venerdì 2 giugno 2017

Simmetrie (la sonata a Kreutzer)

(...è il seguito di questo, fino a quando si arriverà al seguito che non potrò scrivere io...)

Ieri sono morti mio zio, e la zia di Rockapasso.

Il cerchio si stringe, e ogni fine diventa più dolorosa, perché ti coglie in un periodo nel quale cominci a intravvedere l'orlo dell'esistenza (sì, pare che la vita, a differenza della Terra, non sia tonda, ma piatta... arrivi al bordo, e poi...), e perché ti sottrae persone con le quali hai condiviso un pezzo di strada più lungo.

Fra 10 minuti devo accordare, voglio condividere con voi tre ricordi.

Una volta chiesi a "er Carota" (si era operato a una carotide) come avesse messo su la sua azienda. Risposta: "Coi debiti".

Erano gli anni '60, l'economia cresceva, le banche prestavano, chi aveva un'idea la poteva realizzare, e ripagare il capitale che gli era stato prestato. Insomma: le banche facevano credito, non c'erano le fainanscial fricscion che ci sono adesso (vedi post precedente). Parte di questa involuzione è merito dell'egemonia culturale di pochi venduti e infiniti cretini, quelli che non riescono a capire che un debito è un credito, e viceversa un credito è un debito. Insomma: il messaggio principale di questo blog. Per capirlo non bisogna essere dei geni. Basta aver fatto qualcosa nella vita. Mizzìo l'aveva fatta. Il libbberista medio, a parte parlar male dello stato da università o giornali foraggiati dallo stato, altro non ha fatto né sa fare. Il problema non è (solo) psichiatrico: è (soprattutto) antropologico.

Lo ricordo poi a capotavola, di fronte a me, con mia madre che voleva servirlo, e lui che declinava, dovendo controllare il peso. A quell'età avevo la fame di un leopardo e il metabolismo di un colibrì: il suo sacrificio mi appariva insensato. Nelle grandi come nelle piccole cose l'esperienza è la madre di ogni scienza e l'unico maestro è l'unico medico, il Tempo.

Lo ricordo poi nel suo rapporto appassionato e fisiologicamente dialettico con mia zia, che sarebbe la madre di micuggino. Una sera, per troncare una discussione, lui, che era uomo di cultura musicale (e non solo) vastissima, si alzò da tavola, e mise su la sonata a Kreutzer, che, nel caso ci fosse un europeista in ascolto, è questa:


...e così io, che all'epoca avevo un rapporto appassionato e patologicamente tormentato, capii che si arriva a un'età in cui di avere ragione in una discussione, soprattutto con una persona che ami, te ne strabatti, per il semplice motivo che non è una cosa importante. L'essenziale è altrove.

Una lezione, questa, che credo di non aver ancora imparato a fondo, ma che sto cercando di applicare almeno ai dibattiti con le persone che non amo.

59 commenti:

  1. Sentite condoglianze ed un abbraccio sincero. Lei è un essere umano davvero speciale e così sono stati, e saranno, le persone che ha amato e che ama. Senza discussione.

    RispondiElimina
  2. I tassi erano molto piu alti ma non c'erano tutte le"sofferenze" di oggi. Non tutti andavano in banca ma avevano la possibilità di mettere da parte i soldi per poi affrontare la spesa..oggi lavorando ti devi indebitare solo per vivere...

    RispondiElimina
  3. ...mi assale un dubbio: in un mondo in cui non si può dire "vecchio", morto si può dire?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sempre meno, sostituito da molti e vari eufemismi tipo "è venuto a mancare", "ci ha lasciato", "è scomparso"... espressioni che, quando non ti toccano personalmente, ti fanno venire in mente domande come "non è che l'hai scambiato per sbaglio?", "ma torna?" o "dove l'avete visto l'ultima volta?".

      Le mie più sentite condoglianze ad entrambi.

      Elimina
    2. Sentite condoglianze Alberto.
      Si potrebbe dire "uomo che ha ultimato le riforme"
      Abbraccio
      Fra

      Elimina
    3. Credo di no, come non c'è debito senza credito non c'è morte senza vita e siccome la vita sta cedendo il posto alla sopravvivenza, almeno per me comune mortale, la mia morte, spero lontana, sarà dipartita o ancora peggio "ci ha lasciato" come se uno scegliesse liberamente di andare e d'altronde non è forse lì che arriveremo? A decidere di andare....

