giovedì 11 dicembre 2025

La Cina e le leggi sul grano

Sugli operatori informativi mi sono espresso più volte. Da politico è meglio che non lo faccia, ma continuo (silenziosamente) a ritenerli gli assassini della nostra democrazia. Come si fa però a volergli male? Non passa giorno senza che ci regalino momenti di ilarità che per essere involontaria non è meno genuina. Qualche giorno poi la nota agenzia ha superato se stessa, raggiungendo un picco di analfabetismo funzionale che mai avremmo ritenuto potesse essere attinto.

Vediamo che cosa è successo. Il 7 dicembre scorso il nostro amico Emmanuel aveva minacciato la Cina di imporle dei dazi se questa non si fosse adoperata per ridurre il suo gigantesco surplus nei confronti dell'Eurozona. Lo ha fatto in un'intervista al Sòla francese, che si chiama Les Echos, e che trovate qui:


e il cui contenuto è difficilmente equivocabile:


L'Unione Europea ha un gigantesco deficit commerciale di oltre 300 miliardi l'anno nei riguardi della Cina e quindi Macron auspicava che la cosa si potesse sistemare con le buone maniere, o altrimenti sarebbero dazzi.

Articolo pubblicato alle 9:04, ripreso nel modo seguente alle 12:07 dai nostri agenti all'Avana (svegli!):

dove non vi sfuggiranno due assurdità. La prima, che Macron, per quanto sia uno zombie, è lucido, e quindi non ha parlato del deficit della Cina con l'Unione Europea, perché non c'è, ma dell'esatto contrario: del deficit dell'Unione Europea con la Cina o, se volete, del surplus della Cina verso l'Unione Europea.

"E vabbè, deficit, surprus, ma che tte frega? Basta che sse capimo!"

(immagino così, con quel velo di disincanto cialtrone che il romanesco inesorabilmente conferisce, il nostro aspirante Pulitzer).

Eh, no! Non basta "che sse capimo", caro operatore informativo, direi proprio che non basta, per almeno tre ordini di motivi.

Primo, perché a Montesilvano abbiamo appreso da Thomas Fazi quanti milioni ciucci ogni anno all'Unione Europea (cioè alle nostre tasche) per (dis)informarci, e quindi visto che paghiamo vorremmo un po' di qualità (pago preténdo, dicono nella culla del partito in cui mi onoro ecc.).

Secondo, perché chi si impanca a giudice del tribunale della verità poi deve dire la verità, o subire la sanzione del ridicolo.

Terzo, perché non è tollerabile che chi informa sui fatti economici sia così ignorante non dico di economia, ma di logica elementare! Scusate tanto, eh! Ma facciamo finta per un attimo che le cose stiano come dite voi, fonte autentica e incontestabile della Notizia con la "N" maiuscola, e che veramente Pechino abbia un deficit commerciale verso l'Unione Europea, cioè compri da noi più beni di quelli che noi compriamo dalla Cina. Ma scusate: avrebbe un senso chiedere a “Pechino” (e perché non a Shanghai?) di rimediare a questa situazione per noi favorevole? Ma lo connettete il cervello alle dita quando scrivete? Evidentemente no, ed è grave, ma ancora più gravi sono i motivi ideologici di questa svista, che derivano dall'aver creduto a una favoletta che da tempo vi abbiamo sentito diffondere: quella secondo cui i Paesi "virtuosi" dell'Unione Europea sarebbero in surplus con la Cina (che quindi sarebbe in deficit con loro), a differenza di noi pezzenti del Sud che saremmo in deficit con la Cina perché incapaci di sostenere le sfide della modernità e della globalizzazione. Ne deriverebbe, peraltro, che la crisi del modello tedesco non deriverebbe dalle suicide politiche di austerità che hanno distrutto il mercato interno (e quindi dalla Germania), ma dal fatto che la Cina ha preso il sopravvento: quindi "avrebbe stato" la Cina a mettere in crisi la virtuosa Germania.

