domenica 6 marzo 2016

A Biagio su Modigliani e la BCE

Biagio Bossone, che non conosco personalmente, mi ha segnalato questo suo intervento su Voxeu, il portale del CEPR, think tank del quale vi ho parlato recentemente, rinviandovi anche ai siti che documentano le mie affermazioni.

Non mi aspetto, lo dico senza polemica, che un organismo cospicuamente finanziato dalle banche (centrali o meno) e dalle istituzioni europee dica né lasci dire qualcosa di critico sull'euro. Desidero subito chiarire che questa mia osservazione non è polemica. Si tratta, semplicemente, di contribuire ad affermare anche in economia un principio che è ovvio nelle altre scienze: quello per il quale i risultati delle ricerche devono essere accompagnati da una disclosure dei potenziali conflitti di interesse.

Detto questo (a futura memoria), vorrei entrare costruttivamente nel merito del lavoro che mi è stato segnalato. Bossone mi sembra una persona aperta (altrimenti non mi avrebbe contattato). Io ho sempre meno voglia di esserlo, anche perché la mia avventura è iniziata proprio da un episodio di censura subito dalla "rete CEPR", ma in questo caso faccio un'eccezione.

La sintesi dell'intervento è che i problemi dell'Europa si risolverebbero modificando lo statuto della Bce, che è "sbagliato" per vari motivi, come Modigliani con lungimiranza aveva pronosticato.

Chi segue la mia opera di divulgazione sa bene che questa visione agiografico-irenica del processo europeo non solo non incontra il mio favore, che non conta nulla, ma soprattutto non trova riscontro nei dati di fatto. Avendo dichiarato le mie premesse di valore (atto di onestà oggi desueto), passo a difenderle sul terreno fattuale.

Il genio di Modigliani
Intanto, mi duole non trovare riscontro alla visione ideale di Franco Modigliani espressa da Bossone. Come noi sappiamo (perché ce l'ha detto Modigliani), Modigliani credeva nel 1997 che i problemi dell'Europa sarebbero stati risolti da "più Europa". Ve ne ho parlato partitamente quattro anni or sono. La sua idea era che passando alla moneta unica "monetary policy would be conducted by a European central bank in which Germany would have an important - but not an absolute – voice". L'euro come fine della German dominance, insomma.

(...parentesi metodologica. De mortuis nihil nisi bonum è un principio che non si può applicare agli intellettuali. Gli intellettuali vivono nelle loro idee. Il privilegio dell'immortalità si paga con l'esenzione dell'agiografia coattiva. Chiusa parentesi...)

Ragionando in quel modo, lo abbiamo notato più volte, Modigliani non dava prova di grande brillantezza. Perfino io, in quello stesso anno, ero stato in grado di scrivere che:

L'argomento di Modigliani secondo cui l'ECB determinerà, con la scomparsa della Bundesbank, una sostanziale esautorazione della Germania viene ripreso anche da altri autori, tra cui, in particolare, De Grauwe. Qui ci limitiamo ad osservare che esso appare un po' semplicistico, perché è sì vero che la Germania avrà a sua diretta disposizione un solo voto nel consiglio dell'ECB, ma è anche vero che essa non sarà da sola, essendo appoggiata dai paesi dell'area del marco (Olanda, Belgio, Lussemburgo, Danimarca, cui probabilmente andranno ad unirsi altri paesi scandinavi, l'Austria e in molte circostanze anche la Francia), i quali costituiscono un blocco politicamente ed economicamente molto più coeso di quello formato dai paesi mediterranei. Che l'ECB determini una riduzione del peso della Germania nella conduzione della politica monetaria non è quindi altro che un pio desiderio.
(Bagnai, Le conseguenze dell'adozione dell'euro per i lavoratori migranti, Quaderni di Presenza UNAIE, 1997).

Avevo ragione io (non ci sarebbe bisogno di ribadirlo...), e, come altresì sapete, fu lo stesso Modigliani ad ammetterlo, lamentando, nel 2002, che la Bce era divenuta una sorta di succursale della Bundesbank. E cosa sarebbe mai potuta diventare, dati i rapporti di forza prevalenti? Veramente vogliamo illuderci che "a broader and more constructive interpretation of the statutes of the ECB", per usare le parole con le quali Bossone riassume il pensiero di Modigliani pre-1999, sarebbe stata sufficiente a rovesciare questi rapporti di forza?

Chiarisco il mio pensiero, ponendo la domanda in un altro modo: veramente crediamo alla favoletta del capitalismo forte che aiuta i capitalismi nascenti a irrobustirsi e a fargli concorrenza? E perché dovrebbe farlo? Per fare un piacere a Modigliani? Ragionamenti di questo tipo, a me pare, screditano la scienza economica agli occhi del pubblico, per lo meno di quello sufficientemente adulto da non credere alle favole.

Questo per dovere di cronaca. La ricostruzione del pensiero di Modigliani fatta da Bossone contiene però alcuni spunti interessanti. Come vedremo, molti, per noi, sono banalità. Le passiamo comunque in rassegna, perché sono il presupposto logico delle proposte di riforma avanzate da Bossone, che mi interessa discutere con voi.

Il nemico scomparso
Prima chicca: già alla fine degli anni '90 pare che Modigliani riconoscesse che darsi l'obiettivo della stabilità dei prezzi era combattere un nemico scomparso (l'inflazione).

Bene, bravo, concordiamo. Peraltro, non facciamo altro che ribadirlo ai politici che non sanno come venirne fuori: benedetti ragazzi! Basta far notare che l'Europa non funziona perché è uno strumento messo su per risolvere problemi diversi da quelli che abbiamo ora!

Ma...

Al di là di quanto possiamo dire ora: ancora una volta: possibile che se ne fosse accorto solo Modigliani che negli anni '90 l'inflazione sostanzialmente non c'era più? Intendiamoci, per i nostri giornalisti, si sa, l'inflazzzzzzzzzzzione è stata a millantamila cifre fino all'entrata nell'euro, che con un colpo di bacchetta magica ha risolto tutti i nostri problemi (perché loro non sono populisti come noi, quei porci: loro fanno ragionamenti articolati!). Ma i giornalisti che noi seguiamo sui social non hanno né gli strumenti culturali, né la statura intellettuale, né lo spessore etico per affrontare la questione in termini corretti. Noi, che invece li abbiamo, non possiamo sfuggire a una domanda: perché mai negli anni '90 le istituzioni europee si accanivano con tanta ferocia contro un nemico ormai evidentemente defunto? Noi, qui, su questo blog, e soprattutto Quarantotto sul suo, siamo andati alla radice di questa domanda, leggendo ad esempio Featherstone, o Castaldi, interrogandoci con un minimo di rigore sul concetto di indipendenza della Banca centrale. Non siamo facilmente disposti ad ammettere che qualcuno ci dica che i Trattati europei sono fondati sul principio della stabilità dei prezzi "per errore", perché "i politici non sono stati a sentire Modigliani" che si era accorto che l'inflazione non c'era più!

L'inefficacia della politica monetaria
Altro punto interessante: sempre secondo Modigliani, "monetary policy has very limited control over the level of prices" (nel resoconto di Bossone).

Ce ne eravamo accorti, e fortemente concordiamo.

Ma...

