venerdì 6 novembre 2015

Il metodo Juncker e le neuroscienze (QED postumo sul belìn)

Vi ricordate del metodo Juncker?

Si tratta del metodo di governo (ma quelli fighi dicono governance) che consiste nel proporre agli elettori misure formulate in modo sufficientemente incomprensibile perché questi non manifestino reazioni. Se queste invece si manifestano, le proposte vengono ritirate, e  poi ripresentate dopo un po', magari rendendole ancora meno comprensibili. In questo modo, impercettibilmente, gli elettori si trovano intrappolati in un sistema di regole che lede i loro interessi, senza accorgersi veramente di quando e come ci si sono ritrovati.

Questo metodo è stato teorizzato apertamente da Juncker, l'attuale presidente della Commissione, in una celebre intervista rilasciata allo Spiegel, ed è poi stato applicato concretamente diverse volte: pensate ad esempio alla cosiddetta Costituzione europea, rifiutata dagli elettori al cui vaglio era stata sottoposta, e poi sostanzialmente riproposta sotto forma di un Trattato espressamente mal scritto (come ci ricordò lo stesso Amato); oppure pensate, in tempi più recenti, al cosiddetto bail-in (il salvataggio delle banche a spese dei risparmiatori), prima proposto e smentito, e poi approvato (e questo è uno dei tanti QED del nostro blog, perché come sarebbe andata a finire ve l'avevo detto con due anni di anticipo).

Sapete quanto è importante per me studiare (con voi) gli aspetti antropologici, psicologici, e anche psichiatrici, della crisi. Con buona pace dei dilettanti, che si appassionano alla sola dimensione economica (banale per un professionista, e dopo quattro anni anche per voi), se vogliamo fare passi avanti, dobbiamo riconoscere che il problema è più ampio. Viviamo in una psicosi collettiva, in un clima da caccia alle streghe. Anche quest'ultima, non discuto, avrà certo avuto la sua "struttura" economica. Ma è altrettanto indubbio che mettere sul barbecue un proprio simile è, e credo fosse anche allora, operazione non del tutto banale (e qui torniamo alla famosa aiuola di fucsie). Voi ve la sentireste? Eppure tante persone stanno facendo qualcosa di non molto diverso, si stanno comportando con una assenza di empatia tale da far temere che esplosioni di violenza non più solo economica possano in futuro concretizzarsi. Bisogna allora che ci interroghiamo, e bene, sui percorsi psicologici di chi arriva a tanto.

Altrettanto importanti sono i percorsi di chi accetta questo, e altro, senza ribellarsi.

Quello che mi interessa analizzare con voi oggi è appunto questo secondo aspetto, e in particolare il suo risvolto percettivo. Molti accettano quanto succede forse solo perché non si accorgono che sta succedendo. Questo varrà anche per qualcuno dei simpatici difensori della propria corporazione visti nelle recenti discussioni di questo blog (va da sé che chi ha - in teoria - strumenti culturali superiori, e maggior potere di influenza sulla coscienza collettiva, ha anche una maggiore responsabilità politica laddove si "distragga", ma non rientro in questo). Qualche volta si cita la metafora della rana bollita, attribuita a Chomski. La sua triste storia fornisce appunto una possibile spiegazione del perché lasciamo fare, agli altri e a noi stessi, certe cose.

Ma questa spiegazione non è l'unica.

Ve ne propongo un'altra, della quale non so dirvi quanto sia effettivamente pertinente, ma che certo è sconcertante (o almeno lo è stata per me: voi siete certamente più svegli).

Date un'occhiata a questo video:








E ora leggetevi questa lettera:


Caro Alberto,


mi occupo di Neuroscienze e Psicologia Sperimentale al CIMeC, il centro mente/cervello dell'Università di Trento, oltre che a dirigerlo, per il momento.



Seguo da un po' di tempo il tuo blog, anche se ammetto che ho qualche difficoltà a digerire tutti gli argomenti. Leggendoti sto imparando piano (molto piano) qualcosa.



Ti scrivo perché volevo farti notare una cosa interessante (sempre che tu non la conosca già) in merito a come funziona il nostro cervello quando deve rilevare dei cambiamenti nell'ambiente (quindi, ovviamente hai capito dove vado a parare). So che Chomsky ha già proposto il paradosso della rana bollita, ma secondo me non è azzeccatissimo, in quanto la povera rana, quando la temperatura inizia a salire, non reagisce più perché viene in qualche modo "stordita" dall'eccessivo calore, ma non avrei dubbi in merito che si stia "accorgendo" che qualcosa sta andando male.



In realtà lo stordimento non è necessario, perché il nostro cervello rimane cieco a grossi cambiamenti presenti nella scena (visiva per semplicità), se l'attenzione non viene portata nel posto giusto al momento giusto. C'è tutta una letteratura scientifica, cui ho modestamente contribuito, su questo fenomeno, che è stato chiamato Change Blindness.



Ci sono molti modi per rendere invisibile qualcosa che è sotto i nostri occhi, ma la cosa interessante, e pertinente all'esempio della rana bollita, è il fatto che se il cambiamento è molto molto lento, il cervello non sa come rilevarlo perché l'attenzione non viene portata su tale cambiamento. Il sistema visivo, infatti, è organizzato in modo da reagire automaticamente a variazioni improvvise (transienti) nella scena, proprio orientando l'attenzione su questi cambiamenti. Questo meccanismo in natura assicura un vantaggio per la sopravvivenza dell'organismo, perché consente, per esempio, di orientarsi verso un nuovo stimolo apparso improvvisamente, potenzialmente pericoloso, e quindi di reagire.



Tuttavia, la sensibilità di questo meccanismo per la rilevazione dei cambiamenti è limitata, e se il transiente (variazione di luminosità locale, capirai meglio nell'esempio sotto) che accompagna il cambiamento è molto debole, perché il cambiamento avviene lentamente, il cervello non lo rileva, e grosse parti della scena che stai osservando possono cambiare senza che tu te ne renda conto.



L'effetto è sorprendente. Tanto per darti un'idea:






Buon lavoro.



Un caro saluto



Massimo


--
Massimo Turatto PhD

Professor

Center for Mind/Brain Sciences (CIMeC)

University of Trento

Corso Bettini, 31

38068 - Rovereto, Italy



...e la morale della favola qual è?

Che risultati eclatanti, come ridurre in schiavitù un intero continente, possono essere ottenuti più efficacemente se si evitano gesti eclatanti.

Il principio è quello della change blindness, che, come spiega il nostro nuovo amico, è parte del meccanismo che consente a organismi complessi come noi di sopravvivere in un mondo difficile. Ma naturalmente, siccome non ci sono free lunch, quello che nella savana (o anche sul sentiero K6 del PNA) può tornarti comodo, risulta letale quando devi formarti una coscienza di classe!

Come vi ho detto in altre occasioni, questa volta non potremo aspettarci un gesto "eclatante", come furono, a suo tempo e qui da noi, le leggi razziali. Qualcuno si è lamentato del bail-in? Eppure fra un pochino saranno in molti a capire cosa significa! Ma ormai, dopo aver digerito la Grecia, siamo abituati a tutto, e quindi percepire discontinuità diventa sempre più arduo. Ci stanno fottendo piano piano, e una delle tante chiavi del loro successo credo sia proprio la lentezza di questa inesorabile penetrazione.

Forse dovremmo farci su un pensierino, anche in chiave strategica...

Si apra la discussione (la quale, come avrete capito, non è affatto slegata da quella sugli indifferenti, che poi sono quelli che stanno ancora cercando di capire cosa è cambiato nel video che vi ho proposto...).


(...nota: come vedete non tutti i pieiccdì sono come il compianto Rick - una prece! Ce n'è anche qualcuno che, come Massimo, dice qualcosa di interessante...)

96 commenti:

  1. Bellissimo questo video. Confesso che l'ho interrotto 13 volte consevutive e riguardato prima di accorgermi del "change". Rende esattamente l'idea, solo dopo che lo hai visto diventa ovvio e evidente. Questo blog diventa, se possibile, ogni giorno piu' interessante.
    C'e' un'unica differenza con le dinamiche dell'eurozona, ci sono molti che anche dopo che gli e' stato mostrato continuano a non vedere: per convenienza, inerzia, incapacita' di ammettere il tradimento. Ma questo e' un campo diverso dalla neurologia, forse e' definibile eurologia, comunque e' chiaro che si va nella direzione della urologia.

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  2. I biglietti lentamente stanno esaurendo. ..uno sconto per il Goofy4?

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  3. Torna alla memoria quanto Sir Arthur Conan Doyle mise sulle labbra di Holmes: che il posto migliore per nascondere qualcosa è sotto gli occhi di tutti.

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    1. Sicuro che fosse Holmes? Il concetto era la chiave di "La lettera rubata" (The purloined letter) di Edgard Allan Poe, pubblicato nel 1845 (la prima storia di Holmes venne pubblicata una quarantina di anni dopo).

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    2. Le verità segrete nascoste in evidenza. ..

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    3. Non era Edgar Allan Poe con la lettera rubata?
      https://it.m.wikipedia.org/wiki/La_lettera_rubata

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    4. Sono entrambi (e qui - http://autori.fanpage.it/la-verita-e-sotto-gli-occhi-di-tutti/ - vengono citati pure Sciascia e Proust, perché ripresero il concetto). Scarponiero suggerisce giustamente anche Zolla (benché il titolo sia "Verità segrete esposte in evidenza", ma il cambiare una sola parola in questo caso non ne altera il senso, ribadendone invece il principio). Mi pare interessante ancora una volta osservare come poesia, letteratura e arte, oltre a qualcos'altro di più impalpabile, riescano spesso ad intuire, seppur in via generale, elementi fondanti che poi vengono definiti in via analitica dalle scienze positive (le quali tuttavia non posseggono i mezzi per dimostrarli tutti). Forse anche per questo un tempo la linea di demarcazione tra ambedue - diciamo tra scienza e umanesimo (intendendo con quest'ultimo termine anche qualcosa di più ampio e articolato del mero aggregato psico-fisico-razionale) - non era voluta e potuta così netta com’è spesso diventata oggi. Del resto, che occhio, sensi e percezione psicologico-neurale ingannino è cosa nota ai principali assunti metafisici d'ordine universale, i quali permangono almeno dichiaratamente intatti in ambito orientale, mentre in occidente sono stati gettati via con l'acqua sporca. Senza troppo ammazzarsi in arrovellamenti filosofico-mentali, un esempio immediato può essere offerto dall'osservare noi la luce di stelle che potrebbero non esistere più, o che comunque non riproduce fedelmente l'equivalente condizione temporale delle stesse: trasposto in ambito ordinario ciò equivale ad affermare di "vedere cose che non esistono", o “lucciole per lanterne” (la letteratura orientale adotta l’esempio della corda arrotolata scambiata per serpente). Ovviamente nel caso citato gioca l'enorme distanza che intercorre tra osservato e osservante, ma è anch’essa una grandezza importante nella nostra “dimensione”; almeno in via teorica, credo ci si possa domandare se un medesimo "effetto" non sia possibile anche nel caso inverso - quello delle microdistanze, ad esempio un elettrone che non si riesce a collocare come un punto materiale - o nell'ambito della percezione psicologico- sentimental/emozionale- sensoriale. Se escludiamo l’ambito cosiddetto “spirituale” (cosa che personalmente non faccio) altro “uomo” non c’è da quello delineato frettolosamente in precedenza; la stessa ragione infatti sembra funzionare in molti casi più come un mezzo d’indagine che identifichi l’inganno, o propriamente i suoi effetti, ma non lo possa annullare o escludere quand’è in atto (nel caso del video il sapere la spiegazione dell’illusione non ne evita agli atti la manifestazione).

