Sono subito andato alla parte "come lo aggiustiamo e perché ". In queste poche paginette Joe spiega perché er proggggettto europeo è moltisssssimo minchisssimo importantissimo assai: 1) contenere la Cina sul piano ambientale usando l'ambientalismo europeo come ariete. Sappiamo che gli USA sono il primo inquinatore globale quindi hanno bisogno di un mandatario presentabile. Confonde l'ambientalismo con l'Illuminismo. Tanto sono tutti "ismi"... uniamoli con un bel tubo Made in USA.
2) avere una piattaforma militare compatta per gestire le campagne militari USA in Asia Centrale, scaricando una buona fetta di costi sugli "europei" ("balanced and effettive global response"). Corri, vice idraulico Merkel, corri!
3) assorbire meglio le masse di profughi in fuga dalle sopra menzionate campagne. "Humanitarian principles and freedom of mobility" , ma non per gli europei: per i profughi esterni Made in USA. Gli USA non li vogliono gestire: pag. 320 in alto. "The World needs a united Europe to formulate a humanitarian response to this migrant crisis". ( omette: " which WE DEMOCRATS created"). Agghiacciante nel suo sfacciato candore. Tutto compatibile con la mente piddina, arrogante nel suo animobellismo e livida di revanchismo di quarta potenza segata con delirio di onnipotenza regionale in nome degli ideali della megliogioventù "illuminata" Cristo, che situazione!
(...per chi non si fida, la fonte
Bene: ora non dite che non ve lo avevo detto - come al solito, prima! Da una pianta simile, che frutti possono nascere? Si apra, anche qui, la discussione...)
Addendum delle 14:44: in effetti Charlie è severo ma un po' ingiusto. Joe a pag. 20 in alto ammette le responsabilità americane in alcuni episodi di destabilizzazione del Medio Oriente (quelli per i quali i suoi referenti politici hanno già chiesto scusa, cioè sostanzialmente l'Iraq). A parte questo, mi sembra che Charlie centri alcuni punti interessanti.
Faccio comunque un'osservazione di principio: credo, o quanto meno auspico, che noi qui si sia oltre la favoletta di Hitler che era cattivo dentro perché la mamma non gli dava il bacio della buonanotte, e degli americani che ci hanno liberato perché erano buoni e amavano la libertà. Suppongo che qui qualcuno si renda conto del fatto che esistono cose chiamate capitalismo, rapporti di forza, ecc. Di conseguenza, per quanto sordidamente usacentrica sia o sembri l'analisi del partigiano Joe, non è tanto questo a scandalizzarmi, quanto la sua mancanza di lucidità (evidenziata da alcuni di voi). Anche su quest'ultima tuttavia bisogna avere un giudizio articolato: chi ha lavorato con un editor che ha in mente un prodotto per un certo mercato (che magari poi non esiste, ma questo glielo dicono i dati dopo) può rendersi conto di certe dinamiche. Insomma: francamente in certi passaggi riportati il libro sembra idiota, questo è innegabile, ma sarebbe stupido e un po' arrogante pensare che necessariamente lo sia l'autore. Semplicemente, potrebbero avergli chiesto di scrivere un libro "a prova di idiota". Voi siete abituati, e mi avete abituato, a un altro livello di analisi. Ma siete pochi, e parlate una lingua non diffusissima. Il mio giudizio netto, ai nostri fini, resta negativo. Però esorterei a non commettere noi lo stesso errore che commette lui: giudicare col metro della nostra cultura il prodotto di un'altra cultura.
