domenica 29 giugno 2025

La pensione è nulla senza controllo

(semicit.)

Volevo riferirvi brevemente sulla mia attività istituzionale, perché penso che possa interessare alcuni di voi (in particolare, i medici, gli avvocati, gli ingegneri, gli architetti, i notai, i veterinari, gli agenti di commercio, i dottori commercialisti, i ragionieri, i geometri, gli impiegati delle aziende agricole, i consulenti del lavoro, gli infermieri professionisti, gli psicologi, gli attuari, i veterinari, i giornalisti, e poche altri categorie).

Come mi avrete sentito dire, dal 13 settembre 2023 sono Presidente della Commissione Bicamerale di Controllo degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale (per gli amici: Commissione Enti Gestori). Per motivi che ignoro c'è voluto più di un anno ai piani alti per comporre il puzzle che mi ha portato ad assumere questo incarico. Della Commissione Enti Gestori avevo sentito parlare solo una volta nella legislatura precedente (quando ero in Commissione Finanze al Senato), perché mi era stato sottratto uno dei funzionari in dotazione alla mia Commissione per destinarlo, appunto, alla "Enti Gestori", di cui mi era stata succintamente spiegata la funzione. Mai avrei pensato di trovarmi un giorno a presiederla. A un certo punto della scorsa legislatura mi ero accorto della scomparsa del collega Nannicini. Solo dopo l'ho collegata al fatto che dal 23 febbraio 2021 era diventato, appunto, Presidente della Enti Gestori (il mio predecessore diretto). Un presidente molto più discreto o accomodante, a giudicare da quello che riporta il web (poco o niente), nonostante che nel suo mandato si fosse trovato a gestire una bella gatta da pelare: il conferimento all'INPS, a partire dal 1° luglio 2022, della funzione previdenziale fino a quel momento svolta dall'INPGI, provvedimento preso nella legge di bilancio per il 2022 dal Governo Draghi. Un discreto sollievo per la professione informativa, che infatti ringraziò con il noto applauso:

Questa operazione di acquisto di consenso a prezzo di un gigantesco problema di moral hazard non fu di grande utilità a chi la praticò, ma temo sia stata di grande danno alla credibilità del sistema delle casse, che vive in una dimensione anfibia: enti privati (o privatizzati) che assicurano un diritto costituzionalmente tutelato, talché finché le cose vanno bene si rivendica con toni accesi l'autonomia, ma quando le cose vanno male si viene accolti nelle grandi braccia del bilancio statale. Sarebbe interessante ragionare se vi fossero tracce di questa catastrofe annunciata nei lavori della Commissione (credo di sì).

La storia della Commissione Enti Gestori è piuttosto lunga e può essere fatta risalire al Regio Decreto 2 gennaio 1913, n. 453. All'inizio una stessa Commissione bicamerale doveva vigilare su Cassa Depositi e Prestiti e sul sistema pensionistico. La Commissione venne sdoppiata nel 1989. Fun fact: nella legislatura precedente ero stato in Commissione di vigilanza CDP, cioè nella commissione "cugina" di quella che attualmente mi onoro di presiedere.

Il lavoro di una Commissione bicamerale sconta la difficoltà di dover conciliare i calendari dei due rami del Parlamento e anche quella di doversi relazionare con due Presidenti. I Presidenti di Commissione infatti non hanno rappresentanza esterna, e questo significa, ad esempio, che ogni audizione deve essere autorizzata dai presidenti di entrambi i rami (due lettere da spedire, due autorizzazioni da ricevere). Questi costi di transazione possono essere abbattuti incardinando una "indagine conoscitiva" ai sensi dell'art. 144 del Regolamento (prevale il regolamento del ramo del Parlamento cui appartiene il Presidente, e quindi qui ci riferiamo al Regolamento della Camera). Una volta autorizzata (dai presidenti delle due assemblee) l'indagine conoscitiva, così come deliberata in Commissione, le audizioni in essa programmate possono essere svolte senza ulteriori autorizzazioni. Per questo motivo una volta iniziato a carburare (completati i ranghi dei funzionari) abbiamo incardinato due indagini conoscitive: una sulle politiche di investimento, e una sull'equilibrio delle gestioni.

