domenica 23 agosto 2015

Il dividendo dei coglioni (cit.): er Biretta e l'euro...

"Maestra Elsaaaaaaa! Bagnai dice le parolacce!"... No, tranquilli. È solo che voi opinionisti pro euro siete di una sesquipedale ignoranza, altrimenti avreste immediatamente riconosciuto la citazione di un autore che senz'altro disprezzate, perché ha la colpa ormai irredimibile di essere italiano.

I miei lettori, che sono su un altro livello, ricordano come, costretto dall'ignoranza crassa di un musicista dell'epoca ad aggiungere i numeri a un basso cifrato, Vivaldi glielo restituì con la graziosa annotazione: per i coglioni. Sottinteso: i numeri sono per i coglioni. Povero Antonio! Oggi come ieri i bravi continuisti non hanno particolare bisogno di numeri: basta guardare due o tre battute avanti, vedere dove va la linea, e si capisce quali rivolti e quali alterazioni usare...

Ma le sue parole sono di una formidabile attualità: oggi come ieri i numeri sono e restano per i coglioni. Oggi parliamo dei numeri del famoso "dividendo dell'euro". Guardate un po', spurgando la mia email, cosa trovo oggi! Un'autentica perla:


Caro Prof



Do you remember me…ti aiuto, sapienza econometria YYYY? Ora lavoro per ZZZZZZ.



Seguo con piacere i tuoi post…fa bene un po’ di pensiero alternativo, anche se quando dai ai pro-euro dei fascisti, beh perdi un po’ di credibilità ai miei occhi.



Comunque, quando le cose non vanno per il verso giusto (ed evidentemente non stanno andando) è giusto abbandonare le certezze granitiche e rimettere tutto in discussione.



Siccome iniziano a citarti in tanti…e ci sono tanti motivi per criticare l’euro senza dare dati “paraculi”…. ti invito a rimanere nel solco dell’onestà intellettuale (cosa che a dire il vero i pro-euro non sempre fanno)…ma chi vuol essere alternativo non può replicare gli errori degli avversari.



La storia dell’euro io (in estrema sintesi, ma se ci prendiamo una birretta possiamo allargare la discussione) la racconterei così:



“ ci ha dato un decennio gratis per rimetterci in sesto, con moneta stabile, tassi bassi, investimenti a stra-fottere….se poi invece di investire in ricerca e sviluppo hai puntato tutto su beni di consumi improduttivi, dopo un po’ il conto arriva”



Direi che è il caso di citare il teorema del second best…se risolvi solo una inefficienza (lira e dracma rispetto all’euro), ma ti dimentiche delle altre poi finire in un punto più basso di quello di partenza….ma di chi è la colpa? di chi ha voluto l’euro o di chi non ne ha saputo cogliere le grandi opportunità?



Ognuno ha la sua risposta, ma se si vuol fare fact checking, la storia bisogna riportarla tutta, compreso il saldo primario della bilancia commerciale greca, che credo sia perennemente negativo.





Prendere base 2008 colpisce il pubblico…ma io non ci casco (sorry non ho trovato produzione industriale, ma gdp fa un lavoro simile)



Un abbraccio



Oronzo

Spettacolare, vero? Bene. Per togliervi la curiosità, e prima di commentare questo capolavoro di demenza giovanile, vi cito la mia pacata (as usual) risposta:


Sai che, con grande affetto, non ho capito né chi sei, né che cazzo vuoi da me, né come ti permetti di darmi del disonesto? Considerando per chi lavori, suggerirei prudenza. Le cose andranno come dico io, e quando tutti dovrete dire quello che dico io (cioè Friedman, Meade, Kaldor, ecc. Visto che sei così bravo, non ti rifaccio la lista) tu e quelli come te vorrete non aver scritto molte cose che avete scritto (inclusa questa lettera). Fammi una cortesia: se il tema ti interessa, documentati sui miei libri. Altrimenti un lavoro ce l'hai: fallo, e lascia me a fare il mio. 



Cordialmente. 


AB


(eh, sì: nella vita mi tocca anche rispondere a roba simile


Premesse
Premetto, senza violarne la privacy, che questo mio ex-studente lavora in una grande istituzione finanziaria, con responsabilità di un certo livello.

Altra premessa: essendo un mio ex-studente di econometria, ovviamente proviene dal Dipartimento di Economia Pubblica della Sapienza (attuale Dipartimento di Economia e Diritto), quello che fu fondato da Caffè, e dal quale provengono, in no particular order, personaggi come Draghi, Cesaratto, Padoan, Pianta, De Vincenti, Gnesutta, ecc. (trovate l'intruso!). Un dipartimento già laboratorio di pensiero critico, poi convertitosi in fabbrica del falso unico austerian-tsipriota, ma mantenendo sempre un livello relativamente elevato. La classifica ANVUR (che di per sé può comodamente essere stampata sulla stampante della Merkel, ma di questo parliamo un'altra volta) lo pone, con un punteggio di 1.3, sopra la media dei "grandi dipartimenti" di area 13 (Scienze Economiche e Statistiche), dove peraltro si trova anche il Dipartimento di Economia di Pescara, con un punteggio di 1.22.

La classifica ANVUR riguarda, sia chiaro, la qualità della produzione scientifica (valutata con metodi discutibili e discussi, ma ripeto: non ne parliamo qui, c'è un forum di piddini euristi ad hoc per questo). Frequentare grandi scienziati non implica necessariamente ricevere una buona formazione: ce ne son tanti che capiscono, ma non sanno esprimersi, o si annoiano a insegnare! Però, pur con questa sottopremessa metodologica, dobbiamo riconoscere che il soggetto in questione si è formato in un'istituzione di prestigio, di livello internazionale, ed è tutt'altro che stupido (altrimenti avrebbe evitato la materia più difficile, econometria).

C'è quindi da rabbrividire pensando che un tipo simile abbia responsabilità che in qualche modo coinvolgono direttamente il destino dei nostri soldi!

Ma purtroppo è così.

Insomma, vorrei farvi capire una cosa: questo individuo è perfettamente rappresentativo del livello culturale degli "ufficiali superiori" dell'"esercito finanziario". Conformisti abborracciati, che maneggiano con difficoltà concetti macroeconomici elementari, che formano la propria opinione sugli editoriali del dr. Giannino. Non sono cattivi. Non sono stupidi. Non fanno il male per cattiveria (ma lo fanno, perché vi rendete tutti conto che la lettera che vi ho presentato è il male in tutta la sua banalità), né perché "pagati" per farlo (non sono venduti! Chi se li comprerebbe!?). Sono solo conformisti per pigrizia mentale e per presunzione: la fottuta presunzione del piddino, che sa di sapere, e che pensa di spiegare il mondo di fronte a una birretta a uno che gli ha pulito la bocca col bavaglino quindici anni or sono e che da cinque anni fa e pubblica all'estero ricerca specifica sul tema del quale il nostro amico sproloquia.

Preferirei che fosse malvagio, o stupido, o pagato. Invece non lo è. E del resto, questa è una costante della storia europea...

I dettagli
Entriamo nei dettagli, che, come sempre, fanno la delizia dell'intenditore. Vi faccio notare che:

1) il "saldo primario della bilancia commerciale" è un concetto che non ha alcun senso! Semplicemente, non esiste. Il saldo commerciale non si divide in saldo primario e spese per interessi! È, per definizione, la differenza fra esportazioni e importazioni di beni e servizi.

Perché il pisquano usa un concetto che non esiste? Perché nella sua testolina confusa assimila, non a torto, il saldo commerciale al saldo primario del bilancio pubblico (quello al netto degli interessi sul debito). Ripeto: non a torto. Noi, che non siamo dei dilettanti, abbiamo visto qui come funziona la bilancia dei pagamenti (motivo per il quale vi invito a votare questo sito anche nella categoria Miglior sito tecnico-divulgativo). 

Diciamo che il saldo delle partite correnti corrisponde al saldo del bilancio pubblico, nel senso che esprime la differenza fra tutti gli incassi e i pagamenti di un paese (come il saldo del bilancio pubblico esprime la differenza fra tutti gli incassi e i pagamenti del suo settore pubblico). Il saldo commerciale quindi corrisponde al saldo primario del bilancio pubblico, nel senso che esprime la differenza fra entrate e spese al netto della remunerazione dei capitali presi in prestito (nel caso della bilancia dei pagamenti in realtà il discorso è più ampio, perché si considera anche il lavoro "preso in prestito" da altri paesi - ovvero: il saldo delle partite correnti comprende anche il saldo dei redditi da lavoro e non solo quello dei redditi da capitale - ma abbiamo visto che i redditi da lavoro sono parva materia).

L'abbaglio del mio ex studente quindi è in qualche modo scusabile. Chissà, forse lui era effettivamente davanti a una, o parecchie, birrette, quando mi ha scritto. Fatto sta che se pretendi di fare la lezioncina a un tuo professore e ti esprimi come la casalinga di Voghera sei solo un giovane presuntuoso ellissoide, ne convenite?

