sabato 23 novembre 2024

La kuestione salariale

Questa osservazione del Comico (l'infiltrato del complesso ecologista-industriale cinese: qui nun se famo mancà ggnente...):


Il Comico ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Un giorno ci pagheranno le pensioni...":

Cito solo un paio di articoli (se mi spiegate come mettere i link metto anche quelli). putroppo il tempo a mia disposizione è limitato: mi piacerebbe andare sui vari siti (OCSE, ISTAT, EUROSTAT) e fare un fact checking ancora più puntuale, ma al momento bastano questi due estratti per dire quello che voglio dire:

Salari reali, nel 2024 l’Italia è (ancora) il Paese con il maggior calo: -6,9% rispetto al pre-pandemia. di Diana Cavalcoli (Corriere.it, luglio 2024)

Nel primo trimestre del 2024, i salari reali erano ancora inferiori del 6,9% rispetto a prima della pandemia. «L’inflazione è stata a livelli record nell’Ocse e i salari in tutti i Paesi ci hanno messo del tempo a reagire - ha spiegato Andea Garnero, economista dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico-. In Italia non solo la reazione è partita in ritardo, ma è anche decisamente lenta. Si è creata una perdita di potere d’acquisto che richiederà tempo per essere colmata».

"Secondo il rapporto dell’Ocse la crescita dei salari reali dovrebbe rimanere contenuta nei prossimi due anni in Italia. Si prevede che i salari nominali (retribuzione per dipendente) in Italia aumenteranno del 2,7% nel 2024 e del 2,5% nel 2025. Sebbene questi aumenti siano «significativamente inferiori a quelli della maggior parte degli altri Paesi Ocse», consentiranno comunque un recupero di parte del potere d’acquisto perduto, dato che l’inflazione è prevista all’1,1% nel 2024 e al 2% nel 2024." di Giorgio Pogliotti, sole24ore, 27/07/2024

"A settembre, dopo tre mesi di crescita, l’occupazione è risultata in diminuzione (0,3%, pari a -63mila unità)" (...) "Il livello di occupazione (calcolato sulla base dei dati mensili provvisori) è comunque in aumento nel terzo trimestre (+0,4% rispetto al secondo, una crescita di 84mila occupati); a questo andamento si associa una diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-8,5%, pari a -147mila unità) e un aumento degli inattivi (+1,1%, pari a +138mila unità). "

fonte: Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027 (C. 2112-bis) Audizione del Presidente dell’Istituto nazionale di statistica Prof. Francesco Maria Chelli

Dunque: sarà che i salari non sono fermi al palo, ma siamo ancora sotto ai livelli pre-covid. Stiamo sbandierando come successo il processo di adeguamento dei salari all'inflazione, che peraltro è arrivato in ritardo.

Chiudo:

Che l'immigrazione sia un fenomeno che va gestito, in quanto porta con sè delle conseguenze problematiche, non ci sono dubbi. Non è di destra nè di sinistra. E' solo ragionevole. Questo vuol dire che vada favorito? assolutamente no.

Rimane quanto detto prima: questo governo sta ulteriormente criminalizzando l'immigrazione, gettando i presupposti per lo sfruttamento dei migranti e la riduzione dei diritti dei lavoratori (tant'è che, come se servisse un'ulteriore prova, chi protesta e sciopera viene dileggiato). E, mentre tutti parlano di una nave che naviga verso l'Albania, distratti, nessuno si accorge del fatto che le retribuzioni reali sono ancora ai livelli pre-covid.

ripeto l'appello all'onesta intellettuale

Pubblicato da Il Comico su Goofynomics il giorno 22 nov 2024, 13:12


che, conformemente al nostro scrupolo filologico, vi restituisco nella sua disgrafia (va pure detto che l'interfaccia di questo blog non è molto agevole da usare...), e che non ho tempo di analizzare in dettaglio (non oggi, ovviamente: ma ci torneremo), mi ha messo voglia di riprendere un vecchissimo post, quello sulla svalutazione competitiva dei salari tedeschi. Perché se le cose stanno come ha detto LVI a La Hulpe:

