mercoledì 24 gennaio 2024

Chi ha dato e chi ha avuto: i numeri veri dei fondi UE

Il risultato non dovrebbe essere sorprendente: nei rapporti finanziari con l'UE ci abbiamo complessivamente rimesso. Non vedo come si possa sostenere il contrario, non solo e non tanto perché lo dicono i numeri (vi fornisco subito dopo le fonti dei dati e uno specchietto riassuntivo), quanto perché logica vuole che sia così. Nel progetto europeo l'Italia, soprattutto dopo gli "allargamenti", si è trovata in condizioni di relativa preminenza, con un reddito pro-capite relativamente superiore a quello di tanti altri Stati membri. Il principio di coesione cui il bilancio europeo si ispira (e di cui qui avete un dettagliato resoconto) comporta quindi che gli italiani paghino per chi ha meno di loro.

Il fatto che nei nostri rapporti finanziari con l'UE il risultato sia complessivamente in perdita quindi sarebbe anche commendevole, in quanto rispondente a un principio solidaristico cui astrattamente si potrebbe aderire, considerando anche che in altre epoche (cioè all'epoca della Comunità Europea), l'Italia, di questo stesso principio, aveva beneficiato.

Il fatto però è reso a mio avviso indigeribile da tre circostanze:

1) gli operatori informativi questo fatto lo negano in modo pressoché sistematico, raccontandoci invece un'UE generosa nei nostri confronti (dove la generosità, come ci ha spiegato Romina Raponi, consiste esclusivamente nel dirci che cosa dobbiamo fare coi nostri soldi);

2) i beneficati in alcuni casi notevoli (Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria...) non sottostanno ai nostri  stessi vincoli perché sono dotati di quel fondamentale strumento di politica economica che è la politica valutaria (hanno cioè una propria valuta e la manovrano per assorbire shock macroeconomici), il che rende il nostro aiuto abbastanza superfluo e la loro concorrenza abbastanza sleale (qui sotto vedete in che modo i tassi di cambio reale di Ungheria, Polonia e Italia hanno reagito alla crisi del 2008: Ungheria e Polonia hanno potuto svalutare subito, e questo le ha indubbiamente aiutate):

3) i fondi che ci vengono restituiti sono utilizzati dall'UE per fare propaganda a se stessa con un profluvio di targhe, simboli, bolli e ceralacche (basta pensare alla scuola dove portate i vostri figli: le targhe all'ingresso trasmetteranno a voi e ai vostri bambini l'idea che senza il generoso sostegno dell'UE quella scuola non sarebbe stata mai edificata! Peccato che quel generoso sostegno consti di soldi vostri...)

Alla fine la circostanza 3, che per me è la più urticante (se vuoi farti propaganda fattela coi soldi tuoi, cribbio!) è in fondo la più naturale: tutti sanno che la pubblicità la paga il cliente!

Ma veniamo ai numeri e alle loro fonti.

In Italia i rapporti finanziari con l'UE vengono monitorati dall'IGRUE (Ispettorato Generale per i Rapporti finanziari con l'Unione Europea), una "regione" di quello "Stato nello Stato" che è la RGS (Ragioneria Generale dello Stato). Le meticolose Relazioni annuale dell'IGRUE sono una delle principali fonti utilizzate dalla Corte dei Conti per redigere la sua Relazione annuale (che trovate qui).

Tutto molto bello, ma siccome noi siamo europei (non europeisti) le fonti che ci interessano sono quelle europee (non se la prendano le istituzioni nazionali: non è sfiducia!).

Del tema ci siamo già occupati qui, ma nel frattempo sono passati quattro anni e può essere utile consultare i dati aggiornati che si trovano alla pagina EU spending and revenue 2021-2027 in un foglio Excel intitolato EU spending and revenue - Data 2000-2022 (per le date antecedenti il riferimento resta lo EU Budget Financial Report del 2008).