2) Altro dettaglio. Al mio ex studente, che guadagna bene e si sente al sicuro (perché è un coglione: la scure arriverà anche per lui) ha detto "su cuggino" che il saldo commerciale greco è stato sempre in deficit. Qui ci sono due cose da considerare. Intanto, il "micugginismo". Dio santo, lavori nella finanza, guadagni bene, ti diletti di economia, e non sai andare a guardare i dati (more on this later)? Qui sono anni che ragioniamo sui saldi greci, quindi non dobbiamo rifare tutto il discorso. Il dettaglio, se interessa, è questo:


Si vedono i due scalini dei quali parlavo nel post sulla premiata armeria Hellas, e si vede anche quello che già allora vi indicavo. Certo, la Grecia ha sempre avuto un saldo merci e servizi negativo. D'altra parte, sappiamo bene che qualcuno al mondo dovrà pure averlo! Ma esso era sostenibile. Quando diventa insostenibile? Il segno preclaro dell'insostenibilità, come vi spiegai allora e vi ribadisco adesso, è l'andamento del saldo dei redditi da capitale (investment income). Esso era stabile in termini assoluti (e quindi relativamente decrescente rispetto al Pil: Figura 4) fino al 2001. Poi inizia l'euroeuforia, la Grecia diventa credibile, i paesi del Nord iniziano a prestarle soldi in modo irresponsabile (Bce dixit, anche se il presuntuosetto non lo sa), e gli esborsi per gli interessi sul debito estero aumentano.

Chiunque non sia un dilettante capisce quando e perché lo snodo si è verificato, quando il debito greco è diventato insostenibile: quando i greci hanno cominciato a indebitarsi per pagare gli interessi sul loro debito. Il fatto che il saldo commerciale sia negativo non vuol dire assolutamente nulla. È la dinamica dei saldi, e soprattutto della loro composizione, che conta. E si vede bene dove e quando questa è cambiata. So che vi annoio, ma non prendetevela con me: eventualmente col moccioso!

3) Disonestà? Ci ho messo un po' a capirlo. Nel primo grafico del mio fact checking io facevo esplicitamente vedere quanto la Grecia avesse perso dall'inizio della crisi. Quello mi interessava. Ho forse detto che prima non cresceva? Abbiamo sempre tutti detto che in Grecia sia la produttività del lavoro che il Pil reale e nominale sono cresciuti molto nei primi anni dell'euro, e abbiamo però anche detto perché: perché drogati dal debito estero, come Frenkel ci ha insegnato e Constancio oggi ammette. Il mocciosetto, che per lavoro deve mentire (mentire al collega, mentire al capufficio, mentire al pubblico) ovviamente non concepisce altro mondo che non sia quello della menzogna opportunistica, e quindi pensa che io abbia intenzione di nascondere chissà che. Forse il suo ragionamento è: "Eh, ma i greci ci hanno guadagnato, come noi...".

Il suo "contro fact checking" è però un clamoroso autogol, per due ovvi motivi.

a) dimostra che lui i dati proprio non sa cosa né dove siano! Ma la colpa è mia. Dove ho sbagliato? È evidente! Promuovendo uno studente che non sa nemmeno consultare il sito dell'Eurostat!

b) dimostra che l'euro non ha fatto nulla per industrializzare la Grecia (come si supponeva facesse, in base al ragionamento: integrazione finanziaria - mercato finanziario privato bello invia fondi per investimenti produttivi - paese si industrializza e recupera), mentre ha fatto molto per deindustrializzarla.

Infatti, il grafico che il pisquano mi accusa di aver nascosto (quello dell'indice della produzione industriale esteso a tutto il periodo dell'euromanna) si presenta così:

L'indice della produzione industriale nei settori estrattivo, manifatturiero e energetico negli anni "d'oro", quelli nei quali il Pil cresce, oscilla stabile attorno a 120 (l'indice è a base 100 nel 2010, come vedete), cioè negli anni d'oro la produzione industriale non cresceva.

Dice: "Ma allora perché cresce il PIL?"

Questo lo chiede il mocciosetto, perché voi ovviamente lo sapete: cresce perché crescevano i consumi, finanziati dai mercati finanziari privati, tutt'altro che infallibili! Ma la produzione in tutta evidenza non cresceva. Solo che, a fine campione, la troviamo del 33% inferiore rispetto all'inizio, senza alcun guadagno intermedio. Il ragionamento "Eh, ma ci hanno guadagnato" prende lucciole per lanterne, in tutta evidenza...

Misera fine del contro-factchecking di un ignorantello di passaggio. Peraltro, da uno che per far carriera ha dovuto sicuramente ingoiare molti rospi e lambire molti sfinteri (motivo per il quale non riesce a capire che altri possano agire onestamente e disinteressatamente), verrebbe anche da aspettarsi che non sia così sprovveduto da non trovare un indice della produzione industriale. Si potrebbe sospettare, viceversa, che l'abbia trovato, abbia visto che non quadrava con la sua favoletta da bar, e abbia preferito ripiegare in buon ordine sul Pil perché truccare i dati in questo modo gli tornava più comodo per accusarmi di disonestà!

Ma sarebbe un sospetto secondo me infondato. Non arriva a questo (come, del resto, è evidente, a tante altre cose).

E ora che abbiamo delibato i dettagli, affrontiamo il fondo della questione, il "ragionamento" del nostro simpatico amico, che da qui in avanti chiameremo "er Biretta".


Il ragionamento der Biretta
Ve lo riporto per vostra comodità. L'euro:

“ ci ha dato un decennio gratis per rimetterci in sesto, con moneta stabile, tassi bassi, investimenti a stra-fottere….se poi invece di investire in ricerca e sviluppo hai puntato tutto su beni di consumi improduttivi, dopo un po’ il conto arriva”

I famosi tassi bassi (che poi schizzano)...

In questo ragionamento qualunquologico ci sono diverse cose che non vanno, e le abbiamo via via viste nel corso degli anni, ma siamo sempre in tempo a scoprire nuove sfumature.

Vorrei partire dalla più evidente: la visione grossolana e cialtronesca dei processi storici, rivelata da quel: "hai puntato tutto...".

Chi?

Chi ha puntato tutto?

Ma è chiaro: la Grecia. E certo! Perché esiste una persona che si chiama Grecia, ed è seduta al tavolo della roulette della storia, accanto alla signora Germania, alla signora Francia, ecc., e però punta le sue fiche sul numero sbagliato. È giunto il momento di farvi notare che se una visione così cialtrona non è accettabile in generale da nessuno studioso di nessuna disciplina, lo è ancor meno da economisti mainstream come er Biretta (o meglio, i suoi numi tutelari: Giannino e Zingales). Non è assolutamente accettabile che studiosi che fondano la propria analisi sul principio dell'individualismo metodologico, riconducendo le dinamiche macroeconomiche alle scelte dei singoli agenti rappresentativi (con aporie logiche tuttora irrisolte), quando poi devono discutere le stesse dinamiche si esprimano in termini di soggetti collettivi (la Grecia, la Germagna) che non hanno alcun significato né in termini economici né in termini storici. 

Se fossero persone intelligenti e colte potremmo pensare che questo qualunquilogismo metodologico entri in scena per un ben preciso motivo: quello di occultare la struttura di incentivi che certe scelte di politica economica hanno creato a livello individuale. Ma er Biretta è solo er Biretta. Non dico che sia stupido, ma certo non è così scaltro. Parla in termini di Germagna e Grecia, così, per sentito dire, perché pensa di essere al bar, non per occultare quello che è successo.

E cosa è successo?

Una cosa molto semplice: la distorsione del mercato dei capitali determinata dall'avvento della moneta unica, e materializzatasi nel fatto che il denaro per un certo periodo di tempo è costato ad Atene come a Helsinki, ha creato una struttura di incentivi perversi per i singoli agenti economici.

Ne abbiamo parlato molto, in questo blog.

Intanto, abbiamo visto come la rigidità del cambio costituisca per i governi un incentivo ad allentare la disciplina fiscale, perché fornisce segnali distorti ai mercati finanziari, occultando loro il rischio di cambio e quindi il merito di credito di un paese (cosa ignota ar Biretta, ma nota agli economisti veri - quindi non agli opinionisti pro euro - fin da Tornell e Velasco, 1995).

Poi, abbiamo visto come l'abbattimento dello spread determinato dall'euro sia stato un ulteriore incentivo ad allentare la disciplina fiscale, cosa peraltro intuitiva, dal momento che se di una risorsa (il denaro) viene artificialmente abbassato il costo (il tasso di interesse), è chiaro che poi si tenderà a sprecarla (il fatto è documentato ad esempio da Cizkovicz et al 2015, questa tendenza all'overborrowing era stata messa in luce per tempo da economisti del calibro di Feldstein, 2005, come fenomeno assolutamente standard di free riding, e oggi ne esistono raffinate spiegazioni more geometrico, articolate sulla teoria del ciclo politico-economico, come quella di Fernandéz-Villaverde et al 2013, come gli economisti veri sanno - ma ovviamente er Biretta e gli opinionisti pro euro ignorano).