(e come diceva Luciano Barca alla direzione del PCI, peraltro), allora bisogna ammettere che i tedeschi sono stati veramente furbi. Come vi ho spiegato più e più volte, nel blog e nei libri, la strategia di  recupero della competitività basata compressione dei salari considerata sic et simpliciter non è necessariamente destinata al successo. Mi spiego: supponiamo che in un ipotetico mondo "di prima" la Germania riuscisse a contenere il costo del lavoro offrendo prodotti di prezzo relativamente accessibile se confrontato alla qualità dei prodotti stessi. Questo avrebbe ovviamente spinto su le esportazioni tedesche. Nel mondo "di prima", però, la domanda di beni tedeschi (cioè le esportazioni tedesche) era essenzialmente in primo luogo domanda di valuta tedesca, e causava quindi un apprezzamento del cambio. Come vi ho spiegato, non era l'Italia a svalutare: era la Germania a rivalutare e i dati lo mostrano con chiarezza:

Affinché il suo particolare modello di relazioni industriali potesse conferirle un vantaggio definitivo, la Germania aveva quindi bisogno di bloccare questo meccanismo compensativo. Picchiare uno più piccolo di te è relativamente facile, ma nel caso in cui tu sia tedesco, per rendere questo esercizio più divertente devi anche legargli le mani dietro la schiena...

La successione temporale è stata perfetta, così azzeccata da portarmi a escludere, dopo anni di esperienza in politica attiva, che dietro ci sia stato un qualche pensiero strategico: prima si sono legate le mani dietro la schiena agli altri Paesi fissando il loro cambio in modo irrevocabile, e poi si è praticata una pesantissima svalutazione competitiva interna (taglio dei salari reali) guadagnando un vantaggio che solo una cosa poteva a questo punto compensare: il fallimento dei concorrenti. In effetti, un taglio dei salari del 6% in un Paese in cui non si sta malissimo è più sostenibile che in un Paese relativamente arretrato. Quindi la cosa va così: prima tu, relativamente ricco, tagli i salari; poi gli altri non ti possono seguire (a pena di rivolte di piazza) e quindi cominciano a comprare i tuoi beni; per farlo si indebitano (con te); alla prima crisi finanziaria tu vuoi i soldi indietro e li mandi per stracci; a questo punto, e solo a questo punto, ti rendi conto che non hai più a chi vendere i tuoi beni; aggredisci il mercato anglosassone; vieni respinto con perdite; crolli e ti tiri dietro tutti gli altri.

Non è meraviglioso?

Comunque: come ricorderete, dodici anni fa c'era qualche imbecille che negava il dato statistico del taglio dei salari in Germania, nonostante di esso avesse menato vanto niente meno che un importante consulente della Merkel, Roland Berger, elogiando la crescita dei salari "inferiore a quella della produttività" (altra cosa cui nessuno credeva e che vi ho poi documentato qui) e la creazione di un segmento del mercato del lavoro a bassi salari (i famigerati minijob). Feci quindi i calcoli in questo post:


e oggi ho passato il pomeriggio a rifarli per vedere se quella fisiologica riscrittura della storia che chiamiamo armonizzazione o adeguamento delle basi dati avesse in qualche modo alterato la situazione. Sono quindi andato a riprendere le stesse fonti sui database dell'OCSE e del Fmi (i dettagli sulle variabili sono nel post del 2012 e ho ripetuto i calcoli non solo per la Germania, ma anche per gli altri tre grandi Stati membri dell'Eurozona. Vi risparmio quindi la tabella (che non entrerebbe nella pagina: ma se lo desiderate cerco di metterla su Telegram o in altro luogo raggiungibile) e vi faccio vedere i risultati grafici. Ovviamente questo lavoro non è un mero Amarcord, ma è prodromico a entrare nel merito di quanto ci dice (de relato) l'amico Comico.

Cominciamo allora dalla triste storia dei salari alamanni (e non solo) dodici anni dopo. La vedete qui:


Allora: per l'Italia Excel ha scelto il grigio, perché la situazione era abbastanza grigia, in effetti, caratterizzata da quell'elettrosalariogramma piatto di cui abbiamo parlato più volte (ieri sera anche in TV). Ma il motore del casino in cui ci stiamo dibattendo è, tanto per cambiare, la Germania (in arancione). Si vede molto bene come dal 2003 al 2008 il salario medio annuo in termini reali (cioè espresso in termini di effettivo potere d'acquisto) cala dell'8,8%. All'arrivo della crisi, per compensare, Spagna prima, e Italia poi, devono giocare il gioco descritto da LVI, tirando giù i salari reali rispettivamente del 9,9% e 6,7%. Altro modo di rianimare la domanda estera non c'era se non distruggere quella interna amputando i salari.