I numeri che ci interessano sono sostanzialmente due:


il totale delle spese (dell'UE a beneficio dell'Italia) e il totale delle risorse proprie (del bilancio UE versate dall'Italia). Qui vedete questi numeri per l'anno 2000, che, come potrete controllare, coincidono (e non potrebbe essere altrimenti) con quelli riportati nell'EU Budget Financial Report del 2008:


Per vostra comodità riporto questi numeri in una tabella per ogni anno dal 2000 al 2022, usando per semplicità come intestazione delle colonne: Ricevuti, Dati e Saldo (quindi Ricevuti sono la spesa totale (dell’UE per lo Stato membro), Dati sono il totale delle risorse proprie (dell’UE ricevute da parte dello Stato membro), e il saldo è la differenza fra Ricevuti e Dati):


Sintesi: partendo dal 2000 (ma se si partisse da prima cambierebbe poco, e in peggio) abbiamo sistematicamente dato più di quello che abbiamo preso, e la differenza cumulata assomma a 97 miliardi.

A questo punto, però, i più scaltriti di voi potrebbero chiedersi: e il pereperepere (per gli amici PNNR)?

Giusto!

Dobbiamo considerare anche gli effetti di cassa connessi al PNRR, che sono riportati, a partire dal 2021, in questo quadro del "foglione" Excel:


Attenzione però! Le cifre vanno verificate e capite, e la prima cosa da capire è che tutto NGEU è finanziato con soldi presi in prestito, che vanno quindi restituiti, per cui, come in ogni prestito, a un effetto di cassa positivo oggi (un incasso) corrisponderà un effetto di cassa negativo domani (un esborso, cioè un rimborso). La cosa che probabilmente non tutti hanno capito è che questo riguarda non solo quelli che nel contesto del "recovery" vengono definiti loans (prestiti), ma anche quelli che vengono definiti contributi a fondo perduto o sovvenzioni (grants).

Ripagheremo anche il fondo perduto. 

Ma dove è scritto, e qual è quindi la differenza fra prestiti e fondo perduto?

Ma semplicemente è scritto nelle informazioni per gli investitori, cioè per chi ha prestato, sta prestando e presterà soldi alla UE nel quadro di NGEU.

La differenza fra prestiti e "fondo perduto" è questa:


i prestiti saranno rimborsati direttamente dagli Stati Membri, mentre il "fondo perduto" sarà rimborsato dal bilancio della UE.

E voi direte: quindi noi non dobbiamo rimborsarlo! E no, non funziona così. Funziona così:

Funziona che per ripagare via bilancio UE il cosiddetto "fondo perduto" gli Stati membri dovranno pensare ad altre "risorse proprie", cioè, in definitiva, ad altre tasse per i cittadini. Ci sono le "Next Generation own resources": mai sentito parlare del mercato del carbonio? Lo Emission Trading System e il Carbon Border Adjustment Mechanism saranno utilizzati per rimborsare il fondo perduto.

E come avverrà questo miracolo, come si arriverà dal carbonio al rimborso?

Semplice: passando dalle vostre tasche.

Tutto quello che comprerete costerà un po' di più (o perché prodotto in Europa da aziende che avranno pagato un po' più cari i permessi di emissione di CO2, o perché prodotto all'estero e quindi sottoposto al dazio "ecologico" del CBAM), e una parte della differenza verrà usata per rimborsare un prestito sul cui utilizzo non vi siete potuti compiutamente esprimere. Ma ovviamente questo non basterà, e quindi per l'occasione verrà innalzato anche il contributo delle altre risorse proprie. E dove sta scritto?

Ma è specificato nella DECISIONE (UE, Euratom) 2020/2053 DEL CONSIGLIO del 14 dicembre 2020 relativa al sistema delle risorse proprie dell’Unione europea e che abroga la decisione 2014/335/UE, EuratomDecisione del Consiglio (UE, Euratom) 2020/2053, la cosiddetta own resources decisions, dove è scritto chiaro e tondo che:


cioè che in deroga al principio secondo cui le "risorse proprie" (i soldi dati dallo Stato membro al bilancio UE) non posso eccedere lo 1.4% del RNL (reddito nazionale lordo) dello Stato membro, per ripagare il "fondo perduto" di NGEU questa soglia può essere innalzata di 0.6, arrivando quindi al 2%, fino al completo rimborso, e comunque non oltre il 2058.

Chiaro, no?

