giovedì 8 gennaio 2015

Importanza sistemica, partiti radicali e democrazia nell'Eurozona

In un precedente post di questo blog ho pubblicato una e-mail di Angelantonio Castelli, un fisico che caso vuole appartenga alla mia piccola classe virtuale (il primo blog di economia in Italia). Egli è stato così gentile da attirare la nostra attenzione sul significato delle parole “importanza sistemica” per il governo tedesco. Evidentemente, e del tutto legittimamente, per il governo tedesco “importanza sistemica” significa “rischio per le banche tedesche”. Il grafico di Angelantonio ha mostrato che l’esposizione delle banche tedesche (e francesi) verso la Grecia è calata rapidamente nel corso degli ultimi due anni (non che sia una grande scoperta, naturalmente, ma è un qualcosa che i media italiani non mostreranno mai al loro pubblico), il che significa che ora la Grecia può uscire, sempre che osi farlo.

Qua fornisco qualche ulteriore grafico, rispondendo alle seguenti domande: che dire dell’Italia? Quali sono i paesi ora di “importanza sistemica” per la Germania? I dati sono noti. Quindi trarrò una semplice conclusione politica, che si rivelerà giusta. Se mai si rivelasse sbagliata, sapete dove trovarmi: qui!...


 
(...e il resto? Il resto su vocidallestero.it, ringraziando Carmen Gallus per l'ospitalità...)

29 commenti:

  1. Alcuni dati che mi perfetto di ricordare, riferiti al presente articolo;
    - FONDO EFSF, cosa resta o restava.
    - Quanto versato dall' ITALIA dal 2010 ai fondi(pag. 3 del PDF allegato). Finora siamo a 60 MLD.
    Queste cose ovviamente sono taciute al pubblico italiano, esattamente come queste parole di Bagnai:

    "...la Spagna era il problema più grande, e questo è il motivo per cui le è stato concesso (e le è concesso tuttora) di infrangere ripetutamente le regole di bilancio europee. Tutti sanno che in una regressione di bilancio è necessario l’indebitamento pubblico per favorire la riduzione dei debiti del settore privato (date un’occhiata al paper di Boltho e Carlin, se potete). In sostanza, il governo tedesco dell’Eurozona è stato così gentile da consentire agli spagnoli di trasformare i prestiti in sofferenza delle banche tedesche (il debito privato delle imprese e delle famiglie spagnole verso la Germania) in debito pubblico spagnolo (suppongo che vi ricordiate che il debito pubblico spagnolo era praticamente a zero prima della crisi, non è vero?).

    E' democrazia questa?

    In memoria di Bernard Maris e degli altri che non casualmente erano lì ieri e sono stati massacrati.
    Non volevo scrivere di questa storia, perchè non volevo fare dietrologia, ma oggi l' appello all' unità dei Francesi di Hollande mi ha definitivamente convinto che la storia mi ricorda qualcosa di analogo accaduto da noi, e siamo alla vigilia di riforme pesantissime, anche lì in Francia.
    La strategia della tensione parte anche lì? Sono stati utilizzati quei terroristi, ben noti e seguiti, per togliere di mezzo dei rompicoglioni e un economista come Maris, per e per prendere due piccioni (i rompicoglioni e dare un segnale affinchè si capisca) con la classica mono-fava.
    L' avvertimento suona come qualcosa di mafioso e ricorda infatti i metodi che venivano utilizzati qui, ad esempio con Giovanni Falcone che indagava su alcuni affarucci sporchi con l' ex URSS, oltre che sulla Cupola. Ancora non sappiamo bene, qui in Italia, perchè Moro fu tolto di mezzo e chi gestva quei terroristi; sappiamo però che dopo arrivò Andreatta, ricordiamocelo!
    La Cupola eurista, d'altronde utilizza gli stessi metodi dell' altra Cupola e sicari di comodo se necessario e se ciò è più utile strategicamente.

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    1. Eccoci: dunque: non sono d'accordo. Questa visione complottista mi sembra abbastanza strampalata. Maris non dava fastidio a nessuno, detto fra noi. Brava persona, ma in Francia il dibattito lo fa Sapir come qui lo faccio io (purtroppo, aggiungo). E a noi finora non ci ha ammazzato nessuno. Più in generale, prima di decidere se dietro quei due scellerati c'è la troika, il Mossad o la Spectre, vogliamo aspettare di vedere se li prendono vivi e se arrivano vivi al processo? Perché se li sdraiano, cosa che a molti farebbe piacere, allora uno può cominciare a chiedersi "cui prodest". Se non li sdraiano, prassi vuole che prima lo si chieda a loro in un'aula di tribunale.

