lunedì 17 novembre 2014

TTIP: la storia si ripete

La crisi è democratica: colpisce la maggioranza. Le persone colpite, che appartengono agli ambiti più disparati, ogni tanto reagiscono, e lo fanno in base al proprio bagaglio culturale e alla propria esperienza di vita, com'è normale che sia, e ciascuno ponendo se stesso, quello che sa e quello che ha fatto come chiave di lettura privilegiata. È umano. Abbiamo così letture botaniche della crisi, letture filateliche della crisi, letture giuridiche della crisi, letture naturalistiche della crisi, e chi più ne ha più ne metta.

Da ognuno c'è qualcosa da imparare, ma rimane il fatto ineludibile che questa è una crisi economica, cioè quella cosa che si verifica quando per motivi che abbiamo illustrato tante volte la gente si trova senza soldi in tasca. Va anche ricordato che, come i marZiani dovrebbero sapere e come una lettura anche superficiale dei fatti dimostra (soprattutto in Italia), le dinamiche economiche reggono quelle politiche, che a valle reggono quelle giuridiche, ed è questo simpatico trenino, guidato dalla locomotiva "Economia", che ci porta a spasso per le interminate praterie della SStoria.

Deriva da questo semplice (ma ineludibile) fatto il vantaggio comparato di questo blog. So che dispiace a molti, ma per fortuna piace a voi, e tanto mi basta.

Oggi voglio parlarvi, da economista, e più precisamente da economista applicato, del TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership). Parlare di un trattato commerciale in chiave economica è, lo premetto, una lettura riduttiva, e lo sappiamo benissimo. Quello che inquieta del TTIP sono alcuni aspetti giuridici, in particolare giurisdizionali, come la possibilità, che abbiamo sentito evocare più volte, per le imprese multinazionali di chiamare in giudizio gli Stati sovrani (?) che non si attengano alle prescrizioni di liberalizzazione del mercato che il trattato promuove (e che si riferiscono, badate bene, non alle barriere tariffarie - cioè ai dazi - ormai in via di definitivo smantellamento nel quadro dell'OMC, ma a quelle non tariffarie, cioè alle normative ambientali, igieniche, di sicurezza alimentare e fisica, ecc.). Insomma, la famosa fiorentina all'ormone della quale sentite ogni tanto parlare sui giornali. Rimarrà deluso Emilio Pica, che in un afflato socratico ci ha confessato di amare le donne androgine: nel meraviglioso mondo del TTIP tutti avranno una sesta di reggiseno, anche i maschietti.

(ah, Emilio, però quella me piace pure a me, sia chiaro: homo sum, nihil humani mihi alienum puto. E la Nappi la apprezzo più come filosofa...)

Questo, naturalmente, per quanto riguarda la parte "trade". Poi c'è quella investment, che lasceremo da parte.

Parlare di un trattato commerciale in chiave economica è quindi riduttivo, ma, come vedrete, indispensabile per cogliere pienamente il carattere truffaldino e antidemocratico dell'operazione in corso, un'operazione che, come solo un economista può aiutarvi a cogliere pienamente, è del tutto isomorfa a quella compiuta col Trattato di Maastricht. Vengono cioè vendute agli elettori come conquiste assodate risultati di studi metodologicamente dubbi, palesemente in conflitto di interessi, i cui risultati vengono proposti orchestrando un falso pluralismo, e dietro ai quali ci sono, ovviamente, i soliti noti.

Il prequel
Come andò con il Trattato di Maastricht lo sapete e comunque ve lo ricordo in l'Italia può farcela. Michael Emerson, Jean Pisani-Ferry e Daniel Gros, prezzolati dall'Unione Europea (perdonatemi: "pagati" non è il verbo giusto, anche perché sono morte delle persone, chiaro?), nel loro studio One market, one money, affermarono che “a major effect of EMU is that balance of payments constraints will disappear in the way they are experienced in international relations. Private markets will finance all viable borrowers, and saving and investment balances will no longer be constrained at the national level” (Emerson et al., 1990, p. 24)[i]. Notate la raffinatezza della loro linea di attacco. Studiosi come Kaldor avevano da tempo ammonito che una moneta senza stato avrebbe disintegrato politicamente l'Europa, in particolare perché avrebbe creato squilibri che sarebbe stato necessario rifinanziare attraverso un budget federale. E allora i tre porcellini che si inventano? L'uovo di Colombo: loro sostenevano che non ci sarebbe mai stato bisogno, per il Nord, di rifinanziare il debito del Sud mediante trasferimenti, perché i mercati finanziari avrebbero prestato solo a chi fosse stato in grado di generare sufficiente reddito da ripagare i debiti (i “viable borrowers”, appunto). Ritenevano, cioè, i nostri amici, che non sarebbe stato necessario costituire uno Stato europeo, almeno nell’immediato, perché il mercato, che non può sbagliare, avrebbe pensato da sé a trasferire ove necessario i fondi, all’interno della nuova area finanziariamente integrata, senza bisogno di costruire un bilancio federale, e anzi affidando ai bilanci pubblici nazionali il compito di “respond to national and regional shocks through the mechanisms of social security and other policies” (ibidem)[ii]. Non ci sarebbe quindi mai stata una crisi di debito estero all'interno dell'Unione Monetaria (tesi che alcuni economisti ancora oggi sostengono - vedi Boldrin - ma che è sconfessata dai fatti e dall'interpretazione della stessa Bce).


Infatti, che le cose non siano andate come Pisani-Ferry sosteneva (e Boldrin sostiene), ce lo ha spiegato Constâncio(2013) (ma anche De Grauwe 1998); prima che i tre porcellini si esprimessero, come sarebbero andate le cosa lo avevano chiarito Thirlwall 1991, e subito dopo Feldstein 1992, e decenni prima Kaldor 1971 e Meade 1957. Se siamo nei guai è proprio per colpa degli errori dei mercati finanziari privati, che hanno accumulato insostenibili debiti esteri all’interno dell’Eurozona. Quindi i tre porcellini mentivano sapendo di mentire, perché erano pagati per mentire.

Il percorso è sempre quello: da Pangloss ("tutto va per il meglio nel migliore dei mercati possibili") a Eichmann ("non sapevo, eseguivo gli ordini"), con biglietto di andata e ritorno, perché in mancanza dei drastici rimedi adottati dal governo israeliano nel caso in specie gli illustri colleghi rimangono disponibili ad appoggiare il progetto successivo. Ma le "incognite" delle quali parla Pisani-Ferry tutto erano fuorché "incognite": i rischi dell'Unione Monetaria erano stati denunciati dalla letteratura accademica e divulgati sulle più importanti testate finanziarie internazionali. Quindi "io non sapevo" meriterebbe il trattamento che ha avuto in altri tribunali, ma passons. Noi siamo per la non violenza, cioè per subire la violenza, non per esercitarla, perché gli altri, come vedete, tanti scrupoli purtroppo non se li fanno.

Il sequel
E oggi? Come vanno oggi le cose, con il TTIP? Nello stesso identico modo. Ci vengono proposte come verità oggettive i risultati di studi basati su una cieca fede nella capacità autoequilibrante del mercato, studi dei quali fin da ora è possibile sconfessare gli errori metodologici, ma, attenzione: gli studi vengono a valle di decisioni politiche già prese (come fu per One market, one money)...


Non lasciatevi fuorviare dal nome: nonostante la collocazione negli States, il Jeronim cui facciamo riferimento non è questo, è questo. Jere è romano de Roma, ma la sua mamma no, da cui la scelta un po' esotica del nome di battesimo. Io ho studiato Ragioneria I con suo zio, sono stato in commissione ricerca alla Sapienza con sua madre, e molti di noi sono stati, credo, clienti della sua famiglia (com'è piccolo il mondo...). Lui, a sua volta, è stato mio "cliente" quando ero ricercatore in econometria alla Sapienza, nel lontano anno accademico 2001-2002, quando discusse una tesina sulla curva di Phillips (pensa un po' te...). Ora è finito qui, da dove è stato mandato qui a lavorare sul Global Policy Model. Mi illudo di essergli stato un po' utile (o per lo meno lui la pensa così), e sono contento che ci sia un economista eterodosso infiltrato a Ginevra. Sì, perché Jere è relativamente "de sinistra". Certo, questo lo ha portato a commettere un errore cruciale: ha diffuso in Italia i risultati del suo pregevole studio tramite un forum che nessuno legge (rank in Italy: 27804, secondo Alexa oggi), perché, come sapete, ha tradito. Lo Sbilifesto merita di essere consegnato all'oblio (e li esorto a considerare che, per quello che hanno fatto - soffocare scientemente il dibattito sulla moneta unica, quel dibattito che sono riuscito a portare dove sapete - l'oblio è molto meglio dell'alternativa), però lo studio di Jere no, e visto che uno di voi me l'ha segnalato, ne faccio una simpatica sintesi per i diversamente europei e diversamente economisti. Gli faremo così risalire più di 24000 posizioni in termini di visibilità: mi aspetto una cassetta di vino per questo, va da sé...

Dunque: il copione è sempre il solito. Esattamente come in One market, one money:

1) vengono proposti come vantaggi certi e determinanti dei vantaggi aleatori ed irrisori;
2) non vengono quantificati i potenziali svantaggi;
3) i metodi di analisi adottati si basano su una anacronistica fiducia nel mercato.

Le tre caratteristiche sono ovviamente connesse. Nel caso del TTIP si aggiunge ad esse una quarta, simpatica caratteristica:

4) l'impianto del progetto è intrinsecamente contraddittorio con il progetto europeo.

Vediamo un po' perché.

Vantaggi irrisori
Cominciamo dal primo punto. Come ricorderete, One market, one money quantificava il riparmio di costi di transazione (commissioni su cambi) determinato dall'Unione monetaria in uno 0.4% del Pil, che si sarebbe evidentemente verificato una tantum. Voglio cioè dire che in un singolo anno l'abolizione di questi costi avrebbe fatto crescere il Pil dello 0.4% in più. Ma una volta aboliti i costi, i costi non ci sarebbero più stati (per definizione), e quindi già dall'anno successivo non si sarebbero avuti ulteriori effetti. Ve lo spiego in un altro modo: nell'anno dell'introduzione della moneta unica avremmo avuto 0.4 punti percentuali di crescita in più, negli anni successivi no. Chiaro?

Ovviamente Eichengreen ci si fece una bella risata sopra: "Ma come vi viene in mente di affrontare un progetto così incerto a fronte di un beneficio così irrisorio?". Ma sse sa, signora mia, la ggente so tanto tanto 'nvidiosi, gli americani c'hanno paura che je rubbamo er monopolio de 'a moneta...

(discorsi da comare che oggi si sentono solo in certi seminari...)

Oggi non va tanto meglio. Lo studio leader per la valutazione dei benefici economici del TTIP è quello del CEPR (e come ti sbagli): Reducing Transatlantic Barriers for Trade and Investment. Come nota Jere, le conclusioni di questo studio sono presentate dalla Commissione come fatti, e allora, da bravi europei, facciamo così anche noi. La Table 2 dello studio di Jere riporta una valutazione comparativa dell'impatto sul Pil europeo nel 2027 (fra 13 anni). Il CEPR (che verosimilmente è quello che ha preso più soldi dalla Commissione) è il più ottimista. In caso di realizzazione di una "full FTA" (Free Trade Area, zona di libero scambio, con pieno abbattimento delle barriere interne, ma mantenimento di barriere tariffarie differenziate verso i paesi terzi - cioè gli Usa potrebbero adottare verso la Cina dazi diversi dall'Europa, in pratica), bene, in questo caso estremamente favorevole, il beneficio sarebbe immenso: lo 0.48% in più del Pil spalmato su 13 anni (cioè un aumento del tasso di crescita medio europeo dello 0.03% l'anno circa)!

Dice: ma che mme stai a pijà per culo? No, no, sto leggendo la Table 16 a p. 46 dello studio del CEPR. Quindi, pensate, se adottassimo il TTIP subito, con un colpo di bacchetta magica, l'anno prossimo la crescita europea sarebbe non del previsto 1.35%, ma, udite udite, dell'1.38%.

Sono i dettagli a fare la delizia dell'intenditore, e questi dettagli potete leggerli solo qui!

Ora, per carità, io capisco di non poter impedire alla maggior parte di voi di adottare toni barricaderi e piazzaleloretisti (plateale il caso di Alberto49, che comincia a farmeli girare: ma non glielo spiego perché ho capito che non può capirlo). Quindi ragliare "multinazzzzionali bbbbrutte, lobby cattive, attentato alla costituzzzzione", per poi andare all'osteria a farsi un quartino di bianco, è, come dire, la soluzione naturale che si presenta a molti di voi, e, fra l'altro, è un approccio giustificatissimo: dietro questo autentico attentato alla nostra costituzione c'è in effetti il potere di lobbing delle multinazionali, che di fatto agiscono nel loro, certo non nel nostro interesse.

Ma che sorpresa, eh?

A me però, invece di questo segreto di Pulcinella (che strano! I ricchi e potenti comandano nel loro interesse e comprano i politici per farsi i fatti propri! Chi lo avrebbe mai detto?) sembra molto più sorprendente, divertente e dirompente andare a leggere sui documenti ufficiali in base a quali pretesi vantaggi questo attentato ai nostri diritti viene perpetrato. Ci stanno vendendo per una cosa che dal punto di vista statistico è del tutto insignificante. A questo punto chi vuole piazzaleloreteggiare alzerà i toni, sbraiterà, si raccoglierà sotto la bandiera della rivolta, cederà al demone del qualcosismo ("dobbiamo fare qualcosa"), malattia senile del qualunquismo.

