(...i grandi classici...)
(...per quello che vuole portarmi sul delta: oggi ho fatto la lunga, ma sono sceso a 6,6, dai 6,8 dell'altra volta. Lì come va? Tutto bene? Tieniti leggero a Pasqua...)
"Je m'ennuierais en Amérique, au milieu d'hommes parfaitement justes et raisonnables, si l'on veut, mais grossier, mais ne songeant qu'au dollar [...] Faire la cour aux hommes du peuple, comme il est de nécessité en Amérique, est au-dessus de mes forces. Il me faut les moeurs élégantes, fruit du gouvernement corrompu de Louis XV..."
Viva la sincerità! Stendhal era un progressista, come forse saprete, quindi fottutamente aristocratico, come capita spesso agli amici dell'umanità (amici sì, purché stia a casa sua...), ma almeno si rendeva conto delle sue contraddizioni e non si nascondeva dietro a un dito. Cosa della quale oggi ci sarebbe tanto bisogno.
Mi tornavano in mente ieri queste parole, e anche delle altre, che ora non riesco a trovare (ma voi che sapete tutto sono sicuro che mi aiuterete): quando dice che in fondo fra monarchia e democrazia la seconda offre una certezza: quella di essere comunque il governo dei bottegai. La monarchia, viceversa, soggiace al caso: un re può nascere bischero (da noi in effetti è andata sempre così), oppure no, nel qual caso, magari, le cose vanno meglio con una monarchia costituzionale (la carta del 1830) che con una democrazia ammeregana (la Merika essendo allora il termine di paragone, la democrazia realizzata di inizio XIX secolo...).
Ci pensavo un po' perché, come sapete, a Giovinia c'è del fermento: i giovini vogliono darsi un governo, e io li incoraggiavo a scegliere un regime democratico. Ma, come avrete visto, loro sono piuttosto intenzionati ad estrarre a sorte i propri governanti. Una proposta, faceva notare Silvia, non molto originale, ma comunque con fondamenti nelle scienze politiche (ad esempio ne parlano Del Savio e Mameli in un articolo contro il Parlamento Europeo che vi ho indicato tempo addietro, e che sviluppa il loro concetto di democrazia antirappresentativa come antidoto alla cattura dei politici da parte delle oligarchie), e anche nella letteratura: in fondo, Stendhal preferisce la monarchia (costituzionale) proprio perché gli consente di affidarsi al caso, alla lotteria della genetica.
Ci pensavo anche perché a Parigi, in trasmissione (una trasmissione che dovrebbe andare in onda ai primi di aprile, mi hanno detto), parlavo a Jacques Sapir della crisi bancaria italiana, e facevo questa riflessione che qui molti di voi hanno fatto prima e meglio di me: abbiamo privatizzato il sistema bancario a metà anni '90 per moralizzarlo sottraendolo alla politica, e invece, alla fine, gli intrecci con la politica sono diventati ancora più perversi (non dico incestuosi altrimenti mi querelano: mi riferirei eventualmente al fatto che la politica è figlia dell'economia...). Partendo da questa riflessione, gli spiegavo il paradosso di avere un capo del governo che comincia a difendere gli interessi del paese nel momento in cui una crisi finanziaria privata, nella quale è coinvolto per relazioni in qualche modo legate al suo percorso politico, lo tocca personalmente, costringendolo ad alzare i toni per consolidare il consenso interno (parlare a Merkel perché piddino intenda).
Si conferma così che l'antinomia "pubblico-corrotto"/"privato-incorrotto" non funziona proprio, e l'abbiamo visto (esempio preclaro, in altre settore e altre paese: il caso VW). Un pezzo del problema è che con le "privatizzazioni" la politica cacciata dalla porta rientra dalla finestra, diventando più evanescente, più sottratta ai normali meccanismi di controllo giurisdizionale preventivo e politico successivo (qualcuno ha capito cosa sono le fondazioni bancarie?). Poi direi che anche qui si applica la lotteria di Stendhal: se la genetica aiuta, può anche darsi che un politico, per altruismo, per narcisismo, devii ogni tanto dal porco comodo suo e faccia magari per sbaglio l'interesse collettivo. Ma un privato ci offre sempre e solo un'unica certezza: quella che, se gli si lasciano le briglie sul collo, si farà sempre e comunque prima i fatti suoi, con qualsiasi mezzo e a qualsiasi costo - purché sostenuto dagli altri!
E, se ci pensate, questo spiega tanti problemi "sistemici". In termini aulici lo chiamiamo fallimento del mercato...