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    2. L'irrazionalità galoppante di questi due giorni (non ho elementi certi, ma voglio dare una spiegazione logica dei fatti) mi disturba. Non in generale, perché è quello che avviene sempre. Ma proprio qui. Dove abbiamo imparato che qualsiasi conclusione non basata su dati è comunque errata per principio. Vi prego, tornate in voi. Il professore avrebbe tutto il diritto di dirmi di farmi i cazzi miei a casa sua, ma questo tradimento del metodo che tanto apprezziamo nelle analisi consuete lo trovo deludente. E, in fondo, anche poco rispettoso dei morti.

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    3. Infatti, Prof.... subito coi complotti!
      Aspettiamo e vediamo come finisce.... se finisce.
      Potrebbe essere che quei tre abbiano agito da soli senza mossad, cia, kgb o qualsivoglia servizio segreto, come potrebbe essere che effettivamente siano stati aiutati dalla polizia segreta di Hollande....
      Può essere tutto.
      Di gente col cervello fuso ne è pieno il mondo., lo sappiamo.
      D'altronde se esistono piddini colti e con due lauree che pure avvallano e giustificano il massacro in Grecia da parte della Troika in nome del Dio euro, non vedo perché non debbano esistere tre scellerati, magari pure ignoranti, che uccidono in nome di un altro Dio. Forse la principale differenza è che i primi non si sporcano le mani.

      Ogni volta che succede un qualcosa di terribile fuori dall'ordinario, come sempre subito si parte coi complotti.
      Ad esempio qua in Emilia ho conosciuto due persone che sono convinte che il terremoto del 2012 sia stato causato apposta con una bomba atomica sotterranea....

      Ps. Se un giornale prendesse sempre in giro solo Shakyamuni (Siddharta), pure io che sono Buddista mi arrabbierei e non poco. Non al punto da arrivare ad uccidere sia chiaro.

      Pps. Stamattina il mio collega musulmano del Senegal era tutt'altro che contento di quanto accaduto in Francia....

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    4. Maris non dava molto fastidio ma un pochino si, e lo dice Sapir,

      "Son engagement politique l’avait conduit des socialistes vers EELV, et à chacune de nos récentes rencontres, il ne cessait de fulminer contre le gouvernement et le président. Nommé en 2011 au Conseil Général de la Banque de France, alors qu’il avait déjà largement exprimé ses doutes quant à la survie de la zone Euro, il devait franchir le pas au début de 2014 et expliquer pour quelles raisons il était désormais favorable à unedissolution de la zone Euro et à un retour aux monnaies nationales. On s’en doute, nous avions parlé à maintes reprises de ce sujet et j’avais vu ses positions s’infléchir avec le temps parce qu’il comprenait dans quelle impasse l’Euro était en train d’enfermer tant la France que l’Europe. Je suis persuadé que ses positions quant à la crise grecque à venir auraient été importantes."


      e so benissimo che qui c' è Bagnai e lì Sapir e sono preoccupato (ma cosa succederebbe se Dio non voglia, succedesse a voi?); infatti ho detto che che a mio avviso è un segnale intimidatorio dato a nuora perchè suocera intenda.

      E ribadisco che in Francia siamo alla vigilia di politiche che debbono ridurre la spesa sociale, molto più che qui da noi e le tutele del lavoro nonchè i salari; cosa c' è di meglio per unire il Paese (e non solo la Francia) contro un comune nemico e distogliere l' attenzione da quello che è atteso?

      E poi ancora, dove sono finiti questi terroristi? Chiedo solo questo, hanno detto che erano quasi presi e che erano asserragliati e armati fino ai denti; ma questa a mio avviso è una cosa incredibile e sospetta come anche che nessuno (anzi la ritengo cosa ancor più assurda) abba avuto alcun sentore che si preparava una roba del genere, mica è la prima volta che in Occidente capitano cose del genere (l' 11 settembre docet).

