(...il 6 era qui...)
Malachia Paperoga ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Gli indifferenti (la replica di Duccio)":
Scusate, volevo segnalare la madre di tutti i "Dio c'è":
Contratto nazionale giornalisti, gli editori danno la disdetta a federazione stampaLa crisi strutturale del settore editoriale impone [...] obiettivi di economicità, efficienza e flessibilità nella gestione dei rapporti di lavoro giornalistico
C'è tutto.
I servi che alla fine, come previsto anni fa da Alberto, diventano schiavi.
La crisi come strumento di riforma.
La sindrome TINA: non esiste alternativa, IMPONE.
L'utilizzo
delle parole chiave della neolingua, tanto cara ai neogiornalisti:
economicità, efficienza, flessibilità. Cari giornalisti, adesso ve ne
renderete conto, spero: vogliono pagarvi di meno (economicità), farvi
lavorare di più (efficienza) e non darvi uno straccio di garanzia né
orari prestabiliti (flessibilità).
La deflazione suona per voi. Vi piace?
Personalmente, no es que me gusta, pero siento un fresco!
Postato da Malachia Paperoga in Goofynomics alle 5 novembre 2015 09:09
(...poi ci occupiamo di Capizzi...)
L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
giovedì 5 novembre 2015
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Io volevo postarlo con un solo commento:
RispondiEliminaAH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH .......
Avete presente la risata rimbombante di Dio in qualche film comico?
(scusi prof. ma uno sfoghetto ogni tanto ci vuole, allenta la tensione).
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RispondiEliminaIst die beste Freude. Scusa, caro: ci disinformavano. Ora continueranno. A noi cosa cambia? Almeno adesso sanno di cosa parlano, quando anche loro erano indifferenti.
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EliminaIl problema è questo e non è un problema etico né religioso: è un problema politico. Possiamo fottercene di chi si fotteva di noi? (fossero giornalisti, insegnanti, imprenditori, ballerini d'opera, scaricatori di porto, ecc.). Mi sembra che gli ultimi tre post facciano emergere un quadro piuttosto sfaccettato di opinioni.
EliminaNo. Per la pietas che non può mancare in chi pretende di essere diverso e, soprattutto, per l'interesse. Per la solita simmetria. Il mio reddito è la tua spesa, la tua disgrazia è anche la mia. Per l'arrivo della disgrazia sul suo capo, la categoria può solo prendere coscienza di questa semplice verità, ma il fatto in sé non è un vantaggio per nessuno.
EliminaEcco. E allora che giudizio possiamo dare di chi interviene in questa discussione preoccupandosi fondamentalmente di difendere esclusivamente il proprio reddito e il proprio ruolo, senza dare alcuna prova di interessarsi o di essersi interessato dei problemi altrui, e rivendicando come un merito il fatto di essere stato vittima di un processo che non ha fatto nulla per analizzare? Questo non è un problema esistenziale, etico, ma politico. Per questo motivo sono tanto pessimista.
EliminaPassionalmente parlando dovremmo essere contenti (mal comune mezzo guadio). Razionalmente no, perchè il mal comune diventa male anchemio.
EliminaAd esempio: io ora lavoro nell'abbigliamento, ma per carattere personale della moda non infrega molto. Prima di cominciare questo lavoro denigravo (con fare di superiorità, probabilmente per nascondere invidia) coloro che ogni stagione spendevano cifre folli per inseguire la moda. Poi ho cambiato idea (anche grazie a questo blog), perchè è grazie a questa gente che mi danno lo stipendio tutti i mesi. Forse ci sono due cose positive in questa notizia: 1) è l'ennesimo QED, 2) forse qualcuno di loro si 'convertirà' e comincierà a informare...
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EliminaPotremo sempre assegnare loro le miniere abbandonate del Sulcis-Iglesiente.
RispondiEliminaCaro BAGNAI,
RispondiEliminanon c'entra nulla con questo post, ma lo scrivo qui perché non so dove altro.
Ho letto il suo “L’Italia ce la può fare” e l’ho trovato molto utile e ben scritto. C’è però una cosa che secondo me stona nel suo libro e in generale mi lascia perplesso nel suo approccio ai problemi di politica/economia.
