato mi tassa quindi è mio nemico”, insomma: ai ciechi che ci circondano, può sembrare molto astratto, poco utile. D’altra parte, si sa che il pubblico ministero del processo a Gramsci concluse con “per vent’anni dobbiamo impedire a questo cervello di fare un movimento dal basso!”.

O no?

No.

Ed è proprio perché siamo circondati da persone incapaci di pensare che oggi non c’è (ancora) bisogno di un Mussolini e dei suoi processi politici...

La questione se k sia costante (come credono Giannino e Zingales) o variabile (come credeva Keynes) non è per nulla astratta, e oggi qualcuno di voi dovrebbe capirla. Credo sia evidente come l’inceppamento del circuito monetario, il fatto che la “creazione” di moneta non riesca a riattivare il circuito del credito, il fatto che la moneta “stampata” non si converta in credito e in moneta (anche e soprattutto bancaria) prestata e spesa, compromette spesso in modo irrimediabile l’operatività di molte aziende. In condizioni come quelle attuali la moneta non è “neutrale”, ovvero priva di effetti sulla produzione. Quindi, aumentando la quantità di moneta che arriva alle aziende aumenterebbe anche la quantità di beni prodotti, cioè k. Insomma: oggi siamo in circostanze nelle quali se n passasse da 200 a 400, avremmo:

200 = 100 x 2
400 = 100 x 4

Un aumento (per semplicità considero il caso assurdo di un raddoppio) della quantità di moneta provocherebbe un pari aumento della produzione, a parità di prezzi. Nel breve periodo la monetà non è neutrale, e Keynes fornisce una serie di esempi molto interessanti del perché e del per come (alle p. 80 e seguenti). L’analisi di Keynes insiste su due aspetti: i fenomeni di tesaurizzazione della moneta, e il ciclo del credito. Non entro in questi dettagli (entrateci voi, se vi piace). Il punto fondamentale sollevato da Keynes a p. 80 è che sì, sarà forse vero che la moneta nel lungo periodo è neutrale, cioè influisce solo sul livello dei prezzi, ma:


Eh già! Sorpresona! Come sicuramente qualcuno di voi sapeva, la fatidica frase sul lungo periodo viene pronunciata da Keynes nel confutare Giannino e Zingales, cioè “i difensori fuori moda della teoria quantitativa” (i liberisti beceri), che poi sono quelli che in periodo di tempesta dicono che prima o poi il mare sarà di nuovo piatto, perché possono permettersi di aspettare...

Voi direte: ma se Giannino e Zingales ancora non erano nati, come faceva Keynes a confutarli? La risposta è nella domanda, miei cari, ma siccome non escludo fra voi casi di beatitudine, ve la fornisco senza indugio e senza difficoltà: il fatto è che l'economia di Giannino e Zingales è qualcosa che sembrava rudimentale già a fine Ottocento, e che Keynes aveva asfaltato negli anni '30. Loro non c'erano, certo, ma le loro idee c'erano, ed erano già vecchie allora. "E perché vengono proposte oggi?". Ma anche questo ve l'ho spiegato: perché fanno comodo a una certa classe sociale, che, guarda caso, è quella che controlla i mezzi di informazione e quindi forma la coscienza collettiva...

La conclusione di Keynes è limpida:


e la sua fondatezza oggi dovrebbe essere evidente evidente.

L’Eurosistema, che per i nostrani economisti “de sinistra” è stato a lungo il migliore dei mondi possibili (perché ci dava la pace e affratellava l'algonchino e il samoiedo), si basa esattamente su quello che Keynes nel 1932 dimostrava essere sbagliato: troppa enfasi nel mantenere un tasso di crescita costante dell’offerta di moneta (n per Keynes, M nell’equazione standard), e poca o nulla volontà (politica) di adattare la politica monetaria alle variazioni di k. 

Le riserve dei nostri economisti “critici” riguardano sempre i pretesi danni dell’austerità. L’austerità sarebbe di destra, ci viene detto. Ma chi oggi ci dice questo, nulla ha mai detto circa il fatto che la regola del tasso di crescita fisso dell’offerta di moneta (“keeping n steady”, nelle parole di Keynes), che, come sapete, è il faro della politica della Bce (M3 doveva crescere al del 4% all’anno), è pinochettiana: la politica della Bce si basa sul mantra di Milton Friedman, padre spirituale dei Chicago boys. Mi trovate un Ventotene boy che si sia mai accorto di questo, che abbia mai deprecato l’indipendenza della Bce e il tipo di regole operative che questa si era data (al difuori della cornice dei Trattati, peraltro)?

Io non ne ho contezza, ma a me l’economia sinceramente non interessa, per vari motivi, compreso quello che, come oggi ho inteso dimostrarvi, tutto è già stato detto...

[continua]

(...si apra la discussione, ma prima leggete. Voi pensate che io sia irascibile. Tornate sui classici. Quando, riemergendo dalla lettura, sarete anche voi come me abbacinati dalla sfolgorante malafede dei miei colleghi, capirete che in confronto a me Giobbe era un aspide. E se ve lo dice un crotalo, vi potete fidare...)

(...potrebbe essere ignoranza. Peggio ancora...)

171 commenti:

  1. Nell'analisi si mette un dito in quella che secondo me è una delle piaghe più gravi, e cioè nel fato che esite nel paese una abbastanza nutrita classe di imprenditori in conflitto d'interesse con sè stessi, perchè hanno qualche milione di euro in banca e che, pur non riuscendo più ad ottenere guadagni ragionevoli dalla propria attività professionale, continuano però a campar bene grazie alle proprie rendite finanziarie, alle quali non sono affatto disposti a rinunciare.
    E neppure sono disposti a capire la relazione tra le loro rendite finanziarie ottenute senza far nulla e i deludenti risultati professionali ottenuti a prezzo di grande impegno e fatica.

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    1. Padre perdona loro che non sanno quello che fanno (anche se lo fanno)
      (inutile ribadire la scarsa affidabilità dell'impresa privata, pericolosa prorzionalmente alla dimensione)

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  2. Gollum è utilissimo ne Il signore degli anelli, altrimenti Frodo non arriverebbe mai a Mordor e l'anello non verrebbe mai distrutto. Cerca anche di ucciderlo per averlo indietro, ma questo è un dettaglio.

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    1. Nel lungo periodo saremo tutti giudicati solo su quello che avremo fatto in tutti i brevi periodi a nostra disposizione.
      Conta SOLO il breve periodo.
      Keynes è (NON era, è) un genio.
      E lei quando lo tiene un corso sul pensiero di Keynes in università?

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    2. Scusate, posso aggiungere una cosa sul Signore degli Anelli?
      Credo che il ruolo di Gollum sia un altro, e viene presagito da Gandalf in un memorabile pezzo, quando decide di NON ucciderlo dicendo più o meno: "chi siamo noi per giudicare se è giusto ucciderlo? E in ogni caso credo che lui debba avere ancora una parte in questa storia"... E infatti.
      Quando Frodo arriva a Monte Fato, gli manca la forza e la determinazione per buttare l'anello nella fornace. Decide di impadronirsene e di diventare lui stesso il Signore dell'Anello, che infatti indossa. Ma ecco che spunta Gollum, salta addosso a Frodo, gli stacca anello e dito a morsi, ma cade nella fornace, ponendo fine alla contesa.
      Alle volte è l'ingordigia e la sete di tessssoro a portare alla distruzione il tessssoro stesso.
      Hai mica visto che anche nel caso dell'euro...
      Un consiglio al guru: un pensierino a leggerlo io lo farei.

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    3. Mi associo e consiglio di vedere i film, che a loro tempo inopinatamente snobbai,

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    4. Mah, meglio il libro. Meglio ancora che si legga quello che più gli piace.

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    5. De gustibus...parliamo comunque di 30 nomination e 17 oscar...

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    6. Il tema profondo del Signore degli Anelli (e di tutto il legendarium tolkieniano), non è il potere (nè, tanto meno, la ricchezza, suo insufficiente feticcio). Come afferma l'autore stesso, il tema di fondo è la morte (il senso della morte).
      Per comprenderlo appieno, occorre però non fermarsi alla trilogia (anzi, si può tranquillamente tralasciarla: la parte più interessante sono le Appendici, dopotutto). Occorre, invece, dedicarsi alla lettura del Silmarillion.
      A novembre te ne porto una copia, maestro.

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    7. Il signore degli anelli contiene parecchie allegorie tramite le quali l'autore esprime le sue considerazioni sul sistema economico del tempo dominato dall'oro.

      Altro libro famoso che contiene parecchie allegorie sul sistema economico è il mago di oz.
      https://it.wikipedia.org/wiki/Il_meraviglioso_mago_di_Oz

      La volevo avvertire gentile professore che però nominando Gollum può ingenerare confusione nei suoi lettori. Ad una prima lettura avevo associato Gollum al rentier che è l'allegoria del libro. Volevo replicarle che alle fine non è che ci sia proprio così bisogno di rentier quando funziona il sistema bancario. Solo successivamente rileggendola ho compreso che lei associava Gollum proprio alle banche e questo può generare confusione.

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    8. "Mi dispiace", disse Frodo; "ma sono terrorizzato e non ho alcuna pietà per Gollum".
      "Non l'hai visto", interloquì Gandalf.
      "No, e non ne ho alcuna intenzione", disse Frodo. "Non riesco a capirti; vuoi dire che tu e gli Elfi l'avete lasciato continuare a vivere impunito, dopo tutti i suoi atroci crimini? Al punto in cui è arrivato è certo malvagio e maligno come un Orchetto, e bisogna considerarlo un nemico. Merita la morte".
      “Se la merita! E come! Molti tra i vivi meritano la morte. E parecchi che sono morti avrebbero meritato la vita. Sei forse tu in grado di dargliela? E allora non essere troppo generoso nel distribuire la morte nei tuoi giudizi: sappi che nemmeno i più saggi possono vedere tutte le conseguenze. Ho poca speranza che Gollum riesca ad essere curato ed a guarire prima di morire. Ma c’è una possibilità. Egli è legato al destino dell'Anello. Il cuore mi dice che prima della fine di questa storia l’aspetta un’ultima parte da recitare, malvagia o benigna che sia; e quando l’ora giungerà, la pietà di Bilbo potrebbe cambiare il corso di molti destini, e soprattutto del tuo."

      J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli

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    9. Il personaggio chiave del libro per me rimane Tom Bombadill. Tra parentesi nemmeno compare nel film, l'unico in grado di domare e prendersi gioco del potere dell'anello.

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    10. @Bagnai

      questa volta è colpa sua. Infrangendo la regola di non dirle cosa deve fare, suggerisco comunque di bloccare altri dieci profili twitter a caso come rappresaglia.

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    11. Tom Bombadil appare in altri scritti di Tolkien (Le avventure di Tom Bombadil, successivo).
      Gli ermeneuti più scafati ritengono che Tom Bombadil sia l'unico Vala (divinità maggiore, singolare, uno dei creatori) sopravvissuto all'estinzione, mentre i tre stregoni e Sauron sarebbero Maiar (divinità minori, serventi dei Valar).
      Sinceramente, non mi sento di spingermi oltre; essendo "communista", non possiedo il magico potere.
      Personalmente, lo accosto all'armonia delle cose, che nulla crea e nulla distrugge, ma osserva e concatena.