      Caro Alberto, sarà anche strampalata, ma è attendibile la mia analisi, anzi non del tutto campata in aria; questi sono dei gran figli di buona donna e la strategia del terrore paga sempre, come sappiamo.

      Un grande abbraccio per ciò che fai!

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    5. Guarda, per me non stare in pensiero, perché come i marxisti dell'Illinois sanno sono appoggiato dai poteri forti: sono complice di Nomura, finanziato da Soros, spin doctor di Alemanno (potere forte, nota bene), ecc. Quindi, se non mi ammazzano i nostri amici "rivoluzionari", non mi ammazza nessuno. Tranquillo.

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    6. Complotto....
      Poi non so, magari un domani si scopre che Alberto49@ hai ragione.
      Tuttavia se ci pensate, anche un eurista convinto potrebbe asserire con assoluta certezza, ad esempio, che Bagnai in realtà è pagato dalla Russia per destabilizzare l'Europa.... o dal Berlu per screditare la sinistra.
      (E magari qualcuno da qualche parte lo scrive davvero! ).

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    7. Ale, non seguire il mio esempio! Io sono un paranoico,ormai affetto da diffidenza cronica verso certi particolari soggetti e irrefrenabile incapacità inibitoria.

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    8. La dietrologia o complottismo è sempre facile da trovare. A me dicono spesso che il Prof. lo fa per oscuri secondi fini che poi nessuno sa spiegare... mentre sull'attentato mi hanno detto che è evidente come sia stato organizzato dalla LePen...
      Ovviamente non meritano commenti.
      Però bisogna ammettere che i fatti, così come sono stati esposti, risultano quantomeno strani.

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    9. @Davide

      Digli che il mio primo fine è sterminare gli imbecilli, una cosa un po' alla Pol Pot. Li consolerà, visto che questi cretini spesso pensano di essere di sinistra, e non capiscono mai di essere imbecilli. Poi, ovviamente, io sono nonviolento senza trattino, e i miei metodi di sterminio li avete visti su questo blog. Il ridicolo, nella società dell'immagine, uccide, e a me basta questo per placare la mia sete di vendetta! ;)

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    10. @Alberto

      Sterminare gli imbecilli: "vaste programme".

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  2. @Bazaar

    Chiedo ad Alberto il favore di pubblicare queste righe di Keynes, visto che Bazaar mi chiede se sono davvero sicuro che Keynes rifiutasse Marx. Io non sono economista, non sono politologo, insomma non sono niente, ma ricordo bene che cosa ha significato Keynes per quelli come me. Pare che di Marx dicesse questo:
    « Ho provato sinceramente a leggere i volumi di Marx, ma ti giuro che non sono proprio riuscito a capire cosa tu ci abbia trovato e cosa ti aspetti che ci trovi io! Non ho trovato neanche una sola frase che abbia un qualche interesse per un essere umano dotato di ragione. Per le prossime vacanze dovresti prestarmi una copia del libro sottolineata. »
    (John Maynard Keynes a Piero Sraffa, 5 aprile 1932; SP : 03/11:65 53)

    "Io critico il socialismo di stato perché non afferra il significato di ciò che sta accadendo; perché, di fatto, è poco meglio del polveroso relitto di un piano per far fronte ai problemi di cinquant'anni fa, secondo un'interpretazione errata di quanto un tale disse un secolo fa" (La fine del laissez-faire)

    "Per me, allevato all'aria libera, sottratto agli oscurantismi religiosi, abituato a non avere paura di nulla, la Russia ha troppe cose detestabili. Certo, impariamo a fare a meno di abitudini e di agi, ma non sono disponibile per un credo che non si cura di quanto distrugge in materia di libertà e di sicurezza della vita quotidiana, e che si serve deliberatamente delle armi della persecuzione, della distruzione e del conflitto internazionale. Come potrei ammirare un sistema politico che trova una delle sue espressioni caratteristiche nello spendere milioni per subornare spie in ogni famiglia o comunità all'interno, e per fomentare disordini all'estero?" (Breve sguardo alla Russia).
    "Ma il liberale progressista ha questo grande vantaggio (i.e rispetto al laburista): che può elaborare la sua linea politica senza dover tributare un omaggio verbale alla tirannia tradeunionista, alle virtù della lotta di classe, o all'ortodossia del socialismo di Stato: tutte cose in cui non crede" (Liberalismo e laburismo).