Chi invece vuole vincere una battaglia di democrazia andrà avanti con la lettura e mi aiuterà a portare questo dibattito nelle sedi opportune (cosa che, occorre saperlo, non è gratis).

Sintesi: per la seconda volta ci stanno proponendo un progetto che comporta rischi notevoli promettendo un beneficio che perfino ricercatori in conflitto di interessi e distorti in favore del progetto (perché pagati da chi lo propugna) quantificano come irrisorio.

I potenziali svantaggi non vengono quantificati
Veniamo al secondo punto (che poi è connesso al terzo): i potenziali svantaggi non vengono quantificati (punto 2) anche e soprattutto perché l'impianto analitico utilizzato per verificare i vantaggi nega che esistano gli svantaggi, e lo fa sempre per il solito motivo: perché si basa su una cieca fiducia nel mercato (punto 3).

Del caso di One market, one money abbiamo già parlato: l'idea era che non ci sarebbero state crisi finanziarie perché i mercati finanziari non avrebbero potuto sbagliare.

Nel caso delle valutazioni del TTIP, la fiducia nel mercato si traduce nel fatto che il modello analitico utilizzato per valutare il progetto è un cosiddetto modello CGE (Computable General Equilibrium). Due fra i quattro studi che Jere analizza utilizzano proprio lo stesso modello CGE, il GTAP. Il punto è che questi modelli sono basati sul paradigma neoclassico, per cui l'offerta crea la propria domanda, ovvero, in altri termini:

1) tutti i mercati sono riportati perennemente in equilibrio (a meno di frizioni temporanee) dall'aggiustamento dei prezzi relativi, e quindi:

2) tutta la produzione offerta viene anche domandata, e quindi:

2.a) il Pil è determinato da quanto si produce, non da quanto si compra, e
2.b) non c'è disoccupazione.

Abbiamo parlato di alcune implicazioni di questo approccio qui. Ora, nel caso che ci interessa, Jere fa notare che il principale limite di questi modelli consiste nel meccanismo di adattamento alle modifiche normative da essi ipotizzato. Una liberalizzazione del commercio espone alla concorrenza internazionale settori finora protetti, e l'idea è quella darwinista che così i migliori sopravviveranno, e i peggiori andranno a fare altro. I settori più competitivi delle singole economie, quelli che hanno un vantaggio comparato, assorbiranno in tal modo le risorse che si rendono libere negli altri settori, con beneficio di tutti.

Ad esempio: se in Italia la siderurgica non è competitiva, ma l'agroalimentare sì, le acciaierie chiudono e gli operai vanno a lavorare la terra. Facile, no? Ma non ditelo agli operai dell'AST...

Ci sono però alcuni problemini evidenziati da Jere:

1) Intanto, perché questo non produca disoccupazione (e quindi spreco di risorse) a livello aggregato, occorre che i settori competitivi si espandano abbastanza da accogliere tutte le risorse (umane e altre) lasciate libere dai settori "sconfitti" dal mercato;

2) inoltre, le risorse di cui trattasi (che poi sono persone) devono essere molto poliedriche! Il modello presuppone, nelle parole di Jere, che un operaio di una catena di montaggio possa riciclarsi istantaneamente come dipendente di una software house (purché sia disposto ad accettare un salario sufficientemente basso).

3) Qui subentra un terzo problemino, che ora comincia ad essere chiaro a tutti. Il meccanismo di aggiustamento basato sulla flessibilità dei salari al ribasso conduce fatalmente a crisi di domanda. Ovviamente un modello nel quale si rappresenta solo l'offerta di questo aspetto non tiene conto. In un modello simile ci sarà sempre piena occupazione: sarà la flessibilità verso il basso del salario a indurre l'imprenditore ad assumere. Il problema, però, è che questo tipo di modello non considera il fatto che i "costi" che la riforma degli scambi internazionali spinge a tagliare (per diventare più competitivi) sono anche i redditi che sostengono la domanda aggregata di beni.

Ci sono poi problemini "minori" (come l'effetto Daverio-Zingales: maggiore esposizione a shock idiosincratici), ma quelli li lasciamo per dopo. Qui occupiamoci degli effetti sull'occupazione.

Lo studio del CEPR è commovente: andate a pagina 71:

"It should be stressed that the model is a long-run model, where sources of employment and unemployment are “structural” (rather than cyclical). In this sense, changes in labour demand are captured through wage changes (in this case rising wages). As wages increase in the experiments, this means a rising demand for labour, so that under a flexible labour supply specification, employment would increase instead."



Ovvero: la relazione fra domanda e occupazione (gli effetti ciclici) non ci interessa - il che, considerando che grazie all'euro la recessione durerà una decina di anni, qualche dubbio lo fa sorgere; le variazioni della domanda di lavoro sono segnalate solo da quelle del costo del lavoro: se i salari aumentano, significa che c'è più domanda di lavoro da parte delle imprese, e quindi più occupazione. E quindi? E quindi l'impatto sulla disoccupazione non viene nemmeno misurato, perché la disoccupazione c'è se la domanda di lavoro (da parte delle imprese) è inferiore all'offerta (da parte delle famiglie), e tutto quello che il modello misura non è quanti posti di lavoro verranno creati o distrutti dal TTIP, ma come la forza lavoro (che si suppone sarà tutta occupata) verrà riallocata da un settore all'altro, considerando separatamente gli effetti per gli "skilled" (qualificati) e i "non skilled" (non qualificati). Quindi, ad esempio, la Table 34 dello studio ci dice che nell'UE la quota di lavoratori "skilled" allocati nell'agricoltura aumenterà dello 0.07%, ma non ci dice quanti nuovi posti di lavoro ci saranno in agricoltura.

E va be'...

Qui i problemi sono due. Il primo ve l'ho detto: di posti di lavoro si preferisce non parlarne, et pour cause. Il meccanismo del modello, per i tre punti sopra esposti, può considerare solo effetti riallocativi, sotto l'ipotesi estremamente eroica che la riconversione di un operaio siderurgico in un dentista, o quella di un parrucchiere in un progettista aerospaziale sia istantanea e senza costi. L'altro aspetto è che la stima dei potenziali benefici in termini di salari (l'idea che i salari crescerebbero) è basata sull'ipotesi che la distribuzione del reddito rimanga costante. Come nota Jere, il CEPR prevede che nel 2027 la famiglia europea media guadagni 545 euro in più all'anno (45 euro in più al mese!) grazie al TTIP, ma questo, ovviamente, se la distribuzione del reddito rimane invariata, perché se invece la quota salari continua a scendere, il maggior Pil andrà ai profitti, non ai salari, e non tutte le famiglie beneficeranno in ugual misura dei mirabolanti incrementi di cui sopra (lo 0.48%).

La vera chicca
Ma concludiamo con la vera chicca. Gli effetti su Pil e redditi sono irrisori, perché sono irrisori, secondo lo stesso CEPR (cioè secondo la commissione) gli effetti sul commercio! Il commercio bilaterale crescerebbe tantissimissimo (quante volte abbiamo sentito questa storia), ma siccome crescerebbero sia le esportazioni che le importazioni, l'impatto netto non sarebbe così rilevante. Le esportazioni europee extra-UE nel 2027 in presenza di TTIP sarebbero del 5.9% superiori a quanto si avrebbe in assenza di TTIP. Il risultato di questa bella storia è che in effetti il TTIP disintegrerebbe l'Europa, nel senso di ridurre il commercio intra-zona (vedi la Table 24 dello studio CEPR). Insomma: con il TTIP gli europei commercerebbero di meno fra loro, e di più con gli Stati Uniti.

Ora, come ci siamo detti più volte, il beneficio di creare un'Unione economica è quello di avere un grande mercato che permetta di assorbire shock esterni: se gli Stati Uniti vanno per aria, la caduta della loro domanda viene compensata dal fatto che il grande mercato unico europeo in teoria sostiene l'acquisto dei beni europei. In pratica no, perché l'euro condanna a politiche di deflazione competitiva, come vi ho spiegato, ma almeno in teoria...

Con il TTIP questo beneficio teorico verrebbe ulteriormente compromesso: saremmo più legati agli Usa, e quindi più esposti agli shock che da essi provengono, pur essendo ugualmente privi di strumenti di politica fiscale, monetaria e valutaria per reagire ad essi. Come nota Jere, un esito simile non lascia tranquilli.

Io mi limito a ribadire quello che abbiamo più volte osservato: i difensori dell'euro e di questa Europa sono costretti, fatalmente, a stuprare la logica. Tutto quello che fanno contraddice platealmente tutto quello che dicono. Vogliono più Europa, e firmano dietro le nostre spalle un trattato che disintegrerà l'Europa prima commercialmente, e poi macroeconomicamente, esponendoci a qualsiasi errore di gestione dell'economia statunitense (e non è che ultimamente ce ne sian stati pochi...).


Una valutazione indipendente
Ovviamente non è necessario valutare l'impatto di un trattato commerciale con modelli di equilibrio generale. Si possono anche usare modelli basati sulla sintesi neoclassica, in cui si considerano le interazioni fra domanda e offerta (come avviene nel modello di a/simmetrie e nella maggior parte dei modelli utilizzati da banche centrali e enti di ricerca: ce l'ha ricordato il prof. Lippi a Pescara).

Nel suo working paper Jere fa questo lavoro, e lo fa, da bravo europeo, prendendo per buoni i risultati dello studio CEPR, cioè ipotizzando che il volume del commercio si sviluppi, in seguito al TTIP, secondo quanto prevedono gli studi prezzolati finanziati dalla Commissione. Cosa cambia, allora? Cambia il fatto che usando un modello keynesiano:

1) si considerano gli impatti della variazione del commercio sulla domanda aggregata;
2) si considerano gli effetti di trade diversion, cioè il fatto che la maggiore integrazione fra Europa e Stati Uniti ha effetti sulle relazioni con i paesi terzi;
3) si considerano gli impatti su domanda di lavoro, salari reali e occupazione.

E che succede, se si tiene conto di queste cose?

Lo vedete nella Table 4 dello studio di Jere. Per la maggior parte dei paesi europei il TTIP comporterebbe un peggioramento del saldo delle partite correnti, verosimilmente perché a causa della stagnazione della domanda interna (cioè dei bassi redditi) gli europei si rivolgerebbero sempre di più a beni a basso valore aggiunto, nei quali sono meno competitivi: meno golf di Cucinelli, più magliette di cotone cinesi (importate via Stati Uniti, va da sé). Risultato: un peso ulteriore sulla bilancia dei pagamenti, che per i paesi del Nord sarebbe più grave che per noi - che già siamo stesi. Il tasso di crescita dell'economia d'altra parte diminuirebbe (com'è ovvio, dato il calo della domanda estera netta), e l'Europa sperimenterebbe una perdita di circa 600000 posti di lavoro. Non è una cosa enorme, considerando che la nostra popolazione attiva è di oltre 240 milioni, ma sarebbe meglio farne a meno, soprattutto perché i redditi di chi il lavoro lo conserverebbe diminuirebbero (il modello delle Nazioni Unite prevede in Italia una diminuzione di 661 euro per occupato, anziché un aumento di 545 per famiglia), e con essi la raccolta fiscale, con impatti negativi sulla sostenibilità dei conti pubblici.

Per carità, io sono di parte. Jere mi sta simpatico e l'Europa mi sta sui coglioni, però qui stiamo parlando di analisi condotte con un modello delle Nazioni Unite, e basato su ipotesi lievemente meno ideologiche di quelle adottate dall'oste Commissione Europea per valutare il vino TTIP.

Se a questo aggiungiamo il fatto che la storia che avremmo lavorato un giorno in meno ecc. ce la siamo già sentita dire, ecco che qualche motivo di allarme sorge, e un'analisi economica ci aiuta a motivarlo in termini oggettivi, quindi dialetticamente più efficaci del piazzaleloretismo e del window flagging.


Perché?
E allora chiediamoci perché? Perché i nostri governanti ci stanno consegnando a questo progetto che ha benefici irrisori, costi potenzialmente elevati, ed è contraddittorio con la retorica dell'integrazione europea.

E la risposta è semplice: perché l'Unione Economica e Monetaria, che ci viene venduta come il momento più alto di realizzazione della nostra identità europea, di un nostro comune progetto europeo, in realtà è il momento più infimo del nostro asservimento all'ideologia e agli interessi statunitensi. Ne ho parlato tante volte, non ci ritorno, ma quello che va capito è il senso complessivo dell'operazione, che secondo me è questo: gli Usa hanno bisogno di un mercato di sbocco perché, da potenza declinante, stanno perdendo potere di signoraggio sui mercati internazionali. Gli sviluppi delle relazioni bilaterali fra i BRICS, e in particolare la dedollarizzazione degli scambi fra Cina e Russia, se dovessero generalizzarsi, significherebbero per gli Stati Uniti la fine del periodo dello "stampa (dollari) e compra (ovunque nel mondo)". Il "privilegio esorbitante", come lo chiamava Valery Giscard d'Estaing, verrebbe meno in un mondo nel quale il dollaro non fosse l'unico e solo strumento di regolazione delle transazioni sui mercati internazionali. A questo punto gli Stati Uniti non potrebbero permettersi più di essere in deficit strutturale netto verso l'estero. Puoi essere "acquirente di ultima istanza" se stampi a casa tua la moneta nella quale acquisti. Quando le cose non vanno più esattamente così, ti conviene avere una posizione equilibrata negli scambi con l'estero, altrimenti le cose si mettono male. Il +1% di esportazioni nette che il TTIP potrebbe arrecare agli Stati Uniti andrebbe proprio nel senso di ridurre il loro deficit (a costo di un aumento del nostro). L'Europa diventerebbe la periferia, in una nuova edizione del romanzo di centro e periferia, da voi tanto amato, dove gli Usa, chiedendoci l'Ani, ci inonderebbero della loro liquidità (con la quale il resto del mondo progressivamente avrebbe iniziato a nettarsi le terga), allo scopo di farci acquistare i loro simpatici bistecconi transgenici.