La prima indagine si è conclusa il mese scorso e il documento conclusivo lo trovate nel resoconto della seduta del 12 giugno 2025, in cui è stato approvato. La sua lettura credo possa interessarvi, e in ogni caso ha interessato gli operatori informativi, che se ne sono occupati, ad esempio qui:


(lo segnalo ai vittimisti paranoici: non tratto male solo voi!), ma anche qui:


con un certo mio stupore.

Nel frattempo, è successo anche che gli uffici del Ministero del Lavoro abbiano preso sul serio il lavoro svolto in Commissione e abbiano interpellato le Casse chiedendo ragguagli:


e questa in effetti è una soddisfazione: vuol dire che il lavoro è stato utile.

Il prossimo 8 luglio presenteremo questo lavoro alla Sala della Regina in Montecitorio. Se avete osservazioni mettetele qui, se volete esserci scrivete al mio indirizzo della Camera (ma i posti sono molto pochi).

20 commenti:

  1. E così il nostro (u)VA tra le molte cose immonde che ha fatto c’è anche questa, socializzare le perdite dei suoi tirapiedi.
    Mi domando con che coraggio possa ancora farsi vedere in giro.
    Perdona la mia domanda , ma non si può tentare difare una legge che riporti indietro tutto ? Ossia come un governo con una legge ha "favorito" alcune classi ingiustamente ,un nuovo governo non può abrogare lo modificare per il bene delle casse e della giustizia la legge in questione ?

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    1. Molto difficile. Per la massa dei contribuenti abrogare questa legge sarebbe UN problema. Per i giornalisti mantenerla in vigore sarebbe IL problema.

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  2. L'unica osservazione è che non capisco come mai, a fronte di una apparente corretta diversificazione degli investimenti, queste casse abbiano un rendimento medio su 5 anni del 3% quando i fondi pensione italiani viaggiano sul 4-5% e all'estero le best practices si aggirano sul 6-7%.
    In Italia sembra sempre che abbiamo i dilettanti allo sbaraglio... 🙄

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    1. Le casse prevoidenziali devono ridurre il rischio di volatilità del mercato, dunque fanno solitamente investimenti con rendimenti inferiori, ma (almeno in teoria) di lunga durata e con rendimenti costanti nel tempo.

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    2. Uno dei temi che emergono dalla relazione è che la frontiera rischio rendimento è totalmente piatta. I rendimenti sono gli stessi per qualsiasi livello e misura di rischio.

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    3. Il che in effeti è strano, contando come funziona qualunque investimento

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  3. Penso sia opportuno proporre una norma che obblighi tutti gli enti che gestiscono il TFR e la previdenza complementare ad effettuare l'indicizzazione della somma gestita, come già devono fare le aziende che gestiscono il TFR, per adeguarla all' inflazione e al costo della vita.

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  4. Iscritto all'EPAP, nel 2008, arrivo' la comunicazione che potevamo essere tranquilli: gli investimenti della Cassa erano gestiti da premiata e affidabile finanziaria tedesca. All'epoca rimasi scandalizzato che si dessero i soldi in mano a una societa' estera, mi chiesi cosa sarebbe avvenuto in caso di "malaffare".

    Successivamente al 2008, dopo la Grecia, ho pensato se la finanziaria in oggetto avesse investito in attivita' greche e avesse dei crediti non esigibili, strozzati ai greci.

    Chissa'...