      Elimina
    4. forse un giorno dovremo dire "diversamente vivo".
      Condoglianze.

      Elimina
    5. No! La morte (corporale) è IL tabù. Anzi IL tabù matrioska...

      Elimina
    6. Sui media si usa sempre più spesso "scomparso". Che poi a me viene subito il dubbio: "dove?", "non lo trovano?", "ma un morto lo vedo benissimo, perché scomparso?".
      Avendo numerosi zii (si, una volta le famiglie erano numerose) in un anno me ne sono morti tre.

      Condoglianze.

      Elimina
  4. Ricordo che, a proposito del post sopra linkato, mi venne la tentazione di scrivere una considerazione scherzosa di cui non rammento più l'occasione particolare, ma la censurai ritenendola inopportuna. Quando glielo comunicai, lei mi rimbrottò per non averla scritta. Embé?... niente, solo per dire che dopo sei anni di goofynomics non ho ricavato solo conoscenze scientifiche, ma anche ricordi di un percorso comunitario

    RispondiElimina
  5. Si deve dire vecchio per dire morto c`e` sempre tempo ..condoglianze prof..

    RispondiElimina
  6. E questo rimarrà tra i miei post preferiti. Per diverse ragioni.

    RispondiElimina
  7. ...un abbraccio e condoglianze.

    Anche con forti differenze si può riuscire a fare passi avanti se si ha a cuore la vita di comunità e il bene comune con l'obiettivo di preservarli nel rispetto delle persone. Ma qui dovremmo parlare di gratuità, generosità, cura del prossimo e, perchè no, cura del creato...poco di moda in una società dove prevalgono gelosia, egoismo, denaro e potere, anche se dei primi abbiamo bisogno per uscire da questa crisi.
    Crisi che non è solo economica, ma di valori che abbiamo perso per strada.
    La storia, anche economica, si ripete.
    Qualcuno disse che "stupidità è aspettarsi dei risultati diversi facendo le stesse cose"...

    RispondiElimina
  8. Professore, le mie più sentite condoglianze e grazie per aver condiviso questi ricordi. Un abbraccio.

    RispondiElimina
  9. Sentite condoglianze. Nei giorni scorsi ho perso anche io una persona amata.

    Cose brutte, pazzesche, 50 anni... Mi sento morire a pensarci perché ancora è presto. Penso alle mie cugine adolescenti che non hanno più la mamma.

    Tutte le volte che succedono queste cose è come se mi arrivasse uno schiaffo per farmi svegliare, per rimettermi in carreggiata. Ed è come scrive lei: la consapevolezza della fragilità dell'esistenza portano a capire quanto gli affetti siano tutto.

    Ironia della sorte, oggi festa della nostra Patria parto per Berlino, a casa di chi ci vorrebbe isolati, disgregati, lontani dagli affetti e persi inconsapevoli nel fluire del tempo.

    Possa chi ci ha lasciato proteggerci, sempre.

    RispondiElimina
  10. Condoglianze professore. Lei non e' solo un grande economista ma una persona squisita...

    RispondiElimina
  11. Una verità così profonda, di cui non s'intravede il fondo. Come nel pozzo di San Parizio.

    RispondiElimina
  12. Condoglianze, Alberto, e un abbraccio forte. Questa tua umanità, che manca ai "pochi venduti ed infiniti cretini", è alla base di ciò che fai, prima ancora della ricerca della verità scientifica, ed è quello che ti fa amare - in senso cristiano, eh! :-)

    RispondiElimina
  13. Caro Prof, l,unico vero dibbáttito, quello che conta, è con le persone che ami. Perchè non é dibattito, nessuno si dibatte. É essere ascoltati colla certezza di esserlo. (Ascoltáti ovviamiente) un abbraccio etc etc

