venerdì 21 novembre 2025

La contraddizione principale

Scusate, la rivoluzione di Garofani non è archiviata, quindi occorre aggiungere una postilla.

Oggi pare che siano tutti d’accordo sul fatto che il “complotto del Colle” sia una bufala, o meglio una non notizia. È stato il popolo sovrano a voler regredire a una sorta di monarchia assoluta, un ordinamento in cui i tre poteri si assommano in una entità legibus soluta cui il Parlamento non può fare da contrappeso, soggetto com’è alle incursioni della magistratura (al vertice del cui organo di autogoverno chi abbiamo?) per via dell’abolizione dell’immunità, e al ricatto del Governo o dello stesso vertice supremo per via dell’abolizione del vitalizio. Le logiche del mondo cui l’eutanasia del Parlamento ci ha consegnato avranno tanti difetti, ma certo non quello dell’opacità! La sovranità è un quid incomprimibile, per il semplice fatto che dato che le decisioni vanno prese, qualcuno le deve prendere (deve cioè esercitare sovranità), e se il popolo decide, più o meno consapevolmente, che non debbano (o non possano) farlo i suoi rappresentanti diretti, lo farà qualcun altro.

Non è quindi particolarmente utile parlare di “complotti”: distrae da una riflessione sulla natura del problema, che non risiede in una perversione del sistema, ma nella struttura del sistema, della cosiddetta “seconda Repubblica”.

Con questa premessa, oggi i commentatori “quelli bravi” ci spiegano che l’obiettivo polemico del nostro Ravaillac da fraschetta sarebbe stato la Schlein più che la Meloni, nel senso che il “listone di centro” (che non è un parquet) sarebbe in primis et ante omnia lo strumento con cui il nucleo “democristiano de sinistra” vorrebbe riprendersi il controllo del PD per sottrarlo a una leadership ritenuta inefficace, perché tutta diritti civili e distintivo, ma visibilmente incapace di proporre un’alternativa sociale.

Beh, sì, ci sta!

Ne conosco anch’io di democristianoni di provincia, signori dei territori e delle preferenze, cui l’arcobaleno fa venire le bolle. Quando si raglia a vanvera di “comunismo”, oltre a commettere l’errore speculare a quello dei cretini di sinistra che combattono l’antifascismo in assenza di fascismo, si commette quello di leggere il PD come partito “post-comunista”, quando in realtà è un partito “post-democristiano”. Provate un attimo a leggerlo così anche voi: unirete tanti puntini e vi spiegherete tanti misteri, a partire da quello che consiste nell’incredibile radicamento nelle istituzioni degli eredi di un partito che per decenni era stato all’opposizione (il PCI): è perché in realtà sono gli eredi di un partito che da sempre è al potere (la DC).

In questo senso, quindi, l’anelito al “listone di centro” risulta ancora più incomprensibile e ancora meno risolutivo. Il “listone” c’è già, ed è il PD. Se non riesce a dire cose di centro, è semplicemente perché questo gli è impedito dalla sua collocazione europeista, che è in contraddizione non solo con la difesa del lavoro (dato che l’unione “sempre più stretta” e “fortemente competitiva” fatalmente conduce alla deflazione salariale), ma anche con quei valori cattolici cui i democristianoni di provincia si ispirano, a partire dalla famiglia (che senza soldi non si mette su), passando per le radici cristiane (che ostacolano il conseguimento a colpi di eutanasia della sostenibilità dei sistemi di sicurezza sociale), per arrivare a una certa dottrina sociale della Chiesa (basti pensare a come la cosiddetta Europa ha smantellato riformato qui da noi istituzioni come le banche popolari e quelle di credito cooperativo, che da quella dottrina promanavano).

Il che, se vogliamo, rende ancora più grottesca la soluzione del “listone” al problema della prevalenza del centrodestra.

In Europa (per chiamarla come la chiamano loro), più esattamente nell’Eurozona, non c’è spazio per una sinistra che difenda democraticamente il lavoro. C’è al più spazio per una sinistra che difenda violentemente qualcos’altro, e quindi non c’è spazio per il “listone”.

That’s all, folks!

(…nota bene: questo è un post scientifico, per i popperiani di passaggio, perché è falsificabile. Ovviamente se nel 2027 o nel 2032 il Grande Centro si fagociterà gli astensionisti, magari sotto la guida della sua nuova Giovanna d’Arco, la Salis gradevole, ci rivedremo qui e farò ammenda. Altrimenti sarà QED, com’è già stato tante volte…)

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