Cerco di esprimerla sinteticamente nel modo più efficace:
Possiamo pure dire che abbiamo politici e opinion makers ignoranti e conformisti, ma dire che “i tedeschi sanno fare i loro interessi e fanno bene perché tutti farebbero lo stesso” mentre i nostri politici sono cretini non mi sembra né vero né utile. Una visione più reale è dire che esiste una èlite politica ed economica transnazionale che condivide la visione neoliberista e che perciò: 1) non si comporta da classe dirigente (conciliando interessi particolari con interesse generale), ma da oligarchia estrattiva; 2) promuove un assetto economico e sociale destinato ad esplodere perché instabile ed iniquo. Quindi né politici tedeschi né quelli italiani ci piacciono, perché comunque faranno affondare la barca!
Il punto vero è: non si può essere moralmente cinici e auspicare uno stato diverso da quello in cui siamo, perché la razionalità (delle buone teorie economiche) non basta a convincere i cinici a cooperare piuttosto che competere fino a farsi la guerra e distruggere quello che ci dà da mangiare. La narrazione neoliberista ha in comune con il marxismo una antropologia a-morale, e vorrebbe costruire la società buona senza uomini buoni: non funziona!!! Se sdoganiamo l’egoismo poi non possiamo difendere la democrazia, l’onestà intellettuale e un rapporto equilibrato tra capitale e lavoro (tutte cose che stanno a cuore a lei) perché gli egoisti veri di queste palle se ne fregano!!!
Roberto
Caro, del libro non hai letto bemmeno il titolo, e la tua punteggiatura lascia a desiderare. Non dico da nessuna parte che i nostri politici sono cretini. L'analisi dei loro moventi è molto più sfaccettata. Ti suggerirei di approfondire.
Eliminaguarda Alberto, ti cito integralmente che più chiaro non si può:
Elimina"Il destino della sinistra liberista, essendo un ossimoro, è l'andare di nemico in nemico, anziché di proposta in proposta.".
(22/12/2013)
Anch'io ho provato soddisfazione per la notizia. Poi però ho letto che, secondo quanto scritto sul FQ, il vecchio contratto continuerà ad applicarsi a chi è già assunto. Quindi, si delinea la solita situazione in cui chi oggi è precario e mal pagato domani lo sarà ancora di più, mentre chi è garantito e benestante non verrà toccato (per ora). Credete veramente che la qualità dell'informazione trarrà vantaggio da quest'operazione? Io no. Anzi, secondo me saranno ancora più addomesticabili, sia gli schiavi che hanno bisogno di un lavoro (qualunque esso sia e ad ogni costo), sia i privilegiati che ora faranno ancora di più a gara a leccare i culi dei potenti in modo da non essere loro i prossimi a finire in mezzo ad una strada.
RispondiEliminaPer i giornalisti della televisione pubblica, invece, quando suona la campana? Loro per ora si salveranno perché, a differenza dei loro colleghi della carta stampata, hanno ancora un po' più di potere contrattuale. E questa è un'altra pessima notizia.
Guarda che nessuno ha detto che migliorerà la qualità dell'informazione. La qualità dell'informazione è irriformabile e non dipende solo da fattori "economici" (di controllo dei media, per capirci), ma anche antropologici, culturali, ecc. Certo che passando da servi a schiavi diventeranno più addomesticabili. Mi sembra ovvio che lo scopo sia quello. E certo che anche loro sperimenteranno la guerra fra poveri. Non è un vantaggio. Ma se anche uno solo capisse, sarebbe una vittoria. Per lui.
EliminaSi, ora capisco il senso del commento di Paperoga e il motivo per cui lo ha postato. No es que me gusta...è pure quello che sento io. Vorrei solo che la cosa arrivasse a toccare chi sta un po' più in alto. Aspetto fiducioso.
EliminaIl punto è : toccherà a tutti di questo passo, anche ai più tutelati, che saranno gli ultimi.
EliminaD'altronde se la Nave affonda, affonda per tutti, e se sei solo in mezzo al mare e non hai fatto manutenzione alla strumentazione di bordo ed hai pagato poco il personale sottoccupato, anche se ti trovi sulla scialuppa di salvataggio, puo darsi che nessuno ascolti i tuoi sos, e potresti solo allungare la tua agonia.
In ogni caso, saranno sempre pochi a savarsi.
Ora, do per assodato che, nonostante la crisi del settore, molti continueranno a non capire che siamo quasi tutti dalla stessa parte. Ognuno crederà che potra salvarsi per bravura presunta ( come se ciò potesse bastare! ) o per colpo di culo.
