(...il passaggio all'iPhone 16 si è rivelato un disastro, la qualità delle dirette è peggiorata verticalmente, speriamo di capire perché, o me lo terrò come macchina fotografica e tornerò all'iPhone 12. Per questo motivo non so se avete potuto ascoltare le due domande che ho posto questa mattina, e quindi le ripeto qui...)
Prima domanda
Ma se quando in Iran c'era lo scià tutti stavano bene, c'era tanta libertà e prosperità, e le ragazze andavano in spiaggia col bikini, perché e da chi lo scià è stato mandato via?
Seconda domanda
Ma se da quando c'è la teocrazia tutti stanno male, c'è tanta oppressione e miseria, e le ragazze devono andare in giro col velo, perché la teocrazia resiste alle tante proteste che pure vediamo e condividiamo?
Conclusioni
Non sto cercando polemiche. Non sto difendendo né attaccando nessuno dei due regimi citati. Non mi interessa, perché io veramente penso che a casa propria ognuno debba potersi regolare come meglio crede, perché questo è quanto io vorrei per il mio Paese, cui questa possibilità è preclusa.
Mi interessa invece sapere se vi siete posti anche voi queste domande, o se magari conoscete, avendo studiato o frequentato quei luoghi, le risposte. Io da voi imparo tanto, sono certo che imparerò anche questa volta.
La risposta ufficiale credo sia: "perchè il credo religioso ed il punto ideologico prevalgono sulla questione economica e sul resto"
RispondiEliminaIn realtà girano filmati che mostrano che in Iran la vita attuale non è come ce la descrivono al TG. Solo che l'unico modo per sapere la verità è andarci.
Non conosco nessun iraniano, ma per esempio conosco un venezuelano, che mi diceva che la faccenda dei supermercati vuoti e di Guaidò era un invenzione dei nostri TG.
Il figlio di una collega è stato di recente in Russia e ne ha riportato l'immagine di un'economia tutt'altro che in declino.
Ecco perchè anche sul caso iraniano dubito dei media ufficiali.
A quanto ne so comunque le frontiere sono aperte e se uno vuole andare può, io una vacanza per capire ce la farei molto volentieri, ma non posso perchè farei stare troppo male i miei.
Quello che evidenzi è il punto fondamentale del problema. Ricordo che al tempo della Brexit vedevamo gli scaffali vuoti nei supermercati inglesi. Nove anni dopo gli inglesi non sono ancora morti tutti di fame, ma anzi quando c’è un problema andiamo a bussare la loro porta, nonostante che l’attuale leadership non appaia particolarmente brillante (ma forse il mio giudizio è offuscato dall’ideologia). Per non parlare di quello che leggiamo sulle fonti estere di come si vivrebbe in Italia: a sentir loro senza i loro soldi non camperemmo, fatto sta che se l’Italia ritirasse il suo contributo netto al bilancio comunitario salterebbe tutto per aria. Il punto che volevo evidenziare è esattamente questo: dato che sappiamo di non avere informazioni, perché siamo così determinati a dare giudizi perentori?
EliminaHo trovato questo video : https://m.youtube.com/watch?v=s2bUgICvCQs&pp=0gcJCfwAo7VqN5tD
EliminaMa avrebbe potuto essere non effetivamente girato a Teheran, quindi ho cercato corrispondenza tra i luoghi e le mappe di google. Il punto visibile al min 10.08 corrisponde alla Shariati Metro Station, quindi siamo effettivamente in Iran.
La prima cosa che salta all'occhio è che ci sono un sacco di donne senza alcun velo, mentre noi ce le immaginiamo tutte con il burka e la finestrella davanti agli occhi.
Da quel poco che so dai libri di storia, i paesi del medioriente si alternano spesso due tipi di regimi: quello fascista filoccidentale e quello teocratico islamista. Le radici di questa situazione risalgono in parte al colonialismo europeo ed in parte sono interne. Diciamo che dagli anni settanta in poi c'è stato un ritorno del potere politico islamico, anche in forma radicale. Peraltro, il ruolo degli USA in questo processo è controverso e va considerato anche nel contesto della guerra fredda di allora. Questo è, in generale, quello che sono riuscito a capire io.
RispondiEliminaIl sito dell'ISTAT iraniana è https://www.amar.org.ir/en/ ma al momento non è raggiungibile.
