Dunque: cominciamo dai dati, che stanno al PD come l'aglio sta ai vampiri (ricordo sempre che invece Aristotele sta ai piddini come un crocefisso ai vampiri). Li trovate qui. Chiarisco subito che sto utilizzando, in questo post (o parte di post, dipende da quante rotture di scatole soggiungeranno) il database COFOG (Classification Of the Functions Of Government) dell'Eurostat perché mi interessa fare qualche confronto internazionale. Il semicolto piddino è per sua intima indole "indernescional", rappresentando la malattia senile di quel cosmopolitismo borghese che, come è noto agli intellettuali di sinistra, si è storicamente posto in contraddizione con l'internazionalismo proletario (esempio pratico: l'internazionalismo proletario è sempre stato contro l'importazione di manodopera o di crumiri a basso costo, il cosmopolitismo borghese è sempre stato animato da un afflato filantropico rousseauiano di accoglionanza verso il "bon sauvage"...). Facciamogli quindi vedere qualche confronto internazionale. Ovviamente la necessità di armonizzare i dati determina una non adeguata tempestività delle informazioni, quindi quello che guadagniamo in appeal "indernescional" lo perdiamo in aderenza all'attualità: COFOG a oggi si ferma al 2022, cioè a quello fatto da LVI, il migliore (the best one). A questo rimedieremo coi dati del ministero, che sono parzialmente diversi (quindi non confrontabili internazionalmente) ma più tempestivi (con le previsioni della legge di bilancio arrivano al 2025). Non so se questo update riesco a darvelo oggi, ma ci provo.
Qui avete il confronto fra i livello assoluti della spesa nominale:
Il dato che emerge è la divergenza fra Italia e Germania (la Francia mantiene la barra) nel periodo successivo alla crisi dei subprime. La spiegazione non è difficile: da noi arrivarono le politiche di austerità, da loro un aiuto insperato e di cui non avevano necessità: le politiche di quantitative easing (acquisto di titoli pubblici) da parte della Bce seguivano la cosiddetta capital key, erano cioè proporzionali alle dimensioni dei Paesi, non dei rispettivi problemi, e quindi la Germania poteva finanziare la spesa pubblica a tassi sostanzialmente negativi mentre noi passavamo il calvario che ricorderete.
Questo "fatto stilizzato" è utile tenerlo presente, in particolare per ricordare chi ha tagliato cosa, ma è chiaro che il confronto fra valori assoluti della spesa lascia il tempo che trova, dato che si riferisce a Paesi di dimensioni molto diverse.
Può essere interessante però mettere in evidenza la dinamica dei volumi di spesa, ponendo il 1995 uguale a 100:
Ovviamente questo, che è un indice, va letto come un indice, nel senso che ci informa sulla dinamica del fenomeno. Dal 1995 alla crisi dei subprime in Italia la spesa è cresciuta più che nella media dell'Eurozona, in qualche modo, nonostante gli sforzi per entrare nella moneta unica. Il divario si stava colmando. Poi tutto si è fermato (sindacati e medici muti).
Può però essere più utile una normalizzazione, e ve ne propongo due, cominciando dalla più ovvia, quella rispetto al Pil (che è fornita direttamente da COFOG):
Naturalmente i dati sono sempre quelli e quindi raccontano, in un modo o nell'altro, la stessa storia, con ulteriori sfumature che vanno sottolineate. Intanto, la percentuale di spesa sanitaria pubblica rispetto al Pil è andata aumentando un po' ovunque, come risultato, immagino, dell'invecchiamento della popolazione e del progresso tecnologico, che ci ha fornito strumenti diagnostici più efficaci ma anche più costosi. Poi, è evidente che l'Italia nel 1995 partiva molto svantaggiata in termini comparativi, ma la dinamica sostenuta della sua spesa le consentiva di recuperare posizioni, superando nel 2005 il dato tedesco e tenendosi incollata fino al 2012 alla media dell'Eurozona. Dopo, com'è ovvio per voi, la situazione si deteriora rapidamente, con un'inversione di tendenza verso la fine, dovuta al COVID, e una brusca discesa (dovuta a un'espansione del Pil nominale più vigorosa che in altri Paesi). Anche qui, quando e chi ha causato il problema mi pare sia evidente.
Vi propongo anche un'altra normalizzazione, che non so perché non viene mai discussa in pubblico: quella rispetto al numero di abitanti. Perché in effetti non è il Pil ad ammalarsi, come dice l'amico Quirino Biscaro: sono le persone, quindi magari è utile vedere quanti soldi mette lo Stato a testa, no? Lo vedete qui:
Nota bene: COFOG questa statistica non la fornisce, quindi i dati sulla popolazione li ho presi dal World Economic Outlook del Fmi. Che cosa vediamo in questo grafico? Che, come prima, a metà degli anni '90 l'Italia partiva svantaggiata in termini di spesa nominale pro-capite (indicatore che comunque va anch'esso preso con le pinze, visto che i prezzi in Italia, Francia e Germania non sono gli stessi: ma dati a parità internazionale di potere d'acquisto non ne abbiamo). Dopo di che, in virtù della dinamica che vi ho evidenziato, l'Italia recupera e si allinea alla Germania, il Paradiso terrestre dei piddini (e in effetti, se non suonasse come una deportazione - che è contraria ai miei principi etici - li manderei tutti a stare lì...). Dopo di che arriva la crisi subprime ecc.