L'operazione è riuscita, il chirurgo è morto.

Vi faccio rapidamente vedere gli stessi dati espressi come indice, in modo che ne sia chiara la dinamica, astraendo dalla scala del fenomeno (che è ovviamente diversa nei vari Paesi, perché gli stipendi tedeschi non erano e non sono quelli spagnoli, per dire):


La storia è la stessa, ma si apprezzano meglio alcuni dettagli (ad esempio, il fatto che Zapatero sia stato un bancarottiere - o uno stolto - di ragguardevoli dimensioni: non a caso era l'idolo della nostra sinistra coccodè).

Per venire incontro al Comico (è un caro ragazzo) dobbiamo però passare dal dato annuale a quello trimestrale, visto che quello viene commentato nelle fonti che il nostro amico ci cita. Ma prima di farlo vorrei che fosse ben chiaro un punto: in una unione monetaria il saggio di crescita dei salari non lo detta la produttività (cha cha cha), ma la crescita dei salari del Paese più forte: se lui taglia, gli altri devono tagliare, prima o dopo una crisi di debito estero (di solito dopo). Quindi, volendosela prendere con una donna il cui nome inizia per "M", forse Merkel è una candidato più idonea di Meloni (cui qui abbiamo voluto bene da tempi non sospetti).

Chiaro?

Sicuri?

E allora vediamo i dati trimestrali:


che poi ci raccontano la stessa storia, "spalmata" sui trimestri. Attenzione però: una differenza c'è. Qui l'indice dei prezzi al consumo non viene dal Fmi, ma dall'Eurostat (è l'HIPC, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo). Le altre variabili (compensation of employees e total employees) sono sempre di fonte OCSE, anche se, a dire il vero, non ho visto se siano congruenti col dato annuale (cioè se, nel caso del flusso di salari, la somma dei dati trimestrali restituisca il dato annuale: ma a occhio direi di sì e sarebbe più un problema loro che mio, atteso che se due basi dati diversa dicono la stessa cosa - e la dicono - il mio ragionamento esce rafforzato).

E fino a qui ci siamo: possiamo anche mostrare gli stessi dati in forma di indice:


operazione utile perché ci permette di capire chi è che sta veramente male male male...

(...un aiutino per i diversamente perspicaci:


Ora lo vedete? Perché era una roba che andava avanti dal 2017, e i più attenti sanno bene perché...)

Ma sento che il Comico freme e urge: lui vive nel futuro, nel mondo delle girandole cinesi, e l'infastidisce questo ozioso risalire alle cause. Veniamo quindi alla sua preoccupazione, che lo deve veramente destabilizzare psicologicamente, se lo porta ad accusarmi di "propaganda governativa" e "disonestà intellettuale". Poverino: soccorriamolo nella sua angoscia.

Allora, intanto il dato OCSE citato dall'operatrice informativa ("Salari reali, nel 2024 l'Italia è ancora il Paese con il maggior calo"), viene dall'OECD Employment Outlook 2024, di cui vi raccomando soprattutto il sottotitolo, e specificamente da pagina 31, dove trovate questo bel grafico:


dal quale, in effetti, si constata che, paragonando l'ultimo dato disponibile all'ultimo dato del 2019, l'Italia è messa maluccio. Coi dati dei nostri grafici, in effetti, a primavera 2024 la Francia è il 3% sotto all'autunno 2019, la Germania il 2,7%, l'Italia il 4,2%. Non è il -6,9% di cui parla questa pubblicazione, ma è comunque un risultato deludente. La differenza fra le nostra ricostruzione e quella fornita dall'Employment Outlook potrebbe dipendere da vari fattori relativi a definizione e misurazione delle variabili, su cui non mi soffermo, perché sono senz'altro meno determinanti del dato macroscopico, che credo vediate da voi e che comunque vi evidenzio:


Beh, sì, noi ora siamo (di poco) sotto Francia e Germania, ma il problema è che laggiù ci ha tirato LVI, the best one. Il fondo lo abbiamo toccato nell'autunno del 2022, quando ce lo siamo scrollato di dosso, e da allora abbiamo ricominciato a crescere, tornando verso Francia e Germania.

D'altra parte, come volete che uno che vi ha detto in faccia che lo scopo del gioco è tagliare i salari potesse giocare un gioco diverso?

