Ieri avevo appena finito di rispiegare alcuni perché del "meno Europa", quando è arrivata la prova regina:
L'Europeona Unitona ha fatto peggio del povero San Marinuccio, che l'aveva chiusa bilateralmente al 10% tre mesi fa:
(come del resto aveva fatto il Regno Unito).
Che un negoziato bilaterale fosse possibile e potesse essere vantaggioso per il nostro Paese ce lo eravamo detti sei mesi fa, visto che l'Italia non era la principale fonte dello squilibrio causato dall'Eurozona:
D'altra parte, nonostante nessuno (tranne chi vi parla) lo mettesse in evidenza, la manovra statunitense era una contromisura allo squilibrio causato da quelli che abbiamo chiamato "i dazi di Draghi", cioè alla svalutazione competitiva dell'euro:
(svalutazione competitiva perché avveniva mentre il surplus europeo stava crescendo, diversa quindi dal fisiologico deprezzamento che subiscono le valute dei Paesi in deficit). Anche in questa svalutazione competitiva il nostro Paese aveva avuto un ruolo tutto sommato marginale, altrimenti la si sarebbe vista quando eravamo in crisi noi, intorno al 2011, mentre si è materializzata intorno al 2015, all'epoca del Dieselgate, cioè dell'inizio della fine tedesca. La contromisura, del resto, era largamente annunciata. Era il 2019 quando parlandovi di quelle che gli operatori informativi chiamano le tariffe vi facevo vedere che da quasi un decennio (allora) gli Stati Uniti manifestavano aperta insofferenza verso la manipolazione della valuta posta in essere dalla Germania. Tuttavia, nonostante le sparate iniziali (se ricordate, a febbraio si parlava di dazi al 25%):
ad aprile davo per molto probabile un punto di caduta vicino a quel 10% di cui Trump e i suoi esperti avevano parlato in campagna elettorale. In effetti, sia San Marinuccio che il Regnone Unitone (due realtà la cui distanza non devo evidenziarvi) l'hanno chiusa lì, come sapete. Ma noi ci siamo affidati alla sagace negoziatrice europea, in ossequio alla saggezza popolare secondo cui l'unione fa la forza. Il risultato è stato il profferire una serie di sconclusionate minacce:
Ben 95 miliardi di controcazzi, pardon: controdazi, senza mai e poi mai ammettere la natura del problema e dimostrare un minimo di resipiscenza e di volontà di raggiungere soluzioni cooperative. Insomma, una vera e propria Strafexpedition (che è la dimensione negoziale delle Sturmtruppen, come l'autogol è la dimensione dialettica del piddino) che non poteva portare che da una parte, qui:
Questa arroganza totale, questa incapacità ontologica di ammettere le proprie colpe, stupisce, perché poi si scopre che quando nelle vesti dell'importatore si trova l'UE, la signora von der Leyen ha ben chiaro che deve chiedere quello che da esportatrice non è disposta a concedere:
La malafede (e anche una certa ingenuità, se posso...) è quindi palese...
Inutile dire che alla minaccia di controdazi il Donaldo Trumpo ha reagito da par suo:
andando 5 punti percentuali oltre la sua pretesa iniziale del 25% (apro e chiudo una parentesi: le forme di parmigiano esposte sul Sole 24 Ore fanno capire come il giornale degli industriali italiani immagina sia composto il nostro export verso gli Usa), e trascinando così verso l'alto di 5 punti percentuali il punto di caduta, che quindi è stato il 15%, non il 10% che pensavo io (e pensava anche lui, come vi ho dimostrato per tabulas). D'altra parte, all'arroganza del botolo tedesco non si poteva rispondere in altro modo, ed è colpa nostra, non di Trump, se non ci è bastata la lezione del 1945.
I mercati, lungo tutto lo svolgersi di questa complessa vicenda, se ne sono battuti completamente il belino, tranne all'inizio, quando ci fu un tuffo verso il basso prontamente recuperato:
(questo è il FTSE MIB).
Non è chiaro perché mai gli operatori informativi e gli economisti da talk show, sempre così inclini a prosternarsi al verdetto dei mercati, in questo caso lo ignorino. Non è chiaro, cioè è chiarissimo: in questo caso il verdetto dei mercati non quadra con la loro narrazione terribilista "Trump pazzo cacca pupù disastro", e quindi lo ignorano. Mi è invece chiaro perché i mercati non si preoccupino: perché il 15% (cugino del 10%) è un margine che lungo catene distributive complesse si può assorbire, nel tempo, soprattutto considerando che a monte di questo aumento del 10% c'era stata una svalutazione del 25% che aveva consentito a molti di mettere, quatti quatti, tanto bel fieno in cascina. Ma non vi annoio con una lezioncina sul pricing delle aziende oligopolistiche che operano in mercati internazionali.