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    1. Non ho visto in dettaglio questa vicenda, ma c’è un problema strutturale: l’Italia non ha più asset manager (fabbriche prodotto) di rilievo. L’ultima era Pioneer, ceduta da Mustier alla Francia: https://startupitalia.eu/education/scuola/unicredit-cede-pioneer-ai-francesi-alcune-cose-da-sapere-per-esempio-cose-un-asset-management/. Strano che un francese abbia ceduto qualcosa alla Francia, meno strano che il PD glielo abbia lasciato fare, no? La conseguenza di questa operazione è che chiunque voglia investire soldi in modo “sicuro”, tramite OICVM, inevitabilmente deve rivolgersi a fabbriche prodotto estere. La componente nazionale di investimenti del sistema previdenziale è composta un po’ di residui del patrimonio immobiliare, che si sta dismettendo o affidando a gestioni di tipo indiretto (fondi immobiliari) e un po’ di titoli di Stato, che sono comunque una frazione del totale in circolazione.

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  5. Privatizzare gli utili e socializzare le perdite , principio basilare di tutte le mafie.

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  6. Ora qualcuno potrebbe credere di averla fatta di nascosto, inosservato e inosservabile, e che si trattasse di uno del PD non può certo sorprendere. Che non gli sia giovato è qualche cosa che riconcilia col mondo e fa piacere constatare. E comunque, dovunque ora si trovi, gli dovrebbe far piacere di sapere che, comunque, il suo gesto non passò inosservato, e io ne ricordo veramente tante di persone indignate e con alcune parole, da distribuire a tutti gli artefici del partito dalle mani pulite, che non apparivano soavi sulla bocca di chi la pronunciava.

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  7. Io non ho mai ben compreso la questione del moral hazard applicata alle attività di intermediazione finanziaria, bancaria e non.
    Mi spiego: il tema è ovviamente sacrosanto e centrale, tuttavia lo stesso principio del bail-in nel caso delle banche, per esempio, venne introdotto proprio dietro l'idea che un sistema basato sul bail-out avrebbe condotto a fenomeni di moral hazard da parte dei management delle banche e a costi di dissesti bancari in capo ai contribuenti. Ma in che modo colpire investitori (obbligazionisti, piccoli azionisti non di controllo, ecc.) che nulla decidono della gestione dell'azienda e della composizione del management può ridurre il rischio che i manager delle banche conducano l'attività in maniera economicamente scriteriata o addirittura in conflitto di interessi? i due aspetti penso andrebbero scissi, è probabilmente razionale in molti casi intervenire, anche da parte dello Stato, per evitare fenomeni di totale dissesto di istituti di credito, fermo restando che chi si sia reso responsabile di una gestione scellerata della banca debba risponderne personalmente (se fai l'amministratore di una banca hai onori ma anche oneri). D'altronde il motivo per cui l'attività bancaria è vigilata dovrebbe essere proprio questo, oltre ovviamente a evitare per quanto possibile di arrivarci proprio a situazioni critiche quasi irrecuperabili senza un intervento pubblico.
    Ora, non conosco bene il funzionamento del sistema delle casse previdenziali però immagino ci possano essere molte analogie, per quanto forse ci siano alcune specificità e criticità, magari nel rapporto tra i vertici degli enti gestori e le autorità di controllo e vigilanza sulla loro attività, che rendono il problema di moral hazard diverso e quindi da affrontare con strumenti e criteri diversi.

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    1. Scusa sai, con tutto l’affetto: se non conosci il sistema delle casse, ti ho appunto segnalato un rapporto parlamentare che a detta degli uffici del ministero lo spiega bene, quindi sentiti libero di approfittarne! Per quel che riguarda il tema del moral hazard, ho trascorso un fine settimana con un risk manager di una banca non banale che lo ha espresso in vivaci termini dialettali, passando per una metafora a carattere sessuale articolata sull’uso di parti anatomiche altrui per dedicarsi a pratiche sessuali condannate a parole dalla morale cattolica. Il problema esiste. Il fatto che questa categoria sia stata utilizzata per scaricare sui risparmiatori dei compiti di vigilanza che la vigilanza non era stata in grado di assolvere, non ne minimizza la rilevanza.

