martedì 17 luglio 2012

Comunicazzione di servizzio: etilisti romani

Ho appena risposto agli etilisti che mi hanno scritto comunicando la data del nostro incontro romano. Vi ricordo di confermare quanto prima, che devo bloccare il bunker anti-drone.

Se qualcuno pensa di avermi scritto ma non ha ricevuto la data, mi riscriva, facendo la cosa più ovvia: si guarda su Gooooooooooogle la mia email personale e scrive lì. Segnali di fumo, piccioni viaggiatori, messi a cavallo, e (soprattutto) commenti a post del blog sono sconsigliati come metodo per trasmettere messaggi personali. Mai quanto, di converso, l'uso dell'email personale per commentare il blog.

Ma circa questo secondo fenomeno, si sa, ci son cose che se potessero essere capite non andrebbero spiegate (prima legge fondamentale della termodidattica).

39 commenti:

  1. Risposte
    1. Meno male che qualcuno apprezza. Il fatto è che io quando insegno mi scaldo... ma mai quanto quando interrogo... transeat a me calix iste...

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    2. infatti prof. me la immagino str*****simo durante gli esami...

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    3. Come regola, mi adeguo al livello dei miei interlocutori.

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  2. Risposte
    1. E tu da quale mare salti fuori? Troppo mercurio?

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    2. Alberto non meravigliarti del fatto che il calamaro non colga l'ironia dell'errore intenzionale: egli (esso?) è un credente nella religione del debitopubblicobruttostatoinefficientespreconebruttissimo, i cui adepti spesso non dimostrano un grande senso dell'ironia. (Contatore del debito pubblico gentilmente fornito dall'Istituto Bruno Leoni... e ho detto tutto!)

      Dovresti cominciare a mettere i sottotitoli per non capenti... date a Cesare quel che è di Cesare, ma il calamaro è buono ripieno, cotto al forno.

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    3. Ah, allora era scemo come mi sembrava... Mi darete atto di avergli accordato il beneficio del dubbio... Fra un paio di post vi faccio un florilegio di pirla, vedrete che lavoro difficile il mio! Grazzie.

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    4. Si sono scemo... Uno scemo che tenta di orientarsi nel caos che stiamo vivendo anche leggendo con interesse ciò che scrive il prof. Bagnai.
      Caro correttore grazie di avermi fatto notare l'ironia, pensa che io ero convinto che il prof Bagnai non sapesse scrivere. Ora però che me lo hai segnalato posso seguire il blog del professore con una certa tranquillità.
      E comunque non credo nella religione che di cui parli, ripeto... cerco di capire, poi (è chiaro!) sono scemo e quindi non ci riesco, però ci provo.
      (si lo so, facevo meglio a continuare ad ascoltare silente).

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    5. Bboni, fate pace... è colpa mia, lo scemo sono io: non avevo colto la volontaria ironia dei tuoi commenti ortografici, né, del resto, la tua (volontaria?) ironia nel ricorrere a quella solenne cialtronata che è il "contatore del debito" dell'istituto tal dei tali. Mi sembra di capire che lo hai inserito nel tuo blog con perfida antifrasi per rilevare il dilettantismo, e anche l'intento demagogicamente terroristico, insito nel fornire una misura delle passività finanziarie dello Stato priva di qualsiasi rapporto alla situazione economica del paese in termini di redditi prodotti e di fase ciclica. Sarai anche tu d'accordo con noi che sono dei patetici (o pericolosi) fessi quei tanti commentatori che tornerebbero alla lira solo per poter moltiplicare per 1936.27 la cifra dell'odiato debitopubbblico, e farlo sembrare ancor più minaccioso alla casalinga di Voghera e al bracciante lucano.

      Se è così, sì, concordo con te: è deprecabile che in un paese civile sia ammessa una disinformazione di questo stampo, disinformazione che diventa criminosa in un periodo di crisi economica, e in una fase politica nella quale i cittadini vengono chiamati (?) a decidere riforme strutturali sotto la mannaia dello spread. In questo caso scusa se ti ho fatto fare una nuvoletta di inchiostro: a me piaceva giocare coi polpi, quando c'erano, e oggi c'era un calamaro.