Ma fino a qui siamo nel campo di quello che ci siamo sempre detti, del materiale standard (anche se er presuntuoso Biretta lo ignora, a differenza di voi), e soprattutto siamo rimasti nel frame della crisi come "crisi di debito sovrano". Certo, gli stati avevano una fracca di incentivi a comportarsi male, incentivi ben noti ex ante a chi ha disegnato le regole europee. Il punto è però sempre il solito: nonostante l'euro incentivasse i governi a comportarsi male, è stato il settore privato a metterci in crisi, comportandosi peggio!

E anche di questo in parte abbiamo parlato. Gli incentivi perversi appena descritti con riferimento al settore pubblico (l'incitazione all'overborrowing, cioè all'overlending) ovviamente valgono anche per i privati. Ma nel caso dei privati c'è una cosa in più.

Mi ha detto mi' cuggino...
A differenza der Biretta, che fa il dipendente di lusso (per ora), mi' cuggino fa l'imprenditore: rischia del suo, e vive in un ambiente mutevole e ostile, nel quale lambire sfinteri non basta e verosimilmente nemmeno serve: in effetti, al mercato lo sfintere non puoi lambirlo come al capufficio, semplicemente perché il mercato è un processo complesso, è il risultato dell'agire scoordinato di centinaia di agenti, molti dei quali ti sono sconosciuti.

Quando sente parlare di "dividendo dell'euro", mi' cuggino porta la mano alla fondina e motiva il suo lieve disappunto con le considerazioni che qui vi riassumo. La premessa è che la sua azienda opera da più di cinquant'anni nel settore dell'arredamento (che è una cosa che serve, anche se non ha elevato valore aggiunto come l'aerospaziale: ma voi preferite dormire su un materasso o sul pannello fotovoltaico di un satellite artificiale?). Ha fatto debiti, poi li ha ripagati, ed è ancora in piedi al settimo anno di crisi. Quindi un pirla non sarà...

Cosa è successo, secondo lui, quando siamo entrati a vele spiegate nell'euro? È proprio vero che i tassi bassi ci hanno aiutato? Hanno aiutato chi? A fare cosa?

Lui lo spiega così.

Con l'entrata nell'euro, una quantità di personaggi in cerca d'autore, senza arte né parte, si sono visti mettere a disposizione dalle banche denaro a ottimo mercato. E così, annoiati ram-polli di provincia, o oscuri travet lividi di invidia sociale per l'imprenditore che aveva la Porsche (mi' cuggino: ora però ha l'Audi), hanno deciso che siccome ce l'aveva fatta lui, potevano farcela anche loro (il mondo è pieno di persone che non sanno collocarsi, e da qui ne son passate molte...): orsù, un bel mutuo a tasso irrisorio, si tiri su un capannone, si prendano in leasing macchinari (tanto il leasing costa poco), e si produca, si produca, perché l'economia è offerta, e l'offerta crea la propria domanda.

Infatti...

Infatti già da prima che la crisi iniziasse, l'offerta tanto creava la domanda che per restare a galla i nuovi arrivati cosa dovevano fare? Dumping sui prezzi. Attenzione! Il prezzo è un segnale di qualità. Ma in certi prodotti la qualità è fatta di dettagli che sfuggono al cliente sovrano.

Se una certa imbottitura è fatta di puro lattice, o di una gommaccia sintetica di questa fava, che dopo un anno si secca e si sbriciola, er cliente sovrano non lo sa. E quindi, come dire, entrando in produzione grazie a un mercato finanziario drogato, i simpatici sprovveduti, per restarci, in produzione, fin dall'inizio erano costretti a produrre a prezzi stracciati (tanto er leasing costa poco e er capannone nun costa gnente), comprimendo in questo modo i margini di chi invece forniva un prodotto di qualità (sulla base di una lunga esperienza imprenditoriale). Qual è il punto?

Il punto è che la distorsione del mercato del credito alimentava una sovraproduzione che in effetti non conseguiva da un aumento della produttività (intesa come rapporto fra valore aggiunto creato e input produttivi), ma semplicemente dal fatto che aziende potenzialmente poco produttive (perché prive di skills) venivano messe su e tenute in piedi grazie a una congiuntura creditizia del tutto artificiale e distorta, che induceva le aziende di credito a finanziare chiunque, pur di non tenere inoperosa la liquidità della quale disponevano, e che potevano cedere a vil prezzo.

Poi è arrivata la crisi, è con lei la scoperta che non basta produrre per diventare ricchi: bisogna anche vendere.

La reazione dei dilettanti è stata ovvia: abbassare ancora di più i prezzi, non pagare i propri operai, e alla fine fare l'inevitabile chioppo (che chiunque di voi potrà constatare andando a contare i capannoni deserti nella zona industriale più vicina a dove si trova). In questo modo l'ondata di piena degli imprenditori "fai-da-te", causata dal favoloso dividendo dell'euro, cioè dalla possibilità di avere "tassi bassi" (come dice er Biretta), ha devastato le aziende serie in tre modi:

1) comprimendo i loro margini attraverso la concorrenza di prezzo praticata offrendo prodotti di qualità inferiore;

2) aggravando per contraccolpo la crisi di domanda, perché quando gli "imprenditori per caso" poi hanno dovuto licenziare i loro operai, certo questi non hanno pensato di riammobiliare casa per consolarsi!

3) disastrando le banche (colpevoli di non aver operato con prudenza, ma vittime anche loro dei segnali errati forniti da un mercato creditizio drogato), e quindi mettendo in difficoltà una ordinata gestione finanziaria anche di aziende sane (perché è chiaro che dopo aver dato denaro a chiunque, la reazione poi è non darne più a nessuno, altrimenti la madonnina di Basilea III piange).

Lo vedete, no, il legame fra credito drogato e calo della produttività (intesa ad esempio come valore per addetto)? Il credito drogato, spacciato a tassi ridicoli, è servito proprio a tener su aziende che abbassavano il valore aggiunto per addetto, e questo è stato un altro dei percorsi attraverso i quali l'euro ha dannato i paesi del Sud. Al Nord questo non è successo non (tanto) perché fossero bravi, ma per un fatto più banale: nei paesi del Nord con l'entrata nell'euro il denaro ha continuato a costare quanto era sempre costato, cioè poco, e quindi l'ingresso nell'euro non ha distorto il loro mercato creditizio. Il nostro però sì...

Mi ha detto Bisin...
Il ragionamento di mi' cuggino è un referto storico nitido, che si inquadra perfettamente in quella declinazione (come oggi si suol dire) del puro buon senso che noi chiamiamo: logica economica. Ha solo un difetto: è un resoconto verbale. Gli economisti seri, i mainstreamers, come ad esempio il nostro amico Bisin, anche quando sono come lui burberi, hanno delle umane debolezze, hanno un lato delicato, oserei dire femminile.

Ecco: così come alle nostri gentili compagne (o per lo meno ad un sottoinsieme sempre più ristretto di esse) certe cose vanno dette coi fiori, altrimenti fanno finta di non capirle, ai mainstreamers certe cose vanno dette con gli integrali, altrimenti non le capiscono.

Vi renderete conto che in certe circostanze ciò causa delle oggettive difficoltà.

Pensate ad esempio di essere su un sentiero di montagna, e di avvertire un rumore sopra le vostre teste. Un po' di polvere vi segnala che un masso si è staccato, ed è quindi prudente avvicinarsi alla parete. Ma se avete con voi un mainstreamer, la cosa diventa oggettivamente complessa. Intanto, i mainstreamer sono idealisti, insomma, appartengono a quella fottuta corrente di pensiero filosofico che da Platone in giù ha cercato di convincerci, con maggiore o minore successo, che il mondo esterno sostanzialmente non esista. Con i mainstreamers il successo è stato totale, come sappiamo. La conseguenza è che per un mainstreamer un rumore sinistro, o il fallimento di un'impresa, non vogliono dire nulla, semplicemente perché sono mondo esterno, e quindi non sono.

Poi c'è anche il problema di far capire a un mainstreamer che un sasso sta cadendo. Non è che puoi semplicemente urlare: "Pietre!", anche perché il tuo urlo, per il mainstreamer, è mondo esterno, quindi non esiste!

Dovresti, per ottenere un qualche successo, dire una cosa del tipo:

"Alberto, mi permetto di farti notare che esistono fondate evidenze empiriche del fatto che sopra la nostra testa una porzione di materia di massa gravitazionale stimabile attorno ai 10 Kg stia trasformando la sua energia potenziale in energia cinetica e rischi pertanto di impattare col nostro cranio in un numero di secondi che, se mi permetti un calcolo back-of-the envelope, il quale astragga dalla resistenza viscosa del fluido atmosferico, che poi sarebbe l'aria, dovrebbe equivalere alla radice quadrata di due per l'altezza relativa del grave diviso

CRASH!

