venerdì 16 marzo 2012

...e il resoconto del dibattito

Trovate qui il resoconto del dibattito con l'ambasciatore, che si è svolto un po' come era prevedibile, secondo il canovaccio della farsa angheliana, ma ha permesso a Sergio Cesaratto di chiarire ancora una volta e sempre meglio qual è la natura del problema. Vale la pena di leggerlo: divertente e istruttivo.


E mentre ne parlo, il compagno Basilisco, tramite piccione viaggiatore, mi invia questo ulteriore Q.E.D.: pare che in Germania molti lavoratori siano pagati molto poco. Ma va!? Allora la Germania non era solo la Volkswagen? Cosa mi dici mai...


Chissà se questa affascinante ministra lo sa? Che pronuncia fantastica: si capisce tutto. Anche quello che lei non vuole dire, e che la mia amica Dana74 non vuole capire.



Il problema, ragazzi, non è politico: è evidentemente chirurgico. Senza trapianto, o per meglio dire impianto, del cervello, qui non si va avanti. E il problema, come sempre, sono i donatori. Quello che manca però in questo caso non è (come per i reni o per il midollo) la buona volontà. No, è proprio la materia prima (quella grigia).

119 commenti:

  1. Esatto, poi finché ci sono gli ammerikani, tipo MB (io lo chiamerei "MD" perché, secondo me, per dire certe scempiaggini bisogna essere totalmente fatti..) che ci fa la lezione su Keynes: http://www.ilgiornale.it/cultura/attenti_trappole_gigione_keynes/16-03-2009/articolo-id=336544-page=0-comments=1

    So che a molti non interessa perché hanno cose più interessanti da fare, studiare, leggere però il dibattito economico italiano è guidato da questi personaggi.... vedere Ballarò per credere..

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    1. Ma sono personaggi di riferimento della sinistra, come lo furono, a loro tempo, in vario modo, e per vari motivi, che so, Franco Modigliani, Sergio Marchionne, Antonio Fazio, ecc. Ricordate? Con degli amici così, chi ha bisogno di nemici?

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    2. Mi si perdoni , ma è davvero necessario interloquire e prendere in considerazione gente che parla come troll internettiani ?
      Leggendo l'intervista che mb ha rilasciato al giornale , sono rimasto basito nel constatare l'uso della fatidica parola che mille e una volta si legge su vari blog e forum dove la dialettica raggiunge bassezze davvero notevoli . Il fine economista da del Socialistoide a Rossi .
      nella mia ignoranza tanto scempio dell'intelletto del lettore ha decretato una pietosa quanto rapida chiusa dell'articolo... poi però ci ho ripensato , ho riaperto la pagina , me lo sono letto fino in fondo , e con un sospiro di sollievo ho potuto dire : ma vaff...

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    3. Caro Stefano,

      a ciascun (lettore piddino) secondo i suoi bisogni, da ciascun (economista liberista) secondo le sue possibilità. Siamo in democrazia e ognuno si può esprimere. Pensa che io sto messo peggio di tutti: non so nemmeno chi sia Rossi... Me ne scuso... Non sarà l'ultima delle delusioni che vi infliggo...

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    4. Caro Professor Bagnai , la mia non voleva essere una difesa al Rossi di turno sbeffeggiato dal fartoritore d'america ; tra l'altro con orgoglio a questo punto , posso dire di ignorarne l'esistenza (del Rossi)!

      Ma temo che la cosa che ci accomuna abbia 2 pesi ben differenti !

      Vista la sua gentilezza e disponibilità , colgo l'occasione per mettermi definitivamente in cattiva luce ai suoi occhi , aggiungendomi alla credo lunga ed immagino fastidiosa sequela di richieste riguardo ai temi "più in voga" al momento : "la questione sulla politica monetaria" . Visto che ha già risposto sulla MMT , mi prendo la libertà di chiederle un parere , al riguardo di un'altra linea di pensiero che sta prendendo piede con risalto mediatico in quel di internet , e cioè la teoria del Positive Money
      http://youtu.be/xGkAFDKbBzo

      ps:non sono un complottista , vorrei solo capirci qualcosina di più , magari appunto con l'ausilio di qualche considerazione di spessore come Lei potrà sicuramente , volendo , condividere

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    5. Possiamo rimandare? Sto lavorando sulla produttività, non posso compromettere la mia produttività parlando di cose delle quali vedo che si parla da altre parti e che a me interessano poco, altrimenti non riesco a dirvi sul mio blog delle cose delle quali non si parla da altre parti e che a me interessano molto. Si chiama valore aggiunto (almeno per me). Sono quasi sicuro che vorrà scusarmi. Ignorare i Rossi non è poi un cattivo punto di partenza... ;)

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  2. In aggiunta all'articolo del Fatto Quotidiano mi permetto di segnalarne due francesi risalenti al 2011:
    http://fr.myeurop.info/2011/10/04/chomage-la-face-cachee-du-miracle-economique-allemand-3478

    http://fr.myeurop.info/2011/10/05/la-competitivite-allemande-20-de-travailleurs-pauvres-3490

    Giuseppe Sini

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  3. Purtroppo quando si parla di questi argomenti non si usano le parole giuste, anche se temo che ci sia una volontà precisa di dare informazioni parziali e scorrette. Non ha alcun senso far sapere agli spettatori di Sballarò che il lavoratore tedesco in media gode di buste paga più pesanti rispetto agli italiani, lo avrebbe soltanto se il tema da contendere fosse un sistema fiscale più equo che redistribuisce gli oneri tra tutte le categorie sociali. Si usa questo tema per non affrontare e divulgare il vero metro che indica la complessiva e sostanziale paga del lavoratore, che è poi quella che interessa davvero ai datori di lavoro, ovvero il costo del lavoro per unità di prodotto. Lo stesso escamotage lo si usa quando si presenta la famosa flessibilità come un rimedio contro la disoccupazione: si divulgano i dati che effettivamente mostrano un aumento dei lavoratori a tempo parziale, ma non si fornisce il monte orario e salariale complessivo di tutti i lavoratori, per cui si scambia una diminuzione della disoccupazione con l'aumento della sottoccupazione, senza che quest'ultima tra l'altro aumenti il potere d'acquisto dei lavoratori.
    Alessio

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    1. Costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP):

      (redditi da lavoro dipendente/occupati dipendenti)/(valore aggiunto totale/occupati totali)

      cioè:

      (redditi medi unitari da lavoro dipendente)/(produttività media del lavoro).

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    2. "Il 15 agosto del 1945, giorno della sconfitta giapponese nell'ultima guerra mondiale, segnò anche un nuovo inizio per la Toyota. In quell'occasione, Kiichiro Toyoda (1894-1952), futuro presidente della Toyota Motor Company, dichiarò che era vitale "raggiungere l'America in tre anni", pena la scomparsa dell'industria automobilistica giapponese. [...] Per recuperare il gap in soli tre anni [...] sarebbe stato necessario aumentare la produttività di otto-nove volte [...] in concreto significava che un lavoro precedentemente eseguito da ottanta operai avrebbe dovuto ora essere compiuto da soli dieci operai. [...]" (Ohno, Lo spirito Toyota, pp.6-7)

      Non so se mi sono spiegato... :-)

      Il CLUP può diminuire di otto volte se la produttività media del lavoro aumenta di otto volte o anche se il salario medio si riduce di otto volte.

      Chi punta sull'aumento della produttività è un industriale (o imprenditore o scienziato o politico etc.) che merita di essere chiamato così (possiamo aggiungere ad esempio Ford o Taylor a questa categoria... generalmente nell'attività di queste persone c'è anche una forte motivazione di tipo nazionalistico), chi punta sulla riduzione del salario medio è... un Marchionne.

      Giusto per intendersi: il CLUP più basso storicamente ottenuto in Europa è probabilmente quello conseguito dai tedeschi nel corso della seconda guerra mondiale con il lavoro forzato ... arbeit macht frei.

      Cordiali saluti.
      Giorgio

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    3. Ma guarda che anche Marchionne punta all'aumento della produttività del lavoro, se è per questo.

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    4. Bisogna però ammettere che gli industriali tedeschi sono stati più "lungimiranti" rispetto a Marcegaglia e company, nel senso che la loro competitività non dipende soltanto dalla moderazione salariale, ma anche da imporanti e strategici investimenti in ricerca, in rinnovo dei macchinari e nella formazione professionale, per cui hanno beneficiato di quello che Marx chiamava plusvalore relativo, ovvero del restringimento del tempo necessario per ripagare il datore di lavoro del capitale costante e variabile. Invece in Italia gli industriali erano impegnati ad aumentare gli Ide, a chiedere la detassazione degli straordinari, nonché a spartirsi le commesse pubbliche e a distrarre capitali dalla manifattura agli ex settori strategici pubblici privatizzati.
      Alessio

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    5. Sì? Allora mi sono perso qualcosa... quello che ho capito è che l'"aumento della produttività" lo ottiene riducendo gli stipendi, tagliando le pause durante i turni, spostando la mensa prima dell'inizio o dopo la fine del turno, impondendo lo straordinario in via ordinaria, disincentivando le assenze per malattia, con la gestione delle chiavi dei bagni e altre amenità simili e che tutto questo è determinante. Se questo non è possibile la produzione si sposta completamente in Polonia.

      Cordiali saluti.
      Giorgio

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    6. In merito alla prduttività del lavoro posso segnalarvi questo interessante articolo, scritto da uno che lavora da 4 anni in Germania nel campo dell'IT , giusto per dare un idea generale di come lavorano i tedeschi...e non mi piace proprio! troppa serietà! ho un ideale dell'ambiente del lavoro del tutto opposta! http://www.keinpfusch.net/2012/03/de-germania-quattro-anni-dopo.html

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    7. Sì, caro, ti sei perso la definizione di produttività, perché evidentemente se uno fa meno pause lavora di più. Magari peggio, però lavora e quindi a modo suo produce (per lo stesso stipendio): lo straordinario imposto in via ordinaria a questo serve. Il calo dei salari è un'altra cosa, ovviamente.