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    5. Cortesemente mi rammenti in che racconto di Holmes compare? Io li ho letti tutti, ma molti anni fa - magari me lo sono scordato, per questo mi piacerebbe rileggerlo.

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  4. Un altro modo di inquadrare l'intero meccanismo é la c.d. "finestra di overton", che la UE utilizza in modo molto esteso, non solo sul piano economico
    https://en.m.wikipedia.org/wiki/Overton_window

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  5. Qualche anno fa un mio amico mi fece leggere un libretto piccolino dalla copertina arancione intitolato "Dov'è il gorilla?" di Wiseman. Parla proprio di questo. È stato per me l'inizio di un interesse per l'ambito legato alla psicologia. Libri interessanti sulla persuasione ne ha scritti Cialdini, anche se mi colpì molto "L'era della propaganda" di Aronson e Pratkanis. Spiegano i meccanismi mentali che sottendono i nostri comportamenti e reazioni. Sono acquisizioni scontate per la psicologia sociale. Marketing e propaganda politica se ne servono davvero da decenni. A mio avviso è notevole lo sviluppo che sta dando alla riflessione, prof. Mi piace e mi interessa.

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    1. Gentile dottore, la Sua approvazione mi lusinga. È una voce del dizionario. Vuole scriverla lei?

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    2. Ahah, ho trovato hommage. Ma dal dizionario francese. O l'Enciclopedia storica. Però Lei Re Sole un po' lo fa e lo è, dunque può redarguirmi fino ad un certo punto...

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  6. Si potrebbe quindi dire, alla luce dei movimenti decisionali quasi-statici dei centri di potere non democratici, che il sopravvento del politically correct nella narrazione mass-mediatica è l'arma totale del potere. Altro che bolliti alla Chomsky.Siamo proprio fritti.

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    1. D'accordissimo! Ho sempre pensato che il politically correct fosse un modo per impedire la protesta.

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    2. Allertare il nostro cervello nei confronti di questi subdoli metodi si ottiene solamente allenando la nostra coscienza alla consapevolezza e ciò dipende molto dalla nostra continua curiosità e desiderio di indipendenza intellettuale. Comunque sia siamo proprio fritti!

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  7. "se l'attenzione non viene portata nel posto giusto al momento giusto"

    La prima cosa che mi viene in mente, a botta calda, dopo che NON mi sono accorto del cambiamento nel video: gli schizzi di sangue si notano meno, sul grembiule rosso.

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  8. But they had not gone twenty yards when they stopped short. An uproar of voices was coming from the farmhouse. They rushed back and looked through the window again. Yes, a violent quarrel was in progress. There were shoutings, bangings on the table, sharp suspicious glances, furious denials. The source of the trouble appeared to be that Napoleon and Mr Pilkington had each played an ace of spades simultaneously.
    Twelve voices were shouting in anger, and they were all alike. No question, now, what had happened to the faces of the pigs. The creatures outside looked from pig to man, and from man to pig, and from pig to man again; but already it was impossible to say which was which.

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  9. Un ruolo importantissimo in tutto questo (nell'articolo è appena accennato) lo gioca la distrazione indotta. Gli argomenti affrontati dai personaggi pubblici e le notizie della stampa sono quasi sempre opportunamente selezionate e confezionate per sviare l'attenzione dai problemi reali.
    Io, se ho cominciato a capire qualcosa di quello che succede, lo devo anche all'aver cancellato completamente telegiornali e (cosiddette) trasmissioni di approfondimento.

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  10. Interessantissimo questo ingresso delle neuroscienze nelle nostre discussioni. Ho fatto diverse volte la figura del fesso nei commenti tirandole in ballo da povero dilettante, ma quale altra disciplina può discutere con altrettanta cognizione di causa come funzioniamo davvero? L'esempio del professor Turatto è ben portato, chiaro e illuminante. Sono convinto che il successo di molte strategie di azione e comunicazione abbia radici nella natura del nostro hardware. Tuttavia, gli scenari che aprono le neuroscienze, una volta che le si tiri in ballo, sono imprevedibili e possono scuotere molte certezze:

    “But what aspects of an action are we actually aware of? In an influential experiment by Benjamin Libet subjects were asked to lift a finger “whenever they felt the urge to do so.” During this experiment Libet used EEG to measure the “readiness potential,” a change in brain activity that occurs up to one second before a subject makes any voluntary movement. The time at which subjects reported feeling the urge to lift a finger occurred hundreds of milliseconds after the beginning of this readiness potential. Later studies by Patrick Haggard and Martin Eimer revealed that the time of awareness of the urge to act is correlated with the time at which the evoked potential in brain activity measured over the scalp ceases to be medially located and shifts toward the side of the brain that controls the movement, contralateral to the hand that will move. This observation suggests that we are not aware of intending to make a voluntary movement until the nature of that movement has been precisely specified in a motor plan. The results of these experiments have generated much discussion among philosophers as well as neural scientists concerning the existence of free will. If brain activity can be used to predict when someone is going to act before they are aware of having the urge to perform that act, does this mean that these urges are predetermined and our experience of freely willing them is an illusion? The decision to act might still be made freely but made without awareness. The awareness of the choice comes later.” (Kandel et al. Principles of Neural Science pg. 1381)

    La consapevolezza delle scelte vi sembra tema da poco nelle discussioni che stiamo portando avanti?
    Il mio tono, ovviamente, è semiserio. Ma, in chiave strategica appunto, qualsiasi piano non può prescindere dai limiti dell'hardware, in quello che può essere percepito, capito, deciso e perfino voluto. A quanto pare.

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    1. Consapevolezza.
      "Questa parola denota un fenomeno estremamente intimo, e di importanza cardinale. Non è un superficiale essere informati, né un semplice sapere - e si diparte anche dalla conoscenza, più intellettuale. La consapevolezza è una condizione in cui la cognizione di qualcosa si fa interiore, profonda, perfettamente armonizzata col resto della persona, in un uno coerente. È quel tipo di sapere che dà forma all'etica, alla condotta di vita, alla disciplina, rendendole autentiche.

      La consapevolezza non si può inculcare: non è un dato o una nozione. È la costruzione originale del proprio modo di rapportarsi col mondo - in quanto sapere identitario, davvero capace di elevare una persona al di sopra dell'ignoranza e della piana informazione. È il caso della consapevolezza del rischio, che non frena ma rende accorti; della consapevolezza delle proprie capacità, che orienta ed entusiasma; della consapevolezza del dolore, che rende compassionevoli e gentili; della consapevolezza di essere amati, che rende invulnerabili.

      Diventare consapevoli di quanto accaduto, di come siamo cambiati, di quale futuro ci sta davanti è un passo fondamentale nella direzione giusta. Chi è consapevole non subisce ma può affrontare e rielaborare. Consapevolezze condivise rendono possibile un agire comune. Per chi evita o non riesce ad affrontare un percorso di consapevolezza il terremoto rischia di trasformarsi in un passato che non passa."
      Definizione presa dal sito unaparolaalgiorno.it .
      Per questo e per tanto altro, come saggiamente ci suggerisci, la consapevolezza, che non è un semplice sapere o conoscere, risulta così complessa e difficile.

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  11. Torneremo tutti a lavorare il sabato, magari da casa, ma sara' normale ed accettato. Ero uno dei pochi, pochissimi, che aborriva l'apertura domenicale degli esercizi commerciali e l'abolizione delle festivita' religiose (ateo). Mi era fin troppo facile immaginare che poi non si sarebbe piu' tornati indietro, ma niente, una massa di idioti felici che i figli altrui lavorassero la domenica perche' cosi' e' una gran comodita' far la spesa, una massa di anticlericali (della domenica, va da se') che gioivano della laicizzazione della societa'. Ussignur, Prof, che roba brutta. Rimango convinto che l'egoismo miope sia peggio della change blindness, i capannoni desolatamente vuoti li vedono tutti, ma nel mio si lavora tanto quindi a me non succede. Saranno capaci di gestire un impoverimento graduale e senza scosse? Un tenore di vita anni '50 ma senza la moglie casalinga - che invece si emancipa per 1000 euri? At any rate, sempre complimenti per l'effetto catalizzatore di menti brillanti. Ce n'e' un gran bisogno.

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    1. Un altro nostalgico della vecchia domenica. Caro mio, siamo obsoleti. Ma sul fatto che lavoreremo sempre più, lasciami qualche dubbio. Lavoreremo peggio e peggio pagati. Ma di più è difficile. Purtroppo un effetto collaterale del lavoro è che, per quanto lo fai male, qualcosa finisci per produrre. E se continuiamo per questa china, chi la assorbirà 'sta produzione? Chi comprerà più sette giorni su sette?

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  12. "..se l'attenzione non viene portata nel posto giusto al momento giusto".
    Mi viene in mente tutto il fracasso dei media che ha accompagnato l'arrivo di Monti. Tutta l'isteria del "fate presto" e a seguire gli elogi sperticati e incomprensibili a uno che veniva a portare l'equità, che bella cosa, con la faccia da funerale..beh stonava abbastanza.
    Quello era il posto giusto al momento giusto per accorgersi che qualcosa stava cambiando in molto peggio, e senza uno straccio di spiegazione razionale, e credo molti si siano attivati da allora per capire di che cosa si trattasse.
    Quella volta i media hanno esagerato, un tono più soft sarebbe passato più inosservato..per quanto i numeri degli indifferenti incuriositi rimangano sembra limitati.
    Adesso che la propaganda è un continuo e monotono chiacchiericcio è più difficile mi sembra risvegliare l'attenzione.


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    1. Credo tu abbia centrato il bersaglio. D'altra parte l'arcoriano che lascia il potere faceva aggio sulla omessa caduta in parlamento seguita dalla indizione, certamente dovuta e ovviamente mancata, di elezioni politiche generalia. Vedere, allora, il vulnus costituzionale inaccettabile.....................

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  13. Due tori, sulla sommità di una collina, osservano interessati la valle piena di mucche sotto di loro. A un certo punto Il toro più giovane dice a quello più anziano: "Che ne dici di correre giu e farci una di quello vacche?" L'anziano risponde: "E perché invece non scendiamo piano piano e ce le facciamo tutte?"

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    1. Se ero io il toro anziano dicevo al toro giovane: “nun scindimme e nent ca facimme na figura e merd”

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  14. Vi è un ulteriore fattore da tenere in considerazione quando si parla di lenti cambiamenti politici: a differenza dell'esempio della rana bollita e dell'interessante video sulla change blindness, nel caso dei lenti cambiamenti politici, c'è anche un naturale e inesorabile ricambio dei soggetti "osservatori". Cioè, nel nostro caso, c'è il non irrilevante dettaglio che non solo cambia l'ambiente circostante, ma al tempo stesso cambia anche una percentuale non trascurabile di osservatori immersi in tale ambiente!

