martedì 27 gennaio 2015

Germania e Grecia nel giorno della memoria

οὐ γὰρ ἐγὼ Τρώων ἕνεκ' ἤλυθον αἰχμητάων
δεῦρο μαχησόμενος, ἐπεὶ οὔ τί μοι αἴτιοί εἰσιν·
οὐ γὰρ πώποτ' ἐμὰς βοῦς ἤλασαν οὐδὲ μὲν ἵππους,
οὐδέ ποτ' ἐν Φθίῃ ἐριβώλακι βωτιανείρῃ        155
καρπὸν ἐδηλήσαντ', ἐπεὶ ἦ μάλα πολλὰ μεταξὺ
οὔρεά τε σκιόεντα θάλασσά τε ἠχήεσσα·
ἀλλὰ σοὶ ὦ μέγ' ἀναιδὲς ἅμ' ἑσπόμεθ' ὄφρα σὺ χαίρῃς,
τιμὴν ἀρνύμενοι Μενελάῳ σοί τε κυνῶπα
πρὸς Τρώων
Iliade, I, 152-160

Ἦ ῥα, καὶ Ἕκτορα δῖον ἀεικέα μήδετο ἔργα.
ἀμφοτέρων μετόπισθε ποδῶν τέτρηνε τένοντε
ἐς σφυρὸν ἐκ πτέρνης, βοέους δ' ἐξῆπτεν ἱμάντας,
ἐκ δίφροιο δ' ἔδησε, κάρη δ' ἕλκεσθαι ἔασεν·
ἐς δίφρον δ' ἀναβὰς ἀνά τε κλυτὰ τεύχε' ἀείρας
μάστιξέν ῥ' ἐλάαν, τὼ δ' οὐκ ἀέκοντε πετέσθην.        400
τοῦ δ' ἦν ἑλκομένοιο κονίσαλος, ἀμφὶ δὲ χαῖται
κυάνεαι πίτναντο, κάρη δ' ἅπαν ἐν κονίῃσι
κεῖτο πάρος χαρίεν· τότε δὲ Ζεὺς δυσμενέεσσι
δῶκεν ἀεικίσσασθαι ἑῇ ἐν πατρίδι γαίῃ.
Iliade, 22, 295-404

(Martinet o Nat saranno lieti di tradurre...)


Hallaron grandes poblaciones de gentes muy bien dispuestas, cuerdas, políticas y bien ordenadas. Hacían en ellos grandes matanzas (como suelen) para entrañar su miedo en los corazones de aquellas gentes. Afligíanlos y matábanlos con echarles cargas como a bestias. Cuando alguno cansaba o desmayaba, por no desensartar de la cadena donde los llevaban en colleras otros que estaban antes de aquél, cortábanle la cabeza por el pescuezo e caía el cuerpo a una parte y la cabeza a otra, como de otras partes arriba contamos.
Entrando en un pueblo donde los rescibieron con alegría e les dieron de comer hasta hartar e más de seiscientos indios para acémilas de sus cargas e servicio de sus caballos, salidos de los tiranos, vuelve un capitán deudo del tirano mayor a robar todo el pueblo estando seguros, e mató a lanzadas al señor rey de la tierra e hizo otras crueldades. En otro pueblo grande, porque les pareció que estaban un poco los vecinos dél más recatados por las infames y horribles obras que habían oído dellos, metieron a espada y lanza chicos y grandes, niños y viejos, súbditos y señores, que no perdonaron a nadie.


Bartolomé de Las Casas,  Brevísima relación de la destruición de las Indias, año 1552


Perchè li popoli in privato sieno ricchi, la ragione è questa, che vivono come poveri, non edificono, non vestono e non hanno masseri­tie in casa; e basta loro abundare di pane, di carne e avere una stufa dove refugire il fredo; e chi non ha dell’altre cose, fa sanza esse e non le cerca. Spendonsi in dosso 2 forini in 10 anni, e ogniuno vive secondo il grado suo ad questa proportione, e nessuno fa conto di quello li manca, ma di quello che ha di necessità, e le loro necessità sono assai minori che le nostre. Et per questi loro costumi ne resulta che non esce danari del paese loro, sendo contenti a quello che il loro paese produce. Et nel loro paese sempre entra ed è portato danari da chi vuole delle loro robe, lavorate manualmente: di che quasi condi­scono tutta la Italia. Et è tanto magiore il guadagno che fanno, quanto il forte che perviene loro nelle mani è delle facture e opere di mano, con poco capitale loro d’altre robe. Et così si godono questa loro roza vita e libertà: e per questa causa non vogliano ire alla guerra se non sono soprapagati; e questo anche non basterebbe loro, se non fussino comandati dalle loro communità. Et però bisogna a uno inperadore molti più danari che ad uno altro principe: perché, quanto meglio stanno li uomini, peggio volentieri escono alla guerra.

Nicolò Macchiavelli, Ritratto delle cose della Magna, 1512




Bene.

Rapido commento per chi non sa unire i puntini.

Questo è un blog europeo, il blog di un europeo che parla quattro lingue europee, che ha passato la mattinata a provare Marais e Cavalli, che lavora in un paio di paesi europei, insomma, di uno che quando parla di Europa ha una vaga (vaghissima) idea di ciò di cui sta parlando, un pochino più del pisciapenne o dell'intellettuale critico di regime mediano, quello che va a Helsinki a lamentarsi che la pasta è scotta, quello che se te lo trovi a pranzo in qualsiasi posto non sia la casa della sua riverita mamma ti fa perdere tre ore sottoponendo il cameriere a un terzo grado: "Cos'è? Com'è fatto?"...

Oggi, mi dicono, è la giornata della memoria.

Da quando ho aperto questo blog, per me ogni giorno è la giornata della memoria, perché ogni giorno convivo con una sensazione angosciosa, che molti di voi condividono con me, e me lo hanno esplicitamente detto (in pubblico o in privato): quella di cominciare a capire come si sia potuti arrivare all'inaudita esplosione di violenza che ci ricordiamo oggi, per meglio dimenticarla negli altri 364 o 365 giorni dell'anno.

Cerchiamo di spiegarci bene, perché l'argomento è delicato. Quello che ho cominciato a capire (e ovviamente non a giustificare, né a condividere) è attraverso quali meccanismi perversi la menzogna e l'ingiustizia partoriscano la violenza. Prima, quando mi guardavo indietro, e vedevo quei fatti storici così distanti, apparentemente, li vedevo come fatti di una umanità altra da me, diversa, superata, perché così mi era stato insegnato e perché così credevo che sarebbe stato. Non riuscivo cioè a capire come gli europei, persone "come noi", avessero potuto portare le armi gli uni contro gli altri, e arrivare addirittura a pianificare lo sterminio di un popolo (che ha toccato, se pure indirettamente, anche la mia famiglia, come credo quelle di praticamente tutti voi). Sì, la guerra c'era (il Vietnam, ad esempio), c'erano anche i genocidi (ho incontrato tanti ruandesi, ad esempio), ma era una cosa che comunque riguardava gli altri: pelle scura, occhi a mandorla,...

Vi prego, cercate voi di capirmi, mi ripeto: non sto dicendo solo che non condividevo (è ovvio) i massacri che hanno macchiato la nostra storia, che non li giustificavo (è ovvissimo!): sto dicendo che non li capivo proprio, come non capisco in base a quale logica le formiche costruiscano i loro formicai, o gli storni si aggreghino nei loro stormi, così elastici e imprevedibili. Queste violenze mi sembravano ancora possibili, forse, in persone che percepivo come culturalmente e in qualche modo anche storicamente molto distanti da me, perché in diverse fasi dello sviluppo economico e sociale, se pure cronologicamente contemporanee.

Ora invece capisco come sia potuto succedere, qui e a noi, e come potrebbe succedere nuovamente, e lo capisco perché lo vedo sotto i miei occhi: la cieca, pervicace volontà delle élite europee di proseguire sulla loro strada di esasperazione delle disuguaglianze e degli squilibri fra i nostri paesi, di ottusa e suicida difesa degli interessi particolari di pochi, e il supporto che a questa strategia autodistruttiva viene fornito da una stampa indegna, menzognera più per conformismo che per tornaconto, piaga purulenta sul corpo martoriato della nostra democrazia, mi fanno disperare che si possa trovare una soluzione democratica ai problemi nei quali siamo invischiati. La violenza, e una sospensione anche formale di quella democrazia che nei fatti è già fortemente coartata dal progetto europeo, mi si profilano all'orizzonte come uno sbocco difficilmente evitabile, che mi terrorizza, come credo terrorizzi chiunque abbia dei figli. I miei amici ucraini già mi capiscono. Voi ci metterete un po' di più, forse. I meccanismi in atto oggi sono esattamente quelli del 1929: è un tema che ho solo in parte sviluppato nell'ultimo libro, che necessiterebbe di una ricerca interdisciplinare, e che se ben esposto credo ci darebbe ulteriori motivi di preoccupazione. Sarebbe interessante andare oltre le dinamiche macroeconomiche, magari andarsi a leggere un po' di annate di giornali nell'ameno periodo fra il 1935 e il 1939. Molto interessante e certo molto istruttivo, e sono sicuro che qualcuno lo ha fatto, e che fra di voi qualcuno ne ha nozione.

Credo che le analogie ci atterrirebbero.

Ora, per tornare al triste tema del giorno, avete mai dato un'occhiata alla lista dei genocidi?

Si divide in due: prima e dopo il 1490. Convenzione storica, s'intende.

O no?

Dopo quattro anni passati a sentirmi dire "io non sono un economista ma...", permettetemi un piccolo "io non sono uno storico ma...".

Nella definizione di genocidio data da Gregory Stanton apprendo che il primo degli otto stadi di un genocidio è la divisione in "noi" e "loro". Non è un'enorme intuizione, ma senz'altro aiuta a mettere le cose in prospettiva. Ora, molto schematicamente, nelle relazioni economiche fra gruppi di uomini (li vogliamo chiamare nazioni? Popoli? Fate voi, non sono un esperto...) c'è un momento piuttosto preciso nel quale sorge il "noi contro loro", ed è quando qualcuno decide che gli altri sono il suo mercato di sbocco, i suoi clienti.

Intendiamoci: non sto dicendo che il barista sotto casa, o il ferramenta del mio libro, siano dei potenziali genocidi in quanto venditori di caffè o di trapani, ovviamente non è questo il problema. Sto dicendo una cosa diversa: che un approccio mercantilista alla politica (economica) fatalmente conduce a (e forse è originato da) una distinzione fra la razza eletta dei venditori, e quella inferiore degli acquirenti. Provate a leggere così la storia dell'Eurozona. E provate a leggere così la storia del mercantilismo europeo. Quanti genocidi sono stati commessi, da quando abbiamo cominciato ad andare in giro per il mondo a cercare mercati di sbocco, e, naturalmente, materie prime?

Molti.

Non ne parliamo per tanti motivi, ma non è che la memoria ne sia totalmente spersa: sopra ne trovate un esempio (si riferisce alla Florida, ma Las Casas è un florilegio di esempi simili, come sanno gli europei). I conquistadores, che a quel tempo si sentivano gli eletti, oggi sono i porci, i PIGS: sono cambiati i suonatori, certamente, ma quanto è cambiata la musica?

Mi rendo conto che questa frase susciterà un turbine di espertonismo. Qual è la frase che contraddistingue l'espertone in economia? "Oggi c'è la Ciiiiiiiiiiiiiiiiiiina!" È proprio dell'espertone applicare alla propria riverita cornea due belle foglie, belle spesse, magari due pale di fico d'India, onde andare più serenamente a sbattere contro l'albero. Tendo più che mai a diffidare metodologicamente di chi si oppone ad apprendere le lezioni del passato sulla base del fatto che "oggi c'è la Cina". Cortés non era Hitler, mi sembra sufficientemente ovvio. Eppure ancora oggi la gente in giro per il mondo muore in conseguenza di tre o quattro secoli di mercantilismo europeo, che hanno lasciato i loro segni sul mappamondo: avete presente quegli stati i cui confini son tirati col righello? Ecco, sto parlando proprio di questo: se ci fate caso, in sette casi su dieci lì la gente si sta ammazzando ancora oggi, e di quelli che c'erano molti non si ammazzano più perché non possono farlo, li abbiamo "eradicati" noi...

Cosa voglio dire con questo?

Una cosa molto semplice. Oggi Stiglitz ci ha ricordato che il problema non è la Grecia, è la Germania. Ma guarda, non ce ne eravamo accorti! Un amico (sareste sorpresi) mi ha segnalato questo suo intervento. Visto dall'ottica statunitense, mi rendo conto, sembrerà particolarmente pregnante. Ma non credo che a chi ha letto Machiavelli dica moltissimo: il problema è già esposto tutto lì. Il mercantilismo, quello che uno di voi definì "la politica del mangiare solo una patata per vendere le altre tre al mercato", è chiaramente descritto nella sua meccanica economica (l'accumulazione di capitale finanziario) e nella sua logica politica (la Wille zur Macht c'era già tutta, se non si chiudono gli occhi). Ho sintetizzato il concetto in questo tweet che si è rivelato quello che voleva essere: un efficace strumento di individuazione di forme di vita diversamente intelligenti. Storicamente il mercantilismo è fortemente correlato allo sterminio. Certo, non quello organizzato, banalmente malvagio, dei nazisti: forme più artigianali, diciamo così. Nessuno vuole fare paragoni azzardati, certo non io. Constato invece con grande amarezza che tutti continuano a classificare i morti secondo categorie calcistiche: serie A, serie B, serie C, e questa ovviamente è la strada maestra verso la ripetizione di esperienze sgradevoli...

Ma torniamo al punto.

Mi sembra di star dicendo una cosa non particolarmente astrusa (e, come al solito, non particolarmente originale): è incontestabile che chi imposta la propria politica economica secondo rapporti di forza, cioè non secondo reciprocità, imbocca una strada che fatalmente conduce alla violenza.

E questo tipo di approccio, lo sappiamo, non possiamo, non dobbiamo negarcelo, il popolo tedesco, che ci ha regalato tanto (per chi sa capirlo) lo ha interiorizzato e praticato da secoli (per chi sa capirlo). Non è l'unico a praticarlo al mondo, beninteso, ma che in Europa ne sia il più fervente seguace è cosa consegnata alla letteratura scientifica: Cesaratto e Stirati, ad esempio, ci hanno documentato come in Germania cinque secoli dopo Machiavelli la politica dei redditi fosse e sia indirizzata allo stesso stessissimo identico medesimo scopo: comprimere i salari (vivere come poveri) per espandere le esportazioni (accumulare "danari da chi vuole delle loro robe").

Ora, cercate di capire il mio sconcerto e il mio imbarazzo nel dirvi queste cose.

Io sono quello che per primo ha visto chiaramente come la via di fuga delle élite periferiche (qui in Italia, del partito di Repubblica), sarebbe stata quella di ricondurre il conflitto europeo fra capitale e lavoro (del quale l'euro è stato un elemento) a un: "tutta colpa della Germania se l'euro non ha funzionato"! Ve lo ricordate, e lo state vedendo, anche in questi giorni. I nuovi nazisti, gli europeisti, sono quelli che fomentano l'odio antitedesco pur di salvare la loro svastica, l'euro. E io vivo questo sleale tentativo di salvare le proprie terga fomentando l'odio antigermanico come un vulnus profondissimo alla mia identità europea, e ve l'ho detto mille e una volta (ma è opportuno ripeterlo oggi).

Attenzione, però.

Se dobbiamo combattere chi banalizza il "fallimento" di un progetto che ha motivazioni complesse e finalità in parte raggiunte (come l'euro), riducendolo a un mero "tutta colpa dei crucchi cattivi" (la linea di Repubblica, per capirci), d'altra parte dobbiamo riconoscere che la Germania è un serio problema per l'Europa. Ve la dico con una frase a effetto, poi ci ragioniamo. L'ideologia dei popoli che "vivono come poveri", per dirla con Machiavelli, cioè che hanno fatto e fanno del godersi la vita un atto biasimevole, riprovevole (perché è per mera logica macroeconomica ostativo al "vendere agli altri" le famose tre patate), è in re ipsa una ideologia di morte, un'ideologia distruttiva, e prima ancora autodistruttiva.

Noi abbiamo compassione dei popoli tedeschi, presso i quali la disuguaglianza è aumentata, più che da noi, e presso i quali la povertà dilaga (e i nostri giornali ogni tanto se ne ricordano). Ma ne abbiamo anche paura, e direi che abbiamo fondati motivi per averne. Credo che sarebbe semplicistico e suicida non vedere il collegamento fra certi atteggiamenti stratificatisi nei secoli, e certi esiti letali.

Cosa voglio dire con questo? Ma sempre la solita cosa: che uscire dall'euro ovviamente non risolverà tutti i problemi. Uno dei problemi residui sarà, purtroppo, quello della Germania: una nazione così scomoda, che chiunque ne parli affrontando il problema in termini razionali è costretto ad ammettere che i suoi vicini hanno necessità di dotarsi di armi difensive nei suoi riguardi. Ricordate l'articolo di Meade (1957) che tanto spesso vi cito? Parla di "arma difensiva del tasso di cambio", necessaria per isolare i mercati del lavoro nazionali dalle politiche aggressive di quel popolo di persone che "vivono come poveri", che mangiano una sola patata, pur di costringerti ad acquistare le altre tre, preferibilmente prestandoti i soldi a strozzo. Del resto, per uno dei tanti paradossi della storia, lo stesso euro, nella vulgata un po' beota dei neonazisti de cujus, era stato proposto come arma difensiva contro la Germania, non ricordate? Si dice che Mitterrand l'avesse propugnato per evitare che la grande Germania diventasse pericolosa, cercando di espandersi a Est (cosa nella quale il progetto nazionaleurista l'ha invece favorita, per non entrare in altre considerazioni).

Al di là della farloccaggine di questo argomento, resta il fatto che anche Mitterrand vedeva nella Germania un pericolo, e questo a causa delle di lei strategie mercantiliste (consolidate nei secoli).