      @Unknown
      L'accumulazione (guardandosi bene, concordo perfettamente, dal valutare l'origine della stessa, [1846, se non sbaglio]) è un processo necessario al progresso, e quindi in definitiva, al benessere e, da ultimo, al lavoro.
      Senza "venture capital", oggi mancherebbero moltissime cose di cui godiamo. Ma senza investimento pubblico (stuzzichiamola, questa G), ne mancherebbero molte di più (ad esempio il canale attraverso cui il prof. ci permette, garbatamente, di esprimere le nostre idee, nonostante la pochezza delle stesse).

      Credo, a prova di smentita o cazziata che tosto arriverà, che intendesse proprio "rentier", ovvero chi intende campare di rendita. (molto poi ci sarebbe da dire sulla rendita iimmmobiliare, sui prezzi degli affitti in crollo, e sulle compravendite, ma lasciamo stare...fa parte del terzo atto).

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    12. Mi viene voglia di rileggerlo alla luce della mia età e dopo essere stato a Birmingham e aver visto le due torri e luoghi dell'infazia (ero lì per altro).
      Ora, prof, probabilmente non ha tempo ma penso che se dovesse trovarlo sarebbe una piacevole lettura.
      Non ricordavo Tom Bombadill, l'unico a non cadere sotto l'influsso dell'Anello, ma l'unico a cui non farlo custodire perché simili cose non hanno presa nella sua vita, come far gestire l'economia ad un asceta.

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    13. Grazie per questo fantastico post (e per tanti altri).

      Ascolti un cretino, lo legga "Il signore degli anelli".
      Dopo il tristo fantasy di Giannino, un po' di fantasy serio sarebbe rinfrescante.

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    14. In tutta l'opera tolkieniana l'impossibilità della vittoria contro il male metafisico senza l'intervento del bene metafisico è un tema centrale: gli Eldar non possono prevalere contro Morgoth, Hurin e i suoi figli subiscono la più tremenda delle punizioni per averlo sfidato,Frodo non può "sconfiggere" l'anello, Molto cristiano, e in particolare cattolico, come tema, e allacciato a quello della teodicea e della provvidenza, anch'essi centrali. Nei suoi carteggi Tolkien dice che questa concezione l'aveva maturata nelle trincee della prima guerra mondiale e poi assistendo ai fatti della seconda. Senza levar valore alla portata archetipica del lavoro di Tolkien, è pensiero magico - e quindi del tutto affine al mantra "credo in un euro unico e irreversibile, creatore dell'Europa e della pace". Tolkien, mancando di formazione storica ed economica moderna, sposta nel metafisico le cause delle grandi stragi. La lettura analitica, storica ed economica, dei fatti del 900 ci dice che (anche questo tema molto cristiano) il male cammin sulle gambe (e nelle teste) degli uomini. E similmente deve operare chi intende opporglisi. E quanto a lavorare sulle teste, credo che il prof stia facendo la differenza, in Italia.

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    15. @Malachia Paperoga
      “Alle volte è l'ingordigia e la sete di tessssoro a portare alla distruzione il tessssoro stesso.”
      Infatti nel finale del Signore degli Anelli Gollum ha segato il ramo (dito) sul quale era seduto (aggrappato).

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    16. Aggiungo solo una cosa, poi mi taccio.

      Sono d'accordo con Malachia, il ruolo di Gollum non si esaurisce certamente nel portare Frodo a Mordor. Se vogliamo, io ho più parlato più di quando Sméagol si libera temporaneamente della sua personalità doppia e dell'"influsso" di Gollum, provocati dall'anello. Proprio per questo io non vedo la volontà di Frodo di diventare il nuovo Signore dell'anello, ma semmai la volontà dell'anello di tornare al padrone, come spiega più volte Gandalf, la quale finisce per schiacciarlo e non permettergli di distruggerlo. Mi sembra che Frodo stesse sviluppando una forma di possessione simile a quella di Gollum, come si vede ad Osgiliath quando offre l'anello al Nazgûl. Fine.

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    17. ...sapete che questa vostra esegesi del polpettone criptofascista comincia a preoccuparmi un po'? E adesso preoccupatevi voi della mia vendetta. Vi farò diventare europei a calci in culo...

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    18. Alberto, ti contraddici: se non l'hai mai letto, come puoi designarlo "polpettone (ci sta, ma) criptofascista" ?
      dai, non mi fare il lettore di copertine (di Tolkien !)

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    19. Che c'è voi fa.... Il mondo è vario perché è vario.
      C'è chi ha letto Tolkien, c'è chi ha letto Keynes, chi tutt'e due e chi nessuno dei due ma fa finta di sapere perché del signore degli anelli ne ha visto solo i film.

      Conosco un paio di conoscenti piddini che si sono letti e riletti le 1000 e passa pagine del signore degli anelli, conoscono a memoria ogni singola frase celebre del libro, ma mai che abbiano letto un articolo del Prof. oppure di Keynes o di Krugman ecc.... Neppure dieci righe!

      Quelle rare volte che in loro presenza ho accennato alla questione euro, mi si sono rivoltati contro con le solite argomentazioni sconclusionate che Gollum in confronto sarebbe parsa come una persona sana ed equilibrata....

      Prof. Lei che conosce gente della tv, proponga un film sulla vita ed il pensiero di Keynes.

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    20. @Alessio

      La scena di Osgiliath e' apocrifa. Una licenza artistica di Peter Jackson.

      Roberto Seven

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    21. Boh, io so solo che sto gandalf lo doppiava il mio ex suocero buonanima... Era divertente... Se ci hai uno schermo 42 pollici minimo è divertente...

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    22. Criptofascista? Be', effettivamente possibile: nella Terra di mezzo tutto lascia pensare che la moneta sia unica anche fuori dalla Contea, in aree certamente non ottimali. Frodo non va mai da un cambiavalute e non esprime alcuna contrarietà davanti al fenomeno della cui portata sembra sembra non rendersi conto. La moneta poi sparisce del tutto quando si lascia il mondo reale per entrare in quello epico, sostituita dalla xenia e dai doni. Insomma una noia!
      L'idea di Tolkien scrittore criptofascista è considerata oggi una strumentalizzazione molto italiana dei suoi libri, nata da Evola e Zolla, che va contro le esplicite dichiarazioni dello scrittore: un po' come farsi spiegare Keynes da Zingales. E' una storia - oltre a molto altro - di antieroi in cui il gesto finale è compiuto da un personaggio malvagio e allo stesso tempo alter ego del protagonista. Quanto ai film, monocordi, di rara rozzezza e semplificazione anche visiva, non si potrebbe trovare migliore esempio di cosa Tolkien e i suoi libri non sono (per fortuna). Non si conosce la Bibbia per aver visto I dieci comandamenti e quel film era ancora meglio di questi, tutto sommato.

      @Unknown: infatti, quella scena non esiste, però fa figo. Come la cavalcata di Arwen: ma se la vuoi sostituire a Glorfindel per political correctness allora mandala anche al Consiglio (non mi pare che ci sia o che parli).

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    23. L'evidenza del fatto che voi tutti avete letto un solo libro e io solo ho letto tutti gli altri dovrebbe avvilirmi, mostrandomi che per anni ho parlato a chi non poteva strutturalmente capire. Mi consolo però constatando che almeno ora so con certezza come l'euro sia stato possibile, e, meglio ancora, giusto. Balzac andava vendicato!

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    24. Suvvia, il fatto di aver letto un libro non implica che ne sia stato letto uno solo, così come non averlo letto non implica non non averne letto alcuno.
      Inoltre, proprio per il fatto di non aver letto prima certi libri non mi permetteva di comprendere quello che stava succedendo.
      Stavo proprio riflettendo in questi giorni come certe considerazioni che facevo nel passato erano fondamentalmente corrette, senza però capire il perchè. Esempio: primi anni 2000, università corso di macroeconomia (ingegneria) studiavo che in l'inflazione non era un male (in effetti bene e male in economia sono relativi), perchè normalmente era un effetto di una crescita, però nello stesso periodo in tv si diceva che bisognava combattarla. All'epoca non mi tornava questa distonia, ora si.

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    25. Ingiustissimo prof, abbiamo letto anche Harry Potter. ;)
      Peraltro molto più interessante dal punto di vista economico: i maghi usano monete a tallone aureo/argenteo abbastanza inflazionate (per i pochissimi beni tradable) a scorno dei rentiers, e si intuisce che ciò è frutto di durissime lotte sociali per l'uso della pietra filosofale... che però di recente hanno affidato alla BC dei folletti - AHIA!; forse per questo è permessa l'esistenza di disoccupazione e working poors, nonostante un settore pubblico corposo ma evidentemente ancora sottodimensionato (d'altronde l'industria non esiste). In questa temperie si inserisce Voldemort a fomentare divisioni razziste per capeggiare la rivolta della vecchia aristocrazia. La resistenza, nata da figure carismatiche dell'istruzione pubblica, riesce però a vincere e proporre un modello di società veramente inclusivo!
      (mi sono permesso solo perché esiste un unico luogo al mondo dove fare una riflessione simile ed è questo...veda lei!)

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    26. Non male pure questo flame...

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    27. Io ho letto parecchia dell'opera di Tolkien, e condivido l'etichetta "criptofascista". Sostituire ogni occorrenza di "orchi" con "ebrei" per credere.
      Ogni volta che buoni e cattivi sono chiaramente e univocamente identificabili a prima vista c'è un problema di questo tipo.
      Personalmente ho sempre trovato aberrante l'odio da parte di tutti nei confronti degli orchetti, che alla fine altro non erano che elfi torturati da Melkor fino a pervertirne l'aspetto e la mente. Non sono loro (secondo me) i cattivi, ma sono loro che pagano.
      Direi che sono i proletari del Signore degli Anelli

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    28. a questo punto mettiamoci pure Narnia con le sue Cronache e siamo apposto.

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    29. Tolkien "dedestra" è un poco piddina, come cosa, figlia degli anni 70. I fasci fanno il "parco Hobbit", quindi Tolkien è fascio. Ci ha messo del suo pure l'ipoteca lukácsiana sulla "intelligenzia" desinistra, con la sua scomunica de facto della letteratura fantastica. Facile derivarne che gli odierni euristi desinistra non sopportino Tolkien (ai cui romanzi il cinema ha fatto grandi torti) e amino Garcia Marquez (e, cosa più preoccupante, Isabel Allende)...

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    30. Questa è la volta buona che il prof. mi ammazza ma tanto nel lungo periodo...quindi azzardo.

      Prof. lei ha ragione, non abbiamo letto i classici e siamo ignoranti.
      Prof.lei non ha ragione, abbiamo letto tanti altri libri e siamo istruiti.

      La mia tesi è che stavolta c'è davvero la ciiinaaaa.
      Ipotizzando un tasso di crescita nel tempo dei classici indispensabili alla formazione della buona cultura, non dico esponenziale ma lineare, con coefficente maggiore di 0.
      Assumendo (assioma) che la velocità di lettura approfondita degli stessi sia costante almeno dai tempi di Gutemberg che chiamerò t0.
      Deduco che ci sarà un tempo tn > t0 dove la quantità di libri da leggere supererà matematicamente le possibilità umane di lettura rendendoci ignoranti per l'eternità.
      Possibili soluzioni non ce ne sono, solo palliativi.
      Mi azzardo a suggerire di preparare un lista non esaustiva di libri indispensabili inferiore all'ordinata calcolata dalle equazioni.

      PS. La ciinaaa della tesi sono i blog, subdoli consumatori di tempo altrimenti dedicabili alla lettura dei classici, è chiaro.

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    31. Dai ragazzi, il Prof. qui (come sempre) ha ragione, se leggi Tolkien come fai a leggere, che so, i Russi? Immagino siate sulla trentina o giu' di li', combatto con mia figlia adolescente, ma anche col nipote 28nne per fargli buttare tutte queste sciocchezze ed iniziare ad imbracciare i libri veri. Ma tant'e', probabilmente se fossi nato anch'io nell'Era Del Cazzeggio Circolare non avrei letto cio' che ho letto.