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    8. @andrea

      L'articolo è divertente, si capisce che l'autore non era molto cosmopolita prima di partire, e deve aver sofferto: molto spiritoso, molto dettagliato. Ma... che ci dice della produttività?

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    9. Caro professore,

      scusi ma deve essere una deformazione ingegneristica... il fatto che uno produca di più perché fa meno pause (in realtà più pause ma più brevi e per un tempo complessivo inferiore) non posso proprio considerarlo un aumento della produttività... mi sembra solo un trucchetto da contabili di infimo ordine. Il risultato contabile c'è, il risultato sostanziale no perché per ora lavorata intera non c'è nessun aumento di produttività. Aumenta il tempo lavorato e quindi la produzione ma non in modo più che proporzionale (da quello che so).

      E' la stessa differenza che passa tra il lavorare più a lungo, in più e di più di Visco e il lavorare meglio di Ohno (ad esempio). Da un lato c'è Gondrano-Stakhanov dall'altro c'è il sistema Toyota (ad esempio).

      Comunque ho pensato di sottolineare il punto della produttività perché giochettando con il sito della FED di St.Louis ho tirato fuori questo grafico che probabilmente a lei non dirà nulla di nuovo ma che a me sembra impressionante:

      http://dl.dropbox.com/u/29460853/Real_GDP_per_Employed_Person_per%20Hour_Worked_Italy_1997.png

      Cordiali saluti.
      Giorgio

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    10. Perdonaci se non siamo né alchimisti né ingegneri: noi l'oro dobbiamo farcelo dare in cambio di qualcosa, e per noi conta il risultato! Quindi sì, capisco il tuo punto di vista, ma di persone che vogliono fare economia senza la contabilità qui ammettiamo solo MB, gli altri li cassiamo... Il sistema Toyota non so bene cosa sia, bisognerebbe capire meglio. Ma... quei dati cosa ti dicono? Che la flessione della produttività italiana anticipa le recessioni USA?

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    11. penso volesse correlare la flessione della produttivita' con l'inizio dell'era-euro >>> e che quindi si possa ragionare sul fatto che l'euro non abbia favorito la produttivita' italiana...si puo' fare un ragionamento del tipo : con l'euro piuttosto che investire in italia è diventanto conveniente delocalizzare ...(è solo un frammento)

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    12. Capisco anch'io e mi adeguo volentieri :)

      il sistema Toyota per dire è quello che ha originato tra le altre cose il just in time, l'unica cosa che la Fiat forse è riuscita ad importare dal Giappone.

      Comunque il testo citato da Andrea dice in un certo senso quello che stavo dicendo io: "fossi in voi [in Germania] non mi giustificherei dicendo "ma come, io per questo progetto ho lavorato ogni giorno sino a mezzanotte". Dovete capire che se in alcune nazioni la gente si porta il lavoro a casa e' perche' se viene pizzicata in ufficio troppo a lungo sono guai."

      Proprio così! In Italia essere produttivi è "restare in ufficio fino a tardi per completare il lavoro" o "non andare in bagno durante il lavoro" o "saltare le pause", quindi lavorare di più (a parità di stipendio se no il capo pensa che vuoi arrotondare con gli straordinari) invece nei paesi civili (non è moralismo) è portare a termine il lavoro previsto nel tempo previsto, quindi non "lavorare tanto" ma "lavorare bene". Anzi, come dice il blogger, la tensione non è verso il lavorare di più ma verso il lavorare meglio: "Ogni tanto dovete dare dei suggerimenti a qualcuno, per dirgli come avrebbe fatto meglio il suo lavoro".

      Le recessioni USA non sono riuscito a toglierle... :) ... quello che mi dice il grafico è che la produttività italiana è sostanzialmente ferma da quindici anni mentre era triplicata nei trenta dal 1960 al 1990 con un andamento abbastanza costante.

      E' corretto?

      Se è così, questo non è un problema la cui risoluzione dovrebbe impegnare il nostro paese giorno e notte?

      Prendiamo una questione a caso: le pensioni. Una possibilità per compensare l'aumento del numero dei pensionati con la diminuzione del numero dei lavoratori attivi è quella di rimandare l'età pensionabile fino al momento della morte del pensionando o giocare con il sistema contributivo per ridurre le pensioni o far lavorare di più (con un orario più a lungo ma per lo stesso stipendio) gli attivi per avere qualcosa da dare ai pensionati, l'altra dovrebbe essere (non è una idea mia, l'ho presa da Sauvy) quella di aumentare la produttività (prodotti-servizi realizzati nell'unità di tempo) dei lavoratori attivi.

      Perché non si ragiona anche sulla seconda possibilità?

      Non ci sono amplissimi margini per incrementare la produttività dei lavoratori italiani, anche e forse soprattutto nel settore pubblico?

      Cordiali saluti.
      Giorgio

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    13. @Giorgio due cose:

      1) quello che il blogger racconta e che lo stupisce molto io lo leggo così: nel mondo civile si è giudicati dai risultati (estremissima sintesi). Questo in Italia effettivamente è ancora un problema culturale, se ne può parlare.

      2) il tuo grafico mostra molto bene quale sia la causa del problema produttività. Si può risolvere con l'aspirina (come la chiama un altro simpatico lettore al quale sto per rispondere). Ne parliamo presto, ora ho un piccolo problema con il Laos...

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    14. Anzi tre: ho riletto la tua citazione sul sistema Toyota: non c'è nulla che dica come il recupero di produttività sia stato ottenuto. Credo che ci sia effettivamente una distorsione neoclassica nell'approccio dei media al discorso produttività. Sembra evidente a tutti che la produttività è un problema di offerta (macchina migliore: operaio più produttivo). Potrebbe invece essere anche un problema di domanda (perché dovrei comprare una macchina migliore se non ho mercati di sbocco?).

      Se il discorso viene impostato in termini non solo ingegneristici, allora si capisce che i danni dell'euro vanno molto oltre quelli che abbiamo visto finora, e sono danni cumulativi.

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    15. seguo raramente il blog di quel tizio, ma facendo una ricerca mi risulta che qualcosa di analogo e di interessante ne abbia parlato in questi due articoli che ho trovato: http://www.keinpfusch.net/2010/03/efficienza-di-sistema.html anche questo è interessante http://www.keinpfusch.net/2012/02/produttivita.html non sono forse gli articoli che chiedevi, ma li propongo per tutti come lettura consigliata per il weekend..

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    16. Caro professore,

      provo a spiegarmi...

      1) Ho lavorato in una multinazionale olandese: in Olanda dopo le 18 non c'era più nessuno in ufficio; in Italia il management, e a cascata i subordinati di volta in volta coinvolti, tirava almeno fino alle 20, le 22... Risultati paragonabili ma ottenuti, in Italia, con un enorme spreco di tempo. In Italia lavorare a lungo è un valore, in Olanda un disvalore. E' un problema culturale, certamente, che si riflette sulla produttività. Per avere gli stessi risultati in Italia si lavora di più in Olanda meglio. E' un aneddoto ma spero che sia chiaro.

      Allora quando sento un economista, la Kostoris ad esempio, dire che i lavoratori italiani devono lavorare più a lungo per lo stesso stipendio per incrementare la competitività mi innevosisco perché, forse sbaglio, penso che stia ragionando sul numeratore del CLUP, il costo del lavoro, come se il denominatore, la produttività, fosse dato e immodificabile.

      2) Io non vedo la causa del ristagno della produttività negli ultimi 15 anni nel grafico. Può essere l'euro come suggerisce Robert ma, per questo ho messo a 100 l'indice nel 1997, potrebbero anche essere le riforme del mercato del lavoro dal 1997 in avanti e i 4 milioni di lavoratori stranieri che abbiamo importato: di nuovo la competitività potrebbe essere stata ricercata agendo sul costo del lavoro. Potrebbero essere anche le industrie che sono state chiuse verso la fine degli anni novanta. Oppure anche il disimpegno dello Stato con le privatizzazioni.

      3) E' vero, la citazione da Ohno non dice come effettivamente la Toyota è riuscita, perché è riuscita, a diventare competitiva nella produzione delle automobili ma il punto che la citazione mi sembra metta in chiaro è che hanno agito sulla produttività, del resto Ohno era un ingegnere meccanico e il suo libro è interamente centrato sulla produttività, il costo del lavoro e il CLUP non figurano proprio ma piuttosto l'obiettivo è "migliorare i metodi e le procedure di lavorazione e ridurre i costi", "pensiamo all'economia in termini di riduzione di manodopera e riduzione dei costi".

      Altro punto che la citazione mette in evidenza è che hanno deciso di produrre automobili in Giappone e si sono chiesti come riuscire a farlo.

      Dove io vedo una distorsione nell'approccio dei media al discorso sulla competitività è nel fatto che la produttività così intesa non compare proprio. Il discorso è tutto centrato, in un modo o nell'altro, sul costo del lavoro.

      La distorsione neoclassica, se interpreto correttamente questi termini, la vedo nel fatto che l'aumento della produttività dovrebbe scaturire automaticamente (magicamente) dal mercato mentre mi sembra evidente, magari sbaglio, anche dal grafico, che non è così.