RispondiEliminaQui un rapporto redatto da una società di Singapore che mi pare ricco di dati: https://blog.9cv9.com/a-complete-guide-to-salaries-in-iran-for-2025/?amp=1
Dati banca mondiale: https://data.worldbank.org/country/iran-islamic-rep (in effetti non mi pare siano messi molto bene)
Non si vive di solo PIL (per fortuna?).
EliminaMolto semplice: se da mo' a 100 anni l'occidente diventasse una teocrazia cristiana, loro per reazione diverrebbero una liberal democrazia islamica al fine di mantenere la loro unicità. Per loro è il fattore etnico culturale che conta: sono persiani e vogliono rimanere protagonisti. In alternativa preferiscono vivere isolati. Culturalmente ragionano come i tedeschi con l'industria manifatturiera: non vogliono importare cultura. Vogliono esportarla. Vogliono essere produttori, non passivi consumatori. Gli israeliani, che vi piaccia o meno, ragionano allo stesso modo. L'unica differenza con gli iraniani è che non hanno i numeri e quindi sono costretti ad appoggiarsi agli Stati Uniti. Ecco tutto.
RispondiEliminaLa ringrazio per lo spunto interessante
EliminaLa domanda che dovresti porti, non da leghista come si scrive qui sotto (il "cazzoc'entra" del giorno) ma da curioso, è perché io da circa un decennio almeno vedo ripetutamente nella Gran Echochamber (quora, sia IT che ENG) e la bolla di X (che riprende tantissimi post della Gran Echochamber, quindi da qualche parte una fonte esiste) le solite 4 o 5 immagini della bella ragazza iraniana che taglia la torta, le giovani donne in spiaggia eccetera. Come se dopo si fossero tutte abbruttite con la teocrazia.
EliminaEcco, insomma, sono una novantina di milioni, possibile che abbiamo solo 4 o 5 foto del prima? Due domande in più me le farei.
Ce ne sarebbe il motivo…
EliminaCaro Andreas Schmidt, sull'Iran mentono tutti spudoratamente. Si guardi questo video e mi dirà https://x.com/i/status/1935353651025109123
EliminaQuesto video è molto controverso.
EliminaQuesto (https://youtu.be/B6bsSmMQ_rc?si=IGHAmO-0MRCzxoRx) lo è molto meno. Mi dica lei se vede differenze con Istanbul. Buona visione.
EliminaDomande inutili per un leghista perché per un leghista , Ognuno è ( o almeno dovrebbe essere )padrone in casa sua.
RispondiEliminaMentre evidentemente è da ben prima che gli "anglosassoni" rovesciassero Mossadeq che l' Iran ha problemi con costoro ad essere "padrone in casa sua ".
Questo significa che il Komeinismo mi sia simpatico ? No, ma apprezzo che lo sciitismo non pretenda di diventare "padrone in casa mia ", come invece fa da tanti secoli il suo "fratellastro" sunnita così tanto "in buoni affari" con i suddetti "anglosassoni".
La diretta di stamattina mi sembra sia andata bene, non ci son stati problemi. Quella di ieri mattina invece dopo 6 minuti è praticamente saltata, ha cominciato a "saltare" continuamente facendo venire fuori una serie di frasi totalmente spezzate e sconnesse, segno che probabilmente stava continuando a parlare ma il telefono non ha registrato nulla di fatto.
RispondiEliminaC'è un movimento che da 50 anni sta islamizzando Paesi che prima non erano islamici (o non erano a maggioranza islamica).
RispondiEliminaÈ successo in Libano, è successo in Siria, è successo in Egitto, è successo in Iraq, è successo in Afghanistan, è successo in Iran.
E mentre prima c'era in quei Paesi una certa libertà di culto, da quando è arrivato l'Islam ha fatto tabula rasa di ogni minoranza.
Questa cosa continuiamo a sottovaltuarla in Occidente, anche Trump ha detto che non vuole un cambio di regime in Iran.
E la sottovalutiamo anche in Europa, facendo finta di non vedere che l'80-90% degli immigrati che arrivano qui oggi è di religione musulmana.
Questa gente non ha alcuna intenzione di integrarsi, anzi farà in modo a poco a poco di imporre le loro abitudini, le loro leggi, le loro usanze.