Il mio educated guess è che a questo Governo (se proprio vogliamo parlare di politica) questo gioco piaccia meno che a LVI. E quindi chi fa propaganda? Chi ci dice che dall'autunno 2022 alla primavera 2024 i salari reali italiani hanno ripreso il 4,2% (quelli tedeschi hanno perso lo 0,8%), o chi non ci dice che dall'inverno del 2021 all'autunno del 2022 avevano perso l'8,3% (in Germania il 4,6%)?

(...ma perché, perché, perché?...)

(...devo scappare, i refusi li lascio a voi...)

39 commenti:

  1. Non ho avuto (ancora) tempo di leggere questo post (anche se già so che sarà estremamente interessante).
    Ci tengo solo a difendere la mia disgrafia, dicendo che la struttura del post e la scrittura da smartphone (ovviamente cinese anche quello!!!!) non facilitano scrittura e revisione del testo.

    Comunque, sono italiano e lavoro per una azienda di proprietà italiana, con business soprattutto in Italia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. C'è una cosa che non capisco.
      Partiamo da quella che chiamo ipotesi, anche se peenso che sia una verità: "in una unione monetaria il saggio di crescita dei salari non lo detta la produttività (cha cha cha), ma la crescita dei salari del Paese più forte: se lui taglia, gli altri devono tagliare, prima o dopo una crisi di debito estero (di solito dopo). "

      Se l'ipotesi è vera, allora LVI aveva le mani legate (o no?). -domanda assolutamente non retorica e non provocatoria.

      Inoltre, se l'ipotesi è vera, allora come spieghiamo l'andamento della Spagna nel grafico salari medi unitario in termini reali? (Il terz'ultimo grafico) Perché sembra che la Spagna cresca?
      Non contraddice l'ipotesi?

      Elimina
    2. Un sistema economico non è un sistema fisico, per certi versi è più complesso perché dipende dall’interazione di vari livelli di entità animati da una volontà propria, e quindi non ha particolare senso, non aiuta molto, interpretarlo in senso meccanicistico. Esiste un breve e un lungo periodo. Chi si possano sganciare le remunerazioni dalla produttività è un dato di fatto e che la Germania lo abbia fatto al ribasso per un periodo di tempo piuttosto consistente (almeno sei anni) lo diceva senza grandi fronzoli Roland Berger nell’articolo citato. Si possono anche spingere le remunerazioni reali sopra la crescita della produttività, e questo è esattamente quello che ha fatto la Spagna al tempo di Zapatero, letteralmente lo Scarparo. Nessuna delle due cose può essere fatta per sempre, però. Nel lungo periodo la strategia tedesca porta al fallimento dei clienti, la strategia spagnola invece in un periodo più breve porta a una crisi debitoria. Fatto sta che un’unione monetaria non è fatta di paesi tutti uguali, ed è quindi piuttosto evidente che le politiche salariali del paese più grande, determinando in qualche modo lo standard di competitività, obbligano gli altri ad adeguarsi, o a non adeguarsi come la Spagna rischiando il fallimento. La vera anomalia di quel grafico in qualche modo è la Francia, ed è su quella che mi sarei aspettato una domanda, ma se non me la fate la risposta non ve la do, perché ad alcuni spero sia inutile e agli altri preferisco stimolare la curiosità.

      Elimina
    3. Quello che ha fatto il
      lvi de Paris, in linea con quello che ha annunciato Barnier (si veda la risposta al commento sotto) per restare al passo alamanno e cercar di porre rimedio (#dar) alla catastrofica situazione, qualche risultato lo ha ottenuto...

      Elimina
  2. Ma in definitiva quale dei tre scenari possibili che aveva prospettato quest'estate in una diretta inerente la situazione francese ha più probabilità di verificarsi?
    Il salario reale stà decrescendo da 5 anni, é possibile continuare con questo trend con il modello rana bollita e, magari con un percorso più lungo, rientrare del deficit di current account oppure è necessario una svalutazione salariale importante con gli effetti esplosivi che prospettava?
    Se dovesse dare un indicazione temporale quando realisticamente potremmo capire se le regole fiscali EU saranno cambiate o non saranno cambiate poiché la Francia perseguirà senza remore la svalutazione necessaria?
    Buona serata

