sabato 23 novembre 2024

La kuestione salariale

Questa osservazione del Comico (l'infiltrato del complesso ecologista-industriale cinese: qui nun se famo mancà ggnente...):


Il Comico ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Un giorno ci pagheranno le pensioni...":

Cito solo un paio di articoli (se mi spiegate come mettere i link metto anche quelli). putroppo il tempo a mia disposizione è limitato: mi piacerebbe andare sui vari siti (OCSE, ISTAT, EUROSTAT) e fare un fact checking ancora più puntuale, ma al momento bastano questi due estratti per dire quello che voglio dire:

Salari reali, nel 2024 l’Italia è (ancora) il Paese con il maggior calo: -6,9% rispetto al pre-pandemia. di Diana Cavalcoli (Corriere.it, luglio 2024)

Nel primo trimestre del 2024, i salari reali erano ancora inferiori del 6,9% rispetto a prima della pandemia. «L’inflazione è stata a livelli record nell’Ocse e i salari in tutti i Paesi ci hanno messo del tempo a reagire - ha spiegato Andea Garnero, economista dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico-. In Italia non solo la reazione è partita in ritardo, ma è anche decisamente lenta. Si è creata una perdita di potere d’acquisto che richiederà tempo per essere colmata».

"Secondo il rapporto dell’Ocse la crescita dei salari reali dovrebbe rimanere contenuta nei prossimi due anni in Italia. Si prevede che i salari nominali (retribuzione per dipendente) in Italia aumenteranno del 2,7% nel 2024 e del 2,5% nel 2025. Sebbene questi aumenti siano «significativamente inferiori a quelli della maggior parte degli altri Paesi Ocse», consentiranno comunque un recupero di parte del potere d’acquisto perduto, dato che l’inflazione è prevista all’1,1% nel 2024 e al 2% nel 2024." di Giorgio Pogliotti, sole24ore, 27/07/2024

"A settembre, dopo tre mesi di crescita, l’occupazione è risultata in diminuzione (0,3%, pari a -63mila unità)" (...) "Il livello di occupazione (calcolato sulla base dei dati mensili provvisori) è comunque in aumento nel terzo trimestre (+0,4% rispetto al secondo, una crescita di 84mila occupati); a questo andamento si associa una diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-8,5%, pari a -147mila unità) e un aumento degli inattivi (+1,1%, pari a +138mila unità). "

fonte: Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027 (C. 2112-bis) Audizione del Presidente dell’Istituto nazionale di statistica Prof. Francesco Maria Chelli

Dunque: sarà che i salari non sono fermi al palo, ma siamo ancora sotto ai livelli pre-covid. Stiamo sbandierando come successo il processo di adeguamento dei salari all'inflazione, che peraltro è arrivato in ritardo.

Chiudo:

Che l'immigrazione sia un fenomeno che va gestito, in quanto porta con sè delle conseguenze problematiche, non ci sono dubbi. Non è di destra nè di sinistra. E' solo ragionevole. Questo vuol dire che vada favorito? assolutamente no.

Rimane quanto detto prima: questo governo sta ulteriormente criminalizzando l'immigrazione, gettando i presupposti per lo sfruttamento dei migranti e la riduzione dei diritti dei lavoratori (tant'è che, come se servisse un'ulteriore prova, chi protesta e sciopera viene dileggiato). E, mentre tutti parlano di una nave che naviga verso l'Albania, distratti, nessuno si accorge del fatto che le retribuzioni reali sono ancora ai livelli pre-covid.

ripeto l'appello all'onesta intellettuale

Pubblicato da Il Comico su Goofynomics il giorno 22 nov 2024, 13:12


che, conformemente al nostro scrupolo filologico, vi restituisco nella sua disgrafia (va pure detto che l'interfaccia di questo blog non è molto agevole da usare...), e che non ho tempo di analizzare in dettaglio (non oggi, ovviamente: ma ci torneremo), mi ha messo voglia di riprendere un vecchissimo post, quello sulla svalutazione competitiva dei salari tedeschi. Perché se le cose stanno come ha detto LVI a La Hulpe:

(e come diceva Luciano Barca alla direzione del PCI, peraltro), allora bisogna ammettere che i tedeschi sono stati veramente furbi. Come vi ho spiegato più e più volte, nel blog e nei libri, la strategia di  recupero della competitività basata compressione dei salari considerata sic et simpliciter non è necessariamente destinata al successo. Mi spiego: supponiamo che in un ipotetico mondo "di prima" la Germania riuscisse a contenere il costo del lavoro offrendo prodotti di prezzo relativamente accessibile se confrontato alla qualità dei prodotti stessi. Questo avrebbe ovviamente spinto su le esportazioni tedesche. Nel mondo "di prima", però, la domanda di beni tedeschi (cioè le esportazioni tedesche) era essenzialmente in primo luogo domanda di valuta tedesca, e causava quindi un apprezzamento del cambio. Come vi ho spiegato, non era l'Italia a svalutare: era la Germania a rivalutare e i dati lo mostrano con chiarezza:

Affinché il suo particolare modello di relazioni industriali potesse conferirle un vantaggio definitivo, la Germania aveva quindi bisogno di bloccare questo meccanismo compensativo. Picchiare uno più piccolo di te è relativamente facile, ma nel caso in cui tu sia tedesco, per rendere questo esercizio più divertente devi anche legargli le mani dietro la schiena...