Addendum del 31/8, ore 10:47: Charlie Brown mi fa notare di aver omesso un "DEMOCRATS": "which WE DEMOCRATS created". Oddio, non è che i repubblicani siano stati molto più "dovish" in politica estera. Tuttavia, è un dato di fatto che gli ultimi casini, quelli dei quali patiamo le conseguenze, sono tautologicamente stati fatti dalle ultime amministrazioni, quelle con le quali Stiglitz teoricamente si trova in sintonia. Anche qui, come dire: omettere indicazioni di partito può essere un dato tattico, nel tentativo di parlare a un pubblico più ampio possibile, ma può essere anche visto come un atteggiamento farisaico (e così lo vede Charlie Brown, che però è tendenzialmente conservatore). Non è facile giudicare. Torno sul punto: per quel che ci riguarda, il testo non credo possa presentare alcuna novità in termini scientifici. Il problema dell'euro non ha una dimensione scientifica: nessun economista ha mai detto che sarebbe stata una buona idea, con la limitata eccezione di alcuni economisti finanziati dalla Commissione Europea, che poi hanno parzialmente ritrattato. Detto questo, la dimensione politica del problema, dal nostro punto di vista, dovrà necessariamente essere valutata in termini del contributo che questo testo darà qui da noi all'avanzamento del dibattito. Al momento è presto per valutare. Ribadisco che la mia valutazione è un po' pessimistica, ma vedremo...
Pensano ancora di avere la missione divina di salvare il mondo. Ma chi salverà il mondo da loro?
RispondiEliminaUna volta l'
EliminaArmata Rossa.....oggi...difficile...
Non mi preoccupa più tanto la loro capacità di dominare il mondo, perché non credo ne siano veramente capaci, ma la possibilità che per dimostrare ad ogni costo il loro dominio ci portino ad un punto di non ritorno dall'opzione distruttiva.
EliminaJoe è pure un inuit, e condivide il superomismo tipico del suo popppolo...
RispondiEliminaProf, scrivo un commento fuori tema.
RispondiEliminaMentre tu stavi scrivendo tali notizie, io zampettavo sui tasti infilando l'espressione "alternanza scuola-lavoro", che certo sai cosa sia perché nella scuola superiore ci sei per interposta persona, e trattenendomi dall'ovvia constatazione della futilità di tale pratica oltre che espressione o sintagma, visto che:
a) l'argomento fondamentale della mia letterina era un altro;
b) lavoro non ce n'è e allora perché "alternare"?
Lo so di essere fuori tema, ma tutto, tutto, aumenta il senso di vuoto pieno d'errori, quindi di pieno pieno d'errori, in cui siamo immersi.
Il punto b) è già stato discusso, da te o da altri, in un post che non rintraccio
Pur di non dire la verità, non sanno più cosa inventare.
EliminaIl motivo per cui i ragazzi, una volta diplomati, laureati, masterizzati, non riescono a trovare lavoro sarebbe, ad opinione di molti cialtroni, la loro scarsa preparazione al lavoro. Quindi devono imparare a lavorare prima di completare gli studi.
Saper fare, non saper ragionare.
Quando si saranno accorti che neanche questo sarà servito a nulla, magari s'inventeranno piccoli lavori manuali da svolgere in tenera età, fin dalla scuola materna, per competere con la Cina.
L'infallibile legge dell'offerta e dell'offerta, si applica anche ai lavoratori.
Elimina@Cesare Cilento
EliminaSono d'accordo col tuo commento. Devo però far notare che l'esempio dei «piccoli lavori manuali da svolgere in tenera età, fin dalla scuola materna» potrebbe essere frainteso e contribuire a contrabbandare, tuo malgrado, il luogo comune FALSO della scarsa importanza delle attività manuali svolte dai bambini, rispetto a farli stare ore ed ore davanti allo smartphone di mamma a far finta di essere dei genietti (si veda come esempio di questa tendenza il Piano Nazionale Scuola Digitale della cosiddetta Buona Scuola, basato scientificamente sul nulla, anzi...).
Ormai è assodato che le attività manuali per i bambini sono importantissime per l'apprendimento futuro dei concetti più astratti, sia in ambito matematico sia linguistico. Ci sono ricerche che correlano le abilità fino-motorie dei bambini con i voti che poi prenderanno al college; ricerche che ribadiscono l'importanza delle attività manuali e della percezione delle proprie dita per l'astrazione matematica; ricerche sull'importanza della scrittura manuale per l'apprendimento delle letto-scrittura e per la prevenzione delle difficoltà di lettura; ricerche su come utilizzare il corsivo per aiutare i bambini cosiddetti dislessici; ricerche sulla diminuzione delle competenze digitali negli adolescenti attuali, quelli allevati davanti allo schermo di un tablet; ricerche sulla correlazione tra il tempo passato davanti ad uno schermo ed i bassi voti (e le scarse capacità empatiche).