Questa solenne puttanata notevole imprecisione fattuale fu oggetto, a suo tempo, di un mio commento salace all'indirizzo della seconda Reichlin (il primo è Alfredo e il terzo è lui), ma ho potuto constatare con qualche raccapriccio che nonostante che i fatti la smentiscano, la suadente favoletta ha fatto breccia anche nelle menti di chi una mente ce l'ha. E allora vediamo un attimo come stanno le cose, cominciando con l'aggiornare il grafico del 2012, cioè questo qui:


che all'epoca commentavamo così:

"Su questa parete vedete il surplus della Germania con la Cina, rappresentato dal tratto verde, che è sotto l’asse delle ascisse e quindi è un deficit, come ogni “surplus” negativo. L’autore – la Germania – ha voluto rappresentare in questo dipinto l’inanità del proprio sforzo di competere con un popolo che vanta un anticipo di tre millenni di civiltà. Questa impotenza è plasticamente rappresentata nella parte destra del dipinto, che sembra mostrare un parziale successo teutonico. La débâcle del saldo, che stava precipitando dal 2003, sembra sperimentare nel 2009 una parziale, tardiva resipiscenza: si torna su! Ma l’autore, lucido, impietoso ed implacabile, ci mostra quanto ingannevole sia questo apparente successo, a suo tempo strombazzato dai Tafazzi di tutto il mondo, e ce lo mostra nella parte superiore del grafico. L’inversione del saldo non è dovuta, oh no!, ad un’accelerazione delle esportazioni tedesche (spezzata blu) nel 2009, magari dovuta a investimenti in ricerca e sviluppo o a riforme del mercato del lavoro (tanto per ricordare i mantra tafazziani che aleggiano in altri blog). No, essa è dovuta a un crollo delle importazioni (spezzata rossa). Il critico Bodoni Tacchi (to the happy very few) ci ricorda che in quell’anno il Pil tedesco crollò del 5%. Non è strano che crollassero le importazioni, conciossiacosaché laddove te ttu meno guadagni, e tte ttu meno hai da spendere e spandere per l’universo mondo. Come non è strano che col ripristino di condizioni quasi normali la Germania abbia ricominciato a scivolare inesorabilmente verso il basso. Un senso di inesorabilità che l’autore riesce a rendere con tre soli tratti di matita, in un’opera geniale quanto profetica, nel suo anticipare lo spettacolo di Angela con la coda fra le gambe alla corte dei mandarini”.

Bene. vediamo che cosa è successo nel frattempo. Pare sia successo questo:


La Germania ha avuto un (esiguo) surplus nei riguardi della Cina in tre occasioni: nel 2014, a causa di un vistoso crollo delle importazioni, nel 2018 e nel 2019. In tutti gli altri anni il suo saldo è stato negativo. Credo quindi che nel parlare della Germania si faccia un po' di confusione fra esportazioni lorde e nette: è vero che quelle lorde (la spezzata blu) hanno cominciato a perdere catastroficamente terreno solo nel 2022; ma non è vero che quelle nette siano mai state significativamente positive. La Germania è sempre stata sostanzialmente in deficit con la Cina, e come lei le altre maggiori economie europee:


e incidentalmente faccio notare che al gioco della Cina i più bravi a giocare siamo noi, visto che tendenzialmente eravamo, e siamo tornati, quelli con il minor deficit (se escludiamo l'exploit tedesco del 2012-2019).

Ricordo che quello che conta in termini di impulso alla crescita sono le esportazioni nette, perché se le esportazioni sono domanda per i beni nazionali, le importazioni sono domanda per i beni esteri, sono cioè una dispersione dal circuito del reddito nazionale che va a creare occupazione e valore (Pil) nel resto del mondo. Diciamo che quando le è andata bene, la Germania con la Cina ha pareggiato. Certo, ridurre il contributo negativo della Cina alla crescita tedesca per la Germania è stato comunque un dato positivo, ma anche una strada che, per essere obbligata (dopo la distruzione del mercato unico a botte di austerità) non si è rivelata meno impervia (altrimenti avremmo visto dei sirplus significativi). Questo pro veritate, e così ci siamo sbarazzati (vorrei sperare definitivamente) di una stucchevole favoletta.

E le leggi sul grano?

Le corn laws sono ben note agli studiosi di economia: si trattava di provvedimenti che nel 1815 misero un dazio sul grano importato in Inghilterra allo scopo di proteggere i redditi dei proprietari terrieri. Sapete anche che David Ricardo si scagliò contro di loro, perché rappresentava gli interessi della classe manifatturiera che, se fosse stato possibile importare grano estero a buon mercato, avrebbe potuto pagare di meno i lavoratori, espandendo la propria quota di profitti. Che ci crediate o meno, agli imprenditori non interessava che il povero operaio trovasse il pane a buon mercato: li interessava maggiormente poter pagare di meno il povero operaio, senza che però questo ci rimettesse le penne!

Si chiama legge bronzea dei salari.