    RispondiElimina
  14. Ricordo un giorno molto lontano, ma che è rimasto scolpito nella mia memoria come un fermo immagine, in cui io bimba, guardando mia padre dal basso verso l'alto (dovevo proprio essere piccina) nella penombra del corridoio pensai, mentre il terrore mi attraversava la schiena, che anche lui, come tutti e come me, non era immortale come avevo fino ad allora creduto, ma che un giorno sarebbe morto.
    Credo che quel momento sancì la fine del mondo magico dei miei primi anni di vita. Da allora un sottile filo di dolore si è impadronito di me e non se ne è voluto più andare.
    Poi però arriva il momento. Quel momento.
    Non è stato mio padre ad andarsene, ma mia madre, inaspettatamente.
    (Ecco, con lei non so usare il verbo morire...).
    Quel breve terrore infantile è esploso all'improvviso una mattina fredda di dicembre di dieci anni fa. Dieci anni in cui mille volte mi sono chiesta perché con lei ho sempre voluto avere ragione io anziché rispondere come tuo zio con un brano musicale, o una semplice carezza. O un semplice silenzio d'amore.
    Poi siccome la vita, quando non è troppo feroce o spietata, ti lascia una chance, da quel momento ho capito che ogni carezza non data, ogni parola d'amore non detta, ogni gesto d'affetto soffocato per chissà quale orgoglio nei confronti di chi ami o ti ama, non avrebbero più fatto parte del mio bagaglio di rimpianti e nostalgia. Così ora mio padre, quel gigante mortale che mi sormontava nella penombra, ne prende i frutti ed usufruisce dell’esperienza e dei sorrisi che ho imparato a dargli nonostante i mille conflitti adolescenziali che credevo insuperabili.
    Non so perché ti scrivo questo. Forse non ha senso, forse è inopportuno e mi scuso se lo fosse .
    Ma forse è l’unico modo in cui riesco a porgere le mie condoglianze a te e tua moglie.


    RispondiElimina
  15. Prof, la seguo dall'inizio e non mi dilungo in elogi e complimenti scontati e anche superflui, ma quello che ha scritto sopra mi ha prodotto un'emozione profondissima. Grazie e andiamo avanti.

    Tito

    RispondiElimina
  16. Che intensità..

    Sentite condoglianze

    RispondiElimina
  17. Condoglianze prof, a te e a tutti i coinvolti nella perdita.

    RispondiElimina
  18. Le più sentite condoglianze alla Sig.ra Rockapasso ed a Lei Professore, purtroppo anch'io ho perso un genero,giovane, ha lasciato due nipoti e una giovane vedova.

    RispondiElimina
  19. Il cerchio si stringe sempre di più al trascorrere del tempo. Ma l'importante è che questa sensazione non ci colga quando siamo o ci sentiamo soli. Il nostro DNA con tutte le variazioni accumulate e quelle a venire continua a proiettarci in avanti. Condoglianze.

    RispondiElimina
  20. Andiamo avanti anche per chi ci ha lasciato.

    RispondiElimina
  21. Condoglianze a tutta la famiglia.
    Di 24 zii amatissimi ora vive solo mia mamma, 90 anni. Papà è morto a dicembre.
    La cosa buffa è che di 36 cugini primi,di cui alcuni sparsi nel mondo,nessuno porterà avanti i cognomi di mamma e papà.

    RispondiElimina
  22. grazie per la meravigliosa musica che condivide

    RispondiElimina
  23. A entrambi, un abbraccio.

    Anche per il ricordo mai scordato di una risposta di immediata solidarietà il 12 aprile 2012, quando un lutto doveva ancora avvenire e altri erano già stati.

    E un pensiero a quanti, qui, nel 2013, "risposero" al lutto avvenuto, che da anni si preparava.

    Grazie di cuore.

    RispondiElimina
  24. Condoglianze, professore.

    È proprio con il Kreutzer - oltre al complementare di pianoforte - che mi sono fermato al V anno di violino, dedicandomi poi ad altro, probabilmente con gran sollievo del vicinato...

    Perdonate l'OT, ma se non ho avuto un abbaglio - e non lo escludo - pare che per MPS l'intervento dello Stato passi associato al "burden sharing"...
    http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/notizie/2017-06-01/montepaschi-l-operazione-rompighiaccio-entra-tasche-risparmiatori-200215.shtml?uuid=AELSrNXB

    RispondiElimina
  25. Condoglianze a te e a Roberta. La morte mi lascia sempre come stonato. Mi viene da ripensare all'avaro e immarcescibile Potter (di It's a wonderful life), esemplare dei nostri sociopatici della LUE. Forse l'unico modo di esser malvagi è non pensando mai alla propria morte, o pensandoci sempre. In tutti gli altri infiniti casi mi sembra che la morte sia sempre un efficace monito sulla inutilità e sull'insensatezza della malvagità cosciente o incosciente che sia.