@Adriana
Questa estate ho letto "Segmenti e bastoncini" di Lucio Russo (me ne parlò un collega, mio ex prof, il primo anno di precariato, nel 2002). Ha purtroppo azzeccato tutto, ed è stato scritto nel 1997... La scuola per consumatori, l'infatuazione per la tecnologia... Tutto come pronosticato. Che rabbia!
Sempre più sudditi degli americani e sempre piu' costretti a gestire e risolvere i problemi che gli altri creano, vedasi ad esempio la gestione degli immigrati.
RispondiEliminaDurerà ancora per poco. Brzezinski si è sfilato, pare.
EliminaTriumphant nationalism is as apt a description of the policies of the republican administrations in the 1920s as it was of Wilson's own administration. Triumphant nationalism was not inward-turning or isolationalist.It was by definition addressed to an outside world, but it spoke in terms that were UNILATERAL and EXCEPTIONALIST.
RispondiElimina(ovvero il frutto sotto la buccia delle buone intenzioni)
da The Deluge pag. 348 the fiasco of Wilsonianism (A. Tooze)
La "esportazione della democrazia" è un atteggiamento bi-partisan che ha origine nella ideologia del "Manifest Destiny", versione americana delle ideologie romantico-nazionaliste del XIX secolo. George Mosse diceva ("La nazionalizzazione delle masse" e "Le origini cuturali del Terzo Reich") che per creare una mobilitazione popolare attorno ad un progetto espansionistico occorre creare una narrazione di "miti e simboli". In questo il "sogno europeo" ha le stesse dinamiche dei totalitarismi degli anni Trenta. L'ideologia degli USA come "nazione indispensabile" per gli equilibri mondiali dal 1945 in poi è "patrimonio comune" di democratici e repubblicani assieme e Stglitz per me non può permettersi di andar fuori da questa narrazione, rischierebbe di compromettere la sua reputazione come opinionista di lusso nel suo paese.
EliminaLe pagine riprodotte ci mostrano un poveraccio quanto a cultura generale, che non si eleva al di sopra del livello di chiacchiere e soluzioni "da bar". Dovrebbe cambiare ghostwriter, oppure, se è proprio farina del suo sacco, studiare storia/filosofia prima di avventurarsi in materie che esulano dalla sua competenza scientifica. Per lui l'Europa coincide con l'illuminismo, come se tutto cominciasse nel 1700.
RispondiEliminaChe cosa non si fa per mantenersi sempre a galla!
Non è opportunismo, e nemmeno stupidità. Come ho già spiegato (ma evidentemente invano) gli americani non si rendono conto a causa di una radicale e insanabile mancanza di Cultura.
EliminaLa mancanza di Cultura è lo stesso problema, in fondo, di molti europei.
EliminaSarò anche un ingenuo. Peró non sono d’accordo con voi.
EliminaMi sembra infatti che il libro:
- parli proprio della mancanza di cultura in America anche ad alti livelli (“One of my friends in the Obama administration… has commented that he has to relitigate the Enlightenment every day”
- sostenga il mondo abbia bisogno dell’Europa (“the moment the world is now calls out for these values”)
Forse è tutta retorica, ma insomma, in Europa il creazionismo non avrebbe nessuna chance.
Immagino che Aurelio si riferisca al fatto che Stiglitz non abbia nemmeno completato la scuola preuniversitaria, davvero “dovrebbe.. studiare.