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non ricordo esattamente quali fossero i tre scenari: questo è il difetto delle dirette rispetto al blog, ovvero che è più difficile reperire i contenuti precedenti. Immagino che fossero i seguenti: primo, applicazione dell’austerità con conseguente rivolta sociale; secondo, prosecuzione sulla strada dell’accumulazione di debito estero, ignorando l’austerità; terzo, sinceramente non me lo ricordo, ma immagino che potesse essere una combinazione convessa di questi due. Le posizioni espresse da Barnier Durante l’approvazione della legge di bilancio francese lasciano supporre che si segua la prima strada, quella seguita da noi al tempo di Monti. Questo risponde alla prima parte della domanda: evidentemente c’è una percezione più o meno consapevole che l’aggiustamento del salario reale in corso in Francia non sia sufficiente (questo è anche dovuto al solito discorso: l’identificazione del debito con il debito pubblico, Che serve a vendere agli elettori politiche di deflazione salariale come politiche di risanamento pubblico, essendo ovvio che il secondo obiettivo suona molto più nobile e in qualche modo scontato del primo). Per quel che riguarda la datazione di un eventuale “cambio di rotta“, sottolineo che i processi politici non sono mai così nitidi. Sicuramente un segnale importante emergerà nel corso dell’anno con la reazione dell’elettorato francese alle politiche proposte dal governo, e a fine anno con l’atteggiamento che la nuova commissione terrà rispetto alla nostra legge di bilancio, che a differenza di molte altre precedenti sarà scritta in quella che ora possiamo prevedere sarà una posizione di relativa forza.

      Elimina
    2. Il terzo scenario era la fine dell'Unione monetaria, data poi come scenario probabile al termine di una guerra. Effettivamente molti scoppi di unione monetarie sono successivamente ad una guerra.
      Speriamo che i governi nazionalisti (punto di caduta) gestiscano i riequilibri di potere senza ricorrere alle armi. Vana speranza.
      Causa causae est causa causati, in ultima analisi sempre a causa del grande Capitale e dei suoi, consci o inconsci, lacchè.

      Elimina
    3. Sì, grazie, adesso ricordo. Il mio ragionamento era molto astratto. Astrattamente una unione monetaria imposta su un’area valutaria non ottimale non può durare. Storicamente le unioni monetarie terminano con una guerra. In base a una specie di sillogismo questo portava a considerare come plausibile uno scenario che fino a pochi mesi fa nessuno avrebbe considerato tale, ma che qui invece è sempre stato abbastanza centrale nella nostra riflessione: quello di una guerra guerreggiata sul territorio europeo. Ora, sinceramente non sono in condizioni di escluderlo io proprio nel momento in cui cominciano a considerarlo gli altri! D’altra parte preferirei soffermarmi sugli scenari che astrattamente mi offrono la possibilità di assistere di persona al loro sviluppo. 😉 diciamo che questo terzo scenario resta sempre sullo sfondo, ma che da economista in qualche modo penso di avere più da dire sugli altri due.

      Elimina
    4. Diciamo che je l'abbiamo un po' tirata a Barnier, cambia il macellaio ma sempre al macello le vacche devono andare.
      È l'ora del macellaio con il camice rosso? O in salsa banlieue è meglio in qualche tonalità di verde/nero?
      Alla fine l'emoglobina sempre rossa è, meglio il camice rosso che è già rodato...

      Elimina
  3. Buonasera Onorevole Bagnai, la ringrazio innanzitutto (oltre che per il post molto interessante) per averci riproposto l'intervista di Berger del 2011 con questo nuovo link. Sa, per ragioni d'età mi sono affacciato al dibattito un po' in ritardo, intorno al 2016, e spulciando i vecchi post (tra cui quello sui salari alamanni) mi ero imbattuto in questa intervista ma il link rinviava a un archivio del CorSera fruibile solo a pagamento (no grazie).
    In secondo luogo, vorrei cortesemente chiederle se i dati tratti dall'OCSE (serie compensation of employees e total employees) si possono trovare online, sul sito dell'OCSE, oppure no perché ho provato a cercarli ma senza risultato. Non so se ha un link che rimanda a essi o se oppure si tratta di dati tratti da database professionali e quindi non disponibili al pubblico. Avendo fatto un percorso di studi in economia e avendo una passione per la macroeconomia, spesso mi diletto a scaricare dati e fare grafici, prendendo anche spunto da quelli che ci propone lei qui sul blog.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. I dati si trovano al link fornito nel post, ma l’interfaccia non è completamente intuitiva. Anch’io ci ho messo un po’ a capire come funziona e magari più tardi vi faccio un breve post didattico per farvi capire come si arriva a quei dati. Con un po’ di aiuto non è assolutamente difficile.

