sabato 4 gennaio 2025

La quarta legge

Le leggi di Twitter sono state enunciate qui.

Oggi si è riunito a Bologna un comitato ristretto per rivedere il testo della quarta legge, il cui termine nel frattempo era stato tacitamente prorogato. La riformulazione proposta, in attesa di vostri emendamenti o considerazioni, rende scorrevole nel tempo la finestra individuata dalla norma originale, e quindi stabilisce che, fatto salvo il disposto delle altre tre leggi, chi interloquisce essendosi iscritto negli ultimi tre anni viene bloccato.

Nulla di personale: è netiquette!

La netiquette suggerisce l’opportunità di capire quale sia lo spirito della community cui ci si rivolge, quale ne sia la cultura, e siccome Goofynomics è una community piuttosto complessa, articolata, stratificata, possiamo dare per scontato che tre anni di lurking siano un minimo sindacale.

Visto che siamo qui per aiutare, mettiamola in positivo: se mi incontri su Twitter e

  1. hai più di 100 follower,
  2. non hai la baio in inglisc,
  3. ti sei iscritto prima del 4 gennaio 2022,

non ti blocco (non subito!).

Domani basterà essersi iscritti prima del 5 gennaio 2022, dopodomani prima del 6, eccetera.

In attesa di vostre considerazioni (ma anche no), porgo con immutata stima i miei migliori saluti…


(…e anche oggi di produttività ne parliamo domani, a indicare che in effetti un problema di produttività c’è! Sarete sorpresi di sapere quale sia…)

venerdì 3 gennaio 2025

I want to be a currency. From now on, I want you all to call me 'Leuretto'.

Chiedo scusa, ma ne ho piene le tasche dei cretini che quotidianamente ci importunano nella cloaca nera con i miasmi delle loro flatulenze verbali. Penso sia quindi utile per tutti noi mettere le cose in prospettiva, ribadendo un concetto essenziale e misurabile: l'euro ci era stato annunciato come valuta forte e stabile, ma i dati dicono che non è stata particolarmente stabile e che non si sta rivelando particolarmente forte. Mi è venuto in mente di ribadire questo punto semplice ma incontestabile (se non dai cretini, che qui comunque hanno libertà di espressione del pensiero) intravedendo oggi un tweet del nostro amico involontariamente esilarante:


che lamentava il raggiungimento del livello più basso dell'euro dal 2022 (!) a causa di preoccupazioni sull'economia europea (!).

Ho rimesso doppiamente in prospettiva questo tweet surreale con un breve intervento:


Eh sì! Perché innanzitutto non è il valore più basso dal 2022, ma dal 2008, e poi le preoccupazioni non sono per l'Europa, ma per la Germania.

Non poteva non inserirsi il prototipo del troll drindrino:


un ellissoide di rotazione che adesso bloccherò, perché oltre a essere diversamente intelligente è anche molto, ma molto monotono... Ma questo qui non interessa: ve lo indico solo a titolo didattico come prototipo dei cretini della liretta, il cui nome è Legione.

E allora parliamone, della liretta, ma coi dati!

I dati ci sono: quelli dal 1960 alla fine del 1998 li trovate sulle International Financial Statistics del FMI:


espressi in quantità di lire necessaria per acquistare un dollaro (quotazione incerto per certo), ma volendo anche sui Key Short Term Economic Indicators (accessibili dal Data Explorer dell'OCSE), sempre espressi come unità di valuta nazionale per dollaro, con la differenza però che l'OCSE prende come riferimento per la valuta nazionale l'euro:


In altre parole, questo significa che i dati OCSE e i dati FMI sono esattamente gli stessi, a meno della moltiplicazione per un numero che ben conoscete:


Per ottenere la serie in lire (quella fornita dal FMI) basta moltiplicare la serie in euro (quella fornita dall'OCSE) per 1936.27.

Ovvio, no?

Perché ci occorrono due fonti? Perché il FMI smette di riportare il cambio lira/dollaro da quando la lira non esiste più (cioè dal 1999). Viceversa, l'OCSE riporta il cambio della valuta italiana rispetto al dollaro sia quando questa valuta era la lira che quando questa valuta era l'euro. In effetti, ci basterebbe quindi come fonte l'OCSE, ma ho voluto confrontare le due fonti nel foglio Excel che vedete qua sopra per essere certo che la misurazione retrospettiva dell'OCSE coincidesse con quanto avevo appreso del cambio lira/dollaro nella mia lontana giovinezza.