Elimina“His attraction to economics arose primarily from the fact that it allowed him to apply his outstanding skills in mathematics to important questions of economic and social policy. When he informed his teachers about his decision to major in economics, they arranged for him to skip the senior year so he could go on to graduate school immediately. Without a degree, he left Amherst for the Massachusetts Institute of Technology (MIT) in 1963. At that time, MIT was at the pinnacle of prominence with its staff including Paul Samuelson, Robert Solow, Franco Modigliani and Kenneth Arrow. Among his fellow students were George Akerlof, and…”
(https://www.elgaronline.com/view/9781849801102.00130.xml)
@Autelio credo che questo commento del prof. Bagnai possa spigarti come sono gli americani.
EliminaIl problema non è tanto la loro non-cultura, ma quanto bene la esportano.
EliminaD'altronde l'ABC della Granma prescrive 'Pace & Lead' ovvero prima ricalchi e poi spari minchiate
RispondiEliminaDel resto è ben noto che anche lo Yogurt riuscirebbe a far molto meglio degli Yankee … If you leave yogurt alone for 200 years it'll grow a culture…
RispondiEliminaQuando le vittime collaborano con il loro carnefice:
RispondiEliminahttp://www.lastampa.it/2016/08/29/esteri/il-piano-per-ridisegnare-leuropa-dopo-brexit-JdvSS4Zc2ARM6ZMB1pzSIP/pagina.html
“Dopo Brexit un’Europa a due velocità”: ecco il piano per superare l’impasse
Un nucleo centrale e un “cerchio” esterno (con Gran Bretagna, Turchia, Ucraina e Svizzera), legato da ambiti definiti e senza vincoli politici
29/08/2016
MARCO BRESOLIN
INVIATO A BRUXELLES
Trasformare la Brexit da «problema» a «opportunità di rilancio» per l’Europa. Non tanto per l’Unione Europea, ma per l’intero Continente, con la creazione di un’Europa a due cerchi: un nucleo centrale, forte, costituito dall’area Euro e dalla Ue e un altro anello esterno composto dai Paesi strettamente legati all’Unione in alcuni ambiti definiti, ma senza vincoli politici. La proposta, presentata oggi simultaneamente a Londra, Bruxelles, Berlino e Parigi, è frutto di un dialogo tra cinque esperti europei, tra cui Guntram Wolff, direttore del think tank bruxellese Bruegel (gli altri sono Jean Pisani-Ferry, commissario generale della France Stratégie e docente alla Hertie School of Governance; Norbert Rottgen, presidente della commissione Esteri del Bundestag; André Sapir, docente all’Université Libre de Bruxelles e ricercatore a Bruegel; Paul Tucker, membro del Systemic Risk Council e ricercatore ad Harvard).
Si tratta di un piano che potrebbe servire come base per le trattative che inizieranno ufficialmente nel momento in cui Londra attiverà l’articolo 50 per chiedere l’uscita dalla Ue. E potrebbe dare vita a una “Partnership Continentale”, un modello da applicare in futuro non soltanto alla Gran Bretagna ma anche, per esempio, a Paesi come la Norvegia, la Svizzera o addirittura la Turchia o l’Ucraina.
Il punto centrale sta nella ridefinizione del concetto di mercato unico, che consiste nella libera circolazione di beni, servizi, capitali e persone. Queste ultime verrebbero escluse dalla libertà di movimento (proprio questo aspetto è stato determinante per la vittoria del sì tra gli elettori britannici) e gli autori del documento sono convinti che la libera circolazione delle persone «non sia indispensabile per il funzionamento dell’integrazione economica». Andrà però definito un «certo livello di mobilità lavorativa», limitato nel tempo e nell’entità, magari con delle quote.
.../...
Quindi.... ognuno rimane ancorato al proprio paese, e viene spremuto come un bancomat?
EliminaDiciamo che c'è del tragicomico... sarei proprio curioso di sapere che cosa ne pensano gli Svizzeri.
EliminaDal punto di vista dei proponenti, mi sembra un delirio panottico.
.../...