    In altre parole, in questi ultimi 15/20 anni (ma volendo considerare una certa propaganda e determinati prodromi potremmo allargare il periodo tranquillamente agli ultimi 30 anni), sono morte o invecchiate fino al rincitrullimento parecchie persone. E parecchie altre nel frattempo sono nate e si sono formate in questa nuova condizione. Dunque semplicemente non possono osservare nessun cambiamento, perchè o sono morte o nel 1992 (o nel 1999) non erano ancora nate, e altre erano ancora impegnate a giocare col pongo e il triciclo o al meglio a prendere il patentino per la vespa 50 (comprata da papà, per la promozione a scuola...). Tutta la nuova leva di studenti, neolaureati, stagisti e schiavizzati vari semplicemente vede la realtà per come si presenta e non ha coscienza diretta del fatto che appena qualche decennio prima le cose erano parecchio diverse, nè hanno coscienza diretta di cosa sia esattamente cambiato, come e per quali motivi. Possono leggerlo e impararlo (chi è abbastanza curioso per farlo) ma la maggior parte semplicemente non ha assistito al cambiamento. Dunque tolti i morti, i rincitrulliti e i giovani 18-30 anni, restano quelli della fascia intermedia (30-70), a cui occorre ancora togliere i furbi, gli approfittatori, gli ignavi, gli analfabeti funzionali (gli italiani detengono il triste primato mondiale: per l'ocse sono il 47% fra i 16 e i 65 anni)...

    Alla fine restiamo relativamente in pochi ad aver vissuto sulla nostra pelle, sotto i nostri occhi certi cambiamenti. E di questi pochi, qualcuno subisce pure l'effetto change blindness. Occorre prenderne coscienza, se vogliamo capire cosa fare per uscirne, come comunicare cosa e a chi.

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  15. Domanda: ma queste cose non andrebbero insegnate nelle scuole superiori?

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  16. Molto utile e interessante l'apertura alle neuro scienze, sono il settore più avanzato attualmente nella comprensione di come funziona il nostro cervello. Mi sento, come psicologa che esercita da trent'anni, di aggiungere una mia considerazione che non pretende certo di spiegare tutto. E' solo un aspetto. Esistono le persone con sindrome di Asperger, una branca dell'autismo. Gli Asperger nella lingua della mia materia e della neurologia, li definiamo tutti "ad alto funzionamento", cioè persone capaci di grandi prestazioni intellettuali, fra loro vi sono molti scienziati, premi Nobel, grandi informatici. Molti di loro non lo sanno perché non sono mai stati diagnosticati. Io ci lavoro. Sul pianeta sono milioni di persone, ma non sono la maggioranza. La maggioranza è costituita dai cosiddetti "neurotipici", io, il Prof. Bagnai per es., cioè i non-Asperger. Una delle cose che caratterizza gli Asperger è la mancanza di empatia. Il loro cervello non ne è capace. Non possiede le "app" (connessioni neuronali) per comprenderla intuitivamente ed esercitarla. Non sono capaci di mettersi nei panni degli altri. Se li porti nel bosco vedono foglia per foglia, quindi estrema attenzione ai dettagli, ma non vedono l'insieme, cioè il bosco.Quindi che si fa con i bambini e gli adolescenti ? L'empatia gli va insegnata come si insegna la storia o la geografia. E gli va insegnato che non ci sono solo le foglie, ma anche l'albero e il bosco. Loro imparano, il risultato c'è ma i risultati sono diversi fra chi ha installata nel cervello dalla nascita queste "app" e chi ci arriva perché le impara a memoria. Per me (pecco di permeismo) il sig.M. quello del "salvataggio che non ci salverà" presenta evidenti tratti Asperger. Quindi diventa l'uomo giusto al posto giusto per chi vuole governare il mondo in un certo modo. Spesso leggiamo che coloro che hanno in mano le leve della finanza sono dei sociopatici, certo, ma per uscire dalla generalizzazione, c'è anche quest'altro aspetto. Non il solo certo. Con questo non è mia intenzione lanciare una campagna di odio contro gli Asperger, io li conosco, li aiuto professionalmente, li stimo, lavoro per una loro inclusione sociale più soddisfacente per loro e per il loro prossimo.

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    1. Mi preoccupa molto che professionisti impegnati nella cura delle sofferenze umane (uno psicologo ora, uno psichiatra in un post precedente) cedano alle lusinghe di un approccio organicista-biologista nella cognizione dell' essere umano. Già nel settecento, medici-filosofi impegnati a superare un dualismo cartesiano che lacerava l' umano si erano risolti ad eliminare "il mentale" o ad identificarlo tout court con la fisiologia neurocerebrale. E a tutt' oggi questa sembra la linea prevalente in ambito soprattutto psichiatrico. L' obiettivo è evidente: fornire strumenti empirici di analisi a delle discipline scientificamente "deboli" ed avvicinarle alla scienza hard. Non si vuole qui negare né validità, né utilità alle neuroscienze. Anzi, il loro contributo farà certamente progredire lo studio sull' uomo. Ciò che intendo dire è che il sistema neurocerebrale è da considerarsi più come un veicolo, un vettore di diversi stati psichici, i quali si manifestano mediante esso. Esiste una necessaria correlazione tra le due dimensioni ed è molto utile la ricerca in questo senso. Ma i risultati empirici sono carenti nel dimostrare una causalità tra carenze, disfunzionalità o squilibri neurocerebrali e una situazione di sofferenza (individuale-relazionale). L' uomo è un organismo assai sofisticato, composto da innumerevoli parti che agiscono olisticamente piuttosto che atomisticamente. Inoltre è un essere intenzionale, non un sistema chiuso: pensa, sente e agisce in stretta relazione col mondo esterno, fatto di norme, simboli, cultura, relazioni e il suo universo psichico non può essere disgiunto dall' ambiente in cui vive. Non si vuole negare l'irriducibile individualità della persona, con il suo vissuto, l' interpretazione e le memorie di questo vissuto, le sue aspettative e progetti, le altrettanti frustrazioni ecc., ma solo manifestare la mia preoccupazione nei confronti di approcci evidentemente riduzionistici e semplificatori che, se in apparenza avvicinano una disciplina a un metodo scientifico hard (pagandone un prezzo in termini di parziale cognitività, di intollerabile riduzione dell' umano in homme machine), dall' altro l' allontana dalla comprensione di fenomeni complessi, quali quelli attinenti alle sofferenze umane, che spesso, trovano le loro cause (oltre che nel corpo) in quel indistricabile rapporto tra l' io e l' ambiente relazionale nel quale vive. Sull' argomento notevole il lavoro di Sergio Moravia.

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    2. Gentile kerilla, volevo risponderle riguardo agli asperger. In questi ultimi anni ho scoperto di essere asperger. Ciò mi ha permesso di spiegare tutti i problemi di incomprensione, le difficoltà che ho sempre avuto con gli altri.
      Riguardo all'empatia il discorso è complesso. Gli asperger possono essere molto differenti gli uni dagli altri, esiste quindi un'area di popolazione che sfuma (per così dire) verso i cosiddetti neurotipici. Io per, fare un esempio, potrei essere descritto come un ipovedente in rapporto ai ciechi (ossia coloro che non riescono in modo assoluto a riconoscere il linguaggio non verbale). Pensi che prima pensavo fosse una cosa normale vedere la realtà per come la percepisco, ma comunque mi chiedevo sempre perchè non riuscivo a capire cosa volessero comunicarmi gli altri e me ne facevo sempre un problema, mi davo la colpa di tutto. Per quanto riguarda l'empatia, il problema è l'impossibilità di percepire una comunicazione, non l'assenza di emozioni. Io mi emoziono per i contesti, non perchè vedo un'espressione facciale.
      Senza voler denigrare il suo lavoro (conosco molti psicologi con cui mi sono e mi sto confrontando), mi rendo conto della difficoltà di comprensione tra asperger e neurotipici, anche di chi studia il fenomeno ma è neurotipico.
      Io ho imparato a riconoscere e a leggere la realtà attorno a me (per quanto mi è possibile) da solo, e con grossi problemi nel mio difficile percorso.
      Dunque, in virtù delle mie riflessioni, della mia esperienza e di quella di altri asperger, ho dei forti dubbi che Monti sia un asperger. L'asperger è razionale, ma anche leale, onesto: spesso in modo maniacale, io non riesco a dire bugie, e per ovviare al problema ho imparato ad omettere, a far finta di niente, anche se dentro di me ciò mi provoca un casino emotivo notevole.
      A mio avviso il signor Monti è semplicemente uno psicopatico, non prova emozioni, ma sa interpretare il linguaggio non verbale degli altri e lo usa per i propri fini. Inoltre lui non sa accettare le critiche e tende a dare la colpa agli altri. L'asperger in genere non lo fa, è più facile che dia la colpa a se stesso...

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  17. Questo metodo lo stavamo discutendo io e la mia compagna (rumena) l'altra sera, guardando un TG dalla Romania.
    Anchè là, la situazione si stà evolvendo pilotata dalla UE che affossa governi che non stanno ai loro ordini.
    Chi comincia a mugugnare, o mostra qualche dubbo viene fatto fuori all'istante e sostituito.
    Lei ha vissuto il regime di Ceaușescu, eppure è convinta come me, che come in Italia e in altre parti d'Europa stà accadendo lentamente e inesorabilemente molto peggio, peggio perchè il regime ti lasciava almeno qualcosa per vivere, questi vogliono portarti via tutto.
    E lo stanno attuando proprio lentamente, un tassello alla volta, un pezzetto alla volta, nell'indifferenza generale che effettivamente spesso non si accorge di ciò che le viene sottratto proprio perchè il processo è lento e costante.

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  18. Questo metodo lo stavamo discutendo io e la mia compagna (rumena) l'altra sera, guardando un TG dalla Romania.
    Anchè là, la situazione si stà evolvendo pilotata dalla UE che affossa governi che non stanno ai loro ordini.
    Chi comincia a mugugnare, o mostra qualche dubbo viene fatto fuori all'istante e sostituito.
    Lei ha vissuto il regime di Ceaușescu, eppure è convinta come me, che come in Italia e in altre parti d'Europa stà accadendo lentamente e inesorabilemente molto peggio, peggio perchè il regime ti lasciava almeno qualcosa per vivere, questi vogliono portarti via tutto.
    E lo stanno attuando proprio lentamente, un tassello alla volta, un pezzetto alla volta, nell'indifferenza generale che effettivamente spesso non si accorge di ciò che le viene sottratto proprio perchè il processo è lento e costante.

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  19. Ma quando arriverà la botta finale, perchè qui noi siamo sicuri che arriverà, perchè siamo vedenti e vigili, ed è scritto nelle cose, come si cureranno le patologie psichiche da depressione reattiva e che in massa potrebbero suicidarsi? Non a caso Il disagio della civiltà" fu scritto nel '29 e pubblicato nel '30. E ciò avverrà contestualmente alla crisi dei sitemi sanitari, esattamente come avvenne nel '29 e dopo un lungo periodo di tagli in corso.

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  20. Mi tengo in contatto con un amico partito per Bangkok ogni giorno e ogni giorno mi racconta le differenze che ci sono tra qui e laggiù (niente a che fare con il vomitare merda autorazzista).
    Mi racconta ad esempio che i ragazzi, anche se finiscono le medie, superiori, università, una volta a settimana si incontrano per sapere come va ma anche per vedersi. Ma tolto questo aspetto, ciò che ci siamo accorti io e lui e questa specie di assenza di peso nei rapporti:

    - tramite whatapp, ci si deve organizzare per halloween ma tra un tira e molla si scherza, si dice che non si può perchè mancano i soldi, etc e allora, con un tacito assenso (oserei dire morboso), nessuno conclude nulla di fatto ma non lo si dice in chat, è implicito, scoprendo poi ritrovarseli a far baldoria con altri o restare a casa a girarsi una canna a guardare la televisione.

