All'apparir del vero
tu, papero, cadesti...
(e a proposito di amici scomparsi, chissà se Giulietto Chiesa è contento ora che l'euro che a lui tanto piace ha portato in Ucraina i neonazisti al potere. Ah, le finezze della geopolitica... Io che son uomo grosso e sanza lettere non arriverò mai ad afferrarle...)
(pensate che stavo per regalare questo gioiellino alla persona sbagliata! Avrei anche fatto una gaffe, senza saperlo! Fa più questa tazzina che una damigiana di Seropram. Andiamo avanti, che la famiglia cresce, e mi raccomando: il 12 fatemi fare bella figura: noi siamo carini, coccolosi e aperti al dialogo, giusto? Poi se sfogamo a ottobre...).
RispondiEliminacon Xabax al servizio d'ordine...volenti o nolenti... carini e coccolosi!!! :))
EliminaStai tranquillo, Alberto, seguiremo il famoso motto "ragazzi, non facciamoci subito riconoscere"
Eliminasaremo carini e rispettosi ;-)
RispondiEliminaCon Giulietto provai anche col "tertium non datur", ma lui fu inflessibile con la teoria del grande pennello. Purtroppo non eravamo sulla via di Damasco, ma in una via di piddinia. Il problema vero è che con un pennello grande è difficile unire puntini, si tende un po' a sbavare.
RispondiEliminaPerò, il povero Donald...a me fa tanta tenerezza (ma io ho fatto il giuramento di Ippocrate: "... curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno")
Tranquillo, prossimamente, quando decideranno di rivedere il SSN (immagino chiameranno il decreto legge "sana Italia"), aggiungeranno alla formula del giuramento, dopo "paziente" e prima di "con", l'inciso "che possa pagare".
EliminaAllora sarai sciolto dal tuo giuramento, come gli ufficiali dell'esercito italiano che avevano giurato fedeltà al re dopo l'istituzione della repubblica e potrai, se vuoi, lasciare Donald al suo destino.
in attesa di vederci il 12 ...
RispondiEliminaVorrei condividere con tutti questo articolo molto istruttivo sull’audizione di Cottarelli di ieri al Senato. Trovo esilarante le perplessità di C.C. sull’utilità dei reparti anti-sommossa: penso che lo capirà a breve … indicativo pure il fatto che questi cialtroni di politici e derivati ritengano “pensioni alte” quelle superiori a 1.500 euro al mese !!! (preciso che non appartengo alla categoria pensionati, come tutti però vorrei avere a suo tempo la possibilità di vivere decentemente, almeno proporzionalmente ai miei contributi)
Articolo di Salvatore Cannavò (dal Fatto Q. del 19/03/14):
Dopo le indiscrezioni giornalistiche, ieri il Commissario alla spending review Carlo Cottarelli ha illustrato le proprie idee alla commissione Bilancio del Senato. E ha rivelato che le risorse necessarie a “mettere nelle tasche degli italiani” 80 euro al mese non ci sono. O, almeno, non ci sono tutte. I risparmi di spesa ipotizzati da Cottarelli, infatti, oscillano tra i tre e i cinque miliardi a partire da maggio (per un totale annuale di 7 miliardi). Per la riduzione delle tasse ai 10 milioni di lavoratori dipendenti dal prossimo maggio, invece, ne servono 7. Cottarelli ha inoltre spiegato che, per arrivare ai 5 miliardi, occorrono delle “scelte politiche” su capitoli sensibili come le pensioni, la sanità e il pubblico impiego. La mancanza cronica di fondi è confermata da quanto avvenuto ieri in commissione Bilancio alla Camera. La Ragioneria Generale dello Stato, infatti, ha dato parere negativo alle coperture per mandare in pensione i 4000 docenti beffati dalla riforma Fornero, la cosiddetta “quota 96”. Pochi spiccioli, rispetto alle cifre in discussione in questi giorni, 416 milioni di euro in cinque anni. Risorse, però, che costituiscono “oneri certi” per i quali sono stati previsti coperture “di entità eventuale e incerta”. Il caso è emblematico per cogliere la portata del problema Cottarelli. L’ex dirigente del Fmi ha illustrato al Senato, sia pure genericamente, il piano consegnato nei giorni scorsi al governo e reso pubblico dal quotidiano romano Il Tempo. Un piano in cui i sette miliardi di risparmi ipotizzati per l’intero 2014 sono così suddivisi: 2,2 miliardi da “efficientamento diretto” della Pubblica amministrazione. Cioè da tagli a “beni e servizi”, “consulenze e auto blu”, “stipendi dei dirigenti”. Dalle “riorganizzazioni” di Province e Enti pubblici deriverebbero 200 milioni, 400 scaturirebbero dalla riduzione dei “costi della politica”.