Ve la faccio breve. I dati sono questi:


Sono dati mensili dal gennaio del 1960 al novembre del 2024.

Chiedo (per un amico): sapreste indicarmi in quale punto del grafico l'Italia entra nell'Unione Economica e Monetaria? L'ingresso nell'euro ci è stato proposto come raggiungimento di una stabilità ormai perduta dall'abbandono di Bretton Woods, come fine di un periodo di volatilità eccessiva e di svalutazioni devastanti (che sul grafico si vedono come impennate, come aumento della quantità di valuta nazionale necessaria per comprare un dollaro), e quindi, se la promessa tanto sbandierata fosse stata almeno un po' mantenuta, non dovrebbe essere difficile individuare il momento in cui essa è venuta a compimento, no? D'altronde, se ci fate caso, l'abbandono della stabilità che il sistema di cambi fissi di Bretton Woods ci garantiva nel grafico si vede piuttosto bene, giusto? Si vede quando il cambio cessa di essere fisso (retta orizzontale) e comincia a muoversi, o no? E quindi, di converso, la ritrovata stabilità conferita dall'euro, di cui tutti gli euroti cianciavano e tuttora cianciano, dovrebbe essere altrettanto facilmente individuabile, o sbaglio?





















































Eh...

















































No, mi sa di no...




























Dai, vi aiuto mettendo le date e un paio di rette verticali...


La serie FMI (in lire) è rappresentata sull'asse di sinistra, quella OCSE (in dollari) sull'asse di destra, le due serie sono, com'è ovvio per i motivi che vi ho detto sopra, perfettamente sovrapponibili, e ho messo due linee verticali per indicarvi i due eventi storici marcanti di cui vi parlavo sopra.

La linea verticale rossa indica un evento di cui vi accorgereste anche se non ve lo evidenziassi: la fine del sistema di Bretton Woods decretata da Nixon a Ferragosto del 1971. Da lì in avanti (cioè verso destra) si comincia a percepire una certa instabilità di quello che prima era un cambio fisso (cioè una linea perfettamente orizzontale). La linea verticale celeste indica invece l'evento che non riuscivate a collocare, cioè l'ingresso dell'Italia nell'Unione Economica e Monetaria. Come? Non vedete l'immediato raggiungimento di una rinnovata stabilità? No!?

Eh, no.

Non lo vedete perché non c'è.

La valuta italiana è stata volatile rispetto al dollaro sia quando si chiamava lira che quando si chiamava euro, cioè sia quando la gestivano i corrotti e dissoluti banchieri centrali italiani non ancora indipendenti, che quando la gestivano i puri e rigorosi banchieri centrali leuropei indipendenti! Tanto  per darvi un'idea, dall'ingresso nell'euro a gennaio del 1999 all'ottobre del 2000 (in 22 mesi) l'euro si svalutò del 26%! E sapete perché? Perché la Germania era il malato d'Europa (come adesso) e aveva bisogno di un aiutino.

(...sul grafico, dove il cambio è quotato incerto per certo, questa svalutazione figura come un incremento del 35% del costo di un dollaro in valuta nazionale: se ci vuole più valuta nazionale per acquistare un dollaro, vuol dire che la valuta nazionale vale di meno...)

Ma... ma... ma... una svalutazione simile somiglia tanto a quello che accadeva alla liretta nei turbolenti anni '80, quando qui, a sentire i porci imbecilli antitaliani, era tutta svalutazionecompetitiva e carriole per fare la spesa! In effetti, allora occorsero solo 20 mesi (dall'agosto del 1983 al marzo del 1985) per svalutare della stessa entità...

Eh, vedi che forte l'eurone!

Ci ha fatto resistere due mesi in più...

Sossodisfazzioni...

E inoltre, dirà qualcuno, dopo questa infausta partenza l'eurone si è rafforzato: lo si vede bene nel grafico, anzi, nei due grafici, anche in quello mostrato all'amico diversamente italiano e involontariamente comico: lì il rafforzamento dell'eurone si vede come crescita della spezzata rossa (a indicare che un eurone comprava più dollari), mentre nel grafico più esteso si vede come una calo della spezzata rossa (a indicare che ci volevano meno euroni - nel frattempo diventati valuta italiana - per comprare un dollaro).