Sappiamo tutti quali siano gli incentivi che le élite periferiche traggono dal vendere i propri subalterni alle élite del centro, quindi di cosa ci stupiamo? Direi di nulla: BAU! Non è un cane: vuol dire business as usual.

E naturalmente qui sento i ragli dei piddini renziani (ormai tocca distinguere): "eh, ma l'euro ci aiuterebbe a difenderci!".

No!

Noooo!

Nooooooooooooo!

Le cose stanno esattamente al contrario, e ancora una volta tutto questo ci è stato detto, e detto in faccia, e detto in sedi autorevoli. L'euro non ci aiuta a difenderci nemmeno un po', e per due motivi ben evidenti. Il primo è che, come ormai sarebbe futile negare, è causa della nostra crisi, e quindi, banalmente, ci costringe ad affrontare in condizioni di debolezza qualsiasi negoziato internazionale. Il secondo è che nell'ottica statunitense l'euro è il primo passo verso la creazione di una moneta unica transatlantica, e questa non è una novità. Mundell ne parla da qualche anno, per capirci. E ora che sappiamo quali benefici ci abbia portato la moneta unica europea, e prima ancora quella italiana, siamo in grado di apprezzare quali e quanti benefici ci apporterebbe quella transatlantica.

Concludendo: nell'affrontare un tema così complesso sono io il primo a segnalarvi che l'ottica economica è necessariamente ristretta. Ma sarete d'accordo con me che aiuta a mettere a fuoco i probemi, no? Ricordatevi questo numero: +0.48% del Pil nel 2014.

Va bene, non siamo Gesù Cristo: ma lui, almeno, fu venduto per trenta denari...



(a proposito: Giuda e Eichmann hanno una cosa in comune, salvo errore...)



[i] “Il principale effetto dell’Uem sarà che il vincolo della bilancia dei pagamenti come lo sperimentiamo nelle relazioni internazionali scomparirà. I mercati privati finanzieranno ogni debitore solvibile, e il saldo fra risparmi e investimenti non sarà più vincolato a livello nazionale”. Ulteriore traduzione per persone normali (cioè per non economisti): i portoghesi (per fare un esempio) potranno fare più investimenti di quelli consentiti dalla loro posizione finanziaria, perché potranno prendere liberamente a prestito dai paesi del Nord (esempio: la Germania), che presterà i soldi solo a chi se lo merita. E infatti s’è visto...
[ii] “Rispondere a shock nazionali e regionali attraverso i meccanismi del welfare e altre politiche”.



116 commenti:

  1. Nella mia ignoranza in materia mi limiterò a foraggiare i Feudi di San Gregorio, azienda che, tra l'altro, ha delegato al più grande designer italiano (il compianto Massimo Vignelli) la creazione della sua immagine. :D

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    1. sempre da ignorante mi chiedo: ma il monomondo europeo non doveva servirci proprio per fare la “voce grossa” contro i colossi che avrebbero potuto aggredirci economicamente e non, tipo usa, russia, cina etc?

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  2. Prof, grazie per questo articolo; non ne sapevo quasi niente, e mi sembra un tema non di poco conto.

    Senza ricorrere a complottismi e a fanatismi, ma usando solo la logica: se intere Nazioni Europee firmano, come la nostra, senza pensarci, trattati che nella migliore delle ipotesi possono essere definiti ininfluenti, e nella peggiore nefasti, cosa se ne deve arguire?

    Non sono complottista ma delle due l'una: o sono a libro paga di qualche entita' oltre oceano, o la loro ignoranza, per motivi insondabili, li orienta solamente nella direzione del peggior danno possibile ai nostri Paesi; ora, io alla casualita' deterministica non credo molto, mi sembra una contraddizione in termini. Quando ci si sbaglia per ignoranza, c'e' un 50% di probabilita' che qualche volta la imbrocchino giusta.

    Un passaggio del suo articolo mi ha colpito: l'Euro non come un fine, ma come una tappa per arrivare ad una supermoneta dell'ex Occidente. Ecco a questo, dati i limiti nella mia CPU, non avevo pensato neanche un po'.

    Io pensavo che gli USA si volessero semplicemente sbarazzare dell'Europa come possibile antagonista sui mercati; l'Euro in un certo senso puo' favorirli nelle negoziazioni con i singoli Paesi Europei, invece di trattare con ognuno singolarmente.

    Ma non pensavo che il loro fine fosse quello di arrivare ad una super moneta unica.

    In Nord America ultimamente si fa un gran parlare di una caduta dell'Euro prossimissima ventura, questione di mesi: qui ovviamente regna il silenzio stampa e mediatico su queste ipotesi di collasso.

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    1. Diciamo che l'idea di una moneta transatlantica come passo verso una moneta mondiale non è esattamente di uno de passaggio: l'ha espressa Mondell, che è più introdotto di noi in certi ambienti. Poi, magari, era un'ipotesi puramente accademica...

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    2. Comunque si torna sempre alle solite poche idee ma cunfuse: legge di Say, creiamo un grosso impero e dominiamo le moltitudini, il mercato funziona.
      Mi sa che Keynes aveva ragione a ritenere che alla fine sono le idee a vincere e creare cose buone o meno buone.
      A proposito, chi ha visto inception?

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  3. Uno dei migliori commenti sul TTIP che abbia letto (se scrivo "il migliore", dopo divento "seguace", almeno in Ciociaria), includendo il PDF di Geronimo

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  4. Quando si parla di TTIP, prima o poi si arriva a parlare di OGM, quindi prima di cominciare a tracciare le considerazioni negative circa l'argomento, visto che i temi trattati su questo blog sono sempre dal punto di vista scientifico, vi chiedo, se volete esprimere un'opinione di leggere prima questo e questo. La ricerca muore e le leggende metropolitane hanno scassato gli zebedei.

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    1. Il riferimento a blogger divulgativo-culinari citati mi sembrano altresì un tentativo di buttarla in caciara. Se si vuole parlare di episteme, bisogna fare qualche piccolo sforzo in più. Riporto solo alcuni riferimenti sull'argomento:

      cfr.
      -M. Giampietro, The Precautionary Principle and Ecological Hazards of Genetically Modified Organisms,Royal Swedish Academy of Sciences 2002
      -Commission of the European Communities 2000. Communication from the Commission on the Precautionary Principle. COM(2000)1, Brussels, 02.02.2000.
      -Macilwain, C. 2000. Experts question precautionary approach. Nature 407, 551
      -O’Connor, M. and Spash, C. (eds) 1998. Valuation and the Environment: Theory, Methods and Practice. Edward Elgar, Cheltenham
      -Foster, K.R., Vecchia, P. and Repacholi, M.H. 2000. Science and the precautionary principle. Science 288, 979–981.
      - Funtowicz, S.O. and Ravetz, J.R. 1992. Three types of risk assessment and the emergence of post-normal science. In: Social Theories of Risk. Krimsky, S. and Golding, D. (eds). Praeger, Westport (CT) and London, pp. 251–273.
      -Rosen, R. 1985. Anticipatory Systems: Philosophical, Mathematical and Methodological Foundations. Pergamon Press, New York.
      -Kampis, G. 1991. Self-Modifying Systems in Biology and Cognitive Science : A New Framework for Dynamics, Information and Complexity. Pergamon Press, Oxford
      -Ravetz, J.R. 2001. Safety in the globalising knowledge economy: an analysis by paradoxes. The Journal of Hazardous Material (special issue on risk and governance).
      -Funtowicz S.O. and Ravetz, J.R. 1991. A new scientific methodology for global environmental issues. In: Ecological Economics. Costanza, R. (ed.). Columbia Press, New York, pp. 137–152.
      -Altieri, M. 1998. The Environmental Risks of Transgenic Crops: An Agro-ecological Assessment. Department of Environmental Science, Policy and Management, University of California, Berkeley.
      -Altieri, M. 2000. Executive Summary of the International Workshop on the Ecological Impacts of Transgenic Crops.
      -Holling, C.A.S. 1996. Engineering resilience vs ecological resilience. In: Engineering within Ecological Constraints. Schulze, P.C. (ed.). National Academy Press, Washington D.C., pp. 31–43.
      -Holling, C.A.S. 1986. The resilience of terrestrial ecosystems: local surprise and global change. In: Sustainable Development of the Biosphere. Clark W.C. and Munn, R.E. (eds). Cambridge University Press, Cambridge (UK), pp. 292–317
      -Funtowicz, S.O. and Ravetz, J.R., (1990), Uncertainty and Quality in Science for Policy, Kluwer, Dordrecht.
      -Cummins, R., (2000), GMOs Around the World, paper presented at IFOAM: Ecology and Farming, May–Au- gust 9.
      -EEA (European Environment Agency), (2001), Late Lessons from Early Warnings: The Precautionary Principle 1898–1998, European Environment Agency, Copenhagen.
      -Funtowicz, S.O. and Ravetz, J.R., (1992), Three types of risk assessment and the emergence of post-normal science, in Social Theories of Risk, Krimsky, S. and Golding, D., Eds., Praeger, Westport, CT, pp. 251–273.
      -Ravetz, J.R., (2001), Safety in the globalising knowledge economy: an analysis by paradoxes, J. Hazard. Mater., (special issue on risk and governance), De Marchi, B. (Ed.)
      - Rosen, R. (1975), Complexity and error in social dynamics. Int. J. Gen. Syst. Vol, 2: 145–148.
      -Rosen, R., (1985), Anticipatory Systems: Philosophical, Mathematical and Methodological Foundations,
      Pergamon Press, New York.
      -Sardar, Z. and Abrams, I., (1998), Chaos for Beginner, Icon Books Ltd., Cambridge, U.K. Sarewitz, D., (1996), Frontiers of Illusion: Science and Technology, and the Politics of Progress, Temple
      University Press, Philadelphia.
      -Dodgson, J., Spackman, M., Pearman, A. and Phillips, L. (2000). Multi-Criteria Analysis: A Manual. Great Britain Department of the Environment, Transport and the Regions. Office of the Deputy Prime Minister. DETR, London.
      -Giampietro, M., (1994b), Sustainability and technological development in agriculture: a critical appraisal of genetic engineering, Bioscience, 44, 677–689.

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    2. Bressanini non è propriamente un masterchef blogger bensì un chimico ricercatore universitario. Nel suo libro "OGM tra leggende e realtà" analizza, tra la moltitudine di fonti scientifiche di rilievo, molti degli articoli da te citati. Rigiro l'invito "al piccolo sforzo in più".

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    3. A proposito di OGM, in un'ottica strettamente professionale, quel che non mi è mai tornato è la abissale disparità regolatoria
      " The Federal Food, Drug, and Cosmetic Act, which outlines FDA's responsibilities, does not require pre-market clearance of food, including genetically modified food plants"
      Se non è abbastanza chiaro significa: niente test monitorati su animali e uomini per nuove specie geneticamente modificate destinate all'uso alimentare o zootecnico.
      Il che collide apertamente col ruolo che FDA ha nel regolare l'accesso al mercato di altri prodotti dell'ingegno umano (farmaci, ingredienti per integratori alimentari). Il tutto basato sul banale presupposto che un pomodoro geneticamente modificato è sempre un pomodoro, anche se essendo prodotto dell'ingegno umano è brevettabile (e qui si dovrebbe sentire puzza di bruciato...). D'altra parte in USA esiste una solida tradizione di intervento farmacologico nella zootecnia perfettamente legale (i promotori della crescita e della produzione di latte usati in USA finora da noi sono illegali), per cui un senso (politico-affaristico) l'impianto legislativo ce l'ha, ed è talmente radicato che Monsanto anni fa citò in giudizio un produttore di latte da allevamento biologico che pubblicizzava il suo prodotto come "proveniente da mucche non trattate con somatotropina": in quanto la pubblicità implicava discriminazione nei confronti del latte proveniente da mucche trattate.

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    4. Lasciando da parte la questione fregatura economica per quanto riguarda la cul-in-aria non c'è solo il problema OGM ma anche tutte le regole di protezione della salute per uso di antibiotici, sofisticazioni alimentari, tracciabilità delle materie prime etc. etc.
      Vorrei ricordare anche che già da tempo in ambito europeo le multinazionali agricole stanno tentando di imporre regole sulle semenze assurde e tali che un contadino per poter usare le proprie e non quelle della Monsanto o altre dovrebbe farle certificare (ti immagini un agricoltore che ha 3 o 4 ettari spendere cifre assurde per poter usare le sue sementi legalmente).
      Un'altra chicca è quella che se una regione impone regole locali che favoriscano la certezza della salute degli alimenti la multinazionale di turno potrebbe citarla in giudizio per concorrenza sleale e chiedere risarcimento.

      Ho partecipato proprio ieri ad un convegno promosso dal M5S (che lasciando perdere l'euro qualcosa di positivo sta facendo) proprio su questo argomento.
      Lascio perdere il resoconto di quello che succede nelle commissioni (pari pari a quello del nostro parlamento) ma butto li una provocazione, un trattato di LIBERO scambio che viene mantenuto segreto persino ai parlamentari europei mi sembra un ossimoro, di quale LIBERTA' parliamo?

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    5. Quella delle sementi è una falso problema, spesso utilizzati dagli AntiOGM per far valere le proprie ragioni. Anche nelle colture tradizioni, che non è l'orticello della casa di campagna, i semi vengono acquistati ogni anno perché sono di qualità eccesso, trattati contro muffe e altri organismi infestanti, che pregiudicherebbero il raccolto, e di linee produttive eccelse. Il costo delle sementi non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello che sosterebbe un imprenditore agricolo se volesse fare autoselezione delle sementi.