A scanso di equivoci come quelli sollevati dal comico "Il Comico", mi sembra sufficientemente ovvio che in tutta questa roba il Governo Meloni non c'entra né sotto il profilo ideologico (adesso sono un parlamentare di maggioranza, ma che il PD stesse macellando il Paese era fattuale e lo avevo preannunciato quando ero un intellettuale di estrema sinistra) né sotto il profilo cronologico (il Governo Meloni arriva alla fine del 2022, cioè in corrispondenza dell'ultimo dato rappresentato in questo grafico). Questi grafici quindi descrivono la situazione prima dell'arrivo dell'attuale Governo: una situazione molto eloquente e che dovrebbe indurre alla prudenza, se non al silenzio, chi si accorge solo oggi, per motivi evidentemente tattici, che nella sanità qualcosa non torna. Cosa non torni e da quando (e quindi per responsabilità di chi) è sufficientemente ovvio dalla lettura dei grafici.
Per vedere invece come stanno andando le cose ora, dobbiamo rinunciare ai confronti internazionali e tornare sui dati italiani, approfondendo l'analisi già svolta qui.
Ma questo lo facciamo in un'altra occasione: per oggi abbiamo abbastanza materia!
(...ho scritto di corsa e senza occhiali: se ci sono refusi, mettete nei commenti e poi li tolgo. Rileggere fa bene all'ortografia ma fa male alla salute, e devo mediare fra queste due esigenze...)
Non vedo sorprese nei dati. Tutto molto intuitivo.
RispondiEliminaGrazie per questi ulteriori dati sulla spesa sanitaria.
RispondiEliminaSoprattutto i grafici della spesa sanitaria nominale pro capite e della spesa sanitaria in rapporto al PIL fanno giustizia in modo definitivo di tutte le menzogne diffuse in queste settimane dai piddini e dagli organi informativi a essi legati.
Chi come me ha vissuto per anni sulla propria pelle e sulla pelle dei pazienti trattati gli effetti dirompenti di quelle sciagurate scelte, trova qui conferma delle amarezze e della frustrazione che in quegli anni non avevano trovato ascolto né presso il sindacato, né presso gli organi di informazione, sordi alle denunce e agli allarmi diffusi da numerosi operatori coraggiosi.
Per tutti i colleghi che si sono spesi per anni con generosità per cercare di tamponare le frequenti difficoltà strutturali e le carenze degli organici e dei finanziamenti, con migliaia di ore di lavoro straordinario non retribuito, ogni giorno, di notte, in emergenza-urgenza, feriali e festivi, risulta davvero insopportabile l'ipocrisia di politici di sinistra e giornalisti che solo oggi si stracciano le vesti, denunciando lo stato disastroso del servizio sanitario pubblico.
Il paradosso degli assassini che, di fronte al cadavere ancora caldo della loro vittima, gridano incitando alla caccia al colpevole!
Uno spettacolo francamente indecente.
Lo so che nel ring dell'infuocato scontro politico, giudiziario e mediatico non è attualmente semplice ripristinare la corretta rappresentazione dei dati sanitari italiani, oggetto di deformanti narrazioni sui media, ma a lei va il ringraziamento per questa importante opera di verità da parte dei molti medici che hanno difeso negli anni recenti la dignità della professione e la sanità pubblica.
Bisogna essere ciechi per non vedere una relazione tra l'austerità post 2011 e la crisi di molti servizi pubblici (per esempio i servizi di trasporto pubblico locale). Si è poi in malafede se non si ricorda chi era al governo in quel periodo. È però altrettanto significativo vedere cosa sia accaduto negli anni del Governo Meloni e vedere se, come spesa rispetto al PIL o pro capite, le cose siano cambiate, ma anche come cambieranno nei prossimi tre anni. Se, per esempio, dovesse emergere che il livello di spesa non è in recupero, dovremmo concludere che i vincoli sono più forti delle maggioranze politiche. Ma, per ora, aspetto i dati promessi in un prossimo post.
RispondiEliminabeh, sorprese o non sorprese nei dati, resto convinto che, insieme alla “fabbrica del falso”, pure il silenzio sia acerrimo nemico del vero e dei lavoratori. peraltro, un grafico siffatto sulla spesa sanitaria nominale pro-capite ita/fra/ger, lo si può trovare solo su Goofynomics.
RispondiEliminaonde per cui, grazie infinite come sempre al prof.
aggiungo, per marginale completezza, che non solo come ricorda il prof “non è il Pil ad ammalarsi, sono le persone”, ma che la composizione del campione “le persone” in Italia, Francia e Germania è diverso.
dunque, se è vero, com’è vero, che s’ammalano (e quindi abbisognano di assistenza sanitaria) “le persone” più anziane rispetto “le persone” più giovani (dato di fatto biologico), il “peso relativo” dell’impressionante gap tra la spesa sanitaria nominale pro-capite italiana e quelle franco-tedesche è ancora più grave.
Eurostat ci dice infatti che l’Italia ha l’età media più elevata, 48,4 anni (vs 41,3 della Francia e 46,1 della Germania), la percentuale di popolazione ultrasessantacinquenne più alta, circa il 24% (vs 20% della Francia e 22% delle Garmania) e che negli ultimi 10 anni l’età media in Italia è aumentata di circa 4 anni (vs nessun aumento in Germania e di 1,8 anni in Francia).
tutte cose “non sorprendenti”, ma che è bene rimarcare.