    RispondiElimina
  26. Hai fatto di questo luogo qualcosa di grande. La tua straordinaria umanità offre la possibilità di sentirti vicino e potermi considerare con orgoglio tuo amico. Grazie Alberto, le mie condoglianze a te e a Rockapasso.

    RispondiElimina
  27. Vivissime condoglianze,professore.Lei ci arricchisce grandemente non solo con la sua cultura e competenza economica davvero eccezionali,ma anche con la sua generosità,sensibilità ed umanità senz'altro non comuni.

    RispondiElimina
  28. "Anni di giovinezza grandi e pieni!
    Mattini lenti, faticoso ascendere
    Di gioventù che avanza
    Come il carro del sole
    Sulla via del meriggio.
    A colpi di frusta,
    con grida eccitanti,
    noi la sproniamo a passare.
    Ed illusioni, errori,
    non sono allora che stimolo al tempo
    e una maniera d’ingannar l’attesa.
    Giunti che siamo al sommo, vòlti all’ombra,
    gli anni van giù rovinosi in pendìo.
    Né il numerarli ha ormai nessun valore
    in sì veloce moto." V. Cardarelli

    Condoglianze.

    RispondiElimina
  29. Splendida sonata la Kreutzer, sin dal principio, con quell'introduzione dal sapore quasi bachiano...per non parlare del tempo lento, tema con variazioni, di una semplicità celestiale! E naturalmente anche i tempi veloci, formalmente perfetti coerenti e logici, perché il genio di Beethoven ( e dei due illustri viennesi che lo hanno preceduto) è nella forma, una forma che diventa, miracolosamente, sostanza.

    RispondiElimina
  30. Alberto, un abbraccio. Post veramente toccante

    RispondiElimina
  31. Nonostante tutto occorre andare avanti.
    Restano i ricordi e non è poco.

    RispondiElimina
  32. Sentite condoglianze ed una preghiera per le persone care che sono andate.

    Una lacrima per i defunti evapora, un fiore sulla tomba appassisce, una preghiera, invece, arriva fino al cuore dell'Altissimo.
    S. Agostino

    Chiedo perdono per le volte in cui dovevo esserci e non c'ero.

    RispondiElimina
  33. Condoglianze a lei e alla sua famiglia. Mi dispiace. Questo post ci fa risentire le ns stesse sofferenze e mancanze. Quello che conta veramente lo si capisce solo a sprazzi. E ci si sente fortunati paradossamlmente. Un abbraccio.

    RispondiElimina
  34. Le sono vicino, per quanto possa contare.

    Sentite condoglianze

    RispondiElimina
  35. "Non sta a te compiere l'opera, ma non sei libero di sottrartene; se hai studiato molta Torah, altrettanta ricompensa ti verrà data ... Sappi tuttavia che il premio dei giusti è nel mondo futuro" (Rabbi Tarfon, Pirkei Avot).

    RispondiElimina
  36. "...l'essenziale è altrove...". Condoglianze a Lei ed a Rockapasso. E grazie Professore per quello che ci mette a disposizione come economista (che nel mio piccolo sto cercando di mettere a frutto), come musicista (bellissima serata ieri a Todi) e, soprattutto, come Uomo.

    RispondiElimina
  37. Un pensiero speciale Prof Per Lei e per la Roberta,profonda sensibilità.

    RispondiElimina
  38. Condoglianze, Prof.

    ESSI, come li chiama Quarantotto, morendo avranno il Suo parce sepulto - lo testimonia l'umanità di questo post.

    Non so se sarò capace di uguali pensieri.
    Questo dimostra due cose: la mia inadeguatezza e la distanza abissale che divide ESSI dai vostri cari.

    Neanche di morire bene, è capace certa gente. E sì che basterebbe la morte civile e una lunga, serena vecchiaia...