Capito qual è il problema con i mainstreamers? Se gli dici le cose in modo pratico, non ti ascoltano, e se cerchi di dirgliele nel loro linguaggio, nel frattempo avviene la catastrofe!

Nel caso specifico, però, ovvero per quanto attiene al fatto che la crisi di produttività, oltre alle determinanti che sappiamo (l'interazione fra domanda e produttività via legge di Verdoorn e le distorsioni allocative nel mercato del lavoro determinate dalle famose riforme...), sia in parte stata causata dal dividendo dei coglioni, cioè dalla distorsione del mercato del credito che si è tradotta in tassi di interesse reale troppo bassi per il Sud, un aiuto ce lo dà Gopinath et al., 2015.

Il discorsetto di Gopinath è più raffinato di quello de mi' cuggino, ma le conseguenze, e in parte anche la logica, sono simili.

Gopinath considera un mondo di imprese eterogenee e soggette a "attrito" finanziario, ovvero sottoposte a un vincolo di bilancio dipendente dalle dimensioni dell'impresa, dove si presume che le imprese più piccole abbiano maggiore difficoltà a ottenere credito (p. 2). In modelli di questo tipo normalmente la produttività dipende in modo positivo dalla liberalizzazione finanziaria (p. 5), perché comporta afflusso di capitali, un miglioramento nell'allocazione degli stessi, e quindi un aumento della produttività a livello aggregato. Gopinath e i suoi coautori introducono un altro elemento: il costo dell'aggiustamento verso un nuovo livello di capitale produttivo.

La loro motivazione è l'osservazione fatta da Reis, 2013, con riferimento alla crisi del Portogallo. Noi sappiamo, perché ce lo ha spiegato Joao Martins Ferreira do Amaral, che un pezzo di quella crisi è dovuto alle distorsioni allocative causate dal cambio fisso: penalizzando le imprese che operano nel settore dei beni commerciali (e quindi del manifatturiero, ad alto valore aggiunto), il cambio fisso induce gli imprenditori a riallocarsi nei settori protetti (costruzioni e servizi), a più basso valore aggiunto, e (nel caso delle costruzioni) a rischio bolla (un abbraccio ar Biretta che a questo punto si è perso...). Reis aggiunge (a p. 146) un'altra considerazione, ovvero che le imprese esistenti si suppone operino già "at their collateral constraint", cioè abbiano ottenuto tanto credito quanto è giustificabile nei termini delle garanzie reali che possono offrire. Le nuove invece no: ancora non hanno "posted as collateral" nulla! Quindi quando il mercato si apre, solo un'ondata di imprese nuove ed inefficienti ottiene credito. È esattamente il ragionamento di mi' cuggino, solo che Reis (a differenza di quanto dicono Gopinath et al.) lo applica all'interno del settore protetto (nontradable), il quale quindi subirebbe una doppia distorsione allocativa: una da cambio e una da credito.

Gopinath et al. generalizzano il risultato.

Nel loro modello l'eterogeneità nelle dimensioni e negli stati patrimoniali delle aziende fa sì che una "liberalizzazione" che si manifesti attraverso un drastico calo del tasso reale induca una cattiva allocazione del credito e quindi del capitale produttivo, determinando nel complesso effetti avversi sulla produttività.

Ringrazio molto Bisin per avermi segnalato questo articolo, anche se mi dispiace che si sia risentito quando gli ho detto che queste cose me le aveva già raccontate mi' cuggino. I mainstreamers son così. Il loro scopo, come vi raccontai tanto tempo fa, è quello di raccontare storielle che riescano a épater le bourgeois, cioè il lettore, insomma: che siano controintuitive.

Se gli fate capire che in realtà in quello che raccontano di controintuitivo c'è ben poco, che è puro buon senso, ci rimangono di un male!...

Concludendo
Ci sono diverse conclusioni da trarre da questo lungo post.

La prima è che, come trovate scritto nel nostro dizionario e com'era del resto prevedibile, le posizioni del mainstream sono in rapida evoluzione. Se usciamo dal pollaio italiano, fatto di squallidi influencer da quattro soldi, che parlano ex cathedra (spesso dalla cathedra esentasse di qualche organizzazione "multilaterale") di cose che ignorano, gli economisti seri, nel resto del mondo, non si permettono di negare l'evidenza che l'euro sia stato un esperimento rovinoso, e ormai hanno lasciato dietro le spalle, per timore di distruggere totalmente la loro reputazione, l'approccio moralistico secondo il quale il Sud sarebbe fatto di cialtroni e quindi meriterebbe di morire (insomma, l'approccio Severgnini, per chi ha seguito su Twitter: non voglio lordare questa pagina di scienza riportando le sue esternazioni).

Cercano viceversa di far quadrare i loro modelli estremamente stilizzati coi fatti: questo richiede uno sforzo intellettuale del quale sarebbe ingiusto riconoscere il valore, come pure, però, è chiaro che se devi tagliare l'erba una rozza falce è più efficace di un fioretto, e a chi arriva dopo, quando arrivare prima salverebbe vite umane, normalmente si chiede conto del suo comportamento.

La seconda considerazione è che la maggior parte degli abitanti del nostro pollaio non è "malvagia" in senso stretto. Sì, valgono le considerazioni svolte dallo psicoterapeuta nel post precedente: non è difficile risonoscere in molti nostri compagni di percorso, lasciati alle spalle, i segni di quel rifiuto del principio di realtà e di quelle tare psicologiche che lui descrive così: "sono bugiardi, hanno grandi capacità empatiche ma sono affettivamente molto distaccati, provano le emozioni solo superficialmente, sono scollegati da un mondo emozionale profondo, egocentrici".

Quanti ne abbiamo visti!

Ma, questo post credo lo dimostri, sono soprattutto dei giganti della mediocrità e delle vette di ignoranza. A parte Gopinath (che è uscito a luglio), tutto il resto è già roba vecchia (per chi pretende di essere economista), e se anche non fosse puro buon senso, sarebbe letteratura scientifica che chi parla di simili argomenti dovrebbe conoscere. Er Biretta, porello, almeno mi ha scritto in privato, io l'ho mandato a fare in culo in privato, tutelerò fino alla morte il suo anonimato, e finita lì. Ma cosa dire delle decine di colleghi che continuano a sparar boiate in pubblico, fomentati dalla canea urlante dei mediocri livorosi, da questa feccia squallida di persone sconfitte dalla vita, che cercano sui social la strada di un improbabile riscatto, e continuano a inquinare il dibattito, un dibatti urgente, serio, che meriterebbe di essere condotto con la profondità e la documentazione della quale praticamente solo questo blog in Italia continua a dare prova?

La terza considerazione è che non passa giorno senza che la letteratura scientifica non pianti un chiodo sulla bara dell'euro. Ma questo, di per sé, è irrilevante, e non solo perché rispetto a una considerazione razionale delle questioni economiche nel dibattito fa premio la loro dimensione emozionale (e vi rinvio ancora una vota al post precedente, strepitoso), quanto, soprattutto, perché ormai dovremmo aver capito tutti che quello economico è l'ultimo dei problemi. Qui il problema è la libertà, la democrazia. Er Biretta, porello, poro moccioso, lui se ne sta al sicuro, pensa... E non capisce che il suo voto conta sempre di meno, non capisce che non decide lui, né quando le cose non vanno come desidera, né, soprattutto, quando ci vanno. Non capisce che anche nella sua istituzione arriveranno i tagli, arriveranno i commissari dalla Germania, ecc.

Io ho profonda compassione di lui.

Voi penserete: "Ma guarda questo stronzetto presuntuoso come si rivolge a un suo docente! Non sa nemmeno come si chiamano le variabili macroeconomiche, lo accusa di disonestà presentando a sua volta dati se non truccati, per lo meno scelti in modo stranamente selettivo, e, ciliegina sulla torta, presenta un quadro della crisi articolato sulla visione moralistica del 'non abbiamo saputo approfittare del dividendo dell'euro', col quale oggi a Harvard si nettano bella mente le terga, come Bagnai ci ha appena dimostrato...".

Sarete sdegnati, e forse, epidermicamente, mi sentirei di darvi ragione.

E invece a me er Biretta fa compassione, una compassione profonda, perché sarà lui a pagare il prezzo più duro.

E sapete perché?

Perché siccome la crisi ci colpisce uno alla volta, non tutti insieme, siccome ognuno di noi, ma soprattutto lui, vede le foglie e non l'albero, e siccome lui sarà senz'altro uno degli ultimi a essere colpito, data la sua posizione, quando verrà anche per lui il momento di andarsene, uscirà in un paese completamente devastato, dove non ci sarà alcuno spazio per le sue competenze, e quando se ne andrà all'estero troverà tutti i posti di livello equivalente al suo già occupati da quelli di voi che nel frattempo se ne saranno andati, e che per il fatto di essere qui dimostrano di non essere meno intelligenti di lui.