Questo è il principale problema culturale che il progetto di "unione politica europea" si trova davanti, ed è un ostacolo insormontabile, ed è un problema da gestire e da non ignorare. Portata alle estreme conseguenze (ma anche molto prima di arrivarci) la politica mercantilista è, oggettivamente e nei fatti, una politica di sterminio, per il semplice fatto che essa traduce in pratica il delirio asimmetrico di élite che individuano negli altri popoli un mezzo, anziché individuare nel proprio popolo un fine: tale è stata storicamente, tale si presenta oggi ai nostri occhi.

La divisione in "noi" e "loro" nasce da lì, e sono certo che più di un vero storico avrà usato questa chiave interpretativa (ma mi affido a voi, che siete molto più colti di me).

Come si gestisce questo problema, come si gestisce, quindi, qui in Europa, il problema tedesco? Questo l'ho detto ne "L'Italia può farcela": l'evoluzione verso un sistema monetario internazionale come quello proposto da Fantacci e Amato, tale cioè da scoraggiare automaticamente le politiche di surplus estero strutturale, è senz'altro il first best; il second best è tornare alla flessibilità del cambio, come strumento che costringa i tedeschi a godersi i meritati frutti del proprio lavoro, a non "vivere come poveri", a riequilibrare il loro modello politico e culturale sullo sviluppo della domanda interna.

Come spiego in L'Italia può farcela, c'è una insanabile incoerenza logica nell'affidare a una nazione mercantilista la gestione di un mercato comune: una nazione che vuole solo vendere, e mai comprare, non potrà mai gestire in modo equilibrato e razionale un'area di libero scambio. Di questa palese incoerenza logica stiamo morendo. Molti discorsi apparentemente "astratti" hanno ricadute drammaticamente concrete (con buona pace dei "qualcosisti").

Siamo noi che dobbiamo fraternamente insegnare ai nostri amici tedeschi le virtù dell'equilibrio dei conti esteri, ma per riuscirci, per essere veramente convincenti, prima dobbiamo capirlo noi, dobbiamo apprendere questa semplice lezione della storia: il mercantilismo porta allo sterminio.

Anche se oggi c'è la Cina.

E che c'entra l'Iliade?

Be', io l'Iliade la vedo così: inizia con Achille che dice ad Agamennone "questa guerra non è la mia guerra", e termina con Achille che dimostra ad Ettore il suo peculiare e liberatorio concetto di rispetto per il nemico.

Come sapete, questa guerra non è la mia guerra.

Auguri.




(P.s.: ringrazio Barbara, l'unica altra persona che riesco a leggere oltre a me, per aver riportato nel suo blog l'illuminante passo di Machiavelli che ho ritenuto di offrire alla vostra riflessione...)

175 commenti:

  1. Prof,
    per quanto riguarda il rischio di guerre starei tranquillo visto che oggi il più forte economicamente (Germania) è anche il più debole militarmente. Il più forte militarmente (Francia) ha interessi contrapposti a G.

    C'è da dire che la famosa frase detta da Andreotti negli anni 80 non era campata in aria:
    -Amo così tanto la Germania che ne preferisco due-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Osservazione corretta, se non vogliamo considerare come un'aggressione bellica quella alla Grecia, e soprattutto se vogliamo ignorare il fatto che il più armato dei paesi dell'UE continentale (la Francia) non è riuscito a far cambiare verso alla Germania, e anzi si è inventato l'euro per ingabbiarla. Le guerre non si combattono solo con le armi.

      Elimina
    2. Certo che quella alla Grecia è un aggressione bellica, ma dalla sue spiegazioni deduco che la situazione oggi è altamente instabile. Tutti i tedeschi che ogni mattina si alzano per andare a produrre qualcosa che qualche altro europeo comprerà, che faranno se l'Euro si dissolve? I vari mini jobber a 450€ si ritrovano no-jobber a 0 euro?
      E oltretutto credono che la colpa sia degli altri?

      In condizioni diverse lo sbocco sarebbe stato un guerra (di quelle con le bombe). Ad oggi, da quel punto di vista, c'è da stare tranquilli perchè la Germania non ha gli strumenti per aggredire le sue controparti.

      Purtroppo non capisco come mai tutti i tedeschi che ho conosciuto siano gentilissimi e simpatici, ma la loro nazione ci costringa a fare riflessioni di questo tipo.

      Elimina
    3. Vale per me lo stesso stupore, ovviamente. Tieni presente comunque che la Germania si sta riarmando, e che è priva di armi nucleari, ma le altre ce le ha. Ovviamente non sto dicendo che questo implichi necessariamente lo scoppio di una guerra mondiale fra due anni. Ma sapessi quanta gente era tranquilla nel 1939...

      Elimina
    4. Se non erro, anche nelle fasi precedenti lo scoppio della seconda guerra mondiale, la Francia era riconosciuta come la potenza militarmente più forte e numerosa del mondo...
      La Germania invece si stava riarmando investendo in ricerca e producendo come se ci fosse una guerra alle porte...
      Penso di aver banalizzato, ma sappiamo come sia andata a finire.

      Elimina
    5. Oggi c'era il rituale servizio su Auschwitz al telegiornale e mentre mia moglie mi parlava delle solite beghe casalinghe io pensavo ai greci come tanti ebrei chiusi li, nella loro nazione che è anche un campo di concentramento per estirpare i poveri, i deboli, i diversi ... forse non moriranno gasati ma di stenti si.

      Elimina
    6. La formazione corazzata piu' potente della NATO in assoluto era la 7a Panzer tedesca...messa in naftalina nel 2006. 250 carri Leopard 2, ancora oggi stato dell'arte nei carri da battaglia, equiparato solo all'americano M1 Abrams, e veicoli di accompagnamento fanteria e supporto vario. I carri armati sono ancora tutti li, in buonissimo stato di manutenzione, tenuti in riserva. Basta richiamare i riservisti e hai a che fare ancora con una delle formazioni corazzate piu' poderose in Europa continentale. I passi operativi per passare da guerre economiche a guerre armate...non sono complicati o impossibili.

      Elimina
  2. "Sebbene costoro, con l'intelligenza offuscata dall'avidità, non vedano calamità nella rovina delle famiglie e non vedano il male nell'ostilità contro gli amici, perché - o Janardana - noi, che percepiamo distintamente il male dovuto alla distruzione delle famiglie, non dovremmo cercare di evitare questo peccato?
    Con la distruzione della famiglia, periscono gli antichissimi riti religiosi familiari. Quando viene distrutta la religione che ci sostiene, allora il peccato sopraffà l'intera famiglia.
    ...
    "Spinti dall'avidità del piacere di possedere un regno, siamo pronti ad uccidere i nostri parenti - un'azione che ci coinvolgerà in una grande iniquità.
    ...
    Dopo aver così parlato sul campo di battaglia, con la mente angosciata dal dolore, gettando l'arco e le frecce, Arjuna sedette sul sedile del suo carro
    ...
    Dalla collera nasce l'illusione; l'illusione genera perdita di memoria (del Sé). Dalla distruzione della memoria deriva la rovina della facoltà discriminativa. Dalla rovina della discriminazione segue l'annientamento (della vita spirituale).

    Bhagavad Gita

    RispondiElimina
  3. Capisco lo sconcerto del professor Bagnai, che anch'io provo, perché mi ero illuso che fossimo in un'epoca diversa dalle precedenti, dove certi errori non sarebbero più potuti ripetersi. Invece non è così. La fase che stiamo vivendo può aiutarci a comprendere anche altri eventi di rottura della modernità. Ad esempio, lo scoppio della 1° Guerra Mondiale. Allora si veniva da un'epoca di robusta (per gli standard di allora) crescita economica, e il conflitto non affondava le sue radici negli squilibri delle partite correnti fra i paesi belligeranti, ma dalla “necessità” di ridefinire i rapporti di forza fra di essi. E qui veniamo al nocciolo del problema, ovvero che l'opzione bellica veniva considerata praticabile in quanto necessariamente limitata nel tempo. Questo era il consenso generale: un conflitto bellico, pur di proporzioni ragguardevoli, era destinato a durare pochi mesi. Già c'era chi aveva messo in dubbio questo quadro, sostenendo che le nuove armi avrebbero squilibrato i rapporti di forza a favore dei difensori, vanificando ogni eventualità di poter forzare una vittoria in tempi brevi. Questa tesi apparve in un libro che ebbe una consistente diffusione presso gli addetti ai lavori, ma come spesso succede, non riuscì a modificare il vecchio modo di pensare nonostante gli eventi avessero subito messo in evidenza che tutte le idee sedimentate nel tempo erano inutili e sbagliate. Ma l'aspetto sconcertante è che una volta messo in moto il meccanismo della guerra, una volta che era apparsa in tutta la sua evidenza una situazione di stallo totalmente imprevista, che però mieteva una quantità inimmaginabile di vite umane, le élites decisero di andare avanti comunque. Non ci fu alcun ripensamento, solo un misto di passività e indifferenza verso la vita per il quale non mi sembra esistono categorie o termini con i quali definirlo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Però scusatemi: vedo solo io che questa passività e indifferenza sono le stesse dimostrate dalle persone in studio con me a Piazza Pulita dopo la proiezione delle immagini sulla Grecia? Hanno continuato a parlare di Europa (cioè, in pratica, di guerra) come se nulla fosse, il fallimento del progetto europeo era sotto i loro occhi, una piaga che determinerà decenni di lutti e risentimenti, e loro semplicemente NON LO VEDEVANO. Possibile che solo io sia rimasto colpito da questo? Capite perché sono preoccupato? Questi non sanno dove stanno andando, ma in compenso non si fermano!

      Elimina
    2. Già, non si fermano. E questo è preoccupante.La mia domanda è allora ma non si fermano perché non hanno capito, perché non ci credono o perché non vogliono che sia? Non riesco a capire e non riesco a darmi una risposta convincente. Stamattina discuteva con un tale e gli chiedevo, ma secondo te perché Tsipas vuole rimanere nell'Euro e al contempo vuole il taglio del debito, la fine dell'austerità ma non ha capito che sono strettamente legate, forse questo non lo sa, aggiungevo io, e il tizio, ma no , lo sa lo sa, figurati se non lo sa, se qualcuno non glielo ha detto! Ma come, mi chiedo, non può essere che uno lo sappia e possa convivere con simili contraddizioni! Non può essere. E allora? Può essere che davvero non lo sappia, ma anche questa ipotesi mi sembra poco credibile.Ecco questo è il mio problema. Professore non voglio farle perdere tempo ma davvero è quello che penso, analogamente per tanti nostri politici in casa nostra.

      Elimina
    3. Caro Alberto e cari tutti,

      poco più di un mese fa discutevo di queste cose con un politico universitario di lungo corso, ex preside di facoltà, di scuola democristiana e area piddina. Parlo di un personaggio professionalmente geniale, intelligente e appassionato, grazie alle cui lezioni, a distanza di otto anni, faccio il ricercatore in Olanda.

      Incapace di controbattere alla mia affermazione che "questa impostazione del problema economico [quella mercantilista] ci riporta dritti alla guerra in Europa", proruppe in una frase, tesa a minimizzare e sopire, che ricorderò per sempre:
      "Eh sì, ci sono tante guerre ...", sottinteso: "e quindi quello che mi dici non rileva, non importa, non sposta nulla della realtà".

      Alberto, no, non lo vedi solo tu. L'elite (a tutti i livelli: neanche l'elite accademica) non ha minimamente capito. Non vede.

      In una discussione sui fatti, il mio interlocutore poteva concedere sui singoli punti, ma non aveva la minima idea di dove si stesse finendo e di conseguenza non manifestava alcuna angoscia. Poteva quindi illudersi di regolare la discussione con qualche supercazzola prematurata, che è il tradizionale metodo di gestione del dibattito fra un senior e un giovane in accademia.

      Tu dici di aver capito in questi anni i meccanismi che portano al genocidio. Io, più modestamente, credo di aver capito perchè il corpo accademico in Italia firmò in massa per manifestare sostegno al fascismo (cosa che peraltro hai scritto anche tu).

      Ti ringrazio per aver espresso queste preoccupazioni, che sono anche le mie.

      Saluti,
      Guglielmo

      Elimina
    4. Quelli in studio a Piazza Pulita hanno fatto di peggio, secondo me: dopo il documentario sulla Grecia si sono messi a parlare del Presidente della Repubbica e di Renzi. Non che mi aspettassi umanità da Passera, ma il peggiore è stato Padellaro..

      Elimina
    5. A differenza delle élite aristocratiche, quelle democratiche hanno completamente perso l'arte opportuna di fingere empatia. La pattumiera è lì.

      Elimina
    6. A piazza pulita erano convinti, come molti sono convinti, che lo stato in cui versa la Grecia sia esclusivamente colpa dei greci, quindi chi è causa del suo mal pianga se stesso. Bisogna insistere di più su chi ha causato cosa

      Elimina
    7. Nel 1939 sarebbero stati convinti che è colpa di un ebreo se è ebreo, temo. Oggi però sono tutti compunti, dimenticando che i neonazisti ucraini, loro sì che li usano bene i fondi UE!

      Elimina
    8. Temo che non molti possano immaginare la crudeltà sociale delle classi dominanti, delle classi dirigenti in genere, degli alti burocrati, degli economisti. Gli economisti attualmente in voga danno serenamente per scontato, come un fatto di natura, che i due terzi di una società stiano benino-male-pessimamente. Del resto, Leopardi non ci ha insegnato che la natura è crudele? E noi che cosa siamo se non natura? Un caso poi particolare è costituito dagli universitari di ogni genere e specie: la loro ignoranza dei fatti, la loro pomposa arroganza, la loro indifferenza spinta ai limiti dell'anaffettività sono semplicemente offensive. Tutti costoro sono mossi da una sola, il più delle volte incosapevole, certezza: che tanto a loro non succederà mai nulla e licenzieranno sempre gli altri. Ad Alberto segnalo che non c'è bisogno di risalire fino al 1939: al liceo un mio compagno di classe sosteneva che se li avevano ammazzati, gli ebrei, qualche ragione ci doveva essere (e del resto basta leggere che cosa si lascia sfuggire un grande storico come Delio Cantimori, quando scrive "della giovane Germania"). Potremmo anche dire, dunque, che se ai neri abbiamo fatto ciò che abbiamo fatto qualche ragione ci sarà (e in effetti di ragioni ce ne sono). Quando poi, molti anni dopo, andammo a vedere Au revoire, les enfants, appena usciti, commentò: però poi si sono rifatti, alludendo evidentemente agli israeliani. Ma facevo fatica a capire come potesse rifarsi chi fosse morto. Oggi crede, e gli fanno credere, di essere un intellettuale di livello internazionale. Infine c'è il mistero per me più misterioso della santa trinità: l'ammirazione degli intellettuali progressisti per la Germania. Per me incomprensibile, era pane quotidiano tra i giovani intelligenti, preparati, studiosi, e compattamente comunisti, che ho conosciuto in una delle più gloriose istituzioni italiane.

      Elimina
    9. Vi abbiamo suonato il flauto e voi non avete ballato; abbiamo cantato un lamento e voi non avete pianto. Matteo 11:17

      cito dal blog del climatologo Ugo Bardi:
      http://ugobardi.blogspot.it/2014/01/il-dibattito-sul-clima-cosa-abbiamo.html

      "Ma perché ci troviamo in questa situazione? Dopo tutto abbiamo una tesi forte: abbiamo i dati, abbiamo i modelli, la comunità scientifica è compatta dietro all'idea del cambiamento climatico antropogenico e su cosa si deve fare per fermarlo. Così, abbiamo enunciato la nostra tesi, abbiamo cercato di fare del nostro meglio per spiegare come stanno le cose. Poi, ci aspettavamo che qualcuno facesse qualcosa. Ma no, non è successo niente, non succede niente.
      Abbiamo raddoppiato i nostri sforzi. Abbiamo letto il libro “Non fare quello scienziato” ("Don't be such a scientist"). Abbiamo aperto blog, abbiamo scritto su facebook e twitter, abbiamo rilasciato interviste. Abbiamo cercato di essere chiari, piacevoli, divertenti, abbiamo cercato di portare soluzioni, non problemi. Abbiamo cercato di seguire l'avvertimento che dice “più di tutto, non spaventare nessuno!” Ma non ha funzionato e ormai non funzionerà. Ci siamo ridotti ad aspettare il prossimo disastro ambientale perché finalmente la gente si svegli dal torpore. Ma abbiamo avuto già disastri ambientali a sufficienza e nessuno se ci fa caso. Quindi, siamo destinati a perdere questa battaglia?"

      Ecco la soluzione di Ugo Bardi (che è la stessa del nostro anfitrione):
      "Così, il nostro obbiettivo nel dibattito climatico è chiaro: dobbiamo isolare le tribù anti-scienza e rendere chiaro che le loro posizioni sul clima, per esempio che non c'è pericolo da parte del riscaldamento globale, sono opinioni marginali senza alcuna base scientifica. Inoltre, queste opinioni sono pericolose e non dovrebbero avere “pari spazio” nel dibattito su come mantenere il clima terrestre sicuro per gli esseri umani. Se possiamo ottenere questo, allora possiamo gradualmente penetrare nei piccoli mondi neutrali e concludere qualcosa. E' la strategia perché si faccia qualcosa.
      Poi la strategia ha bisogno di tattiche per essere messa in pratica. E le tattiche fondamentali nella comunicazione sono sempre le stesse: conosci il tuo target. Bisogna capire con chi si sta parlando e costruire il messaggio su questo. Altrimenti è tempo perso – in realtà è anche peggio: si ottiene l'opposto di quello che si vuole. Così, dobbiamo considerare questo, nel vasto universo del Web parliamo a tre tipi di persone integrate nei loro piccoli mondi: 1) simpatizzanti, 2) neutrali, e 3)ostili. I modi di avere a che fare con loro sono diversi."