    Queste citazioni rappresentano in realtà un modo di operare scorretto: sono decontestualizzate e non rendono ragione della complessità delle argomentazioni di Keynes, che era uomo di straordinaria apertura e duttilità intellettuali. Ma volevo mettere in rilievo un aspetto della questione che qui non capisce, credo, nessuno. E' esistito un liberalismo progressista, che si è posto il problema, irresolubile ahimé, di conciliare libertà individuale e sicurezza sociale.Rileggendo dopo tanti anni queste righe di Keynes, mi sono quasi commosso. Ho ripensato a quanto fu difficile, e talvolta esistenzialmente drammatico, trovare una propria strada politica accettabile, per sé e il mondo circostante che sembrava impazzito: John Maynard Keynes mi sembrò offrircela, il capitalismo ben temperato. Dunque libertà dell'individuo, ma condizionata. Mi sembrò aprire una via di salvezza tra estremismi insopportabili. Non racconto questo, perché credo che abbia un qualche interessa, non ne ha alcuno, ma fa capire, perché Keynes poteva parlare a uno che aveva letto Liberalismo e liberismo di Benedetto Croce. Naturalmente non capivo nulla di gold standard, di cambi fissi: tutto questo lo avrei capito solo decenni e decenni dopo grazie ad Alberto (che se fosse nato prima mi avrebbe fatto un favore, perché magari ci frequentavamo e mi spiegava subito il problema del cambio fisso con relative implicazioni politiche). Io non ho nulla da rivendicare oggi, ma non ho nemmeno nulla, di cui mi debba vergognare. Perché Keynes era un liberale progressista, a cui cercavamo, confusamente, di ispirarci.
    Ed ora per favore basta. Odio parlare di me stesso e del passato. Ma non voglio essere insultato da nessuno, visto che a mia volta non insulto nessuno.

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    1. Mi inserisco in questa diatriba (iniziata qui) non tanto per prendere una parte (vi confesso che la domanda Keynes rifiutava o approvava Marx? non mi appassiona) ma per sollevare la questione: è corretto identificare l'economia di mercato col capitalismo?

      A molti(?) potrà sembrare una domanda ben strana ed allora vi propongo o ripropongo alcuni spunti:

      1. la presentazione, ripresa in video, del libro Come salvare il mercato dal capitalismo, di Massimo Amato e Luca Fantacci, al primo compleanno di Goofy;
      2. il libro Ricchezza francescana: dalla povertà volontaria alla società di mercato, di Giacomo Todeschini, di cui potete leggere una recensione a cura di Luigino Bruni, pubblicata su Nuova Umanità, XXVIII (2006/6) 168, pp. 793-798 (.pdf);
      3. il libro Benedetta economia: Benedetto di Norcia e Francesco d'Assisi nella storia economica europea, di Luigino Bruni e Alessandra Smerilli.

      Un passaggio tratto dalla recensione citata al punto 2.:

      «Il principale scopo del progetto di ricerca – ormai ventennale – di Todeschini, è mostrare come l’economia di mercato non sia na- ta contro l’etica e l’umanesimo cristiani, ma sia stata il frutto di un’ evoluzione in gran parte interna al cristianesimo stesso, e svol- tasi principalmente nell’arco temporale che va da Benedetto a Francesco.»

      Altro passaggio, tratto dal libro citato al punto 3.:

      «Quale specifica categoria di pensiero consente a Francesco di porre le premesse a partire dalle quali i suoi frati edificheranno l'economia di mercato civile, molto prima che queste vengano soppiantate dalla economia di mercato capitalistica? La fraternità — parola questa bandita, fino a tempi recentissimi, dal lessico oltre che dalla prassi economica.»

