domenica 12 marzo 2017

Gli olandesi sono contenti?

Riassunto delle puntate precedenti: mentre la sinistra europea è ancora sostanzialmente in denial rispetto a quello che è un chiaro attacco ai diritti dei lavoratori, e quindi parla di "altre Europe" e di "altri euro" (cioè di altri attacchi ai diritti dei lavoratori), continuando a censurare chi porta nel dibattito il principio di realtà (cioè, sostanzialmente, me, come ha fatto la piccola Vysinskij), la letteratura scientifica ammette chiaramente che i problemi dell'eurozona dipendono in modo essenziale, come io dicevo da anni, dalla svalutazione competitiva dei salari tedeschi, e i popoli aggrediti da questa svalutazione, considerandosi comprensibilmente non rappresentati da questa sinistra cialtrona e fascista, si rivolgono a chi quanto meno ammette che un problema esiste, anche se, come è del tutto ovvio, nessuno dà loro garanzia che chi ammetta l'esistenza del problema sia culturalmente, ideologicamente e politicamente attrezzato (o intenzionato) a risolverlo.

Prossima tappa, l'Olanda, dove mi danno un Wilders molto avanti, anche se (mi dicono) sotto il 40%. Finirà che gli altri dovranno fare un embrassons nous generale, che porterà ulteriore acqua al mulino della destra (perché le armate Brancaleone finiscono generalmente così...).

Allora: visto che ora, come vi ho mostrato sopra, anche la voce del padrone (impersonata da Peter Bofinger) ci dice che il segreto del miracolo tedesco è stato comprimere i salari, e che quindi i servi cialtroni e falliti del nostro capitalismo cialtrone e bancarottiero, da quei servi che sono, non possono obiettare alcunché (anche perché impegnati a riporre i propri effetti personali in comode scatole di cartone), procediamo con serenità a un ripasso di alcuni fatti stilizzati allargando l'orizzonte alla prossima tappa nel percorso di riscossa dei lavoratori europei: l'Olanda.

Me ne dà motivo una chiamata fattami poco fa da Gianni Bulgari, conosciuto tramite Giorgio La Malfa: una persona che ha le idee piuttosto chiare sulla situazione, naturalmente dal suo punto di vista, che, per alcuni ovvi dettagli (età, censo, professione, ecc.) non ci si aspetta che possa né debba esattamente coincidere col mio. Però sul fatto che demonizzando il concetto di nazione la sinistra si è suicidata (cosa che a lui non dispiace più di tanto) gli ho sentito dire cose molto lucide quando ancora le piccole Vysinskij non avevano scoperto il "maiconismo" (mai con Salvini, mai con Le Pen...) come improbabile scappatoia rispetto alle responsabilità storiche dei rispettivi partiti, e come vano tentativo di costruirsi adolescenzialmente, cioè per negazione delle ragioni altrui, un'identità di sinistra.

(...ah, comunque, per chiuderla con il "maiconismo": diciamoci tutto: io conosco entrambi i politici citati, che di difetti ne hanno molti, e hanno sicuramente fatto errori, ma non mi pare abbiano ancora fatto quello di chiedervi di fargli compagnia. Quindi, cari compagni, state sereni...)

La domanda di Gianni era quella che molti giornalisti si porrebbero, se non fossero impegnati con gli scatoloni (vedi sopra): ma perché gli olandesi, che tutto sommato appaiono come vincenti al gioco de Leuropa, sono animati da un risentimento tale da spingerli a rivolgersi a politici che ci vengono dipinti come pericolosi razzisti xenofobi ecc. (e magari lo sono: ma il principale danno che ci ha fatto la stampa cialtrona e bancarottiera è stato quello di screditare totalmente se stessa, per cui quando oggi un giornale scrive "bianco", tu sai che leggendo "nero" magari sbagli, ma meno che prendendo sul serio il gazzettiere prezzolato di turno)?

Questa domanda ha diversi risvolti, che non possiamo affrontare tutti in un unico post (anche avendo il tempo, che non ho, per scrivere poco). Come premessa, vi ricordo che per capire l'Olanda promette di essere utile il blog di Giulia.

Poi, specifico che intendo concentrarmi sui risvolti di carattere esclusivamente macroeconomico. Tralascio quindi quelli di ordine culturale, come ad esempio il fatto, menzionato da Bulgari, che un paese intrinsecamente liberale, quello nel quale da tutta Europa si venivano a stampare i libri proibiti (come è proibito per Tumulazione Comunista Il tramonto dell'euro), il paese dove fiorì Spinoza, magari affronti con disagio il contronto con altre culture meno tolleranti (confronto nel quale comunque non mi pare dia il meglio di sé). Ma non entro in questo: se affermare che il salario per i lavoratori è un problema a sinistra porta alla censura, non so a cosa potrebbe portare evocare quello che forse oggi è il principale problema delle classi subalterne.