(...e si conferma anche la legge di Bagnai: nei grandi classici è meglio entrare dalla porta di servizio. Spesso gli autori sono più veri dove sono più umani, cioè meno grandi...)
L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
sabato 26 marzo 2016
Stendhal vs. Renzi: democrazia, privatizzazioni e corruzione
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Tutto bene prof. Non devo fare le olimpiadi..domani si mangia e si beve (moderatamente) e martedì si riprende, cambia anche l'ora! Guardati tenuta ca'zen se ti va bene...
RispondiElimina"Contrariamente alle illusioni di chi ha pensato che la sconfitta del nazismo – e, poi, a quarant’anni di distanza, quella del comunismo – portasse ad un indebolimento dei dispositivi immunitari, l’ultimo ventennio li ha ulteriormente potenziati[14]. Del resto il processo di immunizzazione è stato talmente intenso ed onnipervasivo che è difficile immaginarne un improvviso arretramento. Allo stesso modo quel nodo tra politica e vita, il cui stravolgimento tanatopolitico aveva generato il nazismo, pur ampiamente modificato nelle sue modalità e nei suoi fini, appare adesso ancora più stretto che in passato. Mai come oggi la richiesta di sicurezza è diventata una vera sindrome ossessiva. Non si tratta solo di un incremento della soglia di attenzione al pericolo. È piuttosto come se si fosse rovesciata la relazione normale tra pericolo e protezione. Non è più la presenza del rischio a richiedere protezione, ma la richiesta di protezione a generare artificialmente la sensazione di rischio. Dopo tutto non è stata sempre questa la logica delle compagnie di assicurazione – produrre un sempre maggiore timore di rischio per aumentare l’entità della protezione?"
RispondiEliminaRoberto Esposito. Dieci pensieri sulla politica.Il Mulino, 2011.
"Triste tragedia la vita Edgar Poe.La sua morte un orribile finale,reso più orribile dalla volgarità.Da tutti i documenti da me letti,ho tratto la convinzione che gli Stati Uniti furono per Poe soltanto una vasta prigione:egli la percorreva con l'agitazione febbrile di un essere nato per respirare in un mondo più profumato di quell'immensa barbarie illuminata a gas.La sua vita interiore di poeta o anche di ubriacone,era un continuo tentativo di sfuggire l'influenza di questa atmosfera irritante.Dittatura spietata quella dell'opinione pubblica nelle società democratiche;non chiedetele ne' carità,ne' indulgenza,ne' alcuna elasticità nell'applicare le sue leggi ai molteplici e complessi casi della vita morale.
RispondiEliminaProvate a parlare di Poe con un americano,ne ammetterà forse la genialità e si mostrerà persino fiero di lui;ma con un tono sardonico di superiorità,che denuncia l'uomo d'affari,vi parlerà della vita disordinata del poeta,del suo fiato da alcolizzato che avrebbe preso fuoco con una fiammella di candela,delle abitudini di vagabondo;vi dirà che era un eteroclito alla deriva,un pianeta fuori dall'orbita[...].Mi sono convinto che Edgar Poe e il suo paese non erano su un piano d'identità.Gli Stati Uniti sono un paese gigantesco e infantile,istintivamente geloso del vecchio continente.Fiero del proprio sviluppo economico,anormale e quasi mostruoso,l'ultimo arrivato nella storia ha una fede ingenua nell'onnipotenza dell'industria;e' convinto,come certi disgraziati da noi,che l'industria finirà col mangiarsi il Diavolo.Laggiu' tempo e denaro hanno tale valore![...]Poe,che era di una vecchia famiglia,sosteneva che la disgrazia del suo paese era di non avere un'aristocrazia di sangue;diceva che presso un popolo senza aristocrazia il culto della bellezza non può che corrompersi,diminuire e sparire;criticava nei suoi concittadini,anche per il loro lusso enfatico e dispendioso,tutti i sintomi del cattivo gusto caratteristico del parvenu;considerava il progresso,il grande ideale moderno,come uno specchio per le allodole e chiamava i perfectionnements dell'abitacolo umano cicatrici e orrori rettangolari" C.Baudelaire,introduzione a E.A.Poe
In tv più di una volta ho stentito qualcuno (di cui mi sfugge il nome) dire che la corruzione c'è solo quando c'è di mezzo un pubblico ufficiale e quindi che tolto di mezzo lo Stato la corruzione sparisce.
RispondiEliminaCi vuole una faccia come il lato b per dire certe cose.