Possibile che Modigliani, e chi lo segue, non si rendesse (o non si rendano) conto del fatto che questa affermazione mina alle fondamenta la necessità di rendere la Banca centrale indipendente? Perché la favoletta sappiamo qual è: politicocorrottobbrutto stampa moneta, stampa moneta causa inflazzionebruttanemicadelproletario, quindi dobbiamo sottrarre il potere di emissione di moneta al controllo dell'esecutivo per evitare che questo ne approfitti per corrompere gli elettori (comprandone il voto) generando inflazione. Ma se la "stampa" di moneta non genera automaticamente inflazione, allora forse non c'è bisogno di sottrarre la sovranità monetaria all'esecutivo, o meglio: allora forse chi vuole sottrarre all'esecutivo questo potere di intervento lo fa perché ha in mente obiettivi redistributivi che non sono quelli dichiarati (proteggere il potere d'acquisto della vedova e dell'orfano)...

Tutte cose che qui avete letto, e che temo non leggerete mai su Voxeu (in ogni caso, io non gliele sottoporrò, per motivi antropologici che specificherò più avanti).

La BCE come investitore di ultima istanza
Andando avanti nel resoconto di Bossone mi colpisce questa frase:

"The third reason for giving the ECB a central role in promoting investment was that with the shift to the single monetary policy, the ECB was to become the only institution within the monetary union with substantial power to influence investment".

Frase inquietante per diversi motivi.

Intanto, perché c'è un salto logico. Bossone parla di "terzo motivo", ma gli altri due io non riesco a vederli: i due punti precedenti sono quelli che vi ho riferito, riguardanti l'inesistenza dell'inflazione, e l'inefficacia della politica monetaria nel gestirla. Non sono motivi per attribuire alla BCE un ruolo centrale nella promozione degli investimenti, a meno che non ci siano stati dei tagli, chiesti dalla redazione di Voxeu, che abbiano fatto saltare qualche snodo essenziale. Sono cose che capitano, ma un chiarimento sarebbe utile.

Poi, perché non si capisce esattamente come la BCE avrebbe potuto influenzare gli investimenti. Certo, oggi i tassi di interesse sono negativi, ma anche nel 1997 non è che fossero altissimi! Sempre nel mio studio dell'epoca, notavo che forse la moneta unica avrebbe avuto effetti sull'occupazione, ma:

la storia comunemente raccontata per suggerire che questi effetti saranno risolutivi (minori tassi, più crescita, più occupazione) è sbagliata, perché in Europa nelle attuali condizioni tassi più bassi non sono suscettibili di determinare una disoccupazione significativamente minore

argomentando questa affermazione con le simulazioni condotte mediante quattro modelli econometrici, fra i quali questo. L'argomento di Modigliani che il "dividendo dell'euro" (i tassi bassi) avrebbe promosso l'investimento era fallace, e i fatti lo hanno dimostrato.

Ma soprattutto, quello che mi atterrisce è la serenità, la seraficità, con la quale Bossone, contro il quale non ho alcuna animosità personale, che mi ha dato un cenno di disponibilità al dialogo da me molto apprezzato, constata che con l'unione monetaria la BCE sarebbe diventata l'unica istituzione europea con un sostanziale potere di controllo degli investimenti.

Per fortuna (come vi ho spiegato) non è proprio così (in realtà è peggio), ma se lo fosse, questo significherebbe che con l'unione monetaria noi avremmo messo il futuro dei nostri figli (perché quello è l'investimento), il nostro modello di coesione sociale e politica (perché quello è l'investimento: burro o cannoni?), alla mercé di un pugno di burocrati non eletti e totalmente unaccountable! Questa prospettiva lascia Bossone del tutto indifferente. Non ne vede la mostruosità e l'estrema pericolosità politica. La registra come un fatto, come un mero dato tecnico.

Ecco.

Io qui perdo contatto.

Lo dico con rispetto e senza voler stabilire graduatorie, ma qui avverto una frattura antropologica.

Chi è in grado di scrivere una frase simile senza farsi una domanda è legittimamente uomo a modo suo, che io rispetto, ma lo rispetto affermando risolutamente che la mia umanità è diversa. Io sono stato educato ai valori della democrazia costituzionale, palesemente incompatibili con un mondo nel quale una collettività sovrana viene espropriata di scelte cruciali per il proprio futuro a beneficio di un simpatico comitato d'affari opaco e privo di responsabilità politica.

La proposta costruttiva
Quello che segue, ahimè, non fa che approfondire il solco fra queste due diverse umanità. La proposta costruttiva di Bossone si articola in cinque punti, non tutti originali (non è una critica), alcuni tecnici (non è una critica), di nessuno dei quali viene minimamente tentata una analisi politica (è una critica).

Il primo punto è la solita storia della BcecomelaFed, ovvero il "dual mandate": attribuiamo alla Bce anche il compito di contenere la disoccupazione, e avremo risolto. Questo ci permetterebbe di "cristallizzare una delle principali lezioni della crisi: le politiche di domanda influiscono sull'occupazione", e inoltre "would thrust upon the ECB the responsibility to mediate between these two overarching social objectives in normal times".

Io trasecolo.

Apprendo di non aver insegnato, prima della crisi, ai miei studenti, che le politiche di domanda influiscono sull'occupazione! Orsù! Siamo seri! Come ho già notato due post or sono, se andiamo a dire che abbiamo imparato dalla crisi, cioè sulla pelle dei nostri simili, quello che avremmo dovuto sapere (perché era scritto nei nostri libri), ne usciamo veramente devastati, come professione. Non voglio essere aggressivo, ma devo veramente mordermi le labbra per non far notare a certi colleghi che se prima del 2008 non avevano letto il Dornbusch-Fischer, il problema è loro, non della professione, né della scienza economica. La maggior parte dei colleghi lo aveva letto, e sapeva benissimo cosa stava facendo.

Ne ho dato qui un esempio documentato, chiarendo che  il genocidio della Grecia, per esempio, non è un "Ops! Il moltiplicatore era un po' più grande...". No. È un genocidio deliberato, perché deliberata fu la scelta di dare al moltiplicatore previsto nel programma di aggiustamento un valore del tutto irrealistico e smentito da qualsiasi studio disponibile all'epoca (compresi quelli della Banca centrale greca).

Ma soprattutto, ancora una volta, è contraria a quanto ho studiato nei corsi di diritto pubblico l'idea che si assegni a un organismo privo di responsabilità politica il compito di mediare fra inflazione e disoccupazione, cioè, sostanzialmente, che si dia a Mario Draghi il potere di decidere lui, unico e solo, legibus solutus, la distribuzione del reddito europeo, o di quel che ne resta grazie alla sua illuminata gestione. Io non posso concepire che una persona della mia età, che magari sarà anche stata, come me, educata a valori democratici, non veda la mostruosità di una simile prospettiva.

Ma non la vede, e lo scrive. Naturalmente sull'house organ della Bce.

Un'altra proposta di Bossone mi trova pienamente d'accordo: l'idea che l'obiettivo di inflazione venga gestito in modo simmetrico, ovvero che venga penalizzato tanto chi lo supera, quanto chi, come la Germania, si tiene sistematicamente al disotto, effettuando una svalutazione reale competitiva (come qui diciamo da tempo, e ora dice perfino Bofinger). A dimostrazione del fatto che sono d'accordo con Bossone, vi segnalo il working paper nel quale la avanzai nel lontano 2010. Paper respinto all'epoca da una rivista sulla base del buon argomento che "le conclusioni di politica economica non erano rilevanti". Capito bene? Leggete con calma e poi mi saprete dire.