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    2. @CorrettoreDiBozzi

      Capisco che non ti appassioni il problema Keynes/Marx; al contrario per me ha un significato più profondo. Mi ha sorpreso, per esempio, Alberto, quando se l'è presa con gli economisti che riducono Keynes alla sola spesa pubblica senza tenere in considerazione anche la sua posizione sui cambi. L'ho trovata una osservazione interessante non solo per la precisazione "tecnica", che trascina con sé anche una presa di posizione politica, ma anche, e soprattutto per me, perché solleva una questione accessoria, ma profonda: l'uso che si fa di un pensatore, quando ti trovi in una situazione difficile. Do per scontato che si può considerare un intellettuale da punti di vista spesso opposti (casi classici sono le letture da "sinistra" di Nietzsche o Heidegger), ma tu puoi certo riutilizzarlo in una tua ottica particolare, ma ciò che non puoi fare è fargli dire ciò che non ha detto. Se Keynes era un liberale problematico, cioè progressista e aperto ai problemi sociali, bisogna farsene una ragione e riconoscere che era tale. E non cercare di farne un qualcosa di diverso, perché si ha in odio il liberalismo.

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    3. "[...] nell’arco temporale che va da Benedetto a Francesco."

      Benedetto XVI e Francesco I, profetico il Bruni.

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    4. Celso mi è chiaro il motivo della tua irritazione. Ma dato che il dibattito mi pare non si sia mai placato sulle differenze fra, e le implicazioni di, liberalismo e liberismo, avanzavo l'ipotesi che riconoscere forme diverse dell'istituzione mercato potesse contribuire a chiarire.

      Considera questo un mio modo piuttosto opportunista di decidere se approfondire o meno: ho cognizione molto vaga del dibattito fra Croce e Einaudi e ricordo di aver letto che il termine liberista è stato introdotto da Croce, proprio per operare una distinzione (che manca in altre lingue).

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    5. @Celso

      Chiedo scusa a te e a coloro a cui avessi urtato i sentimenti, non avevo alcuna intenzione di offendere nessuno: sono (un po') provocatore e sono spiacente di essere stato provocante. (La provocazione, di pancia, voleva essere «astenersi liberali...»; poi mi sono bloccato per una questione di copyleft... e ho scritto qualcosa che non pensavo).

      Caro Celso, conosco quelle ben note citazioni di Keynes a cui, mi è sembrato utile, fornire anche quelle - meno note e in direzione opposta - che cari amici hanno fatto precedentemente notare a me.

      La sintesi di una riflessione più articolata, può essere espressa in queste parole: «Marx (e quindi Hegel) è colui che ha creato gli strumenti culturali affiché gli strumenti di politica economica di Keynes fossero materialmente applicati». (E sulle storiche resistenze a "Keynes" rimando alle note riflessioni di Kalecki).

      Una dialettica costruttiva (ovvero intesa come tensione condivisa verso la "verità" come espressione oggettiva dell'onestà soggettiva) deve obbligatoriamente essere disarticolata dalle sovrastrutture ideologiche. Questo perché credo che l'ideologia crei una falsa coscienza identitaria, svincolata dal reale oggetto del contendere. Tutto qui.

      Quindi il messaggio non era di contrapposizione ideologica, tutt'altro: era stimolare un riflessione e magari aprire un dibattito che era ben noto "agli addetti ai lavori" di quegli anni e per cui, questa apparente "contrapposizione", era già stata sostanzialmente risolta. Proprio qui, in Europa. In Italia.

      Un caro saluto.

      p.s. alla prima occasione avrei un paio di opinioni da chiederti su Polibio e l'anaciclosi... e magari su come influenzò Montesquieu :-)

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    6. @CorrettoreDiBozzi

      Per Einaudi liberalismo e liberismo erano indissolubilmente legati, Croce rigettava, per ragioni teoriche, questa identificazione: il liberalismo era una categoria superiore che, eventualmente, poteva servirsi del liberismo, una categoria inferiore dello spirito come l'economia. Ciò che è interessante in Croce è la posizione teorica, per cui il liberalismo, per attuare il proprio disegno di società, può ricorrere anche a forme economiche opposte al liberismo, perché quest'ultimo non è determinante nella definizione di una società liberale. Sia chiaro: è interessante la posizione teorica più che il modo concreto di essere liberale di Croce stesso; la sua era una forma, se non di rifiuto totale e preventivo del liberismo, di affermazione della superiorità di una categoria filosofica su una puramente economica. L'esatto contrario di quanto avviene oggi. per altro identificava il liberismo con una inclinazione filosofica egoisticamente individualistica. Naturalmente questa è tutta roba ormai dimenticata, di cui l'amico mio neoclassico riderebbe sarcasticamente (roba di un mondo ormai scomparso per sempre). Sulla distinzione terminologia è come dici tu; credo che non a caso Keynes parli di liberalismo progressista (se ricordo bene, perché comincio a dimenticare molte cose). Il mio attaccamento a Croce nasce dalle letture liceali, quando a italiano dovevamo studiare la sua francamente pazzoide dicotomia poesia/non poesia, o il concetto di "intuizione lirica". Cose caduche, ma che ricordo con affetto. Poi lessi alcuni degli scritti storici e politici, alcuni dei quali ricordo ancora con piacere. E poi sono stato al seguito di un grande antichista, che da giovane aveva ottenuto il grande privilegio di studiare allo stesso tavolo insieme a Croce. Da lui, gran signore napoletano indimenticabile, straordinario uomo di cultura, grande conoscitore di varie antichità, uomo generoso, ho imparato tante altre cose su Don Benedetto. Il mio attaccamento inattuale a Croce è anche una forma di fedeltà a un mondo che ho frequentato e amato, a uomini che verso di me sono stati più indulgenti che giusti. Perché dimenticavo di dire che io vengo da quel mondo clientelare, corrotto e baronale, che era la (quasi) vecchia università.