      Elimina
  4. E' strano come un green pass visto dall'altro lato assomigli molto a un mezzo di svalutazione competitiva interna.
    Grazie a Draghi, che ha agito da "scudo" per certe decisioni, essendo LVI il Migliore, hanno potuto usare il manganello della sospensione da lavoro riuscendo a riportare i salari medi unitari in termini reali a livelli inferiori rispetto a quelli della Germania.

    Questa almeno è l'idea che mi son fatto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. No, non penso che sia proprio così: Draghi ha dovuto gestire la “sorpresa“ inflazionistica (ripeto stucchevolmente che per noi non era una sorpresa) e lo ha fatto in modo conforme alla sua esperienza professionale e visione del mondo: nella sua visione del mondo una sorpresa inflazionistica è anche un’opportunità, perché fa il lavoro sporco di tagliare il salario reale accrescendo la competitività del paese, mentre nella sua esperienza professionale, o meglio nell’apparato teorico ideologico che ad essa sottende, i meccanismi di adeguamento della retribuzione alimentano il processo inflazionistico. Il Green pass è stata una porcata ma non credo che abbia influenzato l’equilibrio del mercato del lavoro.

      Elimina
  5. La crescita dei salari medi unitari in termini reali della Francia, rispetto a Germania, Italia e Spagna, si realizza a partire dalla seconda metà degli anni 90 e prosegue fino al 2017-2018, per poi flettere.
    Credo che abbia qualcosa a che vedere con la crescita del debito estero francese, se non sbaglio. Immagino che l'aumento dei salari e del potere d'acquisto dei lavoratori francesi in quegli anni abbia spinto le importazioni di prodotti dall'estero e depresso le esportazioni nazionali, a causa del maggior costo dei prodotti francesi. Mi sbaglio?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non so che dirti, se non che preferisco non affrontare l’argomento, visto che l’ultima volta che ho cercato di far capire che la Francia non era il bengodi sono stato travolto a casa mia da un’orda di troll, come forse ricorderai! Lasciamo che la storia faccia il suo corso e, come sempre, usiamo penna e taccuino per ricordarci di chi ci ha fornito versioni distorte della realtà, al solo scopo di cambiare fornitore.

      Comunque l’anomalia che nessuno vede, cioè il fatto che la Francia sia andata esente a lungo dalla necessità di una svalutazione interna (cioè di un taglio di salari), dipende dal fatto che la Francia ha sostenuto la domanda interna con una rilevante spesa pubblica, che ha scongiurato la necessità di inseguire i mercati esteri a botte di taglio dei salari, ma determinato il fenomeno dei deficit gemelli. Certo che ora i nodi vengono al pettine: il debito estero in qualche modo va gestito, l’unico modo per gestirlo e stangare i lavoratori, il pretesto per stangare i lavoratori è l’ingente debito pubblico. Vi ricorda qualcosa?

      Elimina
  6. Restano due anni e mezzo a questo governo per dimostrare che vuole cambiare rispetto al passato PD. Vedremo. (Non trasto)

    RispondiElimina
  7. Egregio Onorevole,
    mi permetto di aggiungere qualche dato, relativo alla bilancia commerciale.

    Ai seguenti tre links:
    https://tradingeconomics.com/italy/imports/germany
    https://tradingeconomics.com/france/imports/germany
    https://tradingeconomics.com/spain/imports/germany

    si può vedere che le importazioni di Italia, Francia e Spagna dalla Germania sono raddoppiate, in valore, dal 2000 al 2008, per poi stabilizzarsi.
    Questo è stato l'effetto della svalutazione salariale tedesca dei primi anni 2000.

    Un saluto,
    Fabio

    RispondiElimina
  8. Ma la risalita dei salari reali tedeschi post 2008 fu consentita dal cambio dei mercati di sbocco (USA e Cina) e alla svalutazione dell'euro?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dobbiamo ricordarci che dopo la crisi la Germania poté beneficiare di due frutti della sua azione parassitaria in seno all’Eurozona: i tassi negativi sul suo debito, percepito come sicuro (e acquistato dalla BCE nonostante che non ve ne fosse particolare bisogno), e poco dopo il gas a buon mercato, frutto del tradizionale Drang nach Osten (pace separata con Putin in barba agli americani, che poi si sono vendicati). Quindi dopo il 2010 hanno potuto restituire qualcosa, un po’ come noi siamo in grado di farlo ora (e senza aver giocato sporco).