      E’ un problema di offerta o di domanda?
      Non lo so, a me sembra un problema di sistema. Se un imprenditore può agire sulla riduzione del costo del lavoro o trasferire la produzione nei paesi dove il costo del lavoro è inferiore perché dovrebbe investire sull’aumento della produttività (esclusi gli imprenditori radicati sul territorio) in Italia? E anche se lo volesse fare troverebbe credito in una fase recessiva? Un tessuto di micro, piccole e medie imprese è in grado di generare aumenti di produttività apprezzabili? Le grandi imprese investono o distribuiscono sotto forma di dividendi tutti gli utili che generano?
      Se lo Stato e le Amministrazioni pubbliche non si pongono neppure il problema della produttività dei loro dipendenti perché dovrebbero investire per incrementarla?
      In generale, se abbiamo un problema di disoccupazione di massa è possibile discutere di aumento della produttività?
      D’altra parte, se la produttività non aumenta come possono aumentare gli stipendi?

      Cordiali saluti.
      Giorgio

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    17. P.S.
      Ho trovato questa pagina della Confindustria, del 1999, che mi sembra interessante, particolarmente il paragrafo “che cosa misura il CLUP”:
      http://www.confindustria.it/AreeAtt/DocUfPub.nsf/All/4B9B797603B6B08CC1256ACB00500149?openDocument&MenuID=4BBE6695ECC3947BC1257375005B5245

      P.P.S.
      Il blog di Uriel Fanelli mi sembra interessante.

      Per quanto riguarda l’istruzione le sue considerazioni sono simili a quelle formulate ad esempio da Ernesto Rossi o da Alfred Sauvy molto tempo fa. Il problema, mi pare, è però ancora quello del riconoscimento sociale del lavoro operaio in particolare e dipendente in generale.

      Per quanto riguarda la produttività il discorso, che è rivolto in particolare all’applicazione dell’Information Technology, mi sembra condivisibile e generalizzabile.

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    18. @giorgio :^il disimpegno dello Stato con le privatizzazioni. ^
      ^Può essere l'euro come^
      aldila' del fatto che le privatizzazione sono state un
      grande danno (ma alla 'sinistra' andavano bene cosi' evidentemente )
      IL disimpegno della stato con l'euro è automatico !

      lo stato si concentra solo sulla spesa corrente...(al netto delle ruberie nella sanita' a favore degli amichetti dei politici e della spesa per sovvenzionare i peggiori industrialotti amici dei politici..)

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    19. Robert,

      sulle privatizzazioni siamo d'accordo, basta considerare la Telecom o le Autostrade o i GS o anche la Centrale del latte di Milano. Per quanto riguarda lo Stato non è detto che debba concentrarsi solo sulla spesa corrente, al di là delle ruberie e degli sprechi. Con l'euro è molto più vincolato ma non del tutto. O almeno così mi sembra.

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    20. Ma direi che il punto è che con il 'debito' dello stato
      gia' alto all'entrata nell'euro(e i vari patti trattati..) lo stato italiano è stato
      prorprio molto vincolato nei fatti...e in sostanza non ha piu' avuto possibilita'/capacita' di manovra direi...(avrei dovuto scrivere il disimpegno è 'conseguenziale' o 'ne è la conseguenza' al posto di 'automatico' )
      un altra cosa che ha avvantaggiato in maniera considerevole la germania e gli stati 'centrali' dell'europa...non ci avevo pensato (o l'avevo dimenticato)

      non mi ricordo piu' chi ha postato i dati dell'imf:
      http://www.imf.org/external/pubs/ft/reo/2011/eur/eng/pdf/ereo1011.pdf

      la germania ha avuto agio di aumetare il suo debito durante la crisi del 2008 con politiche fiscali espansive

      comunque guardo questi dati e non ci posso credere ...è troppo grande la presa in giro (altro che complotto)

      comunque ora con il fiskal compact siamo salvi no? ^>>^

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  4. Posso donare l'emisfero sinistro. Non ha mai funzionato.

    (Cesaratto è probabilmente la persona più paziente del mondo)

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    1. Beati mites, quoniam ipsi possidebunt terram.

      Non è esattamente il mio ritratto. Vorrà dire che quando Sergio sarà dittatore del mondo, io farò il musico di corte (finalmente)!

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    2. Sarebbe bellissimo. Ti girerei le pagine dello spartito (si usa?)

      Comunque, una chicca per i goofynomisti. Una banda di piddini d'alto rango che latra contro Hollande.

      http://www.ilfoglio.it/soloqui/12699

      Va bene, Francois Bersì è del tutto innocuo, e questi soggetti probabilmente mimano lo spavento per ottenere qualche contropartita. Ma questo è più o meno il bonsai di quello che credo potrà avvenire tra qualche mese: i demokristiani d'Europa che si coalizzano contro l'ombra del socialismo. È uno scenario comunque più probabile di Cesaratto imperatore (purtroppo)

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  5. grazie alle accurate e divertenti lezioni di Goofy ora è estremamente chiaro il modo in cui la competitività del mercato tedesco, che è forse il più importante per noi, sia stato esiziale per l'Italia. Sarebbe molto interessante ,a questo punto,un approfondimento del commercio mondiale dove pare che il nostro export nel 2011 abbia realizzato l'incremento maggiore, battendo anche Germania e Giappone.Percgè questo ci ha aiutato così poco nel disastro che stiamo vivendo?

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    1. Magari poi ci guardiamo i dati in dettaglio, ma intanto non dimentichiamo quali sono le quote di mercato export dell'Italia (media sul periodo 2005-10):

      Eurozone core 32%
      Eurozone periphery 10%
      USA 6%
      Europe non€ 11%
      OPEC 5%
      BRIC 6%
      Resto del Mondo 28%

      Diciamo che il grosso delle nostre esportazioni ancora prova ad andare verso i paesi vicini, quindi se abbiamo problemi con loro... abbiamo grossi problemi.

      (Eurozone core sono i paesi virtuosi del Nord, Eurozone peryphery coincide coi PIGS, Europe non€ è Inghilterra, Svezia, Svizzera, ecc.)

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  6. Qui ma sà che l'unico che non ha letto mai Keynes è proprio prof. Boldrin (o forse non l'ha capito). I liberisti come lui quando non sanno cosa dire la buttano sul fatto che keynes era un "gigione" e questo dimostra che sono anche un tantino di parte. a Keynes interessava la piena "occupazione" il che implicava che il risparmio nazionale doveva essere speso "una virtù individuale può essere causa di un male sociale" da qui l'intervento dello stato con il paradosso " delle buche da scavare piene di soldi la mattina per rinterrarle la sera", un paradosso direi molto più educativo di quello di M.Friedman che in periodi di crisi avrebbe voluto distribuire $ agli angoli delle strade (o la variante di Bernanke che li voleva gettare con l'elicottero). Infatti per keynes la disoccupazione era un male sociale da combattere "senza se e senza ma" se non ricordo male egli afferma " lo stato deve intervenire nell'economia in quei settori dove non interviene il privato,deve uscire dall'economia ogni volta che il privato soddisfa la richiesta anche in quei settori che in precedenza non erano di suo interesse (sono andato a memoria ma il senso è chiaro). Se il privato soddisfa tutte le richieste tramite il mercato è ovvio che chiederà prestiti è il risparmio sarà investito in toto. Viceversa è lo stato che momentaneamente si deve sostituire all'inerzia del privato. Perchè Keynes punta alla iena occupazione? semplice è un animale sociale e sa che l'uomo è solo dal lavoro che può trarre benefici sociali ed essere integrato nella società ( per ovvi motivi che ben sappiamo) Nel saggio " Le prospettive economiche per i nostri nipoti" immagina una società evoluta e opulenta che si è liberata dalla gabbia del per riappropriarsi del tempo umano libero appunto dal lavoro (è quasi Marxiano). Keynes era un liberale e non un liberista. Visto che oggi siamo tutti schiavi del capitalismo finanziario delle anime belle liberiste alla Boldrin potremmo anche consigliarli di leggersi " Teoria dei sentimenti Morali" giusto per dare la giusta interpretazione "all'egoismo del macellaio". LA CRISI C'E' PER LE IDEOLOGIE PORTATE AVANTI DA QUELLI COME BOLDRIN CHE DIMENTICANO CHE IN ECONOMIA COME IN POLITICA SONO I FATTI REALI CHE DOVREBBERO GUIDARE L'AGIRE. In fondo la disoccupazione oltre ad essere un male sociale ha anche un costo economico come ha dimostrato nel 1945 l'economista Henry Wallace,che elaborò un calcolo della ricchezza persa a causa della disoccupazione.

    Io non sono un economista e scrivo a memoria,l'unica cosa che mi interessa e far capire come la penso e come io ho interpretato alcune letture,i punti e le virgole le lascio ad altri più esperti di me.

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    1. Ma questa cosa delle buche da scavare dov'è scritta? Perché io non ci sono mai capitato. Non è una domanda polemica, mi interesserebbe saperlo.

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    2. La frase "è lo Stato che momentaneamente si deve sostituire all'inerzia del privato" mi ha fatto venire in mente una frase analoga che, nel film "Il caso Mattei", viene fatta dire ad Enrico Mattei interpretato da Gian Maria Volonté. Cioè mi ha fatto venire in mente il modello delle partecipazioni statali che, a quanto ne so, hanno consentito all'Italia di ricostruirsi dopo la seconda guerra mondiale e diventare una tra le prime potenze industriali al mondo. Mi sembra cioè una conferma della necessità dell'intervento costante dello Stato nell'economia, oltre che della sua reale efficacia, e l'esempio delle partecipazioni statali è, secondo me, una risposta sufficiente a chi sostiene che lo Stato debba stare sempre fuori dai giochi e lasciar fare ai privati.