Non abbiamo, noi umani, spirito di gruppo. Solo pochissimi hanno questa capacità e, per questo, siamo nettamente inferiori a molte specie animali, come i delfini, gli elefanti, le Gnu, le anatre, molte specie d'uccelli, e altri ancora.
Sbaglio?
Ovviamente non saranno i Mieli, gli Scalfari, gli Zucconi, i Rizzo e gli Stella, e i tanti "amici degli amici" a beccarsi la "flassibilità"...... Perché la "Kasta" esiste anche nel puro e puritano mondo della stampa........
RispondiEliminaNon riesco proprio a fare mio il concetto di "Mal comune, mezzo gaudio". Ci stanno colpendo ad uno ad uno, e se qualcuno per ora e' rimasto incolume, per lui e' solo una questione di tempo. Voglio solo sperare che alla fine qualcuno, come il buon Fantozzi e la celebre corazzata, cominci a dire che questa situazione "e' una cagata pazzesca!!!" e si incazzi davvero. Forse sono troppo ottimista, ma continuando cosi' la gente comincera' a non avere manco i soldi per mangiare (e gia' succede...). E le rivoluzioni non si fanno se si ha la pancia piena... Sono troppo ottimista?
RispondiEliminaIo lo ammetto: sono fortunato. Ma non sono così sicuro che durerà a lungo. Quindi, o scappo prima, ascoltando il mio lato egoista, o cerco di reagire con gli strumenti che ho a disposizione.
Eliminahttps://unitasindacalefnsi.wordpress.com/2015/06/08/sorpresa-i-soldi-per-i-prepensionamenti-ci-sono-ecco-quello-che-fnsi-e-inpgi-non-dicono/
RispondiEliminaCalma amici. Calma!
Sentirsi Rosencrantz e Guildenstern.
RispondiEliminaè una triste campana quella che suona, ancora una volta.
RispondiEliminaAnche loro son tra quelli che si son comportati da rentier senza esserlo (cit.Duccio)
La notizia non mi entusiasma affatto. E' purtroppo la conferma che tassello dopo tassello della decadenza generale di diritti, reddito, opportunità e futuro. Questo mi preoccupa e ci dovrebbe preoccupare TUTTI. Credo che lo sforzo di Alberto di richiamare l'attenzione su come l'attacco ai diritti di una categoria si rifletta sulle altre, sia la vera questione. Il caso degli insegnanti e dei giornalisti è emblematico proprio perchè rappresentano due ambiti professionali di riferimento intellettuale per un paese. Non mettersi al servizio di tutti nel denunciare pubblicamente la deriva in atto è un aspetto giustamente che va censurato e condannato (ed è stato qui fatto). Lo stesso vale poi per quei partiti che si ergono ancora difensori delle classi sociali economicamente deboli (quelli della sinistra) incapaci di modificare il paradigma di denuncia e di identificazione degli interessi da rappresentare a fronte di un attacco generalizzato che non risparmia lavoratori di qualsiasi ambito professionale (dipendente e non ).
RispondiEliminaGrazie. Almeno uno mi capisce (ma sono sicuro che siano molti di più). Dobbiamo anche convivere con la certezza biologica che non esisterà mai (cioè mai) una maggioranza in grado di capire riflessioni di questo tipo. La domanda successiva diventa: allora sono politicamente irrilevanti?
Elimina"Dobbiamo anche convivere con la certezza biologica che non esisterà mai (cioè mai) una maggioranza in grado di capire riflessioni di questo tipo. La domanda successiva diventa: allora sono politicamente irrilevanti?"
EliminaNon ne ho idea, Prof.Io capisco di politica (qui la chiamerebbero 'politique politicienne') come di accordi sul clavicembalo...
Istintivamente, mi verrebbe di rispondere "No", perché, in fin dei conti, penso che ci sia sempre la possibilità di mutare qualcosa del mondo. Robe piccole, ma non nulle, né insignificanti.
L'avevo letta stamattina, la notizia. Pensavo di postarla qui, ma poi ci ho ripensato. Benché non ami i giornalisti, riesco a vedere la rottura di un contratto solo come un pericolo e una sconfitta. O, forse, come la prosecuzione degli ultimi governi con altri mezzi. In fondo, a pensarci bene, dovremmo essere abituati alle rotture di contratti (qualcuno ricorda che sono almeno 'n' anni che sento assicurare che "la ripresa è in atto"?).