    -il lavoro: si lamentano e dicono che è tutto uno schifo ma restano in casa dei genitori che tanto c'hanno una villa che per certo, passerà loro, oppure si entusiasmano per 500 euro in quelle famose catene commerciali di prodotti tecnologici ma devono andare dall'altra parte del mondo per arrivarci con un auto distrutta e quello che ci mettono di benzina quasi la metà sparisce ma son contenti.

    -amici che non si cagano ma ti cercano per farti marketing dell' Aloe vera, proponendoti un pomeriggio a bere "cocktail" e parlare di "questa fantastica promozione". (Orwell cercasi)

    - ma non solo...anche l'atteggiamento dei ragazzi d'oggi (una parte) che con atteggiamento tipico da fascistoide sui coloni si presentano a questo mio amico per un work permit (Senza dire manco Buongiorno), oppure tipo: "ho 6.000 euro voglio aprirmi qualcosa lì in thailandia, voglio il work permit, mi servirebbe un appartamento possibilmente in centro. Quanto farei di profitto nell'arco di un mese? Quanto posso pagare i dipendenti lì dove ti trovi tu? Da spendere poco eh..."....(tutto documentato). E sono decine di persone che ogni settimana fanno cosi.


    A casa dei miei dico che le riforme non sono a nostro beneficio, gli spiego che il fine è ben altro e non l'interesse di tutti noi ma niente.."è l'opposizione che non lo lascia fare a Renzi. Non vogliono che facciano le riforme, maledetti" ( e non sopportano Renzi).

    A livello civile, morale e lavorativo siamo ridotti all'osso e ho paura che anche senza euro e tornando al benessere questo atteggiamento non svanisca ma venga camuffato dalla condizione di benessere.

    Manca si l'informazione ma ho come il sentore che anche informati non si voglia fare nulla, un sonno mortale che ci fa litigare con le persone dello stesso strato sociale e ci spenga più di quanto lo siamo già e questo in un contesto dove il potere spinge all'inverosimile, entusiasmi e vitalità da rendere tutto cosi grottesco e ansiogeno. Un tira e mollo che snerva ma ci fa stare al proprio posto, rosicando i rapporti interpersonali, disconoscendo la solidarietà e il tutto, in un alone di anormalità.

    Credo ci sia qualcosa di peggio che il progetto di Juncker non abbia potuto anticipare in alcun modo ma anzi l'ha peggiorata ulteriormente.

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  21. un mazzalai ormai d'annata parlava di come le banche assumessero persone psicopatiche. ok la colpa della crisi non è solo loro però sicuramente non ha aiutato avere persone con problemi sociali in certe posizioni http://icebergfinanza.finanza.com/2012/01/05/crisi-finanziaria-psicopatici-in-azione/

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    1. col senno di poi American Psycho non era per niente campato in aria. Oggi Patrick Bateman avrebbe più o meno 55 anni. Siamo nelle mani di gente come lui.

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  22. Ieri con un amico parlavamo proprio di questo. E' sconcertante - anche se qui è stato detto con anni d'anticipo - come ormai si assumano i cambiamenti e le restrizioni dei diritti civili e sociali come un dato naturalistico e non una scelta di governo (c'è la crisi, oggi è diverso, TINA). Sul piano politico di conseguenza si pretende molto poco da chi ha l'onere della rappresentanza: da noi come fuori un deputato che non rubi, che si vada tutti i giorni in parlamento e incontri di tanto in quando i cittadini ha già fatto più del dovuto. È un rentier, può godere della rendita di posizione fornita dalla sua immagine e come tutti i rentier è antropologicamente un conservatore: un cambiamento dello stato delle cose sarebbe contrario ai suoi interessi. Spero che il bail in oggi che se ne vedranno gli effetti sia il Rubicone, ma dopo tutto quello che abbiamo visto passare nel silenzio assordante di media e opinione pubblica non ne sono più tanto sicuro.

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  23. ovviamente non mi sono accorto di nulla anche perchè pensavo che ci fosse da individuare qualcosa in movimento e non la metamorfosi di un oggetto ; ciò detto io tirerei l'attenzione oltre che sui meccanismi inconsci o subconsci anche su quelle che sono le cosiddette psicotrappole che da questi meccanismi sono alimentate ; premetto che non sono un addetto ai lavori della psiche , ho studiato da avvocato eppurtuttavia mi interesso per forza delle menti e della mentalità mia e dei miei coinquilini ; http://www.ponteallegrazie.it/scheda.asp?editore=Ponte%20alle%20Grazie&idlibro=7855&titolo=PSICOTRAPPOLE

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  24. Tema molto affascinante; gia' nel 1957 un grande giornalista, Vance Packard, pubblico': I persuasori occulti.

    Il libro tratta dell'alleanza perversa tra pubblicita' e scienza; il secondo capitolo si focalizza sulla "persuasione dei cittadini".

    Molto interessanti i sottocapitoli (inquietanti):
    "La regia del consenso"
    "Come si coltiva l'ottimismo" (sic! Vi ricorda qualcosa??)

    La tecnologia nel frattempo ha fatto passi avanti: altro che inserti subliminali.
    Purtroppo queste tecnologie di avanguardia sono spesso note solo in ambito militare e poco filtra all'esterno.

    Un commento personale a questo post, veramente interessante, e' questo: io spesso ho la percezione contraria a questo filmato!!! Sembrera' strano ma, da 15 anni a questa parte, ho avuto la netta sensazione di un precipitare degli eventi, pilotato da "agenti" molto frettolosi e desiderosi di cogliere l'obiettivo che si sono prefissi prima che il popolo bue apra gli occhi e si incaz. sul serio --- il mitico FATE PRESTO a me adesso suona veramente sinistro alla luce di quanto sta succedendo.

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  25. (...nota: come vedete non tutti i pieiccdì sono come il compianto Rick - una prece! Ce n'è anche qualcuno che, come Massimo, dice qualcosa di interessante...)

    Si tratta pero' quasi sempre dei pieiccdi' che nella gerarchia, usando una analogia militare, occupano un grado fino a capitano, non di piu'.

    I pieccdi' con grado da maggiore a generale magari si preoccupano di piu' di non far vedere come con il loro infame conformismo eurista hanno ormai 'infangato anni di onorata carriera'.

    Ci riscatteremo solo con il sacrificio degli ufficiali non superiori.....

    https://it.wikipedia.org/wiki/44_eroi_di_Unterluss

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  26. E' un'azzardo pensare che il nostro cervello funzioni come il sistema di percezione visiva, molti dicono che la mente è più della somma delle sue singole parti; o c'è qualcosa di più profondo da individuare per comprendere il perchè la gente non si ribella , oppure è solo questione di tempo e non di soglia , e quando le condizioni di vita saranno estremamente dure la gente si ribellerà; possiamo quindi concludere che ora la maggiorannza della popolazione sta ancora abbastanza bene.

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  27. In realtà il metodo Juncker o della "penetrazione assistita", ci viene propinato già da moltissimi anni (banalizzando è sufficiente solo ricordarsi del famigerato prelievo sui c/c effettuato da Giuliano Amato nel lontano 1992), ma effettivamente è solo dopo lo scoppio della crisi Lehman Brothers che cominciamo a percepire plasticamente sui nostri portafogli e nelle nostre esistenze, di essere finiti nel calderone della rana di Chomsky.
    Ciò premesso, oltre a constatare con poca soddisfazione lo stato dell'arte, provo quindi a concedermi una riflessione sulle possibili soluzioni.
    Un mio amico piddino molto radical chic mi disse tempo fa, stupendomi per l'incredibile considerazione, che il mondo è in continua evoluzione ed il tempo della nostra vita, in rapporto a quella del pianeta ne rappresenta solo un piccolissimo ed insignificante segmento, tanto da azzardare la tesi che sarebbe stato comunque impossibile oggi, con la globalizzazione, la demografia sempre crescente, l'enorme debito pubblico, il costante inquinamento, lo jus soli e menate varie, mantenere le stesse condizioni sociali ed economiche avute negli anni '80/'90.
    Molto probabilmente quindi, il popolo in generale e quello piddino in particolare, ritiene di dover accettare supinamente questi cambiamenti, ampiamente propagandati con la necessità delle mirabolanti riforme, in seguito all'ineluttabile modifica della situazione umana.
    Benissimo, "panta rei" direbbe forse Platone, ma allora a questo punto, se tutto scorre e tutto cambia, perchè deve cambiare in peggio?
    Soprattutto perchè deve cambiare in peggio proprio nell'era del massimo sviluppo tecnologico e culturale che l'umanità abbia mai sostenuto?

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    1. La frase πάντα ῥεῖ viene attribuita ad Eraclito, please.

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    2. Vero, ma secondo la matematica Platone:Eraclito=Amato:Juncker

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  28. Vorrei proporvi una lettura. Non è in tema con il post, ma penso sia in assonanza con lo spirito del blog. È “Explanation and Practical Reason”, un vecchio articolo di C. Taylor. Fornisce preziosi strumenti a chi volesse approfondire e le ragioni dietro il “non è una scienza” e i modi per rispondere (fra le altre cose) a questa forma di pigro scetticismo.

    Per i poveri come me Google fornisce diverse opzioni, basta cercarlo o in Nussbaum and Sen, eds., The Quality of Life, Clarendon Press, Oxford, 1993, o in C. Taylor, Philosophical Arguments, Harvard University Press, Cambridge, Mass., 1995.
    Per gli altri c’è: http://link.springer.com/chapter/10.1007%2F978-94-011-2688-5_12

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  29. Secondo mè la pazienza degli americani è evtl. dei cinesi sui pazzi di Brüssel si stà esaurendo.

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  30. Ecco un altro particolare comparso da due giorni sulla scena senza alcuna attenzione da parte dei più: un decreto legge che equipara musei, istituti e luoghi della cultura ai servizi pubblici essenziali come scuola, sanità o trasporti, grazie al quale l’esercizio del diritto di sciopero o di assemblea da parte di chi lavora in musei, parchi archeologici e complessi monumentali, ma anche biblioteche e archivi, sarà soggetto ad una normativa più stringente.

    Forse sarebbe più esatto parlare di un altro pezzettino di libertà e diritti che scompare dalla scena, tra l'indifferenza di quanti pensano che il diritto di sciopero sia un privilegio di poche categorie garantite, e quanti, tra quelle categorie, credono che non toccherà mai a loro.

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  31. OT. Esco ora dal Quirino... Fassina, D'Attorre e tanto, tanto sconforto... non sospettano minimamente di essere fuori dalla realtà. Ne ho parlato all'uscita con D'Attorre, lui dice che l'unico modo è riportarceli dentro "piano piano, un passo alla volta". Gli ho fatto e mi sono fatto un grosso in bocca al lupo.

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  32. Grazie a M. Turatto, interessantissimo.

    Autoesperimento.
    Ho guardato il video e ho beccato il cambiamento perchè mi hanno insegnato che in situazioni di pericolosa incertezza non si deve fissare la fonte presunta del pericolo, ma guardare "con la coda dell'occhio", cioè con la visione periferica. Ci si deve addestrare, perchè va contro tutti gli istinti (quando si ha paura d'istinto si contraggono tutti i muscoli, compresi quelli oculari).

    Morale, se c'è una morale: per vedere il cambiamento subliminale bisogna a) sapere che si è in pericolo b) sapere come si deve guardare quando si è in pericolo.