Il beneficio di NGEU, del recovery, del pereperepere, insomma, chiamatelo come volte, non è quindi quello di ottenere un regalo! Il beneficio esiste e consiste nel fatto di poter anticipare certe spese (che è il motivo per il quale normalmente si contraggono prestiti), ma questo beneficio, oltre a essere minimo, a parere di chi scrive (e non solo) è più che compensato da tre serie criticità:

1) con quei soldi non possiamo fare quello che vogliamo noi, ma quello che vuole chi ce li presta (avete presente andare in banca a chiedere un mutuo e la banca ve lo accorda se però sceglie lei che casa acquistate? No, ovviamente, perché nel mondo normale non funziona così. Nell'UE funziona così);

2) quei soldi sono pressoché impossibili da spendere perché l'intermediazione dell'UE aggiunge un livello di complicazione burocratica che non tanto gli italiani, quanto gli efficienterrimi Leuropei del Nord  non riescono a gestire:


3) il beneficio ipotetico derivante dal fatto che nel caso dei grants gli interessi li avrebbe pagati l'UE è anch'esso azzerato dal fatto che siccome della pianificazione finanziaria di NGEU si sono occupati due giuristi nordici diversamente attrezzati sotto il profilo delle competenze finanziarie, il carico di interessi che l'UE deve ripagare sui grants è già abbondantemente fuori con l'accuso, come saprete (chi segue Goofynomics lo sa da aprile 2023):


il che richiederà una revisione del MFF (Multilateral Financial Framework, il bilancio dell'UE), e indovinate un po'? Sì, avete indovinato: un ulteriore carico di "risorse proprie" (cioè di soldi vostri).

Qui c'è un articolo di quelli bravi, risalente a maggio 2023, io che ci sarebbero stati problemi a finanziarsi mi ero pregiato di dirvelo nel luglio 2020:


e che ci sarebbero state tante nuove tasse fin dall'inizio, ed ex multis qui:


Dopo aver chiarito questo aspetto (cioè che anche il "fondo perduto" è un prestito, e quindi come tale non andrebbe nel conto economico), vi fornisco anche la tabella comprensiva del fondo perduto:


Siamo sempre in credito, complessivamente, anche se lo sbilancio totale scende a 64 miliardi, ma dopo una breve parentesi in cui saremo apparentemente beneficiari netti come nel 2021 e nel 2022 dal 2027 il saldo annuale tornerà negativo, e pesantemente! (per via delle risorse proprie di NGEU, dell'innalzamento del massimale, e delle ulteriori risorse proprie richieste dall'imprevisto carico di interessi: tutte spese afferenti al rimborso delle “sovvenzioni”).

Nota bene: tanto è vero che i prestiti (loans) non vanno in conto economico, che nel foglio Excel quelli che trovate sono solo i contributi a fondo perduto (che però tali non sono, ma sono prestiti per i motivi che vi ho scritto e documentato). I soldi incassati in totale infatti li trovate nello NGEU tracker:


e i 10198 che vedete per il 2021 nello specchietto precedente corrispondono agli 8954 della Recovery and Resilience Facility riportati dallo NGEU tracker più le somme provenienti dagli altri strumenti "minori" di NGEU (sostanzialmente, finanziamenti addizionali degli abituali fondi europei):


Le cosiddette "sovvenzioni" (il fondo perduto) comunque sono poco meno di 70 miliardi:


di cui una trentina già incassati (ma non ancora restituiti). Questo significa che se nel prossimi tre anni non ci fosse alcun nostro esborso, ma solo quegli incassi, il nostro bilancio con l'UE resterebbe in rosso. Ma gli esborsi ci saranno, e accresciuti per i tre motivi che vi ho documentato.

Ecco. Oggi in Commissione ho evidenziato (e i colleghi annuivano) che nel nostro Paese troppi confondono il metodo di calcolo contributivo col sistema di gestione a capitalizzazione. Questo equivoco è oggettivamente un problema, ma il qui pro quo è scusabile perché la materia è tecnica e i termini sono complessi. Nel caso di cui ci occupiamo oggi l’equivoco non è però scusabile: non è necessario avere un master in finanza, neanche quello preso all’università di Oscar, per capire che se devi restituirli non sono un regalo!

Tanto vi dovevo.