    RispondiElimina
  39. Grazie a tutti quelli che ci sono vicini, col cuore e con le parole. Condivido con voi una poesia che amo, capirete certamente perché

    La Tovaglia
    (Da Canti di Castelvecchio)

    Le dicevano: – Bambina!
    che tu non lasci mai stesa,
    dalla sera alla mattina,
    ma porta dove l’hai presa,
    la tovaglia bianca, appena
    ch’è terminata la cena!
    Bada, che vengono i morti!
    i tristi, i pallidi morti!
    Entrano, ansimano muti.
    Ognuno è tanto mai stanco!
    E si fermano seduti
    la notte intorno a quel bianco.
    Stanno lì sino al domani,
    col capo tra le due mani,
    senza che nulla si senta,
    sotto la lampada spenta. –
    E` già grande la bambina:
    la casa regge, e lavora:
    fa il bucato e la cucina,
    fa tutto al modo d’allora.
    Pensa a tutto, ma non pensa
    a sparecchiare la mensa.
    Lascia che vengano i morti,
    i buoni, i poveri morti.
    Oh! la notte nera nera,
    di vento, d’acqua, di neve,
    lascia ch’entrino da sera,
    col loro anelito lieve;
    che alla mensa torno torno
    riposino fino a giorno,
    cercando fatti lontani
    col capo tra le due mani.
    Dalla sera alla mattina,
    cercando cose lontane,
    stanno fissi, a fronte china,
    su qualche bricia di pane,
    e volendo ricordare,
    bevono lagrime amare.
    Oh! non ricordano i morti,
    i cari, i cari suoi morti!
    – Pane, sì… pane si chiama,
    che noi spezzammo concordi:
    ricordate?… E` tela, a dama:
    ce n’era tanta: ricordi?…
    Queste?… Queste sono due,
    come le vostre e le tue,
    due nostre lagrime amare
    cadute nel ricordare!

    Giovanni Pascoli

    RispondiElimina
  40. Ad essi, la luce perpetua ed a noi la speranza della fede.

    RispondiElimina
  41. Mi trovi particolarmente sensibile...stamattina una compagna delle elementari, la prima ad andarsene....
    Condoglianze. E le parole di Pessoa




    La morte è la curva della strada,
    morire è solo non essere visto.
    Se ascolto, sento i tuoi passi
    esistere come io esisto.
    La terra è fatta di cielo.
    Non ha nido la menzogna.
    Mai nessuno s'è smarrito.
    Tutto è verità e passaggio.

    RispondiElimina
  42. Torno al suo blog di quando in quando, quasi solo per confermarmi nella distanza dei suoi toni da quanto per me è fondamentale.
    E sempre, in questi ritorni, questa conferma ho trovato.
    Oggi no.

    Quindi anche in Alberto Bagnai c'è anche un registro diverso, insieme al noto, all'esibito, ho pensato, leggendo.

    Forse è per questo, per essere smentito, che ogni tanto sono tornato. Ed oggi lo sono.

    Mi fa un grande piacere questa smentita, insieme alla condivisione per il dolore suo e di sua moglie che ogni morte porta con sè, per quanto preparata, accolta, accompagnata.

    La smentita è insieme la conferma di qualcosa di più profondo dell'avversione ai toni che le ho visto usare nelle occasioni in cui ho letto sue prese di posizione: la fiducia che anche rispetto alla distanza più grande si possa fare appello a una umanità comune. Profonda, che ha le sue radici nei meccanismi che ci caratterizzano come specie. Nonostante tutte le evidenze superficiali facciano pensare diversamente. E che le stratificazioni culturali si incaricano a volte di rinforzare invece di smentire.

    Forse non tornerò più, adesso, sul suo blog.
    Non vorrò leggere le affermazioni sprezzanti che forse le usciranno ancora.
    Metterò anch'io una sonata, Die Sonate vom Guten Menschen, quando la tentazione si affaccerà. Un uomo buono. Ognuno di noi lo è, in fondo. Come ognuno di noi è abitato dall'ombra più nera. Si tratta di dare fiducia al primo e controllare l'altro. Il tempo di una vita per cercare di imparare.

    Serberò il ricordo di questo suo post, associato al suo nome.

    Grazie.

    Antonio Bianchi

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Du gleichst dem Geist den du begreifst, nicht mir. Viele liebe Grüße aus Berlin.

      Elimina
  43. Sentite condoglianze a Lei e Rockapasso, mi scuso per il ritardo.
    Un caro abbraccio .
    Stefano da Biella

    RispondiElimina

Tutti i commenti sono soggetti a moderazione.