Ma...

Certo, io sono d'accordo con Bossone, ma il problema è che la Germania non è d'accordo con noi! Chi va dalla Merkel a dirle "cortesemente adesso inflazioni"?

E qui si aprirebbe una lunga e dolorosa parentesi su cosa debba essere un economista. Anche qui, frattura antropologica. Da un lato, evidentemente, ci sono quelli che pensano che debba essere un attento compilatore di libri dei sogni. Dall'altro, uno studioso dei sistemi di incentivi. L'unico sistema nel quale la Germania non è incentivata a deflazionare la propria economia è quello a cambi flessibili, per motivi che erano chiari a Meade nel 1957. L'unico sistema che garantisce che il tentativo della Germania di praticare una deflazione salariale competitiva venga frustrato è quello nel quale la Germania ha una sua valuta, che si apprezza quando la svalutazione dei salari manda il paese in surplus. Punto.

Il problema non è costringere la Germania a inflazionare. Il problema è disincentivarla dal deflazionare.

E questo secondo problema, a differenza del primo, una soluzione ce l'ha. Chi non la vuole ora e con la pace, la vuole dopo e con il sangue, e se ne assume fin da ora la responsabilità politica ed etica.

Ecco...

Ci sarebbero altre minori osservazioni da fare, ma ve le risparmio.

Devo fare le valigie per andare in Francia, sono giorni di stanchezza e di amarezza, e volevo condividere con voi l'amarezza maggiore: quella di essermi trovato, per via di un percorso professionale che non mi sono scelto, in compagnia di persone che hanno un concetto di democrazia molto lontano dal mio. Mi prendo qui la responsabilità di affermare che secondo me il dialogo con persone così distanti dai principi fondamentali della nostra costituzione è inutile. Sarò lieto di essere smentito, ma voi mi conoscete. Non aggiungo altro.

61 commenti:

  1. Coraggio, si tiri su: prima di partire, da bravo "cinese", vada a votare alle primarie piddine .... ah, la democrazia! mi vengono i brividi, peggio, i geloni....

    RispondiElimina
  2. Se ti può consolare (ma ragionevolmente non credo), tutta la classe accademica,è oggi lontana, per azione, o più spesso per omissione, dal concetto di democrazia stabilito nella nostra Costituzione.

    Si è rivelato sufficiente reinterpretarla - e senza dirlo in premessa- come subordinata agli slogan messi su dai banchieri centrali (intesi come terminali di una macchina ideologica), cioè subordinarla agli slogan di cui sono intessuti i trattati; di conseguenza si produce una copertura comoda che consente agli economisti di ragionare su rationalia istituzionali di cui non possono più dubitare e andare avanti nella indifferenza che tu segnali (verso la democrazia sostanziale).

    Notare che è un processo circolare: i banchieri centrali (proiettati in ogni possibile ruolo di rappresentanza negoziale degli Stati), - che sono dei "terminali" e che scrivono de facto i trattati-, dettano i criteri di reinterpretazione ai giuspubblicisti; questi"pongono in sicurezza" istituzionale le neo-costruzioni restauratrici degli economisti...fino a rafforzare ogni lettura giuridico-politica successiva.

    Inutile dire che si crea, prima o poi, un corto-circuito: questa impostazione ideologica, ovvero questo sistema culturale, serve a restaurare e, quindi, riporta prevedibilmente alla luce problemi che, dopo 150 anni di lotte sanguinose) le Costituzioni avevano affrontato (e risolto).

    Solo che, svuotando il senso economico e sociale delle Costituzioni, non solo le analisi degli economisti non dispongono più dei limiti normativi che li vincolano a indicare delle soluzioni (basti vedere la chiarezza di un Caffè), ma gli stessi giuristi sono costretti, per non contraddirsi, a non poter usare i principi evidenti che, sul piano della legalità ANCORA VIGENTE, obbligherebbero a quelle stesse soluzioni.

    Questo corto circuito, poi portato al livello dei politici (solo formalmente decidenti) si rivela, in più, un intreccio self-defeating: e qui entra in gioco la propaganda mediatica per nascondere la sconfitta...

    Siamo soli, sì; e la cosa strana che siamo in tanti ad essere soli. Praticamente tutto il popolo sovrano...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come sempre concordo in beata ammirazione su tutto, e soprattutto sull'ultima frase.
      Sono in Francia e ieri al Salon de l'agriculture (manifestazione importantissima per questo paese dove ci sono state contestazioni al governo, al presidente come alle politiche UE) parlavo con una espositrice proprietaria di una piccola azienda tessile nel sud. La sensazione di questa persona era la stessa e la stessa era anche la necessità di trovare condivisione alla propria inquietudine con cui i suoi occhi cercavano di decifrare la mia espressione. Che i redditi altrui fossero i suoi la signora lo aveva chiarissimo così come il ruolo della UE nelle nostre sempre più magnifiche sorti. Qui è in discussione come si sa la deregolamentazione del diritto del lavoro che va sotto il nome di legge El-Khomri, competente ministro di Valls-Hollande. Non si tratta del popolo sovrano, ma dei popoli sovrani ormai. La Francia è il paese che ha saputo respingere lo smantellamento dei diritti previsto dal Contratto di primo impiego dieci anni fa, grazie all' unione tra studenti (compresi quelli delle élite), alcuni sindacati, genitori ecc. La precarietà qui non è mai arrivata all'aberrazione del parasubordinato italiano a firma Prodi-Treu che piaceva tanto agli imprenditori. Anzi se tenti di spiegargli cosa sia pensano che tu li stia prendendo in giro. Ma oggi? L'altro fronte ha lavorato, anche sulle coscienze, durante le presidenze di destra e ora Hollande va a raccogliere il frutto. La brutalità dei tempi è incomparabilmente aumentata. Il fronte che un tempo protestò si è invece fermato e disperso.

      Elimina
    2. @Odysseys: ho lasciato un commento sul tuo blog. Quanto ai pochi fratelli britannici, sul Guardian del 17 febbraio una lettera scritta a sostegno del referendum sull'uscita dalla UE da sindacalisti e comunisti (!) insulari e subcontinentali, pur senza menzionare l'euro per ovvi motivi, fa una sintesi della questione UE più audace di qualsiasi cosa abbiano osato i pavidi omologhi nostrani. "The EU is irreversibly committed to privatisation, welfare cuts, low wages and the erosion of trade union rights. This is why the dominant forces of British capitalism and the majority of the political elite are in favour of staying in the EU. The EU is irrevocably committed to the Transatlantic Trade and Investment Partnership and other new trade deals, which represent the greatest transfer of power to capital that we have seen in a generation. Claims that the free movement of labour within the EU is a barrier to xenophobia are false." ecc.
      La lettera è stata ripresa in Francia, ma per quanto ne so su giornali assolutamente minuscoli.

      Ovviamente la posizione ufficiale delle Trade Unions è tutta diversa: fuori dalla UE arriveranno perlomeno le cavallette.

      Elimina
    3. "Rights cannot be taken for granted".
      Roba da resuscitare Trotzcky.