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    32. E perché la saga su ramses t' 'a voi perde'?

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    33. certo detto da uno che un nickname come 'occhiodifalco'...

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    34. Premessa: grazie al Prof Bagnai che ci ospita nel nostro flame. Sono sempre troppo sintetico e quello che scrivo, spesso, non è chiaro. Mi prendo la paginetta, poi taccio per i prossimi dieci post, lo giuro sul condizionatore (la cosa più vicina a una compagna che ho qust'estate, Nappi esclusa)

      Ho letto i Russi, ho letto con gran gusto gli Inglesi (specie il sottovalutato Conan Doyle), non amo i francesi (tranne il teatro, Proust, Hugo e Balzac, non Dumas, e qui mi blasterete), gli americani mi gustano (specie Lovecraft), ho letto un botto di fantascienza e pochissimo fantasy (lo stretto indispensabile per sapere di cosa si parla, non il "pentolatore"). Ma ho dato un'occhiata anche a Marx, Luxemburg (il paradiso logico della seconda internazionale), e Cervetto. Non ad Aristotele (e si vede a occhio nudo).

      La lettura della fantascienza (che mi diletto anche a scrivere, "scadente mente", sotto pseudonimo, mi guardo bene dal firmare quelle merdate), mi ha portato ad osservare che quello che davvero piace, e cha poi ha successo, è la creazione di un universo alternativo "simil-coerente". Mi permetto solo due osservazioni, poi mi taccio per i prossimi dieci flame, lo giuro sul condizionatore.
      Alberto ci ospita solo per studiare le nostre menti, quindi mi apro e "che mi studi!" ("sfortunata mente", non c'è nulla da capire).

      Il contenuto ed il messaggio di tutta l'opera tolkeniana esce fuori già dal titolo dell'opera principale: il "signore" de che? Una societé, un mondo, che prevede eroi e signori non è una società che mi auguro per mio figlio, che non ho, nè per mia moglie, che non voglio.
      La simil-coerenza di un universo come quello di Tolkien, è infantile, quasi da psichiatra, per questo è divertente e accattivante; è una regressione in pagine. La retorica del "sogno" è forte in lui, come in Lucas, Asimov (diversamente), Resnick, Roddenberry. La grande fantascienza, ha sempre fatto a meno di universi coerenti (Heinlein).

      Dopodichè, dire che Tolkien è un ignorante, beh, sciacquatevi la bocca e leggete Wikipedia. Se lo leggete in inglese ci trovate molte citazioni da Caucher, e un'infinita varietà di riprese da Scott (Ivanhoe) e da Stevenson.
      These are my two cents.Grazie Alberto se la pubblicherai, un abbraccio vero e mi taccio.

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    35. Non è completamente vero, io ho letto la trilogia di Tolkien (quella vera, Silmarillion, Lo hobbit e Il signore degli anelli) a 15 anni, poi dopo un paio d'anni sono passato anche da Dostoevskij. Si vede infatti che ho rinfrescato la ruggine con i film e sono caduto nella trappola di Jackson (a proposito, grazie della precisazione).

      Tra l'altro Tolkien è intriso di riferimenti mitologici e simbolismo, non è neanche una lettura semplice, da giovani. Poi bisogna passare ad altro, ma come tappa adolescenziale non mi sembra da condannare con troppa durezza.

      Ammetto la mia ignoranza su Balzac e mi piacerebbe sapere qual è il romanzo preferito della Comédie humaine da parte del padrone di casa. Nel mio piccolo vorrei cominciare con un suggerimento, io ho purtroppo letto solo qualche frammento durante la scuola.

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    36. AVVISO AI NAVIGANTI: ATTENZIONE, IL GATTO VI ILLUDE CHE CI SIA UNA VIA DI FUGA. RIPETO, IL GATTO VI ILLUDE CHE CI SIA UNA UNA VIA DI FUGA.

      Sul fatto che il prof. non conosca Tolkien, così come tante altre opere di massa o di moda, ho qualche riserva. Penso che il suo sia il socratico gioco di ruolo in cui uno asserisce di non sapere, speculare al gioco piddino del fingere di sapere. Le numerose citazioni filmiche presenti nei vari post non mi avevano insospettito, poiché storia del cinema si studia all'università e conoscere i film è sinonimo di cultura. I primi sospetti al riguardo li ho avuti quando ho saputo che ha comprato a Er Palla la playstation. Di solito un cultore di letteratura classica, oltre a disprezzare apertamente certi prodotti tanto in voga presso il volgo, non li tocca neanche con un bastone e cerca di tenere i propri familiari al riparo da essi. Se un padre compra al figlio un giocattolo, di solito è il primo a collegare il balocco appena comprato, quantomeno per testare se funziona. Credo che quando il prof. asserisca di non sapere qualcosa, questo sia in realtà un test, una prova per osservare l'ego piddino il quale, dopo aver subito continui stupri a colpi di citazioni di Proust (o Prost) e di Pachelbel (o packard bell), improvvisamente riprende a gonfiarsi come una zampogna quando l'autore del blog manifesta qualche vulnerabilità su un campo (Tolkien) nel quale il piddino si sente invincibile. Il gatto, prima di sbranare il topo, gioca un po' con lui, illudendolo di poter scappare. Se il topo lotta per scappare significa che è in salute ed il gatto lo può mangiare tranquillamente. Se il topo non lotta per sopravvivere significa che è malato ed il gatto lo lascia perdere.

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    37. Il prof lo chiude il blog se dopo un post come questo scatta un flame su Tolkien di questa portata!

      Tolkien è ormai un classico, e definirlo cripto fascista è ingeneroso. Direi che il paragone tra dito, tagliato, e ramo, segato è perfetto. Gollum assomiglia parecchio alla Germania... È nella meccanica delle cose che Gollum aiuti Frodo a riportare l'anello al proprio padrone... L'anello è l'euro. Gollum è la Germania, Sauron è er Nasone, che farà "di tutto" per l'anello. E mi fermo qui, ché se dico chi mi ricorda Tsipras perdo delle amicizie... Frattalico al punto giusto.

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    38. Amicizie convinte a venire qui... Ma c'è voluta la Grecia per smuoverli...

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    39. Ma quando parlate di frattali lo sapete di cosa state parlando?

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    40. .....mannaggia a Juncker, la scena di Osgiliath C'É nel romanzo (quando Frodo e Sam incontrano Faramir, praticamente identica al film) Quello che manca è la cavalcata dei Numenoreani che risalgono dal sud, e dei negri che risalgono con gli Olifant (per quanto poi nella guerra finale del film, compaiono magicamente).

      Non è un costo documentarsi prima di scrivere fregnaccie (e mi ci metto dentro, badate bene).

      E mi avete anche fatto infrangere il fioreto che avevo appena fatto di non scrivere più, managgia a Schauble

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    41. @Alessio Paonessa

      intendiamoci, la mia non e' certo una "condanna" alla lettura piu' o meno disimpegnata, anzi! Da adolescente ho letto avidamente Asimov, Bradbury e K. Dick, ma semplicemente farei ben attenzione a menzionarli when in Cavajere's Castle. Il mio cruccio e' che la figlia liceale, pur avendo ottimi voti, non riesce neppure a leggerlo, Asimov. Una specie di regressione generazionale, spero non troppo generalizzata.

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    42. Eppure io i sonagli li avevo fatti sentire...

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    43. ...devo brevettare le liste di proscrizione autocompilanti, una delle tante geniali innovazioni di questo blog...

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    44. Mi correggo, questo flame è decisamente migliore..

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    45. Tolkien, come il suo collega C.S. Lewis, fu un cattolico tradizionalista. Mentre scriveva "The Lord of the Rings", uno dei suoi figli insegnava lettere classiche in un collegio di gesuiti, un altro vi si preparava al sacerdozio.
      Mordor è allegoria della modernità totalitaria, violenta, disordinata e decadente. Nel suo tempo, il comunismo e il nazismo.
      Se Tolkien scrivesse ora, altre allegorie gli si presenterebbero per Mordor, altri indirizzi (suggerimento: uno con codice postale 1047, un altro con codice postale 20500).
      Qui tante informazioni: http://www.mythsoc.org/inklings/

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    46. Ti sei appena aggiunto alla lista...

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    47. Un pop corn mi è appena andato di traverso...

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    48. Prof. anche lei ha scritto in questa lista (spigolata tra 3....2....1....)

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    49. Criptofascista non saprei, ma polpettone di certo sì.
      Preferisco masticare, finchè l'eta lo consente, e alla frequentazione del Signore degli Anelli preferisco quella del Signore delle Pecore.

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    50. Tolkien era un eccezionale linguista; inventò anche lingue, come l'elfico o quenya (creata su base del finnico) e tradusse Beowulf dall'inglese antico. La sua inventiva fantasy è unica. Chapeau!

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    51. Prof, il tempo scarseggia e le truppe fedeli tutto sommato sono le migliori...si dovrà accontentare pure di noi cripto-fascio-tolkeniani

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    52. @martinet
      Hai ragione. Polpettone gourmet, rispetto agli epigoni.

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    53. Tolkien criptofascista?

      Vi propongo un'interpretazione alternativa: Tolkien apertamente sudafricano all'inizio del secolo scorso, in periodo di diffuso razzismo e piena espansione dell'impero coloniale britannico.

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    54. Fermate l'inutile strage... Eppure ero stato chiaro!

      Dunque:

      Alessandro Ale
      Andorno
      Aquilano
      Baroni
      Benedetto
      Buffagni
      Federico
      Grande
      ilBipolare
      Longagnani
      Occasionale
      Paonessa
      Paperoga
      Pellegrina
      Pepino
      Pesce
      Pica
      Strada
      Unknown


      Il provvedimento disciplinare vi sarà comunicato con il prossimo post. E occhio...

      Tanto per chiarire, martinet non è in lista perché lui di essere fascista l'ha detto, e qui apprezziamo l'onestà (il fascismo un po' meno, ma coi temi che corrono bisogna darsi delle priorità: preferisco un fascista a un marxista che mi dice che l'euro forte protegge i lavoratori e le aziende, per capirci. Dati i tempi, mi sembra più inoffensivo il primo). Nat non è in lista tanto è inutile. Altri me li sono dimenticati apposta perché sono ingiusto.

      Chiaro?

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    55. Credo nella funziona rieducativa della pena, pertanto mi assumo le mie responsabilità e accetto di buon grado.

      PS La proscrizione è una pratica che contribuisce a gettare discredito sull'immagine dello Stato e sulla funzione pubblica. Peraltro un pochetto criptofascista e neanche troppo cripto. Chiedo, pertanto e in subordine, la concessione di un regolare processo.

      Mi dichiaro umile servitore e suddito,

      Nicola Bonesana

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    56. Caro Nicola,

      come tu sai, quando ci sono io i noeuro arrivano in orario...