RispondiEliminaLa Partnership Continentale consisterà dunque in una integrazione economica per quanto riguarda merci, servizi, capitali e – in maniera ridotta e limitata – mobilità lavorativa. Non ci sarà una vera e propria integrazione politica, anche se è prevista la partecipazione in un nuovo sistema di processo decisionale intergovernativo. L’idea è di tenere una forma di contribuzione al budget della Ue e una sorta di cooperazione sulla politica estera, sulla sicurezza e, «se possibile», anche sulla difesa. Praticamente la Partnership Continentale verrebbe coinvolta anche in quegli ambiti in cui è già previsto un processo decisionale intergovernativo a livello comunitario.
Per le questioni in cui l’Ue ha una sua sovranità, ovviamente, la questione è un po’ più complicata. Ma i processi e le strutture dell’Ue – secondo il progetto – saranno preservati. Rafforzati, si augurano gli autori della proposta. Sarà però necessario costituire un consiglio dei Paesi aderenti alla Partnership Continentale, che però non potrà contrastare la legislazione Ue, ma soltanto proporre emendamenti e deliberare prima del via libera finale di Consiglio Ue e Parlamento. L’ultima parola spetterebbe comunque a Bruxelles e questo sarebbe il prezzo da pagare per il Regno Unito: meno influenza politica, in cambio però di limiti alla libertà di movimento dei lavoratori.
Oltre alla questione del mercato unico (e dei lavoratori) ci sono altre aree per le quali definire l’integrazione. Prima di tutto le politiche economiche esterne, in particolare il commercio e la regolamentazione finanziaria. L’Ue dovrebbe negoziare anche per i Paesi della Partnership Continentale, ma su questo ci sono diversi ostacoli. Anche sulla finanza bisognerà decidere se gli Stati “alleati” cederanno la loro rappresentanza. Infine energia e clima: tutti i Paesi della Partnership dovrebbero essere coinvolti nel sistema delle emissioni.
Per concludere, la politica estera, la sicurezza e la difesa. Il progetto vede la Partnership come una sorta di “forum”, ma anche un attore attivo su queste politiche. Sarà invece più difficile una collaborazione su giustizia e affari interni, che sono questioni di competenza divisa tra Ue e Stati membri. “Servirà flessibilità” si legge nel documento, che ha l’ambizione di offrire un punto di partenza alle due parti coinvolte nella trattativa per un divorzio che sia il meno traumatico possibile.
Come spiega Luciano Barra Caracciolo nel libro "La Costituzione nella palude" l'ambientalismo è lo strumento tattico dell'ordoliberismo EU per scardinare i diritti delle Costituzioni post II GM alla salute ed alla previdenza (i.e. welfare).
RispondiEliminaIo mi sento invece ottimista: la recente intervista di Z. Brezinsky mi fa supporre che abbiano capito che solo con il ritorno ad in mondo multipolare possono pensare di sopravvivere.
Il riarmo russo ha tolto ogni illusione di vincere la guerra.....
Ho seri dubbi che gli yenkee lascino il colpo,si sono spinti troppo oltre per troppo tempo.
EliminaTroppo spesso noi europei non ci rendiamo conto della disperazione, della miseria, della fame che hanno seminato per il mondo, certo non senza il nostro solerte aiuto.
Africa asia medi'oriente sud america, come mi ha ricordato un ragazzo boliviano ierin treno, basta pensare al washington consensus e la miseria che ha creato per capire che difficilmente la soluzione sarà pacifica.
Uno storico di cui ora non ricordo il nome ha osservato che i motivi per cui si inizia una guerra non sono mai gli stessi per cui la si combatte e neppure quelli per cui si decide di finirla.
EliminaTra i motivi che portano all'inizio delle ostilità c'è sempre la convinzione di vincere in breve tempo e l'aver pronti i piani d'attacco.
Dopo l'intervento russo on Siria non c'è più nessun generale USA che non tema i 2 mlioni di soldati perfettamente addestrati e potentemente armati (triade nucleare compresa) dell'armata rossa.
Certo ognuno poi è libero di perdere deliberatamente una guerra, ma gli yankee non sono né pazzi e neppure sprovveduti.
771,000 gli uomini in servizio attivo dell'Esercito Russo.