      Se invece non è così, cioè se ritieni un utile elemento di informazione il tassametro del debito (proposto dall'Istituto che odia i tassisti!) allora effettivamente il mare è tanto vasto e forse dovresti sfruttarlo nell'attesa che qualche capodoglio si occupi di te. Qui lavoriamo su un piano diverso, non so se più alto o più basso, ma diverso da quello dei tassisti del debito.

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    6. Santa ingenuità, Calamar! Con tutti i liberisti alle vongole che ce provano, tu con l'alias a tema ittico e il contatore debitopubblicobrutto (tratto da una pagina con lo spaventapasseri austro-ungarico in bella vista) ci confondi!

      Se non lo hai ancora fatto, consiglio anche a te la lettura di un articolo molto pertinente, La spesa pubblica al bar dello Sport. Potrai così apprezzare quanto truffaldino e infame sia il messaggio spacciato da quel contatore, il cui unico intento è far passare l'idea che lo Stato vada ridotto ai minimi termini, soprattutto quando opera a vantaggio dei cittadini (quando invece c'è da socializzare le perdite lo Stato non è poi così brutto per lor signori - a chiacchiere storcono il naso, ma poi i soldi li pigliano sempre).

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  3. non essendo romano, non mi sento coinvolto, però vi segnalo un articolo dalla voce del padrone dove il dato interessante (almeno fino a quando nun ve portano n'artro ltro) è che le esportazioni italiane crescono nei paesi extra UE, mentre calano (ma va?!) nei paesi UE (provate a dirne uno in particolare...). A proposito di locomotive d'europa... noi esportiamo fuori dall'UE, e la Germania ci guadagna!

    Grazie Prodi!

    Prosit!

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    1. Sì, vabbè, ma questa è roba che può stupire i lettori della voce del padrone, per noi è banale anche se non è banale che la voce del padrone lo ammetta.

      Comunque lo scopo della nostra agape è quello di consegnare a Marco Basilisco, che parte per Lipsia, i nostri pensierini per i cittadini alamanni. Lui si incarica di recapitarli. Proletari di tutto il mondo... restate a casa vostra!

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    2. a proposito, visto che qualche alamanno ha esclamato

      ooops! Scusa! Mi è parito un colpo! Fa male?

      gli può rispondere così

      ma le pare!

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    3. Viceversa il braccio sinistro del capitale prosegue con ciò che gli riesce meglio: imbrogliare i suoi lettori, se non puoi ancora dirgli la verità confondili!

      http://www.repubblica.it/economia/2012/07/16/news/merkel_piigs_fondi_tassi-39121331/

      qualche accenno di verità (almeno il titolo) che galleggia in un mare di stronzate. In ogni caso, aveva visto bene, il sorrisino ebete post-verticedecisivo dei piddini è durato pochi giorni.
      Buona bevuta, a lei e a tutti gli astanti dell'incontro romano.

      Giuseppe Sini

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  4. No... No... Niente mercurio, sguazzo libero e bello nel mare e tento di non farmi prendere nella rete, quando è necessario schizzo inchiostro nero, ma solo per difesa.
    Sono un lettore silente, ma la seguo (da poco) con grandissimo interesse!

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    1. Ciao calamar,
      non so se le tue erano battute o se non avevi colto l'ironia del titolo, ma quando uno nuovo esordisce su un blog con due interventi come i tuoi, è difficile capire se scherza o meno.
      E siccome di saputelli che credono di poter dare lezioni ai professori qui ne passano tanti, capirai la reazione. Se tu al contrario non appartieni a questa categoria, benvenuto.

      Capisco che, con tutte le storie che ci raccontano, tu creda che il debito pubblico sia "IL" problema (insieme alla corruzione, probabilmente) come si evince dal tuo blog.
      Ma se sei arrivato fino qui, forse sei uno che cerca di informarsi e di capire; e allora fai ancora uno sforzo. Si comincia da qui:

      http://goofynomics.blogspot.it/2012/06/istruzioni-per-luso.html

      Il professore è sempre molto disponibile a dare spiegazioni, ma si è anche giustamente rotto le balle (come tutti noi) di quelli che pretendono di fare correzioni dove non ci sono errori (o sono voluti e non lo capiscono) e di quelli che vogliono intervenire nel discorso dopo aver letto soltanto un titolo.