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    57. Beh, mettiamola così:

      1) con tutta evidenza, preveggendo che gli avrebbero messo in bocca le peggiori fesserie (come ai suoi tempi probabilmente già facevano con i suoi predecessori), Keynes ha scritto alcuni sottili libercoli, proprio per zittire quelli che: "Keynes ha detto..." (Scripta manent). E così al limite oggi si dovrebbe dire: "Keynes a scritto" e quel che ha scritto non richiede l'esegesi dei papiri di Qumram, per intenderci (E "teoria generale dell'occupazione" l'ha pubblicato da poco in italiano in edizione economica la UTET, lo trovate a 14€ in qualsiasi libreria).
      2) il post è ineccepibile, dove ineccepibile significa completo e sufficientemente sintetico cioè anche incommentabile, ove incommentabile è da intendersi come "incommentabile da persona di buon senso" perchè ogni commento è superfluo. Cioè "ridondante e inutile". Per cui, se è vero come pare che il post è ineccepibile, che lo si commenta a fare?
      3) ma se anche ipotizzassimo che il post non fosse ineccepibile, chi fra noi è abbastanza coriaceo da resistere ai denti del Professore?

      (E comunque cosa dovrebbe essermi chiaro mi è piuttosto oscuro...)
      ((E comuque comunque, io "Il Signore degli Anelli" l'ho letto ogni 4 anni da quando ne ho 14...))
      (((E per finire: "invoco clemenza!!!")))

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    58. @Alberto Bagnai

      Lo so. Anche dello Stupor Mundi si dice fosse un monarca piuttosto carismatico. Dunque poichè ho compiuto reato di lesa maestà chiedo quantomeno di poter scegliere come condanna quella del piombo fuso:

      "[...] Di fuor dorate son, sì ch’elli abbaglia;
      ma dentro tutte piombo, e gravi tanto,
      che Federigo le mettea di paglia. [...]"

      in omaggio all'Imperatore. Anche se Le confesso che diventare europeo a calci in culo la ritenevo sufficiente già di per sé.

      PS Non vale certo come ravvedimento operoso, ma da qui si nota il mio lato fascista, lo ammetto...

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    59. ...io starei anche lavorando, mentre tu cazzeggi, trascurando DiCì...

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    60. Sto sbobinando indefessamente lezioni di diritto penale, le farà piacere sapere che dopo Lisbona gli Stati nazionali stanno concedendo anche una buona fetta di competenza penale alla democratica UE. Ogni tanto una pausa me la potrò concedere. Sono meno prussiano di Lei. Comunque ho detto lo so nel senso che è vero, come è anche vero che Lei arriva sempre a sala già piena, con leggero ritardo. E lo fa apposta. Dal punto di vista della carica seduttiva è una strategia eccezionale, consigliabile anche, che so, ai primi appuntamenti.

      PS Di Cì è a curare anime all'ospedale psichiatrico, in tirocinio. Bagnai lo sa che dopo Di Cì viene Lei. Poi il gatto.

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    61. Flame on.
      Scusate, mi intrometto in punta di piedi (mi par di sentire da qualcuno, "Fresche l'ova")...ma a qualcuno farà piacer sapere "How 'Mordor' and 'Cthulhu' found their way onto Pluto and its moons".

      (Alessandra/Cassandra Lupa ululante da Firenze più Lewis e Lovecraft per non parlar di Poe...qui tra trombe d'aria, alluvioni e Acheronte non so più a che santo votarmi e ritorno nel mio canto)

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    62. A proposito di cazzeggio. In quanto condannato a morte esprimo il mio ultimo desiderio, che come è noto non mi può essere negato (e che servirà a far comprendere il genere di letture che mi han portato fin qua). Chiedo umilmente di poter scegliere l'albero al quale venir impiccato....

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    63. (Su Il signore degli anelli ho solide attenuanti: lo lessi a 19 anni nel 1987 e lo portai all'esame di maturità. E poi sono contemporaneamente ingegnere e docente, vorrà dir qualcosa.... Posso presentare istanza di grazia per manifesta capacità di .... Completare a piacere).

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    64. Obbedisco.
      Per l'esattezza storica, segnalo che non sono fascista, non sono antifascista. Sono, nel linguaggio coevo al fascismo storico, "afascista".

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    65. @Buffagni seeee, adesso esiste pure l'"afascista"... all'Inferno!!!
      (Forse tu non pensavi ch’io loico fossi!)

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    66. @ martinet

      "Si ritorna al mio discorso prima della rivoluzione tenuto in un piccolo circolo rionale di Milano, l' 'Antonio Sciesa'; in Italia non c'è posto per gli antifascisti, c'è posto solo per i fascisti e per gli afascisti, quando siano dei cittadini probi ed esemplari."
      Benito Mussolini, discorso alla camera dei Deputati del 26 maggio 1927, poi ricordato come "Discorso dell'Ascensione".

      v. http://cronologia.leonardo.it/storia/a1927v.htm

      (o, per maggiore esattezza, v. gli atti parlamentari relativi)

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    67. di nuovo @ martinet

      per precisare il mio pensiero, mi autocito:

      "Va bè, lo dico io: il fascismo (un grave errore della cultura italiana) fu infinitamente migliore dell'attuale regime coloniale. Basta paragonare a) la politica sociale b) la politica scolastica, e il conto si fa da solo.
      Poi, vero che il fascismo fu responsabile di alcune catastrofi che non trovano parallelo odierno, vedi IIGM e leggi razziali: ma non bisogna avere fretta, teniamo d'occhio l'Ucraina e chissà..."

      http://goofynomics.blogspot.it/2014/07/zingy-3-cambio-e-autorazzismo-meglio.html

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  3. “Il faro della politica della BCE (M3 doveva crescere al del 4% all’anno), è pinochettiana”

    Non solo, IMHO e’ pure controproducente.

    Ormai si vede bene che con l’indebitamento eccessivo dovuto alla compressione trentennale della quota salari ormai dM/dt e’ quasi uguale a – dV/dt (cioe’ PY e’ diventato quasi costante, con sia P che Y quasi costanti).

    La formulazione di Keynes mi piace molto (n = pk con k = Y/V), perche’ fa vedere molto bene che con dV/dt negativa (ed Y quasi costante) allora k aumenta: di quanto?
    Con p quasi stabile praticamente di dn/dt.

    Corollario: in queste condizioni l’aumento del risparmio e’ praticamente uguale all’aumento della massa monetaria (i.e. il denaro non circola).

    Chissa’ quanti bellissimi risultati si potrebbero trovare studiando pure le elasticita’ incrociate sulle serie storiche di M, V, P ed Y: sempre che gli studi non vengano interrotti prima dall’arrivo della cartolina precetto…..

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    1. "[...] Keynes si curava poco di essere o sembrare “sulla frontiera della ricerca”: piuttosto che riscoprire l’acqua calda con il terzultimo imparaticcio di matematica – strategia essenziale per avere successo in termini di pubblicazioni “scientifiche” – in tutta evidenza preferiva studiare gli economisti che lo avevano preceduto, magari anche quelli di un paio di secoli prima, attenendosi alla sostanza del problema..."

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    2. Alessandro, io non sono ovviamente Keynes, non ambisco ad essere sulla 'frontiera della ricerca' economica (non e' il mio campo anche se di matematica ne mastico qualcosa), apprezzo l'acqua sia tiepida che fredda che calda, il mio tempo di approfondimento lo dedico a quello piu' mi interessa e non vedo cosa abbia a che vedere questo tuo commento con la 'sostanza del problema'.

      Quello che volevo comunicare non era ovviamente nessun imparaticcio sulle derivate (di cui me ne frega infinitamente di meno di quanto al Prof. interessi l'economia) ma semplicemente che nel frattempo si va verso la guerra.

      Se vuoi sfottere fallo pure, allo sfotto' ci sono abituato fin da bambino e so che aiuta comunque la comunicazione.

      Ma pensaci, stavolta l'hai fatta fuori dal vaso.

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    3. Scusami Luca,
      tu hai azzerato dM/dt + dV/dt=0; ergo dM/dt= - dV/dt ; dM/dV= -1

      esiste poi dMxdV=PxY quindi dMxdV/dV= dM/dVxdV= PxY; cioè PxY= -dV

      Dividendo per dt entrambe le quantità abbiamo PxY/dt = -dV/dt;

      Cioè la variazione del valore del prodotto nel tempo, ovvero la velocità con cui esso varia è inversamente proporzionale all' accelerazione con cui varia la quantità di moneta nel tempo.

      Ho detto cazzate?

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    4. @ALBERTO49
      Il mio ragionamento - molto sommario - (e che quindi non voleva assolutamente essere preso troppo sul serio) partiva dalla utile semplificazione mentale di M = V = 1 ad un certo tempo ics (un eventuale coefficiente fisso di proporzionalita' e/o di scala tra M e V non cambia piu' di tanto la dinamica).

      Applicando la regola di derivazione attribuita a Leibnitz (vedi enunciato semplice) alla identita' contabile [M V] = [P Y] (considerate M, V, P ed Y tutte funzioni derivabili del tempo), allora si trova che per avere approssimativamente [MV]' = [PY]' = 0 ci deve essere il -1 di mezzo tra le derivate di M e di V.

      Ci dovrebbe essere pure lo stesso cambio di segno tra P' ed Y', ma apparentemente sembra pure accadere che oggi sia P' (derivata dell'indice dei prezzi) che Y' (derivata della produzione) siano molto piccoli, quasi nulli.

      https://it.wikipedia.org/wiki/Regola_del_prodotto

      Tieni comunque presente che normalmente su materie come questa (che non ho ancora approfondito a sufficienza, non e' il mio campo) mi sento - perche' lo sono - molto 'infermo nelle mie indecisioni'.

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    5. Caro Luca,
      volevo cancellare il mio post, ma ero uscito per una cena con amici e non ho potuto farlo. Mi ero accorto, data la mia ruggine in analisi, di aver fatto il differenziale non della quantità MxV ovvero d(MxV) ma anche per la stupidaggine logica di scambiare un prodotto di quantità con un prodotto di variazioni di quantità ed averlo eguagliato a PxY; tutt'al più dovevo eguagliare d(MxV)=d(PxY). Ma si potrebbe considerare ad esempio M= cost (cioè la quantità di moneta fissa, cosa abbastanza comprensibile). e quindi ragionare sulla equazione MdV=d(PxY), ovvero dV= 1/Md(PxY). Derivando rispetto al tempo avremmo dV/dt= 1/Md(PxY)/dt. Cioè a M=cost. la derivata della Velocità di circolazione nel tempo, ovvero l' accelerazione o la decelerazione con cui si cambia la V, è proporzionale alla derivata delle transazioni ed inversamente proporzionale alla quantità di moneta. Come interpretare il risultato se ha un senso la cosa? Forse è banale, ma mi astengo da ulteriori considerazioni; forse è meglio. Avevo però capito ciò che intendevi nella relazione tra M e V.

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    6. @ALBERT49

      " Forse è banale, ma mi astengo da ulteriori considerazioni; forse è meglio."

      E perche' mai? Ragionare su una identita' contabile:

      MV = PY
      [MV]' = [PY]'

      non costa nulla e non mi pare conduca a risultati banali (almeno per me che sono un ignorante).

      Per esempio, volendo completare il caso teorico in cui due derivate prime delle quattro grandezze (M, V, P, Y) siano infinitesime di ordine superiore rispetto alle derivate delle restanti due, ne risultano altri tre casi interessanti.

      1) Se M' = P' = 0 (massa monetaria ed indice dei prezzi costanti)
      Allora MV' = PY' (un aumento della velocita' di circolazione della moneta risulta associato ad un aumento della produzione - "first best")

      2) Se V' = P' = 0 (velocita' di circolazione ed indice dei prezzi costanti)
      Allora M'V = PY' (un aumento della massa monetaria risulta associato ad un aumento della produzione - cioe' la speranza della BCE)

      3) Se M' = Y' = 0 (massa monetaria e produzione costanti)
      Allora MV' = P'Y (un aumento della velocita' di circolazione risulta associato ad un aumento dell'indice dei prezzi - cioe' si innesca l'inflazione "nemica dei poveri e delle vedove")

      Volendo quindi partecipare con Varufacchia al nuovo gioco di governo 'scegli il tuo vincolo', si vede che vincolare le variazioni di M, V, P ed Y di fatto significa alterare la produzione e la distribuzione della ricchezza.