Come sapete, alla fine vinsero gli industriali e nel 1846 i dazi vennero tolti. Non sarete stupiti nell'apprendere che siccome lo scopo del gioco non era pagare di più gli operai, ma eventualmente pagarli di meno, nessuno di questi due shock legislativi lasciò particolari tracce nella serie del salario reale. Ci aspetteremmo in teoria una diminuzione o stagnazione di quest'ultimo all'introduzione dei dazi, per effetto dell'aumento del "carrello della spesa" (costo della siasistenza), e un decollo dopo il 1846, per effetto della diminuzione del prezzo del grano e naturalmente dell'aumento della produttività (ça va sans dire). Mi sono cercato qualche studio (se ne trovate altri sono bene accetti) e pare che le cose non siano andate esattamente così.

Crafts, N. F., & Mills, T. C. (1994). Trends in real wages in Britain, 1750-1913. Explorations in Economic History, 31(2), 176-194, giungono alla conclusione che:


cioè che le cose sono andate più o meno così:


e come vedete né l'imposizione né la rimozione dei dazi sul grano marcano un cambiamento strutturale rilevante nella serie del potere d'acquisto dei lavoratori inglesi dell'epoca (60 significa 1760, 80 significa 1780, e via così). La materia è aperta al dibattito, va da sé, ma, vi chiederete voi: "E a noi che ce ne frega degli operai inglesi del XIX secolo, tanto più che stavamo parlando di Cina?"

Ma benedetti ragazzi, devo spiegarvi proprio tutto? Non stavamo parlando di Cina: stavamo parlando di dazi, dazi su prodotti a buon mercato importati.

Ci siamo? Beh, se ancora non ci siete arrivati, vi aiuta questo nostro nuovo amico Lycan:


e così vedete che non c'è nulla di nuovo sotto il Sole. La paccottiglia cinese sta al proletario terziarizzato odierno come il grano statunitense o ucraino stava al proletario del manifatturiero inglese nel XIX secolo!

Si capisce così l'attrazione fatale del progetto europeo per la Cina! La Cina non serve a esportare di più, ma a importare di più!

Chiarisco.

Un progetto intrinsecamente basato sulla deflazione salariale necessita da un lato di importare manodopera a buon mercato per contenere le pretese degli autoctoni: ve lo dice qui al minuto 24 uno che se ne intende:

ma dall'altro, una volta “disciplinati” i salari con le “risorse” o con la flessibilità, abbisogna di paccottiglia a buon mercato per evitare che la compressione salariale risulti nell'inedia (reale o figurata) dei lavoratori! Il libero scambio viene predicato in nome della sovranità del consumatore, cui si promette sussistenza a buon mercato, ma viene praticato in nome della sovranità del capitale, che aumenta i propri margini inseguendo il lavoro a buon mercato.

Qualcuno potrebbe trovare fuori luogo il riferimento alla legge bronzea dei salari, e in qualche modo potrei anche essere d’accordo. Faccio però notare un dettaglio: certo, ora un tozzo di pane ce l'hanno tutti, la sussistenza di per sé è raramente un problema, ma siccome tutti hanno anche un'istruzione (con la possibile eccezione degli utenti Twitter), controllarli è più difficile, quindi devi imporgli lo smartphone, per dirne una, e molti possono permettersi solo quello de “lu cinesə” (come lo chiama il mio amico Giustino). Con l'auto elettrica, poi, abbiamo incautamente creato un altro bisogno che solo la Cina potrà soddisfare. Il discorso potrebbe essere sviluppato ulteriormente, e mi affido alla vostra fertile fantasia, limitandomi ad un'osservazione: capite perché un Paese che, come la Germania, affida il suo successo di esportatore alla deflazione salariale, non può non essere un importatore netto da un Paese come la Cina, dove la forza lavoro è ancora a buon mercato?

Il reale, a differenza degli operatori informativi, è razionale!

Sarebbe naturalmente meglio adottare un modello di crescita wage-led, affidando al cambio , anziché ai salari, l'ammortizzazione degli shock macroeconomici, ma questa felice evoluzione non è dietro l'angolo, nonostante le belle parole di Trump e di Musk, che forse hanno capito che cosa vogliono dall'Europa, ma sicuramente non hanno ancora espresso chiaramente il motivo per cui non possono averlo.

Ma di questo parleremo in altra sede: intanto, godiamoci l'atmosfera piacevolmente dickensiana di questa nuova rivoluzione industriale. Un eterno ritorno dell’uguale la cui lettura è preclusa ai progressisti, cioè agli sciocchi che ideologicamente negano che nel passato possa esserci qualcosa da imparare.