25 commenti:

  1. il punto 2 dei tre problemi enunciati è il più annoso e pericoloso perchè, storicamente, o abbiamo subito procedure di infrazione o hanno depistato i fondi altrove dopo averceli anche richiesti indietro. Dopo questa limpida disamina non posso che augurarmi che la UE degli scaltri soloni nordici approvi il nuovo mes senza di noi, creando così un "interessante" (per noi) precedente.

    RispondiElimina
  2. Alla Dott.ssa Raponi va fatto un monumento se non altro perché ha squarciato l'omertà degli operatori informativi sui fondi strutturali. L' utilizzazione di detti fondi ha alcune conseguenze: 1 ) la creazione di una narrazione ad hoc per l'utilizzo dei fondi finalizzata ad alettare il decisore finale sul loro utilizzo che non è in grado di verificare quanto gli viene detto dagli apicali che hanno tutto l'interesse a gestirli per fare vedere che hanno il potere; 2) La creazione di una vera e propria casta di esperti per lo più giovini che sanno di criteri di lettere e punti dei Regolamenti UE, ma non avendo alcuna esperienza non hanno la più vaga idea di cosa vuol dire spesa in termini di efficacia; 3) La diseducativita' di questi fondi blindati nelle loro spese eligibili ai fini della certificazione che comportano il"fare presto" di soleventiquattroriana memoria per paura di non spenderli tutti entro la chiusura del programma 4) L' inefficacia della spesa mai monitorata dopo alcuni anni per capire che interventi finanziati siano ancora funzionanti e che valore aggiunto venga portato all'economia del paese. In conclusione non è vero che l'Italia non spende i fondi strutturali il problema è come si spendono. In particolare alle risorse PNR tutti questi esperti e apicali compresi hanno allettato i politici all'utilizzo di queste ultime quindi ho hanno mentito oppure non hanno letto i Regolamenti riferiti al PNRR che prevedono che siano fondi a prestito in quanto derivanti da obbligazioni da rimborsare e se rimborsi lo fai per tutto non esistono figli (finanziamenti) e figliastri (fondo perduto). Aggiungo inoltre che tali prestiti originano da un obbligazione quindi bisogna restituire anche gli interessi i quali saranno crescenti visto che il PNRR parte a tasso zero BCe e che oggi è al 4,5 % e ad ogni riforme/e sic ! raggiunta/e viene effettuato il versamento della tranche. La domanda è perché questa gente che: non sa nulla, ha letto con noncuranza i Regolamenti oppure ancora non ne ha capito l'origine delle risorse, deve rimanere al suo posto vista l'inadeguatezza ed i danni che fa al paese? Tutto un circo inutile potevamo fare le stesse cose con fondi nostri senza alcun vincolo e risorse UE non c'era alcun bisogno di creare esperti nella burocrazia dell'utilizzo dei fondi strutturali che non si pongono il tema dell'utilizzo efficacie delle risorse. Ma si sa che i soldi comprano tutto oltre gli operatori informativi anche chi si crea una rendita di posizione sull'utilizzo di detti fondi. Un 'osservazione ancora ci dica la trasparente UE attraverso un suo sito quanti fondi sono stati distribuiti per anno agli operatori informativi a che reti, a che testate e a che giornali. Questo al netto degli spot pubblicitari per l'utilizzo dei fondi oggetto del post il cui impiegò è oggetto di inserzione sui giornali o filmati sulle reti televisive.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Condivido tutto quello che hai detto ma mi permetto di aggiungere una risposta: non hanno letto i regolamenti. Gli "apicali" (i.e. i dirigenti della PA) responsabili delle entrate non sono più informati dei "decisori" (i.e. i vertici politici o di nomina politica delle PA). Le farraginosità burocratiche del PNRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR erano loro del tutto ignote, stanno scoprendo nuovi obblighi giorno per giorno e si trovano nell'imbarazzo di dover spiegare la cosa ai colleghi responsabili della spesa ancora convinti della "pioggia di migliardi". Ho potuto assistere alle facce sconvolte di molteplici colleghi di fronte alle richieste dei burocrati leuropei in sede di revisione e ho potuto godere dei capitomboli mentali della "casta degli esperti leuropei" nel rassicurare che intanto però i soldi arrivano. L'unica domanda che resta è: a quando la realizzazione? I commenti del Nostro sulle reazioni della "klasse dirigente" di fronte ai Suoi grafici e alle esternazioni di Tabacci non mi fanno essere ottimista.