      Elimina
  3. Per quelli che (non sono ancora usciti dalle fottute pareti, ma non si sa mai):
    "La Germania non inflaziona? Multiamola!"


    Bene, facciamo finta che la Germania non faccia nulla per bloccare la multa (daje a ride).

    Un momento, ma con le attuali regole europee, se si tolgono soldi a uno Stato, esso dovrebbe tagliare la spesa (as usual), cioè applicare la famosa 'austerity', oppure indebitarsi di più per creare ulteriori forme di lavoro a prezzo ancora più basso.


    In entrambi i casi, i salari dei tedeschi, che erano già stati vessati tempo prima, verrebbero di nuovo 'moderati'.

    'La patria vuole il sacrificio!', e quindi


    indovinate che succede all'inflazione:




    Inflazione ancora più giù! Eeeeeeeee! GOOOL!! Grande spettacolo! Una giocata da re!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non dovrà nemmeno scomodarsi, semplicemente non pagherà, come ha sempre fatto (bindoli) . Non ha pagato i debiti della Grande guerra, non ha pagato i debiti della II guerra mondiale.

      Elimina
  4. Prof. un semi-OT riguardo la Francia: ha poi deciso se passa a trovare il suo fabbricante di cembali preferito a Lille?


    RispondiElimina
  5. Non credo sarà smentito. Mi pare chiaro, anzi lampante, leggendo le varie dichiarazioni dei "Padri Nobili" (e non solo) nel corso degli anni, che la volontà di sterminare i popoli europei e il loro welfare sia un dato di fatto più che provato. Tutti, ma proprio TUTTI (politici, economisti e comuni cittadini) coloro che oggi, conoscendo o almeno intuendo tali intenti, non si pongono neppure l'ombra di un dubbio o di una critica sono palesemente complici e quindi nemici. Molta gente che conosco, credendo che il problema sia "lapoliticabbrutta" non vede l'ora che arrivi una "bella dittatura". Di solito rispondo che la dittatura già ce l'abbiamo ma, ahinoi, non porta svastiche "d'ordinanza" per poter essere individuata...

    RispondiElimina
  6. Il tempo del dialogo è decisamente finito.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se avessero voluto dialogare non avrebbero censurato cinque anni fa (sei nel caso del working paper). Ribadisco il mio più profondo disprezzo per chi oggi legittima i fascisti che censurarono andando a piatire visibilità sui loro organi di stampa (discorso che non coinvolge Bossone, ovviamente, ma gente come Tigellone, ecc.).

      Elimina
    2. La porta dell' oblio non è mai chiusa. Viceversa ripartirei dalle parole di Quarantotto " Siamo soli, sì; e la cosa strana che siamo in tanti ad essere soli. Praticamente tutto il popolo sovrano..." Qui sta il punto far diventare i tanti soli un' unica comunità.

      Elimina
    3. @Ubaldo Lorenzo

      Prendendo spunto dalla stretta attualità, qualche considerazione un po' terra terra su concrete prospettive - ed eventuali realistiche alternative - del "far diventare i tanti soli un'unica comunità".

      Una riflessione che mi capita spesso di fare, e che con vari accenti e angolazioni è stata più volte proposta in questo blog, è quanto sia facile, per chi non abbia mai avuto modo o voglia di approfondire (qui o altrove) certi temi, reagire con perplessità e sconcerto di fronte al tono preoccupato, angosciato, indignato e finanche incazzato che pervade, con frequenza crescente, molti degli interventi qui ospitati (ma d'altronde, sappiamo di chi è la colpa). Della serie: anvedi questi che tangente che hanno preso! In base alla mia esperienza l’impressione standard, per chi si affaccia per la prima volta da queste parti, è quella di trovarsi di fronte a tanto plateali quanto improbabili manifestazioni di catastrofismo: magari colte, magari ben documentate e argomentate, ma con tutta evidenza connotate, alla prova dei fatti, da un ingiustificato, parossistico e distruttivo allarmismo.

      Purtroppo (o meglio: per fortuna) l’esperienza dimostra che, in assenza di punti di rottura come quello greco, in cui gli effetti della crisi si propagano repentinamente e incisivamente su larghi strati della popolazione, nella percezione comune l’eccezionalità negativa e soprattutto la rischiosità potenziale (o la dannosità attuale) in prima persona di fenomeni ‘macro’ come la deflazione o, più in generale, come l’andamento anomalo/negativo di ‘esoteriche’ variabili macroeconomiche (dal PIL in giù) denotanti, ad occhi sufficientemente esperti, lo stato di salute e le prospettive del 'sistema', è sostanzialmente assente: al livello del vissuto quotidiano, l’oggi continua a sembrare dopotutto non diverso dallo ieri, e il domani è implicitamente immaginato come l’oggi. Più che di freudiana rimozione, certamente da non trascurare, si tratta della ben nota ed entro certi limiti fisiologica sindrome del ‘culo al caldo’: “a me non tocca”, “io sono al riparo”, “per mia fortuna/bravura per me è diverso”...

      In assenza dei suddetti punti di rottura, per la maggior parte delle persone - sia che se la passino ‘bene’ sia che se la passino più o meno consapevolmente 'maluccio' o addirittura ‘male’, la ‘crisi’ come fenomeno 'macro' rimane in definitiva come una stonata nota di sottofondo: presente ma assente, costante ma distante, qualcosa a cui si è fatta da tempo l’abitudine come a un can che abbaia ma non morde (troppo). Entità astratta che esiste precipuamente nella misura in cui se ne parla a livello mainstream - con punti di parossismo come quello del 2011-2012, che possono magari lasciare il segno nella memoria collettiva, ma tutt’al più come un particolarmente eclatante falso allarme, o al limite come uno scampato pericolo - e la cui esistenza quindi è sì reale, ma fino a un certo punto: come quella delle cose che ci vengono solo raccontate e che (forse… al limite...) riguardano degli indistinti ‘altri’, rispetto ai quali oggettivamente, ‘umanamente’, è difficile empatizzare.

      D’altra parte, se pure peggioramenti tangibili sono da alcuni percepiti, sono per lo più vissuti come fatali e inevitabili (TINA), in quanto, a dispetto delle pseudo-analisi da talk show, essenzialmente confermati, a livello mediatico, come dipendenti da una complessità di fattori tanto conoscitivamente inattingibile (onestamente, non del tutto a torto) quanto oggettivamente ingovernabile. Complessità alla quale, sempre a livello di percezione comune, si ritiene impossibile, ingenuo o addirittura controproducente tentare di contrapporsi. Atteggiamento, quest’ultimo, che appare tanto più radicato quando si riconosca come lo stesso tendenzialmente si manifesti anche al verificarsi dei suddetti punti di rottura, come ben evidenzia sempre il caso greco (con particolare riferimento all’esito delle seconde elezioni greche del 2015).

      [continua]

      Elimina
    4. [segue]

      Quali possono essere allora, date queste premesse che rendono evidentemente velleitaria qualsiasi suggestione movimentodalbassista, i possibili punti di deviazione rispetto all’oligo-diretto corso degli eventi? Da dove può quindi realisticamente (ed ‘eterogenesideifinisticamente’) arrivare qualche presa di coscienza - ed eventualmente qualche tentativo di reazione effettualmente significativa - rispetto a tale corso degli eventi, di cui la 'crisi' è allo stesso sintomo e giustificazione?