Non è nemmeno chiarissimo per quale motivo abbiamo evitato di percorrere la strada, assolutamente lecita, del negoziato bilaterale. Vero è che era stato Trump il primo a escluderla:
come era in sua piena potestà fare (mentre spero che abbiate capito, almeno voi, che la competenza esclusiva dell'UE è sui dazi che mette lei - perché anche lei ne mette! - non su quelli che mettono gli altri, nonostante questo concetto sia impervio a peraltro garbati colleghi con cui non voglio litigare: lascio che litighino loro col mio amico Aristotele...). Trump potrebbe averlo fatto per evitare di subire la solfa deamicisiana: "Trump, tu uccidi l'Europa!", ben consapevole che quest'ultima è di per sé un morto che cammina, e lo è tanto più quanto più si affanna a dare segni di vitalità. Lato nostro, credo che sia entrata in gioco una complessa valutazione di opportunità che tutto sommato condivido: se ci fate caso, mandare la von Sturmtruppen a schiantarsi contro il muro della propria connaturata arroganza di certo non la rafforza, ci ha evitato di passare per sabotatori del meraviglioso brogeddoeurobeo, con annesso costo politico di un nuovo otto settembre (di cui l'Italia è meglio che abbia fatto a meno), e alla fine ci è costato solo il 5% in più (15% invece di 10%). Un costo che molti imprenditori, inclusi quelli sollecitati dai media per alimentare la narrazione terribilista, trovano in fondo sostenibile (anche se è ovvio che chi ha beneficiato di una svalutazione del 25% preferisce poi non sostenere un dazio del 15%)!
Quindi, come dire: tutto è bene quel che finisce male!
Il nostro principale nemico ne esce indebolito anche di fronte ai più subalterni dei suoi vili lacchè (l'odierna rassegna stampa offre un florilegio inestimabile). Il nostro Paese non ne esce troppo danneggiato, posto che l'alleanza con il fiero alleato germanico ormai è lì, e sbarazzarsene non è semplice come ordinare una cedrata al bar (il che significa che l'ottica in cui dobbiamo porci è quella di riduzione del danno, e mi sembra che sia stata interpretata bene). Non ne esce troppo male nemmeno il blog, anche se avevamo fatto una previsione che era un bijoux, quel 10% che era nelle cose come tanti esempi dimostrano, e da cui ci siamo discostati, come il breve resoconto storico che vi ho fatto dimostra, solo per le goffe vociferazioni dell'odiosa megera.
Inutile dire che l'opportunità offerta dai dazi, quella di riflettere, come oggi chiede perfino Draghi, sul nonsenso di un modello di crescita sbilanciato sull'inseguimento dei mercati esteri, è finora andata perduta. Un modo per coglierla potrebbe essere, come sta facendo Claudio, usare la sponda della narrazione terribilista per chiedere un provvedimento che, come vi dicevo, è comunque nelle cose (l'allentamento delle regole di bilancio), o un provvedimento che non verrà mai accordato (la sospensione delle regole di bilancio). Tatticamente sarebbe una mossa interessante, ma vanno viste anche le sue implicazioni strategiche. Un'Europa che non strangoli se stessa con il Patto di stabilità rischia di innescare una nuova dinamica centro-periferia, un nuovo ciclo di Frenkel? Non è da escludersi, anche se in questo caso il motore degli squilibri, la Germania, più che sul dumping salariale e quindi sull'espansione delle esportazioni (con conseguenti squilibri debitori della periferia) sembra puntare su una sorta di dumping di bilancio e quindi sull'espansione degli investimenti bellici (con una spinta espansiva da cui in realtà la periferia potrebbe trarre beneficio, naturalmente fino al momento di rinnovare il magazzino). La fragilità causata dall'assenza di quel fisiologico meccanismo di riequilibrio che è il cambio nominale potrebbe tardare a palesarsi, ma sarebbe necessariamente parte degli sviluppi di un'Unione Europea che in un modo o in un altro cessasse di crescere sotto potenziale.
Intanto, il dollaro sta cedendo, cioè l'euro si sta rivalutando:
e chi ci dice (ora) che l'euro forte danneggia le imprese sta dicendo, senza rendersene conto, che una lira correttamente prezzata non le danneggiava.
Un passo alla volta...