      P.S.: il modello tedesco è comunque la dimostrazione che anche chi si dichiara liberista alla fine passa a batter cassa allo Stato, si privatizzano cioè gli utili e si socializzano le perdite (Sussidi ai mini-lavoratori, ad esempio, oppure mega salvataggi di banche all'americana, che se fossero state fatte in Italia le avremmo chiamate all'amatriciana e tutti avrebbero pensato a tutto il male possibile). Però stranamente quello non viene mai conteggiato come soldi che contribuiscono all'aumento del debito pubblico.

      A proposito di mega salvataggi, che effetto hanno avuto sull'inflazione quelli americani e i vari ltri erogati dalla BCE sulle rispettive valute?

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    3. segnalo questo articolo:

      http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/19/europa-crisi-dei-debiti-adesso-l’irlanda-stampa-da-se-gli-euro/87218/

      beh! il problema è risolto! Non c'è nemmeno bisogno di uscire dall'Euro, basta che la Banca d'Italia avvii le rotative!

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    4. Boh, forse Teoria generale...capitolo 10, VI, pagg. 315-316 Ed. Utet Utet 2010 "Se il Tesoro si mettesse a riempire di biglietti di banca vecchie bottiglie, le sotterrasse ad una profondità adatta in miniere di carbone abbondante, e queste fossero riempite poi fino alla superficie con rifiuti delle città...".
      In realtà però John Maynard gli è critico. Afferma infatti che sarebbe più sensato costruire case e simili: ma se per questo si incontrano difficoltà politiche e pratiche, quanto sopra sarebbe meglio di niente.

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    5. Certo, infatti qualche giorno addietro ho postato un dialogo fra Keynes e un fantomatico Architetto. In effetti il denaro va speso in primis per le cose socialmente utili al miglioramento della qualità della vita materiale e culturale di cui tutta la collettività può usufruire.

      Prendo spunto prima dell'avvio delle rotative, che è buona norma usarle con la dovuta cautela visto le perplessità di John Kenneth Galbraith e il monito di Hyman Minsky " chiunque può stampare moneta,il difficile è farla accettare".

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    6. Non è che la notizia dell'Irlanda è una bufala?
      Alcune banche centrali (non quella greca ad esempio :-) ma quella italiana sì) hanno le matrici ma poi bisogna vedere come le usano e se effettivamente stampano a piacere (cioè senza accordarsi con la BCE).

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  7. la "iena occupazione" è bellissimo. E' la Fornero?

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  8. Azz... sei in linea a memoria onestamente non ricordo, ma se ti interessa posso cercare dove l'ho letto (è probabile che l'abbia anche letto in qualche articolo). MA E' IMPORTANTE IL PARADOSSO?

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  9. Caro prof. Bagnai, cosa ne pensa di questa notizia?

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/14/ocse-litalia-afflitta-dalla-corruzione-cresce-maglia-nera-paesi/197219/

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    1. Penso che è un problema noto, che Mani Pulite non lo ha risolto, e che l'idea che il vincolo esterno ci avrebbe moralizzato (espressa in modo più o meno esplicito da tanti piddini) è evidentemente una scemenza. I problemi dell'Italia devono essere risolti in Italia dagli italiani.

      Sul legame fra corruzione e crescita, però, andrei un po' cauto. Conosco Padoan, eravamo nello stesso dipartimento, ho anche fatto qualche piccola ricerca con lui, sarei curioso di vedere meglio il dettaglio tecnico dei suoi argomenti. Basta pensare alla Cina: direi che è più corrotta dell'Italia, ma mi sembra che cresca.

      Quindi, come dire, se non si va sul tecnico l'argomento rimane "da autobus", e conoscendolo sono assolutamente sicuro che questo non è né lo stile né l'intenzione di Padoan, che è una persona molto seria e preparata. Credo però che questa possa essere l'intenzione di chi riporta il suo pensiero.

      Forse che non eravamo "corrotti" negli anni '80? Ma crescevamo. So what? Certo, per il Fatto il problema sarà comunque che prima c'era Berlusconi (Penati e Lusi ne PDL?)... Se volete vedere un po' di dati sulla corruzione, poi se ne parla, ricordatemelo...

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    2. Forse per una volta vi posso essere quasi utile...

      http://it.wikipedia.org/wiki/Bernard_de_Mandeville

      Cordiali saluti come sempre.

      Schneider

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    3. Concordo. La corruzione provoca danni morali e talvolta materiali ma non incide più di tanto sulla crescita economica.

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    4. Diciamo quasi inutile, perché Mandeville si studia anche a "Storia delle dottrine economiche"... Però tu qui sei sempre il benvenuto!

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  10. Buona sera Prof !
    Leggendo gli ultimi due articoli mi sono un pò preoccupato... Così rischia di rovinare la media ! Non ha usato neanche 10.000 caratteri :-) ! Ovviamente scherzo, i suoi posto sono sempre ricchi di informazioni utili e... di link di riferimento. Infatti ho quasi timore di iniziare a leggere un suo post, perchè comincio con uno e finisco con leggerne una decina ricollegati :-)

    Per il discorso lavoro sul "fantastico" modello tedesco riporto le parole dell' altro super Mario ( Grisù ) Draghi : "L'istituzione di Francoforte afferma che moderazione salariale e flessibilità sono "cruciali" per sostenere il lavoro e ridurre la disoccupazione."
    In un passaggio a questo link http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2012-03-15/aumento-fara-crescere-inflazione-102631.shtml?uuid=AbQ1EF8E
    Chissà cosa intende per "Moderazione Salariale".

    Buona cena a tutti.

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    1. Chissà? Vada avanti lei, che a me viene da piangere...

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  11. Visto che parliamo del cap.10 ho preso in mano la " TeoriaGenerale" è interessante il punto III comma 3. Credo che sia stato il problema dell'America ( e anche il ns.) che ha finanziato le banche ma non ha avuto un egual ritorno sul territorio proporzionato all'immissione di liquidità nel sistema. Mi sorge un dubbio:che la bilancia commerciale sia anche un indicatore di dove spendiamo i nostri risparmi? di conseguenza, non è che con la decisione di dove spendiamo i ns. risparmi decidiamo anche di deve rimanere disoccupato? Forse è per questo motivo che keynes non si fidava dei banchieri e proponeva le opere pubbliche prendendo cosi due piccioni con una fava?

    PS: per chi è interessato allo stato imprenditore c'è questo paper della Banca D'Italia.

    LO STATO IMPRENDITORE E LA QUALIFICAZIONE TECNOLOGICA DELLO SVILUPPO ECONOMICO ITALIANO: L'ESPERIENZA DELL'IRI NEI PRIMI DECENNI DEL SECONDO DOPOGUERRA.

    http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/pubsto/quaristo/qrs12

    ****

    La ricercatrice conclude affermando " che fino agli anni 70 L'IRI ha svolto la sua funzione, dopo ha seguito le direttive politiche abbandonando le direttive imprenditoriali e da li l'inesorabile declino. INSOMMA SE LA SONO MANGIATA.

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  12. Ottimo l'articolo citato consiglio di leggerlo perchè una buona sintesi utilissima come introduzione a chi sta' incominciando a studiare il problema :
    http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/03/16/sergio-cesaratto-e-arrivato-l%E2%80%99ambasciatore-cronache-di-un-dibattito/

    http://politicaeconomiablog.blogspot.com/2012/03/lintervento-di-leonardo-paggi.html

    ps: non volevo dirlo ma ora lo dico l'articolo di mario nuti che avevi citato l'ho trovato abbastanza tremendo...nuti sembra davvero una persona simpatica e molto competente ma soffre evidentemente di piddinite acuta...malattia particolarmente orribile quando attacca una persona simpatica e competente...
    poi ne esce con idee tipo usiamo il signoraggio della bce per
    salvare l'eurozona (il signoraggio della monenta elettronica intendeva?)
    -per poi aggiungere che comunque tanto sarebbe delle banche private...e allara cosa lo dici a fare- credevo sarebbe interventuno istwine per bastonarlo...comunque se l'avesse scritto un della luna quell'articolo penso sarebbe stato ridicolizzato...sara' che nuti sta' roma e sembra simpatico ...mah!

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  13. Segnalo questo Focus del centro studi di BNL appena uscito, si mettono a confronto alcuni dati di Francia, Germania e Italia.


    http://www.bnl.it/wps/portal/scopribnl/EDITORIA-E-RICERCHE/Economia/BNL-Focus

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    1. Sinceramente non mi sembra aggiungano molto. La retorica della convergenza la conosco bene, mi è stato chiesto di studiarla dall'UNECA e i risultati sono qui. L'unica convergenza essenziale è quella di cui BNL non parla, quella dell'inflazione, per i motivi che abbiamo visto ad esempio qui. Quanto al grafico di apertura, ci racconta la storia che abbiamo raccontato qui, ed è la solita: la Germania sta seguendo un percorso di sviluppo incompatibile con la sua permanenza nell'unione.

      Con tutto il rispetto, a chiusura di questo "repetita juvant", pur esprimendo viva soddisfazione per il fatto che certi istituti di credito ancora dedichino risorse alla ricerca, non posso che rilevare come sia altamente improbabile trovare qualcosa di originale in un centro di ricerca che appartiene a quel sistema finanziario che, come dire, in qualche modo è parte del problema...

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    2. Si certo dal punto di vista del ricercatore capisco che i dati in suo possesso la mettano in condizione di poter anche essere critico con le deduzioni. Ma io guardo a BNL dal punto di vista di colui che nell'impossibilità materiale di poter dedicare tempo ad una ricerca accurata dei dati si appoggia ad altri, e devo dire che BNL ha il vantaggio di fare dei Focus settimanali semplici e che nell'arco dell'anno comprano tutte le varie problematiche.

      Ho appena finito di leggere questo articolo che sicuramente lei già conosce (viene citato dall'autore).