Infine, voglio ricordare che gli sviluppi recenti del dibattito, in cui, come da noi ampiamente previsto, le élite periferiche, per sfuggire alle proprie responsabilità, si trovano costrette ad enfatizzare la dialettica Nord-Sud allo scopo di addossare le proprie colpe alla Germania, rischiano di spingerci a fare un errore che molti fanno: quello di considerare l'eurozona come un gioco a somma nulla, dove se qualcuno perde (e noi evidentemente stiamo perdendo), allora qualcun altro deve necessariamente vincere. Eppure, non ci dovrebbe voler molto a capire che in effetti l'eurozona è un gioco a somma negativa: non è che perché noi stiamo male, gli altri stiano bene. Lo dimostra il fatto che la crescita cumulata dell'eurozona nella sua breve storia è stata pari all'1.3% medio all'anno, contro il 2.1% degli Stati Uniti (i dati sono qui), e lo dimostra anche il fatto che all'interno di ogni singolo paese dell'eurozona il capitale (cioè i pochi) se è strenuamente battuto contro il lavoro (cioè con i tanti), al punto che sempre nello stesso periodo (quello di vita dell'eurozona: 1999-2016) la quota salari è diminuita ovunque, ma nell'eurozona di più: -2.2 punti a fronte di -1.7 negli Stati Uniti (i dati sono qui). Ora, se la quota salari scende, può anche darsi che il lavoratore in termini assoluti stia meglio (ma se il prodotto cresce poco, è difficile che sia così): in ogni caso sta peggio in termini relativi, e prima o poi se ne accorge.

Volevo quindi ripartire dal post sui salari alamanni, che all'epoca venne autorevolmente criticato (chissà se ora questo povero cretino vuole andare a dire la sua su Voxeu? Io all'epoca non ci persi tempo, nonostante le vostre numerose segnalazioni, semplicemente perché sapevo che sarebbero stati i tedeschi stessi ad ammettere il problema), per vedere come si colloca l'Olanda nello scenario europeo.

Do per scontate alcune definizioni, che qui vi riassumo:

Di tutta questa roba abbiamo parlato più volte nel blog. Ad esempio, della definizione di costo del lavoro per unità di prodotto abbiamo parlato qui, e della quota salari qui.

Apro e chiudo una parentesi, prima di entrare in medias res, per ricordarvi quale sterminata coorte di cialtroni ci siamo trovati a fronteggiare in sette anni di dibattito. Da quelli che ci accusavano di non parlare di quota salari, mentre stavamo parlando di salario reale e produttività (forse perché ignoravano l'ultima delle definizioni che vi ho riportato, il che impediva loro di capire che parlare di salario reale e di produttività significa parlare del loro rapporto, cioè della quota salari), a quelli che ci accusavano di truccare i dati perché non capivano la differenza fra salari nominali e salari reali, facendosi riprendere da blogger di provincia, privi di pubblicazioni scientifiche, i quali a loro volta ignoravano che la definizione del CLUP è per forza di cose nominale e che quello che conta in termini di competitività non è tanto il salario reale, quanto il rapporto fra i CLUP di paesi diversi, secondo questa ultima definizione che vi fornisco:


(dove un asterisco indica le variabili del resto del mondo in caso di tasso effettivo, o di un paese concorrente in caso di tasso bilaterale).


Insomma: una corte di miracoli di dilettanti (o, duole dirlo, professionisti) allo sbaraglio, accomunati da un unico intento: difendere lo stato delle cose, dal quale, devo supporre, traggono vantaggi, e da un'unica caratteristica: l'ignoranza dell'abbecedario economico.

Lo sottolineo solo per mettere in evidenza come ci sia più sinistra nello sforzo che ho fatto negli ultimi sette anni per spiegarvi queste definizioni, di quanta ce ne sia che negli ultimi 50 anni di storia delle piccole Vysinskij (e dei loro padri nobili).

Vorrei anche ricordarvi una cosa: siccome in economia conta la dinamica, cioè il movimento, la variazione delle grandezze considerate, magari è opportuno avere sempre in mente che:

ovvero: il tasso di variazione di un prodotto è uguale alla somma dei tassi di variazione dei fattori, il tasso di variazione di un rapporto è uguale alla differenza fra il tasso di variazione del numeratore e del denominatore.

Questo significa, ad esempio, che il tasso di cambio reale di un paese si apprezza (cioè cresce, cioè il paese diventa meno competitivo) se il tasso di crescita del suo costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP, o ULC: unit labour cost) è maggiore di quello dei suoi concorrenti. Significa anche che il costo del lavoro per unità di prodotto può crescere molto perché crescono molto i salari nominali (con buona pace dei troll di provincia) o perché cresce poco la produttività.

Ecco: siccome abbiamo capito che questa cosa della competitività, cioè del rapporto fra costi del lavoro, è importante, andiamo a vedere come si sono mosse in questi ultimi anni queste variabili. Ci aiuta a questo scopo il database Productivity and ULC by main economic activity dell'OCSE. Lo uso per confrontare la situazione di Germania, Italia e Olanda (in ordine alfabetico).

Cominciamo quindi dalla dinamica del CLUP (in queste e nelle altre tabelle i numeri sono tassi di variazione percentuale annua, e in fondo generalmente riporto le somme, che approssimano la variazione sull'intero periodo considerato):


Come è noto, l'Italia ha sperimentato la crescita più elevata del CLUP negli ultimi 20 anni: circa il 42%, rispetto al 17% dei tedeschi. Quello che magari non vi aspettavate è che anche l'Olanda, per quanto virtuosa, ha visto una crescita del CLUP quasi doppia rispetto alla Germania, con dinamiche in certi periodi non dissimili dalle nostre. Lo vediamo plasticamente se rappresentiamo sotto forma di indice le grandezze riportate nella tabella:

Il fatto stilizzato più interessante dell'Olanda è l'immediata stabilizzazione del suo CLUP fra 2003 e 2006.