Giusto! 

A fare i conti, si vede che dall'ottobre del 2000 al luglio del 2008 la quantità di valuta italiana (euro) necessaria per acquistare un dollaro è diminuita del 45.8%, cioè, di converso, che una poderosa erezione rivalutazione ha fatto aumentare l'eurone di ben l'85% (84.6%, ma arrotondiamo)!

Acciderbolina, che performance erotica (se pure in 94 mesi)!

Ma... ma... ma... è più o meno quello che accadeva nei decadenti e dissoluti anni '80, quando la casta, la cricca, la corruzione, erdebbitopubblico, le cavallette, le pallottole in garage (come dimenticare l'immortale Verzelli e il suo sproloquio dadaista? Chissà che fine avrà fatto, quel buon'uomo...), le svalutazzionicompetitive, e via scemenzando, indebolivano il potere di acquisto delle famiglie (che invece aumentava), ma fra il marzo del 1985 e il novembre del 1990 la lira si rivalutò dell'86% sul dollaro, e in soli 69 mesi (sì: si rivalutò più la lira nel 1985 che l'euro nel 2000, e in meno tempo. Li vedete i cazzo di dati? Vi serve un disegnino coi sottotitoli?).

Certo, dirà qualcuno, è chiaro, l'entrata nello "SME credibile" (daje a ride...) aveva contribuito a rafforzare il nostro tasso di cambio, che però poi si dimostrò insostenibile, tant'è che poi dovette cedere (nel grafico, la spezzata riprese a crescere), e nei 99 mesi fra il novembre del '90 e l'entrata nell'euro perse il 33%! 

Eh, già...

Era deboluccia, la liretta...

Mica come l'eurone, che nei 99 mesi successivi al picco raggiunto a luglio 2008 ha perso il 29% (mica il 33%! Solo il 29%...) e da allora un altro 5%, e ci si aspetta che ceda ancora, in un tentativo vano di aiutare l'economia tedesca a proseguire la sua sciocca guerra contro il resto del mondo (che tanto si sa come va a finire: così).

Volete vederla in un altro modo?

Vi faccio vedere, sovrapponendoli, l'andamento del tasso di cambio dai "minimi relativi" di marzo 1985 e di ottobre 2000 (che nel grafico incerto per certo sono massimi relativi) per i 12 anni successivi. Per facilitare la vostra intuizione, esprimo i tassi di cambio in quotazione certo per incerto, quella che si usa oggi (per cui un aumento indica una rivalutazione) e li presento come indici con base 100 nel primo periodo osservato (così potete confrontare direttamente gli ordini di grandezza):


Ma voi, la radicale diversità, la profonda stabilità, del mondo dell'eurone rispetto a quello della liretta la vedete? Se non avessi etichettato con le date le due serie, sapreste scegliere a colpo sicuro quali dati vengono dal turbolento mondo della liretta e quali dallo stabile mondo dell'eurone?

Non credo.

E sapete perché?

Ma, direi per un motivo uguale e contrario a quello che spingerebbe un eurota, se si buttasse dalla finestra (Dio non voglia!), a pensare di essere lui ad attrarre la Terra con la propria massa.

Chiaro?

Beh, se non è chiaro, io mi arrendo: più chiaro di così non posso essere.

Con questo che cosa voglio dire?

Che è colpa degli altri, che è un complotto satanista di Soros e di Schwab, che se tornassimo al sesterzio nel Tevere scorrerebbe latte e miele, [puttanata a piacere inventata dai porci antitaliani]?

No.

Non voglio dire questo, né l'ho mai detto. Voglio dire quello che ho detto: che la promessa di stabilità sui mercati finanziari internazionali fatta da chi ci ha proposto l'euro non è stata mantenuta, e (per definizione) non per colpa nostra, visto che la possibilità di gestire la valuta ci è stata sottratta, quindi non possiamo essere noi i responsabili di una instabilità che abbiamo subito come tutti gli altri Stati membri ma che non dipende dalle nostre scelte (ma dalla salute dell'economia tedesca)!

Tutto qua.

Un vantaggio, un beneficio, che ci è stato chiesto di considerare perché essenziale, perché strategico, non si riscontra nei dati. Solo questo volevo dire: mi sembra abbastanza per aiutarvi a riconoscere un imbecille quando lo incontrate (operazione che può comunque essere utile, se non altro per non perdere tempo), e per riflettere su quali vantaggi non stiamo avendo dall'unione monetaria, la cui valutazione complessiva non si esaurisce, ovviamente, qui.