Basta prendere in mano la Costituzione, leggerla, e rendersi conto che siamo nella scena de "La marcia su Roma",con Tognazzi e Gassman. Quella dove i due sono seduti su un carro, con in mano la lista delle promesse e delle rivendicazioni... "Terra ai contadini? Depenniamo!" (o qualcosa del genere, vado a memoria perché quel pezzetto sul Tubo non ce lo trovo).
Penso occorra opporsi a cose del genere. Anche se non amo i giornalisti e anche se la retorica sulla stampa come "cane da guardia del potere" mi fa immediatamente miscelare sostanze chimiche ad elevato potere deflagrante.
Oggi, da "L'eco di Bergamo", apprendo che la sanità bergamasca è messa male. Nell'articolo, naturalmente, nemmeno un accenno al ruolo dell'Europa e dell'Euro in tutto questo. Cerchero' di metterci un commento. Srà politicamente irrilevante, ma io questo posso fare. Posso fare anche un'altra cosa: alla fine di questo mese andare in banca e fare un versamento ad a/simmetrie.
Buona vita.
Sono d'accordo. Infatti l'inevitabile vendetta del Dio mercato sui suoi inconsapevoli adoratori non rallegra particolarmente nemmeno me (fatti salvi casi particolari). Certo che occorrerebbe opporsi. Il dettaglio evocato da Ubaldo è che alcuni hanno avuto più voce per opporsi di altri. Anche questo dettaglio non è un dettaglio. Lo sai che sono a Rouen fino a venerdì sera?
Elimina(più esattamente, sabato mattina)
EliminaQuesta, iniziata due post fa, è la discussione più interessante cui ho assistito qua dentro ( almeno per la mia maturazione nella comprensione del problema). Intuisco in questo thread l'evolversi di uno snodo fondamentale. Secondo me, decisamente no. Sono genuinamente curioso di conoscere gli sviluppi del ragionamento. Sono serio questo giro, non v'è nulla della leggerezza che di solito metto nei miei commenti.
Elimina@Baroni
EliminaPensa che quando ti leggo di solito mi faccio due palle. Vedi che asciugando è meglio? La prima lettera non l'ho ancora letta...
Alberto, uno come Lei dichiara la propria inclinazione alla pazienza e alla comprensione - indirettamente - con ciò che ha scelto di fare quattro anni fa. Diciamo che me ne sono un po' approfittato, avendone la certezza. Non posso pretendere pure che mi risponda.
EliminaNeppure io sono entusiasta della notizia. Sono sgomento, piuttosto. Pezzo dopo pezzo, il mosaico, che il padrone di casa aveva ampiamente previsto, si sta componendo. Quando Winston Smith dice: "Fatelo a lei", il racconto è finito. Fatelo ai giornalisti. La maggioranza non è politicamente irrilevante (finché vota). La paura genera violenza (non è altro che l'istinto di sopravvivenza della specie). E adesso?
Elimina"Dobbiamo anche convivere con la certezza biologica che non esisterà mai (cioè mai) una maggioranza in grado di capire riflessioni di questo tipo. La domanda successiva diventa: allora sono politicamente irrilevanti?"
EliminaNon è necessario che la gente capisca riflessioni di questo tipo, è sufficiente che le capisca un piccolo gruppo, ma è necessario che quel gruppo induca la maggioranza a pensare di capirle. L'irrilevanza politica non dipende dai numeri di chi capisce, ma dal numero di chi crede di capire. Per fortuna la maggioranza crede di capire, il problema è fargli credere la cosa che si vuole.
... e lotta insieme a noi.
RispondiEliminaEcco lo smart working: nuova forma di contrattazione in cui il lavoratore non è più "costretto" a recarsi sul luogo di lavoro, ma può attendere alle sue mansioni a distanza. Lui infatti non ama lavorare in locali grigi e distanti che non gli appartengono. Preferibbe farlo da casa, in palestra durante la pausa dell'allenamento, o al caffé, mentre chiacchera con gli amici il primo pomeriggio, di ritorno dalla Bottega del gusto (non è mia lo so, ma è fantastica).
Grazie alle nuove tecnologie lo smart worker (che suo malgrado è più intelligente del worker normale, già che usa google translate sta avanti 'na cifra) puó eseguire la prestazione dovunque sia, a patto però che resti sempre il più lontano possibile da altri workers.
