giovedì 30 giugno 2022

Global imbalances: il dibattito


Come vi dicevo prima, il tema che mi interessava analizzare in questo dibattito era l'evoluzioni degli squilibri globali (global imbalances) della bilancia dei pagamenti, un tema che era molto frequentato all'inizio del secolo, quando la Cina era diventata, col suo grosso surplus, il nemico numero uno degli Stati Uniti, come prima lo era stato il Giappone. All'epoca, cioè quando scrivevo questo, andava molto questo grafico:



molto "mamma li turchi!" (cioè "li cinesi"), dal quale sembrava che il surplus della Cina sarebbe esploso, naturalmente perché drogato da un cambio sottovalutato (alla Cina lo si poteva dire). Il grafico era un po' disonesto, però. Quello più corretto era espresso non in percentuale del Pil nazionale, ma in miliardi di dollari:



e il quadro che ne emergeva era molto diverso: 400 miliardi di dollari erano sì il 10% del Pil cinese, ma erano anche meno dei 700 miliardi di dollari di deficit Usa. Era quindi un po' difficile che il secondo deficit, quello Usa, più grande e preesistente, fosse stato causato dal primo, quello cinese, più piccolo e successivo, come invece si voleva far credere, addossando quindi alla Cina il peso delle necessarie manovre correttive.

L'ipocrisia di questo "quia nominor leo" mi colpiva abbastanza, tant'è che all'epoca chiudevo il mio articolo su China Economic Review con queste frasi (che oggi vi ho ricordato qui): "La supremazia degli Stati Uniti genera una crescente domanda di attività denominate in dollari, cioè un crescente indebitamento estero degli Stati Uniti. Se li osserviamo in questa prospettiva, gli squilibri attuali troverebbero soluzione in due sviluppi di medio periodo: lo sviluppo dei mercati finanziari asiatici e la diffusione dell'euro come strumento di liquidità internazionale [in modo da indirizzare verso attività denominate in yuan o in euro parte della domanda internazionale di attività finanziarie sicure, NdA]. Il secondo sviluppo, tuttavia, deve fare i conti con una verità lapalissiana, ovvero col fatto che l'euro, esattamente come il dollaro, non può circolare nel sistema monetario internazionale se non vi viene immesso! E la contropartita di un'offerta netta di euro al resto del mondo è una domanda netta di beni dal resto del mondo, cioè un deficit commerciale. A sua volta, quest'ultimo non può manifestarsi in un'economia [quella europea, NdA] che continua a crescere al di sotto del suo potenziale. In altre parole, per contribuire alla soluzione degli squilibri internazionali l'Europa, invece di adattarsi passivamente al dibattito interno agli Stati Uniti, unendosi alla richiesta americana di rivalutare lo yuan, e impegnandosi in una battaglia il cui significato e i cui esiti sono ugualmente incerti, dovrebbe semplicemente trovare il coraggio di crescere! L'Europa è [era, NdR] il secondo polo dell'economia mondiale, una sua crescita più rapida darebbe senz'altro un contributo alla soluzione del problema degli squilibri globali".

Che era poi un modo per dire che l'Eurozona, che grazie alle sue dinamiche intrinsecamente deflazionistiche era il buco nero della domanda mondiale, come abbiamo illustrato ad esempio qui parlando di sechiular staghgnieiscion, sarebbe anche diventata una fonte di squilibri, non volendo né potendo esserne la soluzione.

Naturalmente è andata esattamente come scrivevo e come oggi vi raccontavo:


gli squilibri si stavano ricomponendo a partire dal 2009, ma poi all'apparire non del vero, ma dell'austerità, la Cina passò il testimone all'Eurozona come contropartita (in surplus) del deficit Usa.

Prima di commentare l'ultimo pezzo del grafico (che è ovvio: lo shock "pandemico" ha ridato smalto per i noti motivi alle esportazioni nette cinesi, che erano scese a zero, determinando un ulteriore tuffo del deficit Usa), vorrei farvi notare che c'è del genio nell'ottusa protervia del "popolo programmaticamente profondo", come lo chiama Savinio.

Non era bastato Rising Sun a far capire come gli americani cucinino la surplus country di turno? I giappi di quel film sono tanto tanto cattivi, ma la loro vera colpa il film non la spiega: era quella di essere in surplus a fronte di un deficit Usa (e la cosa si risolse con gli accordi del Plaza, fatti "per contrastare il persistente apprezzamento del dollaro" - leggi: per costringere lo yen a rivalutare, e con il conseguente decennio perduto giapponese). Non era bastato un Tir di letteratura su quanto fosse cattiva la Cina che non rivalutava lo yuan. Eggnente proprio, la Germania voleva assolutamente assurgere lei al ruolo di cattivo (cioè di Paese in surplus) di turno...