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    1. Il mio maestro di karate sottolineava particolarmente un punto delle arti marziali a proposito del kumite: se si guarda soltanto alla tecnica che l'avversario sta portando (in termini più esaurienti sarebbe: se l'attenzione è interamente catturata, come accade d'acchito, soltanto dal pugno o dal calcio dell'avversario) si è abbastanza certi di esserne colpiti. Notevoli praticanti del passato, come gli spadaccini Musashi e Munenori, hanno approfondito la cosa in scritti specifici (a cui aggiungere il Fudōchi Shinmyōroku del monaco Takuan Soho, in cui è tracciato un ineccepibile parallelo tra zen e arte della spada), e sempre sottolineando come l'acquisizione dell'assenza di "distrazione" (che non è semplice concentrazione mentale, perlomeno non in senso ordinario) sia questione squisitamente pratica e niente affatto teorica. In effetti mi sono lasciato cogliere completamente dal video: meglio che vada a "ripassare" qualche kata...

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    2. @ Roberto Buffagni Il tuo commento mi ha spiazzato: conoscevo le particolarità della 'visione periferica' ma non l'ho usata nel modo corretto, cioè come hai detto tu. Continuavo a guardare velocemente le varie parti del soggetto, ma con la visione centrale, e quindi non mi sono accorto di nulla... Nella tua 'morale' trovo un buon suggerimento metodologico per affrontare la situazione: guardare, ma nel modo giusto.

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    3. So solo quel che mi è stato insegnato, molto alla buona, sotto le armi. Se il prof. Turatto volesse proporci una spiegazione con gli strumenti della sua disciplina gli sarei grato.
      Il succo delle istruzioni che ho ricevuto è questo: "Se non sai da dove può venire il pericolo, non guardare da nessuna parte, fa' come quando guidi l'auto: sta' attento senza fissare niente e reagisci d'istinto ai cambiamenti. Stessa cosa ma alla rovescio se sei tu che vuoi attaccare di sorpresa: mai movimenti bruschi, mai movimenti continui. Fluido e discontinuo, così ti vedono troppo tardi (seguiva fola sul "passo dell'ubriaco" inventato dagli Arditi nella IGM).

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  33. Caspita! Stamattina non avevo ancora fatto il goofy-refresh, e non mi ero reso conto di quanto il mio ultimo commento postato di getto potesse essere... non-OT!

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  34. il video e quindi il sottostante è interessante e ne abbiamo parlato in questi anni..
    LA CONFUSIONE!
    e per confusione non intendo il concetto di avere tante idee distorte ma proprio il fatto che si è bombardati da decine di problematiche (molte delle quali sono dei "derivati" di quelli principali che bene o male sappiamo).

    loro bombardano a destra e manca e quindi vai ad accorgerti di quel lato sinistro del video che via via si modifica!

    Ma hanno altre tecniche..
    per esempio gli scandali e le notizione: quindi ti fanno "approfondimenti" e ti incanalano.
    In questo caso ti dicono dove devi guardare e ti spiegano che è giusto cambiare l'erba con il cemento (per dire).
    Un esempio palese è quel cantante.. insomma, Jovanotti che è uno dei tanti emblemi della banalità del male.
    Quando hai catturato uno come lui, in pratica ti sei portato con te centinaia di migliaia di persone dalla tua parte.
    E continui a vincere (la gara del male, sia chiaro).

    Vorrei fare un esempio personale ovvero mio padre.
    Mio padre quando ero bambino mi spiegava che era giusto scioperare (ed erano una rottura perché ti bloccavano le strade e non si poteva andare a scuola ad esempio) e che bisognava stare attenti a spendere perché noi importiamo materie prime (cacchio, aveva il concetto di Tony Thirwall).
    Sarà l'età (75), sarà il logorio mediatico o il fatto che sia pensionato ma di sicuro non è lo stesso di 30 anni fa.

    Alla fine della fiera, al Sud contro l'annessione dei Savoia si è lottato e si sono sacrificate le proprie esistenze.
    ma con la sconfitta la gente è emigrata e la ns cultura si è letteralmente liquefatta lasciando il piede a quello strumento diabolico di controllo che è la mafia.
    Diceva quel saggio che lui (confrontando UE ed URSS) aveva vissuto il futuro e sa che fa schifo... beh, pure noi

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  35. Non so se sono un caso particolare ...

    Avevo un discreto lavoro a livello quadro in ambito consulenziale. L'azienda non andava bene ma sarebbe rimasta in piedi, puntellata e traballante.
    Ho fatto anche io il percorso da "qualcosa non quadra" alla consapevolezza e quando il professore ha cominciato a scrivere ha incasellato le mie intuizioni in una struttura coerente.
    Io il cambiamento, quindi, l'ho visto e, da un certo punto in poi, ne avevo la piena consapevolezza.

    Eppure tre anni fa ho scelto di emigrare nel Regno Unito, fare un piccolo passo indietro e ripartire. Tutto questo perche' qui, nella mia professione, ho la possibilita di guadagnare piu del doppio e ricominciare a mettere da parte qualcosa "for the rainy days", nonostante le extra spese.
    Quale e' il mio obiettivo? Cercare di avere una vecchiaia serena per me e mia moglie e non avere la nostra vita innaturalmente accorciata dalla mancanza di accesso alla sanita' ed ai servizi.

    Qualcuno direbbe che e' una scelta responsabile, altri direbbero che sono la personificazione del nuovo ordine.

    Io so solo che certe mattine, rasandomi, vedo un servo vigliacco riflesso nello specchio.

    Roberto Seven

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  36. Oltre ai meccanismi neurobiologici, un approccio di queso genere da parte di Essi (copyright 48) credo funzioni anche perché non sono solo i singoli individui a essere 'rieducati', ma i loro figli e le generazioni successive. Per tanti miei coetanei (ho 27 anni) determinate certezze (una pensione decente garantita dallo stato, un poosto fisso senza trafila di precariato, ecc) sono utopiche anche perché appartengono ad un passato che non hanno mai vissuto e la cui conoscenza viene distorta dai media ( la disoccupazione record dal 77, ecc ecc..)

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  37. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  38. Interessantissimo articolo. Mi ha fatto tornare in mente questo racconto di Buzzati: http://www.archiviobolano.it/bol_aut_cit_buzzati.html

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  39. A me sembra che, di fatto, l'esempio della rana bollita sia solo un'esempio di change blindness. La rana non si accorge che qualcosa cambia finchè non è troppo tardi. La rana invece non salta nell'acqua se essa gia bolle (che analogamente potremmo intepretare come il cambiamento istantaneo dell'immagine) Se nel video invece di modificare solo il cespuglio, modificassero lentamente tutta la figura a un certo punto nolente o volonte l'osservatore se ne accorgerebbe per forza, ma a quel punto molte parti della figura saranno gia mutate (la rana finalmente si accorge che l'acqua è troppo calda, ma a quel punto...l'acqua è gia troppo calda!).

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  40. Prof, communicazzione di servizio:

    Stralcio intervento al Teatro Quirino di Stefano Fassina 7-11-2015

    "..........Noi scegliamo di qualificare il sostantivo sinistra con l’aggettivo “italiana” perché decliniamo, in linea con le migliori culture costituzionali della nostra storia, l’interesse di parte in una visione generale, in una lettura dell’interesse nazionale. La visione esplicita o implicita dell’interesse nazionale è costitutiva dell’identità e del programma di una forza politica. È una qualificazione decisiva in una fase storica dove va ridefinita e rifondata la relazione tra interesse nazionale e dimensione europea a partire dal regime insostenibile della moneta unica. L’europeismo retorico ci porta fuori strada. Ci consegna all’irrilevanza politica...."

    E pur si muove?

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  41. Avevo già assistito a qualcosa del genere anni fa, durante un seminario nel corso di filosofia del linguaggio. E infatti nel video linkato da Turatto è citato lo stesso video (ben più famoso) che avevo visto io a quell'epoca.

    Per chi non lo conosce, può essere uno shock, ma consiglio vivamente di provare (cliccate su selective attention test)

    Ciò detto, riavutoci dalla sorpresa, il fatto che la nostra attenzione si diriga alle cose in modo selettivo, ad esempio trascurando i cambiamenti di lungo periodo, può anche essere interiorizzato abbastanza in fretta: è un espediente per risparmiare risorse; e dunque ha una sua indubbia logicità e praticità.

    Il fatto che possiamo essere distratti intenzionalmente non dovrebbe essere tutto questo problema: purché riusciamo a vedere le cose quando la nostra attenzione viene richiamata. E invece la frustrazione di tutti noi è data proprio dalla ostinata negazione di amici e parenti ad ammettere certe dinamiche, anche quando richiamiamo la loro attenzione sull'evidenza dei fatti.

    In questo caso, allora, il problema non è più che le persone non si accorgono delle cose: il problema è che se ne accorgono ma le negano. È come se, nel video che ho linkato (**Spoiler Alert!**), si negasse che è entrato in scena un gorilla.

    Questo aspetto, forse, è un po' più interessante. Che il potere si sia fatto furbo probabilmente non stupisce più di tanto nessuno, in questo blog. Che uno Juncker fosse più efficace di un Pinochet ormai lo si era si capito. Che le persone, invece, sembrino diventate di colpo parecchio più idiote, ancora un po' stupisce, almeno per quel che mi riguarda.

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  42. non so se centri esattamente col tema (epperò si tratta sempre di reattività, diautomatismi mentali che vengono sfruttati ad hoc ) ma mi sono andato a riguardare un vecchio libro che parlava delle idee di kahneman, economia emotiva di motterlini e li si vedono tanti esempi del cosiddetto effetto incorniciamento ossia la constatazione che le preferenze e le decisioni sono sensibili a variazioni di elementi irrilevanti e influenzate dall'emotività... e riporto un esempio che mi sembra calzante col fatto che la gente ( a tutti i livelli di acculturamento) tende a fare scelte sbagliate o comunque pilotabili vedi euro etc , ed è questo : la scelta fra due opzioni può essere ribaltata dalla aggiunta di opzioni alternative , che comunque non vengono scelte , ma possono provocare effetti di disturbo o di indirizzamento ; in particolare, e qui stà il bello , spingendo a preferire ciò che sta nel mezzo e a scartare ciò che stà agli estremi ...e questo mi riporta all'idea che ora viene somministrata che un altra europa è possibile ( spostando l'attenzione dal problema monetario ) ...insomma la mia impressione è che gira e rigira si arriva sempre al palo di quelle che i fighini chiamano euristiche di giudizio e i più rozzi scorciatoie mentali, e questi meccanismi sono sempre dietro l'angolo della comunicazione mediatica e non ; e ciò si spiega perchè, se ho ben capito quello che vor dì er kahneman, dentro di noi sono costantemente all'opera due tipi di processi cognitivi diversi e opposti : uno emotivo veloce parallelo difficile da modificare e approssimativo ; l'altro controllato razionale lento flessibile che produce giudizi , quello per intenderci di montaliana memoria ...bene non seppi fuori dal prodigio che schiude la divina indifferenza era la statua nella sonnolenza del meriggio e le nuvole e il falco alto levato ( bella chiusa però eh ?! , con sti versi aò)

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  43. ieri ho letto l'interessante segnalazione che mete in evidenza la nostra tendenza a rispondere a sollecitazioni esterne, in questo caso visive, che siano abbastanza rapide da richiedere un'attenzione immediata probabilmente per valutarne la pericolosità. Comportamento, estrapolando, che applicato alle variazioni introdotte da manipolatori di uomini nel nostro ordinamento politico sociale non ce le fa percepire se non a guaio avvenuto, purché siano fatte con la "dovuta lentezza". Elgrigio parla di "penetrazione assistita" e in effetti l'unica cosa che potrebbe essere contestata in questa operazione è la grandissima quantità di tonnellate equivalenti di vasellina che viene profusa nell'applicare questa tecnica. Ma visto che l'argomento neuroscientifico ha trovata giusta risonanza in questo blog, voglio segnalare all'attenzione del prof e dei frequentatori più esperti di economia un articolo pubblicato sulla rivista "Nature"(http://www.nature.com/nature/journal/vaop/ncurrent/full/nature15725.html) che esamina gli effetti della temperatura sulla produzione preannunciando una possibile drastica diminuzione intorno al 2100 se il riscaldamento globale continua ad aumentare.