E invece c’è, oh, se c’è!…

29 commenti:

  1. Illuminante. Dunque le importazioni di merci a (più) basso costo dalla Cina aiutano l'Ue a contenere la possibile reazione delle masse all'austerità. In altre parole, il deficit commerciale con la Cina è uno strumento politico di supporto alla compressione delle dinamiche salariali. È una prospettiva molto raffinata, che credo in pochi fuori da qui potranno comprendere fino in fondo. L'abbraccio Germania-Cina si arricchisce di una motivazione ulteriore, che completa il quadro in maniera oserei dire plastica. Non si tratta solo di utilizzare la Cina come fabbrica e mercato, per conquistare quote di mercato in giro per il mondo, ma anche di perpetuare il modello dell'eurozona bassi salari - economia export led - moneta unica. Limpido.

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    1. E ti rendi conto di quanto possono essere incazzati gli americani con un paese, la Germania, che con la sua domanda di paccottiglia dà ossigeno al loro principale avversario, la Cina, e lo fa esattamente allo scopo di fottere gli Stati Uniti vendendogli auto a costo relativamente basso! Ma come si può pensare che gli Stati Uniti non si incazzino (anche prescindendo dal fatto che lo stanno dicendo da 10 anni a questa parte, come qui abbiamo sempre evidenziato)?

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    2. Sì, davvero. Ne consegue che i geopolitici awanagana non ci hanno capito una mazza, mai.

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    3. Qualcuno ha definito #aaaaaggeobolidiga l’ultimo rifugio degli incompetenti (io, ovviamente 🙄)!

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    4. Io però mi chiedo: fino a quando la Cina sarà disposta a produrre "paccottiglia"? Ammesso che lo sia ancora...

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    5. Ma ormai la Cina mica produce più paccottiglia! Eventualmente la domanda andrebbe posta in un altro modo: quando sarà completata la convergenza al ribasso (nostro) e al rialzo (loro) dei salari? Naturalmente da aggiustare con una serie di altri elementi di costo: il costo del trasporto dalla Cina a qui, il costo della burocrazia per produrre qui, ecc. Un confronto accurato (cioè che tenga conto di questi elementi di costo ulteriore rispetto al salario) è forse impossibile da fare, ma almeno sui redditi pro-capite qualche indicazione si può avere. Magari ne parliamo in un prossimo post.

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    6. La Germania ha le sue colpe ma la finanziarizzazione dell' economia e la distruzione della produzione endogena è sempre stata uno degli obiettivi principali della UE. I tedeschi hanno cercato di fare buon viso a cattivo gioco, cercando di salvare il (loro) capitale a scapito dei salari e delle economie dei competitor (Italia, Usa e Giappone). La loro testardaggine e il doppio gioco con Cina e Russia li ha resi solo più deboli e alla mercé delle grandi potenze. A tal proposito, Trump ieri ha riaperto un'altra volta una finestra temporale per loro e gli italiani, per non condannarli all' irrilevanza, (ma lo capiranno stavolta?) Ultima sottolineatura: distinguere geopolitica e (macro) economia è una visione miope della realtà, sono fortemente interconnesse ed è da incompetenti non riconoscerlo

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    7. Gentile Onorevole,

      Da quando è uscito il documento USA mi sono posto una domanda: Quanto il National Security Strategy è figlio dell'amministrazione Trump e del pensiero repubblicano in generale e quanto è invece il proseguimento della politica estera che gli Stati Uniti hanno adottato nei confronti dell'Europa da ormai molto tempo, strutturato usando la dialettica Trumpiana?

      Me lo chiedo perché il Dieselgate è avvenuto sotto l'amministrazione Obama. non voglio entrare in teorie cospiratorie e lascio stare il Nord Stream. Ma quello che voglio dire è che questa cosa va avanti da tempo. Non è che adesso semplicemente l'apparato amministrativo statunitense, o chicchessia stia semplicemente portando avanti la stessa strategia politica precedente esplicandola? Insomma, non è che si sta facendo un gran parlare di una cosa che tutto sommato va avanti da anni e non di qualcosa nuovo ed esplosivo che possa portare a cambiamenti nel breve/medio termine?

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    8. @ Anonimo che scrisse
      ***I tedeschi hanno cercato di fare buon viso a cattivo gioco, cercando di salvare il (loro) capitale ***

      E come lo avrebbero salvato ? "Acquisendo" quote finanziarie del Kapitalismo " anglosassone" , cioè facendoselo "decimare": crisi "subprime" , acquisizione Monsanto ""just on time" per pagarne le cause miliardarie ect ect. ?
      In realtà la Germania, come noi, non è mai uscita dal suo stato " coloniale" e la sua elite è stata selezionata proprio a questo ( come la nostra).

      La stupidità delle elites tedesche è stata solo nel credere DAVVERO nel "patto" da loro accettato di essere il Kapò de "l' €urolager" ,dimenticando che per chi detiene il nostro " campo di concentramento" alla fine siamo tutti ugualmente schiavi.