Così, quand'anche gli accada di restare in finanza, il suo posto non sarà dietro una scrivania, ma al cesso, con una ramazza. E se voi poteste misurare, come posso io, l'ampiezza di questa caduta, er Biretta farebbe compassione a voi, come la fa a me.




(...se questo post vi è servito a capire qualcosa in più, sostenete a/simmetrie, e nominate questo blog...)

46 commenti:

  1. Diceva il mio vecchio parroco (no, non era miocuggino) che all'inferno si va perchè è più facile che andare in paradiso. Però quando ci sei arrivato tutto diventa più difficile, molto più difficile.

    RispondiElimina
  2. ma Vivaldi si riferiva all'euro? :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A proposito dei dividendi dell'euro: ora le perdite relative ai crediti deteriorati verranno socializzate de facto con la creazione della bad bank, discarica pubblica da 200
      miliardi.

      Elimina
  3. Caro professore, io penso che lei abbia fondamentalmente ragione. Non riesco a seguire tutte le sue elucubrazioni ma mi basta dire che se più paesi sono diversi hanno politiche economiche fiscali del lavoro diverse è quindi anche la moneta deve essere diversa, altrimenti è un controsenso logico, prima che economico.
    Quindi il suo lavoro è meritorio. Non so se lo fa per esiibizionismo o senso del dovere o soldiarietà con le perosne che soffrono per la crisi.
    Con 2 precisazioni.
    1. Se non la finisce di usare questo tono arrogante, saccente e autoritario la stessa crecibilità scientifica di quello che va dicendo ne viene menomata.
    E poi post così lunghi astiosi e controti sono pure una palla da leggere.
    2. Lei lo dice che "non basta la propria moneta per diventare ricchi" ma lo accenna soltanto. Invece la cosa va detta con forza magari indicando cos'altro non va oltre l'Euro. Altrimenti il messaggio diventa "la lira ci renderà felici" e in questi termini è un messaggio cretino.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Derossi, ma io non l'avevo bloccata?

      Elimina
    2. Credo sia lo scherzo di qualche amico bontempone....

      Elimina
    3. Non se se mi avava bloccato, intendo automaticamente col nome. Se lo avesse fatto sarebbe una perdita (per il blog). Io no, ogni tanto provo a farci un giro, anche se poi post come questo mi deprimono e non riesco a leggerli per intero.
      Anche la gestione del blog è molto discutibile. Lei è il padrone e fa quello che vuole. Di fatto è un luogo di autocelebrazione dell'autore e dei suoi accoliti e di insulto per chi propone (neppure afferma) idee diverse.
      Così perde pure di interesse. Non è interessante inserirsi nelle celebrazioni liturgiche di una setta per chi non ne vuole fare parte. Potrebbe essere un luogo di confronto civile su temi economici in cui si blocca solo chi offende va fuori tema etc. Comunque facci (fantozzianamente) lei.

      Elimina
    4. Me perdoni, Derossi, ma mi sembra che lei facci (fantozzianamente) due errori propri del mainstream:

      1) non si confronta coi dati: finché i lettori e i contatti di questo blog crescono (fatto), la sua opinione che il mio approccio sia controproducente la tengo da parte in un cassetto;

      2) non è che se una cosa lei non la capisce subito (perché non ha seguito il percorso di altri lettori) essa sia necessariamente poco chiara!

      Io vedo in lei questo tipo di atteggiamento, ma naturalmente anche e soprattutto in questo caso facci lei...

      Elimina
    5. Ecco qui il punto: "insulto per chi propone (neppure afferma) idee diverse".
      Infatti è proprio così, "insulti" invece di "garbatissime e velate critiche".

      Perchè questo scarso rispetto di alcune idee altrui?

      L'origine del problema sta nell'approccio del Prof., il quale si è convinto, bontà sua, che l'Economia non sia una dottrina basata sulle interpretazioni e sulle opinioni, come la filosofia, ma piuttosto una scienza, tipo la fisica.
      E in fisica, se F=Gm1m2/Ralquadrato, non c'è molto spazio per chi affermi: "ma non potrebbe essere F=G(m1+m2)Ralcubo" per il semplice fatto che la prima formula è sostenuta da significative evidenze sperimentali, la seconda no.
      La scienza funziona così: alcune cose sono assodate e in quanto tali non possono più essere oggetto di dibattito.
      Una nuova teoria, ad esempio la relatività, in condizioni "classiche" offre risultati "classici", per il banale fatto che questi, e non altri, descrivono correttamente la realtà e prevedono correttamente i risultati sperimentali.
      Il resto è fuffa.

      Elimina
    6. @Luigi Derossi @Stefano Pepino

      Perchè non frequentate altri luoghi? Il mondo è vasto e la libertà di movimento completa.

      Elimina
    7. ...e soprattutto, cari Pepino e Derossi: vi disturba che il prof. abbia un caratteraccio, o che sia altero, ammesso che sia vero (molta gente non lo pensa, io nemmeno)? E allora perché non cominciate a comportarvi voi affabilmente, o con umiltà, se tanto vi preme che lo faccia chi si espone su internet?

      Sarei un po' stufo di questa storia di 'Bagnai che non si regge perché se la tira'; sto cercando di far capire a chi conosco che la pensa così che è bene che ricordino come la verità tecnica sia un dato del mondo, che appartiene al mondo a prescindere da chi la descrive. Se tanto ci tengono a che finisca questo delirio di crisi forse è il caso che inizino a confrontarsi anche loro con la verità tecnica piuttosto che con lo stile.

      Elimina
    8. Pepino il Breve, mi ero ripromesso di smettere con le risse nel saloon di Alberto, ma la tracotante ignoranza di chi non solo insulta il mio corso di studi, ma lo fa con argomentazioni per cui il mio idraulico neoliberista sembra Husserl, mi rende lievemente irascibile.


      Il fatto che tu non capisca una fava di scienze sociali e i manuali di filosofia si incollino al tuo passaggio, manifesta una certa inanità intellettuale e una certa propensione a sottomettersi al pensiero unico.

      (Prima di economia ho fatto ingegneria, e devo ammettere che mi è servita molto per migliorare l'italiano)

      Elimina
    9. @ Stefano Pepino. Che poi, anche dire che la filosofia sia basata sulle interpretazioni è falso. Mi spieghi lei quale sia l'interpretazione del principio di non contraddizione, o di quello di identità, o di quello di ragion sufficiente. Il fatto che su di questi principi si siano scritti i proverbiali fiumi d'inchiostro non significa affatto fossero equivoci o esposti ad alea o arbitrio. Più in generale, la scansione tra scienza esatta e materie umanistiche "interpretabili" è quanto meno imprecisa. Besides, che nella scienza vi siano cose assodate, non disponibili al dibattito, è smentito dalla storia della scienza stessa.

      Io, da epistemologo, ritengo ad esempio che l'economia sia una branca dell'Etica, non della fisica, avendo a che vedere con i comportamenti umani, nondimeno non penso affatto sia per questo "interpretabile" o "soggettiva"; au contrarie, come spiegava Aristotele a Nicomaco: è scienza pratica, oggettiva, soggetta a deliberazioni razionali, che sono poi sempre le grandi assenti dalle repliche degli euromani.

      Elimina
    10. La filosofia è strutturalmente aleatoria, perchè i filosofi partono da assiomi (Idee, chiamatele come volete) del tutto diverse tra loro, per cui la filosofia scolastica è del tutto differente, nei presupposti e nelle conclusioni, chessò, da quella di Nietzche. E se parti da presupposti differenti, è normale che le conclusioni siano differenti. Poi, se non vi piace il termine "interpretazioni", per carità, non era certo il termine più proprio, lo ritiro.
      La scienza ha come primo e univoco assioma LA REALTA'. E infatti, l'aspetto predittivo è fondamentale, ma è altrettanto fondamentale l'aspetto di misura, che serve appunto a descrivere la realtà in maniera precisa e oggettiva. Perchè la validità di una teoria scientifica si misura proprio sula possibilità di fare previsioni estremamente precise, previsioni che presuppongono, evidentemente, misure precise.
      Nel dire (ma lo ha detto lui per primo, se ho capito bene...) che il prof. Bagnai si ritiene uno scienziato, per altro, mi pare evidente che non ci fosse un intento offensivo.

      Elimina
    11. Pepino, dai, fai il bravo. Non hai gli strumenti culturali. Non è un insulto, è un fatto. È perché gira gente come te che siamo nella merda, lo capisci? Non si può pretendere di sapere tutto e di imporre la propria disinformata opinione agli altri senza rendersi conto delle conseguenze di ciò che si dice o si fa. Lo sai cosa vuol dire "aleatorio"? Orsù, cambiamo discorso...

      Elimina
    12. @ Pepino Precisamente la scienza prevede che le ipotesi siano verificabili, cosa che in macroeconomia non si può fare comunque si era capito perfettamente quello che volevi dire. Sei stato coperto da insulti perché nelle tue parole non hai inserito nessuna lode per il Sommo Studioso. Non ti preoccupare non è colpa tua né di chi ti insulta.
      E’ che sono menti deboli che hanno bisogno di un pastore e il blog esiste appunto per per questo.