Per avere i dazi al 15%, leggo però che l'Europa dovrà comprare beni energetici e armi dagli USA. Spero che questi impegni saranno ripartiti equamente. Ma conoscendo i soggetti che sono andati a rappresentarci, sono quasi certo che per qualcuno (noi) il conto da pagare sarà più salato.
RispondiEliminaMi sembra che l'accordo non preveda limiti sul cambio euro-dollaro o sulla politica monetaria. Saranno usati per compensare il costo dei dazi?
RispondiEliminaQuando tassi sottozero e svalutazione?
Il tasso di cambio non è manipolabile a piacere senza limiti. L'accordo poi prevede import europeo e investimenti europei, la cosa a me non è del tutto chiara nel dettaglio ma se svaluti adesso o alla fine rompi l'accordo e non compri oppure ti stai alzando il prezzo
EliminaSecondo me Trump ha trattato con l'UE perchè come ci ricordano i giornalisti colti è un bullo, e se l'è presa con il soggetto più debole: l'UE. (ps: la mia non è una battuta)
RispondiEliminaNo, capisco, e ha assolutamente un senso. Non si è preso il biasimo politico e ha spezzato l’anello debole della catena (che però ha portato a casa un ribasso per l’automotive tedesco).
Eliminaio invece penso che il margine del +5% rientri nella strategia trumpiana di geopolitica economica, secondo cui si potrà ancora trattare per categorie merceologiche e accordi bilaterali (dove, oltre alla riduzione del 5% sarebbe auspicabile chiedere più investimenti americani strategici sul suolo italico); questa è solo la prima mano di poker con noi, mentre con la cina trump sta giocando, a fasi alterne, dal 2016. Chi ne esce scornato lo vedremo a stretto giro in borsa con pesanti perdite del valore azionario
EliminaAd Aprile parlavamo de "Le analisi dell'Europa" e c'erano diversi Paesi all'apparenza vulnerabili, come Irlanda e Francia. Questi dazi al 15% non metteranno K.O. l'Italia, ma qual è l'impatto per gli "anelli deboli" europei? Il settore farmaceutico non ha avuto esenzioni, ad esempio, il che mette l'Irlanda a rischio. La dinamica francese non era brillante e questa botta arriva in un momento delicato: i transalpini hanno già molte difficoltà a far quadrare i conti.
RispondiEliminaForse il settore automobilistico tedesco può tirare un sospiro di sollievo, ma al costo di aprire falle dove lo scafo dell'imbarcazione europea è più debole. Oltre all'apertura di una falla "ideologica" perché, in sostanza, si è convalidato il discorso di Trump concedendogli una vittoria "simbolica" che sembra bruciare parecchio agli europeisti nostrani. Questi cedimenti "simbolici" contano.
Anch'io credo che, realisticamente, non ci fossero le condizioni effettive e politiche per trattative bilaterali con gli USA (suppongo che dall'interno voi lo sapevate ancor meglio) ma tatticamente avete fatto comunque bene a portare avanti sui media il tema.
RispondiEliminaE condivido il fatto che mandare invece a schiantare la Von Der Leyen sia stato, dal nostro punto di vista, probabilmente il migliore dei risultati realisticamente ottenibili.
Urge uscire dall'euro si otterrà così una svalutazione che compenserà in parte i dazi. Ma con Fratelli d'Europa, Forza Europa e i PET moderati non si farà dal fogno all'oppio europeo che annebbia la vista il passo e breve e sul ciglio del burrone si faccia un passo avanti..
RispondiEliminaNon si esce dall'euro.
EliminaBisogna che l'euro ci lasci.
Ciao bagnai, hai letto cosa ha scritto il Corriere? Non ci credevo!
RispondiElimina“ Perché rimanere in un’Unione così, che conta, alla fine, meno del Regno Unito che ha patteggiato il 10%? “[….] “ Dubitiamo che un singolo membro dell’Unione, anche il più piccolo, se avesse dovuto trattare da solo, si sarebbe fatto umiliare come Ursula Von der Leyen” Hanno ammesso che hanno detto solo cavolate per anni! L’articolo, se vuoi leggere questa ammissione, è “27 luglio 2025, un giorno di cui vergognarsi” del corriere. Sono rimasto stupito dal fatto che oramai la stampa ci dà ragione! Il castello sta cadendo a pezzi!
L unica cosa positiva che mi pare è che Ursula abbia fatto una figura diciamo non bellissima anche di fronte ai più accaniti europeisti... La cosa che fa cadere le braccia sono "Ha stata Meloni"... Gli stessi del primato europeo per ogni cosa e del "Famo l Europa federale"..
RispondiEliminaNon vedo ancora pietre rotolanti in Europa...
RispondiElimina