Quelli della decrescita felice escono dalla loro crisalide (sono ortotteri) per accusare questo Governo di aver fatto austerità, e quindi decrescita, che quindi, par di capire, nel frattempo è diventata infelice.
Dopo il mantra del fiscal drag (di cui a un successivo post, perché mi sarei anche rotto i coglioni seccato di assorbire un tasso di stronzate lievi imprecisioni fuori scala), il nuovo mantra è questo: "nel 2026 cresceremo solo dello 0,8 perché il Governo ha fatto austeritah!"
Su cosa sia l'austerità ci siamo esercitati in un altro post, dove come chiave di lettura vi ho dato l'andamento degli investimenti pubblici netti, i quali indicano chiaramente chi, quando, dove e come ha fatto austerità:
Per inciso, vi suggerisco di scaricare questi dati dalla loro fonte originale (se incontrate difficoltà ditemelo e vi spiego come si fa), che è questa (la variabile è UING e la potete selezionare nel "sub chapter" 3.4 "Net fixed capital formation"), perché sono piuttosto convinto del fatto che da quando questo blog che non esiste l'ha portata nel Dibattito che non c'è qualcuno in Commissione stia passando un brutto momento, e sicuramente una accurata "revisione" dei dati potrebbe essere promossa per riscrivere la storia, un po' come accadde con le misure di flessibilità del mercato del lavoro dell'OCSE, che, come ricorderete, vennero "revisionate" quando qualcuno vi aveva fatto vedere che il nostro mercato del lavoro era già sufficientemente flessibile e quindi le "riforme" non servivano (questa storia la trovate qui e chi non la conosce trarrebbe beneficio dallo studiarla).
Oggi parliamo del nuovo mantra, quello della scarsa crescita nel 2026, partendo da un dato ovvio, cioè che per conoscere quale sarà la crescita nel 2026 bisognerà aspettare almeno il 2028: tanto occorre alle statistiche economiche per consolidarsi, dato che il Pil, come quelli di voi più anziani sanno, è una stima campionaria, soggetta a affinamenti progressivi. Non è una gran sorpresa! Basta andare ora sul sito dell'ISTAT per vedere che fra l'edizione del settembre 2024 e quella del settembre 2025 il tasso di crescita del Pil reale nel 2023 è aumentato da 0,7% a 1%!
(mi perdonate se vi lascio fare i calcoli per esercizio?)
Niente male, no?
Per inciso, nell'autunno del 2022 la Commissione Europea la metteva giù ancora più cupa, prevedendo che nel 2023 saremmo cresciuti appena dello 0.3% (lo trovate qui). Insomma: il dato definitivo ma non consolidato dell'ISTAT nel 2024 sottostimava la crescita di 0.3 punti, mentre la previsione della Commissione Europea a fine 2022 sottostimava la crescita nel 2023 di 0.7 punti.
Ribadito che a me di fare l'avvocato difensore del Governo di destra interessa fino a un certo punto (le conosco, sono brave persone, ma in questa sede ci occupiamo di altro), vorrei però dire che se le previsioni degli idioti di Bruxelles vanno prese per oro colato, allora innanzitutto non capisco perché stracciarsi le vesti a fronte di un dignitoso 0,8% ottenuto con Germania e Francia sull'orlo di una crisi non indifferente, e poi soprattutto non capisco perché nessuno abbia applaudito Giorgetti quando nel 2025 si è visto che nel 2023 aveva portato a casa 0.7 punti di crescita in più del previsto!
Non è mica poca cosa fare il triplo della crescita che ti hanno attribuito!
Il punto però, ovviamente, è un altro.
Gli esercizi di previsione di Bruxelles hanno mera rilevanza comunicativa e politica, di scientifico hanno ben poco (non sono replicabili, non viene fornito né il database di riferimento né il modello con cui sono effettuati), e soprattutto prendono delle toppe clamorose e soggette a un discreto bias ideologico, talché sarebbe d'uopo stamparli sulla stampante della Merkel e farne il conseguente uso, invece che usarli per sterili polemicucce da classe differenziale. Ma questa è l'opposizione che ci possiamo permettere col budget che abbiamo (la prossima volta che incontro Giancarlo gli chiederò di fare un po' di deficit per comprarci un'opposizione migliore!), e devo dire che vista da destra non è meno scema di quando la guardavo da sinistra...