      Una possibile risposta, come sappiamo, ce l’ha data involontariamente ma plasticamente Berlusconi nel 2011 (mal gliene incolse). Un’altra possibile risposta ce l'ha fatta intuire, con esiti al momento meno cruenti, Renzi nelle settimane scorse. Qualche ulteriore indicazione utile, infine, mi sembra che ce la possano fornire, a ben inquadrarle, notizie come <a href= 'http://www.corriere.it/economia/16_marzo_04/sono-110-poltrone-tagliare-ecco-indicazioni-bce-0fa9e146-e237-11e5-b31b-034bb632a08d.shtml’> questa</a> sul Corriere di oggi.

      Come porci al cospetto di 'notizie' di tal fatta? Direi che un’opzione realisticamente pragmatica porebbe essere la seguente: o prodi 110 (esemplificativamente parlando) dell’Apocalisse, riconosciamo che - vostro e nostro malgrado - i nostri residui margini di semi-salvezza ormai dipendono solo da gente come voi. Ed è pertanto a gente come voi che, in questo drammatico crocevia della storia, ci consegnamo giocoforza mani e piedi. È nelle vostre egoistiche “resistenze”, nella strenua difesa dei vostri “privilegi”, nei vostri ben organizzati “arrocchi” che umilmente ma sinceramente confidiamo. E, più in generale, è nella vostra provincialistica ma pur sempre elitaria consapevolezza di classe, quella che non vi dovrebbe far dimenticare di punto in bianco che “un posto nel consiglio di una banca vale molto (denaro) e costa relativamente poco (impegno)”, e che nessuna “importante scrematura” decisa dall’ALTO (quello vero) può essere davvero tanto “necessaria” da costringervi ad abdicare così supinamente alla sacrosanta convinzione dell’“indispensabilità del vostro ruolo”. E quindi: forza e coraggio, non mollate! Ve lo diciamo chiaro e tondo: a noi poco importa che abbiate “avallato negli anni ogni nefandezza”, e che nei consigli sediate “indagati, condannati in primo grado” facendovi portatori di “interessi altrui” uniti a “modeste competenze”. Anzi, la vostra determinazione a perpetuare in quei consigli le vostre “presenze ultradecennali alla soglia degli ottanta anni”, la vostra generosa “disponibilità a perseguire il «bene della banca»”, al punto in cui siamo, sono la migliore e unica garanzia che realisticamente ci rimane per non affondare insieme a voi.

      Sì, lo sappiamo che “non è questo il modello virtuoso a cui cerca faticosamente di ispirarsi l’Europa, né è questo l’interesse della vasta platea di azionisti correntisti e risparmiatori che affidano i loro denari alle banche”. Lo sappiamo che per coloro che, a dispetto delle apparenze, non vi hanno mai veramente amato, è finalmente arrivato “il momento di fare pulizia, in profondità, anche dando la colpa alla Bce”. Ma - non ce ne vogliano i guardiani della pubblica moralità che fino a ieri avevano ben altri argomenti di cui occuparsi - a noi piacete esattamente così come siete. Perché solo noi capiamo veramente il vostro tormento interiore, e solo noi possiamo dirvi quello che gli altri, quelli che “è arrivato il momento di fare pulizia”, almeno in pubblico non vi diranno mai: sbrigatevi a darvi da fare, maledetti figli di puttana, e se non vi hanno già ancora completamente fottuto, cercate di fare il cazzo di lavoro sporco che solo dei bastardi come voi possono fare. Che se per il rotto della cuffia riuscite a portare a casa la pelle, poi i conti interni in qualche modo vedrete che ce li aggiustiamo inter nos: senza esclusione di colpi, ma sicuramente con molti litri di spargimento di sangue (anche vostro) in meno.

      Elimina
  7. “In quel momento, il giovane ufficiale si trovava accanto alla donna amata in segreto, che non sapeva certo essere doppiamente infedele. Madame Jules era lì seduta con molta
    naturalezza, come la donna meno sofisticata del mondo,dolce, piena di una regale serenità. Quale abisso è dunque la natura umana? Prima di incominciare la conversazione, il barone guardò alternativamente, ora quella donna, ora suo marito. Quali pensieri non formulò? Ricompose tutte Le Notti di Young in un istante. Tuttavia la musica risonava nell'appartamento, la luce si riversava da mille candele: era un ballo di banchieri, una delle feste sfarzose con cui quel mondo di oro matto tentava di misurarsi coi salotti di oro fino dove rideva la buona società di faubourg Saint-Germain, senza prevedere che un giorno la Banca avrebbe invaso il palazzo del Lussemburgo e si sarebbe seduta sul trono.”

    RispondiElimina
  8. La favoletta del "politicocorrottobbrutto stampa moneta", mi ricorda il defunto (ma non compianto, né tantomeno rimpianto) Beniamino Andreatta, un precursore già nel 1981, che in sodalizio con C.A. Ciampi l'aveva fatto credere a chi l'aveva voluto credere, e insieme (un po' come il Gatto e la Volpe, con nei panni di Pinocchio gli italiani) hanno messo in piedi il noto divorzio tra Tesoro e Bankitalia in quattro e quattrotto, ossia "prima che la coalizione degli interessi contrari potesse organizzarsi", come ha scritto papale papale il Beniamino (della finanza e dei mercati)in un articolo sulla "Sola 24ore" dieci anni dopo in memoria di quella "congiura aperta" (ipse dixit). Solo che "la coalizione degli interessi contrari" (Andreatta credo si riferisse all'allora Pci), più che non aver potuto non ha voluto organizzarsi, forse perché tre anni prima, nel 1978, c'era già stata una manovra d'avvicinamento del Pci alla Nato e agli Usa, tramite il viaggio di Napolitano negli States. Insomma, de mortuis nil nisi bonum non vale nemmeno per gli intellettuali-politici

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E in quel caso Qualcuno vidimò questa mia intuizione.

      Elimina
    2. Napolitano comunista ???? scusate ma l'ho detto e scritto non so quante volte , nel 1978 negli USA penso che fosse stato abolito il colore rosso o perlomeno era da carcere immediato , Napolitano ci andò e tenne anche un convegno all'università. Ci rendiamo conto che eravano nel 1978 , si iniziò una pallida distensione alla guerra fredda nel 1979 : nel '83 silvia baraldini ( ok forse aveva un po esagerato ) ma le hanno dato 43 anni di carcere !!! Quindi appellare un Napolitano comunista e democratico resta perlomeno sospetto ovvio no ?



      Elimina
    3. Dubito si riferisse al Pci dell'austeriutà di Berlinguer, Amendola e Napolitano, quanto a una parte della Dc e del Psi.

      Elimina
    4. Per chi fosse interessato, questa mi pare una riflessione interessante
      http://www.conflittiestrategie.it/storica-per-non-dimenticare-di-g-la-grassa

      Elimina
    5. Napolitano è stato il più grande traditore dei "compagni" di quello che fu il PCI.Da non dimenticare che egli era figlio di quei GUF dai quali si dissocia dopo la guerra e che egli ammanta di scuola di antifascismo perchè non sa come spiegare la sua giravolta. Come PdR è stato esattamente un "fascio-piduista" con il risultato che nel suo settennato abbiamo visto il tracollo della nostra Costituzione e l'avvento di personaggi legati alla massoneria,ai circoli della finanza "nazistoide" come p.e. la JP Morgan,la BCE e/o la Bundesbank.

