Come ricorderete, il 29 marzo 2020, quando il mondo si preoccupava della deflazione, vi spiegai perché la pandemia, se gestita come l'avrebbe gestita la BCE, avrebbe invece potuto condurre a inflazione dal lato dell'offerta. Il punto centrale del ragionamento era questo:
e la mia tesi era che per evitare inflazione da offerta la BCE avrebbe dovuto anticiparla con uno stimolo monetario che evitasse la distruzione di capacità produttiva. Ma, si sa, nella mistica europea la distruzione di capacità produttiva è sempre vista come qualcosa di positivo, perché si presuppone che le attività che vengono terminate siano appunto le meno produttive, il che contribuirebbe (si sostiene) a un aumento del livello medio di produttività (tagliando la coda inferiore della distribuzione). Si scelse quindi di lasciare che la recessione facesse il lavoro sporco, e in generale si scelse una linea di gestione della pandemia basata su chiusure e riaperture la cui razionalità è contestata da alcuni epidemiologi illustri, ma le cui conseguenze sono piuttosto ovvie (e vanno nella direzione che vi indicavo ex ante).
Infatti, a meno che voi non aderiate alla vulgata #hastatoPutin, smentita dai dati che collocano i picchi degli incrementi di prezzo delle materie prime molto prima dello scoppio del conflitto in Ucraina e in occasione delle "riaperture" delle grandi rotte economiche:
(la fonte è il solito Pink Sheet), credo possiate facilmente riconoscere che, pur essendo visibile e significativo il contributo del conflitto in Ucraina (che peraltro è esso stesso uno shock di offerta), i picchi più elevati dell'incremento di prezzo erano antecedenti e causati, come si ricorda chi segue quei mercati, da strozzature dal lato dell'offerta a fronte di un incremento della domanda che in alcuni casi esprimeva un fisiologico rimbalzo, e in altri era drogato da provvedimenti molto espansivi (Superbonus) ma in qualche modo postumi.
Oggi Heimberger e altri segnalano questo articolo:
che, tanto per cambiare, ci dice cinque anni dopo quello che sapevamo cinque anni prima (ricorda qualcuno?).
L'articolo è molto tecnico e molto ben fatto, sarà un piacere leggerlo con calma, ma una conclusione però possiamo trarla fin da ora: se le tensioni inflazionistiche non dipendevano principalmente dal surriscaldamento del clima macroeconomico, ma piuttosto da strozzature e shock dal lato dell'offerta, allora la strategia adottata per combatterle alzando i tassi d'interesse per raffreddare un'economia che non era surriscaldata era (ed è) radicalmente inefficace e dannosa. Le "banche centrali indipendenti" si confermano il maggiore ostacolo sulla via della razionalità e quindi del progresso economico, semplicemente perché la loro indipendenza non è concepita affinché esse operino per perseguire un ipotetico interesse generale (questo sarebbe compito politico, da affidare a organi politici), ma l'esclusivo interesse dell'industria finanziaria, che non sempre coincide (essendo miope) con quello generale.
E anche questo lo abbiamo detto e continuiamo a ripeterlo, da oggi appoggiandoci all'auctoritas di Gourinchas e dei suoi coautori (che non arrivano a queste conclusioni, peraltro, ma pongono le premesse perché chi desidera farlo ci arrivi). Fa piacere essere in così buona e tempestiva compagnia.
Ci vediamo dopo in aula...
Mi ricordo un suo commento ad un commento di un altro lettore, faceva notare all interlocutore come non fosse sempre facile l'interpretazione di una crisi come una crisi di domanda o di offerta.
RispondiEliminaCerto, la crisi pandemica ha posto basi abbastanza ovvie(?) per l individuazione di una crisi post pandemia da offerta.
Ma quali sono quelle situazioni grigie difficili da interpretare ed in cui è molto facile fare errori di analisi ed identificazione di soluzioni di politica economica?
Quando ha tempo per poter approfondire e redigere un post tecnico potrebbe affrontare questo tema per cortesia.
Buon lavoro e buona giornata.
Io mi ricordo benissimo il bar sotto casa mia... Aveva una media di produttività di 100 caffè e cappuccino all'ora. Non ho mai compreso perché né vendeva 20 più brioches,a ha chiuso.
RispondiEliminaperseguo nel mio intento non voluto di dire ovvietà, ma la mia visione della UE è piuttosto banale: la bce è a capo di un sistema di strutture e regole finanziarie, non economiche, e la sua mission è stabilizzarlo e tutelarlo dagli shock macroeconomici e dalla volatilità dell'economia globale; se l'inflazione serve per shrinkare i flussi di capitali in fasi economiche caotiche, la bce agisce di conseguenza. Il rischio qual è? Che vengano considerate rischiose per il sistema tutte le dinamiche anticicliche e quindi si propenda, in via cautelativa, per quelle procicliche. Questo ragionamento implica anche che non si può equiparare, se non in parte, la politica inflattiva della UE a quella internazionale, anche in un periodo di crisi globale come la pandemia
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