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    2. "Rotto le balle" è un piacevole eufemismo.

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    3. Grazie Silvia, "come è umana lei...",
      Le istruzioni per l'uso le stavo già leggendo e come dici tu se sono capitato qui è perchè cerco di informarmi e le "fonti ufficiali" non mi bastano più.
      Detto questo so cosa è l'istituto Bruno Leoni e non trovo grandi affinità con la mia visione del mondo, mi serviva il contatore del debito pubblico e l'ho messo in un post. So cosa dice il prof rispetto al debito privato cresciuto negli anni dell'euro. Quando ho scritto il post nel mio blog non avevo ancora letto nulla di Bagnai (grave, si forse si, ma provo a rimediare); in ogni caso proverò a continuare a leggere per capire perchè il debito pubblico non dovrebbe preoccuparmi (mi sembra che se la situazione rimane questa non posso non preoccuparmi se su 2000 miliardi di debito lo stato deve pagarne 100 l'anno di interessi); in ogni caso sono solo un cittadino che cerca di capire, e sebbene qualche nozione di economia ce l'abbia, non oserei mai attaccare il prof (allo stesso modo per cui non sfiderei di certo a tennis Federer), al massimo potrei chiedere spiegazioni. Riguardo i due commenti si riallacciavano a quello che mi aveva preceduto riguardo la "termodidattica".
      Mi spiace che il Prof si sia fatto buttare dentro una inutile polemica... E qualche suo "collaboratore" un po' zelante non lo ha certo aiutato (quanto non sopporto quelli che appiccicano etichette?)
      Continuerò a frequentare il blog e a "studiare"... in punta di piedi come avevo fatto fino ad ora, cercando di non rompere le balle.

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    4. Bene, ora ti capisco. Allora scusa il mio intervento a gamba tesa, e ragioniamo sul debito. Non dico che il debitopubblico non debba preoccupare. Con alle spalle una tesi di dottorato e i miei primi due articoli scientifici dedicati proprio a questo tema (uno dei quali adottato da Pedone nel suo corso avanzato di Scienza delle finanze, il che mi fece un immenso piacere), penso di poter dire anch'io umilmente qualcosa in merito, anche se appartengo solo a un'università pubblica e non a un prestigioso think tank.

      Certo che il livello del debito pubblico italiano crea problemi, esattamente per il motivo che dici tu: il peso della spesa per interessi condiziona l'azione di politica fiscale del governo, che non ha spazio di manovra (in particolare in senso espansivo) in periodi di crisi perché deve già spendere molto per interessi.

      E questo è un pezzo del problema.

      L'altro pezzo, però, è: perché lo Stato italiano non ha il controllo del tasso di interesse? Perché non può condurre una politica monetaria autonoma? E non dal 1999: dal 1979. E la risposta è: perché con il divorzio fra Tesoro e Banca d'Italia è stata fatta una precisa scelta distributiva, che scaricava sui contribuenti che pagano le tasse (cui mi pregio di appartenere insieme agli altri dipendentipubbliciimproduttivi) il peso di corrispondere interessi a chi avesse abbastanza soldi da parte per comprarsi titoli. Una politica che ha pervertito il sistema economico italiano, fornendo a una serie di capitalisti da strapazzo un forte incentivo ad abbandonare investimenti in realtà aziendali per "mettere ai BBotte" (sapendo di guadagnare di più). Una politica che, questa sì, è responsabile dell'esplosione del debito, per un semplice fatto matematico (l'equazione del debito pubblico diventa instabile quando il tasso di interesse reale supera il tasso di crescita reale, se vuoi ne parliamo).

      A fianco di questo, ricorda sempre che il debito pubblico prima della crisi stava scendendo, mentre quello privato stava aumentando, ed il debito pubblico è poi aumentato perché lo Stato si è fatto carico delle criticità causate dall'incremento del debito privato, cioè dal fatto che la banche avevano prestato incautamente.

      Ciò posto, dirai tu: va bene, ma il debito però ora c'è, che si fa?

      Rispondo: l'intervento più importante (parrà strano che lo dica io) è dal lato della politica monetaria: lo Stato deve ridiventarne padrone, e non darla in outsourcing a una Banca centrale indipendente dai lavoratori ma non dalle lobby bancarie. Punto.