Segue articolo di Salvatore Cannavò (dal Fatto Q. del 19/03/14):
RispondiEliminaUn settore consistente è dato dalla “riduzione di trasferimenti inefficienti” (2 miliardi) in cui il piatto forte è costituito dai “trasferimenti alle imprese” mentre la riduzione delle “spese settoriali” fornirebbe 2,2 miliardi. Tra queste ci sono il “contributo temporaneo sulle pensioni” più alte, che ieri Cottarelli ha indicato in quelle superiori ai 26 mila euro lordi annui (circa 1.500 euro netti al mese), la riduzione dei pubblici dipendenti di 85 mila unità, anche se “si tratta solo di una stima” e la soppressione del turn over nella pubblica amministrazione. I tagli alle forze di polizia, poi, passano da riduzioni di postazioni sul territorio o dall’eliminazione di reparti della Guardia di Finanza come i Reparti anti-sommossa: “A che servono?”, ha chiesto. Sulle pensioni ha puntualizzato che il taglio ipotizzato riguarda “solo” l’1 per cento della spesa di 270 miliardi mentre “il taglio dei costi della politica è del 10 per cento”. Le auto blu-blu, quelle con servizio personalizzato con autista, sono 1500 per le amministrazioni centrali e 3700 per quelle locali su un totale nazionale di 55 mila fatto però da auto di servizio. Al momento se ne venderebbero solo 100. Ribadita la soppressione del Cnel. Una volta precisato, il piano Cottarelli ha avuto la reazione negativa di alcuni esponenti di governo come Alfano che non ha gradito i taglialla polizia. Ma anche la ministra della Difesa Roberta Pinotti, dopo le reazioni negative dei vertici militari, ha sentito il bisogno di precisare che “la Difesa non è un bancomat”. “Non è la svolta buona” ha commentato invece la Funzione pubblica della Cgil dichiarandosi “delusa” per l’ennesimo giro di vite sugli statali mentre Carla Cantone, segretaria dei Pensionati, ammette che i suoi rappresentati “non si sentono sereni”. Furibonda anche la Cgil nazionale che parla di “attacco al servizio pubblico” mentre la Cisl sottolinea che “così si fanno solo danni”. A segnalare l’incertezza dell’intera operazione, infine, ci sono altri due particolari: il sottosegretario all’Economia, Giovanni Legnini, che si spinge a parlare di “una tantum” se le coperture non dovessero bastare. Dopo che Cottarelli ha annunciato il suo “imminente” trasferimento a Palazzo Chigi, nel pomeriggio di ieri nella sede del governo è arrivato Enrico Bondi che aveva preceduto il dirigente Fmi nella difficile impresa del taglio alle spese. Un soccorso in extremis?
Recentemente ho commentato un articolo di Chiesa sul Fatto Quotidiano dicendo che sono pienamente d'accordo con lui su gli avvenimenti ucraini ma che non riesco a capire la sua posizione sull'Euro e se gentilmente avesse potuto spiegarla a tutti noi, nessuna risposta.
RispondiEliminaE' il "benaltrismo" che accomuna molti geopolitologi e neoutopisti di diverse risme (conosco bene gli ambiti). Non è solo, come scrisse Hans Jonas: “Edificare il regno dei cieli sulla terra presuppone che si sappia in cosa debba consistere tale regno dei cieli”, ma si dovrebbe anche avere coscienza delle cause dell'inferno presente: appunto la geopolitica, quella vera che, nell'epoca attuale si manifesta con un certo tipo di geoeconomia.
EliminaMa le tante utopie dei nostri giorni, spesso sono giuste nei fini, ma assai carenti per ciò che riguarda l'epistemologia
Mi sa che tra non molto assisteremo anche alla prematura scomparsa di Renzi.
RispondiEliminaL'altro ieri ho assistito sbigottito all'incontro tra Merkel e Renzi – solo 5 minuti perché non lo sopporto. Già dal suo arrivo, con il cappotto abbottonato a vanvera, si è capito che Renzi non ha un futuro politico. E nemmeno noi, a quanto pare, finché non se ne va.
Mentre nella sua visita in Germania Renzi emula Totò e Peppino che sbarcano a Milano, «Vienna salva Hypo Alpe Adria e fa aumentare il debito del 6%, portandolo all'80%, e il deficit sopra il 3%. Vienna ha deciso di seguire il modello tedesco e olandese (con salvataggi pubblici a carico dei contribuenti, per evitare la troika) e non quello cipriota o greco (con perdite anche a carico degli investitori o i correntisti e troika al seguito). Insomma Vienna ha scelto la via del bail-out (salvataggio pubblico tradizionale) rispetto al bail-in (partecipazione degli investitori ai salvataggi)».
Nel frattempo, mentre il debito estero netto dei paesi EZ è peggiorato rispetto ai livelli pre-crisi, l'Italia è quella che presenta la situazione migliore. Grecia e Portogallo, ad esempio, «hanno oggi un debito estero superiore al Pil (rispettivamente 120% e 101%) quando nel 2007 [...] il debito netto estero della Grecia era del 70% e quello del Portogallo del 64%. [...] anche la Spagna non se la passa bene. Viaggia oggi con un debito estero del 91% (praticamente quanto il prodotto interno lordo) in netto aumento rispetto al 60% del 2007. E l'Italia? C'è stato un aumento dal 41% del Pil al 58% (dal 2007 al 2013) ma si tratta di livelli decisamente più contenuti rispetto a Spagna e compagnia bella. Se poi si considerano anche i flussi finanziari, il rosso dell'Italia verso l'estero è del 27%, vicinissimo al dato della Francia (-21%) che però paga sul debito pubblico oltre 100 punti base in meno. Ancora più distante la Spagna (-96%, i cui bond sono però allineati a quelli italiani nel premio al rischio sul mercato dei capitali), Portogallo (-115%), Grecia (-108%) e Irlanda (-107%)».
Ma di tutto ciò Renzi sembra non avere contezza e, deferente davanti a Merkel, ribadisce che l'Italia rispetterà i patti con l'Europa, che non sforerà il limite del 3%, e definisce “le politiche tedesche del lavoro un modello di riferimento per la crescita”. Visto che c'era, Renzi si è anche espresso sulla questione ucraina, dimostrando che essere giovani ed esageratamente pieni di sé non significa automaticamente essere anche raziocinanti.