L'imbecille, naturalmente, dirà il contrario e ripeterà "liretta, liretta...". Ora voi avete visto la performance di leuretto, quindi sapete che cosa pensare.

Tanto vi dovevo, e ora vado a bloccare un po' di stolti...

giovedì 2 gennaio 2025

Sul disordine dei lavori…

 … i peggio sono quelli che, quando pensi che la tiritera sia terminata, arrivano con un messaggio molto “studiato“ il cui senso è: “ Tifaccio gli auguri in ritardo, perché altrimenti resterebbero sommersi dalla valanga di tutti gli altri, ma IO non sono come tutti gli altri, IO ho un rapporto diverso dagli altri con con te, IO, IO”… e l’asino mio! 😂

Comunque, ho imparato l’arte di vedere il bicchiere mezzo pieno, checché ne dicano le malelingue. Posso assicurarvi che lo sforzo di reprimere i conati di odio fa bruciare parecchie calorie. E così, ho passato il pomeriggio a ringraziare i ritardatari, dopo un tentativo infruttuoso di capire se le osservazioni di Blanchard a 🍇 fossero o meno fondate.

Abbiate un po’ di pazienza: sarà anche vero che dobbiamo rispiegare tutto da capo perché molti si sono aggiunti senza aver fatto il vostro percorso, ma sarebbe un peccato sprecare le opportunità che si sono aperte da quando quelli che cercavano di zittirci stanno cominciando ad appropriarsi dei nostri argomenti. Se non fosse così, basterebbe ripubblicare “Il tramonto dell’euro” sic et simpliciter. Invece, in questi 14 anni di crescita comune, abbiamo imparato molte cose di cui sarebbe un errore non tenere conto. Alcune derivano dall’esperienza concreta dei processi politici, altre da evoluzioni dei processi macroeconomici che ci allontanano sempre di più da quella narrazione calcistica, di tenzone agonistica fra Italia e Germania, che qui abbiamo comunque sempre rifiutato (e abbiamo fatto bene). Di questa esperienza e di queste evoluzioni bisogna tenere conto, perché l’unica flebile speranza che abbiamo di costruire una soluzione pacifica consiste nel far capire che siamo in un gioco a somma negativa, dal quale tutti, non solo quelli che una volta venivano dipinti come deboli ed oggi sono oggettivamente i più forti, hanno interesse a sfilarsi.

Ma questa nuova impostazione del problema richiede studio approfondito, tanto quanto era approfondito lo studio dietro ai primi post di questo blog, ma molto più faticoso perché il tempo manca ed è continuamente frantumato da IO!

A proposito: auguri!







mercoledì 1 gennaio 2025

Capodanno

(...scusate: sono un po' in ritardo con il discorZetto sulla produttività che intendevo farvi. Il post di ieri evidenzia che dopo tredici - da oggi quattordici! - anni, pur occupandoci più o meno degli stessi argomenti, riusciamo a scoprire sempre cose nuove. Ieri ad esempio abbiamo scoperto che tante riforme, tanta modernità, non hanno modificato se non lievemente in peggio il pass-through dai costi dell'energia all'inflazione nazionale. Siamo vulnerabili tanto quanto prima agli shock di offerta: una cosa che distrugge in radice la retorica del monetone fortone. Vale la pena quindi di rispiegare tutto da capo, come dice Claudio, ma vale anche la pena di farlo costruendo sui terreni che abbiamo conquistato - e per questo il blog svolge un ruolo notarile insostituibile: la schiuma della cloaca nera non è solo maleodorante: è anche labile! A tal proposito, non più tardi di un annetto fa vi schieravate compatti a difesa di uno dei tanti eroi di cartapesta che vi costruite per poi restarne regolarmente delusi [qui la compatta difesa, e qui, nei vostri commenti, la delusione]. Detesto avere ragione, ma solo sulle cose importanti: avere ragione sulle scemenze mi lascia piuttosto indifferente. Il vostro idolo mandava in sollucchero la principessa archetipica delle amanti tradite, Marco Basilisco, e da lì, un decennio addietro, avevo capito come sarebbe andata a finire! Quindi non sono stupito. Questa cosa mi sovviene incidentalmente, perché invece seguo con una certa assiduità l'altro, che sarà sì piddino, ma lavora bene. Ieri sera ascoltavo una "pillola" sulla Repubblica Veneta e mi è balenata un'intuizione: non solo del maiale, ma anche di animali mitologici come il drago bisognerebbe guardarsi dal buttar via tutto. Del resto, è evidente che er drago ci sta trollando, no? E del troll, ci siamo detti ieri, non si butta via niente... Questo ha allungato un pochino i tempi di lavorazione del mio post sulla produttività, su cui quindi dovrò lavorare un altro paio di giorni, perché nell'argomento del drago c'è una parte, su cui non a caso anche Blanchard attira l'attenzione, che merita approfondimento per mettere nella corretta prospettiva internazionale le dinamiche della produttività europea. Mi ci vorranno un paio di giorni ma spero di darvi un quadro equilibrato. Intanto...)