      Elimina
    13. Derossi, mi toglie una curiosità? Lei quanti anni ha? Spero meno di 25 o più di 65. Tanta iattanza, tanto sprezzo del ridicolo si conciliano solo con giovanile incoscienza o con un senile rinsavimento (diciamo così). Lei è un epistemologo? Dove insegna? Fa ricerca? Lei, di cosa sia scienza, cosa ne sa, oltre a quello che ha letto sulla settimana enigmistica?

      Perché vede, per uno che è del settore (non lei) la sua impreparazione è fragrante. Ma magari, se ci dice i suoi titoli (che sicuramente avrà, no?) riesce a abbindolare qualche passante...

      Elimina
    14. Età compresa tra 25 e 65, laureato, non in economia ma in materia simile, non faccio l'epistemologo (ammesso che esistano gli epistemologi di mestiere e che dopo Galileo servano ancora a qualcosa), non insegno e non faccio ricerca (purtroppo, mi sarebbe piaciuto ma è stata anche colpa mia).
      Cos'è il metodo scientifico lo spiegano in qualunque scuola superiore decente da Galileo e Poper in poi, per esempio a me e ai miei compagni di classe l'hanno spiegato.
      Grazie a questa ed altre conoscenza trovo curiosissimo che in Italia un professore d'università si metta a dare del coglione a destra e a manca e a chiedere titoli senza rispndere nel merito, quando tutti sanno come si fa in Italia la carriera universitaria: avendo un papà che può permettersi di mantenerti fino a 35 anni, quando fanno il concorso dove il Barone fa entrare i suoi protetti con concorsi truccati e le procure della repubblica dormono sonni beati, in quanto l'anno dopo deve entrare il filgio del procuratore. Dopodichè fai 3 ore di lezione a settimana qualche ore di ricevimento (se ti va, se no mandi i ricercatori tanto nessuno protesta) e sei pagato il quadruplo di un normale lavoratore. Mentre quelli bravi devono andare all'estero.
      Non dico che questo sia il suo caso, per carità, qualcuno bravo ogni tanto scappa anche in Italia, almeno a lei va riconosciuto il coraggio, dove tutti si appiattiscono sul potente di turno; dico che questo è quello che solitamente accade, anche se la rilevazione di un fatto lei la chiama "autorazzismo".
      Comunque qualche anomalia psichica ce l'ho anche io se continuo a scrivere post qui. Non mi dà particolare fastidio essere insultato, gli insultanti si ridicolizzano da soli, mi dà molto fastidio che i post vengano bloccati senza che ne sia reso noto il motivo. Proverò con qualche psicofarmaco...

      Elimina
    15. Grazie Luigi, ora è tutto più chiaro. Questo è il caso più favorevole. Sono solo spigoli che la vita smusserà, quindi evito di farlo io. Se avesse avuto la mia età sarei stato sinceramente sorpreso. Quando la avrà capirà perché ma le assicuro che non è così interessante. Nel frattempo la abbraccio.

      Elimina
    16. Guardi che io non sono spigoloso per niente, sono dolce e gentile, anzi i miei capi mi rimproverano di essere troppo buono coi miei dipendenti e sono pochi anni più giovane di lei.
      Forse per spigoloso lei intende "invidioso dei docenti universitari"? Certamente sì ma sono anche invidioso di un sacco di altra gente, dai magistrati che ugualmente guadagno molto per lavorare poco, agli imprenditori foraggiati dai contributi statali etc.etc. (sono appunto le cose di cui lei non parla, anche se bisogna riconscere che lei fa l'economista e non il politico quindi non può parlare di tutto).
      Io, essendo d'accordo col "nocciolo" del suo pensiero, volevo darle solo un consiglio: se l'obiettivo è creare un harem di fessi aggressivi, continui così; se l'obiettivo è diffondere un pensiero peraltro ormai abbastanza condiviso, e magari intestarsene la primogenitura, eviti certi toni che squalificano anche l'idea di cui è portatore.

      Elimina
    17. Derossi, lei trasuda mediocrità da tutti i pori, e credo che sia piuttosto irrecuperabile. Solo lei lavora, solo lei capisce, solo lei ha una splendida individualità, ma questa autopercepita nobiltà a cosa si riduce? All'invidiare gli altri per i soldi che guadagnano. Ecco: lei è l'esempio preclaro di quello che non va in questo paese. Ovviamente, quanto più livido di invidia è un eguccio, tanto più rancoroso e incapace di accettare una parola di saggezza il suo legittimo proprietario.

      Mi correggo: lei sarà sempre così, nemico di questo paese e dei suoi abitanti. Perderà la sua guerra, mi spiace. Di più, per lei, non posso fare. Il suo principale movente, l'invidia, proprio non so dove sia di casa. È evidente che lei avrebbe avuto fare altro nella vita ma non ha avuto il coraggio di farlo. Succede a tutti, ma non tutti reagiscono così.

      Qualis artifex pereis!

      Elimina
    18. Ma scusi lei non è di sinistra? Io dico che ci sono varie categorie di persone (tra cui giudici, professori universitari ma aggiungerei medici e altri che ora mi sfuggono) che guadagnano molte migliaia di € al mese mentre (per esempio) una receptionist di un albergo deve sapere 3 lingue fare i turni di notte sabato e domenica per 1000 € al mese con contratti a termine. Pensavo che lei fosse con me e invece mi dà dell' invidioso e mediocre (la mia è una invidia sociale non personale, io guadagno benino, non quanto lei, ma non mi lamento e faccio parte di una categoria che gode di altri privilegi). Colpa dell’Euro, lei dirà, che costringe l’albergatore a schiacciare lo stipendio della receptionist; e io sono d’accordo, ma magari in attesa della lira, si potrebbero tagliare gli stipendi ai giudici e dare sgravi contributivi alle recptionist. Lo sa che il capo della polizia italiana guadagna 3 volte lo stipendio di Obama? Lo sa che 2 giudici della corte costituzionale guadagnano quanto tutta la corte suprema americana? La redistribuzione del reddito interno la fanno le leggi non la moneta. Perchè non dedicare un po’ di spazio anche a questo?

      Elimina
    19. Derossi caro, vedo proprio che parlaimmo e 'n ce capaimmo...

      Forse per capirci sarebbe utile che lei rispondesse con sincerità a questa domanda: quale sarebbe la prima cosa che farebbe se le arrivassero 100000 euro di eredità (mi tengo basso, visto che lei è di sinistra!)?

      Ma di questo ci parlerà dopo.

      Back to basics. Siamo in un'economia di mercato.

      In un'economia di mercato, con i fallimenti che io insegno (e lei non studia), il prezzo indica il valore delle cose. Partiamo da qui e chiediamoci: perché mai un medico guadagna più di un receptionist? Cosa spiega questa arcana ingiustizia?

      Forse il fatto che per fare il medico bisogna investire molto di più in capitale umano? Forse il fatto che un medico ha responsabilità e quindi incorre in rischi professionali più grandi di un receptionist?

      Ma lei dice: il receptionist sta sveglio di notte. E così ha anche risposto alla mia domanda: cosa farebbe se ricevesse un'eredità. Dormirebbe. Ha mai sentito parlare di medici di guardia? Ha un amico medico?

      I docenti universitari.

      Lei a 25 anni lavora, quindi guadagna. Io a 25 anni studiavo, e avevo di fronte a me un futuro estremamente incerto. Sono uscito dal precariato a 33 anni e oggi guadagno 2800 euro al mese. Ci siamo? Se avessi iniziato a lavorare prima, ad esempio per andare nel posto che avevo ottenuto per regolare concorso in Banlitalia, guadagnerei di più. Perché non l'ho fatto? Perché la libertà mi interessava più dei soldi.

      Le sembrano molti 3000 euro al mese per una persona che ha sostenuto un investimento in capitale umano e costi di incertezza? Peccato, il mercato la pensa diversamente.

      Lei dice: ma lo sai che m'ha detto mi cuggino che i giudici costituzionali ecc.

      Due sole osservazioni.

      In America il sistema delle lobby è formalizzato. Non credo che gli introiti complessivi di un giudice della corte suprema siano inferiori a quelli di un giudice della corte costituzionale, ma siccome la cosa non mi interessa, posso restare nel dubbio.

      Perché la cosa non mi interessa?

      Lei continua a fare l'errore di ragionare in termini di spesa pubblica (che non c'entra niente con la crisi) e di privilegi dei pochi. Il problema è del tutto diverso: è quello di un sistema privato che mortifica il lavoro dei tanti. Le due cose NON sono in relazione. In un'Italia in crescita il presidente della corte costituzionale potrebbe guadagnare anche quanto tutti i capi di stato dei 189 paesi iscritti al Fmi, e ce ne sarebbe per tutti gli altri.

      Ma il potere, che è furbo e conosce i suoi capponi (come il caso dimostra), cosa fa? Attira l'attenzione su un falso bersaglio.