Ora, siccome la variazione del CLUP è data dalla differenza fra la variazione del salario (nominale) e quella della produttività, andiamo a vedere cosa è successo a queste altre due grandezze, cominciando dal salario:
E qui, sorpresa (o forse no)! I salari nominali olandesi sono cresciuti perfino più di quelli italiani: il 51% nel ventennio considerato, contro il 44% da noi e solo il 35% in Germania. Ma se i salari olandesi sono cresciuti più dei nostri, e il CLUP olandese è cresciuto meno del nostro, questo cosa significa? Significa che la produttività olandese è cresciuta più della nostra, e infatti:


Il prodotto per addetto da noi è cresciuto solo del 2% in un ventennio, in Olanda di dieci volte tanto, più che in Germania (circa nove volte tanto). Possiamo fare un rapido confronto degli andamenti di lungo periodo scomponendo la crescita cumulata del CLUP in quella delle sue componenti:


Direi che si vede abbastanza bene dove sia l'anomalia: l'unica cosa che cresce a una cifra fra il 1995 e il 2016 è la nostra produttività (i motivi li abbiamo spiegati qui, e con peer review qui).

Tornando alla domanda se e perché gli olandesi siano scontenti, può essere utile interrogarsi su quanto gli entra in tasca in termini di potere d'acquisto. Dobbiamo cioè confrontarci con il salario reale. Per farlo, visto che abbiamo già il tasso di crescita di quello nominale, ci servono i tassi di inflazione, cioè la variazione di P:

Vorrei farvi notare una cosa: non è che fra Olanda e Italia ci siano state poi enormi differenze in termini di inflazione cumulata. Sette punti in 22 anni sono lo 0.3% di inflazione in più all'anno. Decimali. Vi sembra mai possibile che uno 0.3 di differenza all'anno possa discriminare i virtuosi dai viziosi? Sappiamo già che uno dei motivi per i quali cioè accade è la totale rigidità del sistema (determinata dall'euro), ma non torno su questo qui e ora.

Sottraendo i tassi di inflazione alla variazione dei salari nominali, otteniamo la variazione dei salari reali:


E qui cominciamo a vedere qualcosa di interessante. Intanto, è evidente se consideriamo l'intero periodo, il salario reale (il potere di acquisto distribuito al singolo lavoratore) è diminuito solo in Italia, con una variazione totale -3%. In Germania non è aumentato moltissimo: del solo 4%. In Olanda è aumentato quasi dell'11%. Questo riflette le dinamiche che abbiamo visto sopra: una crescita dei salari cumulata del 44%, con un'inflazione cumulata del 47%, implicano che in Italia si sia vista una perdita del potere d'acquisto del 44-47=-3%. In Olanda, invece, con poco meno inflazione (41%) e molta più crescita dei salari (52%) ha visto una crescita del salario reale medio di circa l'11%. Attenzione: crescita spalmata su 22 anni, e quindi non particolarmente folgorante. Ma sempre meglio del bagno di sangue che abbiamo visto noi, e anche di quanto è successo in Germania.

Tuttavia, va notato che in tutti e tre i casi la crescita del salario reale è inferiore a quella della produttività del lavoro. Questo significa che ovunque, anche in Olanda, è diminuita la quota salari (ci torno dopo). Inoltre, osservate come sono andate lo cose nel tempo. Prima della crisi, fra l'adozione delle riforme Hartz nel 2002 e la crisi Lehman nel 2008, i salari reali sono diminuiti del 6% in Germania (-5.72%) e aumentati del 6% in Olanda (5.7%). Una situazione del tutto speculare, con l'Italia in mezzo (crescita di appena l'1% - in sette anni!). La situazione cambia con la crisi: i salari reali in Germania aumentano di quasi il 9%, diminuiscono da noi di quanto erano diminuiti in Germania (del 6%, cioè del 5.77% per i feticisti) e rimangono stagnanti in Olanda.

Detto in altri termini: l'Olanda, dalla crisi in poi, ha sperimentato un rallentamento della dinamica dei salari analogo al nostro. Il tasso di variazione dei salari reali, da noi come da loro, ha frenato di una cifra intorno ai sei punti. Da noi è diventato negativo, perché partivamo da quasi zero, e da loro è diventato quasi zero, perché partivano da sei punti. Ma la frenata è stata analoga, ed è piuttosto difficile che non se ne siano accorti, e che accorgendosene gli abbia fatto piacere.

Anche qui, può essere utile dare un'occhiata al grafico dell'indice costruito partendo dalle variazioni:

Credo si veda bene quale shock siano state le riforme Hartz (notate il calo dei salari reali in Germania). Il grafico, però, ci racconta un'altra cosa interessante: l'aggiustamento via svalutazione interna funziona in modo tale che chi sta bene con le crisi sta meglio, e chi sta male starà peggio.

Prendete il caso dell'Olanda. In teoria, sarebbe un paese "virtuoso" e "core" (cioè non "periphery"). Eppure dalla crisi in poi i salari reali, se pure non calano, nemmeno crescono. Perché? Ma perché anche loro devono comunque recuperare il divario di competitività dal paese "più uguale degli altri", evidenziato commentando il grafico sul CLUP, mentre solo il paese "più uguale degli altri" può permettersi di compattare le proprie fila distribuendo ai propri lavoratori un po' di quel surplus accumulato negli anni. Insomma, questo grafico ci racconta esattamente quanto ci diceva qui Porcaro anni addietro: per il semplice fatto di favorire squilibri fra le diverse economie, l'euro consente ai capitalismi forti di accumulare risorse che in caso di crisi consentono loro di sussidiare con mancette varie lavoratori. Pur non facendo recuperare a questi ultimi quanto hanno perso con le politiche di deflazione salariale competitiva, le mancette riescono però a frazionare politicamente i lavoratori europei. Il lavoratore tedesco dirà: "Ho fatto i sacrifici, ora voglio stare in pace, la crisi è un problema del Sud!", senza rendersi conto del fatto che i sacrifici che gli sono stati fatti fare sono stati il principale elemento destabilizzante del sistema, e individuando così il nemico di classe nel suo collega "pigro" del Sud, anziché nel suo padrone furbetto.