      Dopo di che vedrai che l'Italia può produrre risorse per ripagare, con la soddisfazione di tutti, livelli di debito ben più alti dell'attuale.

      Il problema non è quasi mai il debito: il problema è sempre la sua gestione. La gestione del debito italiana è resa pericolosa da una scelta politica classista, che favorisce le rendite a scapito dei salari. Ora però la corda è stata tirata troppo e comincia a sfilacciarsi.

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    5. Questo nel merito.

      Nel metodo, Correttore è stato un po' impulsivo, e me ne spiaccio (ma se ne spiace anche lui).

      Lo sono stato anch'io, e non me ne spiaccio (anche se me ne sono scusato), perché così ti ho dato modo di dimostrare il tuo fair play e la tua buona fede.

      Perdonami, ma con l'allargarsi della platea diventa essenziale capire chi abbiamo di fronte. Io ho deciso fin dall'inizio di NON parlare a tutti, perché non devo farmi votare da nessuno. Il risultato è stato un indubbio successo (me lo dicono gli altri). Non sono un buon esempio e non voglio esserlo: sono una persona molto violenta e molto irascibile, dopo 15 anni e passa di continui urti contro il muro di gomma dell'ottuso delirio piddino/liberista. Non voglio creare un consenso. Voglio solo urlare il mio vaffanculo (sterile, certo, ma tanto liberatorio) a tutti gli imbecilli che ci hanno messi in questa situazione, e godermi negli occhi dei meno imbecilli di loro la luce sinistra del terrore per una situazione che credevano di dominare, di comprendere, e che invece gli sta scappando di mano e li stritolerà, perché non avevano gli strumenti intellettuali, culturali ed etici per gestirla. Voglio cioè fare quello che i miei lettori hanno, da sempre o da poco, desiderato fare. E volgio dar loro gli strumenti per farlo.

      Della categoria di cui sopra (i piddini/liberisti) ho capito che tu non fai parte. Benvenuto a bordo (o forse è meglio di no, considerando che poi dovremmo metterti sotto ghiaccio in una cassetta di polistirolo).

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    6. P.s.: nota per gli anatroccoli: ho detto produrre risorse, non stamparemonetasovrana. Siccome non ci sono free lunch, con una cosa che stampi aggratisse alla fine ci fai quello che Angela Merkel fa con gli accorati appelli. E se non capite questo, non capite nemmeno la crisi USA del 2007 (e infatti, secondo me...).

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    7. Calamar ti chiedo scusa per l'equivoco, ma permettimi un appunto sul non appiccicare etichette: le idee non sono mai neutre, arrivano sempre da qualche parte e spesso già impacchettate insieme a premesse e conclusioni.

      Se non vogliamo farci fregare è importante capire la provenienza di queste idee, smontarle, verificare la sussistenza delle premesse e la consequenzialità delle conclusioni.

      Spesso andando a guardare dentro la scatola si scopre che né le premesse né le conclusioni hanno una qualche relazione col mondo reale. Spesso conoscere l'origine di un'idea fornisce un metodo economico per sapere se è il caso di approfondirla o la si può tranquillamente ignorare. Quando invece l'idea si diffonde ma è sbagliata ed ha per noi pessime conseguenze, è giusto combatterla.

      Siamo perennemente in guerra e il più importante campo di battaglia lo abbiamo fra le orecchie.

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    8. Grazie Professore. Prendo nota.