L'unica cosa positiva è che Renzi sarà smaltito subito dopo la débâcle del Pd alle europee. E, chissà, forse di questo si sta rendendo conto anche lui, visto che in queste ore ha detto che “se non si fanno le riforme le europee rischiano di trasformarsi in uno tsunami”, e che l'obiettivo minimo del Pd è raggiungere il 30% dei voti.
Ora, visto che le riforme che ha in mente Renzi prevedono tra l'altro il taglio di 85mila statali, e visto che i dipendenti pubblici in Italia sono ampiamente nella media Ue, e ben al di sotto delle “virtuose” Norvegia, Danimarca, Finlandia e Olanda, è probabile che le riforme sortiscano l'effetto opposto a quello che si aspetta Renzi, e che il Pd col ciufolo arrivi al 30%.
Renzi sinceramente me lo sono risparmiato. Invece avrei bisogno di sentirti. Me lo fai sto cazzo di favore di scrivermi, o devo rivolgermi alla Digos?
EliminaStai tranquillo che ci arrivano, questo paese è strano e sempre alla ricerca di un sovrano a cui leccare il cu lo, che sia renzi o berlusconi poco conta tanto non abbiamo memoria e dimentichiamo in fretta tutto il patito per essere pronti a patire...
EliminaNon è questione di essere pessimisti o ottimisti è questione di forze in campo, magari nel lungo andare prevarremo ma dopo che si sarà fatta terra bruciata, prima non lo concederanno mai.
Volentieri, professore. Mi deve scusare, ma in questi ultimi tempi ho perso un po' il filo, perché si è verificata una serie di eventi relativamente imprevisti: Cleopà è diventata nonna e pensionata in un colpo solo. Capirà, a me il fatto di diventare nonno mi ha lasciato, come dire, interdetto. Ma poi passa.
EliminaPoi ci sono alcuni eventi del tutto inaspettati, ma favorevoli alla crescita dell'economia domestica, che al momento non posso trascurare.
Comunque le farò avere due righe questa sera all'indirizzo:
info@asimmetrie.org
In alternativa mi indichi lei un altro indirizzo e-mail.
Vanno bene tutti. Quello, o meglio ancora bagnai@unich.it. A dopo. Non c'è fretta.
EliminaSu Renzi non sarei ottimista come lei.
EliminaOggi mia moglie stava ascoltando Renzi su Rainews ed era affascinata dalla sua favella sciolta. Ne commentava l'eloquio dicendo: " queste sono doti di natura, ecc. ecc.".
Ciò mi preoccupa molto. Dovete sapere che mia moglie era una elettrice di Berlusconi della prima, seconda e terza ora. Ha capito la fregatura solo alla quarta ora.
Se Keynes ha ragione, al concorso di bellezza per vincere, non devo votare quella che più mi piace, ma devo indovinare quella che gli altri riterranno più bella.
Ora io sono molto preoccupato dell'ammirazione che mia moglie ha per Renzi. Non sono geloso, abbiamo una certa età. Se però ad indovinare è mia moglie, siamo nei guai.
@ Nicola Branca (19 marzo 2014 18:09)
EliminaI suoi timori sono senz'altro fondati, ma se guardiamo alla rapida parabola di Letta, non è da escludersi che il declino di Renzi sia ancora più repentino. In fondo, Renzi ha solo vinto le primarie a cui su un bacino residuo di circa 6 milioni di elettori del Pd hanno partecipato circa 3 milioni e solo 2 hanno scelto il podestà di Firenze.
Va anche notato che lo stesso Renzi in queste ore sta mettendo le mani avanti sull'esito delle europee, insistendo sulla necessità di “illustrare i lati positivi dell'Europa”, o qualcosa del genere. Forse non gli è piaciuto l'esito del sondaggio Ipsos, secondo cui «Mediamente il 65% dei cittadini di ogni nazione d'Europa pensa [...] che le politiche economiche imposte dalla Commissione europea al proprio Stato, lo abbia danneggiato e con questo siano stati danneggiati anche gli abitanti.
[...]
Le politiche UE messe in atto dalla Commissione europea in tutta Europa sono bocciate dal 77% degli olandesi, dal 75% dei francesi, 75% degli spagnoli, 70% degli italiani, 50% dei tedeschi, perfino il 55% dei polacchi».
Va comunque notato che la percentuale di coloro che vogliono uscire dall'€ è molto minore. Segno che la consapevolezza del problema non è ancora sufficientemente diffusa, anche se bisogna notare che è cresciuta in modo esponenziale negli ultimi due anni.
Non so come andranno le elezioni europee, ma temo che se non arriva un segnale forte e chiaro di rifiuto di questo sistema demenziale, Renzi forse resterà al suo posto a fare danni – ma lui o un altro sarebbe indifferente -, e lo sprofondo sarà dietro l'angolo.
Sappiamo che il parlamento europeo non decide alcunché, ed ha funzione puramente ornamentale, ma un'eventuale forte affermazione dei partiti no-€ avrebbe comunque un peso politico rilevante che renderebbe molto difficile per gli euristi continuare a raccontare che “l'€ ci difende”, e altre baggianate consimili.
E dopo Renzi andrebbe a vendere tappeti su telerignano.
http://www.lavoce.info/riduzione-irpef-1000-euro-di-renzi-tasse/
RispondiEliminavorrei segnalare quest'articolo. Fornisce una tabella da cui si evince chiaramente che gli incapienti (cioè quelli che non pagano irpef) e aggiungo io anche quelli che lo pagano in misura ridotta perchè hanno moglie e figli a carico, non avranno diritto agli 80 euro o nel secondo caso soltanto in parte. Nulla di particolare per carità, io da consulente del lavoro avevo ben compreso che non si trattava di un bonus ma appunto di una riduzione fiscale.