      Elimina
  9. Gli accademici (tra i quali non mi riconosco, ovviamente) hanno un concetto della democrazia tutta particolare: partono dal presupposto di avere sempre ragione, soprattutto quando sanno di avere torto. Hanno quello che chiamo "sindrome da padreternismo", che fa prendere loro così sovente delle cantonate epiche. Vi sono, invero, rare eccezioni. Antonino Pagliaro, glottologo e "barone" della Sapienza, aveva studiato iranistica nientemeno che con Christian Bartholomae ad Heidelberg e non sopportava che nessuno contradicesse il Maestro: pur tuttavia, se le argomentazioni erano valide, ammetteva dicendo "falsch Bartholomae...". Rara avis nigroque simillima cycno!
    ...et bon voyage, mon ami.

    RispondiElimina
  10. Siamo al cospetto di due sistemi di valori incompatibili che reciprocamente si escludono. Per quanto siano animati dalle migliori intenzioni, i tentativi dei "pontieri" sono destinati a naufragare. L'elemento divisivo è la Costituzione repubblicana e l'ispirazione democratica che vi è sottesa. Se, come si deve, vi si presta ossequio, non si può neanche ipotizzare di conferire (maggior) potere politico ad un'istituzione, la Banca Centrale Europea, che ontologicamente nega alla radice il principio democratico/costituzionale di rappresentatività/responsabilità. Non vi è dialogo politico possibile. Qui si ferma la parte assertiva delle mie considerazioni, svolte uti cives.
    Sotto il profilo scientifico, devo fare un passo indietro poichè non sono un economista. Chiedo, dunque, se, per le implicazioni Politiche del vostro ambito scientifico, in difetto di condivisione di valori Politici (o prepolitici), il dialogo scientifico non rischi di ridursi ad uno sterile esercizio di stile. O se, viceversa, vi siano ambiti scientifici (o solo tecnici) della vostra professione che possano comunque risultare arricchiti da un dialogo nelle date condizioni di non condivisione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Scusi: di cosa stiamo parlando? Hanno voluto dialogare, quando si sentivano trionfanti? Le ho citato almeno due casi di censura (peraltro, riferiti a cosa che oggi dicono loro). E non venitemi a dire che non c'è un "loro". Se uno scrive lì, è "loro". Non si sceglie impunemente una certa tribuna, la tribuna di quelli che fino a ieri parlavano di debito pubblico, e esortavano il sud dell'Europa a proseguire con i suoi deficit delle partite correnti! L'euro è un confine, definisce un noi e un loro, e i motivi sono molto chiari, questo post (anzi, rectius, l'articolo di Bossone) contribuisce a metterli in lancinante evidenza. Saranno sconfitti dalla storia. Non mi interessa fargli la lezioncina di logica (che peraltro è contro di loro). Avremo per loro la pietà che hanno avuto per noi. Occorre aggiungere altro? Se vincerà la dittatura, avrà vinto la dittatura. Se vincerà la democrazia, avrà vinto la democrazia, e sarà nostro compito adoperarci perché si doti di anticorpi più robusti. Non vedo i margini per instaurare un serio dialogo a fronte di discorsi così malamente corrotti da contraddizioni e aporie. Cosa vuoi dire a un sonnambulo? Si sa che è meglio non parlargli, no? A me interessa che chi è fascista lo dichiari, e, quando lo fa, mi interessa metterlo in evidenza a futura memoria. Vuoi dare le nostre vite in mano a una persona che nessuno ha eletto? Bene. Vieni a dircelo? Meglio. Il progetto riesce? Ne sono contento per te. Il progetto fallisce? Mi dispiace per te. Oh, quanto mi dispiace! Mi dispiace così tanto, che un po' mi dispiace anche per me, perché non sono sicuro che approverò tutto quello che farò quando chi ci vuole opprimere sarà sconfitto.

      Vuole la traduzione simultanea, o basta così? L'economia è una scienza, e da nessuna parte esiste un documento scientifico che avvalori il progetto eurista. Lo abbiamo implorato per mesi, nessuno lo ha prodotto. Viceversa, fior di Nobel si sono pronunciati. Occorre altro?

      Elimina

    2. Alberto Bagnai21 dicembre 2015 23:58
      Non c'è nessun essi. C'è un noi, qui, ora. Non c'è un loro. Quando capirò che lo abbiamo capito in tre passeremo oltre.
      Senza alcun intento polemico, è che allora mi era proprio sembrato strano, una delle cose, tante, che non ho capito.
      OT ma solo io ho problemi sul sito personale sezione video?

      Elimina
    3. Per Belli capelli, in relazione alla prima parte del suo commento può leggere: "Costituzione italiana contro trattati europei, il conflitto inevitabile", di Vladimiro Giacchè.

      Elimina
    4. Caro aquilano, che tu possa avere problemi non mi stupisce.

      Elimina
  11. Rivorrei Pagliaro al Ministero dell'Istruzione (pubblica).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Guardi che era molto fascista: io non ho problemi. Lei?

      Elimina
    2. Io nemmeno. Esiste un solco, l'onestà intellettuale, che significa anche spessore etico; chi è dall'altro lato di questo solco è per la menzogna, per la violenza, per la rendita di posizione. Non tutti i fascisti sono dall'altro lato.

      Elimina
    3. Dopo la guerra fu ineccepibile. Lavorò con il ministero, formò schiere di allievi. Fece per la cultura il contrario di quello che fecero molti sedicenti democratici. Non professo' pentimenti ne' tardive adesioni. Nessun problema, dunque.

      Elimina
    4. Apprezzo i vostri discorsi: peccato che non tutti la pensino così; lo so sulla mia pelle. Io sono sovente giudicato per le mie idee politiche, forse perché i mei detrattori non hanno argomenti scientifici contro i miei scritti. Faccio presente che mi sono laureato con un allievo di Pagliaro e considero una grandissimo linguista un altro suo allievo, il funzionalista Eugenio Coseriu, le cui traversie della vita me lo fanno sentire molto vicino.

      Elimina
  12. Bagnai , perdonali perchè non sanno quello che fanno; Loro non si rendono conto che portare indietro le lancette della Storia avrà effetti catastrofici da Giudizio Universale.

    RispondiElimina
  13. Non sono convinto che non sanno quello che fanno. Penso, invece - per quel che vale ciò che penso io, ovviamente - che siano convinti che qualunque cosa accada, si godranno lo spettacolo da un palco riservato...

    RispondiElimina
  14. curiosa sta situazione.
    Abbiamo creduto nell'efficacia del front national per destabilizzare la UE ed Euro.

    Va a finire come con l'illuminismo, il tutto avrá inizio nella good old england http://www.theguardian.com/politics/2016/mar/06/brexit-damage-eu-uk-politically-economically-italian-minister-padoan

    RispondiElimina
  15. "una delle principali lezioni della crisi: le politiche di domanda influiscono sull'occupazione" Bossone dixit. Va' a vedere che sono economista a mia insaputa. Avrei detto che fosse ovvio senza bisogno di lezioni, soprattutto senza bisogno di questa utile strage che ci si ostina a chiamare crisi anziché guerra. Davvero nessuno l'aveva dimostrato prima? Mah.