Quando lei dice "a casa propria ognuno deve potersi regolare come meglio crede", è vero. L'Italia non può comandare a casa altrui, ma questo decidere di non decidere, un po' pilatescamente, porterà anche i Paesi europei - e anche l'Italia - ad essere di qui a 50 anni dei Paesi islamici, con la Sharia e tutte quelle belle cosine medievali annesse e connesse.
C'è un movimento che da 2000 anni sta cristianizzando il mondo, ha spedito missionari in Giappone, in Cina (tutt'ora). E' il cristianesimo.
EliminaChe poi si dica che abbiamo radici cristiane, è un altro discorso. Si citano gli episodi culmine della storia, da un lato Carlo Martello che ferma l'avanzata islamica, 800 anni dopo circa l'assedio di Vienna che ferma l'avanzata turca.
Il fatto che si islamizzi il mondo non più attraverso le armi, denota il fatto che forse dal lato "spirituale" quelle popolazioni hanno una necessità, no?
Noi non siamo messi proprio meglio da questo punto di vista, mi sembra che il libbberismo(tm) abbia già fatto abbastanza tabula rasa.
I gesuiti rispondo con una domanda. Io dico perché l'Eu esiste da così tanti anni sebbene abbia prodotto così tanti danni? Perché il PD ha governato per anni e anni e ancora viene sostenuto? Se lei sa rispondere a queste domande forse trova la risposta anche alle sue. Un fattore importante però che ha protetto l Iran dalle rivoluzioni colorate è forse la sua geografia o meglio la sua amicizia cona Russia. Cioè per i russi l Iran è uno degli ultimi baluardi prima di essere completamente circondato, difficilmente lo lasciano. Per questo il regime ha vita lunga, è fortemente supportato da mosca. So che questa non è condizione necessaria alla sopravvivenza, ma ricordo che Assad da solo lui e i caccia russi ripresero la Siria dall Isis... Quindi diciamo che un supporto logistico e strategico russo è fondamentale. Poi entra il fattore sociale e da anni gli iraniani stanno in guardia dagli usa e la Cia e quindi si fidano poco di modelli esportati dall Occidente
RispondiEliminaStavo cercando delle risposte, e purtroppo mi è capitato di spulciare wikipedia riguardo al lato economico della questione (i bikini mi fanno poco effetto ormai, a meno che non presentino i cosiddetti slip "a tendina scorrevole", flagello di questa estate).
RispondiEliminaMi è dispiaciuto molto leggere su Bloomberg https://www.bloomberg.com/news/articles/2010-07-02/iran-s-central-bank-lacks-independence-parliament-s-research-center-says che secondo una sorta di Ufficio Parlamentare di Bilancio Iraniano (ne hanno uno!) la loro banca centrale ha bisogno di più indipendenza. Non pensavo fossero problemi presenti anche nel sistema bancario della sharia.
Un altro tema da approfondire.
Forse abbiamo trovato i veri invasori.
EliminaPer il poco che so sull'Iran: c'è una vita non ostentata molto simile a quella occidentale, parte della popolazione non è mussulmana, c'è una comunità iraniana in Italia in zona Polimi a cui si potrebbe chiedere.
RispondiEliminahttps://it.m.wikipedia.org/wiki/Colpo_di_Stato_in_Iran_del_1953
RispondiEliminahttps://www.paeseroma.it/editoriale/2025/06/23/parigi-e-la-rivoluzione-il-ruolo-della-francia-nellascesa-di-khomeini-al-potere-in-iran/
RispondiEliminahttps://www.notiziegeopolitiche.net/iran-uno-stato-nello-stato-pasdaran-spa/
RispondiElimina"l'esportazione della democrazia" è la chiave di lettura...chi ha inventato la "democrazia moderna", cioè i padroni del discorso, sà che quei paesi hanno una tradizione di governo autocratico, molto spesso dinastico, e si divertono di conseguenza. In questo momento storico è più utile per loro pulire il campo e prepararlo per obiettivi più complessi. Come ci intrattengono amabilmente questi simpaticoni...
RispondiEliminaCredo che la risposta si trovi nella lezione di Carlo Galli al Goofy del 2021, l'Iran è il grande rimpianto della strategia USA in quanto la sua ribellione crea una falla nell'heartland, la "zona-cuore" del mondo, e permette ai "kattivi" (russi, cinesi ecc.) di avere una via d'uscita verso il mare (e il mondo).