Però guardando il cartello presentato dalla direzione PD che cita testualmente "1000 EURO NETTI ALL'ANNO A CHI GUADAGNA MENO DI 1500 EURO AL MESE" noto come ci sia stata la solita manfrina a giocare sulle parole, insomma la solita malafede.
A proposito di Renzie ho trovato molto interessante il post di Mario Seminerio:
RispondiEliminahttp://phastidio.net/2014/03/18/solidarieta-vo-cercando/
e i dati che confermano quanto conosciamo sulla posizione dell'Italia :
http://ec.europa.eu/economy_finance/eu/forecasts/2014_winter/statistical_en.pdf
pagina 153
E Renzi va a farsi ridere dietro; nessuna sorpresa. Oggi hi ascoltato quel m.h. di David Sassoli su Radio 24 Ore; un super PIDUINO (che fa rima con BED...O).
L'economista Sassoli!
EUROCRISI
RispondiEliminaE se l’austerità avesse dato buoni frutti?
di Stefano Feltri
OGGI SONO TUTTI CONTRO l’austerità, contro la Troika, contro la Bce, contro la Commissione, contro il Fiscal Compact, contro l’Europa. Perfino Giorgio Napolitano, il capo dello Stato che si è fatto garante di tutte le manovre straordinarie di rigore contabile degli ultimi tre anni. A leggere i titoli dei giornali e le dichiarazioni dei politici, sembra che l’austerità sia un’idea sconfitta, affossata dal peso di milioni di disoccupati e popolazioni disperate. Invece no. Se in queste settimane parlate con i funzionari di vertice di Bruxelles, con i grandi investitori o i banchieri, troverete un coro unanime: i Paesi che hanno chiesto aiuto all’Unione europea, hanno firmato l’impegno alle riforme strutturali in cambio di una linea di credito di emergenza, oggi stanno meglio. La fotografia della situazione che fa il fondo salva Stati Esm, guidato dall’austriaco Klaus Regling, è questo: Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo sono i migliori nei quattro campi cruciali di riforma, “crescita dell’export, riduzione del deficit, cambio nel costo dell’unità del lavoro, progresso nelle riforme strutturali”. A dicembre l’Irlanda è uscita dal programma, cioè non prende più prestiti dal fondo salva-Stati ed è in grado di finanziarsi da sola sul mercato, non ha neppure voluto la “linea di credito precauzionale” che le sarebbe spettata. I grafici sul costo unitario del lavoro sono impressionanti: fatto 100 quello del 2000, l’Italia è quasi a 140, l’Irlanda dopo aver toccato 140 nel 2008 ora scende in picchiata verso 120. È la famosa “competitività”, che poi vuol dire salari più bassi o produttività più alta (magari licenziando persone). Tra Bruxelles (Commissione) e Francoforte (Bce) il ragionamento che prevale è questo: senza la Troika il risanamento si è fatto alzando le tasse e strozzando la crescita, con la Troika invece ci sono state privatizzazioni, liberalizzazioni e taglio del costo del lavoro che mettono le basi per la crescita futura. Morale: i sostenitori dell’austerità non sono pentiti, ma soddisfatti. Il loro sguardo però è selettivo: la disoccupazione in Spagna è al 25,7 per cento nel 2014, scenderà al 24,6 nel 2015, per il Portogallo dal 16,8 al 16,5, per la Grecia dal 26 al 24. E guardiamo il debito pubblico: quello della Spagna sale ancora, 94,8 per cento del Pil nel 2014, 103,3 l’anno prossimo, l’Irlanda passa da 120,3 a 119,7, il Portogallo da 126,6 a 125,8. Non parliamo poi della Grecia: da 177 a 171,9. Sono progressi? Indubbiamente, anche se non si può certo dire che il miglioramento sia fenomenale, al massimo un’inversione (lenta) di tendenza. Basta per essere ottimisti? Ai mercati sì, ai cittadini meno. La Storia compilerà il suo bilancio delle politiche di austerità, di sicuro il dibattito non è finito.
effetti collaterali
Eliminafuoco amico
side effects
ma se il deficit 2014 per la grecia è previsto al -2,2%, per il Portogallo al - 4,6%, l' Irlanda al - 5% mi spiega come possano essere previsti cali del debito nei rispettivi Paesi?
EliminaQui sotto un mio studio della situazione dopo il 2008 in vari paesi europei aggiornati ai dati disponibili più recenti.