      Detto questo non vorrei prolungare il discorso per non offuscare con un "Fuori Programma" quello sul TTIP del professore Bagnai, che giudico importantissimo.

      Volevo solo dire: se il TTIP è preoccupante perché mangeremo OGM, allora non mi preoccupo perché lo facciamo da decenni e non sono pericolosi per la salute: troppi assassini di Ipazia sono ancora liberi per le strade e straparlano tronfi di considerazioni ideologiche e non scientifiche.

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    6. Leggendo pubblicazioni come "Le Scienze", che comunque e' emanazione della "Scientific American", gli OGM non sembrano poter costituire un pericolo, proprio perche' da sempre si alterano le colture "naturali". Purtroppo il pressapochismo - e spesso cialtroneria - di certi ambienti "verdi" ha oscurato il giuto dibattito in un indistinto rumore di fondo. Il che premia solo chi gli studi li fa, ovviamente finanziati dalle solite multinazionali. Ricordiamo agli arrabbiati che le multinazionali sono, per ora, il principale veicolo di progresso e benessere del pianeta. Ad un lettore di lottacomunista ecc. come me puo' cagionare irritazioni cutanee noche' coliti, ma nascondersi e' peggio. Cio' detto, come per tutte le potenze, vanno sottoposte al controllo, per il loro e nostro bene. Chi potra' mai controllare e vigilare?

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    7. Stai scherzando vero? Vallo a dire agli agricoltori colombiani: il governo ha introdotto la norma di produrre solo da sementi "certificate" e HA DISTRUTTO I RACCOLTI DI SEMENTI NON CERTIFICATE (ovvero autoprodotte) dichiarandole fuorilegge.
      http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/17/colombia-accordo-pro-ogm-con-usa-rivolta-dei-campesinos-scontri-con-polizia/713137/

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    8. Aggiungo (sempre per Davide):
      intanto non è in discussione LA LIBERTA' di ognuno di fare quallo che vuole: vuoi usare OGM nei tuoi prodotti? Per favore me lo dici sulla confezione, poi decido io se comprarlo o no. In america questo obbligo non c'è, ma in un'inchiesta i consumatori dichiaravano che non avrebbero comprato alimenti con OGM, senza sapere che li compravano già! L'articolo che ti ho postato prima era del 2013, questo qui è più aggiornato: parla di introduzioni di leggi simili in altri paesi (con ovvie rivolte dei contadini e marce indietro dei governi):
      http://www.globalproject.info/it/mondi/guatemala-mobilitazioni-contadine-contro-la-legge-monsanto/17726
      La faccia da culo delle lobbies arriva al punto di fare causa ad un allevatore di suini biologici perché pubblicizzava "non usiamo somatotropina" (l'ormone della crescita) perché "era discriminante nei confronti degli altri allevatori"!!! Ma ci rendiamo conto?

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    9. Sottopongo alla vostra attenzione questo articolo di Nathanael Johnson, What I learned from six months of GMO research: None of it matters (Quello che ho imparato da sei mesi di ricerca sugli OGM: niente di ciò ha importanza), traducendo e riportando di seguito la parte finale:

      «Il dibattito non riguarda gli organismi geneticamente modificati reali — se così fosse staremmo discutendo le singole piante, non gli OGM nel suo complesso — si tratta di storie che abbiamo appiccicato ad essi. Entrambe le parti hanno convenuto che questa cosa, questo costrutto retorico che chiamiamo OGM, sarà utilizzato per parlare di qualcosa di più grande. È lo scenario di una guerra per procura, come quella in Afghanistan nel corso degli anni '80. In quel caso, la gente prestava attenzione al conflitto perché era una controfigura per la Guerra Fredda. […]

      Allo stesso modo, le persone si preoccupano degli OGM perché simboleggiano il controllo da parte delle corporation sul sistema alimentare, o l'agricoltura non sostenibile, o l'insalubrità di base della nostra dieta moderna. Sul lato opposto, le persone si preoccupano degli OGM perché simboleggiano la vittoria dell'ingegno umano sulla fame e la sofferenza, o il trionfo delle forze di mercato, o la meraviglia della scienza. Queste storie più grandi sono così convincenti che spesso oscurano la verità di base.

      Alla base di tutto ciò vi è un disaccordo fondamentale sulla tecnologia. Ad una estremità vi è la posizione di Ivan Illich, il quale suggerisce che le nostre innovazioni ci fanno più male che bene. All'altra estremità vi sono i tecno-utopisti che vedono le restrizioni sull'innovazione come un prolungare intollerabilmente la sofferenza che avrebbe fine in un futuro "più perfetto". Quasi nessuno si pone a questi estremi, ma la maggior parte di noi ha un'inclinazione a peccare di eccesso di umiltà o di audacia. Si tratta di una discussione estremamente importante, ma è difficile parlare in astratto, così la colleghiamo all'esempio che abbiamo a portata di mano: gli OGM. La ragione per cui è così difficile vedere i fatti è che i veri e propri organismi geneticamente modificati sono stati spiazzati dalle cose che rappresentano. Questo è un problema.

      Io non sono contrario all'utilizzo degli OGM come metafora per discutere la nostra superbia (o abilità) tecnologica — voglio solo che si sia espliciti riguardo ciò. Dovremmo notare quando la metafora comincia a divergere dalla verità di base. I fatti a disposizione, a loro volta, possono aiutare a mettere a punto le nostre valutazioni sulla questione più ampia.

      Abbiamo bisogno di metafore — sono il modo in cui arriviamo a comprendere il mondo. Ma diventano sterili e inutili senza un continuo scambio tra l'astratto e l'incarnato, tra significato e realtà. Diventano, infatti, luoghi comuni — parole che ripetiamo senza pensare. Il che, purtroppo, è dove spesso la conversazione sugli OGM rimane bloccata oggi.
      »

      Chi segue da tempo e con attenzione questo blog avrà notato lo stesso meccanismo all'opera per l'economia. In questo stesso articolo se ne discute. In generale, come si è qui più volte affermato, il mito della scienza oggettiva, avulsa da qualsiasi tipo di condizionamento da parte del contesto, si infrange contro una realtà ben diversa.

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    10. Il TTIP è preoccupante per questo: fonte Ray C Jones "NAFTA Chapter 11 Investor-to-State Dispute Resolution: A Shield to Be Embraced or a Sword to Be Feared?" BYU Law Review, Volume 2002 issue 2 article 15
      Case studies pp. 12-14

      Ethyl vs. Canada

      "Ethyl Corporation, a Virginia-based chemical company, is North America’s main producer of methylcyclopentadienyl manganese tricarbonyl (MMT), which is used as an additive in gasoline to enhance engine performance. Ethyl Canada, an Ethyl subsidiary, imported this additive into Canada and sold it to Canadian refineries.

      In April, 1997, the Canadian Parliament imposed a ban on the import and inter-provincial transport of MMT, thus preventing Ethyl from exporting its product to Canada. Conflicting evidence existed regarding the health implications of exposure to MMT. Because it had been banned in California in 1977 and contained a known human neurotoxin, manganese, many of MMT’s critics believed it was dangerous, yet the Canadian government found that the “current scientific information” at the time did not adequately demonstrate its toxicity.

      Before the Canadian law was passed, Ethyl threatened a Chapter 11 suit against the government of Canada, claiming that it would be perpetrating an expropriation under Article 1110 if Canada denied it the right to export MMT to Canada without due compensation.

      After the Canadian Parliament ratified the law banning MMT in April, 1997, Ethyl followed through with its initial threat and sued for $251 million.. Canada objected to the suit primarily because Ethyl had not waited six months after the passage and implementation of the ban before filing a claim, a violation of the timing provisions contained in Article 1120. The tribunal ignored the timing violations and allowed the suit to proceed.

      Before a tribunal could rule on the merits of the case, Canada rescinded its law, permitting Ethyl to resume operation in Canada, and paid Ethyl over $13 million in legal fees and damages." (grassetto mio).

      Per chi non lo sapesse il NAFTA è il trattato di libero scambio fra USA, Canada e Messico, del tutto simile come funzionamento al TTIP, compreso gli ISDS che regolano le azioni fra investitori e Stati.

      Serve altro?

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    11. No, perché queste cose qui le sappiamo benissimo, compreso il fatto che sugli ISDS la Francia e la Germania stanno facendo resistenza (non si sa quanto reale o fittizia) e noi ovviamente no.

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    12. Esattamente, ma la scienza magari oggettiva al 70% e' tutto quello che abbiamo, il resto e' ancora piu' inconsistente. Oggi mangiamo (quasi) tutti grazie all'industria alimentare, con elevatissimi standard di igiene e qualita' - ovviamente rapportati alla romantica quanto temo infondata idea del cibo genuino di un secolo fa. Cio' detto e' chiaro che se la maggior parte delle persone non sa neppure leggere gli ingredienti, le aziende continueranno ad usare oli vegetali e compagnia cheap. Ben altro argomento sono le azioni piu' o meno predatorie che le multinazionali compiono nei paesi produttori.

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    13. Signori, temo che in materia di OGM sia i pro che i contro avrebbero bisogno di un divulgatore non in odore di sponsorizzazioni, perché vi garantisco che sul piano strettamente scientifico vi state producendo nella versione life sciences della piddinomics. E citare Scientific American (Le Scienze) è come citare gli articolisti economici di Repubblica, Fubini compreso (ma avete presente che negli anni 70 pubblicò articoli e articoli in favore degli euromissili, su supposta base "scientifica"? Se poi a qualcuno venisse in mente di citare Nature, si prega prima di googlare "reactome").

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    14. Non e' buttando in caciara tutto che si progredisce. Paragonare Le Scienze a Repubblica e' un cicinino esagerato. Piu' costruttivo semmai suggerire altre pubblicazioni. Altrimenti tanto vale accontentarsi dell'oroscopo, visto che sono tutti brutti cattivi e collusi.

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    15. @Cavajere nero

      Ovviamente la mia era una risposta un po' piccata a Davide che "la faceva facile" sul TTIP. Certo che qui le cose si sanno (e si dicono)...

      Sugli OGM ho solo visto un documentario sull'agricoltura indiana e non mi pareva che gli autoctoni fossero estremamente lieti di usare semi sterili e carissimi...

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  5. L'articolo mi suscita un commento razionale argomentato e conciliante, un po' come il discorso di Boldrin al convegno:

    Fuori dall' euro !
    fuori dall' Unione !
    fuori dalla Nato !

    Il triplice slogan dei sovranisti

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  6. Sono a Venezia per un seminario, ma ho fatto a tempo a leggere questo post prima dell'inizio. E' un posto glorioso: specifico, informato, analitico, con profondità politica e sociale. Roba che da molte parti, soprattutto nelle univeristà, si sono ormai scordati. I complimenti sono insufficienti. ma non ho altro

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  7. Da un po' di tempo mi ero fatto quest'idea. Ed ora credo molto nel fattore import da Cina - export vs. UEM. Infatti USA, prima del TTIP, hanno raggiunto accordo ITA per taglio 30% esportazioni High Tech da Cina a USA. Pechino intanto ha firmato accordi con Australia e Corea del Sud per aree libero scambio... Si stanno gettando la basi per le "unioni regionali" (ma a dimensione d'impresa) a cui Triffin auspicava si arrivasse per giungere alla moneta mondiale che ci libererebbe dal suo "famoso" dilemma?

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  8. Se me lo consente, Professore, colgo l'occasione di questo suo utilissimo post per informare lei ed i suoi lettori che questo sabato (22 novembre) il sito di informazione economica per cui scrivo (Abc Economics) in collaborazione con "Riscossa Italiana" organizzerà a Londra, presso la London school of Economics, una conferenza su TTIP ed ERF, a cui parteciperanno fra gli altri i prof. Barra Caracciolo e Rinaldi. Durante la conferenza verrà discussa la mia traduzione del saggio di Colin Hines intitolato "Progressive Protectionism", pubblicato dal think tank britannico "Compass". Ecco il link: http://abceconomics.com/2014/10/19/riscossaitaliana-lse-2014/

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    1. Grazie e buon lavoro. Inutile dire che per approfondire il blog di Luciano resta essenziale.

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  9. Chiaro che per blindare il TTIP sarà necessario ridurre ulteriormente la democrazia.
    Non sia mai che i cittadini, rendendosi conto della fregatura, decidano di sfilarsi sul più bello.

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    1. In una puntata di Report sul TTIP si discuteva proprio dell'opacità del contenuto dei trattati. La Mercegaglia (guarda caso) diceva "mica ci possiamo mettere in piazza a discutere certe cose". Già, ma nemmeno chiusi senza nemmeno avere uno straccio di bozza da ragionarci sopra, poi ci troviamo col cetriolo già in viaggio ben puntato...

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  10. Allora speriamo che l'euro duri abbastanza da rendere evidente (più di quanto non lo sia già) che in questa "nostra" Guerra di Piero, una volta ceduta sovranità, dall'altra parte non troveremo sant'uomini pronti a ricambiare la cortesia... Comunque guardate cosa si sono inventati alcuni ragazzi per diffondere le motivazioni del NO all'euro: https://m.youtube.com/watch?v=cFcq7O4y6i4#
    leggete la trama prima di guardare il video

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  11. Da non credere, Robert Mundell e' proprio quello che auspicava nel 1969 la moneta unica Europea per evitare il rischio che gli USA si annettessero l'Europa?

    Ed oggi predica la moneta unica DEY (D = $, E = Euro ed Y = Yen oppure Yuan)?

    E perche' niente Rublo?