      Elimina
    2. Lo dico non in sostituzione, ma in aggiunta ai due elementi che ricordi tu, sia chiaro!

      Elimina
  9. Come si può tradurre al meglio la frase "FATE PRESTO" in francese?

    P. S. "Se la Francia si trovasse costretta a uscire dall’euro, l'Italia cosa farebbe?" (semicit)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E come scrissero in un commento del blog qualche anno fa: "Egalitè Fraternitè Austeritè!"

      Ma una eventualmente guerra in territorio europeo potrebbe anche essere una guerra civile in Francia?

      Elimina
    2. Non so quanto civile, perché da una parte ci sarebbero gli islamici delle banlieues.

      Elimina
    3. Potremmo essere di fronte ad un trilemma:
      "Non si può avere austerità, presenza oltre una certa soglia di cittadini di origine straniera, e una massa non trascurabile di persone che praticano una religione diversa da quella auroctona, senza arrivare ad un conflitto interno di tipo sociale, culturale e religioso che sfoci in vera e propria guerra nazionale."

      La controprova potrebbe essere quello che è accaduto in Italia con Monti, dove alla fine il massacro sociale è "filato liscio" (anche grazie ad alcuni complici ovviamente).

      Elimina
    4. Il bordello messo su da Unicredit mi ha impedito di passare un po’ di tempo con voi, cosa della quale mi scuso (credo sia l’esternalità negativa più rilevante di queste mosse spregiudicate). A futura memoria, e a complemento del tuo intervento, ricordo che ieri, con un accurato Intervento sul cesso nero il Primo Ministro francese ha annunciato l’austerità dicendo che non c’è alternativa. Questo, se le nostre analisi sono corrette, significa che il rapporto debito Pil francese accelererà, e naturalmente, come effetto collaterale, se le tue analisi sono corrette significa che purtroppo Per qualche anno Parigi non sarà più una meta turistica particolarmente attraente.

      Elimina
    5. Di solito le tue analisi si rivelano corrette, la mia spero si riveli sbagliata.

      Elimina
  10. Pardon, lo so forse che sì, forse che no amo i "fuori tema", ma mi è appena capitato sott'occhio quest'articolo Germania in debole fase economia, ma tagli tassi dovrebbero essere graduali - Nagel, il cui commento potrebbe esser titolato: Analisi di un'arrampicata sugli specchi. Considerando che l'articolo non è tutto un virgolettato, non saprei chi, tra Nagel o l'autore del medesimo, sia stato più temerario nell'arrampicata. Cerco di chiarirmi. Leggo infatti:
    1) «l'industria sovradimensionata è in recessione». E la prima domanda - all'autore - sorge spontanea: "sovradimensionata" rispetto a quale domanda? Nazionale od estera? Passo alla riga sg. per scoprirlo.
    2) «i consumatori si stanno dimostrando troppo cauti, accumulando risparmi invece di spendere le riserve di liquidità». Ed ancora il dubbio permane...Continuo a leggere.
    3) «"La Germania è bloccata in un periodo di debolezza economica che dura ormai da due anni e mezzo", ha detto Nagel.»
    [...]
    4) «La crescita dei salari potrebbe rivelarsi ancora troppo rapida». Suppongo si riferiscano a quelli tedeschi: un po' di dumping salariale interno graduale...
    5) «l'inflazione di fondo è ancora elevata e le politiche commerciali della nuova amministrazione statunitense potrebbero rivelarsi inflazionistiche»
    Vengo alla mia personale conclusione: a) la DE, secondo l'intenzione di Nagel, dovrà continuare a cercar di comprimere i salari interni; b) I consumatori di cui si parla all'inizio sono essenzialmente esteri ed i risparmi -temo- siano sempre esteri, targati EU; c) Il fatto che le politiche commerciali USA saranno improntate ad una drastico ridimensionamento del deficit estero USA e, di conseguenza, del surplus della DE, causa qualche giramento di testa a Francoforte.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Leggendoti mi era preso un mezzo colpo, perché pensavo che l’intervento fosse dell’AD di Mediobanca. Poi ho verificato che invece è del pupazzo di Francoforte. Meno male! Non so se a Mediobanca sappiano ancora fare analisi macroeconomiche, ma almeno non abbiamo la prova che non le sappiano più fare! Quanto al resto, è semplicemente la conferma del fatto che i banchieri centrali indipendenti sono solo dei politici la cui qualità intellettuale è un pochino più scadente, semplicemente perché non è periodicamente soggetta al “tagliando” elettorale. Per giudicare dei tecnici simili ormai non è più necessario essere un tecnico: basta applicare un po’ di buon senso come fai tu.