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    7. Ecco, appunto: «... della superiorità di una categoria filosofica su una puramente economica.» Non è che questo pensiero aulico in determinate occasioni è impossibilitato, per sua stessa natura, a dirimere certe questioni? Mi riferisco al fatto che Don Benedetto aveva una certa avversione per la matematica, soprattutto per il formalismo, e le scienze.

      In ogni caso se l'archetipo dell'accademico moderno è l'orecchino con l'economista intorno allora preferisco di gran lunga i vecchi baroni.

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    8. Hai ragione, non posso darti torto. Io stesso sono un esempio in sedicesimo di quella che potremmo chiamare "la cultura crociana": una certa avversione per le scienze e una propensione quasi esclusiva per la storia e la filosofia. Questo è davvero un punto dolente della questione, e in effetti io devo confessare che ho sempre trascurato l'economia per la stessa ragione culturale (non parliamo della mia sofferenza per la matematica e la fisica; oggi provo francamente vergogna per la mia ignoranza offensiva in questi campi così importanti e fondamentali del sapere). Sono un ammiratore di Keynes, ma non ho avuto certo la capacità come lui di iscrivermi a matematica e poi passare a economia. E tuttavia, dopo questa confessione, che si può configurare anche come un'autocritica di veneranda memoria di me stesso e della formazione da cui provengo, lasciami almeno la possibilità di valorizzare ciò che ancora si può valorizzare di un mondo ormai perduto. Ci sono poi tante altre prese di posizioni di Croce che non sono condivisibili: per esempio considerare il fascismo una parentesi nella storia d'Italia. Ma ci stiamo allargando troppo. Diciamo infine che l'altro distacco decisivo da Croce fu sulla letteratura: la sua sordità verso molta modernità, la sua scarsa propensione verso tutto ciò che veniva dopo Goethe. E non dimentichiamo la sua sordità sostanziale per la musica. Ma ora basta, mi stai spingendo verso una critica serrata senza quasi vie di uscita di ciò che a parole dico di amare.(Per dirla tutta: oggi i libri più straordinarii di Croce mi appaiono quelli tipo "Vite di avventure, di fede e di passione" o quello dedicato ai teatri napoletani. Ma ebbe un ruolo decisivo anche per un altro aspetto fondamentale: Croce, e quelli formati da lui, avevano una coscienza precisa del ruolo di uno specialista all'interno della società e, quindi, quando scrivevano, dovevano adottare uno stile comprensibile anche per le persone di altri settori lavorativi o culturali di formazione medioalta, naturalmente. Ti posso citare due esempi: Giovanni Pugliese Carratelli e Ranuccio Bianchi Bandinelli. Due grandi antichisti, amici, l'uno un gentiluomo napoletano liberale, l'altro uno squisito nobile storico dell'arte antica, archeologo e infine comunista. Quando parlavano o scrivevano, erano di una chiarezza cristallina, non abusavano dei termini tecnici e dei termini stranieri; la lettura dei loro articoli era un autentico piacere: dotti, profondi e stilisticamente elevati. In ciò che sto dicendo non c'è soltanto la nostalgia per un mondo ormai passato, c'è anche, e soprattutto, un insospettabile problema di democrazia, per quanto possa sembrare strano. Farsi comprendere è un dovere per un esperto di qualsiasi settore, soprattutto quando si rivolge a un pubblico più ampio. Esemplare a questo riguardo Les économistes contre la démocratie di Sapir. E ancor più esemplare l'azione di formazione e informazione svolta da Alberto in questo blog. Naturalmente Croce e i crociani così si comportavano nei confronti di un ambiente che era tutto sommato ristretto. Ma da quell'esempio si potrebbe trarre ispirazione per un'azione culturale di più vasta ampiezza. Ma sto ancora divagando. Per colpa tua, che hai riattizzato in me antichi amori. Dunque grazie)