      Ma se fossi ministro dell'economia (ipotesi che nessuno sano di mente si potrebbe mai augurare) mi piacerebbe tanto poter manovrare tutti e quattro i comandi pricipali (cambio, tasso di sconto, massa monetaria ed indice dei prezzi/scatti scala mobile programmati).

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    7. Sticky. Complimenti per l'agilità di ragionamento, @luca.

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    8. Io pensavo di limitarmi a trovare il sistema di rendere (V2-V1)/T2-T1=1,02-1,03 cioè in un anno aumentare del 2/3% la velocità di circolazione a M costante. In Italia sarebbe già un ottimo obiettivo.
      Come ottenerlo? Questo è il problema.
      Ovviamente aumentando l' inflazione ci troveremmo in una condizione in cui i detentori di moneta preferiscono farla circolare rapidamente dato che la sua stasi sarebbe deleteria per le loro finanze.
      Certo poi che se tu ti trovi con deflazione e poi dici alla gente guarda che ti taglio questo e quell' altro perchè ce lo chiede l' Europa, allora ottieni il duplice risultato di tagliarti entrambi i coglioni.

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  4. Professore carissimo (scusi la confidenza che mi piglio nell'esordire, ma lei, col suo impavido "lavoro culturale", oramai mi è caro, c'è poco da fare!),

    ho appena terminato il suo libro (quello in cui, dopo tante tribolazioni, alla fine la protagonista si salva, pare). Non senza una certa soddisfazione, posso dire d'aver colto varie cose (mò vedrò bene di ritenerle, oltre ad averle intese!); su tutte, una che quasi mi conforta, in questi mala tempora... e cioè che in economia - dunque in buona parte delle vicende umane, direi - la considerazione per le sorti del prossimo non è tanto un fatto d'astratta solidarietà quanto di concreta opportunità: un fenomeno di testa, insomma, prima che di cuore. Ora, non che io confidi nel senno degli uomini molto più che nelle loro passioni, ma, almeno sotto un profilo statistico, pare ci sia di che sperare, di che allargare l'orizzonte degli eventi (latu sensu).

    Con riconoscenza,
    Alessandro

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  5. Professore, Salvini ha dichiarato di avere letto entrambi i suoi libri, e li consiglia vivamente. Venerdì scorso, ascoltavo la radio e sono capitato su Radio Padania, ospite Salvini. Ho telefonato in diretta e chiesto a Salvini se ha letto i suoi libri e se una volta al governo sarebbe disposto ad uscire dall’euro. Salvini mi ha risposto che ha letto i suoi libri e li sono piaciuti molto, ha dichiarato poi che la lega nord ha già un piano b, da attuare una volta usciti dall’euro. Spero bene e che non sia la solita esclamazione elettorale.

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  6. Personalmente ho sempre ammirato la tua calma, che non esito a definire olimpica. Io a un Secchi che (sci)orina dati sulla spesa pubblica dal suo quadernetto netta terga gli metterei le mani addosso tempo 0. Quella sua aria supponente di fronte ai cadaveri dei nostri fratelli mi fa bollire il sangue nelle vene

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    1. Il Lombroso rimane sottovalutato.

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    2. Concordo. Il volto, l'espressione, gli occhi delle persone dicono molto, moltissimo.

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    3. Per amor degli dei! Non è il Lombroso sottovalutato (che misurava il cranio, e, per esempio, le donne generalmente c'è l'hanno più piccolo), e il linguaggio del corpo, questo sconosciuto!

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    4. Dopo i trent'anni ognuno ha la faccia che merita. Ci vuole un po' per costruirla.

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  7. Ma allora, benedetto figliolo, perchè ti arrabbi tanto quando ti chiedo di approfondire la proposta che Keynes fece a Bretton Woods di una moneta internazionale agganciata in modo flessibile alle valute e con un meccanismo che ne determina una perdita di valore nel tempo?
    La funzione di riserva di valore della moneta è ciò che Keynes vuole limitare, perchè ha visto che si oppone al commercio e favorisce la tesaurizzazione da parte degli stati in surplus commerciale.
    Tu dici, ed hai ragione, che c'è un problema di enforcement, ma se quando i paesi dell'Europa meridionale saranno fuori dall'unione monetaria, se costituissero tra loro un sistema di scambi paritetici imperniato su interessi negativi sia sui deficit che sui surplus potrebbero avere vantaggi economici insospettabili ed attirare altri paesi nel meccanismo.
    L'enforcement potrebbe essere dato dall'avere tutti poco da perdere (mentre a Bretton woods gli USA ci avrebbero rimesso) dal non esserci (tra i PIIGS) un paese egemone con interessi divergenti (un po' come era avvenuto nella UEP)
    Il tasso di inflazione si potrebbe programmare agendo sull'interesse negativo su deficit e surplus che sarebbe stabilito da una clearing house tra le banche centrali.

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    1. Perché i poracci che non rispettano la netiquette non meritano altro trattamento. Vai su Keynesblog a friggere l'aria. Qui siamo su un altro livello e infatti capiamo che il tuo è un off topic. Invece di chiedere a me di approfondire Keynes (e chi cazzo sei tu?), prima approfondisci me (e anche Keynes). Ne ho le palle piene di espertoni. La tua esperienza con questo blig si chiude qui. Ti aspetta Pietrino nel suo.

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    2. @anacleto
      guarda che nel suo secondo libro, il prof parla del bancor..
      e cmq, ai soloni sfugge un particolare.. ogni 3 mesi di euro muore un pezzo di questo (e degli altri) Paese.
      Anche la soluzione migliore, ovvero un euro diverso sarebbe una cosa ridicola così come successa per il Sud d'Italia.
      A proposito, lei ha approfondito la questione meridionale (toh, non penso lo abbia fatto Keynes).

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    3. Non è che ne parli soltanto, affronta tutti gli aspetti di una moneta mondiale che compensi gli squilibri delle partite correnti; un piccolo trattato, ma chiaro e compendioso (ma è uno di quei capitoli da rileggere varie volte per capirlo a fondo e va impresso nel bagaglio culturale personale).

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  8. Un'esemplare, brillante ed istruttiva lezione di economia politica.
    Preziosa l'esegesi sulla critica di Keynes ai teorici fondamentalisti della teoria quantitativa, critica a cui Keynes perviene (se ci è concesso) attingendo alla teoria marxiana del denaro, una delle cui qualità è appunto l'essere "riserva di valore", di qui la tesaurizzazione, funzione, diceva Carletto , che si fa valere anzitutto in periodi di "crisi commerciali e di sovrapproduzione".
    Resta infine che Carletto rovesciava letteralmente l'assioma quantitativo: non è che i prezzi aumentano perché circola più carta moneta ma, all'opposto, circola più carta moneta perché i prezzi aumentano.

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    1. Quando si parla di moneta endogena si dice appunto che la moneta dipende dai prezzi, e in IPF è spiegato come funziona il meccanismo. Va bene anche quando chi lo spiega non è Carletto, giusto?

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  9. Mi pare di capire, capovolgendo il ragionamento, che una stabilità granitica dei prezzi ci conduca più in fretta verso il "lungo periodo".

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    1. ...e quindi sillogisticamente verso la morte anticipata.
      Bello, complimenti ai monetaristi.
      Scherzi a parte, ma una delle grandi qualità di Keynes era quella di "sporcarsi" le mani con la realtà quotidiana, e di saperla capire e rappresentarla.
      La sua spiegazione prof. è come "inforcare"un paio di occhiali della giusta gradazione: dopo averli messi vedi benissimo e chiaro.

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    2. @ gianni
      Infatti conosco un lettore fisso del blog che dopo aver letto i libri , centinaia di post e commenti si fa chiamare occhiodifalco!

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  10. Giannino a parte per il quale i problemi sono di carattere biologico più che logico,sono abbastanza convinto che i vari Zingales o Piga sappiano benissimo che il monetarismo di Friedman e proseliti è una costruzione ideologica con lo scopo di giustificare determinate politiche e che con la scienza o l'esperienza non ha nulla a che fare,come sanno benissimo che fuori dall'ambito accademico l'accettazione di un modello ormai dipende soltanto dalla potenza dei mezzi con i quali viene diffuso.

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  11. Con questa super euro l' unica cosa che posso fare nel mio piccolo è comperare made in Italy :(

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  12. "..Difendono un sistema nel quale la rendita cresce a dismisura (perché la deflazione ne accresce il potere d’acquisto, evidentemente a danno di quello dei lavoratori, tassati per pagarla: nihil ex nihilo), salvo poi esigere, dopo, l’imposizione di tasse sulle rendite (cioè sui risparmi), per rimediare a valle agli squilibri distributivi che essi stessi hanno promosso a monte difendendo l’euro!"
    E accade stranamente che sfuggendo il grande capitale internazionale a rimediare chiamino il ceto medio nazionale, fregato doppiamente come produttore e come risparmiatore.
    (E dopo che avranno distribuito e privatizzato anche l'aria, chè ai rentiers internazionali piace investire nei monopoli, non è che di colpo andrà di moda l'iperinflazione?)

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    1. Eh dipende da quali sono i lavoratori tassati...
      Borghi:"facciamoci spiegare quante tasse pagano sullo stipendio ocse mentre si predica austerità"

      #sapevatelo

      Vabbè oggi famo donazione... chi sapeva che le palanche del 5x1000 arrivano tra due anni (sic!)...

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  13. "Keynes si curava poco di essere o sembrare “sulla frontiera della ricerca”: piuttosto che riscoprire l’acqua calda con il terzultimo imparaticcio di matematica – strategia essenziale per avere successo in termini di pubblicazioni “scientifiche” – in tutta evidenza preferiva studiare gli economisti che lo avevano preceduto, magari anche quelli di un paio di secoli prima, attenendosi alla sostanza del problema..."

    Tutto il mondo è paese.

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  14. Professore, mi permetto una domanda: si può dire che le politiche che nella teoria dovevano non essere discrezionali alla fine lo sono sempre (o quasi) state?

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    1. Nell'agire umano non esiste qualcosa di non discrezionale. Nemmeno l'algoritmo dei server di Aruba.

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  15. Mi si sta salendo la matematica ... come posso rimediare?

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    1. Prova con la Montessori. Dopo che il fascismo chiuse le sue scuole e nei fatti la esiliò nessuno dei partiti del CLN o dei nuovi l'ha mai riesumata dalla fonda tomba dove è stata messa. Ma per i ricchi le scuole Montessori ci sono. Er Nasone una scuola Montessori ha frequentato. Si impara meglio, ma non si diventa buoni...

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    2. Ecco il mio pensiero espresso in un grafico:

      la mia battuta |------------------------------------------------------ - - lei

      spiego:

      la distanza tra 'lei' e 'la mia battuta' è come la funzione f(x) = 1/x, con x che tende a zero da destra.

      O forse non ci siamo capiti ...

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  16. "... e quindi k corrisponde a Y/V"

    "La questione se k sia costante (come credono Giannino e Zingales... "

    Ci vuole tanto, troppo coraggio

    alternativa :

    " (...potrebbe essere ignoranza. Peggio ancora...)"