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    9. Però nel caso italiano il debito non è calato così tanto prima della crisi, e durante la crisi è cresciuto non tantissimo, diciamo - almeno dal 2008 e 2009 - del 10%. Chiaro che si tratta comunque di circa 160 miliardi (dei vecchi euro) ma in Italia le dinamiche sono più compresse rispetto a Spagna o Irlanda. In Italia lo shock americano si è sentito meno insomma.
      La componente di sostenibilità del debito è invece più importante che in altri paesi. Per questo - anche trascurando le tematiche di BdP - è corretto dire che l'Italia sarebbe forse il primo paese a cui converrebbe uscire dall'Euro...?
      Ma il dubbio che mi viene è: ok la svalutazione attesa... ma poi avremmo comunque abbastanza riserve per sostenere la nuova valuta? Mi aspetterei, dopo questi anni di sbilancio estero, che non ne avessimo poi molte. Mi sembra che sia una dimensione dello spazio di manovra rilevante. Ma confesso di non aver capito una bega (si dice così qui a Milano) di come funzionano gli attacchi speculativi. Proprio non ci arrivo.
      Avevo ad esempio provato ad analizzare (parolone) la crisi islandese: avrò sbagliato qualcosa, ma dall'analisi del differenziale di inflazione Islanda/resto del mondo secondo me non si leggeva una svalutazione ampia quanto invece è stato.
      Qualcuno mi può contraddire, o spiegare cosa è successo?

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    10. Nessuno ti può contraddire perché non citi né una fonte né quello che secondo te sarebbe il periodo di riferimento.

      Sugli attacchi speculativi dovresti leggere questo, poi se lì c'è qualcosa che non si capisce se ne parla... a meno che la cosa che non capisci non sia che conviene comprare le cose quando costano poco e venderle quando costano molto... In quel caso... mi dichiarerei incompetente a risolvere il problema!

      Trovo però un po' preoccupante la tua affermazione circa il "sostenere la valuta". Forse sei virtuoso, stai pensando che dobbiamo uscire dall'euro per rivalutare? Con cambi perfettamente flessibili non vi è alcun bisogno di sostenere la valuta, e la speculazione destabilizzante si attacca al tram.

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    11. Serie storica del cambio reale della Corona Islandese (IFS) - 2005=100: http://www.rknoise.org/r/cambio_reale_isk.png
      Sbaglio, o a meno di risalire a prima del '76, dove non ho dati, la svalutazione è andata oltre un riallineamento?

      Rileggerò il post sul '92. Mi sembra però che sorvolasse sui meccanismi concreti. Sono proprio questi che mi sfuggono. Voglio dire: un bene si svaluta quando ad un certo prezzo p1, che è quello corrente ad un certo tempo, l'offerta supera la domanda. Forse banalizzando, succede che, saturata la domanda, una parte di offerta rimane invenduta al prezzo p1. Si provvede allora ad aggiustare il prezzo ad un livello inferiore p2, a cui verosimilmente qualche acquirente, che prima non lo era, sia ora disposto ad acquistare, e qualche venditore sia ancora disposto a vendere - nonostante verosimilmente qualche venditore ritiri la propria offerta. Il nuovo prezzo p2 può essere ancora suscettibile di miglioramento (paretianamente?) e così via. Ma questo processo è limitato, specie al ribasso: per andare al ribasso bisogna possedere il bene in questione e porlo in vendita in quantità superiore alla domanda. E' una condizione limitata nel tempo. Oppure, agli effetti pratici, no? Magari succede che la domanda si azzera per la contingenza di un trend di ribassi, e si ha una caduta dei tassi. E' tutto qui?? Ho l'impressione di non capirci niente, più che altro perché non so come avvengono certi meccanismi.

      Sì, è chiaro che con cambi flessibili non si "sostiene la valuta", è per definizione così. Solo che poi si hanno degli effetti sui titoli di debito per mezzo della svalutazione nominale, ed essi diventano meno appetibili venendo quindi di pari passo deprezzati (tassi crescenti), no? E non parlo solo del debito sovrano, ma anche obbligazioni private, con effetti anche sulle fonti di finanziamento delle imprese... Da ignorante, questi sono processi rapidi, piuttosto rapidi. Almeno alcuni effetti di ristabilimento invece (competitività ad esempio) sono più lenti, onde un periodo con attacchi speculativi - seppure limitato - può nel breve periodo far correre veloce gli indici, lucrare al ribasso e causare perdite. Perché invece poi si attacca al tram? Perché prima o poi sbatte contro il muro?

      Sbaglio molto?

      Grazie!!!

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    12. Mi perdoni se insisto, questi miei interrogativi mi paiono ancora importanti, per me, più che secondo me, ai fini della comprensione di alcuni meccanismi alla base di una svalutazione/rivalutazione. Ma magari non sono solo miei, e li ripropongo.