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  44. Mi sfugge la logica del perché il bail-in sarebbe una scelta ingiusta e sbagliata.
    Eppure ero rimasto alla narrazione dei creditori privati che, esercitando la loro influenza politica sullo stato per intervenire in loro aiuto, hanno ottenuto sostanzialmente la socializzazione delle loro (potenziali) perdite.

    Certo, sarebbe stato molto più giusto e razionale se ciò fosse avvenuto sin dall'inizio della crisi e che avesse interessato i creditori esteri, tuttavia non mi pare una grande cosa rispolverare l'idea che un'attività privata come quella di una banca possa operare senza alcun rischio per alcune categorie di prestatori perché tanto ogni sua eventuale perdita sarà coperta dallo stato.
    In fondo non è stato questo il modo con cui è stata gestita la crisi fino ad oggi?
    Oppure i rentiers sono kattivi solo quando sono stranieri, mentre quando si tratta di italiani ( in genere benestanti, vecchi, terrorizzati dall'inflazione, completamente disinteressati alle condizioni dei giovani, amanti del mercato solo quando riguarda gli altri e, soprattutto, tutt'altro che sfavorevoli alle politiche di deflazione salariale e di smantellamento del welfare messe in pratica fino ad oggi) va benissimo un ulteriore aumento dell'IVA per colmare le loro perdite?

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    1. Guarda, se posso chiederti una cortesia, evitiamo il termine "narraffione". Per il resto, capisco la tua preoccupazione. Posso aggiungere un dettaglio? Secondo te le perdite sono conseguenza dei prestatori, o del management?

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    2. Post interessante. Ora ci stanno provando con la scuola: cominciano a dire di togliere un anno di scuola superiore. Intervengono esperti di ogni genere per dire che sarebbe un gran bene, avvengono miracoli se i ragazzi studiano un anno di meno, si fa così in Francia etc. Poi la cosa cade nel silenzio, ma intanto ci abituano all'idea. Torneranno alla carica? Bisogna stare attentissimi, perché con l'Università hanno già colpito duro (organici in via di dimezzamento), abolizione del posto da ricercatore, precariato etc.

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  45. Continuo a riflettere sul problema dell'empatia.
    Mi chiedevo quali pratiche comunicative possano essere più efficaci a stimolarla. Dando per scontato che l'empatia basata sul ragionamento astratto è raggiungibile da pochi (peraltro solo con l'ausilio dell'arte oratoria, come mostrato dall'opera del prof), credo però che ci siano dei metodi (le foto di Soros, per dirne uno) che permettano di stimolarla anche nelle masse. Il pensiero va alle torce della libertà di Bernays, e all'importanza del "vedere un'azione" per "sentirla propria".
    Professor Turatto, può suggerirci qualcosa all'avanguardia della ricerca su questo tema?

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  46. Sinceramente non ho gli elementi per affermare di chi è la responsabilità, o meglio l'irresponsabilità, anche se comunque capisco perfettamente che c'è una bella differenza tra un piccolo risparmiatore e l'azionista di una banca.

    Ad ogni modo ricordo di una sua affermazione in cui diceva che nel meccanismo di creazione e sgonfiamento delle bolle si manifestavano senz'altro delle malversazioni da parte del management delle banche, ma nello stesso tempo aveva ribadito che non la convincevano nemmeno coloro che, urlando "bankekattivebrutte", non facevano chiarezza sulla sistematicità (impersonale?) di questi fenomeni.

    Sbaglio o ricordo male?

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  47. Non ho ancora letto i commenti qui sopra, ma sempre più spesso i gesti pur eclatanti non sono riconosciuti come tali. Qui secondo me c'è una componente di "bollitura" ormai molto avanzata...

    Ultimo esempio:

    Come già successe col primo taglio del 20% del fondo totale dell'università [da Gelmini] che uno avrebbe pensato avrebbe portato a dimissioni dei rettori, settimane di scioperi, etc, e invece niente....... Ecco ora di nuovo: un prossimo nuovo taglio del 10%:

    http://www.uninews24.it/italia/10655-bilancio,-miur-il-ministero-con-pi%C3%B9-tagli-660milioni-in-3-anni.html

    E se parlo coi miei (ex) colleghi - oltre a non saperlo e non far girare l'informazione, non capiscono nemmeno perché sia un taglio eclatante.

    [per tornare ai post precedenti, dove vuoi che vada questo taglio? diritto allo studio (leggi supporto ai meno abbienti) - contratti precari - (leggi supporto a studenti svantaggiati) - spese di logistica e ricerca - e for sure, turnover. Quindi colpirà soprattutto i meno tutelati. Con una serie di considerazioni da ripetere sullo stato mentale dell'italiano, accademico, con buona pace della speranza che l'accademia fosse una riserva di consapevolezza.]

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  48. A proposito di limiti dell'hardware, racconto un episodio nel suo piccolo illuminante che mi è capitato qualche giorno fa. Il racconto sarà un po' dettagliato, ma senza dettagli il senso si perde. Spero di riuscire a farmi seguire e a rendere almeno in parte l'effetto di spiazzamento che ho provato.

    Allora, sono quasi le 9.30 quando arrivo all'ufficio postale per ritirare una raccomandata. Prendo il numero alla macchinetta automatica (nb: di quelle elettroniche che stampano il numero 'al volo'): P17. Gli sportelli attivi per le raccomandate sono due, uno dei quali al momento sta servendo il numero P13. L'impiegato è abbastanza giovane (sulla quarantina) e sembra gentile: serve una signora anziana che ha molti dubbi e preoccupazioni e lui pazientemente ascolta, risponde e rassicura. Congedata la signora, chiama e serve il numero P14. Poi chiama il P15 ma non si presenta nessuno, per cui passa al P16. Nel frattempo l'altro sportello con molta calma serve solo numeri C ("Prodotti finanziari", se non sbaglio). A un certo punto,mentre il primo sportello sta ancora servendo il P16, entrambi i display si spengono, mentre tutti gli altri rimangono accesi. Passa qualche minuto e il primo sportello, finito di servire P16, chiama un altro numero (e vai, tocca a me!). Risultato: i due display si riaccendono, ma ora entrambi chiamano solo numeri C. Cazzarola! Giusto un attimo di disappunto e mi rassegno: vabbe', pazienza, avranno il loro bell'algoritmo di smaltimento intelligente delle file, vorrà dire che per il bene della collettività il mio P17 dovrà aspettare ancora un po'. Passano buoni altri venti minuti durante i quali sui display di entrambi gli sportelli si susseguono solo numeri C: dei P non c'è più traccia, neppure sul tabellone generale. Decido quindi di cominciare ad avvicinarmi al primo sportello per segnalare la mia inusitata presenza come ultimo rappresentante di una categoria estinta. Non ce n'è bisogno: di lì a qualche secondo lo sportello si libera e sul display ricompare finalmente un numero della serie P. Per la precisione: P23.
    [continua]

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  49. [segue]
    Mi avvicino con il mio buon P17 ormai d'annata e, tanto per fare conversazione, butto lì all'impiegato: che strano, sulla P sono saltati sei numeri mentre i display erano spenti. Per quanto mi riguarda la cosa può finire lì: un piccolo malfunzionamento, cose che capitano. Invece, dall'altra parte accade quello che non m'aspetto: l'espressione si irrigidisce, lo sguardo vira sul sarcastico, finché irrefrenabile prorompe la frase: NON È POSSIBILE. Prego? Come non è possibile? Io ero qui, dall'altra parte dello sportello, e le dico che è esattamente quello che è accaduto! Un piccolo disguido, niente di grave, ma le dico che ero qui ed è così che è andata! Manco gli avessi detto cotica. I muscoli del viso si caricano a molla. La testa comincia a scuotersi. I movimenti diventano sincopati. Nello sguardo ormai ostentatamente sarcastico irrompe una nota a metà tra l'insofferenza e l'indignazione. NON È POSSIBILE. I NUMERI NON SALTANO. È INUTILE CHE INSISTA, EVIDENTEMENTE LEI ERA DISTRATTO. Rimango allibito. Cerco di ripensare velocemente a come sono andate le cose, magari veramente ero distratto, o ho avuto un'allucinazione. Però il ricordo continua a essere nitido e analitico. Provo a ribattere: senta, io non volevo per niente lamentarmi, è stata solo una piccola anomalia, per me non c'è problema, però quello che le ho detto è esattamente quello che ho visto. Dopo di che potrà anche essere stata una mia allucinazione, però almeno il beneficio del dubbio me lo conceda e se lo conceda! Niente. Ormai sta per sbottare. Si trattiene a stento. Nel frattempo ho ritirato la raccomandata, e da dietro una signora, che evidentemente ha molta fretta, allunga il braccio per mostrare il suo numero. È il P23. Caspita! Dico: lo vede, è come le dicevo, ecco il P23! Prima di me lei ha servito solo dei numeri C, quindi da P18 a P22 sono saltati! Accanto a lui il collega di sportello ascolta e non favella. Alla luce del nuovo elemento mi aspetto un minimo di ammorbidimento. Ma de che, arriva la saetta: BASTA, LE HO DETTO CHE È IMPOSSIBILE ED È IMPOSSIBILE. LA SMETTA DI INSISTERE. C'È ANCHE L'ALTRO COLLEGA CHE FA RACCOMANDATE, GLI ALTRI NUMERI P LI AVRÀ SERVITI LUI. SI ALLONTANI E MI FACCIA PROSEGUIRE COL LAVORO. Dall'altro collega, ancora mutismo. Mi accorgo che un sorriso di sgomento si è ormai impossessato del mio sguardo. Ok basta, mi arrendo. Prima di andare, saluto: la ringrazio, è stato molto gentile. Non devo prendermela troppo, né in questo né in altri casi simili. In fondo, la mente umana è un congegno misterioso e delicato, e un piccolo blocco cognitivo è il minimo che le possa capitare. La quieta disperazione associata a questo pensiero mi consola un po'.

    [PS: se è stata una candid camera, non mi hanno chiesto la liberatoria]

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    1. Questo episodio mi ricorda il professore di glottologia con cui mi laureai (purtroppo): all'esame di seconda annualità, già presago di chi avesse difronte, cercò di mettermi in difficoltà, e io gliele parai tutte. Ero giovine e dal cuor gentile, e rispettoso ancora: ma pur sempre fascista, e alla fine non ce la feci più. Feci notare al detto barone che nelle dispense da lui comminateci vi era un clamoroso errore di traduzione di una frase latina: scoppiò una situazione di tregenda. Facce incredule, lazzi nei miei confronti da parte dei servi assistenti malcelati da "come si permette" ed espressioni colorite simili, viso del detto docente che sembrava un'iride paurosa, dal rosso paonazzo al blu livido, gli astanti muti come se incombesse loro una condanna a morte prossima ventura, ecc.: ma niente, io ribadivo in punta di grammatica. Non ci fu verso, avevo torto - per costoro: naturalmente, ebbi 30, senza lode: ma senza infamia. In breve, il desso si ricordò della figuraccia e me la fece pagare: mi stroncò la carriera in Italia. Lo ringrazio ab imo corde: involontariamente mi ha dato la spinta ad andarmene all'estero, facendo carriera in atenei dove lui non avrebbe mai potuto farla. Ho saputo che ha fatto una brutta fine: requiescat in pace, sicut ego.