      Riccardo Bellofiore: Finestra sul vuoto: ovvero, la crisi dell’euro e la rótta della sinistra.

      http://www.sinistrainrete.info/index.php?option=com_content&view=article&id=1612&Itemid=57

      Io da non tecnico lo trovo condivisibile e mi ritrovo nella riflessione del "Keynesismo privato" se ricorda alcuni giorni addietro gli ho scritto che secondo me gli anarcoliberisti americani avevano "rovesciato keynes" lasciando con il cerino in mano i privati al grido " è il mercato bellezza" era quello che intendevo dire.

      A titolo di divulgazione culturale (non per lei sia chiaro e spero che non sia un problema) per i navigatori che voglio approfondire.

      segalo questo paper che ho appena inserito nel mio blog (ma che devo ancora leggere per la verità).

      L’ipotesi della instabilità finanziaria e il ‘nuovo’ capitalismo di Riccardo Bellofiore

      http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=hyman%20minsky%20chiunque%20pu%C3%B2%20stampare%20moneta%2Cil%20difficile%20%C3%A8%20farsi%20accettare.&source=web&cd=4&ved=0CDkQFjAD&url=http%3A%2F%2Fwww.storep.org%2Fworkshopsiena%2FBellofiore1.pdf&ei=nVRkT6KfJej44QTh8_SnCA&usg=AFQjCNGh6v37Gj71vu7_DvBc4Owk50e7gQ

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    3. Sì, conosco l'articolo di Bellofiore, mi ha fatto piacere perché mi cita come una eccezione (il che, di questi tempi, è molto meglio che essere la regola, soprattutto a sinistra), ma non ho mai avuto modo di approfondire. A me, sinceramente, il dibattito su cosa sia o dovrebbe essere Keynes mi stucca subito, un po' come quello su destra e sinistra. Quello che c'è da fare è piuttosto chiaro, e entro certi limiti non è né di destra né di sinistra: diciamo che è da manuale di economia. Ed è urgente. Poi se vogliamo parlare per i prossimi venti anni di cosa era Keynes io vi ascolto volentieri, ma mi dichiaro incompetente e disinteressato!

      Comunque l'accento acuto sulla "o" non serve (e infatti, molto opportunamente, la tastiera italiana non lo riporta). Questa è l'unica critica "profonda" che sono in grado di esprimere finora: mi rendo conto che è deludente, ma sono stato contagiato da Schneider! (santo subito). ;)

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  14. @all

    Oggi vengo rediretto automaticamente da blogspot.com a blogspot.fr. Il risultato è che non vedo né i lettori fissi, né i commenti recenti. Mi pare che sia stato aggiunto però un twitterfeed in fondo ai post (se si chiama così). Qui si migliora sempre (come nell'eurozona). Voi avete problemi di visualizzazione?

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    1. si siamo anche noi su blogspost.fr e non ci sono piùle foto sulla barra laterale destra.Per il resto tutto bene non mi sembra che ci siano altre variazioni.

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  15. Comunque c'è qualcosa di strano, se entro dal pulsante che ho creato sul mio blog visualizzo http://goofynomics.blogspot.it/blogspot.it ma le foto sulla barra destra continuano a non vedersi. per il resto tutto ok.

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    1. Ora la situazione si è ripristinata, ma rimane il .fr. Vorrà dire che saprete sempre dove sono...

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  16. O.T.

    boom della cassa integrazione.A febbraio +49% rispetto a gennaio
    Secondo le rilevazioni del primo sindacato italiano nei primi due mesi dell'anno i lavoratori coinvolti sono stati 400mila, ognuno dei quali ha perso in media 1.300 euro di reddito.

    http://www.repubblica.it/economia/2012/03/17/news/cgil_boom_della_cassa_integrazione_a_febbraio_49_rispetto_a_gennaio-31694905/?ref=HREA-1

    ******

    1.300 euro equivalgono a una mensilità di un metalmeccanico,e sono circa il 9%del suo reddito netto. A questo si aggiunge l'inflazione e di fatto i dati sui consumi alimentari segnalano i disagi delle famiglie. Ora questi semplici dati dovrebbero preoccupare economisti come Monti e la Fornero, ma non mi sembra che certe preoccupazioni siano nella loro agenda delle cose a cui porre urgentemente rimedio.SI VEDE DA QUI CHE I PROBLEMI DEGLI ITALIANI NON SONO I LORO PROBLEMI,LACRIME COMPRESE.

    Non spetta agli elettori trovare le soluzioni ai problemi, ma agli eletti che come si usa dire sono "classe dirigente" Tradotto: "Colui che ha le competenze che servono per individuare il problema,e organizza le risorse a disposizione al fine di risolverlo".Qualcuno dica a Monti che per far morire di fame il popolo non c'è bisogno di essere economisti, basta mandare a palazzo Chigi Cetto la qualunque.

    RispondiElimina
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    1. Ce l'avevamo quello, solo che aveva un altro accento...

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  17. Sono rimasto indietro di qualche giorno e magari ne avete già parlato.

    Il recente voto sul Fiscal Compact ha avuto due rtisvolti positivi:

    1. Lega ed IDV fanno l'opposizione per finta!
    2. Ci sono 3 parlamentari che hanno votato CONTRO e 19 che si sono ASTENUTI! Magari ne avete già parlato, non sono aggiornato: ma chi sono?

    Oh signori, se speranza c'è, e io personalmente non credo che ci sia ma tentar non nuoce, bisogna ripartire da costoro: ripeto sapete chi sono? Come mai nessuno (nessuno dei contro Fiscal Compact intendo dire) ne parla? Perché sono due della Lega ed uno dell'IDV? E un bel chissenefrega?

    Alex

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    1. Non ne ho idea e non ne abbiamo parlato. Io poi sono proprio con la testa da un'altra parte. Magari qualcuno ci può aiutare?

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  18. Profe, convinca la dolce Marina a fare un tour qui da noi, magari facciamo una colletta per il viaggio low cost, che questo è un po' più screditato (ahimè)
    http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2012/3/4/20271-fiscal-compact-borghezio-urla-al-referendum-ma-la-lega-lo/
    roberto

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    1. Ma sono amici! Non ti ricordi di quando sono andati insieme a Lampedusa? Bei momenti...

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  19. http://parlamento.openpolis.it/lista-dei-parlamentari-in-carica/camera/nome/asc

    Qui trovi tutto, parlamentare per parlamentare. Anche se per scovarli è necessario un lavoro certosino.

    Luciano

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  20. Prof. non so se ne è a conoscenza, ma qualcuno ha lanciato la sua candidatura politica.


    http://www.facebook.com/pages/Alberto-Bagnai-Ministro-dellEconomia/285341591496903

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    1. Sì, ho visto, sono i miei studenti di Pescara. Che ci posso fare? Sono dei goliardi...

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    2. E poi... non è una candidatura politica. Per fare i ministri mica bisogna essere eletti! Non dirmi che una persona accorta come te non ci ha fatto caso! È solo che i miei studenti sanno che io sono un tecnico.

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    3. Si di fatti sul politico volevo sorridere :-) nel senso che era una forzatura ma nella fretta mi sono dimenticato.

      Stavo ascoltando il suo intervento a Chianciano e dopo ho ascoltato quello di Cesarotto li ho riproposti anche sul mio blog (stai a vedere che alla fine mi butteranno fuori dal PD).

      PS: Anche lei è accorto,e sa bene che il tecnico quando decide sulla vita materiale delle persone di fatto diventa politico.

      La saluto esco per andare a vedere un mercatino di paese,mi ricollego stasera.

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    4. Ti dirò di più: per me i tecnici sono quelli che riparano le caldaie. E nonostante loro facciano qualcosa di utile, diffido anche di loro!

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  21. ieri da Fazio mentre cenavo ho avuto l'onore di vedere Caselli intervistato che a un certo punto ha fatto un ragionamento, secondo me, inarrivabile in termini di logica basilare del tipo "ho tre mele, quante mele ho? tre."

    diceva, parlando dei costi della corruzione (dopo aver ripetuto che Tangentopoli ha contribuito a evitare la bancarotta dell'Italia e che avremmo fatto la fine dell'Argentina) che in Italia dati ufficiali davano 60.000.000.000 di euro ogni anno di corruzione. quindi, secondo Caselli:

    "ogni cittadino italiano, neonati compresi, ogni anno si vede sfilare di tasca 1000 euro, una tassa vergognosa, una tassa occulta che significa impoverimento."

    non è un ragionamento inarrivabile?

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    1. Certo. Ho già detto dov'è che non funziona, allora credo che mi toccherà farci un post. Ripeto: massimo rispetto per la chioma...

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    2. bé si, ero ironico ovviamente. penso che sia evidente a tutti che è un ragionamento dove esiste solo il corruttore questo di Caselli.

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    3. E un altro pezzo che manca, ovviamente, è che l'Argentina nel periodo precedente la crisi era in surplus o moderatissimo deficit, ovvero la corruzione non c'entrava nulla. Il caso italiano è diverso, ma il deficit italiano non mi risulta si sia ridotto con mani pulite, e nemmeno la corruzione.

      Credo invece che qualcuno cominci a capire (o a capire che gli altri capiscono) di essere stato sia pure involontariamente parte di un meccanismo che non ha avuto solo aspetti positivi e quindi desideri dare una versione edulcorata e consolatoria di una storia che deve ancora essere scritta. Ma di questo si è già parlato (il che non vuol dire che non se ne debba riparlare)!