      Elimina
    2. Purtroppo motivi di ottimismo non ce ne sono. Cerco di vedere gli avanzamenti rispetto a 13 anni fa, e forse ce ne sono, ma dover essere continuamente Cassandre una certa depressione la induce.

      Elimina
    3. Siamo qui a darle il nostro sostegno anche per questo, Professore. #combattere

      Elimina
  3. "con quei soldi non possiamo fare quello che vogliamo noi, ma quello che vuole chi ce li presta"; non mi sembra corretto. I progetti del PNRR sono stati identificati e inseriti dal governo italiano. Certo non potevamo inserire la realizzazione di raffinerie o altri ad impatto ambientale negativo. Ma a definire questi "orientamenti" sono gli stati membri tramite la politica. La Commissione Europea li ha valutati e approvati e ora pretende che i soldi siano spesi per quelli e non per altro. Come la banca che ti concede il mutuo per la casa che le hai indicato non un'altra se poi cambi idea..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per carità, la si può anche vedere così, ma allora bisogna raccontarla tutta: sì, i progetti sono stati messi dal Governo italiano, sì, il Parlamento ha esaminato il piano (per lo stesso tempo concesso al Parlamento greco per esaminare il famigerato memorandum), ma questo non smentisce che gli orientamenti non sono stati decisi qui e si stanno rivelando sbagliati non solo per noi (lu grin sa mort e sta trascinando nella sua morte i governi del Nord) e che i fondi "europei" sono soldi nostri che di europeo hanno solo l'uso (sbagliato) che se ne fa.

      Elimina
    2. il seguente articolo l'avevo conservato ad imperituro ricordo delle storture imposte dai tecnocrati servili di Bruxelles; l'onorevole Bagnai ha confermato quello che già veniva paventato in sede di "negoziazione", cioè la sostanziale imposizione di politiche non necessarie al nostro paese ma funzionali ad una visione pseudoambientalista tesa a favorire alcune lobbies a discapito delle reali esigenze delle economie reali. Un giorno qualcuno tirerà le somme delle convenienze sociali ed economiche di siffatti programmi teoreticisti per la cittadinanza europea. Ci sarà da piangere lacrime amare, ma le scimmie obbedienti rideranno comunque per i loro progetti inutili ben riusciti
      https://lavoce.info/archives/71287/sul-pnrr-serve-un-dibattito-costruttivo/

      Elimina
    3. Domanda giusto per curiosità, e se non si restituiscono c'è una multa? Vale di più tenersi il malloppo pagando dazio o restituire ciò che vuole il "sacro ""romano"" impero" ?

      Elimina
    4. Tecnicamente, essendo prestiti internazionali, la mancata restituzione sarebbe un default e quindi ovviamente non è da prendersi in considerazione. Semplicemente non bisognava indebitarsi con loro.

      Elimina
    5. @Daniele Una possibilità, se portata avanti da giuristi preparati e astuti, sarebbe farli riconoscere come debito odioso. Tecnicamente possibile, politicamente irrealizzabile.

      Elimina
  4. Questo post è prezioso come l'oro, perché evidenzia per tabulas le frottole eurofanatiche sulla pioggia di mijiardi gratis dell'UE e del pereperepere!
    Cercheremo di farne buon uso.
    Grazie davvero, Onorevole.

    RispondiElimina
  5. La terza circostanza (quella delle pecette europee propagandistiche) è anche per me quella più fastidiosa (oltre il danno, la beffa) nonché subdola (l'istinto è quello di riconoscenza, come avremmo fatto senza!). Tale riconoscenza trova poi sponda nei mezzi di disinformazione (siamo beneficiari netti, senza l'UE saremmo già affondati come il Regno Unito!), generando un circolo vizioso che alimenta il fideismo europeo.