Entriamo quindi nel merito e analizziamo il track record di questi esercizi previsionali negli ultimi anni. Per non tediarvi (cioè tediarmi) troppo mi sono limitato a esaminare quelli fatti da quando venne aperto il blog, cioè dall'autunno del 2011. Per chi si fosse dimenticato il calendario a casa, ora siamo nell'autunno del 2025 e le previsioni testé emesse, che trovate qui, si riferiscono al triennio 2025-2027. Il 2025 infatti non è ancora finito (it's not over until it's over) e quindi bisogna stimare anche lui: la Commissione ci stima a 0,4% come l'IMF, mentre l'OCSE ci stima a 0,6% e come sarà andata lo sapremo nel 2027 (a settembre, quando forse sarò tornato a fare una vita normale). Per valutare l'attendibilità complessiva di queste previsioni ho scaricato tutti i rapporti a partire da quello dell'autunno del 2011, che quindi prevedeva gli anni dal 2011 al 2013 (l'archivio lo trovate qui).
Ho calcolato le usuali statistiche descrittive di bontà della previsione (errore medio, errore assoluto medio, radice dell'errore quadratico medio) per due previsioni: quella cumulativa sul triennio, e quella fatta per l'anno immediatamente successivo all'anno in cui l'esercizio viene pubblicato (quindi le previsioni one-step-ahead: quella per il 2012 fatta nel 2011, quella per il 2013 fatta nel 2012, ecc.). Il triennio, naturalmente, l'ho considerato perché l'ho sentito evocare spesso dalle prefiche piddine ("cresceremo solo del 2% nel triennio..."). I dati sono rappresentati qui:
dove ogni set di previsioni è rappresentato da una spezzata tratteggiata rossa che unisce tre punti dati, e i dati consolidati invece sono invece rappresentati dalla spezzata nera.
Cominciamo intanto dalle previsioni "un passo avanti".
La situazione è questa:
Nei tredici anni considerati c'è stata una discreta prevalenza di sovrastime della crescita (errori di previsione negativi). L'errore medio è pari a -0.6, ma com'è noto questa statistica dice poco sull'accuratezza del modello, dato che nell'errore medio gli errori positivi e negativi si elidono a vicenda. Per questo è meglio utilizzare l'errore assoluto medio (dove gli errori vengono presi tutti in valore assoluto, cioè ignorando l'eventuale segno negativo) o l'errore quadratico medio (dato che elevando al quadrato l'errore si ottiene sempre un numero positivo), del quale si prende la radice quadrata perché sia di un ordine di grandezza comparabile a quello della variabile analizzata, o meglio ancora lo SMAPE, cioè l'errore assoluto medio percentuale simmetrico (lo spiegone è qui), che è l'indicatore utilizzato nelle famose M-Competitions (famose per quelli del mestiere, naturalmente: ma dite la verità, quante cose si imparano qui?...).
L'errore assoluto medio è di 1,7 e la radice dell'errore quadratico medio di 3,1. Considerando che nel periodo considerato la crescita media è stata di 0,5, diciamo che l'ordine di grandezza dell'errore di previsione è di oltre tre volte quello della variabile che intende prevedere. Naturalmente sono stati anni difficili, e quindi una precauzione va presa: nessuno poteva prevedere il tonfo causato dal COVID, per cui può essere utile ricalcolare queste statistiche eliminando il 2020 (non il 2021, perché a differenza del tonfo il rimbalzo era prevedibile!). Con questa accortezza l'errore medio si avvicina sostanzialmente a zero, l'errore assoluto medio scende a 1,1, e la radice dell'errore quadratico medio a 1.7. Sono sempre ordini di grandezza ragguardevoli rispetto alla media del fenomeno (che se escludiamo il tonfo del 2020 sale a 1,3, il che significa ad esempio che l'errore assoluto medio percentuale è dell'85%)! Anche utilizzando lo SMAPE, misura più appropriata in presenza di errori estremi, i risultati sono sostanzialmente simili: 85% o 75%, a seconda che si consideri o meno l'outlier del 2020.