Sono gli stessi che dicono che bisogna fare come i tedeschi.
Qualcuno gli faccia notare che quando si parla di corruzione fanno le cose in grande, 4 su 5 mandati d'arresto per lo scandalo EURIBOR, sono banchieri tedeschi.
“In uno di questi incontri personali, i due imperatori discussero i rispettivi vantaggi della monarchia ereditaria e di quella elettiva, confrontandoli fra loro. Il despota ereditario prese partito per la monarchia elettiva, il soldato di fortuna fu per la regola della nascita.
RispondiElimina"Come è difficile scommettere che un uomo, il quale è stato chiamato al trono dal caso della sua nascita, abbia le capacità necessarie per governare!"
"Quanto pochi sono gli uomini, - replicava Napoleone, - che hanno avuto le qualità che danno diritto a quella elevata distinzione: un Cesare, un Alessandro, e se ne trova uno solo per secolo; sicché una elezione, dopo tutto, è ancora un'avventura rischiosa, e la legge della successione è sicuramente migliore dei dadi."
Forse perché credeva, N., di iniziare una dinastia ...
EliminaMi capita spesso, leggendoti. Ma oggi mi va anche di ribadirlo: ci godo come un riccio!!!
RispondiEliminaSai che ti sto pensando? Sono qui anche per i tuoi colleghi!
EliminaUna provocazione: e se la guerra fosse una migliore selezionatrice dei dadi e della successione?
RispondiEliminaSecondo me qualcuno ci crede.
Tu scherzi, Diego, ma ieri mio padre, ottanta anni, amaramente, seriamente e timidamente, mi ha fatto una considerazione: "Mi sa che un errore che abbiamo fatto è di dire sempre 'No alla guerra, No alla guerra...' , e invece ogni tanto 'a guerra ce vo', altrimenti 'a gente non capisce che significa stà bbuono. è brutto, ma mi sa che accussì è".
EliminaParlava di popolo e non di regnanti, ovviamente, ma mi ha colpito come ti possono colpire quelle sintesi degli anziani che tu fatichi a capire per il semplice motivo non hai fatto ancora tutta la loro strada. E mi ha fatto pensare ai miei allievi, 17, 18 anni al massimo, ai quali cerco di far provare Goldoni, e spesso non comprendono certe situazioni, magari di rapporti famigliari, di comportamento, di figli che danno del Voi ai genitori o di genitori che si oppongono ai matrimoni dei figli; o nella "Illusion comique" di Corneille che il padre è disperato poiché il figlio è diventato un commediante...
perché, mi è venuto da pensare, quando uno è giovane, giovanissimo, nasce in un mondo e naturalmente è portato a pensare che il mondo sia stato sempre così. Non è una colpa, ho capito, è una specie di condizione di natura. "Scusate - gli chiedevo ultimamente - ma provate mai a immaginare come era la vita senza... il telecomando, o senza il cellulare?". E allora restano perplessi.
E se è così difficile immaginare un mondo diverso per "le cose", quanto lo sarà per quel che è "astratto", i diritti, le conquiste sociali e delle persone... Fargli comprendere che "qualcuno ha dato la vita per..." è complicatissimo.
A volte penso che la battaglia, con i giovanissimi che non hanno punti di confronto, come è per noi, per certi versi è ancora più complicata.
Vabbe', Buona Pasqua a tutti voi.
sì, il punto di vista degli anziani è affascinante, si basa su dei percorsi diversi dai miei che non riesco ad afferrare.
EliminaQuello che intendevo dire con la mia "provocazione" è che in fondo la guerra una selezione effettivamente la fa e costringe gli uomini a confrontarsi con la violenza e la morte, cosa che appunto ci siamo dimenticati. Un po' come forse intende tuo padre. Però questo deriva anche dal fatto che non ci sappiamo dare una "regolata" e in fondo condividiamo tutti l'idea che ci voglia il bastone, o la sofferenza, per imparare. Quindi la guerra è un'ottima via..
Senza minaccia (il bastone), pochi lavorano. Io per primo. L'autodisciplina, o forza di volonta' anevrotica, e' conquista per menti raffinate e caratteri volitivi. Noi medi (ocri), nella migliore delle ipotesi ci scegliamo un buon capo/guida/esempio, cosi' da contribuire con dignita'.
Eliminademocrazia o monarchia sembra una scelta facile su cui però una riflessione approfondita è d'obbligo.
RispondiEliminauna cosa so per certo dalla situazione attuale non ne usciremo democraticamente.