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    2. Le donne non ci vogliono più bene...

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    3. Parla per te: io acchiappo ancora vestito in nero - anche dentro.

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    4. Bè, mica tanto! Come va la tua telenovela con Rododak?

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    5. Non c'è mai stata: da entrambe le parti, sicuramente da quella mia. Cerca di non mettere in imbarazzo una signora (sposata, e con un ingngnengnere): un po' di aplomb oxoniense, please.

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    6. Ciao Fabrizio, capisco molto bene quello che ti è successo perchè tempo fa mi accadde una cosa simile. Io ebbi la fortuna di incontare un impiegato delle poste che capì che poteva esserci stato un malfunzionamento e la cosa si risolse subito. Da allora però, quando vado alle poste prendo sempre due numeri consecutivi, perchè ..... non si sa mai !

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    7. Confermo. La mia strategia con le poste è:

      1) mandarci un altro;

      2) se (1) fallisce, prendere almeno TRE numeri NON consecutivi.

      Soprattutto: NON andarci mai a Roma. Niente di personale...

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    8. Invece la mia è andare in una di paesino dove non ci sono numeri, la fila si fa vecchia maniera, due impiegati e anche piuttosto rapidi ed efficienti.
      Proprio una di quelle che salterà per prima.

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  50. Non so quando, ma so che in tanti siamo venuti in questo secolo per sviluppare arti e scienze, porre i semi della nuova cultura che fiorirà, inattesa, improvvisa, proprio quando il potere si illuderà di avere vinto. Giordano Bruno. (E un saluto a tutto il Goofymondo.)

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  51. per Alessio

    il tuo commento ci fa capire come funziona (bene) la disinformazione.

    Le banche d'affari e le grandi banche universali, quasi tutte dei paesi anglosassoni, hanno speculato su tutto e sarebbero fallite, senza il supporto pubblico.

    Chi detiene il potere ed i servi che lavorano per i media, ci spiega ora che è giusto che il pensionato che non sa nulla di banca e di finanza e che sceglie lo sportello bancario più comodo per dove abita, deve perdere i propri sudati risparmi perché i dirigenti di quella banca sono incompetenti o delinquenti, mentre nessuna conseguenza va a chi è pagato profumatamente per vigilare (Banca d'Italia e Consob).

    E tutto questo nella totale indifferenza delle organizzazioni sindacali e dei singoli lavoratori delle banche che magari quelle obbligazioni che non verranno rimborsate le hanno vendute ai propri familiari 4 / 5 anni fa, quando le regole erano altre e l'art. 47 della Costituzione (. . .la Repubblica tutela il risparmio in tutte le sue forme . . . ) veniva ancora fatto rispettare.

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    1. Va bene, prendo atto che il mio punto di vista è condizionato e plagiato dal potere e dalla disinformazione, tuttavia ci tengo a precisare alcune cosette, dato che forse mi sono spiegato male nel commento precedente.

      Ho fatto riferimento ad alcune categorie di prestatori che dovrebbero subire delle perdite, non di certo al piccolo risparmiatore.

      Mettere implicitamente sullo stesso piano il piccolo risparmiatore con i prestatori più grossi, addebitando semplicisticamente le responsabilità alle malversazioni delle banche (che comunque ci sono state e vanno prevenute e sanzionate), è un trucco retorico che è utilizzato dallo stesso potere per raccontare in chiave moralisteggiante e mistificatoria le dinamiche che determinano le crisi finanziarie.

      Forse non ci hai fatto caso, ma è la stessa retorica che è stata usata dai creditori nei confronti dei paesi periferici dell'eurozona: fino a quando i capitali affluivano e si spuntavano dei rendimenti interessanti rispetto a quelli che si sarebbero ottenuti lasciando i propri soldi in patria, non c'era nessuno che si lamentava delle malversazioni dei banchieri o della classe politica dei paesi piigs, quando invece il castello è crollato sono cominciate le recriminazioni contro la corruzione dei debitori o le truffe del management delle banche, facendo intendere che i problemi erano sorti non per gli strumenti di cui si erano dotati gli stati europei ( moneta unica, libera circolazione dei capitali), ma semplicemente per una mancata osservazione delle regole, che non vengono assolutamente messe in discussione.
      Ora capisci bene che quando si parte con un discorso del genere è molto probabile che si finisca col dire che l'euro è solo una moneta e che, una volta che si saranno ripristinati i controlli (?), tutto riprenderà per il verso giusto, oscurando di fatto l'imprudenza indotta dalla libera circolazione dei capitali che vanno alla ricerca di rendimenti nel breve periodo.

      Utilizzare la retorica dell'onesto piccolo risparmiatore fottuto dai cattivi banchieri o da un pugno di speculatori significa omettere tutti questi aspetti, lasciando come unica soluzione sullo sfondo appunto quella della trasformazione delle potenziali perdite dei prestatori privati in debito pubblico e/o in misure fiscali restrittive.
      Insomma si accetta la logica con cui è stata gestita la crisi fino ad oggi.
      A te va bene così? A me no.

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  52. “Molti accettano quanto succede forse solo perché non si accorgono che sta succedendo”.
    A me viene da pensare che dietro a questa dinamica si celi anche il fatto che le tecnologie che danno l’impulso alle economie che contano non sono mai state oggetto di decisione da parte di qualcuno. In altre parole trovo che sia diventato evidente che il politico e il sociali prendano le forme che le tecnologie impongono e non viceversa. Probabilmente non ci sarebbe una supremazia della finanza sull’umanità della piccola impresa senza la velocità dei cavi oceanici e forse non ci sarebbe stata la globalizzazione senza l’evoluzione esponenziale delle tecnologie della comunicazione. Io continuo a stupirmi che la vita delle persone sia sempre più in una situazione subalterna e di adattamento alle tecnologie e non al contrario. C’è sicuramente nell’ultimo secolo un intensificarsi della sensazione di ritardo e di bisogno di adattamento dovuto al ritmo con cui le tecnologie penetrano e nella vita di tutti i giorni e incalzano l’individuo ad adeguarsi, ad essere più flessibile, a lasciare da parte le componenti umane ma inessenziali per i processi. Emblematici in questo lo sviluppo nell’economia d’impresa della “gestione dei processi” e del “Hire to Retire” in cui i lavoratori sono sempre di più degli alimentatori dei processi: non meno di come i lavoratori di due secoli fa alimentavano col carbone la caldaia a vapore. Ed è effettivamente strano come poi una discesa vista dal basso sembri una salita: in cui cioè a fare da contraltare alla flessibilità e precarietà c’è il consolidarsi di grandi soggetti multiunazionali e la corsa ad occupare le nuove economie di scala globali. A me fa ridere ma anche piangere come un PD si sia impegnato a combattere per decenni Berlusconi pensando di combattere un sistema antagonista senza accorgersi invece che in fondo, dentro questo quadro di ristrutturazione dei poteri, era meno di una bagnarola alla deriva tra le intemperie dell’ Oceano che forse, paradossalmente, andava aiutato. E’ assolutamente stata una colpa storica della sinistra italiana non aver saputo accompagnare il lavoratore a comprendere in quali scenari, ben oltre la relazione lavoratore/padrone, sarebbe finito il suo destino. E non mi stupisce il vuoto con cui famiglie come per esempio i Pesenti di Italcementi gettino la spugna davanti a fusioni colossali come Holcim e Lafarge o come Telecom sia oggettto di scorribande di raider finanziari. E questo per la netta, persistente, ostinata e ignorante idiosincrasia che la sinistra e la sua base ha sempre mostrato per “l’economico” e la sua decisiva relazione con la vita. Da qui, a mancare del tutto la comprensione dell’ Euro e della sua dinamica intrinsecamente deflattiva sui deboli, il passo è fatalmente immediato. L’ Euro è espressione e misura di questa dimensione tecnologica e scientifica del capitalismo che ha bisogno di annullare le differenze e di spianare la strada per la creazione di grandi economie di scala fatte di grandi numeri di consumatori e di massima flessibilità dei vincoli di produttività. Non c’è credo santo che tenga, almeno fino a che a dettare il passo sarà l’incalzare dell’innovazione scientifica. Forse difendersi dalla potenza persuasiva del marketing e far valere il politico che c’è nell’atto della scelta del prodotto, ci potrà essere una nuova dimensione di coscienza civile…forse.

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    1. Scusa Giorgio, ma sei veramente sicuro che la sinistra ha "perso" decenni a combattere Berlusconi perchè era convinta di combattere un pericoloso sistema antagonista (di capitalisti e speculatori cattivi)? Di non aver compreso che "mollato" il lavoratore, sarebbe finita la sua funziona storica? E soprattutto, di non aver compreso che l'euro significava deflazione e riduzione salariale?
      E il più volte citato intervento di Napolitano in Parlamento nel '78 non ti dice niente?
      Forse la domanda da porsi, e che mi pare su questo blog ci sia posti fin dall'inizio, è perchè la sinistra, pur sapendolo, ha accettato tutto ciò.

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    2. E' talmente sconcertante entrare in quest'ordine di idee che è veramente difficile anche accettarlo. Sono un lettore occasionale di questo blog e non ho ancora fatto esperienza sistematica di lettura di tutti i contenuti. Credo lo farò al più presto comunque. Non conoscevo questo discorso anche se il fatto che il problema tecnico fosse conosciuto non mi stupisce visto che Bagnai ripete che la questione è finanche fin troppo conosciuta a livello di studiosi di economia. Mi stupisce invece che, nonostante ciò, ci sia uno scivolamento continuo, quasi banale dei fatti che in 30 anni ci ha portato inesorabilmente fino alla situazione odierna. Credo che questo sia quello che lei voleva dire. Conosco molta gente di sinistra PD affermare tranquillamente che una germanizzazione dell'europa sia in fondo auspicabile e l'unica strada per mettere rigore e ordine alla fantasia dispersiva (mafia,corruzione, evasione etc...) . Aggiungo che probabilmente si tratta di persone che hanno il mito del nord europa che privilegia le mansioni intellettuali e guarda caso, le loro posizioni, provengono appunto da queste professioni: insegnanti, consulenti, statali etc...non curanti del lavoro "sporco" dell'economia e delle entrate statali. Però insisto a segnalare che l'idiosincrasia per l'economia da parte dei sostenitori della sinistra ha contribuito non poco a questo scivolamento.