      Elimina
  4. Buonasera Prof., una domanda, ma se stanno così le cose...come non dubito stiano, perchè il piu' grande risparmio provato d'europa è in Italia e non proprio in Germania ? ...Io me lo aspetterei proprio li no ?....Spero di aver posto un quesito sensato...( non sono un Troll :D ).... Un saluto e grazie per l'ottimo lavoro che svolge.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti è lì, come puoi vedere qui. Sono cambiate un bel po' di cose. Del resto, è un banale fatto algebrico: se sei un forte esportatore netto, sarai un forte risparmiatore netto: S-I = X-M

      Elimina
    2. Ma non è che se X=M per avere un alto risparmio deve essere G> T credo si possa spiegare anche cosi o no ?

      Elimina
  5. Veramente bello. Condivido completamente (e tragicamente).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Alessandro. Purtroppo è impossibile riuscire a perforare la cappa dell'autorazzismo.

      Elimina
  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Fai come me: apri un blog. È terapeutico.

      Elimina
    2. lo so, è terapeutico, ma non mi basta.
      Nel mio piccolo intervengo sui social netwok e seguo la discussione pubblica sui media. Ma è nei contatti quotidiani con amici, conoscenti, colleghi di lavoro che mi accorgo che la situazione è tragica. Discussioni infinite, aiutato anche dalle conoscenze che lei ha divulgato sul blog, ma il risultato è sempre lo stesso: tutti capiscono il problema ma nessuno sa come organizzare politicamente la consapevolezza che piano piano cresce e si rafforza. Almeno 20 anni di distrazione di massa e di distruzione della sfera pubblica non sono passati invano.

      Elimina
  7. Per rispondere all'espertone in economia medaglia d'oro in espertonismo circa il fatto che oggi il mondo è cambiato perché oggi c'è la Cinaaaaaaaaaaaaa

    http://dizionaripiu.zanichelli.it/storiadigitale/media/docs/0180.pdf


    "Quanto alla vostra supplica di mandare uno dei vostri connazionali perché sia accreditato alla mia Corte Celeste e perché possa controllare il commercio del vostro paese con la Cina, la richiesta è contraria ad ogni usanza della mia dinastia e non può in alcun modo essere presa in considerazione".

    Questa fu la risposta che si beccò il Re inglese Giorgio III dall'imperatore cinese nel XVIII secolo... la Cinaaaaaa c'era anche ieri a quanto pare!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti poi e' arrivata la guerra dell'oppio. Oppio con cui l'inghilterra ripianava il deficit commerciale con la cina.
      http://it.m.wikipedia.org/wiki/Guerre_dell'oppio

      Elimina
  8. prof, breve considerazione OT.

    ha notato che settimana scorsa Formigli ha mandato in onda un impeccabile servizio sulla condizione dei greci (del quale lei ha ringraziato il conduttore) e ieri il bombarolo fiorentino "casualmente" durante la messa in onda del programma di Formigli si è lamentato via twitter riguardo alla crisi dei talk-show?

    RispondiElimina
  9. Ieri notte l'ho passata insonne alla televisione zappando tra canali che proponevano documentari e film sull'olocausto.
    Ogni volta che penso a quegli eventi resto sgomento di fronte alla vuota retorica con cui vengono raccontati.
    Diciamo "mai più" e poi ci ritroviamo con pseudo intellettuali dalla facciata rispettabile (?!?) tipo Scacciavillani che parlano di "impartire una lezione" a "popoli parassiti".

    Esorcizziamo i simboli del nazismo appiccicandoli a poche decine di persone, e ci rifiutiamo di riflettere che a denunciare, rastrellare, trasportare, torturare e uccidere milioni di esseri umani hanno contribuito infinite persone in tutta la civile Europa: tedeschi, olandesi, italiano, francesi ecc ecc.

    E ci ritroviamo in un presente in cui altrettante infinite persone trovano normale "dare una lezione ai greci parassiti": tutti simpatizzanti di un nuovo tipo di Ku Klux Klan.

    Visto che i paladini della giustizia sociale che si affacciano oggi si chiamano Tsipras, Le Pen, Grillo et similia, credo che purtroppo l'unica cosa che ci resti (per quelli che ne hanno la possibilità) sia quella di scappare lontano dall'Europa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ecco: Scacciavillani, ad esempio, è un monito per tutti noi. Quale indicazione più chiara del fatto che gli orrori del nazismo si potrebbero ripetere, e, in un certo senso, si stanno ripetendo? Parlare di "popoli parassiti" è già arrivare allo stadio due della definizione di genocidio.

      Elimina
    2. la nostra Barbara gli ha risposto a tono.. ma si sa, dove non c'è condivisione e accettazione c'è quel "razzismo" sottile che giustifica certe cose.
      Le dirò caro Prof che qua al nord nessuno sta percependo che stanno facendo la fine del sud rispetto alla Germania.
      Alla fine sono quelli del SUd che non sanno spendere i fondi europei (a ridalla! sono i nostri).

      poi spero veramente che un giorno si possa approfondire il discorso degli "incubatori" (una regione come la mia che ha stata divelta, come fa ad una cultura imprenditoriale.. ma lei sa che praticamente dalle mie parti nessuno conosce il SAP?) e di come questi siano influenzati o meno dall'assistenzialismo.
      oppure la relazione tra criminalità e "occupazione".
      oppure del rapporto tra spesa e fondi esterni.

      per come la vedo io, la politica mercantilistica è una politica di sopraffazione.
      Per lo meno nel medio periodo conduce a drammi visibilissimi (per chi vuole vedere! d'altro canto non era Garibaldi che appendeva le teste mozzate in piazza e liberò i camorristi arruolandoli nella polizia e nei carabinieri?).
      oggi parliamo di economia (quindi di generazioni perdute, mortalità aumentata, suicidi, disperazione, famiglie distrutte, emigrazione).
      Un domani parleremo di assistenzialismo europeo.

      E domanda: cosa crea l'assistenzialismo?

      Elimina
    3. Politische Gegner oder Minderheiten wurden von den Nationalsozialisten im Anschluss an die jahrhundertealte Tradition des Antijudaismus und Antisemitismus oft mit Tiermetaphern beschrieben. Der Rassismus benutzte etwa Vergleiche aus der Schädlingsbekämpfung. So schrieb Hitler in Mein Kampf: Der Jude ist und bleibt der typische Parasit, ein Schmarotzer, der wie ein schädlicher Bazillus sich immer mehr ausbreitet, sowie nur ein günstiger Nährboden dazu einlädt.

      Sprache des Nationalsozialismus

      Elimina
    4. Bene. Ora sappiamo anche che Scacciasestesso ha un ghost writer più famoso di lui...

      Elimina
  10. è dura, coraggio Prof , mi disiace soprattutto per gli attacchi beceri e ipocriti di twitter, gran post

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sai, Twitter è comunque per stomaci forti (e cervelli deboli), quindi non mi stupisco di nulla. Ogni tanto faccio una piccola decimazione e vado avanti con chi mi dà notizie.

      Elimina
  11. Oltre ai complimenti doverosi, come sempre, una domanda (che NON vuole essere un consiglio)?

    Ma è sicuro che impegnare il suo tempo a scrivere un libro per lapidare la classe dei (dis)informatori nostrani sia la cosa migliore da fare?

    Voglio dire, Napoleone non impegnava la Guardia in compiti di sussistenza e di polizia militare...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per vent'anni ci hanno detto che il problema della democrazia italiana era Berlusconi. Te lo dico dalla sinistra di Rizzo: Berlusconi era un problema, ma IL problema sono i giornalisti. Se gli italiani fossero informati non SOLO, ma ANCHE, correttamente, molto problemi non si sarebbero proprio posti. Naturalmente questo problema non si può risolvere (ed è comunque opportuno, oggi, non parlare di soluzioni). A me basta semplicemente porlo in evidenza. Un fact checking ogni tanto non può far male. Se poi dovesse diventare tendenza... Io non no se te ne rendi conto, ma questo blog ha cambiato il modo di mentire dei nostri simpatici furbini...

      Elimina
    2. Sono assolutamente d'accordo sugli effetti del suo blog sulla qualità delle menzogne dei disinformatori nostrani… se non altro devono cercare di mentire in modo meno spudorato e grossolano di quanto non facessero quando non c'era contraddittorio.

      Quindi sono altrettanto sicuro che il libro che dedicherà a costoro e alle loro panzane sarà molto utile.

      Quello che voglio dire è piuttosto che mi sembra uno sforzo molto inferiore alle sue capacità (e mi creda questa non è piaggeria nei suoi confronti, lo credo veramente)

      Elimina
    3. Ai giornalisti si dovrebbe dare una formazione più scientifica, in modo che imparino a dare tanta importanza alla ricerca della verità, e a guardare alla realtà da prospettive sempre diverse e originali, come fanno gli scienziati quando cercano una nuova teoria a cui nessuno aveva pensato prima.

      Elimina
  12. E' davvero una sensazione splendida poter leggere (in un panorama desolante fatto di post imbarazzanti e foto di "giubbetti rossi" Spielberghiani) un'analisi così profonda e sentita su una tematica così complessa. Il vero problema è la banalizzazione di una società che ha trasformato la popolazione in esseri totalmente incapaci di percepire una realtà appena più profonda del luogo comune. E se nel XVII secolo non si storceva il naso (o forse l'orecchio?) nell'ascoltare un contrappunto, o negli anni '60 i classici di Battisti, spesso colmi di cambi di tempo e complessi arrangiamenti, oggi un brano con tre accordi anziché due risulta di difficile ascolto. E così di nuovo alla logica "ebreobuonoamericanobuononazistacattivo". Le sue parole (e quelle di chi come lei va in fondo alla Verità dei fatti storici/politici/economici) non solo sono assenti nei mezzi di comunicazione che raggiungono la stragrande maggioranza della popolazione ma sarebbero inefficaci per la maggior parte di essi. Decenni di educazione alla rovescia hanno creato questo. Non mi elevo al di sopra di nessuno, non è questo che rende una persona umanamente migliore di un'altra ma rimane il fatto che se facessi vedere al mio bellissimo gattino un film di Terrence Malick al posto di un film dei Vanzina riceverei la stessa quantità di fusa. Un sincero grazie per la sua opera di divulgazione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Scrive giustamente Luciano, … una società che ha trasformato la popolazione in esseri totalmente incapaci di percepire una realtà appena più profonda del luogo comune. Unica aggiunta: ci sono tracce evidenti che non si è trattato di un fatto accidentale.

      Per dimostrarlo citerò dei passaggi da un rapporto ben conosciuto a chi si occupa di indagare, anche a livello dilettantesco, la natura e le dinamiche del potere: The Crisis of Democracy (potete scaricarlo in fondo alla pagina), pubblicato nel 1975 dalla Commissione Trilaterale.

      Ne ha trattato, fra gli altri, anche Noam Chomsky, ad esempio in The Carter Administration: Myth and Reality (1981) e Work, Learning and Freedom (2012).

      La crisi della democrazia, secondo gli estensori del rapporto, consisterebbe nel fatto che nel momento in cui scrivono c'è un eccesso di democrazia (in quanto segue citerò numero di pagina e, fra tonde, n.ro di "foglio", cioè del pdf):

      p. 113 (f. 123)

      Al Smith once remarked that "the only cure for the evils of democracy is more democracy." Our analysis suggests that' applying that cure at the present time could well be adding fuel to the flames. Instead, some of the problems of governance in the United States today stem from an excess of democracy—an "excess of democracy" in much the same sense in which David Donald used the term to refer to the consequences of the Jacksonian revolution which helped to precipitate the Civil War. Needed, instead, is a greater degree of moderation in democracy.

      Per salvare un guscio vuoto che chiamano democrazia, ma che loro stessi ammetteno essere un regime non democratico, ritengono indispensabile l'apatia e il non coinvolgimento di una parte della popolazione:

      p. 114 (f. 124)

      Second, the effective operation of a democratic political system usually requires some measure of apathy and noninvolvement on the part of some individuals and groups. In the past, every democratic society has had a marginal population, of greater or lesser size, which has not actively participated in politics. In itself, this marginality on the part of some groups is inherently undemocratic, but it has also been one of the factors which has enabled democracy to function effectively.

      Infine una chicca, notate il punto esclamativo:

      p. 206 (f. 214)

      One or two participants suggested that the whole discussion of governability distorted the real problems and was of concern only to an élite uneasy about its declining position in society!

      Elimina
    2. Grazie per l'aggiunta di dettagli, sebbene non conosca le fonti...In ogni caso mai e poi mai ho pensato che potesse esser stato un fenomeno "casuale". Fermamente convinto del contrario!

      Elimina
  13. La giornata della memoria nasce con l'intento di stigmatizzare l'olocausto.
    Alle generazioni direttamente discendenti dai protagonisti del conflitto ma anche in noi giovani che non abbiamo vissuto la "guerra" militarmente è presente una importante distorsione, che eventi ridotti a "simboli" come l'olocausto hanno collateralmente provocato: non esiste una guerra senza un nemico dichiarato e militarmente combattuto. L'annessione o l'occupazione è tale solo se avviene per mezzo di caccia o per mezzo di carrarmati...i morti sono quelli con una uniforme mimetica o con una stella di David cucita sulla camicia.
    La conseguenza è che nessuno vede quello che dovrebbe vedere nel dramma della Grecia. A nessuno viene in mente di essere nel bel mezzo di un conflitto.
    A tutti coloro che abbiano ancora dubbi a riguardo suggerisco di porsi un quesito: com'è possibile una tale distruzione di vite umane e di ricchezza (umana, sociale e reale/finanziaria) in un periodo di pace?

    RispondiElimina
  14. Non sono davvero venuto qui a combattere a causa dei Troiani forti in guerra, a me non hanno fatto nulla: mai hanno rubato le mie vacche né i cavalli, mai hanno distrutto il raccolto a Ftia dai bei campi, terra madre di eroi, poiché sono distanti di molti monti ombrosi e in mezzo c'è il mare che risuona.
    Ma te, razza di sfrontato, abbiamo seguito, perché tu ti rallegrassi vendicando l'onore di Menelao contro i Troiani, tu, faccia di cane.

    RispondiElimina
  15. Così disse (Achille) e meditò un atto di ignominia contro il divino Ettore: gli trapassò i tendini dietro entrambi i piedi, dalla caviglia al calcagno, vi passò due strisce di cuoio, lo legò al cocchio, lasciando che la testa si trascinasse, e balzato sul cocchio, alzando le nobili armi, frustò per andare: volarono vogliosi i cavalli. E intorno al corpo trascinato si sollevò la polvere: si scompigliarono i capelli neri, quella testa un tempo così bella giaceva nella polvere. Zeus l'aveva consegnato ai nemici, che lo deturpassero, nella sua terra patria.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, di fronte a Omero siamo tutti nani, con la fortuna e il privilegio di poter leggere giganti.

      Elimina
    2. Be' c'era un fatto personale a quel punto. Quanto agli avvoltoi, chi li invoca per primo?

      Elimina
  16. Da qualche anno vivo con la stessa angoscia che prova lei. Non posso vedere tanta sofferenza senza immedesimarmi in quelle anime e in quelle facce imbruttite dalla disumanità che si accanita su di loro.
    Non posso capire chi resta indifferente. Inorridisco di fronte a chi l'ha causata, ma quello che non riesco a tollerare è chi sfoggia questa tragedia per raggranellare consenso e in definitiva ulteriore potere di perpetrarla.

    RispondiElimina
  17. Stiamo analizzando ai raggi x la Germania.
    Ecco qua come funziona il finanziamento delle religioni:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Kirchensteuer
    Per i cattolici che non pagano, in sostanza, c'è l'annullamento dei sacramenti e l'allontanamento dalla Chiesa.
    Insomma, chi non paga viene messo al bando.

    RispondiElimina
  18. Complimenti per questo bellissimo post di riflessione.
    Anche io oggi pomeriggio, in maniera molto più semplicistica stavo facendo una riflessione in merito.
    Stavo guardando il film: la chiave di Sara quando all'interno del film si apre un dialogo che mi ha davvero colpito.
    La giornalista, vado un po' a memoria, chiede ad una superstite della guerra e dell'olocausto: ma non riuscivate a capire cosa stava succedendo ?
    e la risposta è stata: Dopo è sempre facile capire, c'erano voci, ma la gente non ascoltava, non voleva credere, non si rendeva conto.
    Ed è come dice lei, la gente normale, che magari crede sinceramente nei valori anti-fascisti, non ha capito, sta clamorosamente sottovalutando tutti gli accadimenti semplicemente perchè credono non possa più succedere.
    Il leader di Alba Dorata, dal carcere, ha già fatto capire cosa potrebbe succedere in futuro: Tsipras fallirà (e questo, salvo suoi ripensamenti, succederà) ed allora la gente voterà solo per noi.

    Sono molto preoccupato, ma almeno mi rincuora leggerla e sapere che in Italia gli intellettuali "per bene" ci sono ancora.

    RispondiElimina
  19. "che hanno fatto e fanno del godersi la vita un atto biasimevole". Non sono sensibili alla bellezza. Le nostre case sono curate e ricche di begli oggetti, i "nordici" hanno l'ikea. Se non sei sensibile alla bellezza, tutto e' perduto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non può essere così semplice. Hanno prodotto la più alta forma di bellezza.

      Elimina
    2. Ma quelli che l'hanno prodotta amavano l'Italia e viaggiavano in Italia per motivi artistici. Erano diversi dagli altri, non si omologavano alla maggioranza che aveva quei comportamenti. Chi cerca di pensare sempre diversamente è come se avesse un grande vaccino, è un po' immune dall'essere complice del male

      Elimina
    3. @a perfect world: Ho come l'impressione che tu di architettura prussiana non abbia mai sentito parlare.