LE POLITICHE FISCALI E DI SPESA PUBBLICA IN EUROPA: CONSEGUENZE DIFFERENZIALI
Spagna: deficit medio (2008-2012) 45,4/5 = 9,08**** disocc. 2008: 8,8; 2012: 26,8 differenza (se+ aum. occupazione) – 18**** spesa 2007-2010 (37,6-43,7) +
6,1**** tassazione 2007-2010 (37,3 -31,6) diff. -5,7**** differenza tra spesa e tassazione = 6,1-(-5,7)= +11,8 **** produzione industriale 2010-2013(2°TRIM) = – 8,7%
grecia: deficit medio (2008-2012) 55,9/5 = 11,2**** disocc. 2008: 10; 2012: 26 differenza (se+ aum. occupazione) – 16**** spesa 2007-2010 (52,5-52,5)<b< +0 **** tassazione 2007-2010 (32,5 -31,2) diff. -1,3**** diff.tra spesa e tasse0 -(-1,3)= +1,3**** produzione industriale 2010-2013(2°TRIM) = – 12,0%
irlanda: deficit medio (2008-2012) 72,9/5 = 14,58**** disocc. 2008: 5,0; 2012: 13,8 differenza (se+ aum. occupazione) – 8,8**** spesa 2007-2010 (36,4- 47,1)<b< +10,5 **** tassazione 2007-2010 (30,9 -27,5) diff. -3,4**** diff. tra spesa e tasse (10,5-(-3,4)=+13,9 ****produzione industriale 2010-2013(2°TRIM) = – 0,5%
portogallo: deficit medio (2008-2012) 34,6/5 = 6,92 **** disocc. 2008: 8,9; 2012: 17,3 differenza (se+ aum. occupazione) -8,4**** tassazione 2007-2010 (32,4 -31,0) diff. -1,4**** spesa 2007-2011 (45,7-51,0)diff. + 5,3**** diff. tra spesa e tasse (2,4-(-0,3)=+2,7****produzione industriale 2010-2013(2°TRIM) = – 4,4%
italia: deficit medio (2008-2012) 19/5 = 3,8**** disocc. 2008: 5,5; 2012: 12,2 differenza (se+ aum. occupazione) – 6,7**** tassazione 2007-2011 (43,2- 42,9) diff. -0,3**** spesa 2007-2011 (47,6-50,0)diff. +2,4**** diff. tra spesa e tasse (2,4-(-0,3)=+2,7**** produzione industriale 2010-2013(2°TRIM) = – 8,4%
segue da prima:
Eliminafrancia: deficit medio (2008-2012) 28,275 = 5,64**** disocc. 2008: 7,8; 2012: 10,9 differenza (se+ aum. occupazione) – 3,1**** spesa 2007-2010 (49,8-54,1) +4,2**** tassazione 2007-2010 (43,7 – 42,9) diff. – 0,8**** diff.tra spesa e tasse=4,2-(-0,8)=+5,0**** produzione industriale 2010-2013(2°TRIM) = – 0,6 %
finlandia: deficit medio (2008-2012) 4,6/5 = 0,92**** disocc. 2008: 6,4; 2012: 8,4 differenza(se+ aum. occupazione) – 2,0**** spesa 2007-2010 (47,3-55,9) +8,6**** tassazione 2007-2010 (43,0 – 42,5) diff. – 0,5 **** diff.tra spesa e tasse=8,6-(-0,5)=+9,1**** produzione industriale 2010-2013(2°TRIM) = – 6,2%
olanda: deficit medio (2008-2012) 18,5/5 = 3,7**** disocc. 2008: 3,3; 2012: 6,6 differenza(se+ aum. occupazione) – 3,3**** spesa 2007-2010 (45,0 – 50,5) + 5,5 **** tassazione 2007-2010 (38,7 -38,7) diff. -0**** diff.tra spesa e tasse= 5,5 +0 = +5,5**** produzione industriale 2010-2013(2°TRIM) = +0,3%
belgio: deficit medio (2008-2012) 18,5/5 = 3,7**** disocc. 2008: 7,3; 2012: 8,6 differenza (se+ aum. occupazione) -1,3 **** spesa 2007-2010 (48,3 – 53,7) diff. + 5,4****tassazione 2007-2010 (43,6 -44.0) diff. +0,4**** diff. tra spesa e tasse 5,4 – (+0,4) = + 5 (produzione industriale 2010-2013(2°TRIM) = + 1,5%
germania: deficit medio (2008-2012) 7,8/5 = 1,56**** disocc. 2008: 10,0; 2012; 5,5 differenza (se+ aum. occupazione) + 4,5**** tassazione 2007-2011 (36,1-37,1) diff.+ 1,0 **** spesa 2007-2010 (43,5- 47,9) + 4,4**** diff. tra spesa e tasse 4,4-1= +3,4**** produzione industriale 2010-2013(2°TRIM) = + 7,4%
Regno Unito: deficit medio (2008-2012) 40,1/5= 8,02**** disocc. 2008: 5,1; 2012: 8,2; differenza(se+ aum. occupazione) – 3,1**** tassazione 2007 -2011 (35,8-35,5) diff. – 0,3**** spesa 2007 – 2010 (43,9-50,4) diff. + 7,1 **** diff. tra spesa e tasse 7,1 – (-3) = + 7,4 produzione industriale 2010-2013(2°TRIM) = – 4,9%
FONTI PER DATI:
OECD STATICS per tassazione; deficit; produzione industriale.
ROTHER – STARK – SCHUKNECHT “THE BENEFITS OF FISCAL CONSOLIDATION…” Spesa pubblica totale
Eurostat – U.S. Bureau of Labor Statistics per disoccupazione.