La successione temporale è stata perfetta, così azzeccata da portarmi a escludere, dopo anni di esperienza in politica attiva, che dietro ci sia stato un qualche pensiero strategico: prima si sono legate le mani dietro la schiena agli altri Paesi fissando il loro cambio in modo irrevocabile, e poi si è praticata una pesantissima svalutazione competitiva interna (taglio dei salari reali) guadagnando un vantaggio che solo una cosa poteva a questo punto compensare: il fallimento dei concorrenti. In effetti, un taglio dei salari del 6% in un Paese in cui non si sta malissimo è più sostenibile che in un Paese relativamente arretrato. Quindi la cosa va così: prima tu, relativamente ricco, tagli i salari; poi gli altri non ti possono seguire (a pena di rivolte di piazza) e quindi cominciano a comprare i tuoi beni; per farlo si indebitano (con te); alla prima crisi finanziaria tu vuoi i soldi indietro e li mandi per stracci; a questo punto, e solo a questo punto, ti rendi conto che non hai più a chi vendere i tuoi beni; aggredisci il mercato anglosassone; vieni respinto con perdite; crolli e ti tiri dietro tutti gli altri.

Non è meraviglioso?

Comunque: come ricorderete, dodici anni fa c'era qualche imbecille che negava il dato statistico del taglio dei salari in Germania, nonostante di esso avesse menato vanto niente meno che un importante consulente della Merkel, Roland Berger, elogiando la crescita dei salari "inferiore a quella della produttività" (altra cosa cui nessuno credeva e che vi ho poi documentato qui) e la creazione di un segmento del mercato del lavoro a bassi salari (i famigerati minijob). Feci quindi i calcoli in questo post:


e oggi ho passato il pomeriggio a rifarli per vedere se quella fisiologica riscrittura della storia che chiamiamo armonizzazione o adeguamento delle basi dati avesse in qualche modo alterato la situazione. Sono quindi andato a riprendere le stesse fonti sui database dell'OCSE e del Fmi (i dettagli sulle variabili sono nel post del 2012 e ho ripetuto i calcoli non solo per la Germania, ma anche per gli altri tre grandi Stati membri dell'Eurozona. Vi risparmio quindi la tabella (che non entrerebbe nella pagina: ma se lo desiderate cerco di metterla su Telegram o in altro luogo raggiungibile) e vi faccio vedere i risultati grafici. Ovviamente questo lavoro non è un mero Amarcord, ma è prodromico a entrare nel merito di quanto ci dice (de relato) l'amico Comico.

Cominciamo allora dalla triste storia dei salari alamanni (e non solo) dodici anni dopo. La vedete qui:


Allora: per l'Italia Excel ha scelto il grigio, perché la situazione era abbastanza grigia, in effetti, caratterizzata da quell'elettrosalariogramma piatto di cui abbiamo parlato più volte (ieri sera anche in TV). Ma il motore del casino in cui ci stiamo dibattendo è, tanto per cambiare, la Germania (in arancione). Si vede molto bene come dal 2003 al 2008 il salario medio annuo in termini reali (cioè espresso in termini di effettivo potere d'acquisto) cala dell'8,8%. All'arrivo della crisi, per compensare, Spagna prima, e Italia poi, devono giocare il gioco descritto da LVI, tirando giù i salari reali rispettivamente del 9,9% e 6,7%. Altro modo di rianimare la domanda estera non c'era se non distruggere quella interna amputando i salari.

L'operazione è riuscita, il chirurgo è morto.

Vi faccio rapidamente vedere gli stessi dati espressi come indice, in modo che ne sia chiara la dinamica, astraendo dalla scala del fenomeno (che è ovviamente diversa nei vari Paesi, perché gli stipendi tedeschi non erano e non sono quelli spagnoli, per dire):


La storia è la stessa, ma si apprezzano meglio alcuni dettagli (ad esempio, il fatto che Zapatero sia stato un bancarottiere - o uno stolto - di ragguardevoli dimensioni: non a caso era l'idolo della nostra sinistra coccodè).