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    3. Caro Giorgio, seguo questo blog fin dall'inizio e il Bagnai da prima ancora, fin dai suoi interventi all'interno di un "fasullo" sito di di sinistra in cui si doveva parlare della "crisi" vista da "sinistra". Perchè 4-5 anni fa cercavo qualcosa là dentro? Per il semplice motivo che speravo di trovarvi uno straccio di analisi che combinasse almeno un pochino con la mia esperienza di vita. Cerco di spiegarmi senza toglierti troppo tempo. Sono nato e vivo nel cuore dell'Emilia rossa, nella capitale della "piddinitas" nazionale. 30 anni fa (i 30 anni che citi) ero impegnato dentro la Lega (delle Cooperative, ovviamente); non ero in grado di capire il significato della "separazione della Banca d'Italia dal Tesoro", né conoscevo il discorso che Napolitano aveva pronunciato 7 anni prima in Parlamento (nel '78 ero studente universitario e non potevo non essere un pelino "più a sinistra" del PCI), ma pensavo di sapere cosa volesse dire far parte del movimento cooperativo, convinto che significasse "promozione sociale" e centralità della dignità del lavoro. Gli anni dall' '86 al '92, fino al momento cioè in cui decisi di mollare incarichi e impegni per incompatibilità di vedute, sono stati quelli della pianificata metamorfosi, che all'epoca mi sembrò totale (ma che oggi, col senno del poi, considero evolutiva), in senso neo-liberista e anti-statalista (pro-privatizzazioni) di quella che già allora era la macchina economica, la "cassaforte", del partito; metamorfosi in cui si saldarono gli interessi (e si celebrarono i matrimoni) tra confindustria, finanza, sistema cooperativo e costruenda Unione Europea. Quella che tu dici essere una debolezza della sinistra, ossia una certa idiosincrasia per l'economia, ti posso assicurare che, per quella che è stata la mia esperienza, si limita esclusivamente a quei (purtroppo ancora tanti) conformisti, sprovveduti e instancabili "piccoli" elettori del pd, che si accontentano di vedere ancora accreditato lo stipendio sul cc, e questa è il massimo che puoi chiedere loro di visione economica, ma a chi gioisce di avere la Banca, di avere una delle maggiori compagnie di assicurazione che da 10 anni a questa parte organizza convegni sulla previdenza sociale complementare e ora, via supermercati Coop, propone interessantissimi analisi mediche, magari nell'offerta 3x2, a costoro l'economia interessa eccome e i loro conti li sanno fare assi bene ...

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  53. Aneddoto molto interessante. Legandolo col tema del post, pensavo a Chomsky e a studi più interessanti rispetto alla "classica" rana bollita. Ad esempio quanto viene illustrato nel suo libro "Le illusioni necessarie" (ed Eleuthera. Orig. "Necessary Illusions. Thought control in democratic societies", 1989). Abbiamo bisogno di stabilizzare la nostra immagine personale, preferiamo la coerenza, la coesione anche a costo di diventare più compatti del tungsteno. Non importa se a smenarci è l'esame di realtà. E in una società "morbida" come la democrazia, il soft control è molto più efficace di una gestione in stile 1984: come bene illustra il linguista del MIT, alla fine i censori siamo noi stessi (le illusioni necessarie). Filtriamo la realtà in modo che non destabilizzi le nostre credenze. Anche la teoria di Festinger sulla dissonanza cognitiva potrebbe fornire qualche spunto interessante. Grazie ancora per questi scambi gustosi e arguti.

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  54. Se non vi è ancora arrivata, vi arriverà presto....



    Oggetto: nuova normativa europea sulla risoluzione delle crisi bancarie

    Gentile cliente,

    Si segnala, a titolo informativo, che a partire dal 2016 verrà introdotta anche in Italia una nuova normativa europea destinata a regolamentare la gestione delle crisi bancarie (Bank Recovery and resolution Directive o BRRD).

    In estrema sintesi, la normativa sopra citata prevede che un'Autorità espressamente individuata (in Italia la Banca d'Italia) possa appplicare, nei casi più gravi di crisi finanziaria di una banca e solo se necessario, uno strumento di risoluzione della crisi, ivi incluso il cosiddetto "bail-in" (letteralmente, "salvataggio interno"). Si tratta, più in particolare, di uno strumento che consente, nei casi summenzionati, di ridurre il valore delle azioni della banca interessata e di alcuni crediti o la conversione di questi ultimi in azioni con la finalità di assorbire le perdite della banca (evitando, in pratica, la sua liquidazione). Nella logica del bail-in, chi investe in strumenti finanziari più rischiosi sostiene prima degli altri le eventuali perdite o ne subisce la convesrione in azioni. Solo dopo aver esaurito tutte le risorse associate alla categoria più rischiosa, si passa alla categoria successiva (meno rischiosa della precedente). In base a questo principio, quindi, vengono dapprima interessati dall'applicazione del bail-in, gli azionisti della banca (mediante riduzione o azzeramento del valore delle loro azioni); succcessivamente, si interviene su altre categorie di creditori, via via meno "subordinati" e ciò sino a quando tutte le perdite della banca risultano essere state coperte. Rimangono comunque esclusi da tali interventi, tra gli altri, i depositi fino a 100.00 euro, che continuano ad essere protetti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi noché le cosiddette "obbligazioni bancarie garantite" (i.e. i covered bonds).

    Ulteriori informazioni in merito alla tematica in parola sono disponibili sul sito www.xxxyyy.com, nella Filale di riferimento e/o contattando il gestiore di relazione.

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  55. Sul "perché lo fanno?" io ho trovato risposte nelle letture di biologia: era solo ieri quando, nelle caverne, l'unico nostro interesse era per noi stessi e il nostro piccolo gruppo allo scopo (ignoto alle coscienze allora come ora) di garantire la sopravvivenza dei nostri geni. Il tutto con un orizzonte temporale che non andava oltre il presente.
    L'empatia non era e non è nei nostri geni, l'egoismo si. Ma quel che ieri, nelle caverne, era un vantaggio, oggi, in condizioni del tutto diverse, ci porta collettivamente alla rovina.
    Oggi, se in un capo di battaglia vediamo saltare la testa del nostro vicino, proviamo una gioia incontenibile: siamo felici che non sia capitato a noi e continuiamo ad avanzare credendoci immortali.

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    1. Mi dispiace contraddirti, ma l'empatia è nei nostri geni:
      http://www.lescienze.it/news/2015/11/03/news/empatia_esseri_umani_robot-2830920/
      http://www.lescienze.it/news/2015/09/30/news/circuiti_cerebrali_empatia_dolore-2782863/
      http://www.lescienze.it/lanci/2015/07/29/news/sissa_una_ricerca_svela_come_vengono_rappresentati_i_gruppi_sociali_nel_cervello-2710760/
      http://www.lescienze.it/news/2015/01/16/news/empatia_dolore_per_un_estraneo_uomo_e_topo_uguali-2445377/

      Come anche l'egoismo è nei nostri geni.
      Tutto il nostro modo di pensare è il risultato di un mix di emozioni ancestrali, mix sviluppato dall'evoluzione con uno scopo preciso: sopravvivere. La nostra specie si è evoluta per stare in gruppo (perchè per come siamo ha garantito un maggior successo evolutivo), quindi si sono sviluppati sentimenti volti da una parte alla coesione interna per proteggere il gruppo, ma anche volti alla lotta e competizione con gli altri gruppi, sempre per proteggere il proprio gruppo: famiglia, clan, tribù, azienda, squadra di calcio, città, partito, nazione ecc.
      L'addestramento militare (come anche la propaganda ad esempio) mira a modificare la percezione del concetto di gruppo facendo emergere le emozioni/sentimenti, comunque presenti, utili all'obiettivo da raggiungere.

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    2. Intendevo dire che le scelte altruiste sono sempre meno probabili via via che sono interessati i nostri geni: la nostra persona e coloro che li condividono (figli, nipoti, quella che "nelle caverne" era la nostra piccola comunità )
      Questa base genetica del comportamento può essere superata con scellte razionali (che hanno alla base quella che genericamente possiamo chiamare cultura) ma anche essere usata per indirizzare i nostri pensieri facendo leva su queste leve profonde.

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  56. Molto interessante. Aggiungo qualche corollario:
    1. sapere che c'è UN cambiamento non permette di notarlo;
    2. una volta visto non si può fare a meno di vederlo;
    3. non si applica solo alla singola persona, ma può valere per una interà collettività: quello evidente singolarmente, può non esserlo a livello di collettività;
    4. il cambiamento lento non permette di percepire le relazioni di causa-effetto, è quindi più facile nasconderne le vere cause nel caso in cui venisse individuato

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  57. Molto interessante... Sembra che noi non siamo in grado di percepire cambiamenti lenti legati ai sensi (vista, udito, ...). Ma qui però il cambiamento non andrebbe percepito coi sensi ma col cervello, ma perché non ce la facciamo? Molto semplicemente perché basiamo le nostre conclusioni sulle nostre credenze? Quante volte sul lavoro facciamo scelte basandoci su quello che chiamiamo il nostro intuito? A volte lo è, ma la maggior parte la scelta viene fatta basandoci sulla nostra esperienza passata. In Inglese questo fenomeno viene chiamato "The Ladder of Inference - Avoiding Jumping to Conclusions"
    Molto interessante... Sembra che noi non siamo in grado di percepire cambiamenti lenti legati ai sensi (vista, udito, ...). Ma qui però il cambiamento non andrebbe percepito coi sensi ma col cervello, ma perché non ce la facciamo? Molto semplicemente perché basiamo le nostre conclusioni sulle nostre credenze? Quante volte sul lavoro facciamo scelte basandoci su quello che chiamiamo il nostro intuito? A volte lo è, ma la maggior parte la scelta viene fatta basandoci sulla nostra esperienza passata. In Inglese questo fenomeno viene chiamato "The Ladder of Inference - Avoiding Jumping to Conclusions"
    https://www.mindtools.com/pages/article/newTMC_91.htm
    Buona lettura,
    Bruno

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  58. Visto che si parla di psicologia, e di capacità di percezione, segnalo questo articolo dal Guardian di oggi, che pone la domanda se i politici stessi che portano avanti queste politiche si rendano conto di quello che stanno facendo, o operino intenzionalmente un ottundimento che impedisce loro di vedere gli schizzi di sangue, o mettere in correlazone quel che hanno ordinato di fare e le conseguenze di esso.
    Questa lettera privata di Cameron, leaked, è stata inviata ad una amministrazione Tory inglese, Cameron vi si dice scandalizzato del non funzionamento dei servizi sociali minimi, che non si può certo giustifica coi minimi tagli apportati dal governo, ed è certo rimediabile con qualche cartolarizzazione e risparmio.
    La risposta, di sei pagine, fa notare che i "minimi" tagli ammontano al 40% del budget, che tutto quanto poteva essere venduto è stato già venduto in precedenza, e che usare le entrate delle cartolarizzazioni per mettere in pareggio il bilancio è contro la legge.
    Non ho dubbi sul fatto che sia stata la stessa amministrazione che ha ricevuto la lettera di Cameron a causare il leak, per pararsi il c.... con gli elettori, dando la colpa al gubbierno, ed è interessante questo palleggio di ir-responsabilità.
    http://www.theguardian.com/commentisfree/2015/nov/11/david-cameron-letter-cuts-oxfordshire

    Significativa anche la conclusione dell'articolista, che potrebbe benissimo essere usata per Renzi o per Monti (ormai, i governanti li fanno in serie):
    The government justifies its austerity programme on the grounds of responsibility: people must take responsibility for their own lives, rather than relying on the state; local authorities must take responsibility for their spending. But, as Cameron’s letter shows, he takes no responsibility for his own policies. Like pain, responsibility is to be applied selectively.

    Graham Greene’s American agent, Alden Pyle, has an “unused face” and a “wide campus gaze”. Impervious to other people’s suffering, he can think only in abstractions, and edits reality to make it fit the theories in which he has been schooled. Nothing he encounters can change his views, as it passes through this filter before it reaches his brain. “When he saw a dead body he couldn’t even see the wounds.” Oblivious to the results of his actions, he is “impregnably armoured by his good intentions and his ignorance”. Oh, hello, Prime Minister.

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