    RispondiElimina
  16. Ehm, il commento precedente l'avevo scritto di getto prima di terminare la lettura perché la frase in questione mi aveva fatto saltare, anzi schizzare come un tasso, sulla sedia. Vedo ora che ci son analoghe reazioni provenienti da chi è ben più qualificato di un'economista a sua insaputa per parlare.

    RispondiElimina
  17. Discutendo di queste problematiche anche con persone di una certa cultura, la cosa che ho notato - SEMPRE - è l'assoluta NON percezione della gravità della situazione in essere. Manca la visione di insieme. I media accuratamente tengono separate le micro-crisi, attribuendo ad ognuna la sua narrazione, creandone i protagonisti ad hoc (i buoni e i cattivi), evidenziando a rotazione i "casi esemplari" verso i quali punteranno i riflettori dell'indignazione pubblica.
    Chi sa (e potrebbe), sicuramente è complice di tutto questo, ma chi non sa, chi subisce l'informazione è obiettivamente nell'impossibilità di capire e di superare la barriera dell'indignazione di comodo.
    Sanità, industria, dipendenti pubblici, cultura, servizi pubblici, "liberalizzazioni", etc... tutto è sviluppato dai media in compartimenti stagni, possibilmente senza sovrapporre queste tematiche, bensì portandole costantemente a rotazione su tv e giornali (internet, non conta nulla... i social media sono il panem et circenses dei tempi moderni, una valvola di sfogo per rabbia, frustrazione e senso di impotenza dei cittadini più dinamici - anzi in una situazione compromessa, rischiano di diventare - in prospettiva - un perfetto cavallo di Troia). Ad ogni "passaggio" si identificano i buoni (l'ideale del cittadino modello che non si fa troppe domande, il piddino insomma), i cattivi di turno (dipendenti pubblici fannulloni, corruzione, l'italiano medio tarato quello che se fossimo in..., gli omosessuali, i bigotti, i sindacalisti etc...) e l'eroe: la riforma.
    In questo puzzle che più che di informazioni e dati è riempito di tessere emozionali la persona non riesce proprio, secondo me, in primo luogo a capire e quindi a vedere il "percorso" che seguono gli eventi... nota soltanto una successione di eventi e "crisi", scollegate tra loro, e la risposta che dà è quella più semplice ovvero quella stessa suggerita dai media.
    Non riesce a percepire la successione degli eventi per quella che è: un progetto che tende o vuole rendere irreversibile un cambio di paradigma per la società intera.
    Il problema è il controllo dei media innanzitutto, e ovviamente la partecipazione passiva (nel migliore dei casi) degli intellettuali a questo gioco (di morte).
    Guardiamo a tutte le guerre portate in giro per il mondo, spesso con il consenso dell'opinione pubblica e rette da una narrazione del tutto alterata e depurata dalla verità dei fatti: si uccidono milioni di persone in nome della pace ... per questo non ho alcuna speranza in un cambiamento dall'interno.

    RispondiElimina
  18. L'Euro è servito a proseguire i piani post-illuministici di creare una sola entità politica pan-europea.

    Purtroppo a "noi" del popolo hanno venduto un concetto d'Europa quale unione dei popoli ecc. ecc., mentre il piano vero era di creare una dominazione su sudditi.

    Per cercare i mandanti - tutti d'accordo - sulla degenerazione dell'Europa in feudalesimo moderno, basti cercare i vincitori del premio Kalergi, ossia l'ideologia che fa da "fil rouge" dietro tutte ste iniziative d'unione forzosa e anti-democratica dell'Europa assieme a politiche di incrocio razziale pianificato.

    Sembra un problema economico, ma non lo è. Per questo il buon Bagnai non "comprende" l'illogicità di quel che fanno.
    E' illogico per un'economista, logicissimo per un'ideologo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Oh, che bello! Era un po' che non veniva a trovarci un arrotino... Li ripari gli ombrelli? E che altro si dice nel bar Kalergi?

      Senti, io con i "Bagnai la fa facile" ci faccio la lettiera per il gatto. Torna su Wikipedia a farti una cultura, va, che è meglio...

      Elimina
    2. Mai detto "Bagnai la fa facile".

      Mi stupisce che lei se la prenda con persone che la seguono con approvazione da anni.

      Elimina
    3. Forse non ci siamo capiti: un dissenso ben argomentato a me fa più piacere e più comodo di una approvazione superficiale. Quando sono successe le cose delle quali parlo nel prossimo post, Kalergi dov'era? La tua simpatica confutazione dell'importanza della struttura economica nella storia, e il tuo riduzionismo criptonazista delle dinamiche storiche a un perverso disegno di annacquamento della razza ariana, qui, perdonami, non hanno diritto di cittadinanza, e non me ne frega niente, te lo dico con grande rispetto e fermezza, del fatto che tu creda di approvare quello che io dico, e nemmeno che tu creda di sostenermi da anni. Parleremo anche di questo, in un prossimo post. A mano a mano che la mia battaglia di civiltà diventa il mainstream scientifico e culturale, ci perderemo alcune frange di sciroccati dai quali peraltri ci siamo difesi fin dall'inizio (vi ricordate Donald?). Elaboreremo il lutto perché, come vi dimostrerò, quelli che troviamo sono di più...

      Elimina
    4. Ciao Vahroch, io non sono un sostenitore di Bagnai sia perchè non sono in cerca di persone da "mitizzare", sia perchè fino a ieri non sapevo neppure chi fosse.

      Detto questo, capisci che se una persona sceglie come modo di ragionare la scienza (e Bagnai lo fa per mestiere, quindi è sottinteso) non ha molto senso andargli a dire "siamo dalla stessa parte perchè la mia ideologia è d'accordo con quello che dici"?

      Evidentemente Bagnai preferisce che i commenti seguano la sua impostazione ed è liberissimo di farlo, anzi, dato che è un professore universitario penso si senta anche moralmente obbligato ad evitare che sul suo blog si parli di teorie del complotto/razziste giudaico-massoniche o qualsiasi altra cosa che non sia fondata su dati inequivocabili e reali. Io magari avrei usato altri modi (magari anche cancellando direttamente il messaggio), ma soprattutto lo scriverei a caratteri cubitali sulla facciata del blog che non sono benvenuti i complottisti, visto che dati gli argomenti trattati nel blog e l'interesse crescente degli italiani per queste tematiche è sicuro che molti complottisti passino di qui.

      Poi Varhokh, magari fra cent'anni uscirà fuori che queste teorie sono vere (e ne dubito fortemente), ma capisci che sul blog di chi ti spiega dati alla mano quello che succede intorno basandosi sull'economia, certi argomenti non possono trovare spazio.

      Elimina
  19. Noto che il coautore del testo è Stefano Sylos Labini Stefano Sylos Labini
    geologo dell'ENEA che è passato con il governo Prodi alla commissione per la riforma del mercato del lavoro (quello degli altri) per poi andare ad occuparsi di Moneta e Finanza.
    La sora Lella direbbe "annamo bene", io mi limito ad un più icastico " mè cojoni!"

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah, c'era un coautore? Sai che non l'avevo visto? Forse era rimasto all'ombra di papà... Ma perché un geologo dovrebbe occuparsi di economia? Secondo me non è un geologo: ha scritto questo. La vera domanda è perché un intellettuale di sinistra piscia sulla costituzione antifascista. Ma la risposta la sappiamo: loro si sentono la nuova aristocrazia, e Draghi è il loro Re Sole. Il che fa capire in che tempi viviamo.