      La sinistra si dovrebbe preoccupare dei salari dei lavoratori. Qui pur di non farlo ci preoccupiamo di qualsiasi cosa attiri l'attenzione delle vittime. E continuiamo a massacrarle.

      Peraltro, è istruttivo il fatto che lei, come er Biretta, continuiate a offendere gratuitamente senza nemmeno rendervene conto. Quel fessacchiotto mi dà del disonesto portando a prova dei dati da lui truccati! Lei mi attribuisce l'intento di dichiararmi autore di chi sa quale teoria, quando fin dall'inizio ho chiarito con estrema precisione come stessero le cose. Tralascio la sua visione grottesca di cosa sia la carriera universitaria. Lei a quale figlio di procuratore lei si riferisca? Le dinamiche perverse della carriera universitaria sono altre, ma per capirle occorre un minimo di apertura culturale. Non possiamo aspettarcela da una persona come lei. Non dovrei dirglielo? Bè, sa che c'è: se non vuole sentirselo dire, si accomodi. Io, se uno mi viene a dire che è un epistemologo perché "in qualsiasi scuola superiore" ha imparato il "metodo scientifico" non posso, per onestà intellettuale, non fargli notare che è gravemente fuori strada.

      Lei non è di sinistra. Lei è un qualunquista. Il terreno (molto fertile) di coltura delle dittature. Lei mi fa paura.

      Elimina
  4. Er biretta...fossero le nostre artigianali (sempre più buone) e non le (ottime) belga o tedesche,sarei sinceramente in difficoltà a rifiutare l'invito! :-)

    RispondiElimina
  5. Arbè, la sapida espressione "il dividendo dei coglioni", con il tuo permesso la prendo in licenza.
    Ti corrisponderò la dovuta royalty in natura, diciamo con un altrettanto sapido Lagrein Dunkel di Muri-Gries, alla prima occasione.

    RispondiElimina
  6. quando lavoravo allo studio a Siracusa mi chiedevo perché a tutte queste attività con margine zero (salvo 2, tutte erano in perdita!) le banche prestassero soldi!
    per me era folle e pazzesco, ora so la risposta.

    Detto questo, la cosa che trovo assurda, è che questi geni del pensiero (sì, saranno capaci in quelle 4 cose che fanno ma..) non ragionano mai in progressione storica.
    TROVO LA COSA DISARMANTE E SCUSATEMI, PURE DA DEFICIENTE.
    In poche parole, sintetizzo il ragionamento così:
    ok, il mondo è così e ti arriva un pasto gratis senza che sia cambiato nulla al di fuori di questo pasto gratis.
    Ovvio che se le cose fossero così avrebbero ragione!
    ma cazzo, se il mondo non è andato in questa direzione un motivo ci sarà?


    PS: a proposito di pasti gratis.
    abbassandosi così notevolmente l'inflazione (toh) alla fine il peso del debito sarà diventato duro oppure no?
    quindi qualcuno ha incominciato a fare tagli su tagli (e ricordo che ai pirla che se non siamo stati i primi per avanzo primario di sicuro siamo stati i secondi).
    Ovvero abbiamo segato i famosi investimenti!

    E poi, bloccando il cambio, avendo pur sempre un'inflazione maggiore, i nostri prodotti sono diventati via via meno competitivi e quindi gli imprenditori o hanno investito all'estero oppure hanno segato i loro margini.
    E indovinate cosa si sega per prima (molto prima degli stipendi)?
    gli investimenti!!!!

    Ecco i vantaggi dell'euro.. un abbassamento dei tassi come in tutto il mondo (tipo per l'Inghilterra! DAR), riduzione dell'inflazione in maniera drastica e quindi via via un onore (per noi dico) del debito sempre più pesanti con grossi sacrifici e infine una perdita di competitività.
    Poi nel frattempo ci sono stati la Treu, la Biaggi, la riforma Bassanini, quella Costituzionale, le direttive europee..
    Insomma, non ci è stato niente

    RispondiElimina
  7. Professore lei è un grande! Peccato che abbia già votato : se non sbaglio vi era anche una sezione dedicata alla satira e se avessi letto questo suo ultimo post prima del voto avrei indicato il suo blog anche per questa sezione. "Er Biretta" me lo ricorderò per un po', non solo perché mi ha fatto fare un paio di risate di gusto, ma anche perché ben esemplifica un dato culturale e insieme psicologico dei poveretti in questione : la smania, meglio, la spasmodica e (rassicurante?) pulsione alla semplificazione e l’ignoranza tout court. Mi dispiace dirlo, ma non doveva promuoverlo. Comunque giusto per esercitare un po’ di retorica mi permetta un paio di osservazioni : ma secondo lei da un operatore finanziario non ci si dovrebbe aspettare un po’ più di “tatto” e “meno presunzione” quando si affronta il nodo dell’ “estate market” ? Eppure … per avere un po’ più di prudenza non è necessario andare molto, molto lontano nel tempo (che so … a Ricardo?). Basta dare un’occhiata agli USA del 2007 o alla Cina dei nostri giorni e si capisce subito come – al di là delle ciance (e le colpe!!!) sul “valore aggiunto” – poi il mercato puzzi, ma puzzi davvero tanto anche di calcina e a tutte le latitudini quando è lasciato nelle mani dei finanzieri. Che ci si sia sbagliati tutti in questo blog e che il suo ex-studente abbia dati innegabili che dimostrano come tutte le bolle immobiliari di questi ultimi anni (a valore aggiunto?) siano dovute alla stupida, ottusa perseveranza di funzionari pubblici che nella loro idiozia volevano costruire “case popolari” per i meno fortunati ? Sempre con stima Mario Dominici

    RispondiElimina
  8. Quando ho letto "saldo primario della bilancia commerciale" ho pensato 'dai, è un impostore, no?' (ricorda il prof 'B.in' ...) (non lo nomino per scrupolo)

    RispondiElimina
  9. Quindi la sig.ra Grecia non è questa?
    In effetti, il dubbio mi è venuto, leggendo che aveva i capelli neri.

    RispondiElimina
  10. Varoufakis su Le Monde: il prossimo bersaglio (dopo la Grecia) sarà lo stato sociale Francese: http://www.lemonde.fr/crise-de-l-euro/article/2015/08/22/yanis-varoufakis-la-veritable-cible-du-docteur-schauble-est-la-france-et-son-etat-providence_4733505_1656955.html


    (Per chi non sa il Francese è tradotto, non so se integralmente o come estratto, su Dagospia: http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/tutti-stessa-barca-baldo-varoufakis-semina-po-terrore-107315.htm)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Alcuni commenti su brani dell'intervista tratti da dagospia:

      1)

      "...mi sembra essenziale creare una rete europea dei progressisti, al di là delle divisioni politiche tradizionali e dei confini, pronta a perseguire un obiettivo radicale: democratizzare l’euro e le sue istituzioni, con tutti coloro che sono convinti che nulla di buono può venire dai tecnocrati di Francoforte o di Bruxelles che depoliticizzano la moneta"

      Non ci sarebbe bisogno di commentare l’idea di un possibile “euromondo” democratico (UE e/o eurozona), il punto è che la sua possibilità viene smentita dalla cronaca delle vicende che lo hanno riguardato come ministro. L’euro è la moneta di un bel po’ di nazioni, la cui gestione è resa opaca da un vuoto politico ufficialmente attestato e stabilito dai Trattati di Lisbona, praticamente a decidere oggi sono i leader dei paesi della ex area del marco. Varoufakis ha preteso, da buon teorico dell’ambiguità creativa, di seminare il panico fra loro sparando qualche cazzata e così facendo avrebbe dovuto indebolire la posizione dei suoi interlocutori più contrari, spuntarla sull’austerità, e dare una lezione a quei figli di una buona donna mangia patate (sicuramente il razzismo fa parte del pelato nasone greco, perdonate il discorso indiretto libero). Ma come pretendeva di riuscire? Non solo ha tentato l’impossibile, ma ha pure combinato il macello ridicolo che abbiamo visto tutti. I giornalisti francesi, coloro che continuano ad insegnarci che loro sono i soli per cui lo stato sociale è intoccabile e che i cittadini francesi non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno, ora intervistano di uno dei due greci che principalmente ha le responsabilità del tradimento della sua nazione, quindi del suo popolo. Roba da matti, Ratzinger al loro confronto è Fidel Castro…

      2)

      “Ho votato contro questo programma. Purtroppo, il primo Ministro alla fine ha accettato ciò che lui stesso ha definito non buono. L’EUROPA INTERA NE USCIRÁ PERDENTE” (maiuscolo mio)

      Cioè: se la Grecia viene massacrata e punita con un criterio razziale il problema è che ci perde tutta l’Europa. Molto curioso. In un certo senso è anche vero, e capisco che ad un giornale francese possa interessare molto come incida la vicenda greca sul resto dell’Europa. Mi sembra giusto che imposti la questione così. Ma… i greci? Siamo davvero sicuri che si possa paragonare la perdita materiale e spirituale subita da ogni singolo cittadino greco con quanto succede all’Europa? Nell’intervista non penso di aver percepito in Varoufake la consapevolezza di ciò, anche se in più domande un rimando a questo punto sarebbe stato calzante da parte sua.