EliminaCerto, i riservisti arrivano ai 2 MM di uomini citati...ma non sono mobilizzabili immediatamente. L'Esercito Russo oggi e' un'unita' potente...ma NON e' l'Armata Rossa con le sue falangi corazzate inarrestabili degli anni 70/80. Hanno una forte componente mobile di paracadutisti con i loro veicoli corazzati...ma come tuttu i paracadutisti, entro 48/72 ore max devono essere rinforzati dai corazzati pesanti. Qualche temerario tentato di vedere se lo scontro va bene, in USA potrebbe esserci. Quel che puo' dissuaderli e' che le linee di rifornimento per loro sarebbero troppo lunghe.
Temo che il problema non siano i generali USA, che anzi di norma conoscendo almeno da lontano la guerra la temono, ma gli oscuri funzionari del deep stato americano e soprattutto i politici di carriera: purtroppo da personaggi come Hillary (Killary) Clinton c'è da aspettarsi di tutto.
EliminaIn sostanza per gli americani la cultura è un fattore esogeno.
RispondiEliminaBeh io all'Uni Fi ho avuto il piaciere di seguire il Prof Minuti, uno dei più auterovoli storici italiani(molto tenuto in considerazione annche all'estero) dell'Illuminismo, e posso dire che la visione che ha dell'Enlightment l'autore del testo che lei ci ha postato è roba veramente spicciola. Più o meno sullo stesso livello di Hitler che era arrabbiato perché non gli hanno voluto bene da piccolo, che poi altro non è che la visione della Storia come una costante tensione fra buoni e cattivi in cui alla fine, a quanto pare, vincono sempre i buoni. Però..dovremmo essere contenti no? eppure a me pare che a fine mese ci si arrivi sempre peggio..qualcosa non torna.
RispondiEliminaInoltre l'autore del testo trascura il fatto che in realtà, alla Germania, potrebbe anche andare a genio l'idea di accogliere flussi di migranti. Questo però non è certo un bene, anzi. Il fatto che in poche realtà del nord Europa ci sia bisogno di un esercito industriale di riserva è proprio parte del problema. E lo è in primis per le classi laviratrici tedesche, che ancora non ho capito se sono "disciplinate" a tal punto da fare la fine della rana di Chomsky (il crescente numero di teste rasate che vedo prendere parte alle varie manifestazioni di molte piazze tedesche però mi farebbe pensare il contrario).
Infine nel libro c'è, a mio avviso, un errore concettuale di fondo. Leggendo queste pagine sembra quasi che Gli Stati Uniti, dalle origini fino ad Obama, debbano sentirsi, e di fatto si sentano, debitori verso la UE, che in parte ha fondato l'anima degli stessi USA grazie all'illuminismo e ai suoi valori. Ora..
1: L'illumismo non è stato regalato al mondo dall'UE, bensì dall'Europa. Se le due cose non fossero diverse non dovremmo sentire come nostro patimonio culturale nemmeno il pensiero di Zwingli e Calvino (che pure è nato in Francia ma non sarebbe sui libri di Storia se non fosse per il fervore intellettuale della Ginevra dei suoi tempi...fervore che in certi casi diventava "ardore", ma adesso non è il momento di parlare di chi dava fuoco a chi..)
2: Non sono gli Stati Uniti ad essere stati "fondati" (anche solo culturalmente) dalla UE, è anzi questa ad essere un progetto Statunitense. Quindi no, gli USA e Obama non hanno alcun debito culturale verso la UE. C'è invece chi sostiene che gli Stati Uniti siano un surrogato culturale dell'Europa..ma qui si torna al punto 1.
https://it.wikipedia.org/wiki/Piano_Dawes
RispondiEliminahttp://www.istat.it/it/archivio/189943
RispondiEliminaChissá che il pil del II trimestre non venga rivisto al rialzo.
Rendiamoci conto che l'euro, attualmente, non è il principale pericolo per la pace nel mondo. E' il secondo nell'ordine.