Naturalmente, visto che i salari reali hanno smesso di crescere, mentre la produttività continua a crescere, in Olanda sta diminuendo anche la quota salari. Alla fine, il paese dove la distribuzione del reddito si è alterata di meno è l'Italia, perché è sì vero che i salari sono scesi, ma la produttività non è tanto aumentata. Viceversa, dove i salari reali sono aumentati poco (Germania) o molto (Olanda), la produttività è aumentata molto di più, e quindi la distribuzione del reddito si è orientata molto più a vantaggio dei profitti. Notate che questo è successo in massimo grado nel paese che i nostri piccoli Vysinskij (e i loro collaterali) ci indicano come modello da seguire: la Germagna della Mitbestimmung. D'altra parte, ci sarà pure un motivo se il naturale approdo di un sindacalista che tradisce gli interessi dei suoi rappresentati è il Parlamento Europeo, no? Voi conoscete gli esempi nostrani, e qui vi fornisco un esempio transalpino.

Che conclusioni trarre da tutta questa storia?

Intanto, che l'Olanda non è la Germania: la dinamica dei suoi salari è molto diversa sia storicamente che nella fase attuale. Questa non è una banalità. Che l'Olanda non stia riuscendo a recuperare lo nota preoccupato anche il Financial Times, che si è accorto, con i consueti quattro anni di ritardo su Goofynomics, di un problemino di debito privato. Ora, avere redditi da lavoro stagnanti quando si hanno ingenti mutui da pagare, in una situazione in cui i tassi di interesse pressoché nulli, se alleviano "a rata der mutuo", al tempo stesso schiacciano i redditi da capitale, mentre i prezzi delle case precipitano, non è cosa che induca alla gioia. Forse il voto olandese non sarà condizionato in modo determinante dai fondamentali macroeconomici, ma se lo fosse gli olandesi avrebbero più di un motivo per votare contro chi li sta attualmente governando, e, naturalmente, contro l'euro, esattamente come noi.

Non so chi ci sia, lì, a impersonare la sinistra, ma a questo punto devo con sofferto realismo supporre che ci siano degli imbecilli come pressoché ovunque. Aspetto quindi fiducioso gli editoriali dei gazzettieri che stracciandosi le vesti inveiranno contro il suffragio universale che ci consegna ai populisti, mentre l'euro ci ha dato cinquant'anni, ma che dico: cinquanta secoli di pace.

Si apra la discussione...

46 commenti:

  1. Buonasera Alberto
    la lettura del pezzo mi ha confermato nella mia convinzione: coeteris paribus, le ragioni macro dovrebbero supportare un trionfo della Lega in Italia molto superiore a quello di Wilders in Olanda! Ma la differenza sta proprio nel coeteris...evidentemente! Mi resta poi un dubbio: come mai l'incremento recente del clup in Germania non ha frenato la crescita del suo surplus commerciale? Mi sfugge qualcosa?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un dettagliuzzo: la svalutazione del 30% dell'euro. I crauti intorno al 2014 sono passati dal fottere noi con salari svalutati al fottere il resto del mondo con un cambio svalutato. D'altra parte, fottendoci ci avevano talmente impoverito che (1) se non avessero abbassato il cambio il sistema si sarebbe disintegrato, e (2) noi non avevamo più soldi per acquistare i loro beni. Chiaro, no?

      Elimina
    2. Chiarissimo e metabolizzato l'impatto della svalutazione pilotata sulla competitività extra UE. Io mi riferivo però ai saldi ed alla competitività intra UE. Perchè è proprio qui che la germagna ha tratto i maggiori vantaggi in termini di quote di mercato a danno di tutti gli altri (come lei ci ricorda spesso). In altre parole: noi e gli altri minus habentes, così "virtuosi" ngli ultimi anni, quanto abbiamo recuperato rispetto ai crucchi?

      Elimina
    3. Perché oramai le imprese tedesche hanno fatto a pezzi la concorrenza in molti settori e non basta più un peggioramento del clup per metterle in difficoltà. Una situazione che dura da 20 anni lascia i segni. Fra acquisizioni e profitti hanno raggiunto un punto di dominio del mercato che non si scalfisce facilmente.
      Ci vorrebbe un peggioramento del clup di ben altra entità per riaprire la partita.
      Forse...forse...una rivalutazione equa del marco...unita a una politica industriale buona in italia...potrebbero riaprire la partita.
      Ma sono necessarie entrambe le cose. La prima soltanto aiuterà solo le imprese che hanno retto finora...cioè meccanica automazione e farmaceutica.
      Mentre noi abbiamo bisogno di ricreare intere filiere.

      Elimina
    4. Mi dispiace, vedo che non riesco a spiegarmi. Ma tranquillo: questa cosa, banale, non la capiscono nemmeno illustri colleghi. Tu ci arriverai quando, passando davanti a una vetrina coi saldi, ti accorgerai di avere le tasche vuote. Un po' di pazienza... e non leggere blogghetti demmerda, che poi ragioni come loro!

      Elimina
    5. E invece Il concetto mi è noto da tempo. Ci sono già arrivato quando, passando davanti a una vetrina, mi sono accorto che dentro non c'era più il negozio! Comunque di me ti puoi fidare Alberto, non avrò altro blog all'infuori di questo!