RispondiEliminaQuindi l’Iran è l’obbiettivo da abbattere (o conquistare) in quanto bisogna assolutamente tappare questa falla; ecco che l’Iran diventa il “kattivo” per alcuni, e il “buonoh” per altri.
Guardando il tutto sotto quest’ottica, non sono proprio stupito che le propagande lavorino per veicolare l’immagine piu’ conveniente al proprio messaggio (non necessariamente coerente).
Non credo ad alcuna di queste versioni “estreme”; anzi, in realtà non credo proprio a nulla di quello che ci viene propugnato in generale (es. Israele ha distrutto questo e quest’altro con la super mega bomba imbattibile, la Russia combatte con le pale ma è una minaccia esistenziale ecc.)
Non è nemmeno piu’ “informazione orientata, ormai viviamo nell’era della manipolazione. Non esiste nient’altro, se non in qualche blog/chat/incontro dal vivo/social (sempre meno).
(Oramai io gli “operatori informativi” li chiamo “manipolatori informativi”, rende molto di piu’ l’idea).
Sull’Iran, anche a me piacerebbe saperne di piu’, anche solo per capire come hanno fatto a tener botta e diventare una potenza regionale in decenni di semi-isolamento.
L'Iran ha una lunghissima storia di potere centralizzato assoluto. È sempre stato un impero, ed è sempre stato governato da un "imperatore". Classi sociali e corpi intermedi quali nobiltà, clero, borghesia, etc... raramente hanno avuto occasione di dettare legge. In questo la storia dell'Iran ha molti più parallelismi con imperi quali Russia e Cina che non con l'Europa.
RispondiEliminaL'Iran storicamente si è sempre definito in opposizione all'Occidente, dai tempi degli Achemenidi e delle guerre in Grecia antica. Gli Iraniani sono orgogliosi di essere impero e di essere antioccidentali. Quando le cose vanno male, essi desiderano rovesciare l' "imperatore" e modernizzarsi ma ciò non significa che vogliono diventare occidentali. Un tema importante a partire dall'inizio del 1900 è la promessa di una "costituzione": gli Iraniani vogliono modernizzarsi e creare una sorta di democrazia, ma senza occidentalizzarsi troppo (suona contraddittorio, lo so, ma quale popolo non ha le sue contraddizioni?)
Per me le radici della caduta dello scià Mohammed Reza Pahlavi nel 1979 vanno ricercate nel flop della "Rivoluzione Bianca" del 1963 con la quale lo scià, grazie ad un referendum (oggi lo accuseremmo di "populismo"!) accentra tutto il potere su di sé e prova a farsi "imperatore". Una mossa che il popolo approvò! Dal 1963 lo scià agì come un re-filosofo illuminista, un dittatore liberale che obbliga il Paese a diventare più liberale e occidentalizzato, e si mette a "fare le riforme": distribuzione della terra dai nobili ai contadini, istruzione pubblica, diritto di voto alle donne, privatizzazioni.
Cosa va storto? La liberalizzazione crea disuguaglianze sociali tra contadini "fortunati", che hanno ricevuto più terre degli altri alla lotteria della ridistribuzione proletaria, e contadini straccioni; l'urbanizzazione crea ulteriori diseguaglianze con polarizzazione tra metropoli carissime e campagne depresse; lo scià è troppo sfacciatamente dittatoriale e anticlericale e si mette contro sia gli imam (esilio di Khomeini) sia la nobiltà (gli ha tolto le terre) sia la borghesia (non è abbastanza costituzionale, democratico, liberale) sia i comunisti (c'erano pure loro all'epoca) sia il popolo (occidentalizzazione, promette la democrazia ma non mantiene). Grazie al petrolio entrano tanti soldi ma vengono spesi per comprare giocattoli militari dagli Americani, come spesso accade alle petrodittature. La vita dello scià è troppo lussuosa. Il dissenso sobbolle e alla prima crisi economica seria gli fanno il cappotto perché tutti i corpi intermedi (clero, nobiltà, borghesia) si alleano contro di lui.
In sintesi: una liberalizzazione estrema, goffa, dittatoriale, sfacciata, senza crearsi appoggi nei corpi intermedi, contraria allo spirito popolare. I momenti di boom economico ci sono stati ma sono effimeri, non soddisfano, si lasciano dietro diseguaglianze che alimentano risentimenti.