      Come mai (se è vero) nel caso Islandese la baseline è stata superata verso il basso? O mi sono sbagliato, o la questione del recupero del cambio al periodo di riferimento non è tutta la storia. Oppure, per trovare la vera baseline non è detto che non si debba andare indietro anche quaranta, cinquant'anni... Non so, per quanto ne capisco può anche essere... ditemi voi...

      E perché la "speculazione destabilizzante si attacca al tram"? Capisco che prima o poi i ribassisti hanno gioco più difficile perché:
      - se si tratta di moneta gli scambi commerciali agiscono in senso di ristabilizzare il cambio, penso, a meno di una situazione molto compromessa - chessò dopo un conflitto
      - se si tratta di titoli di stato - o privati - prima o poi si ricrea una domanda che consente di abbassare i tassi. Ecco... quali sono le condizioni perché ciò avvenga?

      Evidentemente però in ogni caso c'è di mezzo una valutazione (commerciale o di rischio) - da parte dei soggetti che non operano con logiche speculative almeno. Cosa mi dice che questa valutazione seguirà nel tempo un andamento favorevole alle mie aste? Si entra nella sfera della divinazione, e non è detto che siano solo gli speculatori "puri" a operare.
      Intendo dire, se la situazione è ad esempio drogata per interessi non di puro profitto (vedi la questione del giovanotto abbronzato e del mormone) una uscita dall'euro non sposterà molto. Se la tempesta deve essere perfetta prima di novembre, lo sarà comunque. Io per questo motivo, se dovessi uscire dall'Euro, non lo farei prima che il giovanotto abbronzato e il mormone hanno inscenato la loro assai americana pantomima elettorale.

      Sono domande molto naïf, ma mi espongo volentieri al ridicolo di farle, nella speranza di avere qualche lume.

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  5. Forse è fuori tema, ma segnalo un'intervista a Serge Latouche: generalmente mi piace il giusto, è un po' troppo new age, ma qui l'incipit è un argomento familiare, e caldo.

    http://www.megachip.info/tematiche/kill-pil/8545-qitalia-serve-la-bancarottaq.html

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  6. A me spiace non essere romano... Le capita mai di passar da Bergamo? Potrei anche pensare ad una offerta Goofynomica nella mia pizzeria!

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  7. Mi sembra ci siano stati dei malintesi con calamar. Succede a volte, vero Correttore? Ad ogni modo credo che a tutto, o quasi, si possa rimediare. Io da parte mia ti do il benvenuto calamar.

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    1. Ne abbiamo parlato sopra. Grazzie pippo.

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    2. In tutta questa fantasmagorica diatriba Alberto ha focalizzato: "della politica monetaria: lo Stato deve ridiventarne padrone, e non darla in outsourcing a una Banca centrale indipendente dai lavoratori ma non dalle lobby bancarie", cosa che non è certo un inedito, ma che spesso è trascurata nella considerazione del suo pensiero sul "che fare dopo".
      Quindi in fin dei conti è stata una utile occasione, per coloro che spesso interrogano il blog sulle prospettive future.

      Il punto è fondamentale,perchè non è solo "fine", mezzo di soluzione, ma anche "origine" del problema, certo insieme ad altri fattori connessi e concomitanti del disegno.

      Ma su questo, chiunque si accosti al problema, se non è già un "tecnico" (e neppure è detto), non trova facilmente il bandolo della matassa.

      Quello che però lascia perplessi, come posizione di partenza nell'accostarsi a questo sito (lo dico senza rimprovero) è che ci si preoccupi del debito senza riflettere che ciò è dovuto al fatto che l'interessatissimo "potere" lo mette sempre al primo posto dell'agenda.
      E che, dunque, ciò qualcosa vorrà dire.

      Qui lo si chama piddinismo (formale e sostanziale, il secondo diffuso oltre ogni stima dei sondaggi).

      Non è un rimprovero, dicevo, ma bazzicando la rete, anche senza goofy, c'è, e da tempo, un buon numero di persone che di tale "travisamento" si è accorta per varie vie.