      Elimina
  2. Si parla ancora troppo poco di una questione non secondaria, la crisi americana poi giunta fino a noi ha le sue origini nella finanza, probabilmente favorita da precedenti provvedimenti legislativi che hanno consentito maggior libertà alla finanza stessa; ancora oggi nessuno in tutta Europa è capace di spiegare perchè non si sia intervenuti per correggere le storture nell'ambito finanziario ma si è proposta la soluzione che ha colpito le masse, i lavoratori, qual'è il nesso?
    E a questo punto è lecito chiedersi senza la crisi Lehman Brothers quale alibi sarebbe stato sufficiente a giustificare lo sradicamento di diritti faticosamente conquistati?
    Ce l'hanno detto in faccia più volte e in modi diversi che le crisi servono a cedere sovranità, a sinistra ne hanno fatto un vanto, perchè solo con queste cessioni avremmo potuto vivere felici in un grande stato che ci avrebbe protetto dalla Cina.
    Ora che è evidente che la crisi è stata il grimaldello per favorire ancor più la grande finanza, come ci si può fidare di questa complice sinistra?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La mia pazienza è finita questo weekend, e non me ne frega un cazzo che De Masi è un bravo ragazzo, che Mélenchon è un compagno che sbaglia, ecc. Si sono piegati a una poraccia fascista e pagheranno il conto, ognuno a casa loro. So che sembrano motivazioni personali, ma d'altra parte per evitare la sunk cost fallacy uno stop loss bisogna definirlo. Loro hanno dichiarato guerra, e io reagirò.

      Elimina
  3. una moneta, una metastasi.
    Un sistema così vincolato costringe ogni paese a marcarsi con l'altro (vicino) e quindi a fare austerità reciproca (beh, ricorda forse qualcosa di 90 anni fa).

    Per quanto riguarda l'andamento dei salari (o stipendi che dir si voglia) il punto è che si costruisce una tesi e si usano aneddoti senza mai spiegare le dinamiche della crisi (ovvero le cose si muovono!).
    Così, un siciliano che non trova lavoro per più di 200-300 € nell'isola va in Germania e vede la luce (la stessa cosa succedeva con il Nord d'Italia ma ripeto, i racconti favolistici hanno questa bella costante).

    Un piccolo appunto sull'aggancio repentino della lira all'euro e la conseguente pazzesca stagnazione della produttività: nei racconti universitari (attuali) di quel periodo tutti ricordano ad esempio il basso costo della manadopera cinese e quindi lo "smembramento" di intere filiere produttive (vado a memoria nei racconti del master ma potrei parlare di una differenza del 20% ma non vorrei sparare cavolate).

    Poi sono subentrati gli Hartz IV e forse il colpo di grazia ma di sicuro un'azienda che sega i propri margini che spazio di manovre ha per investire?
    Qui non si hanno nemmeno 20-30k€ per aggiornare la softwaristica e fare corsi per avere un sistema contabile degno (venti-trentamila e non ducentomila-trecentomila!) e quindi migliorare la comprensione del business figurarsi fare ricerca e sviluppo!
    E detta tra mi pare che qui si stia vivendo l'età del nanismo (quella che io chiamo delle botteghe) da noi al sud.

    RispondiElimina
  4. In tutto il mondo la nazionale italiana è quella degli azzurri, gli Olandesi sono arancioni e i Tedeschi vestono maglie prevalentemente bianche.
    Conclusione: lei è un sadico.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Perché per te è una combinazione il fatto che il prof abbia usato lo sfondo arancione nell'immagine del profilo di Twitter?
      #nullalasciatoalcaso

      Elimina
  5. Anche in USA pare che siano tanto contenti.

    Forse è per questo che Trump ha vinto ed è anche incaz2ato con la Germania. Perchè, a prima vista, i soliti "il problema non è l' euro" direbbero questo!

    RispondiElimina
  6. Mi sembra che l'insertino sul tasso di variazione *percentuale* di prodotto e rapporto risulti molto più chiaro nella forma esplicita (qui uso ' anziché dot):

    z=xy => z'/z = x'/x + y'/y
    z=x/y => z'/z = x'/x - y'/y

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi sembra che tu non usi la matematica per lavoro.

      Elimina
    2. Non sarò l'unico a intendere il dot come derivata rispetto al tempo :)

      Elimina
  7. A me è bastato il post precedente, senza il quale probabilmente sarei impazzito definitivamente nel leggere la formula.

    L'operatore -dot- è la derivata del logaritmo.

    RispondiElimina
  8. Per quanto riguarda il "maiconismo" e il "vano tentativo di costruirsi adolescenzialmente, cioè per negazione delle ragioni altrui, un'identità di sinistra" temo che il problema sia anche peggiore.
    Non siamo infatti alla negazione delle ragioni ma alla negazione dell'interlocutore stesso, della possibilità di avere con lui una discussione in dissenso e del suo essere persona.
    E' una pratica di "reductio ad Hitlerum" dell'avversario, dell'"altro", molto in voga nelle migliori dittature. Un processo di "mostrificazione" che normalmente precede simpatici eventi come i campi di lavoro.
    La trasformazione dell'altro in subumano cui a quel punto è possibile negare diritti, come quello di parola (ma a quel punto perché consentirgli di respirare?), che non si negano a nessuno tranne che al mostro è il primo passo verso la trasformazione del dibattito in scontro. Della democrazia in totalitarismo.

    Infine, giusto per riportare la questione su un piano meno tragico:
    "ah, comunque, per chiuderla con il "maiconismo": diciamoci tutto: io conosco entrambi i politici citati, che di difetti ne hanno molti, e hanno sicuramente fatto errori, ma non mi pare abbiano ancora fatto quello di chiedervi di fargli compagnia. Quindi, cari compagni, state sereni"
    Mi ricorda la foto di una marcia contro Trump in cui alcune signore in carne, diciamo agée, comunicavano al neo presidente il loro diniego a "dargliela".
    A quella foto, postata su FB, un amico aggiunse un commento: "Magnate tranquille!". :-)

    RispondiElimina
  9. ragazzi, le formule sono utili, ma pochi le capiscono, per uscire dall'ustione europea ci vorra' una guerra.