La storia del regime attuale è ancora da scrivere. L'attuale "repubblica islamica" è un'anomalia storica: l'Iran è sempre stato un impero, e alla fine l'ayatollah finisce per comportarsi da "imperatore". Khomeini cementa il suo potere nel sangue del martirio della guerra Iraq-Iran. Oggi il dissenso e la crisi religiosa esistono: l'affluenza alle moschee è ai minimi storici, c'è chi diventa ateo e chi diventa cristiano; in particolare l'ascesa del Cristianesimo è un fenomeno di nicchia ma ben documentato. Molti Iraniani vorrebbero un cambio di regime ma non vogliono diventare occidentali!
La cultura, lo spirito, l'orgoglio storico e "imperiale", il sentimento religioso sono collanti forti, più forti del solo denaro, ma ciò non significa che il regime attuale sia beneamato o incrollabile. Non credo ad una occidentalizzazione o ad una balcanizzazione ma è da secoli che l'impero iraniano perde pezzi e la sua sfera di influenza si restringe.
L'Iran infastidisce l'anglosfera perché è un impero con cultura ed identità pluri-millenaria, ben precedente all'Islam, dunque è una cultura più difficile da penetrare e "corrompere" rispetto agli altri paesi del medio oriente. Prova ne sia che il regime change a favore dello Scià è stato ribaltato decenni dopo e anche gli Ayatollah sono esponenti di un islam persiano che si distingue dagli altri stati - inter alia - perché esistono gerarchie rigorose che decidono e indicano l'interpretazione delle scritture. Finché reggerà la "faida" Sunni-shia, l'Iran non sarà un vero rischio (l'Iran non ha mai manifestato tendenze espansive territoriali nella zona, limitandosi alle alleanze con alcuni paesi), ma se la faida tra sciiti e sunniti venisse messa da parte (ed Erdogan è quello che l'ha capito e dunque più spinge perché finisca, in nome del ritorno ad una Umma che includa tutti) allora l'Iran potrebbe in effetti diventare una potenza regionale che può impensierire l'occidente. In sostanza, invece che dell'atomica iraniana dovremmo preoccuparci del fatto che tanti governi della regione vadano dietro a Erdogan.
RispondiEliminaCaro Bagnai francamente non ti facevo tipo da iPhone, averne addirittura 2... Vergogna! :)
RispondiEliminaImo Samsung è meglio e costa relativamente meno.
Per quanto riguarda Iran & C. , prima o poi coloro che, ipocritamente non si fanno i cazzi propri , e trovano la pagliuzza nell’occhio dell’altro senza avere prima levato la trave dal proprio, avranno ciò che meritano.
Ad un mio fornitore cinese di Ningbo che anelava la democrazia in Cina e , pensa te, nel contempo (primi anni 2000) mi parlava di Berlusconi :), pronunciando il cognome di Silvio in maniera molto corretta, dissi. “ Ringraziate il vostro presidente Xi Jinping ,che se non altro fa gli interessi della Cina e del suo popolo. La democrazia che pensi tu NON esiste, neanche in Occidente. Oggi a distanza di anni mi ha dato ragione.
https://www.youtube.com/watch?v=JhKOe0uEDrI
RispondiEliminaLa situazione iraniana non la conosco non essendoci mai stato, però avendo lavorato in Bosnia ed in Iraq posso testimoniare che le realtà locali differiscono molto da quella che è la descrizione che troviamo nei giornali o sentiamo in tv.
RispondiEliminaNel 2002 parto per Sarajevo con l’indottrinamento mediatico che nei Balcani c’erano due fazioni: i cattivi Serbi confinati nella perfida Repubblica Srpska ed #iBuoni mussulmani, abitanti della progressista Federazione di Bosnia ed Erzegovina.
Nel 2004 in Iraq la situazione si era ribaltata ed i mussulmani erano improvvisamente diventati cattivi (e, quindi, conservatori); tuttavia l’esperienza maturata dall’altra sponda dell’Adriatico aveva generato in me gli anticorpi che mi hanno reso immune alla propaganda e quindi ho affrontato la mia avventura in Mesopotamia privo di preconcetti (esperienza che poi ho ripetuto anche l’anno successivo).