RispondiEliminaIl principale pericolo è la "mancanza di lucidità" degli Stati Uniti d'America (cioè della loro classe dirigente, intesa come business community, intelligence community e intellectual community): una potenza con qualche manciata di testate nucleari in giro per il mondo e un apparato militare capace di intervenire in qualunque parte del mondo in qualunque momento. Con due operazioni militari contemporanee.
E' conseguenza di questo stato di cose se l'euro, il secondo pericolo per la pace nel mondo, è stato a suo tempo creato e continua a sopravvivere ancora oggi.
Ci siamo capiti, no?
In un commento ad un suo post precedente avevo detto che la Germania ci avrebbe concesso il minimo per non uscire dall'euro, ripensandoci è la Francia che teme una nostra possibile uscita noi vendiamo praticamente i loro stessi prodotti se uscissimo con una moneta svalutata rispetto all'euro gli creeremo seri problemi sui mercati internazionali costringendoli a rivedere le loro spese il loro welfare e il loro gigantesco apparato militare, e addirittura a farli uscire dall'euro, per questo ritengo difficoltoso una nostra uscita dalla moneta unica soprattutto la nostra classe dirigente non credo sia capace o sia disposta ad avviare una trattativa che ci porti via da questo impiccio
RispondiEliminaSenti: io voglio bene a tutti, ma Dio secondo Sergio Leone no. O fai un certo sforzo per assimilare almeno in parte cinque anni di dibattito, oppure temo dovrò difendere il mio tempo. Con affetto.
EliminaLa struttura dei vantaggi comparati dice un po' una cosa diversa, Cricchio. Vediti l'intervento del prof al goofy4.
Elimina@Cricchio, sui 'vantaggi comparati' (con relativo grafico), tra Italia, Francia e Germania, vedi qui.
EliminaCaro prof. potrebbe farle piacere vedere come la consapevolezza sta crescendo, nel video sotto al minuto 32:30 Di Battista dice testualmente:
RispondiElimina"Sovranità monetaria, è inutile che ci giriamo intorno, noi non avremo una vera libertà fino a che come popolo non saremo i proprietari della nostra moneta, stampata da una banca pubblica e nazionalizzata. Il denaro appartiene ai popoli e non alle banche private di Francoforte, Berlino o Bruxelles. È questa la battaglia."
e la gente in piazza applaude convinta
https://www.facebook.com/dibattista.alessandro/videos/946051898840208/
Eppure ha criticato fortemente FMI, denunciando i rapporti di questa organizzazione con le oligarchie finaziarie mondiali; evidentemente non ha capito la vera missione dell' euro o forse, chissà, l' ha capito ma ritiene il gioco del break up, troppo pericoloso, catastrofico soprattutto per il suo Paese! Ma parliamoci chiaro, l' euro è destabilizzante già, anche per loro, quindi sono davvero interdetto, sta soppesando i pro ed i contro, vuole percorrere ancora le ultime possibilità per un appello efficace? Nel precedente tuo articolo sull' argomento avevo parlato di Joe, come di uno che si è venduto, come altri; dopo queste pagine del suo libro, non so davvero cosa pensare.
RispondiEliminaIo non sottovaluterei il fatto che il dibattito è ormai uscito dal campo dell'economia (se mai ci era entrato) per approdare definitivamente nel reame della "geopolitica" e della filosofia della storia da bar.
RispondiEliminaVisto che l'economia non riparte, che la BCE non riesce a fare nulla, bisogna pur giustificare in qualche modo perché ci stiamo accanendo su questo progetto fallimentare.
Purtroppissimo ragioni valide non ce ne sono (cioè, ci sono, ma non si possono dire).
E allora non è neanche colpa del povero Joe se, editor o non editor, gli tocca fare sta figuraccia da "ameregano" frescone (tanto "'a gggeopolitica" non è il suo campo; la reputazione non se la rovina, e un domani potrà sempre dire: "compagni, abbiamo sbagliato").
Poraccio: se l'è inventate come meglio poteva. Che poi, se ci mettete i sottotitoli, la verità l'ha anche detta ...
Io ci vivo negli Stati Uniti, e tutte le volte che sento un americano dire "Europeans", sento una perturbazione nella forza. E' proprio cosi', non ci possono arrivare.