    RispondiElimina
  6. Grazie mi mancava questa definizione precisa relativa al bilancio UE. La questione è che stiamo finanziando con i ns soldi paesi che non ci danno alcun apporto mentre lo danno ad altri paesi cui fanno comodo e non solo, con l'appoggio dei carnefici nostrani, sottraiamo da decenni risorse importanti a sanità, territorio, scuola con l'aggravante della stagnazione del pil.
    Ma speriamo che almeno le future generazioni capiscano e inducano una diversa gestione dei rapporti con la UE attraverso la politica.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sulle genetazioni future non ci conterei, i ragazzini delle medie di oggi sono i perfetti NATO boys di domani. La pianta della buona scuola si riconosce dal frutto, che nel migliore dei casi è questo
      https://www.orizzontescuola.it/gli-studenti-non-scrivono-piu-in-corsivo-oltre-il-20-ha-problemi-con-la-scrittura-luso-predominante-dello-stampatello-nei-dispositivi-digitali-tra-le-cause-principali/

      Per i casi peggiori si rimanda a svariati e ripetuti episodi di cronaca; è l'americanizzazione delle generazioni future.

      Elimina
  7. A breve mi aspetto anche la tassa leuropea sulle scoregge

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono climalteranti in quanto prevalentemente composte di CH4, gas serra.

      Elimina
  8. Qualche mese anch'io fa feci notare a un utente di Twitter che rimanevamo contributori netti della UE anche perché i miliardi che arrivavano, che lui considerava nel conteggio dell'anno, andavano restituiti e che quindi il flusso positivo era solo momentaneo. Non andò a finire bene. Io comunque ci ho provato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'analfabetismo regna sovrano. Probabilmente questa gente si sente "ricca" quando la banca gli presta soldi.

      Elimina
  9. In punto teorico il ricorso alla parte prestiti del PNRR potrebbe essere costituito anche dalla componente "minore spesa per interessi". Se, infatti, i Mercati valutassero con un più basso livello rischio il Debito EU rispetto a quelle emesso dall'Italia, il tasso di interesse corrisposto sarebbe minore e questo renderebbe vantaggioso, di fatto, sostituire una parte della emissione nazionale con quella EU.
    Penso che questo ragionamento, cioè un risparmio in punto interessi, fosse stato preso in considerazione quando si è deciso di accedere in modi così significativo anche ai fondi in prestito (visto quasi nessuno dei ns partnere li ha voluti, accontentandosi della parte a fondo perduto...).
    Dopo tre anni dalla prima emissione il Mercato sta, putroppo, ridimensionando significativamente questa convenzianza.
    Certamente i tassi del debito EU sono, tutt'ora, più bassi di quelli pari scdenza del debito italiano, ma con una differenza molto inferiore ale ipotesi che circolavano nel 2020.
    Ecco, di seguito al situazione per scadenze
    DUE ANNI
    EU 3,09% ITALIA 3,15% Risparmio 0,06%
    CINQUE ANNI
    EU 2,68% ITALIA 3,26% Risparmio 0,58%
    DIECI ANNI
    EU 2.93% ITALIA 3.84% Risparmio 1,01%
    TRENTA ANNI
    EU 3,34% ITALIA 4,48% Risparmio 1,14%

    I dati aggiornati on line sono visibili in pima pagnia sul sito mtsmakets.com. dove sono costantemente aggiornati in real time con gli andamenti delle compra-vendite.

    Un certo risparmio, come si vede, c'è se si lavora sulle più lunghe scadenze, ma certaemente non così significativo, tanto che in quasi tutti i comparti i tassi pagati dagli altri più grandi Paesi Euro Area sono inferiori (si vedano le tabelle sul sito).
    Quindi il Mercato non giudica così "sicuro" il debito EU, che pure è accreditato di un rating AAA da tutte le principali agenzie internazionali.
    Il problema si è accentuato con il rialzo dei tassi BCE, come evidenziato da Alberto.
    Ultima osservazione per non tediare troppo. I Mercati obbligazionari sono molto lenti nel prendere atto delle evoluzioni dei fondamentali, soprattutto se in miglioramento. L'italia di Oggi ha una situazione "patrimoniale" e "reddiruale" (passatemi i termini per farmi capire a tutti) molto più sana e sostenibile di 13 anni fa: non c'è da FARE PRESTO, ma da lasciare lavorare i nostri Imprenditori ed i loro collaboratori con la guida solida di un Governo con un chiaro orizzonte di lungo periodo.