@Diego Meloni: qualunque variabile rappresenta una selezione. Si può scegliere. Sapendo che, probabilmente, si otterranno risultati differenti. Ma quel che non mi convince, in tutti i metodi di selezione, è che questa selezione avviene "a priori". Cerchiamo di definire quale debba essere il risultato e, poi - solo poi - cerchiamo il modo "migliore" per arrivarci. Ma se, come il Prof. ritiene, la Storia non è lineare, le nostre definizioni sono probabilmente erronee. L'evoluzione procede per caso e necessità e, fiora, ha funzionato abbastanza bene. Non in modo ottimale (a cosa serve, in fondo, un'appendice?), ma ci consente di sopravvivere. Pianificherei di meno, tutto lì.
RispondiEliminaBuona vita
Guglielmo
Dimenticavo. Buona Pasqua.
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=jm1os4VzTgA
Augurandovi una Buona Pasqua, sperando che sia una delle ultime in questa maledetta UE, mi sto preparando per il peggio.
RispondiEliminawww.bloggandobloggando.altervista.org/mia-baita/
Toc toc.
RispondiEliminaMi è permesso augurare Buona Pasqua a Tutti?
Poche gioie ci lascia questo sistema "democratico illuminato", almeno questi giorni di festa non lasciamoceli scippare.
^_^
Occupato!
Elimina:-D
Dai, c'è chi sta peggio. Pensa agli agnelli che verranno sacrificati in nome del creatore. Poveri..
Buona Pasqua!
Esattamente quello che ho pensato quando ho scelto (e ritoccato) l'immagine del mio profilo. La differenza tra noi e gli agnelli è la velocità del sacrificio, almeno così mi sento io.
EliminaBuona Pasqua
A me frulla sempre in testa la frase del vecchio Sandro Pertini che diceva che "alla piu' efficiente dittatura preferisco la meno efficiente delle democrazie".
RispondiEliminaAggiungerei che la nostra pero', non e' piu una democrazia compiuta e lo sta diventando sempre meno.
Buona Pasqua a tutti.
Roberto Seven
Deve essere per quello che firmò il Divorzio senza chiedere un passaggio parlamentare...
EliminaBuona Pasqua
RispondiElimina"... Indeed, it has been said that democracy is the worst form of Government except all those other forms that have been tried from time to time; but there is the broad feeling in our country that the people should rule, continuously rule, and that public opinion, expressed by all constitutional means, should shape, guide, and control the actions of Ministers who are their servants and not their masters."
RispondiEliminaChurchill (1947)
A tutti giunga l'augurio di una santa Pasqua.
RispondiEliminaPer chi va a 6,6 si consiglia 500 mi. Al tuo passo e 500 a 5,50 poi 500 di recupero e altri 500 più veloci. . Così alleni il passo...finita la corsa si va al canarin o al risto. Ocaro. ..
RispondiEliminaMa le ripetute senza recuperi? E quante volte a settimana? E per che durata?
EliminaEh! Va pian!! Fai il lungo? Fallo alternato..500 e 500 per tutto il tragitto. .la volta successiva fai 1 veloce e 500 di recupero..vedrai che velocizza il passo..io lo faccio perché me lo fanno fare amici podisti. .altrimenti metto un passo è vado...www.podistitagliolesi.it
RispondiElimina...però non vorrei essere troppo generoso di informazioni che potrebbero ritorcersicontro di me....vabbe' stasera pizza e birra con famiglia e amici!
RispondiElimina"Quindi lei è contrario alla democrazia parlamentare?
RispondiEliminaSì, ritengo il principio fondamentalmente sbagliato in ogni epoca storica, ma comunque storicamente appena possibile nel periodo ottocentesco, nel XIX secolo, nel periodo della preminenza della borghesia al potere.
Lei quindi non crede al suffragio universale?
No, perché non credo alla fondamentale uguaglianza degli uomini credo anzi alla diversità degli uomini e al dovere che hanno le strutture sociali di realizzare in questa diversità la parte migliore più spirituale, quella che poi trasposto in termini sociali si può definire la parte che fa appello alla competenza alla specializzazione la capacità di sacrificio e dedizione che naturalmente sono ristretti in una minoranza di individui."
Pino Rauti.
Che romanzi ha scritto?
EliminaL'unico caso favorevole sareste Voi, mon cher Louis.
RispondiEliminaSe avete almeno un antenato Savoia (non penso, siete troppo intelligente) o Borbone, facciamo un bel regno (er partito "est au-dessus de mes forces").