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    9. hanno spinto moltissimo su alcuni settori per loro strategici (automotive e chimica/farmaceutica in primis), hanno presidiato mercati in UE e stretto alleanze strategiche con cina e russia in asia a scapito di giappone e usa, insomma hanno agito da superpotenza autonomamente, fin quando hanno potuto. Dopo il redde rationem americano, qui spesso ricordato, hanno dovuto scegliere (sbagliando come sempre). Trump sta suonando la sveglia, anche per la strategica italietta. Carpe diem, se non vogliamo finire un'altra volta dal lato sbagliato della Storia

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    10. Io una cosa non capisco: ma che se ne fanno di una compressione dei salari se poi "segano il ramo su cui sono seduti"?

      Mi rifiuto di credere che non abbiano compreso la traiettoria distruttiva in cui sono. La crisi della Germania è evidente a chiunque non sia un operatore informativo. Si vede letteralmente ad occhio.

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  2. In tutto questo gioca un ruolo anche la necessità di mantenere inflazione e tassi d'interesse bassi? Forse la mia considerazione è puramente secondaria o magari non c'entra proprio niente, nel qual caso chiedo venia in anticipo. Ma mi chiedevo se il modello tedesco, e più in generale l'eurozona, non avessero disperato bisogno anche di inflazione bassa (per evitare grossi differenziali di competitività fra i Paesi membri) e tassi d'interesse bassi (data la montagna di debiti con l'estero che alcuni Paesi si ritrovano) per tirare a campare tanto quanto di paccottiglia cinese per consentire ai lavoratori di provvedere ai consumi più fondamentali.

    Certo che l'intervista a Macron scoperchia un vaso di Pandora, spingendoci ad immaginare le conseguenze che un regime di dazi europei alla Cina avrebbe sull'economia europea e sul mondo...

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    1. Mi sembra che la tua domanda inverta mezzi e fini. Non so se sono stato chiaro, magari mi spiego meglio.

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  3. Non sono molto convinto che coi dazi alla sola Cina cambierebbe molto, se non il fornitore estero. Forse solo facendo dazi a tutti si otterrebbe qualcosa.

    Può essere che dipenda dalla nuova moda di sostenere l'India in chiave anticinese. Sentito con le mie orecchie dalla viva voce di un ex politico del PD che presentava un suo libro.

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    1. L'India tradizionalmente è alleata degli Usa, e questo è il motivo per cui secondo alcuni (anche fra voi) sarebbe stato meglio impostare una politica di alleanze con lei anziché con la Cina (considerando che non si vogliono troppo bene e che un eccessivo sbilanciamento verso la Cina ovviamente contraddice l'atlantismo che volenti o nolenti dobbiamo seguire). Tuttavia, il ragionamento che sviluppo in questo post è un po' diverso. Macron, nel suo voler mettere dazi alla Cina, è l'equivalente funzionale dei landlords britannici del XIX secolo. La conseguenza dei dazi alla Cina è un innalzamento dei prezzi di prodotti che ormai sono essenziali per il proletario terziarizzato. Non è lo strumento (il dazio) in sé che vada demonizzato, ma il contesto in cui lo inserisci/applichi: è per proseguire nella rincorsa verso il basso dei salari, o per avviare una rincorsa verso l'alto recuperando il potere d'acquisto necessario per acquistare prodotti europei?