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  17. La cosa che mi sorprende è che alcuni economisti di sinistra,teoricamente dalla parte giusta, da un lato criticano le politiche attuate nell' euro zona e dall'altro sostengono che il declino italiano derivi dal nanismo delle imprese e quindi dalla loro inefficienza, dalle loro mancate politiche aziendali basate sull' innovazione ecc..
    Da un punto di vista politico si cerca di spiegare la mancate fusioni aziendali per il fatto che ci sia stato Berlusconi e la Lega Nord in quanto hanno fatto 'favori' fiscali alle pmi.
    Questa tesi,stante l'autorevolezza degli economisti,
    non può essere accettata perché la demonizzazione delle pmi c'era già nella prima metà degli anni ottanta e un ex direttore generale del ministero del bilancio racconta che lo scopo del divorzio fra banca d'Italia e tesoro,come ammise Andreatta all' ex direttore generale, fu anche quello di far uscire dal mercato le pmi e di ottenere solo le grandi imprese per fronteggiare la globalizzazione.Peccato che il divorzio generò un esplosione della disoccupazione giovanile e da lì iniziò la vera disciplina distributiva che colpì i lavoratori.Le pmi esportatrici hanno garantito all' Italia un austerità minore rispetto agli altri paesi mentre le grandi venivano svendute ai capitali esteri.

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    1. Ma di che ti stupisci? La sinistra "dura e pura" (per intenderci, quell'esercito sgangherato fatto di soli colonnelli e generali che passano il tempo nei circoli ufficiali a ricordare i bei tempi delle barricate nelle fabbriche) vede nella grande industria il proprio alleato ideale, il luogo in cui i nonni e i padri sono riusciti, negli anni sessanta e settanta, grazie alla dimensione strutturale e organizzativa della megaimpresa, a portare a casa gli unici risultati significativi raggiunti nella Storia di questo Paese da quella
      parte politica.

      Nella mente di costoro, all'idea di artigiano e di piccolo imprenditore corrisponde - pavlovianamente - quella di "investimento politicamente improduttivo".

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    2. Confermo poiché provato sulla mia pelle dal '94 ad oggi. E sai perché ? Perché nel mondo artigiano e della piccola imprenditoria il rapporto tra titolare e dipendente è fondamentalmente personale, la mediazione di un sindacato o di un'altra struttura è sostanzialmente inutile. C'è una cotrattazione ma è individuale e questo fatto è stato trattato senza il rispetto dovuto alla diversa natura del rapporto, non hanno voluto capire. Per questo ci disgustano i call-center e simila: non è possibile stabilire un rapporto fiduciale tra cliente e fornitore come si fa col besagnino, per dire.

      Qualcuno forse proverá a costruire nuovi soggetti a sinistra, mi auguro che costui riconosca innanzitutto la varia natura dei rapporti di lavoro prima di tutto, come viene fatto ( ad esempio ) per la varietà dei rapporti affettivi.

      Ad oggi i dati non sono confortanti.

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    3. Gli "ultimi della terra" se ne battono il piffero di questi zalatori del tutto e facitori di niente e costoro, a loro volta, se ne strabattono gli zebedei degli ultimi della terra.

      In Italia la "sinistra della sinistra", pianeta abitato esclusivamente da benestanti radical chic che amano la classe lavoratrice come raffiguarata ne "Il terzo stato" e disprezzano i lavoratori in carne e ossa, non ha mai avuto alcun seguito presso coloro - i lavoratori, per l'appunto - nel cui nome e interesse questa sinistra alla sinistra della sinistra afferma di "lottare" in modo irriducibile.

      Il Dominus di questo blog credo possa testimoniare quanto questi nullafacenti da salotto letterario di fine ottocento, nella loro accidia morale e padronale albagìa, sappiano essere nemici di quel "popolo" del cui bene si piccano di essere i soli interpretati e gli autentici rappresentanti (mi riferisco alla mancata pubblicazione sul Manifesto de "I salavataggi che non ci salveranno").

      La loro antipatia verso i piccoli imprenditori non è correlata al fatto che questi sfruttano i dipendenti più dei grandi gruppi industriali, ma al fatto che i rivoluzionari del week end in questione appartengono e/o si sentono elettivamente affini alla razza dei padroni con la "p" maiuscola (caso Vendola/ILVA docet).

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  18. So di andare off-topic ma la notizia è comunque interessante. L' "estrema" sinistra francese comincia a parlare di uscita dall'euro
    http://www.lefigaro.fr/politique/le-scan/2015/08/04/25001-20150804ARTFIG00232-la-crise-grecque-pousse-le-front-de-gauche-a-revoir-sa-position-sur-la-sortie-de-l-euro.php

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  19. Comincia a circolare una "moneta" parallela.
    Www.circuitosamex.net.
    È pure ben sponsorizzata, guardate un pò

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  20. Io vorrei davvero capire come si possa trovare una corrispondenza tra massa di moneta circolante e inflazione dopo 3 QE negli Stati Uniti, uno in Europa e le economie di suddette aree in deflazione. La conseguenza (che non si vuole ammettere) e' il completo fallimento della linea Andreatta-Prodi, che voleva eliminare il controllo dell'emissione della moneta (portandolo a Bruxelles) e di conseguenza cade uno dei motivi per l'entrata dell'Italia nell'euro.

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  21. Oooooleeeeee!

    Se queste sono le prime batterie attendo con impazienza i colpi delle cannonate!

    Oooooleeeeee!

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  22. Non bastava l'ermeneutica del Concilio Vaticano II, ora ci tocca anche quella di Keynes. Si è perso il senso delle parole, ridotte a un simulacro vuoto da riempire con contenuto a piacere. Prima di essere una crisi economica è una crisi di pensiero. Risalire sarà molto dura.

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    1. Perché non sei stato asfaltato dal crotalo? O sono io che applico Mandelbrot alle saghe fantasy e continuo a non capire??

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  23. Tutto chiarissimo, mi sorprende un po' solo il paragrafo su "in the long run": Feynman diceva che l'equilibrio termodinamico è raggiunto quando tutti i fenomeni veloci sono avvenuti (annealed) e quelli lenti non possono avvenire (quenched).

    Quenched perché nei sistemi più complessi non esiste un solo equilibrio possibile, e, personalmente dubito, pensando agli eventi storici del passato e a come i destini delle nazioni possano mutare per eventi imprevedibili, che tutta l'economia internazionale possa essere descritta all'equilibrio da un'equazione di stato. Ma forse, semplicemente, occupandomi professionalmente di cose incomprensibili, sono pessimista.

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    1. as permissu domino

      Per tutta l'economia internazionale forse no ma in sottoinsiemi limitati ci sono momenti in cui le coordinate macroeconomiche risultano stabili. Potrebbero anche essere proprietà di stato. Nel qual caso..

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    2. Non mi sorprende il fatto che siano congelate, ho capito il discorso che fa il Prof. di Keynes, e sicuramente e` quello il motivo per il quale il dominus ci vede giusto.

      Mi sembra ragionevole che per motivi "pratici", scrivere una funzione "consumption units" delle altre variabili empirica sia del tutto possibile ed affidabile al fine delle predizioni delle conseguenze di determinate politiche, anzi, mi sconvolge il fatto che, come mostrato dal Prof., l'IMF abbia ignorato la letteratura sui moltiplicatori della Grecia. Ma questo "in the short run".

      Se capisco bene, quando Keynes afferma che la k, "In the long run", possa essere una costante, egli ammetta l'esistenza di un'altro "campo" della sua scienza che si occupi del "long run" e che in quel campo le variabili di interesse siano altre rispetto a quelle che a lui (Keynes) interessano.

      E` in quel campo li` che io sono pessimista riguardo all'esistenza di un equilibrio. Detto questo, secondo me per necessita` pratiche bisognerebbe studiare quale tipo di politica si occupa dello "short run" e quale si occupa del "long run", e bisognerebbe dotare entrambe degli strumenti opportuni in modo che le due non siano in conflitto tra loro. Non so' se nessuno abbia mai lavorato sul soggetto ma suppongo di si.

      Ancora: mi sconvolge il fatto che, come mostrato dalla cronaca (dichiarazioni di Prodi e compagnia bella), si faccia uso di mis-politiche "short run" per causare crisi ed influenzare l'opinione pubblica riguardo a decisioni che vanno prese sugli strumenti di "long run".

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    3. È la shock economy, bellezza! Forse bisognerebbe chiamarla col suo nome: tortura.

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  24. Bellissimo post soprattutto per i ragazzi volenterosi, non proprio fulmini di guerra, tipo me. Rimane un mistero glorioso come la "narrazione" sull'inflazione possa essere penetrata nei cuori e nelle menti di esponenti di spicco della sinistra, spingendoli a rinnegare la propria storia (penso, come al solito, a ciò che dice Cofferati dialogando con il bolscevico Luttwak). Ma quanto è davvero "amato" Keynes?

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    1. Per me la parte più bella di questo post non è tanto nella narrazione della storia, ma nel fatto che stimola la curiosità. A me interessa quensto più che dover raccontare la storia ad altri, che magari io ho intuito ma non ben compreso. Il mondo è già pieno di storie confezionate apposta per essere spacciate bene che a me non va di ridurre questa "storia" a un pacchettino da spacciare. La conosceza, quindi la consapevolezza, è altra storia.

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    2. Perché offriva una via d'uscita dalle richieste sindacali e movimentiste degli anni Settanta che le facevano troppa concorrenza. E perché malgrado quello che si ripete a vanvera, pensavano che li avrebbe portati al governo. Come in effetti è stato. Euro+riforme (D'Alema dixit per primo: "Dobbiamo fare le"). Forse anche perché si va affermando in quel periodo una generazione di ignoranti. Quando Anna Larina venne in Italia negli anni di Gorbaciov chiese candidamente ai pd: "Ma voi studiate ancora, vero, le opere complete di Marx? La mia generazione l'ha fatto." Rotolarsi per terra dalle risate per me sarebbe stato tutt'uno. Poi cosa fosse Marx tradotto nell'URSS sarebbe appassionante questione da studi sulla traduzione e filologi dell'economia, ma la questione non è solo quella.

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    3. @Pellegrina

      Hai ragione in ciò che dici, ma per me il problema è più complesso: come fa il capo del più grande sindacato italiano a passare sotto silenzio che negli anni '70 e '80 è arrivato a compimento uno scorrimento sociale dal basso verso l'alto delle classi meno favorite? (Naturalmente imperfetto, naturalmente parziale, naturalmente tutto quello che vogliamo, però i risultati sono lì e non possono essere negati). Quando D'Alema diceva le cose, che giustamente ricordi tu, siamo ancora negli anni '90 (e bada che Cofferati allora si oppone proprio alle inclinazioni più "liberali" di D'Alema). Ma poi come si fa ad andare in TV e parlare come Giavazzi? Questo mi è incomprensibile come comportamento da parte di un sindacalista (per non parlare degli esponenti attuali). Per quanto riguarda Keynes, ho l'impressione che gli abbiano nuociuto due cose: stare all'interno della logica capitalista, cercando di far funzionare il sistema (e questo Alberto ce lo ha detto e spiegato varie volte); il fatto di essere un liberale, se pure atipico. Ma sono osservazioni buttate là senza alcuna possibilità di approfondimento da parte mia

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    4. Parli del sindacato post accordo FIAT 1980 e post craxismo, non sono dettagli. Cofferati venti anni fa ha rallentato senz'altro la distruzione del diritto del lavoro, ma è più meno costretto a andarsene e la sua esperienza amministrativa non scorre troppo bene. Politicamente viene emarginato e attraversa credo un periodo di grande incertezza: non sa dove andare e come passare gli anni che mancano alla pensione. Trova riparo in una fondazione. Cosa sia oggi difficile dire, anche perché lo seguo abbastanza poco. Quale sia la consapevolezza storica e teorica di tutti questi personaggi non è chiaro. La cecità davanti all'euro è senz'altro enigmatica anche considerando il terrore di passare per leghisti, l'internazionalismo ripudiato da un lato (ricordiamo quanta esaltazione dell'unità nazionale ha profuso il PCI dagli anni '70 agli inni di Mameli) e esaltato dall'altro confondendolo con il sovranazionalismo, l'introiettare l'idea della mancanza di alternativa... Paradossalmente se vuoi a sinistra è la sinistra "di classe", quella più schiettamente marxista, a maneggiare con più disinvoltura le malefatte dell'euro: perché l'idea di un'alternativa radicale la spaventa meno, anzi è parte integrante della sua concezione politica, perché hanno percepito da subito la UE come distruttrice, non portatrice di diritti (ad esempio con le privatizzazioni tanto apprezzate invece dalla sinistra piddina), perchè ritengono il capitalismo insostenibile tecnicamente (e mi piacerebbe proprio essere in grado di capire se questa cosa sia dimostrata o meno), perché ritengono necessario provocare fratture e contraddizioni nel sistema ecc.
      Ma il ruolo della sinistra partitica in Italia non è mai stato questo; quando si è abbandonata l'idea di una socialdemocrazia del resto mai davvero nata da noi, non è rimasto che abbracciare l'idea del "nemico". Insipienza? Complicità? Ignavia? Bisognerebbe provare a chiederglielo, forse capiremmo meglio.
      In questo contesto Keynes disturba praticamente tutti.