Per venire incontro al Comico (è un caro ragazzo) dobbiamo però passare dal dato annuale a quello trimestrale, visto che quello viene commentato nelle fonti che il nostro amico ci cita. Ma prima di farlo vorrei che fosse ben chiaro un punto: in una unione monetaria il saggio di crescita dei salari non lo detta la produttività (cha cha cha), ma la crescita dei salari del Paese più forte: se lui taglia, gli altri devono tagliare, prima o dopo una crisi di debito estero (di solito dopo). Quindi, volendosela prendere con una donna il cui nome inizia per "M", forse Merkel è una candidato più idonea di Meloni (cui qui abbiamo voluto bene da tempi non sospetti).

Chiaro?

Sicuri?

E allora vediamo i dati trimestrali:


che poi ci raccontano la stessa storia, "spalmata" sui trimestri. Attenzione però: una differenza c'è. Qui l'indice dei prezzi al consumo non viene dal Fmi, ma dall'Eurostat (è l'HIPC, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo). Le altre variabili (compensation of employees e total employees) sono sempre di fonte OCSE, anche se, a dire il vero, non ho visto se siano congruenti col dato annuale (cioè se, nel caso del flusso di salari, la somma dei dati trimestrali restituisca il dato annuale: ma a occhio direi di sì e sarebbe più un problema loro che mio, atteso che se due basi dati diversa dicono la stessa cosa - e la dicono - il mio ragionamento esce rafforzato).

E fino a qui ci siamo: possiamo anche mostrare gli stessi dati in forma di indice:


operazione utile perché ci permette di capire chi è che sta veramente male male male...

(...un aiutino per i diversamente perspicaci:


Ora lo vedete? Perché era una roba che andava avanti dal 2017, e i più attenti sanno bene perché...)

Ma sento che il Comico freme e urge: lui vive nel futuro, nel mondo delle girandole cinesi, e l'infastidisce questo ozioso risalire alle cause. Veniamo quindi alla sua preoccupazione, che lo deve veramente destabilizzare psicologicamente, se lo porta ad accusarmi di "propaganda governativa" e "disonestà intellettuale". Poverino: soccorriamolo nella sua angoscia.

Allora, intanto il dato OCSE citato dall'operatrice informativa ("Salari reali, nel 2024 l'Italia è ancora il Paese con il maggior calo"), viene dall'OECD Employment Outlook 2024, di cui vi raccomando soprattutto il sottotitolo, e specificamente da pagina 31, dove trovate questo bel grafico:


dal quale, in effetti, si constata che, paragonando l'ultimo dato disponibile all'ultimo dato del 2019, l'Italia è messa maluccio. Coi dati dei nostri grafici, in effetti, a primavera 2024 la Francia è il 3% sotto all'autunno 2019, la Germania il 2,7%, l'Italia il 4,2%. Non è il -6,9% di cui parla questa pubblicazione, ma è comunque un risultato deludente. La differenza fra le nostra ricostruzione e quella fornita dall'Employment Outlook potrebbe dipendere da vari fattori relativi a definizione e misurazione delle variabili, su cui non mi soffermo, perché sono senz'altro meno determinanti del dato macroscopico, che credo vediate da voi e che comunque vi evidenzio:


Beh, sì, noi ora siamo (di poco) sotto Francia e Germania, ma il problema è che laggiù ci ha tirato LVI, the best one. Il fondo lo abbiamo toccato nell'autunno del 2022, quando ce lo siamo scrollato di dosso, e da allora abbiamo ricominciato a crescere, tornando verso Francia e Germania.

D'altra parte, come volete che uno che vi ha detto in faccia che lo scopo del gioco è tagliare i salari potesse giocare un gioco diverso?

Il mio educated guess è che a questo Governo (se proprio vogliamo parlare di politica) questo gioco piaccia meno che a LVI. E quindi chi fa propaganda? Chi ci dice che dall'autunno 2022 alla primavera 2024 i salari reali italiani hanno ripreso il 4,2% (quelli tedeschi hanno perso lo 0,8%), o chi non ci dice che dall'inverno del 2021 all'autunno del 2022 avevano perso l'8,3% (in Germania il 4,6%)?

(...ma perché, perché, perché?...)

(...devo scappare, i refusi li lascio a voi...)

1 commento:

  1. Non ho avuto (ancora) tempo di leggere questo post (anche se già so che sarà estremamente interessante).
    Ci tengo solo a difendere la mia disgrafia, dicendo che la struttura del post e la scrittura da smartphone (ovviamente cinese anche quello!!!!) non facilitano scrittura e revisione del testo.

    Comunque, sono italiano e lavoro per una azienda di proprietà italiana, con business soprattutto in Italia.

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