    In conclusione del suo famoso scritto del 1969, per rendere meglio il concetto, citava a proposito del rischio di annessione dell'Europa da parte USA:
    1) la conquista nel '500 della civilissima Italia - impersonata nel 1969 dall'Europa - da parte delle rozze (ma militarmente potenti) Francia e Spagna - nel 1969 rimpiazzate dagli USA;
    2) la tragedia di Edipo, in cui il padre 'Europa' viene ucciso dal figlio 'America'.

    IMHO il grande limite umano di R. Mundell (per intenderci quello che gli impedisce ancora oggi di preferire il sistema di cambi flessibili, di cui ha mostrato gli indubbi vantaggi relativi) e' il rifiuto ideologico del multipolarismo.

    In un mondo unipolare ideale (l'Impero Terrestre), con economia aperta ed ottima mobilita' dei fattori di produzione, probabilmente una moneta unica potra' pure offrire dei vantaggi economici rispetto al sistema dei cambi flessibili (almeno questo e' quello che professa).

    Ma la stragrande maggioranza dell'Umanita' mi pare che rifiuti completamente l'dea di un mondo unipolare - od oligopolare - (perche' preferisce in genere la democrazia) e la perfetta mobilita' vale solo per il capitale, non certo per le persone.

    In un mondo sufficientemente multipolare (diciamo con 5/8 poli), in cui chi non rispetta le regole di libero commercio concordate (ed il diritto internazionale) venisse messo automaticamente ai margini, sono ragionevolmente certo che si possa anche dimostrare la superiorita' del sistema di cambi flessibili.

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    1. Trantor in sedicesimi... va be' dai, è un appassionato di "science fiction" :D



      PS Grande Isaac...

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  12. In chiusa al post c'è (credo) una svista: "+0.48% del Pil" nel 2027, non "nel 2014".
    Grazie per le traduzioni in nota, Profe.

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  13. ineccepibile.
    Presto, sulla cartina d'Europa:
    Hic sunt peones

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  14. Distinguere fra piddini renziani e non, è d'obbligo, anche se è un conteggio che si regge sui decimali simili allo 0,48% spalmati in 13 anni...

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  15. Non ci bastavano gli esternovincolisti nazionali...ora dobbiamo fare i conti con quelli continentali. Ma si può campare così?

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  16. Buonasera prof, grazie per il post.
    Anche io appena ho sentito parlare di TTIP un paio di mesi fa, ho subito pensato alla creazione di un'area di libera circolazione di merci, persone e CAPITALI, una sorta di "Schengen OTAN". Già mi immagino che ce lo venderanno come una grande possibilità per i piccoli contadini italiani di vendere i prodotti dall'altra parte del mondo, mentre sarà la solita fregatura in cui sarà chiaramente favorita la grande distribuzione proprio a scapito delle piccole attività agroalimentari italiane (economie di scala etc..).
    Tutta la questione della costruzione giuridica di questo trattato è ancora assolutamente (e volutamente) oscura, se ne conoscono a malapena le linee guida e se ne possono facilmente intuire gli svantaggi.
    A questa grande area di libero scambio seguirà un aggancio valutario (per annullare i rischi di cambio)?
    Se si, sarà un aggancio euro/dollaro oppure tra il dollaro e le singole valute nazionali (perchè l'eurosistema sarà già saltato)?
    Come reagiranno tutti i paesi che adottano il dollaro?
    E come coordineranno le loro politiche monetarie la FED e la BCE?
    E ci sarà una sorta di "principio di mutuo riconoscimento OTAN" di chiara architettura giuridica in grado di aggredire ulteriormente i principii espressi nelle varie costituzioni Nazionali?
    Queste sono le questioni che mi frullano in testa dal momento in cui ho sentito parlare dell'acronimo TTIP. E soprattutto, ci sarà un modo per difendersi da tutto ciò?
    La speranza è che tra le "strategie per vivere nella globalizzazione" ci sia anche qualche "strategia per difendersi DALLA globalizzazione".
    Grande attesa per il suo nuovo libro prof. :-)
    OT: E' prevista una presentazione a Milano in qualche libreria?

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  17. Quindi ci risiamo. Si ripropongono tra USA ed Europa le condizioni ante 1929. Tasso di cambio fisso, libera circolazione di capitali, stabilità monetaria. Ed al primo shock cosa accadrà?

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  18. Nel paragrafo dove riporti i "Vantaggi irrisori", questi sono calcolati da Jeronim nello 0,48% (vabbé, 0,49% nello studio di Capaldo) in 13 anni (da qui al 2027);
    invece, concludi il post con questo "ammonimento": "Ricordatevi questo numero: +0.48% del Pil nel 2014". Volevi dire 2027, right? Oppure ho capito male io?
    Un abbraccio.
    TISS (tua indisciplinata serpe in seno)

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  19. OT (ma forse nemmeno troppo...)
    "Draghi: euro irreversibile ma la Bce non può obbligare nessuno a restarci."
    Praticamente l'euro è obbligatorio ma facoltativo.
    Un poeta, altro che banchiere centrale, un grande poeta!
    Esigo una riunione straordinaria della commissione del "Michele Boldrin Award of Economic Poetry" per uno special prize: "Il sopercazzolone economico"!
    Mi offro altresì volontario per la consegna in BCE del "supercazzolone economico 2014" a Marione nostro.
    Staffelli mi fa un baffo.
    #DAR

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    1. Qui il "supercazzolone economico 2014" da consegnare al Bonvesin de la Riva sul (me lo) Meno, praticamente il pendolo del più grande orologio a cucù del mondo:

      http://ilgiornaleoff.ilgiornale.it/gli-svizzeri-i-cucu-i-falli/

      Qui invece gli accessori per facilitare "la consegna" del premio:

      http://italian.alibaba.com/goods/vaseline-plastic-jar.html








      P.s.: osservazione MOOOOOOOOOOOOLTO OT (e solo per iniziati): comunque era molto più GROSSO quello di Juliano su Ronaldo nel 1998...

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    2. Quella dell'euro obbligatorio ma anche facoltativo è da oscar. Già che ci siamo invito i lettori del blog ad un minuto di raccoglimento, per partecipare al dolore di una povera vedova, che piange poiché nessuno più porta fiori sulla tomba dell'amato.

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    3. Secondo me Draghi intendeva questo: se anche tutti gli Stati dovessero uscirne, l'euro continuerà ciononostante ad aver corso legale a casa Draghi, sopratutto in inverno nelle serate di Monopoli con i nipotini. Whatever it takes. E, credetegli, sarà abbastanza.

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  20. Mi capita qualche volta di sentire il desiderio di esprimere un'opinione su qualcosa o qualcuno, ma subito dopo mi passa sapendo che delle mie opinioni a nessuno interessa un bel niente, e sto zitto. Non ho nessuna intenzione di paragonarmi ad un certo personaggio, perché ovviamente, lui viveva in altri tempi, in un paese lontano:
    “E Pietroburgo rimase senza Akakij Akakievič, come se mai fosse esistito. Scomparve e si dileguò un essere che nessuno aveva difeso, che a nessuno era stato caro, per nessuno interessante, che non aveva attirato su di sé nemmeno l’attenzione del naturalista, il quale pure non disdegna di infilare su uno spillo una comunissima mosca e di osservarla al microscopio, un essere che aveva sopportato docilmente tutte le irrisioni del suo ufficio ed era sceso nella tomba senza aver compiuto alcuna straordinaria impresa; però, verso la fine della vita, a questo essere era apparso un ospite luminoso sotto forma d’un cappotto, un cappotto che per un istante aveva ravvivato la sua povera esistenza, ma sul quale poi s’era abbattuta implacabile la sciagura, così come si abbatte sugli imperatori e i sovrani del mondo...”
    Dopo la lettura di questo post che mi aveva fatto ridere (Emilio e le donne), poi mi ha fatto incazzare (TTIP e altre sigle) e preoccupare (abbassamento di stipendio che più basso di così...), ho fatto un giro per la rette in cerca di notizie.
    Cercherò di abbreviare perché non vorrei mettere in prova la pazienza di chi ha molte altre cose più importanti da leggere e studiare:
    Il vice Cancelliere tedesco è arrivato in Serbia.
    Dopo il colloquio con l'ospite eminente il Primo Ministro serbo dichiara che la Germania aiuterà la Serbia (investimenti, ecc...).
    In cambio il governo serbo deve abbassare gli stipendi e le pensioni.
    Ed è fatta! Semplice, no?
    Invece qui? Si fanno studi, si scrivono libri, poi ci sono quelli che cercano di divulgare ed istruire...
    Vorrei stavolta fare un'eccezione e dire la mia opinione:
    Tutto questo non serve a niente.
    Che i libri non servono ce lo dice (per restare in tema di Gogol):
    “UN FUNZIONARIO DALL'ASPETTO IMPORTANTE
    Io proibirei addirittura tutto. Non c'è nessuno bisogno di stampare un bel niente. Istruisciti, leggi, ma scrivere basta. Di libri ce n'è abbastanza, non ne servono altri.”
    E se i libri non servono, non serve né leggere né istruirsi e tutto diventa più semplice.
    L'ho detta. Non sono mica come Akakij Akakievič.

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    1. Purtroppo sono d'accordo con te. La dinamica storica ci insegna che la decisione è già stata presa. I negoziati sono segreti perché forse non ci sono proprio! Ma quando ho iniziato a scrivere, pensavo che nessuno avrebbe letto, e invece...

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    2. Dal profondo del cuore ti auguro di continuare. Mi daranno del seguace per questa frase?

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    3. E' in Romania un "tedesco" diventa presidente.

      I tedesci sono attivi un pò da per tutto, anche in Iran
      ci sono negoziati ad altissimo livello. L'ex ministro del petrolio iraniano diventa nuovo ambasciatore iraniano a berlino.

      Sembra che i tedesci stiano cercando disperatamente nuovi mercati di sbocco. Sono sicuro che nel 2015 porteranno il loro Surplus commerciale al 8%.

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  21. Ma come?
    Bagnai non era l' amerikano che se la prendeva sempre con la Germagna per non parlare dei suoi "padroni" d' oltre oceano, tipo, il suo amico Soros (quello del "più europa" e degli eurobond)??


    (è una tesi che va molto forte nei bassifondi della rete)

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    1. Non dirlo ai marxisti dell'Illinois, ma è proprio George che mi ha consigliato di fare un articolo di critica al TTIP facendo finta di conoscerne l'autore. Così riesco meglio a portare a termine le bieche mire del capitale internazionale sul nostro paese, consentendogli di portare a termine le sue politiche di fire sales. D'altra parte, se noi capitalisti non fossimo scaltri, perché i poveri proletari perdono sempre? Forse perché chi pensa di difenderli è meno furbo di quanto pensa? Ah, saperlo, saperlo...

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  22. Un link ad un video tedesco sul TTIP con sottotitoli per diversamente europei, spero piaccia al prof.
    Clicca qui o copia e incolla.
    https://www.youtube.com/watch?v=L6XFab-WPCc&feature=youtu.be

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  23. TTIP, BCE, UE, USA, OGM ormai sono arrivato alla conclusione che se c'è una sigla, c'è un fregatura, non è matematica è qualcosa di ancora più preciso.
    Sono anche arrivato alla conclusione che le menzogne siano la natura propria di queste organizzazioni che si chiamano per sigle. (scoprire che l' Unicef sta sterilizzando tutta l' India (povera) con la menzogna, è stata solo l'ultima conferma).

    D' altra parte, questo TTIP, se ci proteggerà in questo modo dalle conseguenza della dedollarizzazione, potrebbe essere una buona soluzione.



    Ma perchè, quando si critica l'uscita dall' euro, (vale anche per questo TTIP) nessuno ricorda la più importante ragione che tiene in vita l' euro, ragione per la quale, forse, tenere l' euro, al di là di ogni costo, è doveroso?


    A si, la ragione è la guerra, la carneficina, chiamatela come volete.

    PS Lo spettro della guerra mica me lo sono inventato io,

    E' la Merkel che ogni volta che parla della dissoluzione dell' euro minaccia la pace,


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  24. Buonasera Prof,

    post di una chiarezza disarmante, complimenti davvero. L'analisi economica dei pro e dei contro è davvero impietosa.
    Pensare che capitali, merci e persone ed anche know how si possano trasferire alla stessa velocità è secondo me allucinante, ma credo interessi solo drenare soldoni... purtroppo.

    L'euro è chiaramente un'ulteriore penalizzazione con il TTIP, ma la mia domanda, se posso è: il ritorno ad una valuta nazionale ed alla nostra politica monetaria, potrebbe proteggerci un minimo ?
    Perchè in cuor mio temo proprio che questo trattato verrà purtroppo firmato.
    Un saluto

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  25. Prof, mi vergogno quasi, come seguace: il discorso di fondo l'ho colto, ma dire che ho capito l'analisi sarebbe una parola grossa. Comunque anche solo quello che ho afferrato mi getta nello sgomento.

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    1. L'ho letto tornando a casa in una metro superaffollata, in una vera situazione da carro bestiame, con risse che esplodevano alle porte e siepi di folla che premeva sulle banchine, e intorno una città allagata, devastata da tre giorni di pioggia: e con l'orribile sensazione che tra quello che leggevo e quello che vivevo ci fosse un forte nesso. Per questo, dettagli tecnici che cercherò di chiarirmi a parte, questo post mi ha colpito molto.

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  26. Da tutto ciò si può anche dedurre l'enorme disagio provato di fronte allo sconcertante esordio "tecnico" di Boldrin: "Noi non abbiamo ceduto nulla all'Europa, praticamente nulla".
    Cosa si può fare di fronte a simili assunzioni sfrontate? Occorrer spegnere il senso critico e la memoria storica?
    Ad esempio:
    "Il trattato, dunque, provoca un vero sconvolgimento in innumerevoli istituti costituzionali e abolisce diritti fondamentali del cittadino, facendo del nostro paese una specie di spazio coloniale ad uso e a beneficio di un cartello industriale controllato da imperialismi stranieri !"
    Dall'intervento dell'on. La Rocca il 12giugno 1952 per l'adesione alla CECA e l'abbattimento delle barriere doganali per l'industria siderurgica. (Quando i comunisti erano più obiettivi.)