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    5. Diceva Spengler che "la sinistra fa sempre l'interesse del grande capitale, a volte senza saperlo."
      Chissà? D'altronde, Oswald Spengler e Alberto Bagnai hanno entrambi intitolato un loro celebre libro al "Tramonto"...

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    6. Propongo un'altra ipotesi di lettura, molto in breve.
      1) passaggio del PCI nel campo NATO, implosione dell'URSS, caduta del Muro, fine del comunismo. Problema degli ex comunisti: riciclarsi o morire.
      2) il riciclaggio impone due temi: a) quale ideologia sostituire al comunismo et similia, in modo da mantenere la coesione di militanti ed elettori e il posto ai dirigentib) come rendersi utili al nuovo Impero/Azionista di riferimento? (dopo URSS, USA)
      3) Nuova ideologia: l'europeismo, per il suo carattere similsovietico (burocrazia illuminata e cooptata che dirige tutto) antinazionalistico (non c'è bisogno di spiegare) pacifista (incredibile ma vero, il pacifismo fu grande tema propagandistico URSS e comunista) utopistico/messianico (al posto del Comunismo, gli Stati Uniti d'Europa, e per i palati più fini i il Governo Mondiale) individualistico (qui devo rimandare agli studi di Louis Dumont sull'individualismo di Marx) storicistico (chi vince ha sempre ragione, nella versione dell'hegelismo PCI) sembra una manna dal cielo.
      3) Come essere utili al Nuovo Impero? Mediando il consenso, cioè traghettando le masse "de sinistra" dal modello guareschiano di Peppone al modello scalfariano di "Repubblica". Il progresso esiste!
      Mission accomplished: infatti, da allora gli eredi del "movimento reale che abolisce lo stato di cose presente" sono di frequente al governo in Italia, cosa che mai si sarebbero sognati prima del capitombolo.
      "E la buona fede dei dirigenti?": risposta non pervenuta causa assenza sincerometro. "E la credulità dei diretti?": risposta contenuta nella domanda, basta togliere il ?

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    7. Non sono uno storico, ma...quei tempi li ho vissuti e penso che le cose siano andate più o meno in quel modo.

      Del resto, Nino Galloni racconta (e non si ha motivo di dubitarne) che i dirigenti del PCI furono convinti dalla governance di Bankitalia dell'epoca a non ostacolare il "nuovo corso", con la esplicita "prospettazione" che, diversamente, i loro figli e nipoti, sistemati nelle varie banche, avrebbero trascorso una vita (professionale e non) alquanto impervia. Il velato suggerimento si rivelò più persuasivo di ogni evidente controindicazione macroeconomica e politica (e forse spiega addirittura il compatto e repentino dietrofront del PCI dopo i noti discorsi di Napolitano e altri contro l'ingresso dell'Italia nello SME).

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  26. 5x1000 ad asimmetrie devoluto ieri . Grazie Prof.

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  27. Considerazione da informatico: ammesso che fosse mai stato vero il problema del ritardo nel prendere le decisioni, la teoria di Friedman mi sembra anacronistica visto che oggi le informazioni ci sono e circolano molto rapidamente.

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  28. Non sono un economista, ma... l'ho letto tutto e mi è pure piaciuto.
    Come riprova segnalo due refusi:
    - delle mele si sono intrufolate fra le pere
    - "evidente evidente"

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    1. Mele e pere non sono affatto refusi. P è il livello dei prezzi medio. Quindi un chilo di pere costa come un chilo di mele.

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    2. Le unità di misura sono indicate (anche se non esplicitate). Se le applichi ti accorgi che i membri sono congrui.

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    3. Mi sembra che in ogni caso pere sia un refuso.
      Per comprare un kg di mele servono 3 €, per 2 kg ne servono 6.
      Ma possono pure essere le stesse tre monete.
      In questo ragionamento, che c'entrano le pere? Mi sono perso qualcosa di importante?

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  29. Ho provato a leggere "Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta", dico ho provato perchè ho cominciato ma non ho finito. Non difficile, ma un po' lunghetto e non proprio consigliato prima di dormire (unico momento in cui posso leggere). Ma quelo poco che ho letto è stato molto illluminante, soprattutto quando ci si rende conto che non è assolutamente antiquato per essendo stato scritto quasi un secolo fa. E' stata molto interessante anche la prefazione che parlava della sua vita.
    Dovrei forse trovare un libro che ne riassuma i contenuti in modo sufficientamente chiaro ma non superficiale.

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    1. @The max

      Giusta osservazione la tua. Allora cogliamo l'occasione, per estirpare dalle nostre menti un temibile cancro culturale: nascere oggi, scrivere oggi ecc non significa essere più intelligente o più avanti di uno di 150 anni fa. Magari si scopre che qualche individuo nato e vissuto 2500 anni fa era un po' più intelligentino di noi. Ma questo non amano sentirselo dire i neoliberisti.

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    2. @ Celso,
      d'accordo con quanto dici. Io allargherei la questione tirando il ballo l'affermazione, nello sviluppo del pensiero umano degli ultimi secoli, della cosiddetta specializzazione. La conoscenza si è approfondita, ma a scapito della visione globale della materia esaminata. Con alti e bassi, fino al Rinascimento, credo, la differenza tra scienziato e artista non è mai stata indicativa né determinante, poi l'uomo ha dovuto specializzarsi, essere l'una o l'altra cosa, perché la visione d'insieme s'era infranta in mille rivoli specialistici. Per cui è vero che un individuo vissuto qualche secolo fa non necessariamente deve essere intellettivamente inferiore a uno che vive oggi, forse solo meno "informato" sui dettagli della materia in questione.

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    3. In effetti, se proprio vogliamo, Jared Diamond sostiene che gli aborigeni australiani, che vivono in un ambiente selvaggio, sono molto più intelligenti di noi (almeno, hanno un'intelligenza più reattiva), e lo associa con il fatto che sono abituati a vivere in un ambiente pieno di insidie in cui l'apprendimento è uno dei più efficaci strumenti di sopravvivenza.

      Se vivi in una foresta piena di serpenti velenosi e devi sfammarti mangiando quello che trovi, se soffri di "sonno della ragione" (soprav)vivi poco...

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    4. Anche Lévi-Strauss, che è un primitivista, guarda con affetto e ammirazione le popolazioni dell'Amazzonia, da lui studiate in gioventù, perché realizzano un situazione di equilibrio tra cultura e natura.
      @ roberto b

      Se proprio mi devo lasciare andare, Roberto, mi viene da chiedere: ma Brunelleschi è molto "inferiore" ad architetti e ingegneri di oggi? (Naturalmente guardando al metodo e non restando all'aspetto aneddotico, cioè di contesto storico e culturale).

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    5. Infatti, Celso@
      Ad esempio Siddharta che nacque 2500 anni fa in India.
      Studiò e praticò quasi tutte le dottrine religiose dell'India prima di cominciare a predicare la via più fattibile, a cui lui si era illuminato, per provare ad emancipare l'uomo dalle sofferenze.
      La base era la meditazione e la trasformazione interiore. In pratica un lavoro psicologico sulla parte inconscia e meno razionale dell'uomo.

      A ben guardare mise in rilievo questioni sulla psicologia degli umani talmente rivoluzionarie per l'epoca che fu all'inizio, come spesso succede, preso per un pazzo dalla sua stessa gente.
      Principi sulla psicologia poi riprese da Freud, in chiave analitica, circa 24 secoli dopo.

      Siddharta, come Gesù 20 secoli fa, fu innanzitutto un fine psicologo. Ben prima dei luminari del settore nati 25 secoli dopo.

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    6. Già che ci siamo, aggiungo: e se il progresso (immenso) delle tecnoscienze fosse stato pagato cash con un regresso (altrettanto immenso) della vita spirituale?

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    7. Non intendevo dire che, avendo un secolo, Keynes fosse 'meno intelligente'. Quello che mi ha stupito è vedere come scoperte di un secolo fa non siano oggi considerate la normalità, come ci sia ancora un (apparente) dibattito aperto su di esse. Voglio dire che, ad esempio, per il nostro tempo è banale sapere del legame malattia-batteri, non ci poniamo dei dubbi sulla sua esistenza. Invece in economia vengono commessi sistematicamente gli stessi errori, ma la spiegazione è semplice: chi ha più influenza nel mondo ha interesse affinchè si continuino a commettere, pertanto si fa in modo che le persone rimangano ignoranti, soddisfacendo la naturale curiosità umana con altre nozioni (ininfluenti ai loro scopi) e proprio quando non ci si riesce adducendo a concetti di inevitabilità o misteri. L'ignoranza delle persone su temi sensibili ai potenti è da sempre utilizzata dagli stessi potenti per mantenere il loro potere.
      Guarda caso il nuovo presidente RAI ha partecipato al Bilderberg del 2014.

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    8. @Stefano Pepino
      "Se vivi in una foresta piena di serpenti velenosi e devi sfammarti mangiando quello che trovi, se soffri di "sonno della ragione" (soprav)vivi poco..."

      Allora ci stiamo arrivando, gli ingredienti ci sono tutti!

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  30. Professore sono d'accordo, con le sue analisi economiche e con tutto quello che si può dire di negativo riguardo l'euro e l'unione eurpea, la sua atidemocraticità e il genocidio finaziario che opera con le politiche di austerità e la sottrazione della sovranità monetaria alle nazioni e ai loro legittimi governi. Ma c'è un ma su cui la invito a riflettere e non riguarda questioni economiche. Una cosa credo ci insegni la storia che le trasformazioni sociali non avvengono a tavolino e nemmeno sono il risultato dei processi istituzionali, per carità tutti ingredienti necessari, ma non sufficienti. C'è un quid che non possiamo trascurare fatto di elementi etici ed estetici che costituiscono il modello fattuale da cui avvengono le trasformazioni sociali.

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  31. Ok, basta pirla. La convenzione di Ginevra prevede la fucilazione sul posto per chi viola la netiquette in abiti civili. Regolatevi.