      Elimina
    4. @Stefano Vitiello: solo i morti sono immuni dall'essere complici del male.
      "Sicuramente ci sono alcuni più responsabili di altri che dovranno rispondere di tutto ciò. Ma, ancora una volta, a dire la verità se cercate un colpevole non c'è che da guardarsi allo specchio".
      Quello che sta accadendo oggi, noi lo abbiamo reso possibile. Che l'euro fosse una follia, e le ragioni per cui lo fosse, non era meno vero 20 anni fa di quanto lo sia oggi. Ma prima che ci venisse spiegato, quanti di noi ne erano intimamente consapevoli?
      Sono certo che giungere alle conclusioni che qui condividiamo sia costato un certo sforzo intellettuale, ma perché solo oggi (o ieri, o tre anni fa)? Perché non quando le basi di tutto questo venivano gettate?
      Per quanto riguarda me, io lo so il perché: fino a tre anni fa vivevo nella casa parentale, mia madre era viva e mio padre era qui con noi. Poi mio padre ha perso il lavoro ed è dovuto emigrare (per il rotto della cuffia, altrimenti ora sarei io a dover sussidiare lui), mia madre è morta di cancro (non prima che la sua malattia abbia prosciugato i conti di famiglia) e io ho dovuto muovere il culo.
      Prima non mi interessava cosa mi stesse accadendo intorno, mi parlavano di sogni e ideali e io ci credevo.
      Ora che sono stato riavvicinato alla durezza del vivere ho deciso che volevo capire come mai alla mia età mio padre guadagnava due volte quello che guadagno io e poteva mantenere moglie e tre figli.
      Sarebbe stato uguale se non me ne fossi sciacquato le palle fino a quando il culo non ha cominciato a bruciare?
      Forse sì, ma il non aver tentato è certamente parte della mia personale quota di collaborazionismo. E da lì voglio partire per rimediare, perché il primo aguzzino di me stesso, in questa storia, sono io

      Elimina
    5. Immagino sia proprio cio' che sostiene il Prof., erano innanzitutto cittadini d'Europa, quella maiuscola.

      Elimina
    6. Pensare diversamente non fa far carriera ai piu'.

      Elimina
    7. @Nicola Strada
      Parlo delle case delle persone comuni, di oggi.

      Elimina
  20. "Quando l'ultimo uomo rosso sarà morto e il ricordo della mia tribù sarà diventato un mito per gli uomini bianchi, le sponde saranno coperte di invisibili morti della mia tribù.. che continuano ad amare questo bel paese. L'uomo bianco non sarà mai solo." Seattle, capo duwamish del nord-ovest.

    Erano anni che non condividevo...

    RispondiElimina
  21. Questa citazione di Machiavelli ha fatto una cazzata Barbara a rilanciarla e ancora peggio è stato riproporla oggi, giorno della memoria.

    E poi non se non può più di sentir sparar a zero sui giornalisti, come se il problema fosse la categoria.

    Machiavelli ci ricorda solo che i crucchi sono stati essi stessi soggiogati da una forte classe mercantile di cui la Riforma si potrebbe considerare sovrastruttura ideologica. Punto.

    Ma quelle aberrazioni di confini tracciati col righello in Africa e Medioriente li hanno tracciati i Tedeschi? I peggio esperimenti di ingegneria sociale, il razzismo scientificamente applicato a fini coloniali e imperialisti sono farina dei Tedeschi? La privatizzazione dell'emissione di credito è roba Alemanna? I flussi migratori scientemente scatenati a fini di politiche razziali sono decisione dell'élite teutonica? Gli USE li hanno voluti i Tedeschi? L'euro lo hanno voluto i Tedeschi? Le bombe che sono state fatte saltare in tutta Europa – in particolare in Italia ma anche in Germania – per spingere le dirigenze vassalle a buttarsi in questo progetto le hanno messe i Tedeschi? Le crisi economiche che hanno scatenato due guerre mondiali e stanno affamando l'Europa le hanno generate i Tedeschi? Due secoli di liberoscambismo colonialista è farina di Hegel e List? L'Apartheid, il KKK, e la Compagnia dei negrieri che contava tra i suoi azionisti Locke a Newton era tedesca? Il gold-standard se lo sono inventati i Tedeschi? I capitali che armarono Hitler e il complesso chimico-farmaceutico che stava dietro ai campi di sterminio era tedesco? È stata la finanza tedesca a fare il patto con la finanza ebraica da cui è nato quel simpatico problemino in Medioeriente? È stata la Germania ad ostacolare le nostre politiche di indipendenza energetica fino da far saltar in aria i nostri manager? È stata la Germania a distruggere la cultura degli Italiani e ad umiliarli da tre secoli tanto da farli diventare autorazzisti?

    È la Germania che controlla dal dopoguerra i nostri media e quelli dei tedeschi da cui nascono le propagande razziste attuali?

    Cristo Santo, è la Germania che sta facendo di tutto per trascinarci in una guerra nucleare con la Russia? Unico popolo sovrano che non è mai finito schiavo del più grande ed incredibilmente cinico impero della storia umana?

    I giornali, le università, i politici, l'aristocrazia, gli artisti e gli intellettuali sono stati tutti catturati da coloro che ci stanno distruggendo.

    E non parlano tedesco.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai letto un altro post, e non hai letto Cesaratto e Stirati. I giornalisti sono un problema. I disonesti lo negano, gli onesti lo ammettono, tutti ci convivono. Non ho imputato il colonialismo ai tedeschi: ho fatto un esempio esplicito (fra i tanti) di morti di serie B non uccisi da tedeschi. E potrei continuare, ma non mi va: non ne vale la pena, scusami...

      Elimina
    2. COLT & MAUSER

      un Baazar unico e stritoso


      Elimina
    3. Condivido quanto scritto da Bazaar, ma una ragione non esclude l'altra.

      Trovo sia sterile una diatriba sul cosa sia peggio: un popolo con una cultura "sbagliata" e un popolo che ne è totalmente privo, avendo resettato sia quella d'origine che quella di chi c'era prima di loro.

      Quello che manca un pò a tutti, a prescindere da questa o quella nazione, è quel concetto di humanitas che non dovrebbe conoscere confini storici o geografici.

      In questo luogo credo si stia cercando di ricostruirlo o, perlomeno, di non farlo andare completamente perso.

      Elimina
    4. @Carlo

      Po'.

      Bazaar non ha proprio letto il post, facciamo finta che sia assente giustificato e speriamo di averlo fra noi in un'altra occasione. Queste forme di cecità si attivano quando si tocca qualche nervo scoperto, mi spiace, ma non è un mio problema.

      Voglio rilevare che io non sto "classificando" o "ordinando" le culture, come invece fa, tipicamente, chi soffre di un complesso di inferiorità (come gli italiani o i tedeschi, nella media). Sto semplicemente dicendo che ci sono atteggiamenti culturali che sono incompatibili con certi modelli di sviluppo. Un atteggiamento mercantilista è incompatibile con la partecipazione a un'area di libero scambio, e ancora più con la leadership di quest'area. Bretton Woods funzionò anche perché gli Stati Uniti per un po' non furono mercantilisti. Il TTIP dimostra che stanno rapidamente tornando a esserlo (e quindi, come dire, noi stiamo per diventare dei "native Europeans").

      Elimina
    5. Oddio... sorvolando sui "nervi scoperti"... (che restano comunque il motore delle più belle opere dell'Uomo).

      Non son così sicuro che si possa parlare di "cecità": come si fa a non concordare che la propaganda sia il cancro della democrazia o che la classe dirigente teutonica non sia sul medesimo path degli anni Trenta, o che la sua storica intransigenza non esasperi il suo - a quanto pare datatissimo - mercantilismo fino "alla razionalizzazione dei campi di sterminio"? Sì, certo, i piddini... forse.

      L'intervento nasceva da ben altre considerazioni (di cui il pathos ne ha magari dato la forma, non credo proprio la sostanza): propongo con forza di rifiutare un approccio "funzionalista" all'analisi storica. (Per carità, serve anche questa, ma quando - come JMK - ti approcci a chi prende le decisioni).

      Il giornalismo come "categoria disfunzionale" o la Germania come nazione "culturalmente disfunzionale" che dovrebbero descrivere le ragioni - sostanziali - della truculenta traiettoria culturale in cui il genere umano si è allegramente avviato, li considero cognitivamente fuorvianti (non proposizioni di per sé "false").

      Non mi pare assolutamente che siano adattabili alla "teoria del conflitto" a cui democratici e progressisti dovrebbero - a mio parere - attenersi con un certo "radicalismo" (e su questo punto ho già avuto uno scambio con Barbara in altra occasione): inoltre se è pacificamente riconosciuto che ci siano sempre stati forti interessi del grande capitale angloamericano in Europa e - in particolare - in Germania, mi risulta ben difficile prescindere dalle analisi sull'attualità dagli interessi materiali del gruppo dominante (che non è di ligua tedesca) quando, in un'analisi "conflittologica" dovrebbero essere gli unici interessi che contano e determinano gli eventi... altrimenti la Merkel, a mio ben modesto modo di vedere, sarebbe già saltata nel lettone di Putin¹.

      Poi parlare di mercantilismo tedesco - e chi lo nega! - senza parlare di quello anglosassone liberalista è uno scempio alla filologia: non era Joan Robinson che ricordava come il free trade, di cui i British tra Smith e Keynes, e gli Yankee sino ai giorni nostri, sono campioni assoluti, non è altro che una "più subdola forma di mercantilismo"?

      Le varie forme di mercantilismo, il colonialismo, le manipolazioni delle identità etnico-culturali - Hollywood! - annessi e connessi, hanno pacificamente finalità imperialistiche: ciò che c'è stato di buono a BW è da imputarsi al Babau comunista, non sicuramente ad un "capitalismo illuminato USA": altrimenti avrebbero dato retta a Keynes.

      "L'esorbitante privilegio" è la sublimazione più estrema ed insidiosa del mercantilismo: importavano beni, certo, ma soprattutto materie prime (praticamente aggratis) ed esportavano la loro stracazzo di non cultura pop. Il TTIP non è un "cambio di rotta": è l'unica rotta che esiste nel capitalismo "liberale"...

      E non mi meraviglerei se gli storici che amano Braudel mi sostenessero in questo approccio.

      Più si diventa spirituali più si diventa materialisti: insomma, la termodinamica parla chiaro: quanto è indeterminata posizione o quantità di moto della particella, quanto è deterministica la meccanica dei fluidi.

      Se lo possono fare, lo faranno: indipendentemente dai geni. (Che al limite descrivono il come non sicuramente il cosa... almeno per un umanista).

      Poi, per carità, accetto anche la possibilità di essere poco obiettivo e spaventato dalla possibilità di una grande guerra contro la Patria di Dostoevskij e delle cosce lunghe...

      ______________

      ¹ Non esistono donne brutte: esiste poca vodka.

      Elimina
    6. Bene. Ora che ti sei dato una calmata, caro Bazaar, e posto che io cosa sia il funzionalismo non lo so e non lo voglio sapere (e che non ho tempo per dirti cosa intendo per capitalismo "funzionale", visto che ho scritto 400 pagine per spiegarlo), mi limito a ribadire che in un post che ti elenca tre millenni di imperialismo (dagli Achei ai giorni nostri) e mette le cose in prospettiva tu vedi solo il pezzettino che ha leso il tuo nervetto. Questo, a mio avviso, le cose non le manda avanti. Vuoi fare a me la lezioncina sul liberismo? Da quanti minuti mi stai seguendo? Perdonami, non riesco a vedere il lato costruttivo del tuo contributo, con il che, credo, siamo pari. Salutami mamma (tedesca, suppongo).

      Elimina
    7. Mamma di Pastrufazio. Ho tre nipotine immigrate che parlano la lingua del diavolo ma è stato già contattato il Vaticano per l'esorcismo.

      No, un certo sentimento antigermanico lo abbiamo impresso a fuoco anche nell'Inno di Mameli e lo condivido anche se solo per spirito patriottico.(Poi, dopo Giacché, considero più umani i faraoni della classe dirigente alemanna)

      Il "nervetto" è quell'arco di tempo che va dal 1787 (Eden Agreement) a UE/TTIP.

      Sono solo profondamente angosciato per le attuali tensioni verso Oriente.

      Anche Sapir sta alzando il tiro da Berlino a Washington.

      That's it. That's all.

      Con stima.

      Elimina
    8. Caro Bazaar,

      per poterti permettere di intervenire a gamba tesa come hai fatto, dovresti farmi il cazzo del favore di leggere tutto quello che scrivo, perché se posso accettare un vaffanculo, non posso accettare una lezzzzzioncina.

      Allora, Cristo santo: il dibattito sul ruolo degli Usa è stato fatto in questo blog quattro cazzo di anni fa: tu dov'eri? Sono mesi che sto dicendo in lungo e in largo che finché gli Stati Uniti non danno il semaforo verde qui non si va avanti, e che non lo stanno dando perché non hanno ancora capito che si troveranno più casino da gestire con l'euro che senza l'euro (Tsipras, in linea di principio, avrebbe potuto farglielo capire, ma non sto ancora capendo se ha intenzione di farlo). Sono anni, altresì, che evidenzio nei miei libri e nei miei post come il cosiddetto progetto "europeo" abbia una matrice politica e ideologica statunitense. Non ci vuole un'aquila, e nemmeno un pollo come te per capirlo, io caro. Guarda, la cosa è molto semplice: dopo la Seconda guerra mondiale, al mondo, fuori dalla sfera di influenza della Russia, c'erano gli Stati uniti e poi un cazzo di niente. Chiaro? Tutto il resto era raso al suolo (con bombe convenzionali o meno). È poi così difficile capire che QUALSIASI iniziativa presa fuori dall'Unione Sovietica fosse una iniziativa americana anche se si chiamava "Europea"? Non credo. Ho fornito su Twitter e su Facebook la letteratura scientifa che ci spiega come il Movimento Federalista Europeo sia stato finanziato dalla CIA. Ho chiarito che questa letteratura è inutile, perché all'occhio del macroeconomista una costituzione economica fondata sull'indipendenza della Banca centrale e su regole fisse si qualifica immediatamente come "Chicago anni '70", e quindi può essere definita "europea" come può esserlo definito un Big Mac. Ho chiarito in lungo e in largo che io NON NUTRO alcun sentimento antigermanico, che HO AMICI TEDESCHI, che VIVO BENISSIMO IN GERMANIA, che apprezzo moltissimo terminare una giornata di NON LAVORO con i fannulloni tedeschi (perché tali sono quelli che io conosco) in un Biergarten. Ho spiegato con un anno di anticipo che la propaganda antigermanica sarebbe partita da Repubblica, e questo è puntualmente successo. Quando è successo, ho espresso il mio terrore per quello che stavo vedendo accadere sotto i miei occhi.

      Bene: se vuoi contestare qualche punto di questa lista accomodati, ma se questi punti sono incontestabili, ti prego, dimmi, mio caro, cosa altro posso fare per te oltre a mandarti al diavolo (e anche con un certo fastidio)?

      Elimina
  22. Credo sia il post che abbia letto. La citazione di Machiavelli datata 1512 ė agghiacciante, decisamente un uomo lucido e precursore. O forse siamo solo noi che non vogliamo o non riusciamo a vedere quello che la Storia vorrebbe insegnarci

    RispondiElimina
  23. Grazie, uno dei post più belli, anche se sono tanti.

    RispondiElimina
  24. Alberto, torno qui dopo molto e "stranamente" non sono d'accordo con te.
    Come tu giustamente ti prodighi divulgando il tuo sapere scientifico in merito ai tuoi studi economici, anch'io sento il dovere morale di dover diffondere la verità ogniqualvolta mi avvicino facendo ad essa. Noto che qui, in queste ricostruzioni storico economiche si trascura la vera realtà dei fatti, quella che non viene insegnata a scuola, al classico ecc. La riflessione che ora ti propongo è semplice come semplice dev'essere ogni verità. Ecco che se la verità della realtà dev'essere ricercata nell'economia dei tecnici siamo già in disaccordo perché l'economia, la finanza ecc, sono artifici umani talvolta creati solo per avere dei sistemi che permettano ai pochi chi li comprendono fino in fondo di avvantaggiarsene.

    La Storia dell'occidente, la sua cultura, ha le sue origini in Grecia, ma possiamo fermarci in Grecia per capire le nostre origini? Direi che la storia è iniziata un attimo prima! I culti degli antichi greci derivano dall'Egitto, ed a scappare dall'Egitto furono gli Ebrei, e dall'Egitto portarono con sé i culti che divennero i pagani ed anche Cristiani. A questo punto dovresti sapere, che la Bibbia, intesa come antico testamento, non è un libro che parla di Dio bensì è un libro che parla di Storia. Questo è uno dei motivi per cui Tsipras non ha giurato sulla Bibbia per la prima volta nella storia della Grecia. Un grandissimo segno di discontinuità con la Storia passata. Per capire la nostra Storia si deve conoscere l'Ebraico e si devono conoscere i testi "sacri" tradotti letteralmente perché è nel significato letterale di un testo che si trasmette la verità, non nelle sue interpretazioni.
    Insomma la risposte della Storia vera si trovano studiando quantomeno filologia.
    A tale scopo è fondamentale conoscere il lavoro di Mauro Biglino. Lui ha tradotto 19 libri dell'antico testamento a cura delle edizioni San Paolo. Qui una delle sue conferenze in cui già dall'inizio ci si può spiegare molte cose. https://www.youtube.com/watch?v=cL1LjNWnj7c
    Ascoltato questo o letto il suo ultimo libro sarà tutto più semplice.

    Hitler ricevette finanziamenti dall'America o è pura fantasia? È risaputo che gli ebrei controllano banche e finanza. Stupirebbe trovare finanziamenti americani ad Hitler? Penso l'abbiano già fatto. Se so che ὁλόκαυστος è la più retta forma di sacrificio del giudaismo, basterebbe l'ὁλόκαυστος di 6 milioni di ebrei per farsi consegnare Israele, la terra promessa da secoli nei testi sacri?
    Guarda poi cosa sta succedendo in Ucraina. L'America, cioè la finanza Americana controllata dai soliti, usa la Germania per andare a fare guerra alla Russia mentre la Francia che prova ad allentare le sanzioni alla Russia e le pressioni NATO subisce gli attentati di Parigi, tanto che Hollande parla di illuminati...
    Poi sei un tecnico economista ed è giusto che tu come tale cerchi delle risposte tecniche. Ma è tutto molto più semplice. Le parole creano la realtà, e la nostra vera storia è scritta nella Bibbia, un libro scritto dai vincenti, che non parla di Dio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tu sei l'ortottero di Padova che ho bloccato su Twitter, giusto? Certo che Hitler è stato finanziato dagli americani, so what?