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    9. Celso riguardo l'economia non addossarti troppe colpe: anche io ho sempre provato un senso di repulsione verso l'economia, nonostante la mia istruzione tecnico-scientifica (perito informatico — non che questo mi abbia risparmiato da incontri ravvicinati del terzo tipo con una tradizione letteraria che ho scoperto essere piuttosto fraintesa; mi accorgo solo ora che in quel mio commento manca il link all'opera di Luigi Valli: Il linguaggio segreto di Dante e dei «Fedeli d'Amore»).

      Intuivo confusamente il motivo di questa repulsione per l'economia, ma senza una guida è difficile procedere con lo studio in autonomia se non si ha davvero un forte interesse. Il motivo lo hai individuato nella parte finale del tuo commento: gli omodossi tendono a rendere complicate le cose semplici e inaccessibili le cose complesse. Come ha lucidamente spiegato Keynes, con le parole su cui Alberto ha attirato più volte la nostra attenzione (per esempio qui), ciò è funzionale alla dominant social force behind authority (forza sociale dominante dietro l'autorità).

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  3. Molto bello l'articolo tradotto da Voci dall'Estero che vorrei ringraziare per i diversamente europei come il sottoscritto che altrimenti non avrebbero capito un tubo (questo non è detto che non sia avvenuto lo stesso).

    Dai grafici pubblicati si vede che noi siamo indebitati in maniera importante verso le banche Francesi soprattutto.
    Come si potrà comportare la Francia nei nostri confronti una volta che la Germania sarà rientrata di quanto reputato sufficiente per gestire il residuo rimasto ?
    Anche la Francia risulta a sua volta maggiormente indebitata verso le banche private tedesche.
    Come potrà essere gestita dalla Germania questa situazione ? Tenteranno di attuare le stesse politiche anche con i francesi, con il rischio di rompere tutto, oppure proveranno un approccio più soft ?
    Scusate le domande, magari banali, ma mi sono venuti un sacco di dubbi vedendo questi grafici e soprattutto mi sono venuti i brividi vedendo quanto pesiamo noi rispetto alla Grecia ed alle conseguenze a cui rischiamo di andare incontro.
    Comincio a pensare che non ne usciremo mai :-(
    Grazie a chi vorrà rispondermi.

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  4. @Celso Io invece amerei stare delle ore a sentirti parlare, di quello che vuoi, storia antica, storia contemporanea, letteratura, arte figurativa, politica, cucina. Ogni tuo intervento è una gemma, e questo non fa eccezione. Il capitalismo ben temperato, è una bellissima definizione, per me che sono una "baroque nut".

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    1. @rockapasso
      Grazie
      @CorrettoreDiBozzi
      Non lo sapevo, grazie; in fondo è una definizione che viene quasi spontanea. Naturalmente Trovo sarcastico semplicemente sarcastico avvicinare Keynes a Prodi, che ci ha precipitati nell'€ e nel cambio fisso, che Keynes avversava (questo l'ho capito persino io). So che certi postkeynesiani vengono chiamati anche keynesiani bastardi, ma, data la mia ignoranza, non so a chi si debba applicare tale definizione nel caso italiano. Chiederemo lumi ad Alberto.

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    2. Sicuramente a Prodi l'ha suggerito un brillante editor, mi sembra evidente che il concetto gli è poco familiare. Del resto, le persone di genio sono catalizzatori e spesso le scoperte sono state fatte in contemporanea. Segno che gli elementi c'erano tutti, e chi possedeva le doti di cstalizzatore riusciva a metterli insieme in modo nuovo e rivoluziinario.

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  5. Mia curiosità: chi possiede il debito pubblico tedesco?

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