domenica 29 settembre 2024

#goofy13: il programma (parte seconda)

(...la seconda parte. Ultimamente mi capita di pensarci: sono del '62, ho sessantadue anni, e per quanto una volta potessi avere fiducia nella scienza, e per quanto sia prudente, riconosco che sconfiggere questo record è un'impresa a probabilità molto bassa, e tra l'altro spostarsi in Abruzzo è una condizione necessaria, ma non sufficiente, per riuscirci. Sono quindi nella seconda parte della mia vita, e del programma del #goofy13...)


Il fallimento del progetto europeo porta con sé una serie di non imprevedibili conseguenze sulle quali qui da tempo ci siamo interrogati e dalle quali (spero) ci siamo almeno in parte premuniti. La più ovvia è la svolta autoritaria, quella di cui i "punturini" si sono accorti solo grazie al lockdown, ma che qui abbiamo visto anzitempo, mettendola al centro della nostra riflessione da quando ha fatto un salto di qualità: nel 2016, dopo la triplice sconfitta (Brexit, Trump, Renzi) di quel sistema che aveva nel 2015 massacrato la Grecia, destando meno indignazione di quando avrebbe dovuto, ma, evidentemente, sempre più di quanto avrebbe voluto!

Benedetto Ponti aprirà la giornata di domenica parlando di "Disinformazione contro libertà di espressione". La repressione della libertà di espressione del pensiero inizia quando nel dibattito si fa strada la categoria di "disinformazione". Come ho sempre sostenuto in questo blog, commentando capolavori di giornalismo come questo o questo, la libertà di espressione include anche la libertà di menzogna, di propaganda, insomma: di disinformazione. Nessuno ha contestato questo principio finché a disinformare erano il Corriere (vi ho riportato due esempi), il Sole, ecc., insomma: tutto il clero dei media ufficiali.  Appena i social hanno consentito di smascherare le bufale più evidenti, ma soprattutto appena si è visto che il discorso unico e accettato non teneva, che la menzogna di Stato non arginava il malcontento e la sua espressione nelle urne (ricorderete lo sfogo tanto sincero quanto ingenuo della povera Botteri: "non si è mai vista una stampa così compatta e unita contro un candidato..."), è iniziata la solfa della lotta alla disinformazione e dei debunker, quella corte dei miracoli di zero tituli convocata e legittimata, come spero ricordiate, nientemeno che dalla collega Boldrini! Si è così palesato l'animo intrinsecamente aristocratico della sinistra, che se proprio non può attribuire direttamente a quei pezzenti degli elettori la colpa dei propri insuccessi, ripiega sull'attribuirglieli indirettamente, incolpando i "disinformatori" (che poi sarebbero quelli che dicono qualche mese o anno prima quanto i giornal-oni dicono qualche mese o anno dopo). Succede insomma per il controllo del discorso politico quello che è successo per il controllo dell'emissione monetaria, come vi ho spiegato a Pizzoferrato al termine della presentazione de "La forbice e l'ago": finché erano nelle mani dell'aristocrazia, nessuno li ha contestati. Quando il popolo ha provato a riappropriarsene, ci si è accorti che sarebbe stato più opportuno consegnare quei poteri a un'autorità prepolitica, indipendente, al riparo dal processo elettorale: la banca centrale, o i fact chekers, che hanno in comune il rinvio, posticcio, pretestuoso, ridicolo, a una norma o a una verità "tecnica" asseritamente sottratta al giudizio politico. Sarà interessante ascoltare Benedetto.

A seguire, Maddalena Loy, che pure da quel mondo viene (Unità, Rai, ecc.), ma è poi stata a sua volta, in una seconda vita, oggetto dell'attenzione dei debunker, modererà un panel su "Il tribunale della verità" (un tribunale che andrebbe abolito se non altro perché nessuno ha la certezza di esserne per sempre giudice...). Al panel, insieme a Benedetto, parteciperanno Carlo Magnani, che già conoscete, e un'altra new entry, Antonio Nicita, docente alla LUMSA, ora senatore del PD, illo tempore membro dell'AGCOM che consentì simili vette di informazione (vi sblocco un ricordo...), all'epoca in cui, come ci siamo detti sopra, i fact checkers non erano ancora di moda.

I popoli europei non si sono svegliati perché toccati nel deltoide (ricordo che la stragrande maggioranza era ed è favorevole a offrire il deltoide alla Patria), ma perché toccati nel portafoglio (la stragrande maggioranza è sempre stata sfavorevole a far frugare la Patria nel proprio portafoglio)! Inevitabile quindi, nel discutere delle possibilità di successo dell'Europa, affrontare la questione salariale, soprattutto ora che Draghi, come sapete, l'ha messa come la mettevamo noi quattordici anni fa (in una unione monetaria gli shock negativi di domanda estera si scaricano sul salario). Lo faranno per noi Savino Balzano, che conoscete, e Pasquale Tridico, che altresì conoscete ed è una new entry. Da economista sono stato a convegni organizzati da lui, è stato così cortese da accettare il mio reciproco invito ("verrai tu a cenar meco?").

Infine, dato che parlare di salari, in Europa, è parlare di integrazione monetaria (per i motivi succintamente accennati sopra), concluderò io, per ragionare con voi su quanto l'integrazione monetaria stia continuando a disintegrarci, riprendendo il titolo di un mio paper pubblicato online nel mio cinquantacinquesimo compleanno, trentotto giorni prima che Matteo Salvini mi offrisse una candidatura da indipendente. Vedremo insieme qualche numero e ne trarremo le conclusioni, che sono piuttosto scontate.

Ricordate sempre quello che ci ha insegnato Jacques Sapir sulla fine dell'URSS: "Tutti erano convinti che non potesse durare, ma nessuno si immaginava come potesse terminare". Insomma, la dialettica fra irreversibilità e insostenibilità sulla quale qui ci siamo tante volte interpellati. Quando gli uomini non hanno abbastanza fantasia, le soluzioni le trova la storia, anzi, la SStoria, che da qualche secolo in qua regolarmente ci dimostra di avere meno fantasia dei suoi protagonisti.

Ma non voglio ripetermi: sono sì nella seconda parte della mia vita, e del programma, ma non mi sono abbastanza inoltrato da rendere scusabile il tornar sempre sullo stesso soggetto.

Ora sapete che cosa vi aspetta.

A presto!

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