    RispondiElimina
  10. Risposte
    1. La Pace è tanto importante da meritare la maiuscola, ma non mi sembra che la si prepari prendendo cantonate epocali in politica estera come sta facendo la UE, non da ieri. Per esempio, insistere perchè Serbia (storicamente sorella della Russia) e Kosovo (Kosovo! uno Stato governato da criminali di professione!) entrino nella UE; destabilizzare l'Ucraina, sostendo un governo di incapaci+nazisti russofobi a 450 km da Mosca; assassinare Gheddafi precipitando la Libia nell'anarchia; sostenere i "terroristi moderati" contro Assad in Siria; e ometto le guerre balcaniche di D'Alema degli anni '90. Lei mi dirà, ma queste sono tutte politiche USA, cosa c'entra l'Europa? Appunto.

      Elimina
    2. Quanta ragione ha Roberto Buffagni!
      Anche la grande tragedia delle migrazioni ha una importante causa nelle scellerate politiche estere dell'Italia.

      Elimina
  11. Di sicuro troverò questo suo studio nel nuovo inserto "l'economia" del Corriere della Sera. Dopo questa pessima battuta non mi banni professore :-)

    RispondiElimina
  12. La sinistra in Olanda è rappresentata da Lodewijk Asscher, attualmente vice primo ministro (si, anche in Olanda c'è la grande coalizione destra sinistra al potere. Tema ricorrente nel "core", chissà perchè...) e ministro degli affari sociali.

    Il partito sta venendo demolito per aver appoggiato tutte le politiche di austerity imposte da Rutte (da secondo partito, rischia di divenire il settimo, con meno di un terzo dei seggi che ha adesso).

    Per buttarsi a sinistra in vista delle elezioni, ha chiesto che l'immigrazione di lavoratori comunitari sia limitata perchè porta deflazione salariale e ha avuto qualche timida presa di posizione contro l'immigrazione in generale per tamponare l'emorragia di voti verso Wilders.

    Ovviamente, eurista convinto.

    Poi ci sarebbe il partito socialista, con Emile Roemer, dato in crescita nei sondaggi. Raro politico europeo di sinistra con un qualche seguito che vuole l'abbandono dell'euro. E' comunque un altroeuropeista ed un maiconista. Ugualmente per la limitazione del libero movimento dei cittadini europei, ma non pervenuto sulla libertà di movioimento dei capitali.

    RispondiElimina
  13. Non sono sicuro succeda solo nel mio Ateneo (Firenze: a proposito, tornerà mai a Novoli in versione divulgatore? La prima volta, che in genere non si scorda mai, purtroppo me la sono persa) ma la superficialità (e sono buono) di certi professori nel contestualizzare la materia che insegnano mi opprime.
    Qui c'è aria fresca, meglio immagazzinare

    RispondiElimina
  14. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  15. Forse dovremmo cambiare la normale consuetudine di parlare di paesi del nord e del sud europa , ma a considerare aree a suo tempo annesse alla germania e aree non annesse , che pare la situazione sia proprio questa con l'italia da bastonare più delle altre , che è ciò che è avvenuto , sarà solo un caso ? . Ora ho letto che Berlino chiede il ritiro delle auto FCA dall'europa , che cosa strana eh ? parrebbe quasi una piccola guerra commerciale germania USA sarebbe quasi ridicola se non fosse che le guerre commericiali sfociano di solito in guerre normali .

    RispondiElimina
  16. 'Nnaccia a sti gufi!

    Macro report
    09:00am
    Italy
    Industrial Output w.d.a (YoY)
    Actual -0.5% Consensus 3.3% Previous 6.8%

    Industrial Output s.a. (MoM) (Jan)
    Actual -2.3% Consensus -0.8% Previous 1.4%

    RispondiElimina
  17. C'è un economista che si intende di quota salari (che peraltro stimo) che ha il difetto di impiegare troppo tempo a dire che c'è da uscire dall'euro...anche quando è accanto a Prodi...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sorbisciti un prodi(no), l'aperitivo zero impegnativo.

      Elimina
  18. Messomi d'impegno, preso appunti, sintetizzato concetti, qualcosa (di sostanziale) ho capito anch'io. Quello che però ho rischiato di non capire, se non alla terza rilettura, è stata la domanda di Bulgari. Ma, aguzzando la vista, facendo caso ai segni d'interpunzione, collegando principali, coordinate, subordinate e incidentali, sono riuscito anche in quello.

    RispondiElimina
  19. Grazie del lavoro - chiaro e utile.

    Un dettagliuzzo: la svalutazione del 30% dell'euro. che se non avessero abbassato il cambio il sistema si sarebbe disintegrato.

    ...mentre, al prossimo "fate presto" ci porteranno Draghi come colui che con i QE tentò di salvarci, che quasi non ce lo meritiamo. I "vili affaristi" cadono sempre in piedi... (Che poi si disse pure che Mattarella era chiaramente una sua operazione... così tutto si tiene).

    RispondiElimina
  20. Venendo alla sinistra olandese: uno dei membri più importanti del Partito del Lavoro (Partij van de Arbeid), che perderà – si stima – tra il 50 e il 60% dei suoi attuali seggi, è questo simpatico soggetto. Per dire, mia nonna ha votato questo partito per tanti anni, ma ha smesso da circa una decina perché sente che non è più in sintonia con i bisogni della classe media.