Marie Antoinette
Mi informerò. Però monarchia assoluta. Tanto le costituzioni abbiamo visto come vanno a finire.
EliminaComme vous préférez, mon Soleil.
EliminaMarie Thérèse
ps
Borbone, sevedeva!
La lotteria genetica è soprattutto selezione darwiniana, che nel caso dell'aristocrazia non è solo lotta per la seduzione e corsa degli spermini, ma anche una plurisecolare guerra per la supremazia a colpi di intrighi, guerre, assassinii e matrimoni di interesse. Adatta, si direbbe, a selezionare i sanguinari... ed è una coincidenza significativa che la più diffusa malattia genetica fra i reali sia l'emofilia: si potrebbe dire che i nipotini della regina Vittoria hanno dimostrato quanto amassero il sangue con la prima guerra mondiale.
RispondiEliminaOvviamente uno potrebbe dire che il caso domina anche nelle elezioni e nelle rivoluzioni. Anche in quest'ottica però è una selezione, potremmo dire sociale, a scegliere nascostamente i meno adatti al bene comune. Coloro che giocano sporco, che raccolgono i favori economici della classe dominante, che sono disposti a ogni nefandezza, hanno un grande vantaggio; e una volta giunti al potere faranno il bene dei sottoposti solo se costretti a viva forza, e sempre seguendo la morale del Principe.
Qual è il minimo comun denominatore di tutti questi sistemi?
Considerando la struttura di classe che innerva la storia, noteremo che chi va al potere è (da sempre, o da quel momento in poi) separato dalla classe dei subordinati.
Un re può temere di essere decollato, ma mai di essere mescolato al "volgo". E lo stesso vale per un Ferrero, un Vendola, un cinquestelle, che dopo essersi guadagnati la pensionedoro, o varcate le revolving doors, sanno di avere un confortevole diaframma di protezione dalle durezze della vita.
Al problema della selezione dei governanti, si aggiunge quindi un problema di responsabilità, che non è solo penale.
È la responsabilità di agire per il bene dei sottoposti, ma non solo: di farlo agendo in un modo che si confaccia alla morale dei sottoposti stessi. Mi vien in mente la battaglia delle Arginuse. Senofonte (fiero antidemocratico) racconta l'ingiustizia di una condanna, democratica, dovuta ad una sequela di casualità (la tempesta, la composizione dell'assemblea, le festività incombenti). Senofonte capitalizza qui un fallimento della democrazia davvero clamoroso.
Ma resto sempre incantato a immaginare quegli otto strateghi dopo la vittoria, su una trireme malconcia piena di feriti, con il vento che si alza e le nuvole minacciose che si avvicinano, riuniti a decidere il da farsi. La voglia di inseguire e distruggere gli spartani appena messi in fuga è fortissima, è umano. La gloria immortale. Qualcuno propone esplicitamente di concentrarsi su quello, tutti vogliono concludere la guerra, e da protagonisti, e in fin dei conti in mare ci sono sì dei concittadini, ma sono marinai, non principi, molti sono meteci e schiavi, naturalizzati sì e no da qualche mese... eppure un sacro terrore li pervade, non può essere ignorato.
La paura per le loro pellacce imperialiste.
Non basta vincere, mormorano. Bisogna almeno provare a salvare i naufraghi. Perché gli strateghi sentono il brivido. Sanno che nemmeno l'aura dei vincitori, le ricchezze, la loro esperienza militare o i migliori oratori del mondo possono metterli al sicuro da un'assemblea dove siedono i parenti e gli amici di quei marinai che si rifiutano di morire, che ancora scalciano nell'acqua alta...
Il suo scritto mi riporta ad una serie di pensieri ed impressioni che avevo da tempo, ma non riuscivo ad ordinare in maniera così strutturata.
EliminaLei coglie in pieno il punto chiave del degrado del nostro sistema politico: i parvenus, una volta scalati gli scranni del potere ed “essersi guadagnati la pensionedoro, o varcate le revolving doors, sanno di avere un confortevole diaframma di protezione dalle durezze della vita”. Devo però, purtroppo, aggiungere una botta d’ottimismo alle sue parole: la coscienza della maggior parte di quelli che “si mettono in politica” si vende anche per molto meno. Sono sufficienti 5/600 euro al mese di gettoni di presenza come consigliere di circoscrizione per trasformare una persona che prima tuonava contro quelli che se sò magnati tutto in un cane da guardia del sistema.