Dal quadro emrgono le seguenti considerazioni riguardo gli 11 Paesi considerati:
segue ancora:
EliminaA) Nell’ euroarea, i paesi più virtuosi, come deficit medio nel quinquennio (2008-2012) sono nell’ ordine:
1) Finlandia con 0,92;
2) Germania con 1,56;
3) Belgio e Olanda con 3,7;
4) Italia con 3,8;
5) Francia con 5,64;
6) Portogallo con 6,92;
7) Regno Unito con 8,02;
8) Spagna con 9,08;
9) Grecia con 11,2;
10) Irlanda con 14,58;
B) Nella stessa area, i paesi più virtuosi come somma tra aumento di spesa pubblica totale e detassazione (il totale rappresenta lo sbilancio complessivo nelle finanze pubbliche tra 2007 e 2010, purtroppo non è possibile aggiornare il parametro in modo più avanzato);
1) Grecia con + 1,3;
2) Italia e Portogallo con + 2,7;
3) Germania con + 3,4;
4) Francia e Belgio con + 5;
5) Olanda con +5,5;
6) Regno Unito con + 7,4;
7) Finlandia con + 9,1;
8) Spagna con + 11,8;
9) Irlanda con + 13,9;
C) Nella stessa area, le politiche fiscali e di rigore hanno determinato, nel periodo quinquennale 2008-2012, per l’ occupazione i seguenti livelli (Ovviamente ai primi posti ci sono i Paesi meno colpiti dalla disoccupazione);
1) Germania con + 4,5%;
2) Belgio con – 1,3%;
3) Finlandia con – 2,0%;
4) Francia e Regno Unito con – 3,1%;
5) Olanda con – 3,3%;
6) Italia con -6,7%;
7) Portogallo con – 8,4;
8) Irlanda con -8,8%;
9) Grecia con -16%;
10) Spagna con – 18%;
D) Nell’ area vediamo come tali politiche hanno determinato contrazioni di economia reale, parlando di produzione industriale (periodo 2010 – 2013);
1) Germania con + 7,4;
2) Belgio con + 1,5%;
3) Olanda con + 0,3%;
4) Irlanda con – 0,5%;
5) Francia con – 0,6%;
6) Portogallo con – 4,4%;
7) Regno Unito con – 4,9%;
8) Finlandia con – 6,2%;
9) Italia con – 8,4%;
10) Spagna con – 8,7%;
11) Grecia con -12%;
Cosa dedurne?
A) Indipendentemente dal debito pubblico di partenza di prima della crisi del 2007/2008, ed indipendentemente dalla virtuosità dei bilanci dei singoli Paesi, la Germania ed i Paesi a lei vicini, hanno goduto di condizioni favorevoli, sia dirette, per i surplus tedeschi sia indirette per gli indubbi influssi positivi di economie confinanti; l’ Austria, in particolare, dimostra l’ assunto con uno sbilancio tasse spesa di + 4,5, che è simbioticamente legata alla Germania e che non ho inserito nell’ elenco, ha avuto performances identiche a quelle tedesche, con una produzione industriale al + 8,6 e disoccupazione in calo seppur di solo l’ 1%.
B) Io credo che Francia e Regno Unito, abbiano tenuto come economia reale e disoccupazione, per il fatto di aver sostanzialmente usato deficit e spesa pubblica per ridurre gli effetti della crisi sulle aziende e sull’ occupazione;
C) L’ Italia nonostante sia ai primi posti come virtuosismo nei conti pubblici, è agli ultimi posti come perdita di produzione industriale ed ha tenuto relativamente bene come occupazione, per effetto della rete familiare che ha dato fondo ai patrimoni delle famiglie, che erano molto patrimonializzate; la perdita di patrimonio, a livelli spaventosi, però, insieme al grave declino della popolazione delle imprese, ci mette in condizioni particolarmente rischiose.
D) Vedo la Spagna messa davvero molto peggio di noi, ma molto peggio, sia perchè arriva con dati catastrofici di economia reale alle soglie del 2014, sia perchè ha avuto un quinquennio assolutamente non virtuoso come conti pubblici; e certamente è incomprensibile uno spread così basso rispetto al nostro. Davvero incompatibile con i fondamentali della sua economia. La Grecia è assolutamente persa.
E) Dal complesso degli andamenti rilevo ancora una volta l’ inutilità e addirittura, per la nostra economia, la funzione distruttrice della moneta unica; nel contempo rilevo in maniera assolutamente evidente i vantaggi per l’ economia tedesca e per le economie ad essa vicine, dove si è realizzato uno dei punti fondamentali degli accordi di Maastricht, cioè il travaso di investimenti e di spesa dell’ economia in surplus più forte. Ma questa politica intereuropea, doveva svilupparsi verso tutti i Paesi, soprattutto quelli più deboli.
segue ancora:
EliminaConclusioni:
Io credo che non ci siano margini di salvezza per quei paesi, anche virtuosi come il nostro, ma con problemi strutturali di economia industriale, di assetto istituzionale, di arretratezza fiscale e creditizia e di grave ritardo infrastrutturale, mantenendo una moneta unica per tutta l’ area; vedo invece, e stavolta in maniera chiarissima, la necessità di separare le economie attualmente riunite sotto un’ unica moneta ed un’ unica Banca Centrale, in due aree economiche, la prima a baricentro tedesco e la seconda a doppio baricentro Franco-Italiano. E’ opportuno che si rifletta molto, ora, da parte dei governi europei su questo stato di fatto, prima che l’ euro esploda.
Ora, sempre apprezzando la sua cortesia, mi sembra riduttivo portare dati parziali e locali, e dire che in USA si sta male, ma scherziamo? Quando l' eurozona si trova in una situazione catastrofica e l' Italia in particolare è quella che più soffre della particolare struttura della UEM, la nostra industria è stata e sarà sempre più penalizzata. Tre degli stati USA messi peggio nel 2008, Florida e Nevada e Arizona, i cosidetti stati della fascia del sole (Sun Belt), già nel 2012 erano usciti dalla crisi mentre quelli del Club Med, Grecia Irlanda e Spagna, ne sono ancora dentro e di brutto come potrà vedere sotto.