      Elimina
  11. refusi : 3° rigo dopo figura del discorso di LVI manca un "sulla",
    6° rigo dopo figura " a World of currency" manca una d :"ad escludere" (ma va bene anche come e' scritto ),
    tabella successiva sulla evoluzione dei salari al 4° rigo in giù dopo la parola Fmi si apre una parentesi che non viene chiusa,
    alla terza tabella successiva ( quella in "euro a prezzi 2000) settimo rigo successivo : diverse in luogo di diversa

    RispondiElimina
  12. "La successione temporale è stata perfetta, così azzeccata da portarmi a escludere, dopo anni di esperienza in politica attiva, che dietro ci sia stato un qualche pensiero strategico"... a mio parere solo questo vale un Nobel per la letteratura o un Pulitzer per....ehm....per.... : - )

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per la pazienza? Perché sono parecchi anni che cerco di sottrarvi alle prospettive allucinatamente iper-razionaliste dei vari Musso e congeneri, quelli secondo cui nulla accade per caso. La verità è che rispetto a tante vicende umane dietro le quali si tende a vedere un lucido disegno strategico, forse bisognerebbe adottare un atteggiamento più razionale. vi faccio riflettere solo su una cosa: se disegni complessi e articolati che comportano l’intervento di parecchi attori si basassero su una strategia preventiva e condivisa, sarebbe estremamente difficile che questa strategia non venisse in qualche modo diffusa da uno dei tanti anelli di questa catena. Non mi ricordo simili episodi, a parte quello, un po’ caricaturale, di Mario Monti che, se non ho capito male, in un suo recente libro ha sostenuto che la Banca d’Italia avesse il cosiddetto “piano B“ per l’uscita dall’euro. Io, sinceramente, conoscendoli un po’ non lo credo, e se ci fosse stato, siccome svalvolati ce ne sono un po’ ovunque, sicuramente sarebbe saltato fuori. Qui abbiamo qualcosa di diverso. All’interno delle élite tedesche era perfettamente chiaro che comprimere i salari reali dopo l’ingresso nell’Unione monetaria conferiva un vantaggio competitivo. Questo lo dicono loro! Che però ci fosse un piano suddiviso in punti con compiti assegnati a singoli specifici attori sinceramente risulta un po’ difficile crederlo.

      Elimina
    2. ***questa strategia non venisse in qualche modo diffusa da uno dei tanti anelli di questa catena***

      Questo se fosse una "congiura di subordinati".
      Ma se "la congiura" viene "da l' alto" al momento de l' azione gli "anelli" eseguono senza porsi tante domande semplicemente perché subordinati che non conoscono "il piano".
      Successivamente poi è molto facile "silenziare" gli anelli eventualmente "parlanti" anche quando non gli succedono " strani incidenti".
      Basta che nessuno di quelli " a ciò deputati" indaghi , o quando la cosa diventa inevitabile ci sia una miriade di "indagini" e "voci" contraddittorie opportunamente messe alla berlina da una folla di "esperti" prezzolati . E alla fine la "narrazione" ufficiale diverrà, seppur stancamente,"la verità storica".

      Elimina
    3. Esattamente il tipo di commento che mi aspettavo da te! Con immutata stima.

      Elimina
  13. A vedere comunque sembra che la Germania in termini di abbassamento dei salari ha ancora qualche carta da giocare....

    RispondiElimina
  14. Ma non mi dire, quasi peggio della Grecia (si può ancora dire Grecia o è bandita?):
    "The growing sense of crisis over France’s budget is driving the country toward a moment of humiliation in financial markets: It seems only a matter of time before investors declare France a worse credit risk than Greece.

    The interest rate on France’s benchmark 10-year government bond came close to rising above its Greek counterpart on Wednesday, as investors priced in the risk that parties at both ends of the political spectrum will bring down Prime Minister Michel Barnier’s government over his planned budget for next year.

    By 1 p.m. in Paris, the yield on the French bond was at 3.03 percent, while that on its Greek counterpart was a mere one-hundredth of a point higher at 3.04 percent."

    Qui

    RispondiElimina

Tutti i commenti sono soggetti a moderazione.