      (comunque, su Scholar non c'è...)

      Elimina
  20. Per la cronaca il testo è stato riportato oltre che sul sito dell'Associazione Paolo Sylos Labini anche su Econopoly.
    Sarebbe stato interessante conoscere il loro punto di vista.

    RispondiElimina
  21. Ciao. Qualcuno di buona volontà spiega a me che sono ignorante una cosa?

    Mettiamo che lo Stato compra una banca, ad esempio il Monte dei Paschi. Poi senza uscire dall'euro gli fa stampare una moneta alternativa per usarla all'interno dell'Italia. Và contro i regolamenti europei? E di fatto in questa maniera si sarebbe aggirato l'euro oppure non cambierebbe nulla?

    Un'altra domanda che non c'entra con l'euro ma con il debito. Sempre nell'esempio che lo Stato compra una banca, questa banca poi può comprare il debito dello Stato? Non si avrebbero dei vantaggi in questo modo?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Secondo me non sei un fake. E stai parecchio indietro. Guarda che per avere il mio cellulare non c'è nemmeno bisogno che lo chiedi a quelli che mi intercettano. Ce l'ha qualsiasi redazione. Fammi uno squillo che ti spiego un paio di cosette. Prometto di non dirlo a nessuno.

      Elimina
    2. Scusa prof ma non ho capito. L'ironia è dovuta al fatto che mi chiamo come il più famoso "Matteo Renzi"? Non sono un fake (nel senso che esisto davvero e mi chiamo così), ma non sono quel Matteo.

      Comunque, anche se non sono il Matteo famoso, sull'economia e il diritto non sono indietro, sono completamente a digiuno. So che non sono proprio argomenti in linea con l'argomento del post, ma cercando nel blog non ho trovato una risposta.

      Comunque capisco che è scocciante per te rispondere a domande che magari reputi "scontate" o "stupide" (non tutti siamo economisti... per fortuna! :P) per cui non mi aspetto che tu risponda. Grazie comunque per aver pubblicato il messaggio così magari potrà rispondermi qualcun altro.

      Elimina
    3. Secondo me questo era il famoso "piano B" di Varoufakis. E ora tu caro Renzi glielo vuoi rubare!

      Elimina
    4. Mannaggia! Io ci avevo creduto. Ma il tuo omonimo è proprio senza speranza. Sta lì che origlia, ma mica capisce come andrà a finire... Sulla doppia circolazione, che è l'epiciclo che i fascisti nemici della costituzione (alias: i simpatici intellettuali di sinistra che difendono l'euro) sogliono aggiungere al loro sistema tolemaico per difenderne i brandelli, ci siamo espressi diverse volte. Non ha alcun senso, e peraltro per realizzarla non ci sarebbe bisogno di "comprarsi" una banca. La domanda è: questa valuta in quale rapporto di cambio sarebbe con le valute esistenti? Se provi a risponderti (loro se ne guardano bene) vedi subito cosa c'è che non va.

      Abbiamo creato un mondo artificiale, nel quale abbiamo voluto, per obbedire a un disegno nazifascista - cioè liberista - di compressione dei poteri economici dello Stato, privare lo Stato di uno dei più antichi atttributi della sua sovranità, e ne difendiamo l'artificialità rendendolo ancora più artificiale con roba da terzo mondo e da pattumiera della storia come la doppia circolazione. Credo che non ci sia cosa più intellettualmente ripugnante, e mi stupisce molto che il suo fetore non allarmi qualsiasi essere senziente. Tu, ad esempio, una domanda te la sei posta.

      Se non è chiaro, certo che qualcuno ti aiuterà. Sono qui per questo. Io ho già dato.

      Elimina
    5. Grazie per la risposta. Avevo fatto l'esempio di comprare una banca per due motivi, il primo è ovviamente il fatto di poter stampare moneta (quella alternativa) a piacimento. Avevo pensato che una volta avuta una banca che non stampasse euro ma quanta moneta alternativa avessi voluto, anche se all'introduzione il cambio fosse deciso a tavolino 1:1 (e qui ho delle lacune perchè non so come funzionano certi meccanismi), il valore della, chiamiamola nuova lira, sarebbe stato libero di cambiare mediante i meccanismi (che non conosco e che approfondirò sul blog e meglio ancora su qualche libro) di domanda e offerta. Insomma, mi chiedevo se una doppia circolazione potesse essere fatta senza avere il cambio fisso e che sanzioni ci sarebbero da parte dell'europa.

      Il secondo motivo è che un amico mi diceva che la Germania è proprietaria di diverse banche che acquistano debito pubblico e in questo modo la Germania riesce ad aggirare in parte il problema della sovranità monetaria, perciò cgiedevo lumi.

      Lo so, lo so, ci sono dei libri sull'argomento e mi sento in dovere di leggerli prima di affrontare certi argomenti, ma avendo l'opportunità di fare queste domande non ho resistito. Anche perchè ogni volta che parlo di questi argomenti con qualche amico, c'è sempre qualche studente di economia che ammonisce di come il suo professore di politica economica prospetti scenari apocalittici nel caso di uscita dall'euro.

      Elimina
    6. Ah, sulla questione della doppia circolazione, non credo che se una persona la auspichi stia in qualche modo difendendo l'euro o l'europa. Mi sembra chiaro che chiunque ipotizzi una doppia moneta stia di fatto affermando il fallimento dell'euro. Credo abbia semplicemente paura di qualche conseguenza da parte dei propri vicini europei "forti"... e in effetti (a me) fanno davvero paura, a giudicare dal cinismo con il quale la questione euro(pa) è stata portata avanti.

      Comunque, chi è che in politica (oggi) appoggia la doppia moneta?

      Elimina
    7. Varoufakis. Se questa risposta non ti mette in allarme...

      Elimina
  22. cmq una cosa questa crisi l'ha insegnata: che la storia ha ragione.
    Ops, nemmeno questa è una lezione (già data)

    RispondiElimina
  23. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  24. Quando vent' anni or sono conclusi la mia modesta esperienza universitaria con l' esame di politica economica del citato sul blog N.Acocella ( azz se era tosto come prof.) non avrei mai immaginato di ritrovare antiche passioni, e la svanita speranza di avere una mezza età diversa mi fa andare avanti con la voglia di ricerca e curiosità che ahimè a volte mi disturba assai...ficcare la testa sotto la sabbia è uno sport ben diffuso nell' italico stivale. Nel ringraziarla professor Bagnai, vorrei chiederle solo un parere da chi è ormai digiuno di macro economia da un bel po.
    Con la spada di damocle delle infrazioni al patto di stabilità , ogni governo eletto ( famose a dì ) sa di andare contro ad un fallimento sui numeri, a meno di shock esterni che ci diano una mano...Sono così coscienti di svendere tutto e quei pochi asset rimasti per un triennio di gloria..? O le cosiddette balls sotto sono talmente poche che sanno a prescindere che contro un sistema dei media e di lobby asservite nessuno è in grado di sfiorare il premierato senza garanzie pre europee...?

    RispondiElimina
  25. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina

Tutti i commenti sono soggetti a moderazione.