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    2. Sarebbe l'ora di finirla con i prodotti scadenti cinesi per il proletariato terziarizzato. Vivo in una zona "cinesizzata" e posso dire che le merci cinesi sono di bassissima qualità. Mi sono sempre rifiutato di acquistare robaccia che non regge neanche l’esposizione ai raggi UV.
      I miei vecchi dicevano: “Poco ma buono” e per me il detto vale ancora oggi.
      Ma se lo dici ai “proletari” ti rispondono che le merci cinesi costano poco e gli permettono di campare, altrimenti quelle italiane sono inavvicinabili.
      Mi sono reso conto con rammarico del bisogno di aprire un dibattito sulla scarsa istruzione e cultura del “proletario terziarizzato”, frutto di precise politiche “de sinistra” partite dalla scuola e arrivate fino alla società, volte a distruggere lo spirito critico delle persone.
      Ogni giorno vedo proletari terziarizzati uscire tutti contenti dai discount cinesi con il carrello pieno d’inutili prodotti a “buon mercato”. Ma che se ne faranno mai? A parte buttarli alla terza volta che li usano, o riempirci il garage o la cantina.
      Inoltre acquistando questi beni di scarsa "qualità" stiamo riempiendo le nostre discariche dei loro rifiuti, pardon “prodotti” e questo è un altro modo per farci concorrenza: loro producono e noi paghiamo sulla nostra pelle i costi extra di questo spreco inutile.
      Per non parlare del fatto che qui i cinesi acquistano imprese e attività commerciali italiane oppure aprono i discount riempiendoli delle loro merci. Ultimamente non passano che pochi mesi dall’inaugurazione per assistere alle liquidazioni con lo sconto del 50%. Mi domando: ma come è possibile? Forse solo un pratico sistema di "lavaggio" di enormi quantità di denaro di ben certa provenienza (il nero), visto che poi nel giro di sei mesi chiudono per sempre…
      Ah il mio esame di sinologia del 1998. Li c’era l’esempio lampante del modus operandi cinese (le c.d. uova del dragone) vedi per esempio la Thailandia o la Birmania, ecc., dove in 20 anni i cinesi, arrivati come peones senza una lira, erano arrivati a possedere banche, assicurazioni, imprese edili, ecc. Nessuno in Italia si è mai dato la briga andare a leggere come avevano agito, agiscono e agiranno nel futuro. Eppure era tutto chiaro. Per chi voleva capire come proteggersi.

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    3. ***quelle italiane sono inavvicinabili***
      nel 90% dei casi "quelle italiane" oramai non esistono più. Se non sono semplicemente beni importati dalla Cina a "marchio" italiano , quantomeno lo sono al 90% nella componentistica.

      E allora , ragionando da "proletario" , perché ingrassare gli importatori " italiani" ? Meglio "l' originale" cinese a molto meno.
      La " deindustrilizzazione" non si cura con i soli " dazi" e tantomeno imponendo "il patriottismo" a l' acquirente.

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    4. @Fedro
      Non ti sorprenderà, ma è giá tardi (o già successo, insomma).
      La Cina ha già comprato una buona fetta del settore elettrico europeo ( vedi https://www.globalgovernancenews.com/china-portugal-energy-influence/ ) , insomma adesso ci vende le auto (di marca Volkswagen, ma 100% made in Cina ) e ci vende pure l’elettricità.
      Riguardo i cinesi che comprano attività e ci vendono roba loro … non facciamoci imbrigliare dalla propaganda, lo faceva già la Germania, lidl o temu, come le politiche di destra avvantaggiano la destra, così le politiche mercantiliste avvantaggiano il mercante più grosso (e Volkswagen infatti mica è in crisi che non ha più lavoratori in Germania, tanto paga Pantalone).
      Chissà quando Shangai diventerà la borsa di riferimento dei mercantilisti tedeschi…

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  4. Non capisco perche' se i dazi li mette Trump e' un despota pazzoide, se li mette Macron e' un genio. Boh!
    Quest' uscita del nostro peitit Napoleon, a mio avviso, dimostra quanto sia disperato in fatto di politica interna ( via bilancia dei pagamenti ).
    L' austerita' non la puo ' fare altrimenti Parigi brucia.
    Ai soldatini mamma Trump non lo lascia giocare.
    E allora si mette a fare il cagnolino che abbaia al lupo.
    Magari un giorno risultera' piu' idiota che utile anche al Capitale che rappresenta...
    Non c'e' un kazzo da fare, consapevoli che stanno per essere tritati dalla Storia, vogliono salvare la faccia non ammettendo il torto, rischiando cosi di suicidarci tutti. Probabilmente tergiversano in attesa della prossima crisi economica ( che non dovrebbe tardare ad arrivare, se non altro da un punto di vista statistico e, come lei ha spiegato, le condizioni perche' accada ci sono ) cosi da aver la scusa per fare deficit a due cifre ( per il nostro bene o per la nostra sicurezza o per il nostro qualcos' altro ) resettando così il tutto ( magari gli stessi parametri dei trattati UE ). Diranno che e' stato tutto un gioco e finiranno per essere rivotati in quanto salvatori della patria. Perche' la maggior parte della gente a pancia piena dimentica in fretta. E ripartirà' la giostra.

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  5. Buon giorno, parla di Cina. Bene avrebbe senso la proposta di "contributo" di 2€ per i pacchi dalla Cina. Che poi la parola contributo è un po' come dire tassa ma più garbato. Veramente si vorrebbe mettere per tutti i pacchi che girano Italia?
    È una cosa in ritardo di 10 anni e soprattutto impopolare e stride con l'obiettivo di lasciare più soldi nelle tasche dei cittadini. Appunto ha senso verso extra Eu, ma da quello che ho capito andrebbe a creare un parallelo con politiche commerciali europee e quindi va tassato tutto e non solo extra eu per evitare ciò.
    La domanda è, perché mettere in giro bozze che non piacciono a nessuno e impopolari?