Avendo la possibilità di vivere per mesi in quei luoghi, studiandone la storia e parlando con le popolazioni locali ti rendi conto che le situazioni sono molto più complesse di come ti vengono raccontate in Italia, ma più in generale in occidente. I diversi modi di vivere, di organizzarsi e di pensare si sono sviluppati attraverso processi che sono durati secoli e non possiamo avere la presunzione di “imporre” ad altri il nostro modello di società, lo stesso vestito non va bene per tutti!
In questo blog è abbastanza scontato affermare che questa dicotomia mediatica, che descrive i fatti come una eterna lotta tra il bene ed il male (dove a seconda della convenienza #iBuoni diventano cattivi e viceversa), è strumentale ad orientare l’opinione pubblica per fargli accettare anche una cosa orribile come la guerra, ma purtroppo fuori di qui è molto più difficile.
Quando senti fischiarti contro dei 7,62 esplosi da un kalashnikov o scampi ad un attentato per puro caso, realizzi quanto può essere ignobile l’essere umano, anche perché ti rendi conto che stai rischiando la tua vita non per difendere il tuo Paese, ma perché stai tutelando gli interessi economici di qualche multinazionale (perché in Iraq non servivano chissà quali esperti per capire che non avevano le infrastrutture per utilizzare le armi di distruzione di massa, figuriamoci produrle o detenerle).
Non so se ho risposto alle domande, ma avevo voglia di riportare la mia esperienza.
Nell'estate del 1981 avevo quindici anni e andavo già in spiaggia nella fatidica Montesilvano. Quell'anno il nuovo bagnino era un ragazzo di 28 anni, straniero, dai tratti caratteriali molto poco comuni e che il pure originalissimo gestore dello stabilimento non smetteva mai di chiamare qui e là appellandolo a gran voce "Felicità!", traducendo, a suo dire, il significato del nome Farid. Era iraniano, uno dei primi profughi del regime khomeinista appena insediato. Era efficiente e velocissimo, prestante e abile nel lavoro che sbrigava a velocità impressionante. Però era anche solitario e ostentava un notevole orgoglio nello sguardo. Trattato con sgradevole sufficienza dalla maggioranza dei bagnanti in tempi in cui lo straniero a servizio non godeva ancora dei privilegi della simpatia delle anime buone, finì per fare amicizia solo con me che, pur crescendo evidentemente un’anima becera di destra, ho sempre provato simpatia per i deboli della situazione. In quegli anni di ostilità verso il raro profugo, mi sentivo un accoglione ante litteram. Anche mio padre, medico, lo prese in simpatia quando gli rivelò di essere uno studente di medicina al suo paese e di desiderare di continuare quegli studi in Italia. Fatto sta che durante le sere estive, quando era di riposo e veniva a spendere in cene e birra dal suo datore di lavoro più di quanto avesse guadagnato il giorno, mi raccontò la sua storia, le sue idee sul suo paese e quelle sul futuro che si attendeva. In seguito, feci amicizia con diversi suoi connazionali stabilitisi a Pescara per le stesse ragioni, tutti studenti tra i venticinque e i trent’anni, per lo più medici e architetti. Con più d’uno rimasi amico e in contatto per anni, ognuno ebbe un destino diverso, più o meno gratificante, lui finì per laurearsi in Medicina a Pescara e poi girò il mondo stabilendosi in USA e poi in diversi altri paesi, perfino in Russia, prima che non ne sapessi più nulla.