      3)

      “Abbiamo preso, nonostante tutto, dei provvedimenti, in particolare sull’evasione fiscale, uno dei principali mali del paese. Uno di essi consiste nell’uso di un software con un algoritmo che consente di confrontare i trasferimenti di denaro tra conti bancari degli ultimi venti anni con le dichiarazioni dei redditi. Si tratta di un progetto notevole. Tanto più tenendo conto che la troika non ci ha facilitato le cose.”

      E se non vi ha aiutato a risolvere ‘uno dei’ mali principali del paese perché avrebbe dovuto aiutarvi a risolvere ‘gli altri’ mali principali, eh? Se vi vuole così male da non farvi risolvere il problema delle tasse pensi forse che quando si parli di bilancia dei pagamenti o disuguaglianza economica diventi carina e accomodante? Povero cucciolo, la troika non li aiuta… Se non ti aiuta ne fai a meno! Hai mai provato a camminare in montagna con i bastoni da nordic walking? Io no, perché penso sia stupido, ma ho visto una signora che ci si è rotta il naso e poi si è pure lamentata ’certo che, co ‘sti bastoni…’. Yannis, ti sembra saggio?

      Elimina
  11. Er mainstrimer, ai tempi dei cacciatori-raccoglitori, veniva sbranato dal leone. Poi arrivò l' agricoltura, che diede molte possibilità ai mainstrimers di riprodursi. Continuare a comportarsi come se non fosse mai stata inventata, l' agricoltura, non è il modo corretto di ringraziare madre Natura: che sappiamo essere matrigna.

    RispondiElimina
  12. Se uno tanto la cerca, prima o poi la mezzogiornificazione arriva. "Loro" già son "meridionali" (cerchino di perdonarmi lor signori abitanti nel sud d'Italia e capire cosa intendo) e d'altra parte sono i primi a volersi sentire europei. In questo senso la sinistra ha già perso, perché non cesserà mai di essere europeista. Quando qualsiasi risposta di buon senso alla crisi viene tacciata di fascismo capisci che la strada per il fascismo è già tracciata. Perché alba dorata non può vincere? E tra cinque anni? Dieci? Quanti ne servono?

    RispondiElimina
  13. Professore, sono uno studente di Ingegneria (non discuto adesso sul perché e su quanto sia titolato a commentare su questo blog, ma spero di esserne all'altezza) e non mi rivolgerei MAI e poi MAI ad un mio professore con un tono così saccente e altezzoso (anche perché poi i prof te la fanno pagare, con i dati). In fondo ho sempre pensato che l'umiltà sia l'arma numero uno quando si vuole apprendere, ma a questo individuo rancoroso che evidentemente ha molto tempo libero da spendere ad insultarla, posso solo dire: fai pena. E a lei professore dico: continui così.

    Andrea Leo

    P.S. Certo, mi servirà un bicchierino di aranciata (o di limoncello) per riuscire a mandar giù la spiegazione del saldo delle partite correnti: ci ho messo poco tempo a perdermi nei meandri della spiegazione. Tanto c'è tempo! :D

    RispondiElimina
  14. Cesaratto.
    Per il resto post sublime.
    Nel mio settore di lavoro ( che viene molto a valle di quello bancario ) posso confermare la medesima cosa con le famiglie e imprese.
    La distorsione indotta da livelli artificialmente bassi dei tassi d'interesse, ha fatto strame.
    Molti crediti e mutui sono irrecuperabili, primo perché senza redditi e 2 redditi insufficienti per livelli di indebitamento troppo elevati.
    E potrei raccontarne di cose.
    La bad back è questione di poco. Si occupano delle nomine.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Boh.... io questo fatto non l'ho mai capito. Io non lavoro in banca, ma so che un conto sono i tassi un altro la solvibilità. Perchè la banche prestano a debitori a rischio? E perchè la gente prende in prestito soldi che non può restituire? Davvero non lo so. La singola banca non può sapere a priori che arriverà la bad bank a prendersi i suoi crediti in sofferenza. E per il debitore anche se i tassi bassi attirano, non è bello trovarsi con le ingiunzioni di pagamento e i pignoramenti.
      Tra l'altro recentemetne ho scoperto che è cambiato il codice di procedura civile per cui occultare i beni sarà più difficile per i debitori inadempienti.
      Forse quando prendi il prestito hai un lavoro e il mese dopo ti licenziano? Certo, ci sta anche questo, ma mi pare troppo poco per spiegare tutto il fenomeno. Il grosso dei crediti viene dato su garanzia reale. E quindi?
      Aggiungiamo anche la bad bank se, come sembra, sarà uno schiaffo in faccia a quegli operatori oculati che il rischio l'avevano considerato.

      Elimina
  15. Ciò che dice er Biretta è esattamente ciò mi disse er Neoclassico, in una agitata conversazione, in cui fui informato che non capivo un cazzo. (Naturalmente, passando da Erodoto e Tucidide ai mercati finanziarii, denunciai qualche evidente limite di preparazione e di tenuta fisica....)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quando rivedi er Neoclassico dije che ha detto Gita de Harvard che sei tu che nun capisci un cazzo...

      Elimina
  16. Ora ho anche capito come mai a me i tassi bassi non ispirino molta fiducia.
    Manco quelli alti, ci mancherebbe.
    Però torniamo sempre al solito punto: se ci fosse una divisione dell'impiego dato alla ricchezza prodotta, indubbiamente quella parte di risparmio dedicata agli investimenti produttivi non potrebbe fare altro che generare reddito produttivo e i tassi si allineerebbero al giusto rialzo automaticamente...o sbaglio?

    RispondiElimina
  17. @all
    ovviamente un abbraccio all'esimio signor Biretta.
    Sono 10 anni abbondanti, ma anche prima era piuttosto evidente, che SI VEDE che le cose non vanno. Qui a Torino, ogni volta che ci si è affacciati sul mondo del lavoro, si è visto via via un deserto sempre più ampio. So che non è giusto valutare le persone in maniera sommaria, ma sommariamente un'idea sull'intelligenza di una bella fetta di persone me la sono fatta e questo signor Biretta sta continuando a non fare eccezione.
    Chiedo solo una cosa: quando la vogliamo finire con tanta cecità?

    RispondiElimina
  18. Non so se è già stato segnalato, ma qui c'è una bella "Controstoria della crisi greca", che oltre a smontare il mito dei paesi mediterranei pigri e spreconi, cerca proprio di rettificare l'astrazione "Grecia", analizzando il comportamento dei vari soggetti economici ellenici:

    http://www.eunews.it/2015/08/14/controstoria-della-tragedia-greca/40702

    Il sottotitolo, "tutto quello che sapete sulla Grecia è falso", credo sia una citazione, non dichiarata, a un post di Bagnai

    RispondiElimina
  19. ....grande profe! ...quelli che criticano la coloritura del suo linguaggio sono degli idioti allo stato puro. ...perche tanta ottusità ...è come criticare kandinskij perché nei suoi quadri non ci sono oggetti rappresentati....!

    RispondiElimina
  20. La boria "culturalmente disarmata" del piddino di turno che si lancia all'attacco "uccide" più della cattiveria... senza parole.
    Io sarò stupido, ma non al punto di fare a botte con Muhammad Ali, nel SUO ring.

    RispondiElimina
  21. Professore, una flammata epica! :D
    Quasi quasi ho voglia di criticarla saccentemente per ricevere una flammata epica come questa :D

    (Ps. non chieda il mio titolo di studio, dal momento che sono laureato in una cosa che inizia con COM e finisce con UNICAZIONE)

    RispondiElimina
  22. Le sue idee mi paiono convincenti, ma non sono nulla rispetto alla sua debordante strafottenza dialettica, che raggiunge vette di sublime verbosità.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai ragione. Un semplice, conciso "A xwzywxz!" (citazione da "Un sacco bello" di Carlo Verdone) sarebbe sufficiente, soprattutto con chi ancora insiste, in modo sleale o superficiale, nel qualificare come "mie" delle totali ovvietà (condivise - ora - dalla letteratura scientifica). Esiste anche un mio contributo specifico, che si esprime nelle circa 10000 parole assegnate dagli editor ai paper scientifici. Le mie teorie sono nei miei paper. Purtroppo, sono precluse agli amanti della concinnitas amatori di economia, perché sono espresse in linguaggio specialistico... Resta il fatto che io ho contribuito al dibattito più col mio testosterone che coi miei neuroni, cosa che mi è anche stata rimproverata da alcuni colleghi privi dell'uno e degli altri. Motivo per cui apprezzo tanto più chi ci mette, come tu fai, la faccia (fosse pure finta)...

      Elimina

Tutti i commenti sono soggetti a moderazione.