    Per il resto, il Partito Socialista di Roemer butta lì un "l'euro è un progetto fallimentare, non avremmo mai dovuto adottarlo, non durerà quindi iniziamo a pensare a un piano B per affrontare in modo il più controllato possibile la sua distruzione" nel suo programma, ma resta fondamentalmente un fautore dell'altroeuropeismo e dell'integrazione europea.

    Poi c'è GroenLinks, partito di sinistra "verde" guidato dal giovane Jesse Klaver che definire pro-europeista è poco. Per me scatta automatico il paragone con Possibile.

    Quindi ecco, non mi stupirei affatto se giovedì mattina gli olandesi vedessero nascere il terzo governo Rutte. Un po' perché il sistema elettorale renderà impossibile la formazione di un governo Wilders, un po' perché ho la sensazione che gli olandesi siano assuefatti al messaggio del biondone e non stiano neanche ad ascoltarlo più di tanto. Sono sinceramente curiosa di vedere come andrà a finire.

    RispondiElimina
  21. Per raggiungere il successo c'è una truffa che, se riesce bene, è molto lucrosa: fondare un partito xenofobo, sul doppio binario 1) aizzare il malcontento 2) indicare un capro espiatorio razziale (quindi eugenetica o purificazione etnica, cose già condannate dalla storia). Poi il focus può cambiare: per esempio la Lega indicava lo statalismo e i meridionali, adesso sono gli zingari, gli immigrati, i negri. La truffa è la medesima.
    Allo stesso modo c'è gente che si augura che i movimenti xenofobi, crescendo o conquistando il potere provochino il collasso del sistema. Questi sono dei pazzi furiosi. E' come dire: "Spero che mi venga il tumore, così magari mi curano il diabete".
    Inoltre c'è un'opera intensa di rimozione: sembra che negli ultimi 20 anni certa gente fosse in ibernazione e non abbia mai governato. La verità è che nel disastro italiano la colpa è da suddividere tra tutte le forze politiche e, più di tutte, il partito truffa padano, eugenetico, trasformista.
    Potete far pure il tifo per tutti i pazzoidi truffatori eugenetici, ma dovete spiegarvi perché dovrei fare il tifo affinché ci venga a tutti il tumore, sperando che ciò ci porti a maggiore salute?



    RispondiElimina
    Risposte
    1. La questione economica la la lascio al prof. Bagnai, ché nessuno può spiegarla meglio.
      Invece, sulla questione "xenofobia", in parte collegata alla prima e sicuramente non meno decisiva e non meno meritevole di analisi seria per capire il nostro presente (santo Dio 'sta vuota reductio ad Hitlerum!), la verità è che chi prima, chi dopo, tutti i cittadini stanno arrivando o arriveranno a capire (non importa quando, importa che non parliamo di se, ma di quando) che stravolgere l'entità etnico-culturale di un paese a lungo andare porta solamente svantaggi, straniamento e problemi, nelle società già abbondantemente sature di oggi (non parliamo degli americani che colonizzarono - e comunque, appunto, colonizzarono - un continente semivuoto).
      È un rischio che non ha senso correre, è come guidare volutamente senza mani la motocicletta, per il gusto del brivido.
      E comunque, se il problema non lo risolveranno questi pericolosi "populisti", non pensi che il tumore potrebbe veramente arrivare in modo serio? Vuoi sul serio continuare a caricare la molla del malessere che troppi stanno vivendo? Il primo Novecento è lì per insegnare: sono meglio Trump, Le Pen, Wilders, Salvini, Orbán (tutto sommato, non parliamo di mostri), o vogliamo rivedere cose come le svastiche? Questa miopia ideologica mi lascia veramente sgomento.

      Ti voglio, per concludere, rispondere ulteriormente con le recenti parole del primo ministro ungherese Viktor Orbán:

      28/02/2017
      Hungary’s Prime Minister Viktor Orban told a crowd in Budapest on Tuesday that “ethnic homogeneity” is key for economic success, and that “too much mixing causes problems.”
      A week after meeting Putin, Orban gave a state of the union speech during which he attacked the media, “globalists” and EU bureaucracy, while claiming that Brexit and President Donald Trump’s election prove the world does not want an open global society.Part of Orban’s narrative throughout his speeches is that international organizations are in decline and forces of nationalism are finally returning power to “the people.” In Orban’s Tuesday address, he also spoke of how norms have shifted so that his talk of “preserving ethnic homogeneity” is now acceptable.
      “One can say such things now, which you would have been executed for during the past few years,” he said, “as life has proven that too much mixing causes trouble.”

      Elimina
    2. Ma hai letto almeno le prime undici righe di questo blog, prima di chiedere a noi di spiegare a te perché cazzo ti deve venire il tifo, il diabete e pure il tumore?

      Elimina
  22. Una verità così semplice e cristallina da essere.. irrealizzabile: i salari proporzionali alla produttività, per tutti ovviamente. Creperò senza vedere nulla del genere, grazie alla 'sinistra'.

    RispondiElimina
  23. In effetti da una rapida ricerca su internet pare che anche in Olanda abbiano sentito l' urgenza di varare una riforma del mercato del lavoro. Non saprei dire se con la stessa finalità di deflazione salariale del nostro job act, però il sospetto viene...magari Giulia potrebbe illuminarci in tal senso.

    RispondiElimina
  24. In Olanda, a sinistra (sic!), c'è una coalizione rosso-verde (Con sfumature nerissime) ultraeuropeista, immigrazionista e, ovviamente, cosmopolita. Il leader è uno Civati meno sfigato. Poi dici che uno si butta a destra!