La proposta è stata presentata, ovviamente, da smartissssimi deputies del PD, e sembra ricevere un'accelerata dalla nuova legge di stabilità che vi dedica un apposito fondo di sostegno.
http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/stampati/pdf/17PDL0019490.pdf
Nell'attesa dell'approvazione, le prime irrituali applicazioni dello smart working si regstrano proprio nel settore dell'editoria: chiude la sede romana di Panorama e dei 6 giornalisti impiegati, 2 vengono delocalizzati in una città dietro l'angolo, a Milano, e 4 restano a Roma, ma lavoreranno senza sede fissa, con il portatile.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11/04/vertenza-panorama-mondadori-punta-sullo-smart-working-fatto-senza-precedenti/2188039/
Voi credete che servirà ai giornalisti per spingerli a recuperare una qualche forma di coscienza di classe? Un pensiero critico? o almeno l'intuizione della valanga di m... che finalmente sta per travolgere anche loro? Secondo me no: il miracolo della trasformazione antropologica del TINA è prima sociale (lo ripeto a mitraglietta fino a convincere tutti) e poi psicologico (me ne convinco anche io).
Ma a questo punto non me ne frega niente. Hanno deciso di vivere come servi, moriranno come schiavi. Ma è bello vederli tremare di paura.
Lo dico per me che sono informatico. Quello che una volta si chiamava "telelavoro" ha per me più di una ragione d'esistere. Per me vorrebbe dire non esser costretto ogni mattina a perdere un'ora della mia vita sui mezzi pubblici. Io lo intendo in questo modo. Certo, ci sarebbe da discutere sulle potenziali conseguenze estreme di tale pratica. Perché se da un lato mi aspetto che in certi ambienti sia interpretata correttamente (nel nostro gruppo di lavoro siamo noi a dire quanto carico di lavoro possiamo ragionevolmente prenderci), in altri potrebbe venire distorta a piacimento.
EliminaOgnuno solo, in casa, davanti al monitor, hanging in quiet desperation (is the English way).
EliminaQuesta mattina avevo bisogno di un po' di raccoglimento e sono andato in banca.
RispondiEliminaAl potere non conviene mai attaccarci tutti insieme. E'molto meglio prenderci uno alla volta, meno proteste, più illusione che "ha preso lui, a me non succederà mai perché io sono più fuuuuurbo". Insomma un'operazione DIVIDE ET IMPERA magistralmente condotta.
RispondiEliminaA mio avviso le responsabilità degli operatori dei media sono incomparabilmente superiori a quelle di tutte le altre categorie. Qui non si tratta solo di colpevole indifferenza, i giornalisti (con rarissime eccezioni) sono coloro che hanno costruito e consolidato negli anni il paradigma neoliberista, fondato sull’euro e sullo smantellamento della costituzione e dello stato sociale. Che poi solo una parte di loro ne siano consapevoli, non li giustifica, e d’altronde è la stessa situazione in cui si trovano molti politici ‘peones’, che votano senza neanche capire di che si tratti. Né si può dimenticare che la categoria difende molto bene i propri diritti, e mentre ha invocato e poi applaudito il Governo Monti per la riforma Fornero, si è guardata bene dall’applicarla, e continua tuttora a godere del regime precedente (pensione di anzianità con 35 anni contributivi e 55 di età). Quindi, se finalmente si prospettassero tempi un po’ più difficili anche per loro ne sarei personalmente molto contento, ma ci credo poco: le protezioni cui godono a livello politico, per ovvie ragioni, li terranno sufficientemente al riparo.
RispondiEliminaIo invece mi assocerei come una cozza ad una loro fanta-lotta per ripristinare i 35/55 per tutti. Ma appunto, fanta.
Elimina@a perfect world
EliminaOddio, comincio a preoccuparmi (di me stesso). Leggendo di primo acchito avevo inteso i 35/55 come misura del calibro e lunghezza della canna riferita al medesimo (il noto antiaereo Bofors 40/70 ad esempio)...
A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.
EliminaLe riforme del lavoro e delle pensioni sono state accettate, perché toccavano poco chi già si trovava in un contesto lavorativo da diversi anni,mentre colpivano i nuovi lavoratori e i pensionati futuri. Passa il tempo, il futuro di allora diventa il presente di oggi, e quando metteranno le mani sui diritti acquisiti, non meravigliatevi se troverete tanti indifferenti a difendervi. Ai loro occhi, i vostri diritti acquisiti di una volta, stranamente oggi assomigliano sempre più a tanti privilegi da abbattere.
L'idea che mi sono fatto e' diversa. Certo il fattore generazionale ha la sua importanza, ma l'indice io lo punto al sindacato. Scippare 10 anni di pensione valeva tranquillamente uno sciopero generale di quelli memorabili. Ma i giochi son stati altri.