RispondiEliminaMa se da una parte e' stato un limite loro proporre un progetto non applicabile all'Europa, quanto errato e' stato da parte delle nazioni europee accettarlo?
Cioe' se un fognatore europeo medio non capisce il limite di questo, come possiamo pensare che lo capisca un americano?
Si puo, in certi casi si deve rispondere anche no. No grazie, no perche', no guarda..... NO.
Ma noi abbiamo risposto si'. Perche'?
Dresda e Hiroshima ti bastano?
EliminaAcqua di Joe. Smooth as silk (Road)
RispondiEliminaBy the way (parzialmente OT,e me ne scuso): qualche maligno di scuola andreottiana potrebbe pensare che la questione dei presunti illeciti vantaggi fiscali Apple in Irlanda sia la risposta (per mano di una commissione europea inescusabilente asservita al governo tedesco, cioè alla classe dominante tedesca) allo scandalo Volkswagen in USA.
RispondiEliminaCuriosa anche la dichiarazione, del governo tedesco, proprio in questi giorni, sul fallimento dei negoziati TTIP.
Non è che, tante volte, stanno volando calci sotto al tavolo?
Pensa che il presidente dei consiglieri economici di "#fuckGlassSteagall"Clinton aveva lo stesso nome. Bizzarre omonimie...
RispondiEliminaPochi mesi fa la Germania si è autodefinita potenza mondiale, poco sotto USA, Russia è Cina. Ma per essere una potenza mondiale non basta essere un gigante economico, ma anche militare. Anche se l'attuale potenza economica della Germania si basa in primis sul suo gigantesco surplus commerciale, grazie ad una moneta sottovalutata è alla svalutazione interna (Agenda 2010).
RispondiEliminaIl più grande fautore per un esercito europeo è la Germania. È da anni che la Germania vuole convincere i suoi pertner europei di intensificare la collaborazione militare tra i vari eserciti europei, per arrivare al fine ultimo: L'ESERCITO EUROPEO, ma fu sempre contrastata dalla GB è un po dalla Francia. Adesso che non c'è più la GB, Merkel è subito partita a propagandare la creazione di un esercito europeo.
Un esercito europeo naturalmente a trazione crucca, cha ha il compito principale di proteggere gli esplicitamente gli interessi economici crucchi nel mondo intero. È come sembra Italia è i paesi del europa del est non hanno niente da obiettare. Sarà interessante vedere come si comporterà la Francia. Salta nel occhio (negativamente) l'atteggiamento servile è subdolo pressochè totale del Italia nei confronti della Germania, trovo questo fatto di una stupidità incredibile. Un patto d'acciaio non è bastato, c'è ne vuole un altro. Na dann Prost, Mahlzeit!
Ein deutsches Europa
Gli Inglesi si sono già svegliati è stanno providenzialmente prendendo il largo da questo delirio europeo a trazione tedesca, spero che tra poco si sveglieranno anche gli USA è i Francesi. Sul Italia (i governati italiani) non ho più nessuna speranza, come già nel 40 scommetteranno sul cavallo sbagliato è quando si sveglieranno, questo progetto demenziale gli scoppierà in mano.
A questo punto credo che, indipendentemente dalla vittoria della Clinton o di Trump, gli USA cercheranno in tutti i modi di tenere in piedi il progetto europeo: faranno pressione sulla Merkel perché questa accetti la creazione di tutte quelle istituzioni che rendano sostenibile la moneta unica, ovvero i famosi Stati Uniti Europei, diventando così una succursale degli USA, lo stato cuscinetto sotto il loro controllo impossibilitato a stringere accordi con la Russia.
RispondiEliminaIn questo modo credo che loro contino di poter scaricare su di noi la gestione del medio oriente e di potersi concentrare sul fronte cinese. Nel frattempo minacciano la Russia ai suoi confini al fine di creare una frattura tra i due blocchi.
Spero di aver torto, perché quanto ho scritto suona come il preparativo per la prossima guerra mondiale.