      La prima e più empirica è quella di domandarsi, (al netto del bunga-bunga e delle farneticazioni piddinofile): ma se fanno manovre di consolidamento del bilancio (aumento tasse e diminuzione spesa) da 20 anni e da 20 anni siamo in saldo primario, com'è che la cura consiste nel continuare a fare la stessa cosa più intensamente?
      Senza ottenere altro risultato che la recessione e l'aggravamento dei conti pubblici, con un modesto decremento del deficit, peraltro transitorio (rendendo il pareggio irragiungibile e insostenibile)?

      Perchè, invece, 'sto spread aumenta e gli interessi pure, e, NON SOLO, ma il debito si accumula pure perchè l'europa prima ce lo chiede -di contribuire ai vari fondi pagati dai debitori per salvare...i debitori- e poi ce lo rinfaccia, chiedendoci altre misure che aggravano la situazione (per non parlare del connesso, molto, problema dell'onere dei CDS sul debito, i cui premi e "riscatti" d'uscita, matematicamente scontati dalla loro stipulazione- e lo sapevano- aggravano il debito stesso).

      Insomma questo corto circuito è davanti agli occhi di tutti; l'onere degli interessi, prima della grande pensata del marzo 2011 (six pack e pareggio di bilancio), non era affatto insopportabile.
      Com'è che si ha bisogno di goofy per accorgersene?

      Gli spread dipendono dall'insensatezza di un sistema monetario e della sua governance che (tra l'altro, ma ovviamente non solo) si "ricordano" del debito nel momento meno opportuno, quando significa solo "accelerare" gli effetti dell'asimetria strutturale dell'UEM.

      Insomma, bisogna guardare alla bilancia dei pagamenti e alle ragioni del suo variare, poi alla crescita e poi al debito che, poi, rileva in rapporto al PIL.
      Fatta questa operazione, il comune mortale volenteroso, si avvede che dietro a tutti e tre i problemi c'è l'europa, la sua ossessione progermanica dell'imposizione di vincoli valutari all'Italia (gli altri contano molto meno nella ragion d'essere dell'assetto).

      Da questi interrogativi (più o meno coscienti), in genere, si arriva a goofy, dove il pensiero trova la sua organizzazione ordinata e un dibattito coerente con l'ordine che solo la verità può dare.
      Non dico che chi arriva qui senza questo esatto percorso sia un inguaribile piddino, ma certo il rischio della ricaduta nella "tossicodipendenza" è alto, se non altro a causa dell' "orror vacui"

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    3. Ciao amici miei,
      ricorderò sempre la militanza di 48 nella brigata sul fronte di FQ.
      Oggi, stanco, lascio a Voi la lancia del cavalliere scalzo.
      That's all, folks!

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    4. Quel fronte potrebbe riaprirsi. Estote parati.

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  8. Professore,

    tutto bene con l'individuazione del bunker anti-dron€?

    Non vorrei che venissimo spazzati via quando il tasso alcolico e il livello di conoscenza tra i convitati sono ancora troppo bassi...

    A presto (sembra una minaccia, lo so),

    Gilberto

    P.S. molto curioso di conoscere anche l'uomo in burka (sperando sia di Roma o dintorni)

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  9. @Riccardo M..
    Leggendo il prof, non basta uscire dall'euro!
    e rispondo penso anche a Lorenzo C.
    servono altre condizioni tra cui il ri-matrimonio tra BdI e Tesoro e un controllo dei capitali.
    con la seconda condizione (sai, capisco che in questo periodo di crisi paradossalmente la gente si separa di più ma mi sa che continuando con questo andazzo ci si rimetterà di nuovo insieme... bisogna fare economie pure in famiglia!) praticamente i tassi di interesse sarebbero (per le nuove emissioni) basse!
    ci sarebbe inflazione in più? ma di quanto? 0,5%? 1%? 2%?
    INTANTO MUOVIAMO L'ECONOMIA, immettiamo liquidità per far lavorare imprese e lavoratori e poi se ne riparla!
    E quando sei tu a dettare le condizioni immagino che pure la tassazione piano piano si ridurrebbe.. a partire dalle accise per il settore energetico (per pareggiare la svalutazione.. tiè!).

    Sulla preoccupazione delle acquisizioni dall'estero.. certo, se non facciamo niente i prezzi delle nostre aziende non caleranno! ahahhahaha
    ragionamento che qualcuno direbbe da super - fisso ma possiamo parafrasare in super - fesso!

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