      Elimina
    2. Siamo un fantastico mondo multirazzistico che aspetta solo il momento di potersi scatenare. Non siate impazienti, si tratta solo di attendere ancora un po'.

      Elimina
    3. Qui bene amat bene castigat, era così giusto? Sarà la 5-6 volta che vengo bloccato credo. Ad ogni modo ho smesso di essere "ortottero"...

      Quanto cambierebbe la storia se cambiassimo punto di vista?
      Per me ha più senso pensare che alcuni ebrei abbiano finanziato Hitler attraverso gli Americani, ben consapevoli di quello che stavano facendo, allo scopo di farsi dare "la terra promessa". Ed infatti dopo 6 milioni di ebrei sacrificati fu creato lo stato d'Israele.
      Hai mai considerato questa possibilità?

      questi articoli di giornale come potrebbero essere spiegati?
      http://www.thelivingspirits.net/chi-controlla-lumanita/misteri-la-morte-di-6-milioni-di-ebrei-annunciata-molto-prima-della-ii-guerra-mondiale.html

      Non c'è mai stata una guerra di un popolo contro l'altro, la guerra la decidono un pugno di persone e la fanno contro altre élite ma soprattutto contro popoli indifesi ed ignoranti. Come ora.

      Elimina
    4. Se serviva una definizione di "espertone"... Ecco, l'abbiamo trovata. Grazie di cuore.

      Elimina
    5. Ah, la famosa teoria che gli ebrei si sono sterminati da soli a milioni per farsi regalare uno stato (in cui peraltro abitavano già senza ledere l'autodeterminazione di nessuno)! Quanto mi mancava!

      Elimina
    6. Morris, ti stai dando dell'imbecille da solo, del che ti ringrazio. Un suggerimento: Ctrl+F e poi digita élite. Vedrai che questa parola è anche nel mio post. Sei talmente pieno del tuo fetido io di giovincello che parti in quarta a criticare chi ne sa più di te (e te lo ha dimostrato annunciandoti con due anni di anticipo che avresti lasciato il Cinque Stelle) ripetendo esattamente le stesse cose che ha detto quello al quale pensi di fare la lezioncina.

      Del resto, se tu non fossi così, nel Cinque stelle non ci saresti mai entrato.

      Però ti voglio bene perché sei appassionato, e questo è importante, lo dico con sincerità, e spero di incontrarti presto. Verrò a Padova almeno tre volte prima dell'estate.

      Un abbraccio.

      Elimina
    7. Peraltro, concordo con Jack29: forse il rispetto delle vittime dovrebbe impedire certi ragionamenti. Tra l'altro, parlare di "ebrei" (o di "economisti") è razzismo. Ritengo appropriato invece parlare di "giornalisti", per motivi che ho sviluppato altrove. L'idea che un "corpo sociale" decida di amputare un proprio membro per ottenere un beneficio mi sembra quanto meno bislacca, quindi, anche aderendo all'interpretazione fantasiosa del nostro simpatico ex-ortottero, bisognerebbe quanto meno ammettere che esistevano ed esistono tanti tipi di ebrei. Lo sappiamo bene e ne abbiamo parlato, ed è proprio il fatto che esistessere ebrei fascisti (ad esempio) a far capire quanto sia squallidamente razzista usare in modo superficiale definizioni collettive.

      Se mi trovate un giornalista che smaschera i giornalisti smetterò di dire "i giornalisti".... Ops! Ce l'ho in casa: è Marcello Foa. Mi scuso coi giornalisti: non sarò più razzista...

      Elimina
    8. Bravo prof, grazie. Teniamo anche presente che i giornalisti seri, come sempre, raramente diventano famosi. Ma qualcuno ce n'è.

      Elimina
    9. :D ma che ci volete fare... hanno o no crocifisso nostro Signore? (Ebreo fino prova contraria XD)
      E ' talmente stratificata a livello culturale l'immagine del bieco traditore giudio che la si ritrova pure nelle anime belle dei complottardi di tutte le specie e ordinamento politico... fascio-nazisti, bolscevico-maoisti, anti-sionisti, ortotteri, o ex ortotteri, compresi... :D

      Farsi strumento inconscio nel perpetuare un millenario inganno ai danni di una coraggiosa comunità di persone ( il professante religione ebraica uguale a "ebreo made-race", bestia rara e anticristo è frutto eccelso dell'astuto imperialismo romano, guarda caso poi fattosi "cristiano" ), stare, contemporaneamente XD, dalla parte di Paolo IV, Isabella & Ferdinando, Adolf, Richard (Wagner), Iosif, Sir Winston, Muhammad Amīn al-Husaynī, Ruhollah Mosavi ... Yasser ha un certo senso di ridicolo :D
      Ecco, la giornata della memoria dovrebbe servire a ricordare a Morris e a tutti gli altri bignamisti veltronian-mielisti della storia che se non ha senso cristallizzare un protestante, un battista o un cattolico rispetto al credo professato non ha altrettanto senso farlo nei confronti di chi professa la religione ebraica. Che negli anni turbolenti della repubblica di Weimar una buona fetta degli imprenditori e banchieri tedeschi professanti l'ebraismo avesse visto nel NSDP una possibile risposta al pericolo di un neo-spartachismo rivoluzionario alle porte è un dato stra-assodato a livello di dibattito storico... come in Italia, fino all'editto delle nefaste leggi razziali... nella prima fase dell' URSS, del resto, ebbe diritto di esistere un bolscevismo sionista... ed in Spagna su opposti fronti combatterono e morirono "ebrei" di varie estrazioni nazionali. La paura che illustra il prof è più che lineare... quando la sicumera e l'ignoranza sposano biechi interessi la famosa "Walkürenritt" diventa inarrestabile... Attenzione, la prossima ghettizzazione in Europa rischia di generarsi ai nostri danni con l'obbligo di portare sulla casacca una bella stella verde-bianco-rossa con la scritta "Gegen €" all'interno... :D

      Elimina
    10. Levateje er vino e Mauro Biglino

      Elimina
    11. E per caso qualcuno sa dare una definizione persuasiva di traduzione letterale di un testo?

      Limitiamoci al latino - potrei dire, per non fare i fichi - ma, dirò francamente, perché all'ebraico proprio non ci arrivo.
      Oppure dall'inglese all'italiano, ecco, un po' sì.

      Con almeno un esempio, uh uh.

      Intanto, per esercizio, provare a tradurre "letteralmente" un proverbio, un modo di dire, un gioco di parole, una formula di cortesia, una di rifiuto, una conclusione di lettera.
      Provarci col latino e con l'inglese - con calma, che poi se ne parla.
      Con tutta calma.

      Tradurre - tradire non è (solo) un gioco di parole.

      Saggio di Umberto Eco: "Dire quasi la stessa cosa".
      Riguarda, ma no! la traduzione: dire "quasi" la stessa cosa.
      Già.

      Esempio (mio, perché non ho letto il libro di Eco): nel greco antico non dicevano, almeno gli autori, "(va) all'Inferno, a li mortacci", ma "ai corvi". Detto così, ora, sembra augurare uccelli a qualcuno, cacciatore o no.


      Dire "quasi" la stessa cosa.

      "Quasi".

      Già.

      Elimina
    12. Ciao Adriana, guarda un po' cosa ho trovato nella prefazione a un bel libro di poesie tradotte da Luciano Erba che mi hanno regalato da poco.

      "La traduzione è soprattutto una grande operazione di riciclaggio di materiali forniti dalla tradizione. Echi, risonanze, intarsi ne sono la contropartita; o addirittura plagi: 'una perfezione in più' a parere di quell'eccellente traduttore che fu il Magalotti. 'Son d'opinione', scriveva in una sua lettera del 1684 al cardinale Francesco Maria de' Medici, '...che se mi sarà riuscito di dire una tal cosa felicemente di mia testa, se, dopo averla letta mi sovverrà di poterla dire, non dico meglio, ma egualmente bene con una maniera tolta da un maestro, cancellerò sempre il mio modo di dirla e vi metterò quello del maestro, e quanto più mi verrà fatto di lasciarvelo riconoscibile, tanto meglio crederò di fare...'
      Perché tutto non si riduca nuovamente a una formula vaga, generica come la costituzione di una città ideale, a una ricetta del tipo: tradurre è riprodurre in un'altra lingua l'originale senza cadere in un discorso piatto spoglio e di azzerato livello, ripieghiamo su una conclusione, meno elusiva e defilata di quanto appaia, per dire che una traduzione di poesia è sempre destinata a essere un'altra cosa; è altra dal testo originale che si traduce, è altra da qualsiasi poesia che il poeta traduttore avesse a comporre di prima mano; è un tertium (infine datur!) che potrebbe anche essere un primum."

      Luciano Erba, I miei poeti tradotti, Interlinea, 2014


      È interessante, secondo me, notare che la citazione del Magalotti (per quanto io personalmente manco sappia chi sia, dovrei googlare ma ho paura che l'iPad mi faccia saltare il commento) richiama il concetto di allusione, di cui abbiamo già parlato: in fondo una allusione, lungi dal plagio, è anche una dichiarazione, per chi lo può capire, di chi ritieni essere un tuo maestro, una dichiarazione d'amore, naturalmente, perché in campo letterario un tuo maestro non può che coincidere con un autore che ami.
      Comunque è bella questa raccolta di poeti tradotti da Luciano Erba, se ti piacciono le poesie te la consiglio.

      Elimina
    13. @Nat,

      leggo solo ora la tua circostanziata risposta e ti ringrazio della segnalazione.

      Elimina
  25. That's incredible!!! Anche io a uno che mi dava del fascista solo perchè non voto PD ho detto che "ogni giorno per gli italiani è il giorno della memoria!!!!".Proprio oggi.....vedere in bacheca di Fabio Simonini! Stesso orario se non erro!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche per i tedeschi ogni giorno è il giorno della memoria ma, come continuano a ricordarci i nostri amici giornalisti, della memoria di una cosa sola: l'inflazzzzzzzzzzione di Weimar!

      Elimina
  26. Il cuore dei forti
    al pianto dei padri si sciolga
    per i figli morti:
    ora e sempre ciò s’accolga.

    ἀλλ' αἰδεῖο θεοὺς Ἀχιλεῦ, αὐτόν τ' ἐλέησον
    μνησάμενος σοῦ πατρός• ἐγὼ δ' ἐλεεινότερός περ,
    ἔτλην δ' οἷ' οὔ πώ τις ἐπιχθόνιος βροτὸς ἄλλος,
    ἀνδρὸς παιδοφόνοιο ποτὶ στόμα χεῖρ' ὀρέγεσθαι.
    Ὣς φάτο, τῷ δ' ἄρα πατρὸς ὑφ' ἵμερον ὦρσε γόοιο•
    ἁψάμενος δ' ἄρα χειρὸς ἀπώσατο ἦκα γέροντα.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Achille, rispetta gli dei, abbi pietà di me,
      ricordando tuo padre: ma io sono più misero,
      ho sofferto quanto nessun altro mortale,
      Io che ho portato alle labbra la mano di chi ha ucciso mio figlio.
      Disse così, e gli fece venire voglia di piangere suo padre:
      Allora gli prese la mano e scostò piano il vecchio.

      Entrambi ricordavano e uno piangeva Ettore uccisore di uomini
      a lungo, ranicchiandosi ai piedi di Achille,
      ma Achille piangeva suo padre, e Patroclo: e il pianto riempiva tutta la casa.

      Elimina
    2. Poi che di pianti alfine fu sazio il divo Achille
      e a lui tornato il sereno da’ lamentosi affanni,
      s’erse dal trono e sollevò con la mano il veglio,
      piètà del suo bianco capo e della barba sua candida avendo,
      e a lui parlò, proferendo alate parole:
      “Oh, misero! ché davvero sostenesti molte sventure nell’imo tuo cuore […]”

      Elimina
  27. Nella mia visione molto limitata c'è un aspetto che rende l'Italia e la Germania molto diverse, quasi speculari. Da una parte gli italiani sono sempre autocritici (Bagnai direbbe autorazzisti), e per questa ragione, facendosi già del male da soli non sono in grado di fare male ad altri, risultando quindi un popolo pacifico verso l'esterno. La fiera Germania al contrario mi pare manchi di una coscienza autocritica e inibitoria che la conduce fatalmente a fare del male verso l'esterno.

    RispondiElimina
  28. "Solo ciò che proviene dal cielo è in grado di imprimere realmente un marchio sulla terra.
    Se si vogliono armare efficacemente gli sventurati, bisogna mettere loro in bocca solo parole che hanno la propria sede nel cielo, al di sopra del cielo, nell'altro mondo. Non bisogna temere che sia impossibile. La sventura predispone l'anima a recepire avidamente, a bere tutto ciò che dal cielo proviene. Per questo tipo di prodotti mancano non i consumatori, bensì i fornitori.
    Il criterio per la scelta delle parole è facile da riconoscere e da applicare. Gli sventurati, sommersi dal male, aspirano al bene. Bisogna dare loro solo parole che esprimano soltanto del bene, del bene allo stato puro. La cernita è facile. Le parole alle quali può annettersi qualcosa che designi un male sono estranee al bene puro. Quando si dice: 'Mette la sua persona davanti a tutto', si esprime un biasimo. La persona è dunque estranea al bene. Si può parlare di un abuso della democrazia. La democrazia è dunque estranea al bene. Il possesso di un diritto implica che si possa farne un uso buono o cattivo. Il diritto è dunque estraneo al bene. Al contrario, il compimento di un obbligo è un bene sempre, ovunque. La verità, la bellezza, la giustizia, la compassione sono beni sempre, ovunque.
    Per essere certi di dire ciò che occorre, quando si tratta delle aspirazioni degli sventurati, è sufficiente limitarsi alle parole e alle frasi che esprimono sempre, ovunque in ogni circostanza, esclusivamente del bene.
    E' uno dei due soli servizi che si possano rendere loro con delle parole. L'altro consiste nel trovare parole che riescano a esprimere la verità della loro sventura; che attraverso le circostanze esterne rendano sensibile il grido sempre lanciato nel silenzio: 'Perché mi viene fatto del male?'.
    A tale riguardo essi non devono contare sugli uomini di talento, sulle personalità, sulle celebrità, e nemmeno sugli uomini di genio nel senso in cui solitamente s'impiega il termine genio, che viene confuso con quello di talento. Possono contare soltanto sui geni di primissimo ordine: il poeta dell'Iliade, Eschilo, Sofocle, Shakespeare qual era quando scrisse il Re Lear, Racine qual era quando scrisse la Fedra. Non sono in gran numero.
    Vi è tuttavia una quantità di esseri umani che, male o mediocremente dotati dalla natura, appaiono infinitamente inferiori non solo a Omero, Eschilo, Sofocle, Shakespeare e Racine, ma altresì a Virgilio, Corneille, Hugo; eppure vivono nel regno dei beni impersonali, ove questi ultimi non sono penetrati.
    Un idiota del villaggio - nel senso letterale dell'espressione - che ami realmente la verità, quand'anche emettesse soltanto balbettii, riguardo al pensiero è infinitamente superiore ad Aristotele. E' infinitamente più vicino a Platone di quanto non lo sia mai stato Aristotele. E' dotato di genio, allorché ad Aristotele si confà solamente il termine talento. Se una fata venisse a proporgli di scambiare la sua sorte con un destino analogo a quello di Aristotele, saggio sarebbe per lui opporre un rifiuto senza esitare. Ma egli non ne sa nulla. Nessuno glielo dice. Tutti gli dicono il contrario. Bisogna dirglielo. Bisogna incoraggiare gli idioti, i senza talento, quelli dal talento mediocre o poco più che medio che sono dotati di genio." (Simone Weil, La Persona e il Sacro).

    Po Chu-i chiese al Maestro buddhista Tao-lin: "Qual'è il grande significato degli insegnamenti buddhisti?"
    Il Maestro disse: "Non fare il male, fai il bene."
    Po Chu-i rispose: "Anche un bambino di tre anni può capire una cosa del genere!"
    Allora il Maestro rispose: "Anche se perfino un bambino di tre anni può capire una cosa del genere un vecchio di ottanta non riesce a farlo."

    RispondiElimina
  29. Gentile professore,
    la conosco da poco e sono entusiasta delle sue analisi economiche, finalmente qualcuno che si scaglia contro le disuguaglianze di reddito. Condivido anche questo post. Ho solo qualche difficoltà nell'accettare che i tedeschi non sanno godersi la vita; mi pare proprio il contrario. Mia moglie è semitedesca e da un po' di anni passiamo molte vacanze a Friburgo, nel tentativo di far apprendere la lingua a nostra figlia Martina. L'anno scorso, Martina ha passato quasi un trimestre in una scuola friburghese, da maggio a luglio. Giorni prima della semifinale mondiale contro il Brasile arriva la circolare della preside, che aderisce a un orientamento del provveditorato, nella quale si viene avvertiti che la mattina seguente la partita (che si sarebbe giocata a tarda ora) le lezioni sarebbero cominciate con un'ora di ritardo. Si viene informati che la convenzione si sarebbe ripetuta la domenica successiva (giorno della finale), nel caso di esito positivo del confronto con i padroni di casa. Ironizzando sull'irreprimibile tendenza teutonica per l'iper-regolamentazione (finanche della trasgressione!), scrivo ai molti amici (tedeschi e di varie nazionalità - saprà che Friburgo è una delle città più multiculturali della Germania e gli italiani sono la prima minoranza), dicendo che se anche la locomotiva d'Europa si mette a gozzovigliare, allora non c'è speranza. I suddetti amici, come un sol uomo, replicano in coro: la Germania non è la locomotiva d'Europa malgrado i tedeschi gozzoviglino, ma proprio perché lo fanno!
    Così come, sulla base della mia esperienza, nego che i tedeschi non sanno apprezzare il bello: purtroppo conosco bene solo Friburgo e, per spiegare meglio cosa intendo, mi permetto di rimandare a questo scritto http://www.zeroviolenza.it/rassegna/pdfs/05Jul2014/05Jul20148278d15f2cf7888674cc22df085d869a.pdf.
    Paolo Bruschi (uso l'account di mia moglie!)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, hai ragione: conosco anch'io tanti tedeschi ottime persone (va da sé), gaudenti, e qualcuno anche un po' fancazzista. Diciamo che non tutti quelli che si trovano il salario compresso ne sono entusiasti, e che però un certo ethos del rigore, della compressione dei consumi, nella media è più presente che da noi.