    RispondiElimina
    Risposte
    1. Noi abbiamo sempre chiesto (senza avere risposta) di sapere quali fossero gli effettivi tassi dei prestiti NGEU (non quelli di collocamento sul mercato: quelli sostenuti dal Paese, che comprendono anche una commissione da versare all'UE per il lavoro di intermediazione finanziaria che effettua: quindi i tuoi dati sono corretti ma non pienamente veritieri), non abbiamo mai avuto risposta, e abbiamo sempre ritenuto che il vantaggio sarebbe stato irrisorio rispetto ai costi burocratici e di compliance. Così sta accadendo.

      Elimina
  10. Se a quei mld 96 aggiungiamo circa 50 mld del Mes et similia (60 mld non troppo tempo fa) arriviamo alla cifra del Pnrr quindi la pioggia di miliardi c’é stata solo al contrario!
    Peraltro la cosa davvero divertente é che noi non solo paghiamo per farci dire come e quando spendere una parte dei nostri soldi ma paghiamo l’Ue anche per farci distruggere la nostra economia come durante il noto “decennio della vergogna” (che fa benissimo a ricordare ovunque); praticamente mentre effettuavamo il nostro “serious fiscal overkill” di 24 mld di euro sugli investimenti davamo all’Ue quasi 94 mld di euro (34 mld di contributi e 60 mld tra capitale Mes e fondi bilaterali-EFSF).
    Quando durante le trattative del PSC parlava di un risarcimento per questo capolavoro, ecco, c’é stato ma anche qui all’incontrario.
    Capisco bene quanti credano che un Paese che subisce tanto e che non reagisce sia un Paese perso prima ancora che sconfitto ma penso che il discorso sia differente.
    Le persone (la tanto cara sciura Maria) avvertono benissimo che qualcosa si sia rotto (e molti anche quando!) ma non hanno la contezza sufficiente del come e perché (delle ripetute svalutazioni interne).
    La precisione e la completezza con cui in questi anni ha argomentato e approfondito questi aspetti nel Dibattito hanno reso queste tesi tanto solide da renderle difficilmente attaccabili ma al tempo stesso anche non troppo accessibili (come sa meglio di noi) e che pertanto pochi ne hanno piena consapevolezza (perfino tra chi, nelle file della destra, di queste cose se ne dovrebbe occupare in quanto classe dirigente).
    Insomma, temo che la più grande forza del Dibattito sia anche la sua più grande debolezza. Non a caso la domanda che poneva qualche giorno prima di Capodanno (circa la divulgabilità del grafico della vergogna) é rimasta inevasa.
    Credo che lo sforzo più grande che possiamo e dobbiamo fare, consapevoli dei mezzi limitati di cui disponiamo, consista nel trovare risposte alternative a questo dilemma in modo da rendere la risposta inevitabilmente mancante la meno onerosa possibile.

    RispondiElimina
  11. Ciò che personalmente mi fa paura è l’incredibile opacità e quindi intrinseca non democraticità di questa Babele burocratica che è chiamata UE. Un cittadino europeo avrebbe diritto di conoscere due cose: quali sono le specifiche competenze demandate all’UE e le risorse economiche e finanziarie messe a disposizione per espletarle. E invece abbiamo un mostro leviatano che lievita ogni giorno di più, facendosi sempre più intrusivo, che vuole giudicare senza essere giudicato, che pretende di essere onnisciente e onnicomprensivo, mostrandosi solo quando gli conviene e nascondendosi dietro i vecchi stati nazionali quando vuole farsi d’ombra. Speriamo che tra qualche mese si possa cominciare un percorso di sano ritorno da questa folle ubriacatura.

    RispondiElimina
  12. Non avremmo dovuto indebitarci con loro. E va bene. È un responsabilità politica del governo precedente che ha pagato alle urne. Finché non vengono erogati, però, non c'è debito. Perciò quota parte della responsabilità politica è anche del governo che accetta le erogazioni, che, per altro, sono condizionate. Su questo punto politico, però, si glissa.

    RispondiElimina

Tutti i commenti sono soggetti a moderazione.