domenica 19 novembre 2023

In memoriam

Tre giorni fa vi ho spiegato quale importanza avesse avuto nel mio percorso di consapevolezza il lavoro di Anthony Thirlwall, un lavoro che ho cercato di illustrarvi e di condividere con voi a più riprese. Sono frutto della sua influenza intellettuale, e poi dello scambio con lui, alcune delle mie pubblicazioni più prestigiose, come questa, o più citate, come questa, ma anche, come vi ricordavo nell'ultimo post, delle più significative per il percorso che abbiamo fatto insieme, come questa, questa, o questa, senza dimenticare questa e questa (l'ultima legata, in particolare, al caro ricordo di una serata passata a cena insieme a Budapest). La sua "legge":


di cui vi avevo parlato per la prima volta qui, e poi, nei dettagli, tre anni dopo qui, resta, dal mio sommesso punto di vista, un capolavoro di economia di pensiero. Non conosco in economia, e neanche nelle scienze di cui sono dilettante, una formula che con così tanta concisione (o, se volete, con così poche pretese) aiuti così tanto a interpretare un fenomeno complesso (che nel caso in specie è quello della crescita economica). E in effetti, per quanto ci riguarda, questa semplice formula, come abbiamo visto nel corso dei lunghi anni passati insieme, ci aiuta a capire com'è andata in Italia molto meglio delle tante spiegazioni da bar dello sport con cui ci intrattengono millantatori di titoli, o possessori di prestigiosissime cattedre: due estremi che si toccano nel gonfiarcele con "il treno della rivoluzione digitale", o "la scarsa produttività delle PMI", e consimile ciarpame autorazzista.

Le spiegazioni di questi fenomeni da baracchino o baraccone non sono coerenti col profilo temporale dei dati, come vi spiegai a suo tempo. La spiegazione fornita dalla legge di Thirlwall, invece, lo è.

Oggi, affacciandomi alla cloaca social, ho appreso con grande dolore da un tweet lievemente promozionale di Mathias Vernengo che Tony ci ha lasciato a 82 anni l'8 novembre scorso. La sua ultima lettera, alla quale non ho risposto, perché non sono riuscito a trovare le parole per farlo, era di circa un anno fa, del 24 novembre 2022. Al termine di uno scambio sulle situazioni politiche dei nostri rispettivi Paesi, dopo avermi fatto i complimenti per la mia rielezione, naturalmente dicendomi anche lui che avrebbe votato per me ma non per la Lega (una posizione che evidentemente è rappresentata anche a livello internazionale!), Tony mi confidava di avere una malattia incurabile, e che per quanto cercasse di prenderla stoicamente, la sua vita non era affatto facile.

Questa notizia mi lasciò amareggiato e senza parole: non sapevo come essergli di conforto.

Poi il flusso delle mille incombenze quotidiane mi distrasse da questa cosa che avrei preferito non sapere. Retrospettivamente non sono molto contento di essermi lasciato distrarre, ma è andata così e accetto il rischio che possa andare così altre volte in futuro. 

Ero molto fiero che gli fosse piaciuto il paper in cui estendevo il suo modello a un contesto a più Paesi, per analizzare il contributo alla crescita di un Paese dei suoi rapporti commerciali con diverse aree geografiche. Ma tutto questo appartiene a un tempo e a un mondo diverso, quello in cui avevo tempo di studiare e approfondire. Da questo mondo mi ha strappato l'aver denunciato, molti anni dopo di lui, quella che lui, molti anni prima, nel 1998, quando avevo da poco preso confidenza col suo lavoro, aveva chiamato "la follia dell'euro". Della sua appassionata e lucida denuncia vi avevo parlato qui, dodici anni or sono. Forse dovreste rileggerla: sarebbe un modo utile di ricordare una persona che ha lasciato una traccia nel pensiero economico, riflettendo sull'attualità di quello che aveva cercato di dirci 25 anni fa. 

4 commenti:

  1. Anni fa ho ricevuto una lettera simile da parte di qualcuno con cui ero in rapporti relativamente simili. Le parole certo non eccezionali con cui riuscii a trovare la forza di rispondere una reazione commovente: questa persona, ricca di relazioni amicali e soddisfazioni professionali, era assolutamente commossa dalla mia email, e non nascondeva quanto le mie poche ma se non altro sincere frasi gli fossero d'aiuto in un momento così critico per sentirsi meno sola. Anche la sua vicenda è terminata pochi mesi fa.

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  2. The Folly of Euro è un pezzo eccezionale, che ho apprezzato e stampato grazie alla (lenta, troppo) lettura integrale e retrospettiva che sto facendo di questo blog. Lo rivedrò domani dal cassetto segreto, in cui è custodito e sottolineato, ricordando il suo Autore.

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  3. Credo di non aver unito sufficienti puntini di come funziona un dibattito scientifico.
    Una chiave interpretativa che sto imparando ad usare, è che chi lavora in ambito scientifico può farsi prendere dall' ansia di legittimazione, e per compensarla diventa fragile preda di falsi miti, spesso propagandati dai media in quanto rispondenti a grandi interessi.
    Coloro che si interrogano e sono critici nei confronti del proprio lavoro vengono ostracizzati dai colleghi.
    Mi farebbe bene rileggermi i post citati.
    Perché nella nebbia del conformismo scopri che qualche scienziato è riuscito a far fare passi avanti alla disciplina.
    Ma non lo impari dai TG.
    Lo impari in un blog che non esiste.
    Il lutto da elaborare è immenso, pensandoci bene.

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  4. Condoglianze Alberto. Mi spiace davvero.

    L'importante nel lungo periodo (sì, proprio quel lungo periodo) è l'onestà intellettuale. È una forza che appunto lascia una traccia indelebile.

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