EliminaNunc est bibendum!
RispondiEliminaInsomma, come si suol dire
RispondiEliminaLA RUOTA GIRA.
Per tutti.
In termini più triviali, invece,
INCULA IL PROSSIMO TUO, COME TE STESSO.
:-)
AB " La domanda successiva diventa: allora sono politicamente irrilevanti?"
RispondiEliminaDipende da loro (ma anche da chi li identifica come "strumento" a cui affidarsi). Oggi più che mai c'è bisogno di una soggetto politico che dia voce a quelle classi sociali che hanno emigrato altrove, capace di recuperare il senso di chi e cosa rappresentare (in termini di interessi) O capiscono questa mutazione nel blocco sociale in atto oppure la partita politica è chiusa (almeno a sinistra). Questo vuol dire lasciare spazio a coloro che si presentano scevri di una base ideologica in quanto nati a dare risposte a partire da alcuni temi sensibili (territorio e identità locali, burocrazie ed inefficienze varie, gabelle ecc), facili ad ospitare, ma senza un filo conduttore che li accomuni, diventando in seguito un problema di mancata coesione. Ripeto, credo che Alberto su questo ha impostato un lavoro importante e non da tutti capito (soprattutto a sinistra). Occasioni come quella del prossimo #goofy4, che mettono al centro il dialogo tra la politica ideologica ( o quello che rimane) con la politica movimentista, sono un "assist" di qualità (vedi Majone ed altri) a costo zero. Parlare di una nuova Europa non significa parlare di cose scollegate dalla realtà attuale ma cerca di gettare le basi ad un rinnovamento della politica su basi nuove. Se il messaggio passa qualche speranza la possiamo ancora conservare.
Il soggetto erano le riflessioni. Sono politicamente irrilevanti riflessioni che la maggioranza non farà mai sue?
EliminaE allora dico la mia. La maggioranza, nella democrazia reale e non ideale, è a sua volta politicamente rilevante solo in quanto strumento di pubblica opinione manipolato dai pochi che la politica la fanno.
Il problema di oggi è che, come forse mai prima d'ora, il sistema permette di arrivare alla Politica a qualsiasi mediocre.I fenomeni da baraccone grillini sono un esempio, ma anche altrove non si scherza. L'irrilevanza delle riflessioni non sta allora tanto nel fatto che la maggioranza non le farà sue spontaneamente, quanto nel dominio di cervelli della stessa identica pasta nelle stanze della politica.
"Wache nach diesem vor aller Gedeihen!".
RispondiElimina[J.S.Bach, Oratorium tempore nativitatis Christi (cantata II "Und es waren Hirten in derselben Gegend"), Aria alto solo "Schlafe, mein Liebster, genieße der Ruh". Sir John Eliot Gardiner dirige The Monteverdi Choir con The English Baroque Soloists. Bernarda Fink (alto)].
(Alessandra/Cassandra da Firenze)
Quel che mi intristisce e pensare che tra un po' non potrò più assistere alla mitica sfida calcistica: giornalisti - giornalai.
RispondiEliminaCane non mangia cane. Vorrei rallegrarmi con molti di questo Blog per questa notizia riguardante la categoria dei mentitori di professione, alias giornalai-giornalisti. Ma cosi non è. In Italia esiste dal 1963 l’Ordine dei Giornalisti, ovvero una struttura efficiente e rabbiosa, il cui scopo principale è quello di limitare l’accesso alla professione (per chi si vuol documentare basta una semplice ricerca in rete a partire da Wikipedia). L’Ordine dei giornalisti ha un predente infausto – l’Albo dei Giornalisti istituito dai fascisti. Non esiste eguale nel mondo occidentale. Solo negli stati dittatoriali, appunto, si prevedono forme cosi “capaci” e feroci di controllo e regolamentazione della libertà di espressione (e di tutela dei beneficiari-appartenenti) e non casualmente persino Einaudi (Dio ci scampi e liberi!) criticò l’ istituzione dell’Ordine come lesiva del diritto di cui sopra. In Italia, nessun giornale è in attivo. Le testate vivono di fondi statali (eccezione : il Fatto Quotidiano … che infatti con il nostro Prof. è un po’ più generoso). Tra i Peones Parlamentari (almeno fino a qualche tempo fa) la professione (dichiarata) più diffusa era quella di giornalista (bastavano le due pagine di un mensile di quartiere creato ad hoc con i fondi per l’editoria …) e, in generale, quel poco di produttivo (cioè che costa un po’ di fatica e poco riconoscimento) che si legge sui giornali è prodotto da precari (giornalai) il cui miraggio spasmodico è quello di diventare PROFESSIONISTI della menzogna. Negli ultimi 30 anni hanno preso campo le Scuole di Giornalismo che un po’ hanno “liberalizzato” l’accesso alla ProfeSSione. Ma in generale si tratta di precorsi formativi (visto le rette che le università richiedono) costruiti per i figli di papà. Ad ogni rinnovo di contratto – come i cani davanti ad una ciotola di ossi – un po’ litigano, Editori e Giornalai … ma alla fine – perché sono professionisti e progressisti … - un accordo … “poi lo si trova”. Come i cani … tutti professionisti e progressisti (tutti piddini, per intenderci) non si mangiano a vicenda … hanno da pensare alla famiglia. Naturalmente … io mi auguro di sbagliarmi e di dovermi ricredere. Ma a mente fredda non si tratta di scaramanzia: l’apparato ha tanto ancora bisogno di loro. Ancora un “tenga duro” al Professore. Cordiali saluti. Mario Dominici
RispondiEliminaSE IL CUORE E' DI PIETRA PER I TUOI DIPENDENTI.