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  22. http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/18/corruzione-germania-macigno-sulleconomia-miliardi-euro/198453/

    che fa il paio con questo dato. quindi, utilizzano la Legge Caselli, 250/60 = 4,16 possibili default. non uno come molti ignoranti boccaloni credono, ma ben 4,16 possibili default. e facendo un rapido calcolo, laddove in Germania sono 81 milioni di abitanti, 250/81 = 3,08 mila euro che ogni anno i cittadini tedeschi perdono. e questo è impoverimento.

    facendo un altro ancor più rapido calcolo, è probabile che la corruzione sia bilaterale, cioè i tedeschi corrompono solo gli italiani e viceversa, ma i tedeschi corrompono 3 volte di più degli italiani, quindi sono 2000euro*60milioni = 120 miliardi. quindi?

    Quindi ho dimostrato che i taxpayers tedeschi sostengono l'Italia per ben 120 miliardi all'anno, ovvero noi viviamo al di sopra delle nostre possibilità e la Germania è, giustamente, stufa di pagarci da vivere.

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  23. http://economia.elpais.com/economia/2012/03/17/actualidad/1332019331_311477.html

    Interessante il finale dell'intervista in cui viene esplicitata la "diceria" che l'europa è nata male. Noto una conferma a quanto scritto in questo blog ed altri. Leggo anche il falso che la BCE non è prestatore di ultima istanza. Abbiamo un discorso aperto qui. Lo riprendiamo?
    Grazie
    Fortunato

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  24. Caro Professor Bagnai

    il titolo di questo articolo è quanto mai esplicativo

    http://www.eguaglianzaeliberta.it/articolo.asp?id=1473

    La mia domanda è , da un fantatrillione di dollari , come si bonifica tutto questo plutonio che sembra essersi infiltrato nel core del pianeta economia ?

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  25. Professore mi scusi , ma nel link non è chiaro il nesso cui faccio riferimento

    il titolo in questione sarebbe "La Cernobil economica
    Le grandi crisi da ‘auto-regolazione’ "

    Ancora grazie per la sua disponibilità

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  26. Buongiorno Prof, le segnalo questo interessante articolo

    http://www.sinistrainrete.info/politica-economica/1944-domenico-moro-perche-il-ministro-sbaglia-su-salari-e-costo-del-lavoro.html

    Sulla base di questi dati forse bisogna rivedere le premesse che spiegano il differenziale tra il costo per unità di prodotto tedesco e italiano: non è il dumping fiscale a fare la differenza, ma gli investimenti in ricerca e nel rinnovo del capitale costante. Ciò pare confermato anche dal drastico calo del tasso di ammortamento sul fatturato, per cui le aziende italiane, anche grazie alla maggiore disponibilità di manodopera a buon mercato e alla scarsa tutela giuridica della forza lavoro immigrata (permesso di lavoro legato al contratto di lavoro), causate a sua volta dalle controriforme treu e biagi e dalla linea politica leghista, hanno preferito ridurre il costo medio del capitale variabile piuttosto che investire sul capitale costante[plusvalore assoluto]. Al contrario di quello che è accaduto in Germania, dove si è riusciti ad abbassare il costo del lavoro per unità di prodotto grazie a poderosi investimenti e alla relativa e leggera compressione del monte orario complessivo di tutti i lavoratori, passato infatti da 57,7 miliardi nel 2000 contro i 57,43 del 2010[plusvalore relativo]. Ciò spiega anche perchè in Germania viene spacciato per diminuzione della disoccupazione quello che è in realtà un aumento della sottoccupazione.
    Alessio

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    Risposte
    1. Scusa: eri finito nello spam. Darò un'occhiata. Il tasso di ammortamento sul fatturato non so cosa sia (parli del loro rapporto?). I poderosi investimenti tedeschi devono essere stati fatti di nascosto perché in contabilità nazionale non si vedono (almeno non come contributo alla crescita), però mi leggerò meglio l'articolo.

      Grazie mille.

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    2. Mi sono espresso male, sì, intendevo la percentuale sul fatturato destinata all'ammortamento del capitale costante. Ho esagerato a scrivere "poderosi", però, forse, anche se si sono dimezzati, gli investimenti nel capitale fisso hanno contribuito a fare la differenza e a rendere il costo per unità di prodotto il più basso dell'area euro. Altrimenti come si è arrivati a questa famosa competitività tedesca se, così come riporta l'articolo che ho incollato prima, non è stato il dumping fiscale a fare la differenza? Non voglio fare della polemica, sto solo cercando di capire, dato che forse scoprire l'ingrediente che ha permesso alla Germania di comprimere il costo per unità di prodotto, è la cosa più importante da sapere.
      Alessio

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    3. Scusa, la la diminuzione dei salari reali del 7% è sfuggita all'autore dell'articolo? Anche questa non è polemica, te lo chiedo perché per leggere tutto quello che mi mandate ho bisogno dei vostri occhi! Sarebbe la Fig. 1 di questo post, non so se lo hai visto.

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    4. Mi perdoni, forse la mia è ignoranza, ma ancora non riesco a capire: ma anche considerando la compressione dei salari reali ( sia chiaro, non metto in discussione la moderazione salariale, solo che ho qualche dubbio sul fatto che la competitività tedesca sia stata ottenuta soltanto attraverso questa via), la retribuzione oraria e il costo del lavoro sono più alti in Germania, fatto dimostrato anche dal fatto che i lavoratori tedeschi, nonostante lavorino meno ore rispetto agli italiani, ricevono comunque un salario superiore. Dunque, anche se c'è stata una indiscutibile flessione dei salari reali tedeschi, come è possibile spiegare attraverso la moderazione salariale il minor costo per unità di prodotto della Germania [http://www.emilianobrancaccio.it/wp-content/uploads/2012/02/brancaccio-2011.jpg] dato che hanno un costo del lavoro superiore al nostro e nonostante lavorino meno ore? Perdoni l'ignoranza, ma non riesco a capire. Scusi eh, sono di coccio :D
      Alessio

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    5. No, non sei di coccio. Non è una cosa semplice per nessuno, nemmeno per me che a quest'ora ho gli occhi che sanguinano dopo aver dedicato la mattina al Vietnam e la sera all'India. Dunque: se vai sul sito dell'OCSE e ti cerchi la "compensation of employees" in termini di dollari a parità di poteri d'acquisto (perché visto che continuate a scassare la minchia - affettuosamente - col confronto fra Germania a Italia bisognerà che lo facciamo sul serio, cioè a parità dei poteri d'acquisto, altrimenti non ha senso), troverai che per l'intera economia il dato tedesco nel 2010 è 41063, quello italiano è 41091. Per il manufacturing (manifatturiero, settore aperto al commercio estero) il dato tedesco è 54945, quello italiano 42326. E quindi per i servizi (settore protetto), il dato tedesco è 36728 e quello italiano 43474 (verifica, perché gli occhi mi sanguinano veramente). Diciamo che non tutti i lavoratori tedeschi guadagnano più di quelli italiani. Poi c'è un problema di produttività, del quale si può parlare. Poi c'è il problema di fondo che quando si entra nel marxismo io non capisco mai dove si va a finire, capisco solo che il saggio di profitto cade e che un giorno sorgerà il sole dell'avvenire, il tutto però un po' avulso dai dati OCSE e da quello che sta succedendo...

      E qui sei tu che devi perdonare la mia ignoranza (e non scherzo).

      Comunque, visto che insegno a Pescara, diciamo che quando il sol dell'avvenire sorgerà, io almeno starò sulla spiaggia giusta...

      Ma secondo te come è stata ottenuta la maggior competitività tedesca?

      Rispondi con calma, che io stacco e vedo a guardarmi la mia trasmissione di serial killer preferita...

      Elimina
    6. Alessio,

      visto che ti ostini a usare una terminologia marziana, ti segnalo un altro ritrovato reso possibile dal Fredoom of Information Act... il comunismo spiegato dalla CIA! :) ovvero "Theory and practise of communist subversion":

      www.foia.cia.gov/docs/DOC_0000042667/DOC_0000042667.pdf

      Invece, più seriamente, ti segnalo anche questo articolo di Veblen del 1906 "The Socialist Economics of Karl Marx and His Followers" che forse non conosci...

      http://www.jstor.org/stable/1882722?origin=JSTOR-pdf&

      "The particular point at which the theory is most fragile,
      considered simply as a theory of social growth, is its implied doctrine of population,-implied in the doctrine of
      a growing reserve of unemployed workmen. The doctrine
      of the reserve of unemployed labor involves as a postulate
      that population will increase anyway, without reference
      to current or prospective means of life."

      A me sembra interessante la sua considerazione del fatto che Marx, come Malthus del resto, assumeva che i proletari avrebbero continuato a riprodursi e la popolazione ad aumentare anche in presenza o nella previsione di redditi decrescenti. Togliamo questa assunzione, e assumiamo invece che i proletari che vedono diminuire o prevedono che diminuiscano i loro redditi facciano pochi figli o non ne facciano affatto... cosa succede allora? Possiamo spiegare così il delino demografico italiano? ... in breve: il popolo si suicida anziché fare la rivoluzione?

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    7. Ma i dati OCSE a cosa si riferiscono esattamente?
      Sono gli stipendi lordi pagati dai datori di lavoro?
      Il dato fa riferimento anche agli autonomi o solo ai dipendenti?
      Grazie per ogni chiarimento.

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    8. Carissimo, employees sono i dipendenti (gli autonomi sono self employed) e quando si parla di costo del lavoro non si parla di retribuzioni, cioè si parla di quello che spende chi il lavoro lo paga (l'imprenditore, quindi ci sono dentro anche gli oneri sociali), non di quello che percepisce chi il lavoro lo offre (il lavoratore). Però... per queste cose potresti anche farti un giretto sul sito OCSE, no? Non vi impigrite!