    RispondiElimina
  25. A dir la verità il malcontento monta anche in Germania, come ci dimostra l'ascesa elettorale di Alternative fur Deutschland e nonostante il lieve aumento dei salari reali. Probabilmente, ci sono alcuni elementi che rafforzano il malcontento anche nei cosiddetti Paesi virtuosi. Uno di questi potrebbe essere rappresentato dai ritmi di lavoro e lo stress dovuto alla maggior flessibilità. L'altro, a prima vista meno evidente, è proprio l'indebitamento che ha raggiunto in molti Paesi, in particolare in Olanda, livelli esorbitanti. Di certo, l'aumento del salario reale non compensa il pagamento di rate e interessi su prestiti e mutui. Alla fine, il guadagnare di più è del tutto inutile se il reddito disponibile al netto dell'indebitamento è più basso di 15-20 anni fa. In altre parole, la qualità della vita si è abbassata; si lavora per pagare i debiti. Senza contare le "riforme" riservate al welfare state; anche in questo caso, con la riduzione delle prestazioni a carico dello stato, almeno nel ns Paese, la riduzione del salario reale disponibile è ancora più evidente perché costringe il cittadino a dirottare una parte delle proprie risorse verso servizi/attività che prima erano a carico dello stato.
    Se per flessibilità e welfare state la dinamica è piuttosto chiara, meno evidente è la questione dell'indebitamento. Quale motivo ha spinto larghe parti della popolazione a incrementare in modo massiccio il ricorso a finanziamenti anche in presenza di salari costanti o in leggera crescita? Credo poco che la motivazione sia di tipo culturale o, almeno, lo è in misura modesta rispetto a fattori di carattere strutturale. A mio avviso, l'offerta di credito è stata drogata con tassi di interesse bassi e credito piuttosto facile che ha fatto apparire la scarsa o mancata crescita del salario reale, almeno all'inizio, come un problema del tutto assente e percepito solamente in ritardo. Di fronte a una siffatta ipotesi, le responsabilità del settore finanziario sono mostruose.

    RispondiElimina
  26. In attesa della spremuta d'arance, a Varsavia si esercitano nella nobile arte del trollaggio:

    Polish Officials See 10 to 20 Years Needed Before Euro Adoption

    Chissà il #gruppodeiventi che ne pensa…

    Piero

    RispondiElimina
  27. Negli ultimi giorni gli olandesi non parrebbero così arrabbiati con le politiche interne ed estere del loro governo, almeno stando agli ultimi sondaggi. Infatti se una settimana fa il partito "islamofobo, xenofobo, antieuropeista,..." aveva il 25%, ieri il 17%, oggi qualcuno dice il 10%, allora mi sa che a questo ritmo stasera dalle urne uscirà un partito col 0.--%.

    RispondiElimina
  28. Son d'accordo col professor Bagnai al 100%..eppure Rutte ha preso molti piu' voti di quanti mi sarei aspettato..

    RispondiElimina
  29. Peccato che i problemi in Olanda nascano nel 2008 come evidenzia il grafico, non prima. Domanda: come mai prima del 2008 i salari reali aumentano e dopo no? Tutta colpa dell'euro?

    RispondiElimina
  30. A bocce ferme ... pare che gli Olandesi troppo contenti non lo siano proprio, se pensiamo che nel 2012 la coalizione di governo aveva 79 seggi, ed ora (ma non la si può più chiamare coalizione di governo) ha 42 seggi, cioè in pratica è quasi dimezzata. Ancora una volta, tutta la nauseante retorica tipo "Ha vinto l'Europa", che i nostri media ci propinano, è la solita mistificazione. Bisognerebbe dire invece che gli Olandesi hanno votato contro il loro governo e hanno soprattutto penalizzato la "sinistra di governo" che ha appoggiato politiche di destra. Ancora una volta, il Prof. ha ragione!

    RispondiElimina
  31. Non mi intendo di economia e quindi forse sto per chiedere una sciocchezza: la mia sensazione epidermica è che in Italia le condizioni di vita reali siano peggiorate molto di più che in Olanda e vorrei capire se “giocando” con i numeri si possibile ottenere, almeno intuitivamente, un riscontro a questa ipotesi.
    Per avere un'idea più precisa di quanto siano cambiate le reali condizioni di vita in Olanda, Italia e Germania non si potrebbe introdurre anche il fattore disoccupazione e tasse?

    Mi spiego meglio: alla fine il salario dei lavoratori mantiene anche coloro che non lavorano e quindi, approssimativamente, potremmo mediare i disoccupati considerandoli a salario 0 con quanto guadagnato dagli occupati: quindi se la disoccupazione è al 20% considerare non W ma 0,8xW.
    Analogamente le tasse riducano la quantità di salario che il lavoratore si può “godere”: quindi se le tasse in Italia sono mediamente al 55% del salario si potrebbe forse moltiplicare W x 0,45. Quindi il W per gli italiani diverrebbe 0,45 x 0,8 x W. Insomma considerando le tendenze anche della pressione fiscale e della disoccupazione per i tre paesi nel corso degli anni.

    Mi rendo conto che con queste approssimazioni si otterrebbe un qualcosa che “economicamente” avrebbe probabilmente poco senso ma forse potrebbe darci un quadro più preciso di come sono cambiate le condizioni di vita nei vari paesi.

    Spero di non aver scritto una castroneria troppo grossa! Comunque ne approfitto per ringraziarla per l'articolo veramente utile e interessante.

    RispondiElimina

Tutti i commenti sono soggetti a moderazione.