      Elimina
    2. Comunque la germania non e' la locomotiva d'europa. Lo dicono chiaramente le statistiche economiche.
      Ho l'impressione che friburgo sia un caso un po' particolare. Ma di quale friburgo parliamo? Credo ce ne sia piu' di una. La germania e' un paese federale con forti differenze geografiche e culturali. Ne va tenuto conto. Un conto e' la baviera un conto i laender dell'est, come Giacche' ci ha descritto. Mi pare ci sia una freiberg anche all'est.

      Elimina
    3. Freiburg non Freiberg. E adesso puoi fare un google.

      Elimina
  30. "The history of Germany is a history of extremes. There are the best and worst of everything imaginable. Charlemagne, by establishing the Holy Roman Empire, advanced German history from the stage of tribal legends. The Germans are geographically central to Europe, and, thus key to Europe.

    Enduring for a thousand years has been their ethnographical position. To the West was the heir of the Roman Empire, the French, but to the East were the Slavs, the newer barbarian people, as the Germans had once advanced upon the Romans. To the West, therefore, the Germans always appeared as barbarians and yet they are the most civilized of all barbarian groups. Charlemagne apes Caesar, as Hitler apes Napoleon. To the Slavs of the East though, the Germans appear to be the defenders of civilization. From Charlemagne to Hitler, the Germans attempt to convert the Slavs from barbarism into Christian civilization. The weapons are varied and yet the end is the same--extermination.

    The Germans have been a people but not a nation throughout this thousand year period originally forged and initially attempted to be united under Charlemagne.

    For a thousand years the Germans have also had a political form, the Reich. Although not a fully mature governmental form, the Reich characterizes Germania long before the creation of the modern nation-states of France and England. The paradox for Germania is that the German people, culture, language, and influence is not coterminus with the Reich but is represented by German leaders over this stretch of history.

    The Empire which Charlemagne founded set the tone for German history from the beginning. It was not intended as a German national state but it claimed to be a universal Empire, a revival of the Empire of the Caesars. The only connection is that their ancestors attempted to destroy the Empire but now this was an echo of what they had torn apart. The Empire claimed to be universal as Charlemagne intended as well to speak for all Christianity.

    Charlemagne's Empire claimed to be universal but in character it was a German institution from the very beginning. The official title was of course a betrayal of its very contradicition. It was not Holy, it was not Roman, it was not an Empire. It was an expression of Germanness: partly converted to Christianity, partly Roman, and in a manner of speaking an Empire."

    A. J. P. Taylor

    RispondiElimina
  31. Onorare un giorno della memoria per dimenticarne altri 100.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questa è la tragedia con cui, prima o poi, si finisce col tramutare un pensiero, o un'esperienza, irrigidendoli in qualsivoglia ideologia, o "...ismo". Pensiero ed esperienza sono sempre come il dito rivolto alla Luna, e gli occhi dei più sempre rivolti alla punta del dito.

      Elimina
    2. Pero' e' necessario usare dei modelli, isolare le proprieta' fondamentali, per non doverci rispiegare tutte le volte la totale complessita' di un fenomeno. Direi che esistono modelli piu' o meno corretti, e talvolta palesemente deviati rispetto alla realta' che vorrebbero rappresentare.

      Elimina
  32. \begin{ironia}

    Mettiamo che io sia una forma di vita diversamente intelligente, nato sulle rive del grande fiume (padania) e istruito dal circolo dopolavoro dei nonni bacucchi dal nome "Battaglia di Legnano".

    Leggo il suo tweet:

    - Non possiamo affidare l'Europa a una nazione che ha nel DNA il mercantilismo E QUINDI i campi di sterminio. #giornatadellamemoria

    Penso. Ho un'idea vaga e confusa di cosa significhi mercantilismo, ma ricordo alla perfezione le parole del parroco e interpreto:

    - Non possiamo affidare l'Europa a una nazione che ha nel DNA l'essere Ebreo e QUINDI i campi di sterminio. #lavoragratis

    Ho capito bene? Bagnai ha veramente osato affermare una cosa simile? Poi ovviamente rispondo, tronfio di preconcetti e carico di frustrazione:

    si vergogni a parlare dei mercantilisti in questo modo! Non infanghiamo la memoria dei morti, si meriterebbe proprio una bella lavata di bocca!

    \end{ironia} macabra

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Son sicuro che qualcuno lo ha capito così. Però, sai, peggio per lui. Torno a dire che siccome ci sono e sempre ci saranno carnefici, equilibrio vuole che ci siano vittime. Normalmente le vittime sono imbecilli inconsapevoli. Più sono, meno rischiamo di andarci di mezzo noi. So che sembra cinismo, ma è solo istinto di conservazione.

      Elimina
    2. Normalmente le vittime sono imbecilli inconsapevoli dell'olocausto del marketing.

      Elimina
  33. Questo post è meraviglioso, un'analisi impietosa che trasuda compassione e amore. Il tweet è un'opera d'arte: cosa se non l'arte prende a schiaffi le coscienze obbligandole con violenza alla riflessione. Altro che Barocco, leggere il Bagnai è un tuffo nell'Espressionismo Tedesco tra la denuncia di Ensor la durezza di Grosz che supera in un abbraccio evangelico nell'iper realismo della migliore natura umana, roba da strappare un "bravo!" al Cristo in persona. Crocifisso su Twitter. Chiaro che se ne batta il belino, poi non ha nemmeno l'impiccio di dover risorgere, IO rimango comunque sgomento e incredulo come un Giovanni qualunque, oh, ma passerà.
    Grazie davvero proff!

    RispondiElimina
  34. E comunque Scacciavillani ha iniziato dando ai Greci dei parassiti e ha finito dandomi letteralmente della puttana. Ma la buona educazione è una questione sua e semmai di sua madre che non gliel'ha impartita: l'ho bloccato con sollievo (è bellissimo vedere sparire di colpo dalla TL tanti tuit rigurgitanti idiozie e contumelie) e morta lì.
    Quanto alle varie reazioni scomposte al tuit sulla Germania, ho l'idea che il termine "dna", collegandosi ai fattori genetici, scateni automaticamente la reazione politically correct, anche se in questo caso era un'ovvia metafora. E poi a certi superlibberisti che vedono iniziare a bruciare l'inferno che hanno preparato, probabilmente urta sentirsi ricordare le logiche conseguenze delle politiche aggressive: ancora ieri il pagliaccio Giannino ululava a Piazza Pulita "La Germania ha riformato il Paese" (sì, buonanotte)
    P.S. Prof, prima ho postato le due traduzioni dell'Iliade, se si sono sperdute me lo dica che le rimando.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il dna, brutta bestia se lo si considera a sé stante.
      Esistono i geni esiste l' ambiente. Il secondo, inteso come corpus di tradizioni che si tramandano di padre in figlio, influenza eccome i primi. Poi si, è un po' più complicata la faccenda. Ma non si può pretendere da chi confonde Charles Darwin con Ciao Darwin, di non reagire come cani di Pavlov. Certo, c'è anche chi è peggio di costoro: quelli che hanno condiviso il post e vanno in giro berciando che i tedeschi hanno il mercantilismo nel dna.

      Elimina
    2. Come al solito bisogna scegliere se essere politically correct o correct e basta. I geni contano eccome, anche nel determinare il carattere e le predisposizioni emotive, è un dato di fatto incontrovertibile. A chi si ostina a sostenere il contrario consiglio la consultazione di E. Kandel et al., Principles of Neuroscience, la bibbia del settore e il più vasto corpus di dati sull'argomento, 2000 pagine di empirismo scientifico che lo dimostrano.
      Per fortuna, la storia e l'istinto li mescolano di continuo, così che non è bene fare di tutto un popolo un fascio. Ma che ci possano essere dominanze nei comportamenti di gruppi umani geneticamente simili non è un pensiero peregrino alla luce della scienza.

      Elimina
    3. Scusate, non sono in grado di valutare queste vostre osservazioni, per il semplice motivo che non sono un biologo e che parlando di DNA di un popolo usavo una metafora, cosa evidente a tutti, tranne un ridotto pugno di cialtroni. La biologia quindi non c'entra un accidenti. C'entrano i percorsi culturali e storici, l'etos di una popolazione. Torno a ribadire un dato elementare: l'euro è nato perché Mitterrand percepiva la Germania come una minaccia. Aveva torto? E come gli sarà venuta in mente quest'idea balzana? E allora di cosa stiamo parlando!? Se vogliamo aiutare i nostri amici tedeschi a convivere con noi, dobbiamo partire dal riconoscimento (e rispetto) delle loro specificità culturali, e poi dall'altrettanto doveroso riconoscimento del fatto che la modalità usata da Mitterrand per "difendersi" è stata fallimentare e ci ha portato al disastro, semplicemente perché era il contrario di quello che la teoria economica suggeriva di fare.

      Full stop.

      Elimina
    4. Ok, giusto. Inopportuno argomento ad abundantiam che rischiava di rendere più verosimile l'erronea lettura della sua chiarissima metafora.
      D'altra parte, la Natura è matrigna anche per me, dandomi ragione nei fatti proprio col palesarmi per l'idiota che sono.
      Partecipo alle discussioni anche nella speranza che la nurture possa correggere la mia nature, abbia pazienza.

      Elimina
    5. Ma no, è stato utile per ribadire quelli che non hanno capito, e che sono sicuramente molti. Ripeto: guardate il bicchiere mezzo pieno. Se meno persone fossero state inconsapevoli, forse si sarebbe evitata la catastrofe. Ma fra le vittime normalmente ci sono più inconsapevoli che consapevoli. I Nobel per l'economia offrono esempi. So che è una frase terribilmente cinica. Ma non è forse cinismo quello di chi si rifiuta di capire perché ha il culo al caldo? Quindi va bene così e non deprimerti.

      Elimina
  35. Da rileggere contemplendo tra le dita il freddo luccichio della moneta da un euro...

    Shemà di Primo Levi

    Voi che vivete sicuri
    Nelle vostre tiepide case,
    Voi che trovate tornando a sera
    Il cibo caldo e visi amici:
    Considerate se questo è un uomo
    Che lavora nel fango
    Che non conosce pace
    Che muore per un sì o per un no.
    Considerate se questa è una donna,
    Senza capelli e senza nome
    Senza più forza di ricordare
    Vuoti gli occhi e freddo il grembo
    Come una rana d’inverno.
    Meditate che questo è stato:
    Vi comando queste parole.
    Scolpitele nel vostro cuore
    Stando in casa andando per via,
    Coricandovi alzandovi;
    Ripetetele ai vostri figli.
    O vi sfaccia la casa,
    La malattia vi impedisca
    I vostri nati torcano il viso da voi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi permetto di completare questa bellissima citazione con ulteriori ed illuminanti parole dello stesso autore (Primo Levi).

      “Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col terrore dell’intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l’informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi sottili la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l’ordine, ed in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti.”

      Elimina
  36. È già un grande passo avanti che chi le spara grosse abbia paura di essere smentito dai dati, di fare una figura di... e di passare come persona inattendibile è pericolosa per la libertà e democrazia.
    In questo momento è molto importante che le informazioni agli italiani comincino ad essere veritiere...sapranno poi loro come comportarsi...
    Il lavoro che sta facendo è fondamentale per questo... Nessuno lo aveva fatto prima... dati reali e previsioni basate su esperienze e dati oggettivi.
    Le persone non sono tutte stupide anzi, ma continuano ad essere ingannate.
    Dobbiamo screditare queste persone.. E lei è la persona giusta perché non professa un credo ma una analisi imparziale dei dati e delle esperienze economiche.
    Noi dobbiamo aiutarla a diffondere sempre più questi dati ed esperienze e non c'è meglio di quando lei fa un bel fact checking e smaschera il disonesto.. Se poi riuscisse a farlo anche in diretta.....
    Ho il dubbio che non la invitino più poi alle trasmissioni ma siccome si sono accorti che la gente vuole vederla, che fa audience , perché parla una lingua strana.per la prima volta si capisce qualcosa... Rispetto agli altri..
    Forza professore... Siamo con la verità ..anche quando non piace..

    RispondiElimina
  37. E' un post illuminante, Professore. A volte si dimenticano le cose semplici, ossia che il commercio è la forma più universale di scambio pacifico. Nella sua accezione più comune. è "oggi a me, domani a te". E così funziona.
    Anche trasformare un cittadino in un consumatore è un po' mercantilizzare un rapporto, potenzialmente complesso e pregno di vita comunitaria, rendendolo una macchina di morte (dei rapporti e del pianeta).
    Scusi il tono messianico, si vede che la solennizzazione della giornata ha sortito i suoi effetti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Siamo già stati trasformati in consumatori e non più in cittadini, e ciò da molti anni.

      Elimina
  38. Numi crudeli, che vi fece Ettore?
    Forse che sugli altari a voi Non arse
    e di mugghianti e di lanosi armenti
    vittime elette ei sempre? Ed or che fiera
    morte lo spense, che furor s'è questo
    di non rendere il corpo alla consorte,
    alla madre, al figliuolo, al genitore,
    al popol tutto, acciò che tosto ei s' abbia
    l' onor del rogo e della tomba? E tante
    onte a qual fine? Per servir d' Achille
    alle furie; d' Achille, a cui nel seno
    né amor del giusto né pietà s' alberga,
    ma cuor selvaggio di lion che spinto
    dall' ardir, dalla forza e dalla fame
    il gregge assalta a procacciarsi il cibo.
    Tale il pelide gittò via dal petto
    ogni senso pietoso, e quel pudore
    che l' uom castiga co' rimorsi e il giova.
    Perde taluno ancor più cari oggetti,
    e il fratello od il figlio. E nondimeno,
    finito il pianto, al suo dolor da tregua;
    ché nell' uom pose il Fato Alma sofferente.
    Ma non sazio costui della già spenta
    vita d' Ettore, al carro il lega, e morto
    pur d' intorno alla tomba lo strascina
    dell' amico. Non è questo per lui
    né utile né bello: e badi il crudo
    che, quantunque si prode, egli le nostre
    ire non desti infuriando e tanta
    onta facendo a un' insensibil terra.

    Ma qui, oggi, c'è un Apollo? Che fra le altre cose era il dio della musica e suonava la lira.
    Chi strascina un popolo intero intorno alla tomba della madre (la democrazia) con ira funesta, insieme a tutti i suoi corifei danzanti, sta in un certo senso tendendo da se, l' arco dal quale verrà scoccata la freccia che colpirà il suo tendine.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. @Dino977 Bravo, hai scelto una citazione appropriatissima. Lo sfregio del cadavere di Ettore nell'Iliade viene connotato come un gesto in cui Achille perde la sua qualità di uomo, per fare qualcosa che non gli è "né utile né bello", al punto da sollevare lo sdegno degli dei.
      E anche Atena, la dea della ragione (interessante che sia incarnata da una donna, la razionalità, eh?), in uno dei passi più belli dell'Iliade afferra Achille per i capelli, da dietro, per impedirgli di gettarsi su Agamennone: ogni tanto tutti noi avremmo bisogno di una Atena alle spalle; o di un angelo custode, quello che impedì a Charlus di uccidere Morel in un accesso d'ira e a cui per questo Charlus restò particolarmente devoto.

      Elimina
    2. Solo per rassicurarvi: DOPO sono sicuro di riuscire a piangere anch'io. Ho comprato all'uopo una rutilante treccia di cipolle. Prima, l'aridità dei vari Scacciasestesso mi secca le lacrime. E a occhi asciutti si mira meglio.

      Elimina
    3. @Nat

      Atena non è una donna, è una dea; la parte divina non ha sesso.

      Elimina
    4. @citodacal Mi sa che ti devi dare una bella rilettura alla mitologia greca... ;-)

      Elimina
    5. @prof Per me da oggi Scacciasestesso ha semplicemente cessato di esistere (puf! in una nuvola di metano). Non dedicherò mai più nemmeno una frazione di neurone a occuparmi di lui, né tantomeno a trascinare un personaggio mai stato bello per la polvere dei campi di battaglia.
      D'altra parte, fosse anche intelligente, spiritoso e più gentiluomo ancora di CACM, perché dovrei leggere tuit di un sedicente economista che non capisce niente di economia? Uno così ignorante da avere scritto un elogio della deflazione? Non c'è veramente motivo, e il tempo è la risorsa più limitata che ho.

      Elimina
  39. Sarà anche vero che i tedeschi comprimono i salari per aumentare le esportazioni, però è anche vero che gli stipendi medi tedeschi sono più elevati di quelli italiani e che diversi prodotti di igiene personale (dentifrici, shampoo, detergenti, detersivi) li ho trovati più economici a Monaco e a Stoccarda rispetto a Verona. E di certo la colpa la si può addurre anche a noi italiani, sempre pronti a pagare poco i lavoratori.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La ringrazio per la profonda osservazione. Qualcuno dovrebbe rispondergli, no? BDSM?

      Elimina
    2. Guardi che se a distanza di più di 10 anni i prezzi nella grande distribuzione tedesca sono più bassi che in Italia è proprio per il motivo opposto a quanto dice lei: la compressione salariale. E basta con questa storia degli stipendi più alti in Germania: ciò che conta è rapportare gli stipendi alla dinamica della produttività del lavoro. In Italia, a differenza che in Germania, mi pare che se i lavoratori e le loro organizzazioni sindacali si rendono conto che il padrone sta lucrando sui loro aumenti di produttività prendendosi tutta la torta reclamino la loro fetta. Cosa che in Germania non accade, almeno non con la stessa forza.. Ah, la tanto decantata dai piddini "coesione sociale teutonica".. Mi pare che tutto questo correli con la minore inflazione.. Come al solito vale la regola della goofynomics: fatto positivo per il consumatore, un pò meno per il lavoratore..

      Elimina
    3. Lampredotto reloaded.

      Qui bisogna cominciare dal pollo di Trilussa.....