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    9. Salve Prof, grazie mille per l'articolo. Comunque, a scanso di equivoci, non volevo assolutamente negare il fatto che alcune categorie di lavoratori tedeschi guadagnano meno dei loro colleghi italiani, soprattutto in seguito alla controriforma Hartz e la conseguente esplosione dei minijobs, che sicuramente hanno contribuito in maniera decisiva alla deflazione dei salari reali tedeschi[http://www.reuters.com/article/2012/02/08/us-germany-jobs-idUSTRE8170P120120208]. Tuttavia ciò che mi interessava conoscere era la differenza che si registrava nel settore manifatturiero, dato che è in questo campo che si decidono le sorti delle partite correnti. E quindi, visto che il costo del lavoro è più alto in Germania, ho azzardato la tesi del plusvalore relativo, per cui si riesce ad aumentare la produttività con investimenti nel capitale fisso ( non eccezionali d'accordo, ma comunque superiori a quelli degli altri paesi dell'area euro) e la riduzione dei tempi di lavoro, cosa che è effettivamente avvenuta nelle medie e grandi industrie tedesche. Magari manca qualche altro tassello, come forse la delocalizzazione strategica di alcuni semilavorati. Sicuramente devo approfondire ancora questo tema cruciale. Su Marx, e qua mi rivolgo anche a Giorgio, ho trovato questa interessantissima lettura, molto attuale a mio avviso, anche se naturalmente lo spaccato della borghesia finanziaria che se ne ricava dovrebbe essere aggiornato ai nostri tempi, soprattutto alla luce delle delocalizzazioni e quindi del minor peso della borghesia industriale, e soprattutto della strategia neoliberista inaugurata oltre 30 anni fa. Dico ciò perchè nel brano Marx fa riferimento al pareggio di bilancio, ma non perchè sarebbe stato favorevole a politiche simili al fiscal compact, ma perchè riconosce negli squilibri reali (compressione della domanda, sistemi fiscali che negano la progressività delle imposte e le commesse pubbliche di cui beneficiano i grandi gruppi economici-politici) la causa dell'aumento del debito. In fondo non è quello che è successo nell'occidente circa 30 anni fa quando si è imposta l'economia della supply side? E' interessante inoltre perchè si sottolinea il peso delle commesse pubbliche concesse ai grandi potentati economici, ed in questa categoria potrebbero rientrarci gli ordini di ingenti quantitativi di armi tedesche fatte dal governo greco, gli enormi vantaggi di cui ha goduto l'industria bellica americana nel periodo di Bush[http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=P1bZ-TiX8rA] e, per restare in Italia, il fraudolento meccanismo di assegnazione degli appalti atttraverso il project financing, che nasconde degli inesistenti finanziamenti privati e dei reali ed ingenti costi per le casse pubbliche [http://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/controllo/sez_centrale_controllo_amm_stato/2008/delibera_25_2008_g_relazione.pdf; http://www.rainews24.rai.it/it/video.php?id=11951; http://pagni.blogautore.repubblica.it/2012/03/16/ecco-chi-specula-sul-business-autostrade/;] C'è anche una curiosa coincidenza con il presente, visto che si parla di un ministro che faceva costruire le ferrovie alla sua società a spese dello stato :) Buona lettura, lo posto nel commento successivo, altrimenti non ci sta.
      Alessio

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    10. Premessa: Il periodo coincide con la situazione della società francese dopo la rivoluzione di luglio e specialmente negli anni del governo Guizot(1840-1848), uomo di fiducia della grande borghesia finanziaria.

      "Dopo la rivoluzione di luglio il banchiere liberale Laffitte accompagnando il suo compare, il duca di Orléans, in trionfo all'Hotel de Ville, lasciava cadere queste parole: *D'ora innanzi regneranno i banchieri*. Laffitte aveva tradito il segreto della rivoluzione.

      Sotto Luigi Filippo non regnava la borghesia francese, ma una frazione di essa, i banchieri, i re della borsa, i re delle ferrovie, i proprietari delle miniere di carbone e di ferro e delle foreste, e una parte della della proprieta' fondiaria venuta con essi ad un accordo, la cosidetta aristocrazia finanziaria. Essa sedeva sul trono, essa dettava leggi nelle Camere, essa distribuiva gli impieghi dello Stato, dal ministero allo spaccio dei tabacchi.

      La borghesia industriale propriamente detta formava una parte dell'opposizione ufficiale, era cioè rappresentata nelle Camere solo come minoranza. La sua opposizione si presentava in modo tanto piu' deciso, quanto piu' nettamente si sviluppava il dominio esclusivo dell'aristocrazia finanziaria e quanto piu' essa stessa, soffocate nel sangue le sommosse del 1832, 1834 e 1839, si immaginava fosse assicurato il suo dominio sopra la classe operaia. Grandin, industriale di Rouen, il piu' fanatico portavoce della reazione borghese tanto nell'assemblea nazionale costituente come nella legislativa, era nella camera dei deputati il piu' violento avversario di Guizot. Bastiat, in nome di Bordeaux e di tutta la Francia vinicola, faceva dell'agitazione contro il sistema dominante[....].

      La piccola borghesia in tutte le sue gradazioni, ed egualmente la classe dei contadini, erano del tutto esclusi dal potere politico. Si trovavano infine nell'opposizione ufficiale, oppure erano esclusi del tutto dal paese "legale", i rappresentanti ideologici e i portavoce delle classi accennate, i loro scienziati, avvocati, medici, etc: in una parola, le loro cosidette *capacità*.

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    11. Il disagio finanziario rese fin dall'inizio la monarchia di luglio dipendente dalla grande borghesia, e la sua dipendenza dalla grande borghesia fu la sorgente inesauribile di un crescente disagio finanziario. Impossibile subordinare l'amministrazione dello stato all'interesse della produzione nazionale senza stabilire l'equilibrio nel bilancio, l'equilibrio tra le uscite e le entrate dello Stato. E come stabilire questo equilibrio senza senza limitare le spese dello Stato, cioè senza vulnerare interessi che erano altrettanti sostegni del sistema dominante, e senza riordinare la ripartizione delle imposte, cioè senza rigettare una parte notevole del peso delle imposte sulle spalle della grande borghesia stessa?

      L'indebitamento dello Stato era, al contrario, l'interesse diretto della frazione della borghesia che governava e legiferava per mezzo delle Camere. Il disavanzo dello Stato era infatti il vero e proprio oggetto della speculazione e la fonte principale del suo arricchimento. Ogni anno un nuovo disavanzo. Dopo quattro o cinque anni un nuovo prestito offriva all'aristocrazia finanziaria una nuova occasione di truffare lo Stato che, mantenuto artificiosamente sull'orlo della bancarotta, era costretto a contrattare coi banchieri alle condizioni piu' sfavorevoli. Ogni nuovo prestito era una nuova occasione di svaligiare il pubblico, che investe i suoi capitali in rendita dello Stato, mediante operazioni di borsa al cui segreto erano iniziati il governo e la maggioranza della Camera. In generale la situazione instabile del credito pubblico e il possesso dei segreti di Stato offrivano ai banchieri e ai loro affiliati nelle Camere e sul trono la possibilità di provocare delle oscillazioni straordinarie, improvvise, nel corso dei titoli di Stato; e il risultato costante di queste oscillazioni non poteva essere altro che la rovina di una massa di capitalisti piu' piccoli e l'arricchimento favolosamente rapido dei giocatori in grande. Perchè il disavanzo dello Stato era nell'interesse diretto della frazione borghese dominante, si spiega come le spese straordinarie dello Stato negli ultimi anni del governo Luigi Filippo superassero di molto il doppio delle spese straordinarie dello Stato sotto Napoleone, e toccassero quasi la somma annua di 400 milioni di franchi, mentre l'esportazione media complessiva della Francia raggiungeva di rado la somma di 750 milioni di franchi. Le enormi somme che in tal modo passavano per le mani dello Stato davano inoltre l'occasione a contratti di appalto fraudolenti, a corruzioni, a malversazioni, a bricconate di ogni specie. Lo svaligiamento dello Stato, che si faceva in grande coi prestiti, si ripeteva al minuto nei lavori pubblici. Al pari delle spese pubbliche in generale e dei prestiti dello Stato, la classe dominante sfruttava le costruzioni ferroviarie. Le camere addossavano allo Stato i carichi principali e assicuravano la manna dorata all'aristocrazia speculatrice. Sono nelle memoria di tutti gli scandali che scoppiarono alla Camera dei deputati quando il caso fece venire a galla il fatto che tutti quanti i membri della maggioranza, compresa una parte dei ministri, partecipavano come azionisti a quelle medesime costruzioni ferroviarie che essi facevano poi, come legislatori, eseguire a spese dello Stato. La monarchia di luglio non era altro che una società per azioni per lo sfruttamento della ricchezza nazionale francese, societa' i cui dividendi si ripartivano fra i ministri, le Camere, 240 mila elettori e il loro seguito. Luigi Filippo era il direttore di questa societa'.

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    12. Amico caro che non citi la fonte, mica ci dici nulla di nuovo! Basta leggere Stendhal o Balzac. In Lucien Leuwen Stendhal dice paro paro che il buon Luigi faceva insider trading...

      Ed è solo un esempio.

      Per questo mi son fatto un sacco di risate quando alla radio un garbato giornalista del 24 Ore citava Zola (l'Argent) dicendo che era un visionario, che aveva previsto... Ma previsto de che? Erano almeno 50 anni che le cose andavano avanti in quel modo! Aveva visto, Zola, visto. Cioè aveva fatto quello che i giornalisti sono ed erano pagati per non fare (with all due respect). In Balzac c'è anche questo.