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  32. Mi scusi, ma non voglio essere frainteso perché il mio "invito" è puramente retorico non è una lezione sul dafarsi, per il quale non credo di avere niente da insegnare a nessuno. Pittutso negli ultimi tempi mi sono trovato a riflettere su una questione che mi stà particolarmente a quere e riguarda la particolarita tei tempi odierni che a differenza dei miei anni 70 non lasciano alcun spazio alla possibilità di immaginare l'esistenza di altri mondi possibili. Mondi in cui il lavoro anzichè essere il fondamento della libertà sociale costituisce un male da cui affrancarsi il più possibile.
    Dopo di che mi prendo volentieri del pirla perché essendo milanese da molte generazioni che qualcuno usi questa parola mi fa anche piacere.

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  33. Il prossimo candidato a cambiare paese di proprietà. Fratellanza globale o altri danni collaterali dell' euro su indotto auto?

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    1. Già smentito

      Perchè Marchionne a) dovrebbe vendere un impresa che ha un fatturato di 6 mrd. è un utile netto di 200 mio. ad un fondo avvoltoio che b) mette a rischio migliaia di potenziali clienti dei sui prodotti (gli operai di MM italia) nel mercato principale di Fiat è Alfa Romeo, l'italia ?
      Ogni cassa integrato è un potenziale cliente in meno per i prodotti FCA in italia, Alfa, Fiat, Lancia è Jeep in primis. A questo ci pensano già i cretini al governo. Tra poco comunque ripartirà Cassino che andrà un pò a controbillanciare le boiate che sta facendo il governo. :-(

      Sulla questione cambiare paese ma (non la proprietà) solamente per mettersi al sicuro dagli imbecilli che attualmente governano l'italia secondo mè sarebbe da approfondire. (Vedi Fincantieri 200 visite della GdF)

      Su MM ne riparleremo fine 2016 quando saranno sul tavolo i risultati dei nuovi prodotti FCA: Fiat Aegea, Fiat 124, Maserati Levante è Alfa Giulia.

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    2. Cosa poteva fare se non smentire? dice l' articolo che linki:"Nonostante la smentita il titolo del Lingotto prosegue la corsa a Piazza Affari con un rialzo di circa 2,5 punti percentuali a 14,38 euro."

      Comunque i motivi per vendere potrebbero essere molti, inclusi quelli di strategia generale, che prevedono di liberarsi di asset che non rientrino appunto in quelle strategie, cosa che spesso capita in aziende multinazionali oppure pareggiare i conti in Italia.
      Per quanto concerne i clienti italiani, se guardi le curve da me pubblicate relative al periodo '97-2014, non è che ci sia stata molta attenzione né a produrre in Italia né tantomeno ad immatricolare. Ma attendiamo i positivi sviluppi; siamo qui fiduciosi "provare per credere".

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  34. "Dato che l’euro ha una ovvia tendenza deflazionistica (Keynes la vedeva bene – ne parliamo dopo – e noi col senno di poi la vediamo meglio: è la svalutazione interna, bellezza...), ne consegue che i difensori dell’euro “de sinistra” in realtà stanno difendendo quelli che dalla deflazione sono avvantaggiati, ovvero i rentier. L’euro a questo serve, a livello individuale come a livello nazionale: a consentire che i simpatici Gollum rivedano intatto il loro tesssssoro, non eroso dalla lebbra dell’inflazione!"

    Che quindi i lavoratori debbano accettare paghe sempre piu' basse ed un aumento della disoccupazione lo capiscono subito tutti gli addetti ai lavori, primi fra tutti gli specialisti del marketing....

    Ecco per esempio un estratto dalle pubblicita' varie che ricevo da qualche tempo:

    "Licenziamento e Jobs Act: cosa cambia in concreto - Per aiutarLa a maneggiare questa materia, senza rischio di incorrere in errori e danni per la Sua azienda, con il supporto di ..........., uno dei maggiori esperti italiani di lavoro, abbiamo raccolto e focalizzato tutte le novità, con tabelle comparative, schemi di sintesi e istruzioni operative, nel nostro manuale pratico + CD: Nuove contestazioni di addebito disciplinare e lettere di licenziamento su CD-Rom, spiegazioni pratiche, documenti specifici, check-list e oltre 600 modelli personalizzabili e stampabili.
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    • Gestire qualsiasi provvedimento disciplinare (dal richiamo al licenziamento)
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    • Risolvere in modo legalmente sicuro le problematiche ricorrenti
    • Risparmiare tempo e costose consulenze esterne
    SPECIALE SCONTO 20% FINO AL 17/08/2015"

    Che tristezza, ci sono e ci saranno sempre sempre i 'willing executioners', fatto il campo e' certo che seguira' il rappresentante dello Zyclon B!


    http://modulistica.forum-media.it/6003_scheda_az.pdf

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  35. Risposte
    1. Abbonarsi all' Espresso?
      La metamorfosi italiana è interessante, ma un simile sacrificio non vale la curiosità.



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    2. Per leggere l'articolo mi dice che devo attivare un loro abbonamento.
      Io i soldi a quelli la non glieli do!
      Aspetto fiducioso una tua sintesi.... ;-)

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    3. Metamorfosi zingalesiana, maledetto correttore.

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  36. Correva l'anno...“C’est un jour maudit, je le considère ainsi en tout cas, ce 21 décembre 1978 où, soi-disant, nous avons réussi notre adhésion en qualité de membre à part entière au sein de la CEE. Nous le regretterons très amèrement c’est certain, sauf qu’il ne nous sera plus possible de nous en défaire. Les liens économiques sont encore plus solides que les alliances militaires, entre les pays. (...) Ces affaires ne sont pas faites pour nous, elles ne s’accordent guère avec notre histoire, ni avec le caractère de notre peuple. Ni même, avec la situation réelle de la Grèce en ce moment. Nous serons effacés en tant que pays, en tant que nation. Et ce n’est pas parce que d’autres perspectives ne sont pas suffisamment en vue, qu’il va falloir nous engouffrer dans cette voie (...) “Il ne restera plus rien dans le pays. Déjà, de voleurs sans scrupules bien de chez nous, très nombreux, et encore, certains malfrats internationaux sillonnent le pays pour voler des antiquités et des icones. Ainsi, les salopards et les fainéants, ont trouvé le filon pour s’enrichir facilement et pour s’offrir ainsi la bêle vie. Et tous ces esthètes, cette vermine, découvrent alors une nouvelle manière... de décorer leurs salons. Là, il va falloir taper très fort. Et j’imagine ce qui s’en suivra, depuis précisément notre... liaison avec la CEE. Dieu sait seulement... quelles ‘perles’ internationales, viendront-elles alors jusqu’ici, pour s’emparer de leur nouveau terrain.” (Yórgos Ioánnou, “To Phylládio”, 1979).

    (Alessandra/Cassandra Lupa ululante da Firenze. Reference, Panagiotis Grigoriou @ greek crisis del 6 agosto 2015; Yórgos Ioánnou, scrittore)

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  37. motivi per cui l'Itagli e gli Itagliani non possono farcela ( quelli con la G )
    -Si vabbè le stampanti 3D , ma alla fine con pezzi di carta non ci fai nulla ( personaggio di rilievo )
    -30 milioni di Itagliani sono andati in ferie su una base di occupati di 17 ..
    -Ora faremo nei prossimi 20 anni la banda ultra larga ( 30mbit precisano i somari non sapendo che pezzi del marocco sono a 300 mbit )
    -ma la chicca finale è : La Germania ha fatto -1.5 mentre di ECONOMISTI prevedevano +0.8 , di fatto screditando tutti gli economisti tacciandoli di ignoranza diffusa , così se domani dici , ti ribadiranno che tanto gli economisti si sbagliano sempre .
    Con un ' informazione - formazione del genere non temo più che l'Italia possa farcela ma sono sicuro che non ce la farà . Come potranno mai scegliere dei validi rappresentanti , quando la maggioranza dei cittadini è stata coltivata nel digiuno mentale ? o , ancor peggio , manipolati fino alle ossa ? Il Prof dice bene e si stupisce che di fronte ad un settennato di recessione , nessuno si ribelli , ma mi ricordo di un virgolettato letto da qualche parte " le tecniche di analisi e di comunicazione di massa dagli anni '50 ad ora si sono talmente evolute che gli addetti ne sanno di più loro dei desideri e delle pulsioni delle masse che gli individui che compogono le masse stesse " .
    Se questo corrisponde alla realtà e gli indizi ci sono tutti , la democrazia è defunta ed forse anche irrecuperabile , tutt' al più si potrebbe ipotizzare una oligarchia illuminata che cerchi di far recuperare un po' di consapevolezza , ma più di così non mi azzardo a sperare .

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  38. Ampiamente fuori discussione e per questo mi scuso a priori.
    Litigando con mia moglie sulla decrescita infelice ossia il perche sembra secondo la sua idea che io non apprezzi essere servito e riverito e stare a panza al sole a non fare un cazzo e avere( come dice lei) qualcuno che ti fa il letto....ecco sembra che i prezzi degli hotel non seguano la traiettoria degli affitti di appartamenti per vacanze.
    Ho tentato di far capire che se spendo 2000 euro per una settimana di ferie faccio solo finta che per una settimana tutto è a posto e me la godo, tutto ovviamente incluso nel prezzo.
    La mia proposta oramai da seguace economico era di andare in affitto e usufruire dei ristoranti in loco perche più conveniente degli hotel almeno per la modica somma di 500 euro.
    La risposta è stata che fin che posso perche non spendere se domani magari mi mette sotto una macchina e non ci sarò più??
    Mi è venuta in mente la storiella del prof sul malato di tumore del primo libro e son scoppiato a ridere.........e mò son cazzi mia, chi glielo spiega che non ridevo per quello che diceva ma per quello che mi ricordava?
    Di fatto mia moglie non ama la decrescita infelice .........mentre nel suo logico argomentare la colpa è mia che non spendo.
    Son 5 mesi che non percepisce stipendio.........
    Perche delle volte penso che il buon dio non fa nulla per caso.......ma se non lo capisce una che non la pagano come lo spieghiamo a quelli che ancora vivono degnamente e non solo?

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  39. OT:
    Mi par di capire che il Prof. Puglisi abbia cominciato ad aprire il suo fuoco di paglia contro i Borghi, i Bagnai, etc.: rifletta egli sul fatto che il loro successo divulgativo è altamente correlato alla domanda, in continua crescita, di un'impostazione scientifica per quel che riguarda i temi di stretta attualità. Trovo che gli strumenti argomentativi del suddetto professore nuocciano più alla sua causa che alla nostra.

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  40. Abbiamo finalmente trovato un clone del professore?
    http://www.taxresearch.org.uk/Blog/

    Roberto Seven

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  41. Ricordo la definizione di "inflazione" pronunciata da Vittorio Gasmann nel film "La Cena" di Ettore Scola (1998): "Questo affanno supremo dei non privilegiati".

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  42. "...E, ancora, riferendosi alla crisi degli anni trenta, affermava Caffè nel seminario di Ariccia: 《La conseguenza della diminuzione dei salari da parte dei sindacati non fu un miglioramento della situazione occupazionale, ma fu un peggioramento della situazione occupazionale.
    Allora venne fuori questo comcetto che in realtà era di un economista classico ( Malthus ) e che Keynes recuperò: per avere l'occupazione ci vuole la domanda.
    Uscì fuori questo concetto cardine di domanda effettiva, che coincide con la domanda servibile di Marx ( quarda un po un altro classico...), lamdomanda, vale a dire, che abbia il denaro necessario per poterla esprimere》.

    F.Caffè.

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