E la conclusione è che lei non è nemmeno in grado di capire che in questo blog non sono ammessi commenti "a puntate", quindi rinuncio a leggere quello che lei ha scritto, essendo del parere che chi non capisce cosa facili spesso ha facilità a credere di capire quelle difficili...
EliminaCaro Prof.
Eliminaeviterò di ripetere simile stupidaggine e tenterò per il futuro di riassumere; non me ne voglia, ma era solo perchè non potevo rientrare con un solo post dati i limiti di circa 4000 caratteri, mi sembra.
Ma il mio intervento era solo allo scopo di far capire i danni generalizzati delle politiche di austerity.
In realtà la cosa più essenziale è la parte iniziale del 1° post di quest' elenco, il resto lo ignori.
Cordiali saluti, mai e poi mai polemizzerò con lei per i suoi enormi meriti.
A.B.
EUROPA
RispondiEliminaLa Ue può risorgere se trova un popolo
Fatta l’Europa, facciamo gli europei”. Questo motto, scrivono Andrea Garnero e Simona Milio, autori del libro L’Unione divisa, circolava fino a un po’ di tempo fa per i corridoi di Bruxelles, cuore pulsante della Ue. Il motto “dazegliano”, si è un po’ spento e oggi le cose sono molto più incerte. Anche perché la crisi economica potrebbe aver smentito la stessa prima parte della frase. L’Europa è tutt’altro che fatta e anzi rischia di “cedere ai nazionalismi” con una regressione dei meccanismi di integrazione fin qui conquistati. Il volume edito da Il Mulino e che, oltre ai due autori, vede interventi e contributi di autori diversi ma anche la prefazione di Filippo Andreatta, nasce nell’ambito della fondazione Arel creata dal padre di quest’ultimo, Nino. L’Arel costituisce un indicatore dello stato del dibattito attorno al governo Renzi che potrebbe riversarsi, se trovasse gli interpreti politici adeguati, anche su scala europea.
L’Unione divisa ha un approccio europeista molto ben delineato. Partendo dalla constatazione dei limiti del processo di convergenza - la prima delle due parti in cui il libro è suddiviso, si intitola “L’Unione mancata” - i cui obiettivi sono falliti o sono stati solo “parzialmente raggiunti”, l’operazione editoriale si prefigge l’obiettivo di indicare una strada. Ambiziosa, forse, ma l’unica possibile per dare seguito ai presupposti di Maastricht. Il compito di dare nerbo alla prospettiva del costituzionalismo europeo e dell’ipotesi federale poggiata su un modus vivendi europeo, è affidato al saggio conclusivo di Carla Bassu, docente all’Università di Sassari e collaboratrice dell’Arel. Bassu, opportunamente, rievoca lo stop al processo di unificazione avvenuto con i referendum di Francia e Olanda nel 2005, che bocciarono l’ambizione della Carta costituzionale. Da lì, con il Trattato di Lisbona, si è verificato un “ritorno alla natura pattizia” dell’Unione, fondata sugli accordi tra gli Stati. Ora che “più che mai è concreto il pericolo di compromettere il percorso di integrazione”, scrive l’autrice, occorre guardare a uno Stato costituzionale europeo in cui “coinvolgere i cittadini europei in un’azione comune e condivisa” prospettando una visione concreta dell’Europa. L’unica strada per uscire dall’impasse.
L’UNIONE DIVISA
di Andrea Garner e Simona Milio
Il Mulino, 292 pagg., 25,00 €
L'ennesimo libro piddino sul fogno.... da quindici anni ormai se ne contano a centinaia. Da quelle parti è l'unica cosa che sanno fare bene: creare sogni.
EliminaE intanto giù di mazzate ai popoli..
I Tedeschi (chi comanda) sono molto più pragmatici; il loro motto è: "Fatta l'Europa, facciamoci i cavoli nostri!" . E questa è una delle tante differenze culturali che l'Euro non potrà mai eliminare.
Money creation in the modern
RispondiEliminaeconomy
Quousque tandem, Estienne, abutere patientia nostra?
RispondiEliminaA proposito di 'finezze della geopolitica'.
RispondiEliminaQuest'anno erano in calendario due esercitazioni militari congiunte Nato-Russia: una in Ucraina ed una in Russia.
http://www.stripes.com/news/us-army-to-proceed-with-planned-exercise-in-ukraine-1.272551
Poi durante i giochi invernali e' successo quello che e' successo e quella in Russia e' stata cancellata mentre quella in Ucraina (occidentale) sembra ancora in forse (almeno cosi' sembra voler credere la Nato, anche perche' non sono ovviamente piu' ammesse truppe Russe).
In sostituzione dell'esercitazione congiunta annullata, la Russia ha iniziato un suo calendario indipendente di esercitazioni.
http://online.wsj.com/article/BT-CO-20140319-703910.html
Vista la fermezza mostrata tra ieri ed oggi dal Governo Ucraino nel difendere 'sparando se necessario' le basi navali in Crimea (cioe' le hanno sloggiate senza che fosse necessario sparare un solo colpo), non credo servano grandi analisti geopolitici per prevedere una imminente annessione alla Russia di tutta l'Ucraina orientale.
Il messaggio che manda Putin all'Occidente e' chiaro: nel mio giardino di casa ci potete venire a giocare solo se invitati, altrimenti 'stateve accuorti', qui comando io.
Come sia stato possibile per USA/EC andarsi ad infilare in un tale vicolo cieco non lo riesco a comprendere.