RispondiEliminaLettera di una dipendente coop in vista dello sciopero 7 novembre per il rinnovo contratto distribuzione cooperativa e altri CLN aderenti a federesercenti. (Quello del commercio, nefasto, è già stato siglato (d'intesa) fra confcommercio e sindacati nel marzo '15).
Ricevo da RSA filcams cgil a punto vendita e condivido qui alcuni punti.
"Da anni lavoro orgagliosamente per unicoop Firenze, un'azienda che prima di essere un luogo di lavoro è anche e soprattutto un luogo di cooperazione, socialità, amicizie e solidarietà. (...)
Quando lavori in un'azienda che ha sempre lavorato in maniera cooperativa, in cui non sei un numero ma una vera e propria risorsa, in cui uguaglianza e sinistra non sono un tabù e in cui l'attenzione al cliente e ai più deboli è una missione quotidiana, non ci si può aspettare che questa si adegui al "così fan tutti".
Se i nostri competitors abbassano stipendi e impongono condizioni contrattuali peggiorative, la Coop dovrebe riconoscere il valore e il tempo dei propri dipendenti con forza e chiarezza.
Se i nostri competitors sono schiavi del guadagno e dell'economia, la Coop dovrebbe ricordarsi che siamo nati come modello distributivo sostenibile e cooperativo per soddisfare le esigenze di tutti, dipendenti compresi.
E' dunque (..)amareggiante scoprire che l'azienda per la quale orgogliosamente lavoro ha deciso di smettere di pagare i primi tre giorni di malattia (in maniera progressiva a partire dal terzo episodio nell'anno. N.d.S.) (...).
In un era in cui l'ancora attuale crisi economica ha ridotto in ginocchio numerose famiglie e cittadini, (...) è ciò che la coop non dovrebbe fare (..).
Dicono che queste scelte siano obbligatorie per mantenere l'occupazione, le retribuzioni stabili e la presenza cooperativa in tutta Italia (...)ma se tutto ciò non verrà cambiato (...) sarà chiaro a tutti che l'azienda famosa per il "cuore che si scioglie" se lo è fatto diventare di pietra (...)".
Tutto condivisibile. Naturale adesione emotiva dell'organico a punto vendita.
Manca solo la domandona. Perchè i competitors schiavi del "guadagno e dell'economia" abbassano stipendi e impongono condizioni contrattuali peggiorative? Perchè ci si siede al tavolo delle trattative in posizione di così grande svantaggio?
Nessuna risposta. Solo (giusta) grande partecipazione alla missiva della collega toscana.
Dovrei provare in fondo una astiosa soddisfazione, ma sono solo più triste.
RispondiEliminaTriste perché a pagare saranno i soliti piccoli, quelli che lavorano nei giornali locali o che si occupano di "cronaca" e non i vari pescecani che hanno, loro sì - veicolato le parole d'ordine del padrone.
giornalisti a parte, stiamo passando tutti da servi a schiavi. Solo che una volta per farli lavorare dovevano anche picchiarli, oggi non importa neanche quello. Lavoriamo lostesso...