Ora, come rendere il “diaframma” che protegge queste élites della mutua (ma che funzionano benissimo per “taroccare” il sistema democratico a tutto vantaggio dei dominanti) un po’ meno confortevole e rassicurante? In teoria, a rimettere in riga i “traditori”, dovrebbero pensarci prima di tutto i militanti dei movimenti che hanno funzionato da sgabello per la grande arrampicata sociale dei furbacchioni. Il guaio è che i “duri e puri” viaggiano come cani sciolti, nella loro beata incoscienza per la quale basta essere dalla parte del giusto ed avere voglia di mettersi in gioco per fare pulizia almeno in casa propria, mentre quelli che viaggiano con il retro pensiero di farsi i fatti propri si annusano e si riconoscono come i cani, coalizzandosi per ostracizzare ed espellere i fessi che ci credono veramente, ad esclusione dei più trinariciuti che, in quanto tali, sono manovrabili e possono tornare utili per fare numero durante i congressi (quando si riescono a fare) e le manifestazioni.
A tenere buono il resto del popolo che sta alla finestra ci pensano gli “Spin doctor” che, a quanto pare, non esistevano ai tempi della battaglia delle Arginuse, quando la democrazia poteva incorrere in qualche incidente di percorso ma, per il resto, riusciva a fare il suo lavoro, almeno come deterrente (se hanno più paura loro dobbiamo averne di meno noi), anche perché, a quel tempo, gli strateghi non potevano ancora permettersi il lusso di prendere decisioni al riparo del processo democratico. E allora, che fare? Sicuramente non il partito. Ma aspettare sulla sponda del fiume che inizino a passare abbastanza cadaveri (sperando che, nel frattempo, qualcuno non ci dia una spinta...) da suscitare una qualche forma di reazione popolare è abbastanza frustrante, anche in considerazione del fatto che le reazioni, una volta innescate, non fanno tante distinzioni tra buoni e cattivi.
Mi pare di intravedere una speranza quando Lei pone la questione: “al problema della selezione dei governanti, si aggiunge quindi un problema di responsabilità, che non è solo penale. È la responsabilità di agire per il bene dei sottoposti, ma non solo: di farlo agendo in un modo che si confaccia alla morale dei sottoposti stessi”. Qui credo ci sia il grande lavoro ed il conseguente successo di questo blog: il tentativo di ricostruire una morale dei sottoposti attraverso un percorso di consapevolezza rispetto a tale condizione.
L'antinomia pubblico-privato nella lotta alla corruzione in realtà non ha funzionato mai, chi ha un minimo di esperienza nel settore privato sa che il problema della corruzione è importante e tanto più difficile da combattere quanto più grande è la società . Ci hanno riempito la testa con l'etica Calvinista e abbiamo visto come sta andando, ci hanno decantato l'esempio americano e non solo abbiamo avuto truffe colossali ( alla tedesca) ma un intero modello di managment che privilegiando il breve periodo invita a truccare le carte. La corruzione è un fenomeno millenario che si contiene soltanto con il maggiore controllo e trasparenza. Perchè oggi chi dice di combatterla va in direzione opposta? Evidentemente gli obiettivi sono altri, ma la copertura della lotta alla corruzione, come quella della governabiltà, che sarebbe imposta dal nostro veloce tempo, fanno molta presa sul pubblico, sono messaggi semplici che catturano l'attenzione e permettono di avere consenso.
RispondiEliminaPesata di stasera kg. 71.5 tre kg sopra peso forma, km fatti zero..mi sento in colpa...a te come è andata prof.?
RispondiEliminaLei, come spesso accade, ha detto molto bene quello che io, come altri, abbiamo spesso pensato confusamente: se quella sentenza sulle fondazioni bancarie fosse stata un po' differente... Non perché io abbia un grande acume; semplicemente, lavoro a Siena.
RispondiEliminaRicordo quando fino a 6 anni fa riuscivo a fare 9 km/ora, il cardio era il riferimento (a proposito lo usi, caro Alberto, anche per seguire i miglioramenti nel consumo di ossigeno?) la sensazione di rilassamento finale era fantastica e per incanto dimenticavi tutte le cose che non andavano (per il resto della giornata). Oggi che posso solo camminare abbastanza velocemente, causa ernie varie, intorno ai 6,5/7 km ora, non si sente più quell' effetto. E' chiaro che posso farlo ogni giorno ed il recupero praticamente non serve, ma per me va benissimo lo stesso
RispondiEliminaFatti 8 i primi 4 al mio passo il ritorno con amico podista in 19.47
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