sabato 15 novembre 2025

La colla

Reduce dal convegno annuale di a/simmetrie, la Cernobbio dei patrioti, il convegno scientifico organizzato ogni anno dall’associazione per celebrare il compleanno di questo blog, dove 523 persone hanno ascoltato in religioso silenzio e con un’attenzione tesa e indefettibile economisti, giuristi, amministratori delegati, giornalisti, parlamentari, che con grande generosità avevano dato disponibilità a portare le loro idee nell’unico laboratorio politico libero di questo Paese (semplicemente perché finanziato dal vostro 5x1000, non da multinazionali o partecipate pubbliche), mi aggiro per eventi di territorio in cui inevitabilmente si va a parare in una liturgica laudatio della militanza a sostegno dei valori (non meglio specificati) della Lega. Ora, questo blog nasce prima della Lega Salvini (e in particolare della mia militanza In questo partito), e sopravviverebbe se decidessi di non proseguire una militanza politica attiva (dando per scontato che, siccome credo di avervi dato prova di essere uno dei pochi che apprende dalla storia, inclusa la storia dei voltagabbana, non vedo nel mio futuro una militanza diversa da questa). Ne consegue che una riflessione su che cosa si intenda in giro per l’Italia con il termine militanza è argomento che esula largamente dall’oggetto di questo blog, che invece consiste nel riflettere su cosa fare per ritrovare la nostra libertà (se pensate che l’oggetto sia un altro, forse non siete nel posto giusto). Tuttavia, siccome siamo qui anche per divertirci e per condividere le nostre esperienze umane, ci tenevo a farvi sapere che per militanza si intende la colla.

E voi direte: “ma come la colla?“.

Eh, sì, certo, la colla, quella con cui si attaccano i manifesti, perché militare, a quanto ho capito, è attaccare manifesti sperando che altri li leggano, una speranza che, sempre a quanto mi è stato dato di intuire, dispensa chi la nutre dalla curiosità di leggere che cosa è scritto in quei manifesti che è così importante attaccare (per quanto io, da influencer, visto che tecnicamente secondo l’AGCOM lo sono, potrei manifestare un certo scetticismo sull’importanza di diffondere il pensiero in modo così appiccicoso). E insomma, quando si parla di militanza, che si sia nella culla del partito, cioè nella Valle Padana, o che si sia in territori di recente conquista, e quindi ad esempio nella Val Pescara, com’è, come non è, sempre sulla colla si finisce: “Ti ricordi di quando andavamo la notte ad attaccare i manifesti con la colla?” Ora, siamo d’accordo che è meglio attaccarli con la colla che con lo sputo, e quindi, sotto questo profilo strettamente merceologico, è indubbio che la Colla esca vincitrice. È altrettanto indubbio che questa community esiste perché l’autore di questo blog ha avuto l’intuizione di radunare in un luogo fisico, analogico, delle persone che si erano conosciute in un luogo virtuale, digitale (tra l’altro, facendosi un discreto mazzo ogni anno, compreso questo e compreso il prossimo su cui già sto lavorando). Non posso quindi essere accusato di disconoscere il valore supremo delle relazioni umane, dell’impegno personale, della presenza. Fatto sta che questo epos della colla, e naturalmente del secchiello, irrinunciabile complemento d’arredo nell’estetica della militanza, mi ha un po’ rotto i coglioni. Il motivo ve lo potrete immaginare, voi che eravate in sala e che comunque siete qui. Al netto del divertissement socio-antropo (o terato) logico, questa storia della colla per noi è abbastanza un problema, perché tradurre in azioni politiche coerenti per il tramite di un partito le idee che qui ci hanno convocato non è molto immediato se quel partito è fatto di persone che attribuiscono maggior valore alla colla che a best seller come Il tramonto dell’euro o Vent’anni di sovranismo! Mi sono permesso di condividere con voi queste riflessioni, certo del fatto che quelli in cui farebbe bene leggerle non verranno mai a leggerle in questo blog che per loro non esiste, e se le leggessero non le capirebbero (vedi la sempre valida prima legge della termodidattica), perché sono sicuro che questa è anche l’esperienza dei non pochi di voi che hanno fatto la libera scelta di accostare alla genuina militanza di idee di cui questo blog è forse l’unico laboratorio su piazza una militanza politica attiva, e ogni giorno posso immaginare che siano frustrati, che si trovino impaniati… nella colla! Insomma, è solo per dire che quello che capita a voi capita anche a me, e che esorto voi a prenderla come la prendo io: con un sorriso, e con un affettuoso “Domine, dimitte illis”. Alla fine, se la strada è giusta, porterà nel posto giusto, indipendentemente dalla compagnia con cui siamo costretti a percorrerla.

Nessun commento:

Posta un commento

Tutti i commenti sono soggetti a moderazione.