Non si sa se piangere o ridere: la risposta sappiamo quale fu. Ci vendete troppe auto? E allora come per magia ci accorgiamo che le vostre auto inquinano, e non le compriamo più (oltre a scoperchiare qua e là un po' di altarini). Ci sono anche personaggi maliziosi, esperti di #aaaaaggeobolidiga, che sostengono nel 2022 quello che noi sostenevamo nel 2017 (e prima ancora nel Tramonto dell'euro):


e oggi parlano di proxy war e consimili awanaganate. Ma il punto è uno e uno solo: se vuoi capire chi si farà del male, follow the money. Quattro decenni di storia recente ci dicono che sarà l'esportatore netto di turno (l'importatore netto, cioè l'acquirente di ultima istanza, è sempre il solito).

Ci sarebbe ora da ragionare su come si andrà avanti.

Certo, quando la svolta grìn della Germania, il grignudyl di cui abbiamo parlato qui, ha fatto intuire che la Germania aveva avuto la bella idea di convertirsi alle tecnologie verdi soccombendo al suo connaturato Drang nach Osten (cioè, per voi che ormai siete leghisti, quindi gente semplice: buttandosi in mano alla Cina, un po' come Conte stava facendo qui), qualcosa bisognava fare. Ti piacciono tanto le terre rare cinesi (o controllate dai cinesi)? Ed ecco che nell'immediato ti diventa piuttosto indispensabile lo shale gas. Cose che capitano. Quelli che "l'euro è irreversibile" (cosa su cui concordo: il mio dubbio è se sia sostenibile...) dovrebbero anche spiegarci se europeismo e atlantismo siano compatibili, perché i grafici del current account dicono di no, tant'è che la potenza egemone del Patto Atlantico sta prendendo a sganassoni la potenza egemone dell'Unione Europea. Io, nel dubbio, andrei in ordine alfabetico: prima l'atlantismo. Poi, se ne avanza, un po' di europeismo, perché di questi europei che non hanno studiato la storia e non vogliono studiare l'economia diffido un po'...

I grafici, come diceva il compagno Lenin, hanno la testa dura, ma danno anche tante soddisfazioni a chi li sa leggere, come penso di avervi dimostrato.

E ora vi lascio: domani Abruzzo, cioè mare (la mattina) e montagna (la sera). La regione più bella d'Italia, e se ve lo dice un fiorentino ci potete credere...

(...sì, nel migliore dei mondi possibili sarebbe tanto bello recuperare un po' di autonomia strategica,  senza urtare nessuno, ma magari andando oltre la semplice constatazione che stare coi winners è meglio che stare coi losers - perché il sandalo col calzino conduce inevitabilmente alla sconfitta! Ma è possibile? Ne parleremo al goofy11 con interlocutori che vi piaceranno...)

17 commenti:

  1. Più significativi del filone nippofobico holliwoodiano di quegli anni Showdown in Little Tokyo, Black rain, Blade Runner e soprattutto Die hard.

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  2. Interessante analisi, ma rifletto su un punto.

    Una delle critiche mosse, da lei, agli "EUropeisti" è che l'adesione acritica al sogno europeo non può portare ad una comunione di popoli ma ad un peggioramento dei rapporti per il semplice fatto che gli interessi nazionali dei paesi europei spesso divergono.

    Vedo lo stesso rischio anche nell'Atlantismo: ossia una sua adesione acritica, invece di cementare i rapporti tra gli stati aderenti tramite il perseguimento di una utilità comune, possa esacerbarne i rapporti per la analoga ragione che gli interessi nazionali dei paesi potrebbero divergenti.

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  3. «stare coi winners è meglio che stare coi losers» una visione senz'altro esatta, cinica e opportunistica. A volte però la politica non è fatta di vincenti, opportunisti e cinici. Negli USA li chiamano "i grandi folli" anche se riferito al settore finanziario. Sono quelli che pensano di riuscire a cambiare il mondo, i "visionari", gli ingenui, appassionati folli. Un caro saluto senatore, dalla parete detto "losers".

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    1. Mi sono andato a vedere da quanto sei qui. Il tuo primo commento è del 2016. Evidentemente questi sei anni non ti sono serviti a molto se non ti hanno dato una minima capacità di leggere fra le righe. Venire a parlare di "visionarietà" e "follia" a me è abbastanza esilarante: capirei se tu fossi uno che ha visto in televisione "il senatore della Lega" (vedendolo attraverso la lente deformante dei pregiudizi instillati dai media), ma tu sei uno che era qui quando io, prima di ogni altro, previdi la santa alleanza fra 5 Stelle e PD... Boh...

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    2. Sarà la stanchezza, sarà la delusione, non di lei, in generale, sarà che il livello di tolleranza delle sottigliezze (o delle righe) è ai minimi storici. So chi è amico e chi è nemico - o almeno presumo di saperlo... - so chi combattere, chi stuzzicare, chi criticare e so chi ignorare. So anche da chi imparare ché è sempre importante e lei è uno di questi, uno da rispettare anche, per scelte che credo difficili. Non so... boh... Intanto la saluto cordialmente, che male non fa.