Per gli USA l'obiettivo geostrategico principale è rendere la Russia una potenza secondaria confinandola in Asia, "La Grande Scacchiera" di Brzezinski docet till Nineties (libro assolutamente consigliato, è come il blog del professore sulla macroeconomia: sembra di avere la finestra aperta sul futuro). A questo fine il vecchio Zbigniew individuava proprio l'Ucraina come crocevia strategico da togliere all'orso russo: senza l'Ucraina (e i suoi sbocchi sul Mediterraneo) la Russia si sarebbe ritrovata fortemente ridimensionata e senza il suo saliente verso l'Europa. Ca va sans dire: facendo entrare l'Ucraina nella Nato, gli USA potrebbero schierare i propri sistemi anti balistici a Kiev e garantirsi che la rappresaglia russa al first strike nucleare americano subisca un drastico ridimensionamento. In tutto questo si sono infilati anche gli interessi tedeschi - che vogliono aprire l'ennesimo mercato/colonia in cui installare nuove fabbriche cacciavite a costo del lavoro sempre più basso - e quelli polacchi, che storicamente mirano all'annessione delle regioni occidentali ucraine, cattoliche (Leopoli-Lvov fu polacca per quattro secoli, fino al 1778). Come nel libero mercato, l'avidità di un bel po' di interessi si sono coagulati su una scommessa: fottere Putin durante le Olimpiadi. L'esposizione mediatica avrebbe dovuto sconsigliare i russi da azioni di forza. Questo dimostra una cosa: che i consiglieri del golden boy dell'apparato militare-industriale americano hanno fortemente sottovalutato Putin e il legame storico, economico e culturale tra Russia e Ucraina. Il che farebbe anche il paio con quello che scrive Chomsky in molti dei suoi scritti: che la spregiudicatezza di questi consiliori è pari soltanto alle leggere imprecisioni nelle loro valutazioni e alle carenze nelle loro conoscenze. In fin dei conti, l'Americano medio crede sempre Dio abbia creato il mondo all'incirca 5770 anni fa. - Mode: espertone geopolitico off -
EliminaMi sa che "la spregiudicatezza di questi consiliori è pari soltanto alle leggere imprecisioni nelle loro valutazioni e alle carenze nelle loro conoscenze" e' l'unica spiegazione sensata: un imbecille infatti rimane un imbecille, qualunque posizione occupi.
EliminaLa superpotenza USA, grattando sotto la superficie, mi appare sempre piu' come un gigante dai piedi di argilla, debole finanziariamente ed esposta al collasso su piu' fronti, altro che 'rendere la Russia una potenza secondaria' (cioe' confinata all'Asia).
Da oltre trent'anni non investono seriamente neppure sulla rete di distribuzione dell'elettricita' (come per esempio la Germania, accecata dal suo mercantilismo - ed anche noi ci stiamo incamminando inesorabilmente sullo stesso sentiero, vedi caso Sorgenia).
Il bello e' che mentre un tempo i punti deboli di un Paese erano 'segreto militare', oggi si pubblicano liberamente tutte le informazioni utili ad un avversario per combattere efficacemente un conflitto asimmetrico/non convenzionale.
http://theeconomiccollapseblog.com/archives/government-agency-if-9-substations-are-destroyed-the-power-grid-could-be-down-for-18-months
Prof, ti segnalo una cosa spassosa: Liberazione U Nutella = ∅.
RispondiEliminaCaro Professore, cari amici profani della macroeconomia che, come me, grazie a questo blog avete una nuova passione che vi spinge a combattere la condiscendenza e il conformismo neoliberista, vi inoltro un'importante vittoria sulla teoria della moneta esogena. http://vocidallestero.blogspot.it/2014/03/il-moltiplicatore-monetario-e-morto.html
RispondiEliminaL'interiorizzazione individuale dei concetti neoliberisti propugnate da fonti autorevoli e famigliari (come qui:https://www.youtube.com/watch?v=6halnO4HnNU), diventa filtro di significazione nel piddino. Per riordinare l'assetto interpretativo fallace, occorrono nozioni molto approfondite e argomentazioni solide, poichè si tratta di un processo di ristrutturazione molto invasivo nell'assetto di consapevolezza della realtà economica. Forza e coraggio che, ogni tanto, qualche buona notizia c'è!!
:D Giulietto Chiesa! Che obsoleto arnese di psiuppina memoria... XD
RispondiEliminaQuando son triste e cerco 2 minuti d'ilarità vado sempre alla caccia delle sue raffinate und dotte elucubrazioni storico-politiche!
Con riferimento al papero caduto, viene alla mente il romanzo d'incerto autore "La fine è nota".
RispondiEliminaAnche la damnatio memoriae di chi fino a ieri era il suo idolo segue il copione.
Sic transit gloria paperi.
A me un pochino dispiace lo sa? Alla fine se non ci fosse stato lui non avrei mai letto quel suo post del marzo 2012 ..............
RispondiEliminaMi presento:
RispondiEliminasono la maestrina con la matita blu.
mi scuso per non aver indicato la data del post dell' innominabile al suo cospetto.
Comunque Il post risale all'estate 2013
come le ho scritto nei miei twitt successivi al blocco.
Detto ciò a me spiace che per la vostra diatriba io sia stata bloccata a fasi alterne da entrambi che ...poi io ho conosciuto lei e Claudio Borghi grazie a lui...
Non credo sia un nemico della Patria.... fa tenerezza in fondo
Non vorrei arrivare a Roma il 12 aprile e chiederle di sbloccarmi ma stringerle la mano senza rimanere pietrificata :)
G.D.