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    1. forse perchè ce lo chiede l'UE che conta (e non siamo noi). Giorgetti alla canna del gas, purtroppo

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    2. Non penso che lo chieda l'Eu, avevo sentito che a livello doganale EU si volava mettere una tassa/dazio sui minipacchi, o robe del genere. Ma tassare TUTTI i pacchi di vendita online è una follia. Si dà x con il taglio Irpef e poi si toglie sui pacchi, costringendo a comprare fisicamente da grosse catene che vendono cacca dalla Cina al doppio della stessa cacca ma che online paghi il giusto... Un danno ai consumatori..

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    3. Aggiungo che bazzicando qua e là si prospetta una delle misure più impopolari degli ultimi anni... Già che c'è la tassa Eu togliamola va... Oramai l'online è diventato parte della quotidianità... E purtroppo tutto arriva dalla Cina, anche il telefono con cui scrivo ora, la coperta con la quale mi copro (forse Bangladesh) ecc ecc

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  6. Buongiorno, stamattina leggo sulla "stampa specializzata" (non è il "Voelkischer Beobachter in carta rosa" ma è il suo equivalente in carta gialla) che "il MEF" (? Chi poi nello specifico?) ha avuto la brillante idea di piazzare una ritenuta d'acconto (simile a quella di noi professionisti) anche per l'attività d'impresa, ossia su ogni fattura per vendita di merci o servizi, anche se nella misura ridotta dell'1%. Ecco una brillante idea per giocarsi anche il favore degli imprenditori...Se su ogni fattura emessa l'impresa (micro o enorme non fa differenza...) ha una ritenuta dell'1% sull'imponibile (possiamo dire a questo punto propriamente "sul fatturato") vuol dire che ogni 16 del mese deve fare un ulteriore versamento a favore dello Stato (e non propriamente banale). Immagino che ad esempio gli imprenditori individuali senza dipendenti avranno notevoli costi burocratici, con CU da mandare ad ogni fornitore ed un bel 770 corposo. Per chi ha centinaia di fornitori il costo diventa cmq molto rilevante...e anche chi ha migliaia di clienti ogni anno deve gestire poi tutte le CU che gli mandano con un bel lavoro da fare. Veramente un'idea geniale per "sburocratizzare" come ha detto la premier l'altro giorno!!!

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  7. Prof. vado off topic e anticipo un suo QED: i volenterosi servi di Repubblica sono stati messi in vendita, certamente erano convinti di essere indispensabili e ora sbattono la faccia contro la realtà. Gira voce che dietro ai greci ci siano i sauditi e la cosa, se fosse vera, non mi sorprenderebbe.
    I più cordiali saluti e auguri di Buon Natale a Lei e famiglia

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  8. Dunque di fatto il dumping salariale europeo si regge sul dumping salariale Cinese, con la conseguenza che, finché ci sarà libero scambio tra i due sistemi, le rispettive domande interne (alias i rispettivi salari) resteranno al palo? Forse è una idea troppo semplicistica perché occorre tenere conto anche dei cambi dell'euro verso lo Yuan?

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  9. Arbè du cose:
    1 Evita il doppio "che" altrimenti la professoressa Frezza boicotta il prossimo Goofy 😁 "che nonostante che i fatti la smentiscano". Io oramai ne sono terrorizzato!😱

    2 - Scherzi a parte, credo che Macron, sapendo di essere politicamente morto, voglia evitare di imporre qualsiasi politica di austerità almeno fino alle elezioni del 2027, in modo da lasciare la patata bollente in mano ad altri (Le Pen?). E personalmente penso che la Ciiinaaaaa sia l'ennesimo argomento di distrazione di massa, cioè il classico nemico esterno da sbandierare per compattare il fronte interno (aka salvarsi le chiappe). In questo senso anche la critica alla BCE (a guida francese) potrebbe rientrare in questa strategia.
    In questo senso 3 euro sono meglio che 1 (forse):

    "UE imporrà un dazio di 3€ sui piccoli pacchi provenienti dalla Cina.
    I ministri delle finanze dell'Unione Europea hanno concordato venerdì di imporre un dazio doganale di 3€ su tutti i pacchi di basso valore che entrano nel blocco a partire dal 1° luglio 2026, segnando un'escalation negli sforzi per contrastare l'ondata di importazioni e-commerce cinesi a basso costo che inondano i mercati europei.