    Il problema del rovinoso cedimento di sovranità in fatto di economia, in Italia, era noto dunque fin dalla preistoria. Altro che bugie.

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  27. Allora, sono appena andato dal tutto-store dei ciiiinesiii perché mi serviva del teflon e il negozio d'idraulica sotto casa alle 18.30 era già chiuso… 1,35 euri e tre scatolette tre di teflon nel cesso perché non sigillano neppure la pipì del geco…
    Va be, spero che col TTTIIPPP ci arriverà presto del bel teflon made in Nebraska, che così ci sigillo pure il getto del cane. (e' un G. Retriever, pesa solo 39,5 Kg…)

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  28. Che bella chicca! Ancora una volta grazie per la sua opera.

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  29. Non c'è errore ,ma un'' piccolo'' dettaglio fuori posto nel paragone si
    Ed è nei dettagli che....ecc
    Giuda SI E' IMPICCATO per il rimorso .
    Eichmann LO HANNO IMPICCATO , e prima di salire sul patibolo ha chiesto
    ed ottenuto una bottiglia di vino rosso secco israeliano bevendone metà .
    Si dice che abbia fatto il gran salto dicendo :
    « Salterò nella fossa ridendo perché la consapevolezza di avere cinque milioni di ebrei sulla coscienza mi dà un senso di grande soddisfazione »
    La differenza salta agli occhi .

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    1. Giuda SI E' IMPICCATO per il rimorso





















































      Parbleu, duemila anni di esegesi biblica superati in un battito di ciglia!

      Giuda si è impiccato per D I S P E R A Z I O N E







      La convinzione che la teologia NON sia una scienza dà frutti ottimi e abbondanti… del tutto analoghi a quelli che l'euro sia solo una moneta...

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    2. Che Giuda si sia impiccato è tutto da vedere. A me piace più immaginarlo come descritto in Atti 1,18 (e non è l'unico che immagino finire così...).

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    3. Luca Fantuzzi 19 novembre 2014 00:25

      Ma certo ci mancherebbe, anche a me piace pensare che Charlize Teron non mi abbia ancora chiamato per chiedermi un appuntamento perché deve aver smarrito il mio numero...

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    4. Absit iniuria verbis, ma le sue fantasie e il testo lucano (che riporta peraltro un discorso petrino la cui storicità sostanziale è difesa da più di un esegeta) non sono propriamente paragonabili. Da cattolico a cattolico (perché da quello che scrive lei tale mi sembra), le dico che non si fa un bel servizio ai testi sacri, a volergli necessariamente applicare il letto di Procuste della teologia sistematica. Per cui, se Giuda si è impiccato per disperazione o per rimorso (che poi, tra parentesi, è scritto pari pari in Mt. 27,3), o se è stato punito con una morte orrenda (come altri traditori nel V.T.), non mi sembra un problema così significativo, né mi sembra che possa portare ad alcuna dogmatica in materia di fine vita o altri temi sociali e/o bioetici. Per me almeno.

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  30. Io le informazioni le prendo da qua.Ognuno ne faccia ciò che vuole

    http://www.grandeoriente-democratico.com/L_inquietante_sostegno_del_massone_tecnocratico_Mario_Monti_all_aspirante_massone_neo_aristocratico_Matteo_Renzi.html

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    1. Non ti offendi se ci faccio quello che i cinesi faranno coi dollari?

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  31. Da quando seguo goofy (quasi dall'inizio) questo é il primo post che mi getta nello sgomento. E' destino quindi che vincano loro? :-(

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  32. Quali alternative hanno le élite politiche USA per far fronte ad una progressiva dedollarizzazione del commercio internazionale? Ipotizzo: ridurre le importazioni e aumentare l' export, quindi, diminuire i salari oppure deregolamentare ulteriormente i mercati di sbocco (TTIP). Come potrebbero diminuire le disuguaglianze, rilanciando così la domanda interna e riportare contestualmente la CA progressivamente in equilibrio? Quale via consiglierebbe ai responsabili politici USA? (Mantenendo domicilio in Italia possibilmente).
    Quest' anno le devo fare un regalino. Mi sento in imbarazzo ricevere senza ricambiare. La ringrazio infinitamente per essere così com' è.

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  33. I contadini messicani festeggiano ancor oggi l'accordo di libero commercio (Nafta) con Usa e Canada entrato in vigore il 1° gennaio 1994. Vabbe', l'Europa non sarà il Messico, ma gli yanqui restano sempre yanqui.
    NB.: Gli zapatisti scelsero proprio quel 1° gennaio come data simbolica per iniziare la loro insurrezione. Vedi mai che anche qui, magari dopo...

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  34. vado un po' OT:

    oggi Draghi incalzato da un ortottero ha detto che "l'euro è irreversibile, ma la BCE non ha sovranità sulla permanenza dei singoli stati"

    cosa riporta il quotidiano nazionale eurista?
    "l'euro è irreversibile"

    ora, non è che ci vuole Draghi per capire che uno stato sovrano può fare quello che vuole, però dal principale quotidiano ci si aspetterebbe una completezza di informazione e non un effetto "vedo non vedo" per edulcorare la cortina eurista

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    1. Non è la prima volta e non sarà nemmeno l'ultima. Comunque la risposta di Draghi è stata un po' più sfumata e avvelenata da gocce di humor tecnocratico.

      Dopo una serie infinita di domande tecniche quanto informate sulle ultime manovre della Bce, l'europarlamentare del M5S ha chiesto a Draghi se non fosse il caso da parte sua di prevedere una clausola di uscita dall'euro in modo che i paesi sovrani (?) che volessero avvalersene troverebbero assistenza tecnica e appoggio formale da parte della Banca centrale stessa (l'ho arrotondata ma in soldoni la domanda era quella). Ha citato in proposito una dichiarazione di uno dei due tutor del Commissario francese all'economia (il lettone, nello specifico), subito smentita dallo stesso, stando al presidente della Commissione Economia del Parlamento Europeo (unica volta in cui è intervenuto a commentare l'audizione).

      Draghi ha risposto da manuale: prima ha ricordato che la Bce non ha potere legislativo, anche volendo (e difatti, chiedere a Draghi di "legiferare" per schiodare se stesso dalla poltrona richiede una notevole dose di fantasia, o di naiveté...), dopodiché ha ricordato come a Trattati vigenti il mandato sia quello di preservare l'esistenza dell'euro, in quanto i governi dell'area non hanno ancora pensato di arricchire la sua esperienza con ipotesi legislative di segno opposto. Come dire: "Che lo chiedi a me? Io ho fatto il possibile (e che ci voglia una capacità fuori dal comune per tenere in piedi una baracca fradicia come l'Eurozona è indubbio, ndr) se poi vogliono madarmi a casa la decisione spetta ai singoli stati, io glielo sconsiglio...". E l'euro è irreversibile, così teniamo un po' su l'azionario che in fondo Draghi è lì anche, se non soprattutto, per quello.

      Va detto che queste audizioni sono fondamentalmente inutili: essendo pubbliche e a mercati aperti ogni dichiarazione è "ponderata al rischio", manco fosse una conferenza stampa post consiglio direttivo Bce... Se fossero a porte chiuse - il metodo Juncker - verrebbe a ragione denunciata scarsa trasparenza, e le indiscrezioni fatte trapelare avrebbero lo stesso effetto sui mercati. Cosa vuoi chiedere a Draghi che non abbia già detto? E' la democrazia di mercato, a cui ci hanno democraticamente venduto...

      Infine a monte il problema non è di ordine giuridico, come ribadito in questo post, quanto politico. Epperò gli atti parlamentari del M5S continuano a battere sempre su questo tasto: "scusate, possiamo?".

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  35. "l'Unione Economica e Monetaria, che ci viene venduta come il momento più alto di realizzazione della nostra identità europea, di un nostro comune progetto europeo, in realtà è il momento più infimo del nostro asservimento all'ideologia e agli interessi statunitensi. gli Usa hanno bisogno di un mercato di sbocco perché, da potenza declinante, stanno perdendo potere di signoraggio sui mercati internazionali."

    Quando ho letto questa frase sono balzato sulla sedia cantando pooo-po-po-po-po-pooooo in cerca vuvuzela e tromba da stadio.
    Lo ammetto, sono un seguace hooligano.
    Ha espresso in modo conciso ed estremamente preciso le conclusioni con cui mi titillo in mancanza della capacità di esternarle senza passare per un pazzo...c'ho provato anche al pranzo del #goofy3, e ancora ricordo gli sguardi imbarazzati dei miei commensali che mi carezzano come pietosi "si, povero caro"...che poi fanno scopa con quelli che mi rivolge mia moglie quando gliene parlo.

    C'è tutto. La UE che nasce come pivot americano dopo il crollo sovietico per fare da secondo pilastro dell'impero neoliberista trionfante. Le scelte USA nell'attuale crisi, la "guerra d'Ucraina", il TTIP, il loro costante declino espresso da tutti i kpi, la dottrina Brzezinski, l'ascesa dei BRICS, il loro coordinamento per la nascita di un mondo multipolare.

    La conclusione: sono gli USA la principale minaccia alla stabilità mondiale. Dopo le campagne "shock and awe" tra i barbari in Medio Oriente, Africa, Asia, il caos viene indotto anche nelle province floride dell'impero per piegarle al proprio tornaconto, in una lunga serie di eventi il cui inizio può essere fatto risalire in Italia al '78. Perchè a differenza dell'Impero di sua maestà britannica, che alla fine accettò il proprio declino e scelse l'atterraggio morbido, gli USA sono pronti a bruciare il mondo per la loro fame insaziabile e per non cadere di sella. Inizio a temere che, per quanto pragmatici, il loro copione non preveda una fine diversa da quella di Davy Crockett a Fort Alamo.

    "May you live in interesting times" recita una maledizione cinese. Che tu possa vivere in tempi interessanti. Ammetto che ne ho capito il significato ultimamente. Assistere al declino dell'unica (ex) iperpotenza planetaria è cosa grandiosa e terribile che non capita tutti i giorni. Ma devo ammettere che se avessi potuto scegliere, avrei scelto un altro periodo: non so, mi sono sempre sentito più portato per il noioso Trentennio Glorioso. In fin dei conti non ho mai chiesto nulla più di una tranquilla vita piccolo borghese.

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    1. Perfetto! Gira e rigira è sempre la stessa storia. Mentre sei impegnato a insultare i repubblicanibrutti guerrafondai: arrivano i democratici e te lo buttano n' der... quanto è sinistra la sinistra.
      Ricordo un film con Sean Connery nel quale, un afroamericano spiega che tocca sempre ad uno sceriffo nero, il compito di farti ancora più nero.
      Però penso di avere la soluzione. Famo er referendum cazzo! Mannamo byoblu a informà a ggente...

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    2. Gli USA fanno quello che ritengono giusto per i propri interessi o smanie geopolicoeconomiche. È un nonsenso pensare che possano fare altrimenti per il bene di chi? Del mondo? Dell'europa? Dell'italia? Appunto, nonesense.

      Prenditela invece con la classe dirigente e politica italiana che si è tagliata i coglioni anni fa e che fa tutto tranne gli interessi nazionali.

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    3. "La conclusione: sono gli USA la principale minaccia alla stabilità mondiale."

      E basta co sta storia delle verginelle "europee" violentate dai cattivoni americani.

      Due guerre mondiali, colonie sfruttate e abbandonate in tutto il mondo, paesi creati col righello, difesa inesistente, è tutto a cura di paesi europeei. Se non era per gli USA staremmo (anzi, stareste) già in guerra di nuovo. Cosa che è ancora probabile.

      Smettetela di fare le vittime e votate per politici che abbiano un minimo d'interesse nazionale invece di piagnucolare sulla politica degli altri paesi.

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    4. Caro Altex, bene arrivato. Se leggi il blog capirai che non ci insegni nulla.

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  36. Grazie Prof, veramente mirabile. Di questo passo agli Italiani toglieranno tutto, anche le mutande. Del resto non gli serviranno più, saranno solo d'intralcio. Infatti, richiamandomi un po' liberamente ( ... ehm ...) a un Tuo vecchio post, sempre attuale, mi sembra la solita storia del Centro e della Periferia, stavolta però a "starring" c'è puro l'Ammerecano in una bella penetrazione contestuale a due vie (o, quel che è peggio, nella stessa!). Adesso capisco la scelta della Nappi su Micromega. Si sono portati avanti sia dal lato della teoria che della prassi!

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  37. Una piccola precisazione sui "bistecconi trasgenici", cioè carne proveniente da animali nutriti con cereali transgenici.
    La mangiamo già, e molti prodotti made in italy nel vero senso della parola, provengono da animali nutriti con mangimi importati che per il 90% sono OGM.
    In italia è vietata solo la coltivazione, ma non la vendita di cereali ogm.
    E ovviamente è logico: importare è bello! no?
    E' tollerata una contaminazione di OGM su un prodotto non OGM dello 0.9% per non avere l'obbligo di riportare la dicitura OGM sulla confezione.
    In somma ogni 100 chicchi di mais che mangiamo 1 è OGM.
    Col TTIP potrebbe sparire (cioè sparirebbe) l'obbligo di riportare la presenza di OGM sulla confezione ed arriverebbero le carni pro-tette agli ormoni, anch'esse con etichetta bianca.
    E se fossimo in una posizione di disaccordo con qualche multinazionale della caritas come oggi con l'europa, potrebbero portarci in tribunale.