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  4. La moneta che ambisce a essere moneta riserva deve avere un deficit commerciale (quando dopo la seconda guerra mondiale gli USA erano in surplus si inventarono il Piano Marshall). Inoltre, l'Eurozona non ha uno strumento di investimento privo di rischio poiché i singoli paesi sono a rischio default (caso Grecia; salvo investire in titoli tedeschi creando ulteriori squilibri). L'euro non solo ha un surplus commerciale e nessun titolo "risk free" ma congelando le riserve della Banca Centrale Russa ha aggiunto un rischio politico all'uso dell'Euro come valuta riserva. Il suicidio dell'Euro è ora completo.

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    1. Sì, naturalmente, questo è esattamente quello che chi sta qui sa, e che gli conferisce un vantaggio informativo su chi non sta qui. Uno dei grafici più contestati del Tramonto dell'euro era quello in cui facevo vedere come l'euro non si fosse affermato come valuta di riserva internazionale (faceva poco più o poco meno del totale delle valute "legacy": marco, franco, ecc.). Questa cosa dava e dà molto fastidio, ma è spiegabilissima. Una valuta non può essere credibile senza un progetto politico solido, il vero sottostante è questo, e il paradosso dell'euro è che per il modo in cui è stato introdotto e gestito rischia di indebolire il suo sottostante. Non se ne esce, soprattutto perché non lo si vuole (o può) ammettere.

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  5. Propongo una analisi comparitiva in percento sul pil mondiale con componente export-import (X-M) di un minuscolo paese dell'area caraibica dal 1997 in poi con quello dell'Italia: La Repubblica Dominicana . Se lo propongo è perchè ne conosco il risultato . Il DOP oggi quota 57 sull'euro . Per me la morale è questa: nessuna politica è possibile senza la propria moneta e una persona capace , esperta e che ama il proprio paese come presidente della banca centrale .

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  6. Molto interessante, come sempre. Quindi, senza rischiare di finire sulle liste di proscrizione del Corriere, in fin dai conti si potrebbe dedurre che lo "scioccc" ( a metà tra Renzi e Calboni) indotto dalla guerra sulla bilancia dei pagamenti dell'eurozona (magari con una parziale sostituzione di GNL USA che costa sensibilmente più del gas russo), potrebbe aiutare gli americani a pagare un pò di debiti esteri ?

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  7. Eh? uh ? Non riesco a interpretare questi grafici, scrivendo come si mangia? Un riassuntino più semplice ?

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    1. Guarda, credo che ci sia ancora il Blog delle Stelle, anzi, forse ce ne sono perfino due: ti consiglio di rivolgerti a quel fornitore...

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    2. Mi sono arrangiato nel leggerli, Grazie del consiglio lo apprezzo 😉

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    3. Eh niente, sono stato espulso dal blog delle stelle perché commentando quello che ho capito su questo blog sono stato bersagliato di essere uno stregone, gareggiatore di rutti , filo-salveeneeano 🤔

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  8. Boh! Con tutta la buona volontà non ho afferrato dove volessero andare a parare questi due. Mi sono sembrati interventi tanto generali quanto vuoti. Cos'è, Gawronski vorrebbe sostenere che i problemi nascono per disattenzione nella calibrazione della partecipazione democratica? Non dico che uno debba farsi marxista per essere più sul pezzo, ma diamine, almeno leggerlo non farebbe male. Sarà pure problematico dimostrare che tutto proviene dalla struttura, non dico di no, ma che tutto provenga dalla sovrastruttura mi pare una tesi particolarmente singolare. E Fantacci non è stato da meno, e non è da meno se sogna di rimediare alla voragine degli scompensi strutturali del carrozzone europeo, aprendo un altro ufficio del tipo: Ufficio di Simmetrizzazione Asimmetrico. Boh!
    E che non paia una captatio benevolentiae del padrone di casa, se, devo ammettere, è risultato penoso attendere che gli altri due finissero le loro "riflessioni" perché si potesse ricominciare a capire quali sono i veri assi portanti delle attuali svolte economiche e politiche. Mi dispiace doverlo dire, ma sembravano veramente i rappresentanti della cultura universitaria del millennio scorso; roba che non macina!

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  9. Sullo sviluppo dei mercati finanziari asiatici, citato nell'articolo, la Cina sembra tentare un piccolo passo in questa direzione:

    "China took fresh steps on Friday to facilitate foreign investment in its $20 trillion bond market, saying it would cut service fees, improve overseas access to foreign exchange hedging, and streamline the process of opening accounts."

    Fonte: https://www.reuters.com/markets/funds/china-takes-fresh-steps-open-bond-market-foreigners-2022-07-01/

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    1. Beh, in quattordici anni qualcosa era inevitabile che si muovesse...

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