RispondiEliminaMa in quelle estati degli anni ’80-’90, perché la loro comunità si fermò lì a lungo, frequentandoli ebbi modo di farmi un’idea della società e del paese da cui provenivano. Prima della rivoluzione, tutti loro erano i felici rampolli privilegiati dell’alta borghesia iraniana, avevano vissuto gioventù dorate all’insegna dell’ammirazione degli usi occidentali. Erano abituati a avere tutto e qui da noi lavoravano solo perché farsi inviare denaro dalle famiglie non era sempre semplice, oggi avevano molto e spendevano molto, domani niente e erano costretti a guadagnare qualcosa in attesa del prossimo arrivo di liquidità. Lavoravano con l’atteggiamento di principi in esilio, con precisione ma altezzosamente. Erano consapevoli di essere stati un’élite in un paese di masse molto diverse da loro. Avevano vissuto i vantaggi dei ricchi in una società molto verticale, dove la vita facile e piacevole era privilegio di pochissimi, erano dovuti fuggire dalla repressione e dagli odi che temevano e pensavano che avrebbero potuto fare ritorno se la rivoluzione avesse fallito. Nessuno di loro era religioso, tutti bevevano alcol in abbondanza, usi occidentali in una mentalità da satrapi. Ma decine di milioni di iraniani erano molto diversi da loro, in tutto e per tutto. Ecco, mi feci l’idea che la rivoluzione avesse fatto leva con facilità e successo sul desiderio di rivalsa sociale in un contesto di estrema disparità e che neppure loro riuscissero a capire perfettamente perché l’Iran che avevano amato potesse essere inviso a tanti iraniani, al punto da condannarsi alla tirannia religiosa piuttosto che perpetuarlo. Un sentimento di sconcerto che, però, non sembra estraneo a tante élite nella storia più antica e recente.
Posso portare solo una testimonianza di valore aneddotico, ma che potrebbe illustrare una certa medietà della situazione locale.
RispondiEliminaPer qualche anno (metà '80-2005 ca.) la mia famiglia intesa in senso lato ha frequentato una famiglia iraniana.
Padre operaio nel settore petrolifero sul Golfo, poi migrato a Teheran, madre casalinga, tre figlie e due figli oggi grosso modo tra i settanta e i quaranta, quindi non ceti superiori o particolarmente istruiti. Confermo: per le figlie, minigonna, spiaggia e bikini, qualche battibecco col padre in merito ma niente drammi. Religione: come da noi, in teoria sì, però ovviamente fede islamica, mamma un po' più osservante ma in modo molto lasco, padre e figli giovani sostanzialmente indifferenti.
Alla Rivoluzione un figlio e una figlia sono nel Tudeh (partito comunista messo fuori legge dallo Scià e in seguito massacrato da Khomeini), ma a quanto ne so senza compiere particolari azioni. Una figlia parte per l'Europa quasi subito per studiare, fa una vita totalmente laica e "occidentale" senza problemi, al massimo si richiama alla tradizione zoroastriana in modo appunto laico, in avversione alla teocrazia che si installa. Molto delusa dal disinteresse dell'allora PCI o cos'era per il suo paese. Un'altra figlia sposa un musulmano osservante, smette le minigonne, mette il velo e soprattutto intesta al coniuge ogni cosa che guadagna o che possiede, è una professionista, fa il medico, guadagna bene ma non ha un centesimo di suo perché in una brava famiglia musulmana si fa così. Il figlio grande si trova a dover combattere nella guerra con l'Irak senza gravi conseguenze.
Qualche anno dopo, con i pasdaran divenuti polizia religiosa che imperversano (genere calcio del fucile in faccia per strada se una donna si ferma a guardare una vetrina, velo alle bambine e comunque un controllo capillare di ogni aspetto della vita), questo fratello, che per lavoro ha contatti con il mondo occidentale, porta di fatto via la famiglia in Europa. Partono prima gli anziani e i più piccoli. Olanda, che significa: casa, scuola di lingua olandese, assegni per i genitori anziani, studio. Poi parte la cognata coi bimbi (di cui non so nulla), infine il marito. Ora sono dispersi tra Canada, Olanda, Germania e Francia.
Ma l'Olanda non ha significato la fine dei problemi: i due fratelli più giovani, senza rimpiangere Islam o Iran, penano non a adattarsi ma a trovare la loro strada. Passano il tempo tra ribellione e apatia, senza riuscire a intraprendere un percorso di autonomia. Cambiare tutto per un mondo sconosciuto non è per forza senza conseguenze.
I più grandi senza mezzi termini rimpiangono Mossadegh, cioè quelle politiche economiche di nazionalizzazione del petrolio, riforma agraria piena occupazione e stato del benessere finanziato appunto dai proventi del commercio petrolifero spazzati via dal golpe UK-USA nel 1953.
La diaspora iraniana è vasta, questo, unito alle persecuzioni politiche lanciate dal regime khomeinista poco dopo il '79 spiega probabilmente il consenso interno del regime e le contestazioni giovanili: chi ha potuto se ne è andato, chi è nato dopo oggi è - giustamente - insofferente.