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  38. Arbè, sai renderti veramente odioso. :-). Mi fai litigare con Nat.
    Non tolleri che si possano avere gusti differenti. La scienza non ha due fianchi intorno (qui ci starebbe il link a una canzone che non metto perchè, se no, non me lo pubblichi, ma tanto non lo farai uguale).

    Vengo or ora da una duplice esperienza sgradevole tra i "compagni". Lasciamo stare. Non c'è peggior sordo de chi te dice "EHHHHHHHH? CHEEEEEEE?"

    Sono molto scoraggiato, perchè ritenevo (e lo scrissi molte volte, anche qui) la nostra carta costituzionale perfetta. Invece, in due articoli si afferma il diritto dell'esecutivo a sottoscrivere i trattati (purchè non lesivi di bla bla bla) e in un terzo non si "fa luogo" al referendum per abrogarli.
    In tutto il bailamme de pesi e contrappesi, se so scordati questo?
    O l'hanno voluto proprio i comunisti (in vista di una futura adesione ad una Unione Ratificata degli Sfigati Socialisti)?

    Per il resto mi vengono talmente tanti commenti da scrivere al post che mi viene il raccapriccio solo a pensarli tutti insieme; e comunque sarebbero troppi per un commento. Ogni riga meriterebbe un approfondimento.

    RIPÒSATE! Te che puoi.
    A seguire ricomincerò a darle del lei.

    P.S. Mi rivendo la chicca che mi raccontò un tempo un marinaio, di un rapporto disciplinare, credo diventato celebre, che recitava PRESSAPOCO così:

    Al grido di "SVEGLIA, SVEGLIA", egli rispose "SVEGLIA STO CAZZO", dando del TU a ME, che per lui ero LEI.
    Asimmetrie.


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    1. Ma quale litigare, Emilio, ormai siamo fratello e sorella. Se mi capita un'amica androgina libera, anzi, magari le parlo di te ;-)

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    2. Appunto! Potresti al limite avanzare l'ipotesi che io sia geloso della mia groupie, ma per il resto nulla quaestio!

      Per il resto, io non posso riposarmi. Devo sudare qualche altro barile di sangue, ma mi sto anche facendo un sacco di risate. Se solo potessi raccontarvi tutto...

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    3. Tranquillo, prof, non avrò altro guru al di fuori di lei, l'unico che può insidiare il suo posto è Proust, come mi sembra di avere già avuto modo di significarle.
      Chiaro, se però mi tratta male, mi spedisce a leggere De Sade e mette link farlocchi per farsi due risate con i suoi amici ingegneri, poi non si stupisca se vado a farmi consolare dal fragile Emilio Pica (fragile per i 56 chili, non per altro, che tra l'altro, Emilio, se passi da Milano ti offrirei volentieri un bel piatto di lasagne e magari anche le mie famose meringhe alla panna, perché, francamente, ragazzo, non so quanto sei alto, ma mi sembri davvero un po' troppo magrolino...).
      Chiudo anche io con un'esperienza sgradevole: stasera ho ricevuto in regalo Il capitale di Piketty, che mi è stato deposto tra le mani come un cristiano del primo secolo avrebbe consegnato a suo figlio una copia del Vangelo, con la stessa trepida venerazione e importanza (io nella mia cattiva educazione ho borbottato "Ah, sì, mi sembra che anche Bagnai ne abbia parlato", con un tono che non esprimeva la minima traccia di entusiasmo); e, dopo, il donante a cena ha affermato CHE NON GLI PIACE BUXTEHUDE, ma - udite, udite - non gli piace "perché lo trova troppo aspro". Scusate: Buxtehude può essere definito "aspro"? Non so, a me nel nostro universo questo non sembra, forse in un universo parallelo dove il cielo di notte è bianco e le stelle sono nere...
      A questo punto della cena, comunque, mi sono chiusa in un silenzio impenetrabile e per dispetto ho tirato fuori l'iPhone e mi sono messa a leggere Goofynomics.
      Tout se tient, comunque: se sei un laureato in economia che non ti sei mai preso la briga di leggere una riga di Bagnai perché non te ne hanno parlato su Repubblica, ma poi ti sciroppi tutto contento 921 pagine di Piketty e inizi ad andare a distribuirlo in giro come fosse la parola di dio, allora è chiaro che non capisci nulla di nulla, tantomeno Buxtehude.

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    4. Di fronte a cotanto dono poteva esprimere meraviglia per la rilegatura e dire "innocentemente" al donante che pensava lo vendessero arrotolato...

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    5. Guarda, ci passo spesso a Milano, ma sarebbe inutile. Qua se dice:
      "È mejo faje 'n'cappotto (ringrazio la mia ex-editrice per la grafia corretta), che'nvitallo a cena". Me magno pure oste e brocchetta.
      E comunque 56 è il mio peso forma quando non mi alleno, quindi nessun problema. Aspiro a entrare in una bara il più ridotta possibile.

      Chiudo con un paio di vecchi adagi:

      "Si ce piacèveno a tutti le stesse, facile che eravamo tutti cornuti".

      "Pacta sunt servanda (ma ar core nun se comanda)".


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  39. ecco. ottima cosa parlare di questo. perchè la platea che la legge DEVE sapere che questa è l'uscita dall'euro (che essendo insostenibile prima o poi finirà) che si prepara ai piani alti.

    QUESTO E' IL PIANO B.

    chiudiamo l'euro per entrare nel TTIP.

    ma ecco che mi tocca a questo punto farle notare che evidentemente, e a partire da quanto lei stesso ha appena scritto prof:

    "esistono modalità differenti di uscita dall'euro".....se non vogliamo chiamarle destra e sinistra...chiamiamole TTIP e democrazia. l'importante è che ci capiamo.

    no?

    PS: certo che leggere di un bel 661 euro in meno a cranio per restare competitivi sui mercati mi fa pensare che davvero non eviteremo in futuro abbondanti e copiosi spargimenti di sangue. il peggio forse deve ancora venire.

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    1. Se mi dici dove sono i piani alti vado a dirgli che non siamo d'accordo. Sei veramente sicuro che esistano i piani alti?

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  40. I fatti disturbano le opinioni, specie se basate su allegre panzane (già che saremmo in "democrazia" e "il pluralismo è il sale della democrazia", certo siamo pieni di voci diverse...), e quindi devono sparire: nulla di nuovo, infatti nel discorso pubblico (?) una confutazione fattuale dei benefici del TTIP ancora non esiste.

    Al netto della "diversità" di vedute sulla necessità di integrare mercati continentali o di prendere a modello sempre e solo economie di scala - i piccoli parassiti si fottano -, la volontà di creare un'area transatlantica di libero scambio escludendo la Russia e un'area transpacifica di libero scambio escludendo la Cina, sembra rientrare nel novero di quelle spericolate avventure imperialistiche in cui potenze declinanti decidono di lanciarsi per non essere costrette a venire a patti con la realtà. Avventure fuori tempo massimo destinate al fallimento, che tuttavia ci portano dritti alla prosecuzione della politica con altri mezzi (come gli ucraini possono facilmente testimoniare...).

    Tacendo della Commissione europea, osservata da quell'ottocentesco "guardiano del faro" che è il Parlamento europeo, c'è da sperare nella democrazia statunitense (che è tutto dire), in quanto molti deputati e senatori, sia democratici che repubblicani, non hanno interesse ad accelerare la trattazione della materia: nel settore finanziario il Dodd-Frank Act rende alcune normative più stringenti rispetto alla controparte europea (che è tutto dire), la riduzione dei sussidi agricoli all'agribusiness USA non sarebbe compensata da un maggior accesso ai mercati europei, ecc. Insomma, la sua calendarizzazione nelle rispettive commissioni langue.

    Lo stesso mercato dell'audiovisivo francese, fortemente sussidiato, se fosse salvaguardato dal Trattato difficilmente costituirebbe un fatto isolato: perché l'eccezionalismo dovrebbe valere solo per la Francia e non per gli altri paesi?

    In ogni caso si parla di tutelare gli interessi di grandi conglomerati tendenti al monopolio e alle M&A piuttosto che alla tanto decantata concorrenza. Business as usual appunto.

    Ci sono comunque forti probabilità che un tale accordo, molto complesso, non veda la luce in tempi brevi, e forse mai la vedrà. Certo, fosse per il nostro Presidente del consiglio, notoriamente "de sinistra", si farebbe domani mattina...

    PS_Agli allegri primati della politica:

    "Così come nel 1948 la divisione anche politica della Germania era stata determinata dalla decisione di realizzare un’unione valutaria tra le tre zone di occupazione occidentali escludendo la zona di occupazione sovietica, allo stesso modo, 42 anni dopo, è l’estensione del dominio del marco tedesco anche alla Germania dell’Est a decretare l’unità anche politica della Germania. Nell’un caso e nell’altro la politica ha seguito a pochi mesi di distanza la moneta e l’economia. Una conferma – parecchio ironica visto il contesto – della teoria marxiana del rapporto tra struttura economica e sovrastruttura politica. Ma soprattutto un esempio da manuale dell’enorme forza legante che caratterizza un’unione valutaria, della sua capacità di innescare processi irreversibili, di creare una realtà economica e politica nuova."

    (da "ANSCHLUSS. L 'annessione", di Vladimiro Giacché)

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  41. Anche gli USA dovrebbero aver capito dal "successo" che la Germania sta avendo che questa strategia non funziona, ovviamente per l'Europa ma anche (dal punto di vista degli USA) per gli USA. Il modo migliore per gli USA di risolvere il problema deficit e' ricominciare a produrre in casa, cioe' riportare indietro il settore manufatturiero che volutamente hanno smantellato a favore della finanza. Chiaro che questo comporterebbe il ritorno degli scioperi, delle lotte sindacali ecc ecc; ovvero il motivo principe per cui hanno delocalizzato in posti dove si accontentano del tozzo di pane (o ciotola di riso). Questa strategia pero' e' fallimentare non solo per la classe media (che nel frattempo e' diventata povera) ma anche per le stesse elite, perche' la crescita e' scarsa e ci vuole poco a far crollare i valori in borsa se la realta' delude le aspettative. Paradossalmente la strategia del TTIP e quella supply side rischia secondo me di sbriciolare il sistema per le elite molto di piu' di una sana economia dove tutti stiano piu' o meno bene. Lo capiranno... prima o poi?

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    1. La sana economia dove tutti stiamo piu' o meno bene esiste nel mondo perfetto...

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    2. Booo? Negli ultimi migliaia di anni sembra che l' abbiano capito solo dopo un 1917, ma non subitissimo. Spero che qualcuno mi smentisca. Ve lo chiedo per favore. Io sta cosa del glorioso trentennio come una parentesi anomala nella storia non riesco a contraddirla e mi sento impotente. D' altronde non riesco proprio a ridurre le mie aspettative di libertà (per tutti).

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    3. Le attività manifatturiere stanno tornando in Usa seppur lentamente, derivante dal fatto che ora la Cina è meno competitiva rispetto al passato perchè i salari stanno aumentando. Questo ritorno è dovuto dal fatto che gli Usa vogliono prepararsi al meglio allo schianto che avverrà e per poter aumentare le esportazioni in Ue secondo quanto detto dall'articolo. Sull'euro ora quasi tutti stanno parlando dei benefici su un uscita dalla valuta unica, anche quelli che all'inizio erano contrari. Il mio presentimento che la cosa avverrà a breve e si vuole preparare l'opinione pubblica italiana

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  42. Lei ha ragione da vendere, e lo sta facendo. E io ne compro un pezzettino.

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  43. Caro Bagnai, l' unico mio problema è che non riesco a tacere davanti a chi mi vuole sfilare i soldi dalle tasche (avendo già messo sul lastrico molti amici e parenti), non riesco a vedere la situazione in modo distaccato, diciamo asettica come per un professore di economia, da utente e non da analista, me lo consentirà spero, lo spero per la democrazia di questo blog.

    Passando al presente articolo, di cui la ringrazio, articolo come al solito complesso e con tanti riferimenti, ed essendo fermamente convinto che la moneta unica sia in via di liquefazione, credo come lei, mi chiedo e ritengo probabili le seguenti semplici cose che consiglierebbero di non adottarlo:

    - l' introduzione del TTIP, renderà ancor più ingarbugliata la già ingarbugliata situazione giuridico-rapporti economici nell' UEM ai fini dei problemi legati alla rottura dell' euro, o all' eventuale uscita di qualcuno dei suoi membri;
    - l' attuale instabilità dell' area euro, sarà accelerata dall' introduzione del TTIP; gli effetti dell' introduzione potrebbero quindi accelerare, come naturale conseguenza la fine dell' euro;
    - dopo la fine dell' euro, che ovviamente avrà conseguenze ancor più pesanti per molti paesi euro, in mancanza del TTIP, gli accordi di partenariato che fine faranno, nel senso, varranno ancora per i singoli stati o no? E ciò dipenderà molto anche da come tali accordi saranno trasferiti sui contratti e da come i singoli stati UEM saranno considerati all' interno dei contratti.

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    1. No, non te lo consento per un motivo molto semplice: i cialtroni piazzaleloretisti di stampo donaldiano, memmetaro, sopranista, marxista dell'Illinois berciano da anni, e nessuno li ascolta, per ovvi motivi. Io vengo ascoltato perché io (io) so di cosa sto parlando e io (io) so come, quando, dove e a chi parlare, e lo sto facendo. Non permetterò a nessuno, nemmeno a te, di inquinare con ragli il mio messaggio. Viceversa, ben vengano i contributi ponderati e costruttivi. Sto lavorando per te, e i tuoi toni certe volte mi intralciano. Devi rendertene conto, oppure tutte le sciagure che vanti, e per le quali ti siamo solidali, te le sarai meritate.