      Elimina
    4. Guardo ai semplici dati di fatto: i miei colleghi a Vienna e a Monaco guadagnano un 20% di più, facendo il mio stesso lavoro, su ramo aziendale austriaco e tedesco. Forse chiaramente la colpa è nostra, di noi italiani, che non sappiamo reclamare con più forza un adeguamento salariale.

      Elimina
    5. Simone, tu non guardi ai semplici dati di fatto, perché non sai guardare ai semplici dati di fatto. Per farlo devi studiare, e in particolare devi cominciare da qui. Dire che i tuoi colleghi a Monaco guadagnano di più è un'osservazione sensata come dire che a Dakar guadagnano di meno. Se leggi e studi capisci di aver detto una fesseria. Se non leggi e non studi non lo capisci. Sai che c'è? Siccome tanto ormai ho capito che scorrerà del sangue, io preferisco la seconda, perché se tu resti inconsapevole, c'è maggiore probabilità che il sangue sia il tuo. Io ovviamente non ho nulla contro di te e ti auguro ogni bene, questo devi crederlo, ma altrettanto ovviamente alla mia pelle ci tengo, e qualsiasi cosa aumenti la probabilità che ci vada di mezzo tu, sai com'è, mi rassicura. Ovviamente sei libero di non fidarti.

      Elimina
  40. Tanto per chiarire a tutto il mondo la propria posizione su Euro e Europa, oggi avrebbe proposto, per scompigliare le file Euriste, Romano Prodi presidente.

    Ma è scemo?

    RispondiElimina
  41. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  42. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  43. Li riprendo spesso. se non altro perché penso di aver capito una cosa:
    Si può morire come Ettore, o magari vincere, a condizione che non si scelga di vivere da maramaldo.

    RispondiElimina
  44. Profe, non le ho mai detto (almeno papale papale) "Bravo!" per un suo post (vale lo stesso averlo sempre pensato?), ma stavolta non riesco a resistere

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, anche se mai come in questo caso la qualità del mio lavoro è messa in risalto più da quella di chi non l'ha capito (Boldrin), che da quella di chi ha capito...

      Elimina
  45. Sono d'accordo sul fatto che il giorno della memoria - anche per il popolo greco - andrebbe ricordato ogni giorno. Quello che mi preoccupa è il fatto che l'Italia sta seguendo quello che accade in Grecia, solo con un paio di anni in ritardo. A me preoccupa il fatto che in Italia, per sostenere l'euro, i politici sarebbero disposti ad impiccarci uno alla volta, pur di salvare l'euro, cioè la moderna svastica nazista.

    RispondiElimina
  46. The German principalities were long subservient to the French Empire, a subservience that was all the more galling for a small intellectual movement there because those German princes were so eager to please Versailles. The humiliation visited upon the Germans (among many others in Europe) for being peasants or backwards soaked into German culture over many decades, finally giving rise, among other forces, to what came to be called Romanticism.

    The great British intellectual historian Isaiah Berlin detailed this rise in several books and articles as a way of tracing the origins of Nazism. The leading lights of German Romanticism and related movements -- Johann Gottfried Herder, particularly, and later, Fichte, Goethe, Schelling, even Immanuel Kant -- were bothered by the French claim to universalism, that all men and women were alike in their nature and should be subjects of natural law, reason, and a certain kind of orderliness that followed from these precepts. The Romantics chafed at this, not least because this "universalism" was shaped in Parisian salons. Instead, Herder et al posited a specific morality based on ethnic or national characteristics and found in manners and habits and music and crafts, et cetera, unique to each culture. This, Berlin brilliantly explains, was the spark of nationalism in the 17th and 18th centuries. Romanticism then, and later, was an embrace not only of one's own culture, but a rant against rationalism itself and all that it implied -- to borrow a phrase, one-dimensional man.

    Romanticism (which had exponents in many societies) was not merely a matter of distinguishing one culture from another and holding up one's own as equal (or superior) to the French: it was also a reaction to French imperialism -- political, social, and cultural. And, in this, the Romantics and their later disciples were in effect evolving a political program, one spun from anti-rationalism and specifically national prerogative or privilege. Hence came postulates about racial superiority, the essential goodness and destiny of Die Volk, and the glorious past that somehow had been debased by the French (and, for that matter, British empiricists). Perhaps most important, this nationalism was borne not only of a sense of uniqueness, but from a sense of inferiority.

    "Nationalism is an inflamed condition of national consciousness," Berlin explains in his 1972 essay, "The Bent Twig":

    "It usually seems to be caused by wounds, some form of collective humiliation. It may be that this happened in German lands because they had remained on the edges of the great renaissance of Western Europe ... To be the object of contempt or patronizing tolerance on the part of proud neighbors is one of the most traumatic experiences that individuals or societies can suffer. The response, as often as not, is pathological exaggeration of one's real or imagined virtues, and resentment and hostility toward the proud, the happy, the successful."

    (estratto da un articolo: http://www.huffingtonpost.com/john-tirman/the-bent-twig-of-arabia-a_b_5954872.html )
    Daniele

    RispondiElimina
  47. Fino a qualche anno fa (diciamo il 1989?) che ci fosse un "problema tedesco" in Europa, che l'"essenza del tedesco" fosse caratterizzata da alcune invarianti culturali e antropologiche "problematiche", tragicamente culminate nei campi di sterminio (il "passato che non passa" di Nolte), era accettato pacificamente dalla maggior parte dell'intellighenzia e dell'opinione pubblica di sinistra e di centro-destra (in alcuni casi anche di estrema destra) tanto da diventare luogo comune nella stessa Germania (vedi il ribaltamento in negativo del Sonderweg tra gli storici tedeschi del secondo dopoguerra).
    Dopo la riunificazione del 1990, la Germania inizia ad essere percepita in un altro modo: a livello di frame mass-mediatico, fino a dieci anni fa (prima delle riforme Hartz) era la "grande malata d'Europa", poi improvvisamente diventa la "locomotiva d'Europa".
    Ha fatto bene il prof. a ricordare nella Giornata della Memoria una delle invarianti della storia tedesca moderna e contemporanea, il mercantilismo economico. Io aggiungerei l'espansionismo coloniale verso l'Europa orientale (Drang nach Osten, dai Cavalieri Teutonici alle SS...).
    Naturalmente ricordare queste cose sui tedeschi non esclude che la civiltà occidentale abbia prodotto altre forme di imperialismo (tipo quello spagnolo ricordato dal prof., oppure quello anglo-americano) altrettanto devastanti.

    RispondiElimina
  48. Nelle statistice tedesce dei salari (Destatis) non sono compresi i ca. 10 mio. di precari (Prekärbeschäftigte), qui i salari variano dai 4-6 € come per esempio maccellerie del NRW ai 8.5 € al ora.

    Le statistice tedesce dei salari rilevano solamete i salari a contratto fisso che hanno una tariffa salariale completamente diversa è dicisamente piu alta da quelle dei precari (Minijobber, Werksarbeiter, Leiharbeiter, 1 € Jobber). Avere un contratto di lavoro fisso è tutt'altro che facile in germania.

    Prossima volta che và in Germania a fare la spesa entri in un LIDL, Aldi, Saturn o Media-Markt è provi a domandare un impigato/a cosa guadagna.

    Mai domandato perchè sono così bassi i prezzi in Germania o perchè ci siano così tanti Discounter ?

    E' per tornare a Macchiavelli:

    C'è un fenomeno in Germania che si chiama "Geiz ist Geil" (l'avarizia è figo).

    Geiz ist geil (in tedesco)

    Kritiker bemängelten, die durch den Slogan „Geiz ist geil“ skizzierte Mentalität stehe für übertriebene Sparsamkeit deutscher Käufer, insbesondere privater Verbraucher. Diese führe zu einem verstärkten Preiswettbewerb von Herstellern und Händlern, der zu aggressiver Marktpolitik, Dumpingpreisen und ruinösem Wettbewerb führe


    RispondiElimina
    Risposte
    1. Chiedo alla corte la condanna dell'imputato all'ascolto per 20 anni delle trasmissioni di Giannino per il reato di strage ortografica reiterata ed aggravata da mancanza di correttore ortografico. Qualora il reato fosse stato commesso tramite smartphone la pena si intende ridotta di un terzo. Se l'imputato dimostrerà di essere straniero si chiede l'archiviazione con non luogo a procedere.

      Elimina
    2. Nato è cresciuto a Zurigo, tutt'ora residente in Svizzera (tedesca) ma con passaporto italiano è parenti in italia.

      Molto preocupato per quello che succede in Italia è in generale in Europa inclusa la Germania.

      PS.

      Il KOF (istituto di Statistica svizzero) a appena tagliato il pronostico sul PIL svizzero per il 2015 da +1.8% a -0.5%.

      PS 2

      Sulla Germania c'è tanta disinformazione sia in Germania che in Italia.

      Elimina
  49. Quando alle scuole superiori studiavo la storia della prima metà del novecento, ricordo che non riuscivo a capacitarmi di come fosse stato possibile un tale abominio (la guerra, la propaganda e i campi di concentramento), mi chiedevo come fosse stato possibile che la stragrande maggioranze delle persone appoggiasse il fascismo e il nazismo, anche nel mondo artistico, culturale, intellettuale.

    Ed infine mi chiedevo, se io fossi nata e vissuta in quel periodo, da che parte sarei stata?
    Saranno un paio d'anni che leggo questo blog e, purtroppo, penso di aver avuto le risposte alle mie domande...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Carissima, la risposta è semplice: saresti stata o vittima o carnefice, come fra un po' ti toccherà essere, con lo stesso candore. Non riusciremo a cambiare il mondo.

      Elimina
  50. Un modo diverso e originale per aggirare i problemi dell'euro ci sarebbe: ratificare un nuovo trattato in cui si stabilisca che ogni cittadino del centro-nord Europa debba per legge cercare il proprio compagno/a esclusivamente tra i cittadini italiani-spagnoli-greci-portoghesi, e viceversa. In questo modo ogni nuova famiglia greca sarebbe anche una famiglia tedesca. Quindi convergerebbero a poco a poco le produttività e convergerebbero gli interessi dei governi dei diversi Stati. Oltretutto sarebbe una vera legge antirazziale, (o arazziale) che perseguirebbe una VERA eugenetica (in quanto scientificamente fondata) contro la erronea eugenetica della "purezza della razza" del secolo scorso, che ha dato esito tanto tragico perché scientificamente infondata e moralmente riprovevole. La scienza ci insegna, infatti, che per migliorare l'evoluzione dei caratteri di una specie (umana) bisogna incrociare individui dai profili genetici quanto più lontani possibile. L'esperimento Europeo potrebbe poi essere allargato al mondo intero, con famiglie rigorosamente multietniche vedrei un futuro fecondo per l'umanità.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ovviamente stai scherzando, ma non fa mica tanto ridere...

      Elimina
  51. Che una vocazione mercantilista di un popolo conduca al genocidio non lo so. Che vi sia una vocazione allo sterminio da parte di un popolo esportatore può essere vero se si riesuma la categoria vetusta ma attuale di colonialismo e quella di imperialismo. Che la Germania hitleriana aspirasse a riportare il colonialismo direttamente in Europa è vero (schiavitù degli slavi subumani). Che gli spagnoli e gli imperi fino a quello britannico praticassero lo sfruttamento territoriale dei popoli coloniali e all'occorenza il loro genocidio è anche vero (indios, irlandesi, scozzesi, indiani, africani, cinesi, russi)...Qualcuno ha infatti che all'origine dell'universo concentrazionario nôn vi sia Hitler o il "totalitarismo" (Arendt), ma lo stato coloniale ottocentesco (si legga Losurdo su questo). Il retroterra filosofico alcuni lo cercano in Weber e nel massacro amministrativo , altri nell'illuminismo, che pure era contrario alla schiavitù, mentre i grandi liberali la praticavano (da locke a waschington). Che il mercantilismo sia equiparabile ai commerci triangolari (materie prime/manodopera/mercati di sbocco europei) non lo so. Di certo nella mentalità tedesca non c'è mai stato l'intento di farsi "generatore di domanda", come fecero gli usa per tenersi buona l'europa. Solo che anche gli Usa hanno praticato i loro genocidi, per quanto democratici...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi perdoni, mi sfugge il senso del suo autorevole contributo. Guardi che, per sua informazione, anche Hitler e Mussolini furono democraticamente eletti. Qui stiamo parlando di categorie economiche, lievemente a monte di quelle storiche e politiche...

      Elimina
    2. Ma scusate.... totalitarismo, colonialismo e mercantilismo non sono tutte facce della stessa medaglia? E se proprio si cerca il rapporto di causa ed effetto, sembra facile intuire che il mercantilismo è la causa!

      Rimangono peraltro delle perplessità in merito all'associazione col DNA culturale dei tedeschi (per mia ignoranza, probabilmente).

      A mio avviso, rispetto a quanto scritto dal nostro prof., la data del 1490 non è solo un momento di mera divisione cronologica. Allora ci fu un cambio di marcia importante, un banco di prova di prima grandezza nella storia dell'uomo! La mia memoria, per ricordare il male assoluto, va agli indiani d'america oltre che ai neri deportati (peraltro, diversamente dal colonialismo, la schiavitù come fondamento strutturale economico di una società non una novità).

      Elimina
    3. Lei ha ragione, per rimanere all'ambito economico tanto caro al prpfessore, potremmo fare riferimento alla storia dello zollverein, cioè all'unione doganale tedesca che fu lo strumento economico dell'unificazione della Germania. Di essa si servì la Prussia per isolare gli altri stati tedeschi e indurli a prendere parte al proprio sistema. Effettivamente è il mercantilismo all'origine di questa tendenza. Era difatti un sistema di esternalità e diseconomie.

      Elimina
  52. se il cambio riesce ad equilibrare le CA allora si considerano nella fissazione del cambio il livello dei prezzi nei rispettivi 100.
    è ovvio che un paese più ricco avrà prezzi in assoluto maggiori ma alla fine siamo in equilibrio.
    Cosa succede quando un paese con una dinamica dei prezzi più calda si aggancia ad un paese freddo?
    succede che i prezzi relativamente parlando cresceranno di più (senza compensazione della svalutazione).
    Ovvio che a distanza di 16 anni i tedeschi hanno gli stessi nostri prezzi (più o meno) ma stipendi maggiori!

    ma come si fa ad avere inflazione inferiore?
    dinamiche salariali più pacate (per esempio!).
    politiche di dumping fiscale.
    la regola del 3% che ha fatto sì che noi con CA via via più bistrattate abbiamo tassato sempre di più.. cavolo, aumenti le tasse e i prezzi!
    economie di scala maggiori.

    domanda: cosa succede se imponi una stessa regola sulla sicurezza per una fabbrica di mille operai oppure per una bottega?

    Le PMI che con cambi fissi non avrebbero non potuto avere vita peggiore

    RispondiElimina
  53. Provo a dire la mia.
    Mi trovo nella condizione di avere anche DNA tedesco nelle vene (all’opposizione: governa DNA italiano che ha la maggioranza); ho ancora numerosi parenti in Germania (anzi: in Baviera) che sento e visito regolarmente; da ormai otto anni lavoro anche quotidianamente con i tedeschi, giro dal Baden all’Assia almeno mensilmente, leggevo anche germanistica quando potevo (quando studiavo; ora non più, purtroppo, e ne risento a tutti i livelli).

    Quindi? Posso dire di conoscere la Germania?

    Ovviamente no.

    Intanto perché la Germania non esiste.

    Secondariamente perché, come tutti gli sfortunati come me che hanno limitato tempo per approfondire davvero, mi rendo conto di averne una visione parziale ed aneddotica, basata sulle due-trecento persone che conosco (che provengono da specifiche aree), su un’infarinatura di storia (quella dei libri di storia, tra l’altro), una spolverata di letteratura, qualche conoscenza magari davvero profonda ma molto specifica; musica (ascoltata, si intende, da profano), cucina. Voci. Sapori. Odori. Ricordi di infanzia, modi di fare e di dire a me inusuali e contemporaneamente famigliari, filtrati dalle emozioni e dal velo della memoria.

    Ne vedo solo la superficie e neanche tutta, prova ne sia che Anschluss di Vladimiro mi ha aperto un mondo. Che non conoscevo, e me ne vergogno.

    Forte della consapevolezza della mia ignoranza mi guardo bene dall’esprimere giudizi (dall’alto di cosa?), come fanno certi personaggi che si atteggiano ad esperti geopolitici dopo un paio di viaggi all’estero, magari senza manco conoscere la lingua, sparando sentenze una più supponente e sbagliata dell’altra (per poi accuratamente cancellarle); atteggiamento che a mio avviso è la quintessenza del vero piddinismo e dal quale tutti i miei strumenti culturali mi spingono a diffidare. Presenti esclusi, ça va sans dire.

    Però forse un qualche contributo alla discussione lo posso dare.

    Intanto, se intendiamo fare una riflessione sul ‘vivere come poveri’ in Germania, conviene non perdere di vista l’aspetto religioso. I cattolici tedeschi hanno un atteggiamento (mediamente, of course) ‘vivi la vita adesso ed ora’ anche più colorito di quello di tanti miei connazionali; il protestante tedesco è invece decisamente più incline a vendere tutte e quattro le patate e a digiunare. Quest’ultimo assomiglia molto di più ad un olandese, per esempio, che ad un bavarese cattolico. Forse il protestantesimo ha avuto presa in Germania per fattori genetici innati, anche legati alla selezione naturale legata ad un clima meno mite rispetto al nostro e alla scarsità di risorse delle oscure foreste mitteleuropee? Oppure è il protestantesimo che, come fattore culturale di selezione naturale, ha spinto in una certa direzione l’evoluzione? Probabilmente entrambe le cose, forse nessuna; sta di fatto che distinguere fattori genetici e culturali è spesso complicato. Non mi ci avventurerei a cuor leggero.