RispondiEliminaIo faccio una riflessione semplice semplice
RispondiEliminaI giornali italiani vivono una crisi profonda da diversi anni per una serie di ragioni:
- perdita di credibilità (molti articoli erano al limite del tifo calcistico; come dimenticarsi di gente come Giannino, il Manifesto o L'unità)
- contenuti di bassa qualità (notizie erronee o fuorvianti - senza nemmeno addentrarsi su articoli di analisi)
- aumento della competizione (dall'estero e attraverso canali di informazioni alternativi)
- società italiana sempre più illetterata e magari anche diseducata ad analizzare i fatti ed a porsi domande
Gli editori ma anche alcuni giornalisti hanno contribuito ed alimentato alcuni disagi, io francamente pur capendo le loro posizioni gli dico semplicemente che chi di mercato ferisce di mercato perisce. Preferisco dare soldi ad a/simmetrie od a Byoblu che darli a Repubblica.
Infatti e' proprio cio' che faccio anche io. 1,5 euro al giorno per repubblica sono un bel risparmio che investo in donazioni e libri (bagnai, giacche'). Mi spiace solo per il giornalaio.
EliminaNon dimentichiamo la progressiva volgarizzazione linguistica, col colpo di grazia dei correttori automatici. Se devo spendere per leggere un Italiano di qualita' inferiore ai temi dei quindicenni, con ridicoli refusi qua e la', allora tanto vale. Se non sai come scrivere, dubito che tu sappia cosa scrivere.
EliminaPer quanto mi riguarda i giornalisti sono stati davvero la categoria più colpevole dell'attuale annebbiamento delle coscienze e della compressione del dibattito democratico su certi temi, pur avendo sempre avuto a disposizione i mezzi, se non le competenze necessarie a scoperchiare il pentolone fin dall'inizio. Non riesco però ad essere lieto per questa notizia. Spero solo che adesso quelli tra loro che avvertono di non avere più nulla da perdere si diano da fare per capire a fondo il problema e diffondere consapevolezza, anche a costo di essere ghettizzati dal mainstream.
RispondiEliminaprima devono chiedere scusa,scusa per i morti,scusa per la sofferenza indotta,scusa insomma,dopo costituirsi alla procura e dopo il processo e relativa condanna (giustizia ndr) combattere per la democrazia e non solo per il loro mero interesse personale
EliminaQED
RispondiEliminahttp://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11/05/germania-un-modello-in-crisi-tra-scandali-export-in-calo-e-salari-troppo-bassi-per-trainare-i-consumi/2167270/
Off topic ma non troppo:interessante analisi statunitense (nel senso di autoctono europeo) della sovranità polacca.
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=uO1DBvOd2_A
EliminaOT: La Lira è tornata!
RispondiEliminahttp://www.fanpage.it/la-corte-costituzionale-boccia-la-prescrizione-della-lira-da-parte-del-governo-monti/
"Quando avrete formata in questo modo la catene delle idee nella testa dei vostri cittadini, potrete allora vantarvi di guidarli e di essere i loro padroni. Un despota imbecille può costringere gli schiavi con catene di ferro; ma un vero politico li lega assai più fortemente con la catena delle proprie idee; è al piano fisso della ragione che egli ne attacca il primo capo; il legame tanto più forte perché ne ignoriamo la tessitura e lo crediamo opera nostra. La disperazione e il tempo corrodono i legami di ferro e acciaio, ma nulla vale contro l'unione abituale delle idee, non fanno che rinserrarsi sempre più; sulle molli fibre del cervello è fondata la base incrollabile dei più saldi imperi".
RispondiEliminaJ.M. SERVAN, Discours sur l'administration de la justice criminelle, 1767, p.35
È di questo che si occupano insegnanti e giornalisti, delle molli fibre dei nostri cervelli; è per questo forse che le due categorie raccolgono tanto astio, visto che si rivelano, per convenienza o viltà o solo per comodità, fra le più ottuse che ci siano, come la levata di scudi corporativi nei commenti di questi giorni ha dimostrato.
Io non li odio, a priori, e mi piacerebbe che avessero un lavoro sicuro e ben retribuito, e che lo facessero bene, visto che da loro dipendono la nostra schiavitù o la nostra emancipazione. Ma certamente, dopo aver predicato male e razzolato bene per anni, che la mannaia delle magnifiche sorti e progressive euriste si abbatta su di loro, a molti sembra un segno di giustizia divina. Forse anche per loro, come per noi, il cervello si risveglierà troppo tardi, solo quando sarà incisa anche la loro, di carne.