    Il prelievo temporaneo riguarda i piccoli pacchi di valore inferiore a 150€, che attualmente entrano nell'UE in esenzione doganale, e rimarrà in vigore fino a quando una soluzione doganale permanente diventerà operativa nel 2028. Il ministro delle finanze francese Roland Lescure, che ha guidato l'iniziativa, ha confermato la data di implementazione di luglio dopo l'incontro di Bruxelles."
    FONTE: https://www.perplexity.ai/page/eu-to-impose-eur3-duty-on-smal-I9vvw9rDTtWXJ3PtHnL1Zg

    Detto questo, pare che l'obiettivo principale di XI per l'economia cinese nel 2026, sia il rafforzamento della domanda interna:

    "La Cina promette un aumento degli investimenti e stimoli fiscali per il 2026.

    I funzionari cinesi hanno promesso giovedì di arrestare il calo degli investimenti e mantenere un solido sostegno fiscale nel 2026, mentre la seconda economia mondiale affronta una persistente debolezza della domanda interna e naviga tensioni commerciali in corso.

    Gli impegni sono arrivati dopo la Conferenza annuale sul lavoro economico centrale tenutasi dal 10 all'11 dicembre a Pechino, dove i massimi leader hanno delineato le priorità economiche per il prossimo anno. Il governo manterrà un deficit di bilancio e livelli di debito "necessari" mentre utilizzerà strumenti monetari flessibili, inclusi tagli dei tassi di interesse e dei requisiti di riserva, secondo l'agenzia di stampa statale Xinhua.

    Gli analisti prevedono che Pechino punterà a una crescita del PIL di circa il 5% nel 2026, mantenendo il deficit di bilancio vicino al livello record di quest'anno di circa il 4% del PIL. Il Fondo Monetario Internazionale mercoledì ha alzato le sue previsioni di crescita per la Cina per il 2025 al 5,0% dal 4,8%, e ha aumentato le sue proiezioni per il 2026 al 4,5% dal 4,2%, citando le recenti misure di stimolo e tariffe inferiori al previsto.

    Bilanciare Consumo e Investimento.

    La conferenza ha sottolineato i piani per rilanciare sia i consumi che gli investimenti, sebbene questa doppia enfasi abbia suscitato preoccupazioni sul fatto che Pechino rimanga riluttante ad abbandonare il suo modello orientato alla produzione in favore della spesa delle famiglie. "La contraddizione tra una forte offerta interna e una domanda debole è evidente," ha riconosciuto il comunicato ufficiale."
    FONTE: https://www.perplexity.ai/page/china-pledges-investment-boost-RCwUJT.QRUiFIEOd_lKhRw

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  10. La necessità di prodotti a basso costo per alimentare l'illusione di non impoverirsi in un contesto di deflazione salariale è uno degli aspetti che mi si è chiarito per primo frequentando questo blog. A me ha sempre colpito il grado devastante del successo del piddinismo come forma di dominio delle menti dei lavoratori da parte del capitale in questo contesto. Le persone hanno semplicemente smesso di considerare la possibilità di desiderare salari più alti essendo completamente assorbiti dal desiderio di prodotti sempre meno costosi senza mai cogliere l'asimmetria dei due percorsi, uno potenzialmente tendente a infinito l'altro necessariamente tendente a zero per tutti, con conseguente guerra fra poveri. La teoria sottostante è "Robertì ti piacciono i pomodori?" ovvero l'obiettivo di comprare a poco è prevalente su ogni altra considerazione. La ragione vera è che stai sprofondando nella miseria e la necessità ti spinge a remare in direzione della miseria. Ma nel frattempo ti hanno pienamente convinto che ciò è nobile e giusto. Scusate, semplicemente uno sfogo, ma sempre mi addolora mortalmente non il male che ci hanno fatto ma quanto ne abbiamo sposato l'ideologia.

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  11. L'equilibrio asintotico della Globalizzazione, in assenza di "perturbazioni", è salario minimo universale e paccottiglia per tutti. Mi sembra un principio evidente di termoeconomia, rimuovi le pareti isolanti (mobilità dei capitali, migrazione indiscriminata della forza lavoro) e vai dritto verso l'equilibrio del costo del lavoro e del potere d'acquisto. Semplicistico, ma così lontano dal vero? Ne deduco che senza morte della Globalizzazione, che non vedo rapidamente probabile, nessuna crescita wage-led. Non so cosa ci si possa aspettare da Trump, poco da Musk (che non ha necessità di consenso democratico), forse qualcosa dagli USA come paese (dove sono le élite che contano, ovvio) se si convincono definitivamente di non essere i privilegiati incontrastati della Globalizzazione. Sviluppi interessanti da seguire.

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