    Secondariamente, trovo un’opinione pubblica meglio informata (mediamente e limitatamente alla mia personale esperienza) sui drammatici effetti della moneta unica. Praticamente tutti sono favorevoli ad un’uscita immediata della Grecia dall’euro, e lo erano anche anni fa; tantissimi capiscono meglio e più facilmente di tanti piddini nostrani gli effetti di cambio e, davanti ad una birra, concordano che la soluzione migliore per l’Italia e per l’Europa sia uno scioglimento controllato dell’eurozona. Per quanto i loro interessi di breve divergano. Sono fortunato, il campione non è rappresentativo? Può darsi. (PARTE 1/2)

    RispondiElimina


  54. Oppure no, se è vero che una T di Student bene approssima una Gaussiana per n > 30, potrebbe esserci uno scollamento tra ‘i tedeschi’ (qualsiasi cosa questo voglia dire) e le loro guide (nomen omen). Dice: ma la Merkel ha preso un plebiscito. Dico: perché invece se votavano SPD cambiava qualcosa. Scherzi a parte: ho l’impressione che il voto tedesco sia un tentativo, più che di schiavizzare consapevolmente gli altri popoli, di autotutelarsi cercando ‘più Germania’ rispetto ad una europa che in fondo temono. Visione miope e di breve? Potrebbe. Sta di fatto che se tutti avessero voglia di autotutelare le proprie nazioni, ad oggi non avremmo di questi problemi.

    In tertius, cerchiamo di apprezzare il panorama desolato. Siamo di fronte ad un ‘problema tedesco’? Oppure, stante la situazione contingente di vantaggi comparati, qualsiasi nazione avrebbe agito allo stesso modo? Mi volete dire che inglesi e francesi non approfitterebbero di vantaggi innegabili? Mi volete dire che è un problema di DNA e non di interessi (soldi) contingenti? Mi volete dire che altre nazioni più o meno democratiche e più o meno incensate e supportate acriticamente non hanno compiuto stragi simili, per quanto non evidentemente sufficienti mediaticamente ad organizzare una ‘giornata della memoria’? Mi volete convincere che il problema è tedesco, e non dell’uomo (inteso come essere umano)? Ditemelo. Non vi crederò, e saprò chi siete.

    Infine, suggerirei cautela. Sono profondamente convinto che questo blog sia la crema della crema della nostra società civile, raccogliendo personalità a cui affido molta fiducia e spingendo costantemente ad una riflessione profonda che non trovo da nessun’altra parte. Vi sarò eternamente grato. Eppure, leggendo alcuni commenti sia qui che su Tw, vedo ragionamenti che, esulando dal ragionamento sottostante questo articolo, con un salto che ritengo eppure troppo breve riportano (erroneamente rispetto alle intenzioni del blog, ne sono certissimo) il problema ad un più o meno becero antigermanesimo. Che trovo tristemente, più che pericolosamente, simile a quanto spacciato da alcuni piddini, tipicamente i peggiori.

    Ripeto: sono certo che non è nelle intenzioni e che ognuno sia responsabile solo di quello che dice, e non di quello interpretato da altri. Ma sono altrettanto abituato a giudicare dai risultati.

    Esempi su richiesta.

    Sperando di aver costruttivamente stimolato la discussione.

    Sempre Vostro,

    Federico (Frithu – Rikya)

    PARTE (2/2)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quindi, visto che credo che tu capisca o finga di capire che io non sono antigermanico, secondo te il miglior modo di essere amici della Germania è non preoccuparsi della propaganda antigreca che la stampa "popolare" sta portando avanti (molto simile a quella antigiudea)? Esiste un problema tedesco in Europa, riconosciuto come tale perfino da tedeschi come Schmidt. Se tu non vuoi riconoscerlo perché questo turba i tuoi ricordi di infanzia io ti rispetto, ma ti faccio anche rispettosamente notare che secondo me Schmidt sta rendendo al tuo popolo un servizio migliore di te. Certo che "l'uomo" (che non esiste come non esiste la Germania) è cattivo. Ma i percorsi culturali, i percorsi storici, esistono, e influenzano le dinamiche sociali.

      Elimina
    2. Caro Alberto,
      noi non ci conosciamo di persona (perlomeno, tu non conosci me, a parte una stretta di mano e due parole scambiate tempo fa ad Ancona –durante il tuo dibattito con il tizio che sosteneva che gli USA fossero invidiosi del ns eurone- di cui sono quasi certo che tu non conservi memoria), pertanto il beneficio del dubbio sul tuo interlocutore è concesso.
      Permettimi di dirti che credo di essere stato uno dei primi mille lettori del blog (in un giorno dove mi chiedevo ‘è veramente il debito pubblico il problema dell’Italia’?). Da allora ti ho seguito, intervenendo sicuramente meno di tanti, e mai riuscendo ad incastrare nessun Goofycompleanno, neanche programmandomelo per tempo, a causa di quella tragica e benedetta combinazione di lavoro e famiglia. Ma ti ho seguito.
      Pertanto, io non fingo di capire: io so perfettamente che tu non sei antigermanico.
      Ritengo solo che parlare di DNA tedesco come causa dei mali non rispecchi la realtà dei fatti ed esponga a pesanti strumentalizzazioni. In fin dei conti sappiamo bene come di stragi, di olocausti, di fissazione dei regimi di cambio a discapito dei paesi più deboli sia piena la storia mondiale, non solo quella tedesca.
      Ho ritenuto di segnalare questo mio pensiero.
      Con immutata ed infinita stima e riconoscenza, continuiamo la nostra battaglia di libertà (sì, anche io nel mio piccolo).
      Pax ed bonum
      Federico
      p.s. mi permetto di postare sul blog e scrivere su mail in quanto è passato un po’ di tempo e sembrerebbe operazione di archeologia dei post. Non mi interessa pubblicazione, solo farti avere il messaggio.

      Elimina
  55. "Nella definizione di genocidio data da Gregory Stanton apprendo che il primo degli otto stadi di un genocidio è la divisione in "noi" e "loro". "

    La competizione intraspecifica è senz'altro sconsigliata e viene accuratamente evitata. La competizione intraspecifica, ovviamente no. "Noi" e "loro" è più che altro una illusione.

    RispondiElimina
  56. Prima Parte:
    Ho letto solo ora il post del Prof. Bagnai sul giorno della memoria e ho cercato di leggere anche i tantissimi commenti a seguire, alcuni di essi molto interessanti.
    Per primo sono rimasto molto colpito dalle sentite parole di Bagnai che sembrano quasi esortare le persone a prendere coscienza della potenziale catastrofe a cui può portare l'attuale assetto politico-economico dell'Europa. E' vero, ne aveva parlato anche in altri post e nei suoi libri, ma questa volta, sarà per la concomitanza con la ricorrenza del genocidio degli ebrei, mi è sembrato un grido più alto del solito, quasi disperato di fronte al sonno delle coscienze e degli intelletti (per tutte le ragioni che sappiamo). Ora al di là dei meriti indiscussi del professore come economista e divulgatore (e la capacità di divulgazione è merito non secondario se si decide di attivarsi per incidere minimamente sulla realtà delle cose ...) ho riscontrato con grandissimo piacere che tutta la sua attività è alimentata sostanzialmente da un enorme sete umana di presa di coscienza della realtà, di non mistificazione dei fatti, di apertura delle menti e delle coscienze. E a volte lo scontrarsi con "la natura matrigna" (come ho letto nei commenti) gli porta sconforto e forse anche disperazione.
    Quest'ultimo per me è il suo terzo merito (magari lui non vorrebbe ritrovarcisi...), che è un merito ancora migliore degli altri due, perchè è tipico dei liberi pensatori. E per questo gliene sono grato!

    RispondiElimina
  57. Seconda parte (scusate le lunghezza):
    Per quanto riguarda il dibattito Storia-Germania-Popoli, io penso che i tedeschi non sono tutti uguali (ovvietà!), come non sono tutti uguali gli italiani, i russi, i malesi e gli svedesi .... (altra ovvietà) . Ciò per quanto riguarda le singole persone, quindi generalizzare è sempre non dico pericoloso ma almeno da "bar" .
    Questo, però, non significa che ogni popolo non possa avere determinate caratteristiche culturali (e sottolineo culturali), formatesi nei secoli con il sedimento della storia . Insomma se in Germania è nato un certo Martin Lutero che, esasperato (permettetemi il termine) dai bizantinismi (ripermettetemi il termine) di Roma, ha fatto la grande Riforma un motivo ci sarà pur stato: probabilmente se fosse nato ad Haiti si sarebbe dedicato, che ne so... alle piantagioni di cocco ... e non avrebbe sentito il bisogno, lui e i suoi connazionali, di scrollarsi di dosso quella cappa asfittica, che era diventato per i tedeschi il papato romano (le guerre si fanno sempre per ragioni economiche, in alcuni casi travestendole con gli abiti religiosi).
    Quindi tutti i popoli sono culturalmente diversi perchè diverse sono state le loro storie, e se biologicamente siamo tutti homo sapiens (quanto sapiens....?) culturalmente siamo diversi. E per fortuna, dico, se no saremmo il pianeta dei robot programmati ed uguali, come forse qualcuno auspicherebbe.
    Se proprio vogliamo, possiamo parlare di "darwinismo" culturale in quanto siamo culturalmente evoluti in maniera differente, perchè diverse erano le situazioni naturali di partenza. Le esigenze di un abitante della Lapponia erano diverse da quelle di un filippino, o no?
    Tutto questo spendere parole per cosa ?
    Ma per dire che il Mercantilismo è una caratteristica storica della Germania, (vedi proprio Martin Lutero and company) , punto e a capo!
    Basta prendere un qualsiasi manuale di storia economica o anche solo di storia per leggere ed informarsi.
    Poi è chiaro che ognuno ha i suoi "difetti" , noi italiani ne abbiamo altri .... (preciso, non si sa mai, che non sono autorazzista e non mi riferisco alla solita corruzzione and so on!), i russi altri ancora, gli americani poi.... non ti dico!, e via dicendo, ma i tedeschi hanno quello (oltre ad un altro). Che ci vogliamo fare?
    Poi il fatto che siamo culturalmente diversi e quindi con difetti diversi, in alcuni casi molto gravi, non toglie che in Germania possa nascere un Bach, un Beethoven, un Kant come in Italia un Dante, un Leonardo da Vinci, un Galilei. Anzi sarebbe interessante indagare sull'evoluzione del loro pensiero ed opere, in relazione ai diversi contesti storici e sociali in cui erano immersi. Sicuramente qualcuno lo ha già fatto.
    P.S. (che non si sa mai...) : sono per gli scambi culturali tra popoli, anche con i tedeschi ! E mi piacerebbe approfondire ulteriormente con il professore il concetto di mercantilismo.

    RispondiElimina
  58. Sul fatto che la Germania sia un problema, persino Nomisma scrive questo:

    http://www.nomisma.it/index.php/it/newsletter/scenario/item/727-19-dicembre-2014-is-your-love-in-vain

    E il PD fa il contrario di quello che pensano i Prodiani...

    RispondiElimina
  59. L'innocuo vincolo esterno
    da soli facciamo male
    ci meritiamo l'inferno.
    Passi pesanti sulle scale
    in fretta i nomi su un quaderno
    peccato perdero' il finale.

    RispondiElimina
  60. Sono un nuovo lettore del blog. Sto imparando e riflettendo molto. Ma oggi resto stupito nel sentire criticato uno stile di vita che pensavo lodevole: accontentarsi di poco, non avere desiderio smodato di beni materiali, essere parsimonioso, rifuggire il lusso... io non mangio una patata per venderne tre, ma semplicemente perché una patata mi sazia.
    Non amo abbuffarmi, non voglio macchine sportive, vestiti eleganti, gioielli... le cose belle, l'arte, mi piacciono nei musei, dove sono fruibili a tutti pagando un piccolo prezzo per un biglietto... pensavo che questa frugalità fosse un valore.
    Oggi mi viene il dubbio d'essere un mercantilista.
    Poi ci penso su e dico no. Io non ho niente a che vedere con un mercante. Piuttosto sono il polveroso contabile che passa la giornata in ufficio e poi torna a casa a mangiarsi un pezzo di formaggio ed un tozzo di pane.

    E poi c'è qualcosa che non mi torna nel quadretto dipinto dal Machiavelli: tutti questi danari ottenuti vendendo tre patate, ma non spesi per vestirsi o arredare casa, che fine fanno? Dobbiamo immaginarci i tedeschi come tanti Gollum che accarezzano lascivamente i loro tessssori? O forse, restando in tema di metafore tokieniane, come Smaug che ci dorme sopra fino a farsi incrostare oro e gemme sul ventre?

    La frugalità può essere caratteristica di un popolo.
    Il mercantilismo forse un po' meno.
    Il capitale, invece, certamente vuole sempre accumularsi e crescere, ma non può certo farlo nelle tasche del popolino laborioso e frugale.

    Mi manca un passaggio...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro, perdonami, coi nazidecrescisti abbiamo già dato. L'ambiente lo rispettiamo anche noi e anche noi abbiamo uno stile di vita mediamente frugale, ma noi quando leggiamo un testo cerchiamo di andare fino in fondo, e mi spiace ti sia sfuggito il fatto che Machiavelli dice chiaro e tondo a cosa servono le ricchezze accumulate. Prova a rileggere, e poi pensa alla Jugoslavia e all'Ucraina (se te ne ricordi)...

      Sul perché uso l'espressione "nazidecrescisti" ti chiedo di fare un piccolo lavoro di approfondimento in questo blog. Il "decrescismo" nasce sostanzialmente come supporto ideologico delle politiche di compressione dei salari (quindi dei consumi) che sono il presupposto di qualsiasi strategia di espansione mercantilistica. Questo ovviamente non significa che sia cosa buona prendere l'automobile per fare 100 metri. Significa che bisogna guardare ogni tanto anche l'albero e non la foglia, e significa che di aneddoti si muore (vedi alla voce "micugginismo" nel glossario).

      Grazie per il contributo e ti suggerisco ancora di dare a Machiavelli un'altra possibilità.

      Elimina
    2. Io sto più dalla parte di Gordon Gekko, cfr. "Discorso agli azionisti sull'avidità" nel film Wall Street se non erro.
      Scherzo ovviamente, anche se l'immagine del "popolino laborioso e frugale" non mi lascia tranquillo; se gratti sotto trovi sempre il popolino che gira la testa dall'altra parte quando liquidano il ghetto.

      Elimina
    3. Ho provato a leggere il Machiavelli, ma continuo a fallire. Leggo di un imperatore indeciso e volubile, che sarebbe buon capitano ma che non sa come comandare ai suoi principi ed alle comunità, che vuole partire per la guerra e prende gli schiaffoni anche da chi è più debole di lui. Leggo di comunità intente solo a vivere di poco e che non hanno voglia di andare in guerra per il vantaggio d'altri, perché la sola cosa che desiderano è d'esser libere.
      E mi sfugge completamente il paragone con Jugoslavia ed Ucraina.

      Cercherò di migliorare. Grazie della risposta e dei consigli.

      Elimina
  61. Il commento più lucido sull'indole dei tedeschi che abbia mai letto da quando ho l'età della ragione (50 anni) e su quelle che potrebbero essere le nefaste conseguenze sull'Europa tutta

    RispondiElimina
  62. Concordo con lei...

    Questo a dimostrazione che i salariati compressi prima o poi si stufano...

    http://www.internazionale.it/notizie/2015/01/29/i-metalmeccanici-tedeschi-in-sciopero-per-l-aumento-dei-salari

    RispondiElimina
  63. Vivendo in Piemonte ho imparato molto bene cosa significa il pensiero austero, e aggiungo anche spartano, ma col culo degli altri, si insomma, da queste parti l'austerità fa scuola ma chi la insegna non la pratica.
    Deve esserci una qualche parte contorta della mente di questa gente dato che rifuggono tutto quello che rende comodo un lavoro, fino al punto di denigrare quelle soluzioni tecniche o sociali che non fanno tribulare, come si dice qui.

    "Se t'ha neen tribulà, t'ha neen travaià!" (infatti, in Piemonte la U si pronuncia, in quasi tutte le parole, alla tedesca).

    Quindi il ragionamento dell'austerità, che in pratica si traduce nel; piuttosto che spendere soldi e/o tempo per migliorare una situazione lavorativa tribulo (ma quasi sempre è faccio tribulare) e risparmio, ha trovato terreno fertile assieme ad un compiacimento riguardo alla deflazione ("Vuoi mettere i prezzi che scendono?! che cavolo avranno tutti questi fancazzisti di lamentarsi di una simile manna?". Questo si chiede l'autentico Piemontese doc).

    "Butuma 'n là!" dice pensando all'argiàn risparmiato.

    Si sprecano gli aneddoti.

    Poi ci si chiede di tanta sofferenza, ma il "nostro" Signore Gesù si è mai posto questa domanda? No!!! cari i miei scapatravai, bisogna soffrire per ringraziare del dono della vita, punto. (voi, io stasera vado al nait e mi ciulo una bagascia.)

    Lavorare gente lavorare, basta parlare. Il lavoro nobilita e rende liberi...o no?

    NON CONTATE SUL PIEMONTE NE'.

    RispondiElimina
  64. non ho capito una cosa. Ma l' italia non è un esportatore netto ? Che dovremmo fare, cercare di esportare di meno ?

    RispondiElimina
  65. ci sono veramente altre due o tre cose che non ho capito:

    1) Ma in Italia non c'è un sacco di lavoro nero ? Tollerare tanto lavoro nero non è forse più "sleale" che fare deflazione salariare ? Non ho elementi per fare un confronto quantitativo tra gli effetti delle due cose ma, in linea di principio, il secondo tipo di "slealtà" mi sembra molto più grave della prima.

    2 ) I tedeschi fanno da sempre deflazione salariale ma è proprio una cosa così insignificante che abbiano uno dei welfare più avanzati del mondo ? Se voi foste diisoccupati vorreste essere in Italia o in Germania ?

    3 ) I salari in Germania non sono fissati per legge. Evidentemente avviene uno scambio tra sindacati ( che forse non sono così masochisti...) e industriali: bassi salari contro investimenti degli utili e possibilità di influire sulle scelte gestionali. Mi sembra un meccanismo virtuoso da tutti i punti di vista. Se io fossi un imprenditore è esattamente lo scambio che proporrei ai miei dipendenti.

    RispondiElimina

Tutti i commenti sono soggetti a moderazione.