      Punto e basta.

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  44. Prodi, Ue ha encefalogramma piatto

    BOLOGNA, 17 NOV - In Europa "l'encefalogramma è piatto, non è successo niente, mentre tutto il mondo si muove velocissimamente". Così l'ex presidente del Consiglio Romano Prodi, durante la presentazione di un libro a Bologna.
    "Di fronte a una sorta di dottrina astratta tedesca e di alcuni altri paesi - ha aggiunto Prodi - si è continuato ad affrontare la crisi raccontando balle, dicendo che era un problema di riforme interne".

    ANSA

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    1. Oggi è uscito in edicola Limes. Intervista a R. Prodi. Lucida e profonda la sua analisi del caso spagnolo. Non l' ho letta tutta. Avevo poco tempo, stavo lavorando e il livello di analisi meritava maggiori riflessioni ed approfondimenti.

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  45. Con il TTIP siamo noi europei a diventare OGM, altro che le bistecche.

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  46. Gli americani, dopo avere esportato il loro concetto di democrazia nel mondo (bombe, bombe, bombe), avere disseminato i mercati di derivati tossici, ora vogliono esportare in Europa tutto il meglio del loro JUNK FOOD, direttamente sulle nostre tavole. E vai allora di grassi, zuccheri, ogm, anabolizzanti, etc. Avete mai visto il canale 56? Alla sera fanno il programma "Come è fatto il cibo". C'è da avere paura a vedere cosa mangiano di là dall'ocenano.

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  47. O.T. (ma anche no).
    Auguri a Rockapasso e, indipendentemente dai compleanni, un saluto alle altre ragazze (per non parlar della fanciulla Uga).

    Ora mi tocca parlare con le mie due sorelle di latte diversamente italiane (a Londra e a Manhattan) del TTIP e cercherò di lavorare di fino mettendo a tacere la hammer girl che è in me (Miss Shaw docet)...sempre la solita storia.

    (Alessandra da Firenze...leggendo i cinguettii)

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  48. Per chi non lo avesse letto, o ancora non lo conoscesse, segnalo il penultimo post di Orizzonte48 (http://orizzonte48.blogspot.it/2014/11/what-cessioni-di-sovranita-una.html), ove accanto alla dichiarazione ufficiale di Van Rompuy secondo cui “i Trattati comportano "cessione di sovranità" nonché la conseguente subordinazione delle politiche economiche degli Stati membri al ‘fine di conseguire gli obiettivi dell'Unione europea’ “, viene ricordato dall’autore del blog come l’art.11 della Costituzione italiana reciti che l’Italia consenta “in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”. Quindi la nostra Costituzione acconsente a limitare, ma non cedere, la sovranità nazionale, secondo l’intendimento testé delineato. Il post segnalato poi, procede a indicare altre “amenità” dei trattati europei…

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  49. Su FB segnalato un titolo interno di Repubblica: "Accordo commerciale USA/UE rischia il naufragio". L'articolo parla di leader impegnati nella trattativa preoccupati per la cattiva fama di cui gode il trattato, al punto che ne hanno discusso a Brisbane e iniziato a ragionare in termini di "offensiva culturale". Renzi ha convenuto che "se non vinciamo la battaglia delle idee il Trattato non andrà in porto".
    Se è vero, prepariamoci a un micidiale fuoco di sbarramento propagandistico, al cui confronto lo spottino RAI sembrerà alta informazione:
    https://www.youtube.com/watch?v=r2Qv27U1RsQ

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  50. Gli USA e la Germania fanno o credono di fare i propri interessi nazionali. E che altro dovrebbero fare?

    Non si capisce in base a quale logica dovrebbero supplire alla incapacità degli italiani di fare i propri interessi. E se mai lo dovessero fare gli italiani si lamenterebbero della loro ingerenza.

    Mi sembra ridicolo cercare di influenzare la politica di altri paesi senza farne parte e lamentarsi senza titolo se gli altri paesi non fanno gli interessi italiani che nemmeno gli italiani vogliono.

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    1. Carissimo, forse non ti è chiaro il contesto. Qui nessuno si sogna di impedire a paesi sovrani di perseguire i propri interessi così come emergono da una normale dialettica democratica. Qui si contesta il fatto che questa dialettica viene inquinata da una disinformazione massiccia, che si appoggia sul fatto che persone come te vivono con gli occhi bendati...

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  51. OT: Robert Skidelsky sull'austerita' in UK, dalle colonne del Guardian.



    "It is a matter of simple arithmetic"

    Roberto Seven

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  52. Un altro post di altissimo livello.

    Intanto ho goduto nell'ordinare L'italia può farcela alla libreria di Caravaggio (BG) :-)

    Le vorrei domandare, anche se è un po' fuori tema, come andrà con il modello di Asimmetrie.
    La parte più utile (per non dire l'unica IMO) dell'intervento del Prof. Lippi è stata la critica costruttiva al modello. Da profano e banalizzando, Lippi contestava un eccesso di ottimismo generale, declinandolo nella stima di questa o quell'altra variabile.
    In modo naturale ho immaginato che a seguito delle critiche si sarebbe potuto "correggere" il modello, farne una v.2 e ritentare la discussione sperando che la stessa prenda una piega differente da quella che ha preso al Goofy3.

    Sarà così? Il dialogo con Lippi proseguirà in qualche altro modo?

    Grazie

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  53. Scusa se mi ripresento ma questa è troppo bella. A proposito dell'origine della mafia e del perchè è così difficile liberarsene ora abbiamo le prove di quello che avevamo capito già da un bel pezzo. I carabinieri del R.O.S sono riusciti a registrare il rito di iniziazione di una affiliazione alla 'Ndrangheta che recita così: Buon vespro e santa sera ai santisti! Giustappunto questa santa sera nel silenzio della notte e sotto la luce delle stelle e lo splendore della luna, formo la santa catena! Nel nome di Garibaldi, Mazzini e Lamarmora, con parole d'umiltà, formo la santa società! Dite assieme a me: Giuro… di rinnegare…tutto fino alla settima generazione… tutta la società criminale da me fino ad oggi riconosciuta… per salvaguardare l'onore dei miei saggi fratelli! In nome di Garibaldi, Mazzini e Lamarmora, passo la mia votazione ecc. ecc…
    Il giuramento è stata mutuato chiaramente dal rito di affiliazione mafiosa, ed è rimasto inalterato nella sua forma fin dall'unità d'Italia.
    Mah, chissà perché mi vengono in mente i Banderisti che gli USA e la UE hanno portato al potere a Kiev e i Salafiti che gli stessi hanno armato e politicamente sostenuto come fronte legittimo della ribellione siriana e che ora vestono i panni dei terroristi dell'ISIS. Qualcuno parlava di corsi e ricorsi storici. Se poi le tecniche che danno corso ad un progetto coloniale hanno sempre funzionato così bene perché rinunciarvi.

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  54. quello che va capito è il senso complessivo dell'operazione [TTIP], che secondo me è questo: gli Usa hanno bisogno di un mercato di sbocco perché, da potenza declinante, stanno perdendo potere di signoraggio sui mercati internazionali. Gli sviluppi delle relazioni bilaterali fra i BRICS, e in particolare la dedollarizzazione degli scambi fra Cina e Russia, se dovessero generalizzarsi, significherebbero per gli Stati Uniti la fine del periodo dello "stampa (dollari) e compra (ovunque nel mondo)".

    Prof, mi permetta una domanda a proposito di questi sviluppi, anche se magari la farà incazzare, poiché l'argomento che le propongo mi sembra non la interessi per nulla: a suo parere c'entra qualcosa con questa dedollarizzazione l'aumento delle riserve auree sia della banca centrale cinese che di quella russa?

    Grazie in anticipo per la sua risposta.

    Comunque, a proposito di Russia, in questo articolo:

    http://rt.com/news/206623-putin-us-never-subdue-russia/

    il buon Vladimiro sottolinea che non esiste "lo zio Sam":

    He said that people in Russia really like the Americans, but it's the US politics that are not accepted so well. "I think America and its people are more liked than disliked by people here [in Russia]. It's the politics of the ruling class [in the US] that is likely negatively viewed by the majority of our citizens," he said.

    Mi sembra di risentire le parole di chi disse tempo fa che non esiste la Germagna...

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  55. Se l'euro è la fossa,il TTIP è la pietra tombale.....

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  56. Essendo nata in una fase "ascendente", ero ingenuamente convinta che l'avanzare, il progresso, fosse naturale e fisiologico. Invece i barbari sono sempre in agguato e non sono cambiati. Dovevo capirlo quando certi intellettuali de sinistra hanno tentato di dare all'espressione "invasioni barbariche" un significato di mutamento e contaminazione non necessariamente negativo-distruttivo, in linea con il pacchetto "durezza del vivere e della liberalizzazione".
    Non mi infurio più, non mi stupisco più. Solo alienazione e dolore.
    Scusi lo sfogo, ma ho avuto un tracollo alla lettura delle parole "mercato e moneta unici transatlantici"

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    1. Cara Silvia, nel 1994 (se non ricordo male, ma più o meno siamo lì, forse può essere il 1992) parte un grande progetto finanziato dalla comunità europea (durerà cinque anni) che coinvolgerà tardoantichisti e medievisti dal titolo "The Transformation of the Roman World". Fino ad allora, più o meno perché le cose sono sempre complesse e non si possono mai tagliare con l'accetta) si parlava di "Ascesa e caduta del mondo romano" (Aufstieg und Niedergang der Roemischen Welt). Dice Bryan Ward-Perkins, La caduta di Roma e la fine della civiltà, Bari 2008, p. 211: "..il che implica una transizione pacifica e senza soluzione di continuità dall'età romana al "Medioevo" e oltre. In questa nuova visione della fine del mondo antico, l'impero romano non viene "assassinato" dagli invasori germanici; piuttosto, i Romani e i Germani trasmettono insieme molti elementi romani a un nuovo mondo romano-germanico. L'Europa "latina" e quella "germanica" han fatto la pace". È un'analisi semplice, acuta e profonda di quanto successo. Non credo ci sia bisogno di spiegare a che cosa doveva servire quell'interessante progetto. Va solo aggiunto che Ward-Perkins è ferocemente osteggiato dall'intelligenza più avanzata europea. Avevamo anche qui un rappresentante di questa opposizione all'archeologo britannico, che a lungo ha vissuto a Roma, il nostro amico Alessio, che però da qualche tempo non vediamo più. Il quale soprattutto non ha risposto a una mia domanda: come legge la storia dell'Europa dal 1945 al 2014? Come "trasformazione" o come "ascesa e caduta"? Mi rendo conto che esgero a porre la questione in questi termini, ma a volte esagerare fa capire meglio di che cosa stiamo parlando

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    2. @Celso

      Mi pare - mi corregga se le fonti su cui, un tempo, mi sono documentato sono carta da camino - che una lettura simile possa essere data anche all'insediarsi dei Romani in Gallia, ove mantennero il tessuto sociale autoctono integrandolo nelle leggi dell'impero, pur tuttavia perseguitando duramente il druidismo, in quanto cuore religioso e tradizionale della società gallica e celtica in generale. Anche in questo caso si potrebbe affermare che i Romani trasformarono la Gallia innestandosi in maniera equilibrata ed incruenta (almeno dopo averne sconfitto le varie parti militarmente ..ah, il triste ricordo di Alesia!).

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    3. @citodacal

      Impresa ardua la tua, citodacal, temo. Se non ricordo male, alcuni calcolano in circa un milione le vittime fatte da Cesare in Gallia (ripeto, cito a memoria, e potrei sbagliarmi, anche perché invecchio e, rimbecillendo, mi confondo sempre più con la memoria). Fu una conquista spietata basata sullo sterminio. Funziona sempre così: prima annienti, anche fisicamente, il nemico, poi lo integri nel tuo sistema di vita. E magari poi un imperatore può anche essere nato a Lugdunum, Lione (Claudio)

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    4. @Celso

      Molte grazie. In effetti era mia intenzione - non condividendo la lettura che opta per una "trasformazione" insita nella normale logica della successione - paragonare una improbabile conquista romana della Gallia, che fosse priva di soluzione di continuità e senza volontà di spietata sottomissione, al progetto di far apparire tale anche la successiva caduta dell'Impero Romano, come una sorta di riconciliazione integrativa tra tifoserie, a seguito di qualche intemperanza sugli spalti. Dopotutto, questo modo di voler intendere non è che una colta e raffinata versione del solito concetto secondo cui chi al momento è il più forte, o il più astuto, ha il diritto di far ciò che vuole del più debole, e poi pretendere pure che gli venga detto grazie, facendo passare il tutto come una transizione consensuale.

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    5. Caro Celso,
      non sapevo che il committente di questa operazione propagandistica fosse la comunità europea. Non so molto neppure di storia, ma questa delle invasioni barbariche non l'avevo mai bevuta, così a naso.
      Quando ho letto "attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l'individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere" ho fatto 2+2.
      Grazie per la spiegazione.

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  57. "Grazie all'euro la recessione durerá una decina di anni"... Prof. considera come inizio il 2009 o il 2014 ? Inoltre si riferisce all'eurozona o ai pigs ? Grazie, Saluti.

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  58. Ho ascoltato la prima dell'intervista e c'è una cosa, da ignorante, che non capisco nella logica del giornalista Mario Sechi e di tutti i fan del TTIP:
    Con il #TTIP avremo maggiore offerta statunitense, a parità di domanda, come questo può diventare un vantaggio? Idem dall'altro lato dell'atlantico. Nella migliore delle ipotesi non dovrebbe essere un gioco a somma zero?...
    Sono senza parole...

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