...oggi sono andato a Firenze per assistere al concerto di capodanno della Scuola di musica di Fiesole, un'istituzione che qualcuno di voi conoscerà. Per chi se lo fosse perso, lo trovate qui:


Ne vale la pena, anche (ma non solo) per la riproposizione in panna acida di un noto piatto italiano:

(ascoltare per credere).

Essendo arrivato un po' in anticipo, anche come forma di cortesia verso chi mi aveva invitato, cui avevo scombinato le carte decidendo il giorno prima, avevo qualche minuto da spendere in quella città che cui non appartengo e che non mi appartiene se non in forme precoscienti e insondabili, che grazie a Dio ogni tanto si palesano in qualche studio televisivo per il vostro piacere. Me ne vo verso Santa Maria Novella: la piazza una distesa di lattine di Redbull che due o tre mezzi del comune stavano spazzando via, la chiesa (anche giustamente) musealizzata, ma a me andava di essere libero, di non entrare in un percorso. Mi sono allora decentrato verso il fiume, passando per borgo Ognissanti dove avevo notato una chiesa in cui non credo di essere mai entrato, quella di San Salvatore. Per i pochi anni che ci ho abitato, ero da tutt'altra parte (in realtà, a soli 25 minuti a piedi, ma dall'altra parte della Stazione, che erano le mie colonne d'Ercole), e poi mia madre aveva in uggia il barocco, non so bene perché, e quindi evitava quel poco di post-rinascimentale che si trova a Firenze.

Insomma, mi addentro e trovo di tutto, a partire da lui:


di cui ignoravo l'esistenza (non credo di averlo mai incontrato neanche in un libro), passando per scienziati come lui:


e lui:


ma anche, volendo scalare di qualche marcia, cose meno illustri, ma di grandissima dignità, come questa:


(il lieto finale del crocefisso di Giotto).

E mentre mi addentravo, osservavo, fotografavo, non potevo sfuggire alla riflessione che sempre si insinua in circostanze simili nella mia mente svaporata: con metà del patrimonio di quella chiesa "minore" (molto ben tenuta, ma ovviamente minore rispetto a Santa Maria del Fiore o a Santa Croce o a San Lorenzo) in un capoluogo europeo ci metterebbero su un signor museo. Per carità, hanno avuto anche loro le loro fioriture, e alcune esercitano su di me un grande fascino. Ma la domanda è e resta sempre quella: com'è possibile che noi italiani a tal punto disconosciamo la nostra eccellenza? Cosa ci siamo fatti, o ci hanno fatto, per decostruire in modo così meticoloso la nostra identità?

In fondo, le puttanate sulla liretta, di cui ci occupavamo nel post precedente, sono un risvolto di questo fenomeno per me incomprensibile. Non c'è pressoché nulla di quanto è stato fatto al mondo che un italiano non abbia fatto prima (il tema della Moldava), o meglio, o che sia stato fatto senza un italiano. Ma molti di noi continuano a raccontarsi che come popolo falliremmo se decidessimo per noi, forse perché loro hanno fallito decidendo per sé. In effetti, dietro il livore drindrino c'è questo: il fallimento (pare che ci riprovino col partito: intanto io, che non avevo questo loro obiettivo, sono alla seconda legislatura...), e l'ignoranza (loro vogliono abolire il classico, e io sto montando le tracce del mio ultimo disco).

Tutto qua.

(...torno sul database dell'OCSE: è uno sporco lavoro, ma un drindrino certo non può farlo!...)