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    13. Ops, ha ragione, il brano, il cui titolo è appunto "D'ora innanzi regneranno i banchieri", è tratto dalla raccolta di saggi "Lotte di classe in Francia". Comunque il mio intento era appunto quello di presentare questa crisi come qualcosa di classico. Certo va storicizzata, tuttavia è pur sempre un fenomeno non inedito nella storia dell'economia capitalista. Stasera mi leggerò con calma l'articolo sulla produttività, ho già in mente alcune domande. :D A presto
      Alessio

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    14. Ma amico caro, io non faccio altro che dire che è un film già visto, e darvi da leggere Frenkel e Rapetti che descrivono il copione! Quindi sappiamo anche come andrà a finire...

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  27. Segnalo questo articolo di Michele Salvati dal titolo "Angela da Giussano"... se capisco bene il problema è che la Merkel non è una vera statista... e si comporta da leghista:

    http://www.corriere.it/editoriali/12_febbraio_07/angela-da-giussano-michele-salvati_cbdee656-5152-11e1-bb26-b734ef1e73a5.shtml

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    1. Senza togliere nulla a Salvati, io non sto dicendo altro da circa un anno. Se non te ne sei accorto mi preoccupo, si vede che non sono molto chiaro. Noi siamo appesi ai mal di pancia elettorali di quella signora, che li gestisce con la paura dello straniero come Bossi gestisce i suoi. Non credo ci voglia Salvati per vederlo, ma poi mi leggo comunque l'articolo. Grazie per la segnalazione.

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    2. No, professore, non si preoccupi... ho segnalato l'articolo solo perché mostra come pian piano il problema reale incomincia ad essere discusso ma le soluzioni possibili no.

      Stavo passando in rassegna gli ultimi articoli che ha scritto e ho trovato anche questo (Capitalismo, tigre da domare):

      http://www.corriere.it/cultura/12_febbraio_10/salvati-capitalismo-da-domare_0a90da78-53e0-11e1-a1a9-e74b7d5bd021.shtml

      nel quale dice "sulle ragioni per cui la democrazia non è riuscita ad assicurare al ceto medio le condizioni di vita decorose e stabili dei «trent'anni gloriosi» tra il 1950 e il 1980, la letteratura è sterminata"

      sterminata ma incompleta probabilmente, mi è tornato in mente il post di Marco Basilisco:

      http://goofynomics.blogspot.it/2012/02/risparmi-chi-puo.html

      che chiudeva dicendo: "Fino a poco tempo fa i carri dell'armata rossa scaldavano i motori a poche ore dalla pianura padana e la distribuzione del reddito era diversa.
      O no?"

      L'ipotesi è interessante... i carri armati dell'armata rossa a poche ore dalla pianura padana come causa dei trent'anni gloriosi... cioè il fatto che domare la tigre del capitalismo non è questione di possibilità ma di volontà di farlo (con buona pace di tutti i liberisti del pianeta)...

      Si può confermare questa ipotesi? Cedo la parola a Allen Dulles (direttore della CIA tra il 1953 il 1961) che scriveva nel 1951 un rapporto molto interessante da questo punto di vista intitolato "Analysis of the power of the Communist Parties of France and Italy and of measure to counter them" (top secret fino al 1986 e secret fino al 1999):

      http://www.foia.cia.gov/docs/DOC_0000242325/DOC_0000242325.pdf

      Alcune delle misure proposte per contrastare i comunisti (quinta colonna dell'armata rossa):

      p.37

      6. Development of a public work program to reduce unemployment.

      p.38

      7. Improvement of social security and insurance legislation.

      p.39

      1. Establishment of a more equitable and effective tax system.

      Cordiali saluti.
      Giorgio

      P.S.
      Sarebbe bello avere anche in Italia un Fredoom of Information Act!

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    3. Ma gli americani so' fforti, questo si sa. E noi siamo una simpatica colonia, che nel frattempo è diventata meno utile (se non più inutile).

      Grazie per la segnalazione, Marco Basilisco andrà in sollucchero.

      Comunque, sei un complottista (come direbbe pp). Anzi, stabiliamo questo: chiunque non usi delle fette di mortadella come lenti a contatto è un complottista (propongo questa definizione per il nostro personale vocabolario).

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    4. Chissà chissà che avranno scritto dopo...


      antonino

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    5. Lo sapremo solo... dopo... Ipotesi? Secondo me l'euro li ha fatti sbellicare dalle risate...

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    6. Beh, come insegna Goofy, i conti tornano: a noi c'ha fatto piangere...


      antonino

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    7. Anch'io ho sempre pensato che il blocco comunista ha funzionato come un deterrente che ha spinto l'occidentale capitalista ad accettare quel compromesso chiamato welfare state. Hobsbawm fu il primo a dichiarare pubblicamente che la dissoluzione dell'Urss avrebbe non soltanto liberato il capitalismo da qualsiasi inibizione, ma anche demolito quel fragile sistema di rappresentanza democratica che si era affermato a fatica in Europa nei primi 30-40 dopo la guerra.
      Alessio

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  28. Scusate l'off topic.
    Stavo cercando la quote partecipative nelle varie banche centrali sopratutto di cruccolandia e champinion (francese).
    Inoltre, cercavo conferma ad un calcoletto di quanto pagato, interesse + capitale, ad esempio negli ultimi 10 anni, sul debito sovrano italiota.

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    1. Se parli di proprietà del capitale delle banche, credo che la cosa migliore sia farsi un giro per i loro siti, c'è scritto tutto. Forse c'è un documento che riassume i dati delle diverse banche, ma io non mi sono mai interessato del problema. Circa il debito, è abbastanza facile sapere quanto è stato pagato per interessi (anche lì via sito della Banca d'Italia, o Fmi), ma credo sia più macchinoso sapere quanto è stato rimborsato in termini di capitale, nel senso che occorrerebbe probabilmente ripercorrere la storia delle varie emissioni e vedere quali sono scadute nel periodo in questione.

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  29. Il sito di Bankitalia me lo sono già spulciato, anche se bastava Famiglia Cristiana, se non ricordo male,del 2004.
    Per quanto riguarda la Bundesbank e la Banque de France, settaciando le pagine in inglese, non ho trovato l'informazione agognata (potrebbe essere mi sia sfuggita).
    Da quello che si trova in rete, non ufficialmente, le quote del capitale, dovrebbero aggirarsi tra il 50-60 per cento a favore della "culona" e di "petit napoleon".
    Un conticino semplice semplice, tipo il conto della serva, più di qualcuno lo ha fatto (compreso il sottoscritto), ma appunto il complicato, è tener conto delle varie quote scadute e rinnovate.
    Comunque, dal conto della serva, risulta che negli ultimi 10 anni, è stato rimborsato 1 volta e mezza il valore.
    A volte mi chiedo, a semplice titolo di curiosità sociologica, come mai nei vari Tg strarnazzano ai quattro venti l'aumento del debito mentre, in quei rari casi di leggera flessione, tutto tace? E per l'appunto, dove stà la difficolta, nel presentare un resoconto di quanto versato?

    Complimeti per il blog e aggiungo, la verve espositiva (o la battuta pronta).

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  30. Chi gestisce la Fiat "ha il diritto oltre che il dovere di scegliere le localizzazioni più convenienti". Lo ha affermato il premier Mario Monti al convegno 'Cambia Italia' organizzato da Confindustria. La Fiat "non ha il dovere di produrre solo in Italia".

    http://video.unita.it/media/Monti_Fiat_ha_diritto_di_scegliere_dove_produrre__4424.html

    Berlusconi diceva "Libero mercato libera impresa"

    tRADOTTO:fattori come Welfar, livello di tassazione, legislazione del lavoro, legislazione sui livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro, retribuzioni salariali, insomma tutti quei fattori umani degni del convivere sociale e di emancipazione democratica SONO ORPELLI PER IL DIO MERCATO TOTEM DEI NEOLIBERISTI DEI NOALTRI. Perchè in America in Francia, in Cina e forse anche in Germania sono molto meno liberisti di San. Mario Monti.

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  31. Prof. Forse questo ti può interessare.


    Confindustria: così l’Italia è scivolata in una crisi peggiore di quella del 29

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/18/confindustria-cosi-litalia-scivolata-crisi-peggiore-quella/198536/

    *****

    Il Rapporto Completo

    http://www.confindustria.it/studiric.nsf/All/373A7CEF34FC32CAC12579C3004AB1CA?openDocument&MenuID=B36EFEB019851205C1257547003A70DD

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    1. E' bellissimo come la diminuizione di PIL procapite che inizia nel 2000 (euro) e la perdita di competitività che inizia nel 1992(divorzio con Banca d'Italia) vengano attribuite ad un aumento del numero di dipendenti pubblici risalente agli anni '70

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    2. Be', io ho guardato l'indice, ho visto "Il miracolo tedesco", e ho pensato che avevo di meglio da fare.

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    3. Però il divorzio è nel 1981, e nel 1992 in effetti ci fu un recupero di competitività dovuto a una svalutazione nominale del 20%, in seguito al quale però la competitività si è sgretolata progressivamente...

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    4. Ma io l'ho segnalato apposta :-) questo documento terra banco nell'arena politica.

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    5. Ma dai! Vuoi dirmi che l'errore è nel rapporto? Preferisco non controllare, anche se, come dire, siamo tutti umani (ma qualcuno è pagato meglio di altri)...

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  32. Scusi professore la mia ignoranza, lei sicuramente lo avrà anche spiegato nei suoi post ma non riesco a venirne a capo e le sparo l'eresia: sarà anche conveniente comprare merci dalla Germania ma non è possibile secondo lei che i Piigs in futuro anche con un prezzo maggiore, si scambino le merci tra di loro?(anche solo in parte)
    Grazie.

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    1. C'è infatti chi sostiene che all'Italia sarebbe convenuto essere testa di alice anziché coda di storione.

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