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    2. Se metti la volpe a guardia del pollaio, non puoi aspettarti il mattino dopo di trovarci le uova... se va male nemmeno le galline. I comitati di vigilanza dovrebbero essere ministeriali e non eletti da chi li gestisce. Forse sbaglio... colpa del caldo. Si dice così. Perchè in fondo il caldo è una buona scusa. Ma lei Prof. è bello fresco perchè è stato oltre i mille metri slm. e la invidio ancora... :-)

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    3. Scusa sai, ma che cosa intendi per “comitato di vigilanza”? Mi dispiace per eventuali equivoci, ma questo non è er blogghe ser senatore da ‘a Lega, questo è un blog un po’ tecnico e a chi lo legge piace che sia così.

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  8. Urge norma per parequare le modalità di calcolo della pensione ai giornalisti non si abbia paura è norma di buonsenso, equità e giustizia

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    1. Quando comincia per “par” normalmente non finisce ler “equare” ma per “araculo”. Con l’occasione ricordo che il poeta delle Nemee si chiama Pindaro e quindi, chi è italiano e non cinese deve dire “volo pindarico“, non “pindalico”. Succede anche questo.

      Quanto al tagliare la pensione ai giornalisti, perché di questo si tratta, visto che la gestione INPGI ha già determinato (mi si dice) quasi un miliardo di perdite nel bilancio dell’INPS (spalmato su tre anni: ripeto, devo verificare questi numeri), sarei comunque cauto. Come al solito, possiamo avere le idee più disparate sull’utilità e l’efficacia del loro lavoro, ma intaccare dei diritti costituzionalmente garantiti è una pratica che si rivela inevitabilmente un boomerang per i più deboli.

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    2. Insomma l' ennesimo "banca Etruria" .
      La "malagestione" è indubitabile( sta nei bilanci) , "amici" dovevano sorvegliare (ma dormivano), qualche "amico degli amici" ci ha palesemente guadagnato ma il danno non è recuperabile , che si fa ?
      Qua in Italia è semplice nella sua ripetitività . Qualche amministratore /funzionario riceverà ( forse) una "tiratina di orecchi" ( due anni con la condizionale , cinque di interdizione dai pubblici uffici ect) ma i soldi non si ritroveranno più.
      Allora chi paga? Di solito in Italia pagava "il contribuente" ( alias quelli che non possono fare a meno di pagare le tasse) ma L€uropa ha aggiunto una scelta molto più "mirata" e "morale" :pagheranno solo i risparmiatori ( correntisti , piccoli sottoscrittori di bond , membri delle casse di previdenza ect) che così si imparano a non essere " amici degli amici".
      Morte ai Kulachi imboscatori di "risparmio"!😀

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    3. Infatti il punto non è tagliare la pensione a una categoria che ce l'ha decente, cioè come dovrebbe essere, ma di garantire la stessa cosa a tutti gli altri. Il famoso: "I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.", art. 38 Cost. https://www.senato.it/istituzione/la-costituzione/parte-i/titolo-iii/articolo-38#:~:text=I%20lavoratori%20hanno%20diritto%20che%20siano%20preveduti%20ed%20assicurati%20mezzi%20adeguati%20alle%20loro%20esigenze%20di%20vita%20in%20caso%20di%20infortunio%2C%20malattia%2C%20invalidit%C3%A0%20e%20vecchiaia%2C%20disoccupazione%20involontaria.
      Il che cozza con il sistema cosiddetto contributivo, con il parasubordinato e soprattutto con il principio dei cosiddetti conti in ordine.
      La questione dell'attendibilità dei giornalisti (non è la mia professione) va risolta in altro modo, ma anche lì un bel contratto a tempo indeterminato, non quelli attuali che sono una farsa, ma quelli pre JA, una mano la darebbe.

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