Per darvi un'idea di che cosa questo implichi per l'accuratezza delle previsioni europee, questa:
è l'appendice B della terza M-Competition (The M3-Competition: results, conclusions and implications, pubblicata nel 2000), e come vedete l'ordine di grandezza dello SMAPE per le previsioni un passo avanti è fra l'8% e il 10%.cioè le previsioni europee sono dalle sette alle dieci volte meno accurate di previsioni fatte con metodi di analisi univariata.
Insomma, queste previsioni tecnicamente sono una chiavica, come tutto ciò che da lassù proviene.
Nel caso interessi, e visto che ve le avevo promesse, vi do anche le statistiche descrittive delle previsioni della crescita cumulata nel triennio:
e come si dice (ed è del resto prevedibile, considerando l'allungamento dell'orizzonte di previsione), mejo me sento! Lo SMAPE arriva gagliardo al 99%, le toppe clamorose non mancano e spesso sono ideologicamente connotate. Guardate ad esempio quale radioso futuro prevedeva per noi la Commissione ad autunno 2011: nel triennio 2011-2013 la crescita cumulata sarebbe stata di 1,3 (non mi ricordo che nessuno si stracciasse le vesti piagnucolando sull'austerità: io mi ricordo un grande elogio del loden, del rigore e della compostezza...). Fu invece di -4,2, con un errore di previsione di 5,5 (niente male, no?). Questo significa che il 2,0 previsto, oltre a non essere nemmeno sul podio delle peggiori previsioni di crescita triennale cumulata (le peggiori furono, nell'ordine: 0,1% nel 2013, 1,2% nel 2019 - vi ricordate critiche al Governo giallorosso? - e 1,3% ex aequo nel 2011 e 2014), potrebbe con uguale facilità essere uno 0% o un 4% per quanto ne sappiamo (io scommetto su qualcosa vicino al 3%, ma prendetene nota voi perché se ne dovrà riparlare nel 2028, al #goofy17).
Capite quante sfumature di non senso racchiude la nenia delle prefiche piddine sulla mancata crescita?
Bene.
Torno su un punto. Appurato che quando uno è imbecille, lo è indipendentemente dal punto di osservazione (e quindi tanto lo è da destra quanto da sinistra), mi preme evidenziare, miei diletti seguaci, nella mia qualità di vostro ecclesiarca e guru, che a me di difendere il governo "de destra" me ne fregherebbe anche poco, come esercizio intellettuale. Non sono l'ufficio stampa di Giorgia né lo spin doctor di chicchessia, e peraltro sanno benissimo difendersi da soli quando sono attaccati (almeno quanto sanno mettersi nei guai quando non lo sono)! Qui il problema è un altro: mi infastidiscono molto la disonestà intellettuale e soprattutto il dilettantismo. Questo sentir blaterare di previsioni come se fossero dati consolidati da parte di chi a malapena saprebbe definire le variabili di cui si tratta, da chi in vita sua non ha mai fatto una previsione né ha idea di quali siano i relativi metodi e strumenti, né tantomeno cognizione dell'amplissima letteratura scientifica sull'argomento, dopo un po' mi infastidisce. Vero è che a questo dovremmo essere abituati. Ma è esattamente a questo che non dovremmo abituarci, ed è invece esattamente il contrario quello che dovremmo pretendere, dato che in suo nome siamo stati vessati oltre umana immaginazione: che a pronunciarsi siano solo gli esperti.
Se valeva per gli opinion leader con 21.007 follower al tempo della pandemia, può valere per i docenti universitari della materia con 142.695 follower dopo la pandemia.
O no?
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