mercoledì 7 ottobre 2015

Bagnai imbecille!

Andrea ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Confiteor (gli idioti)":

Salve, sono un aspirante docente e seguo da tempo il blog.

Riporto un episodio risalente a domenica scorsa, 4 ottobre, svoltosi all'internazionale di Ferrara. Seguivo un dibattito intitolato 'Sotto esame: cosa vuol dire fare politica sull'istruzione' al quale partecipavano insegnanti della scuola secondaria di secondo grado. Al termine, dopo che il dibattito aveva toccato i punti relativi alla carenza di democrazia nel processo di costruzione e dibattito delle riforme legate alla scuola, la mancanza di fondi e il ricorso alle leggi delega, il ruolo degli insegnanti svilito da anni di propaganda e addirittura una citazione del foglio excel taroccato di Alesina riguardante l'austerità espansiva, ho chiesto di fare un intervento.

Notando che molti dei punti toccati richiamavano il tema della crisi economica, dello svilimento della democrazia e della costituzione, ho pensato (ingenuamente) di trovare, da parte degli oratori, un interesse a sviluppare il tema.

Mi sbagliavo.. quanto mi sbagliavo. Questo è il video dell'intervento, dura 2 minuti.




La sera, mentre sconsolato tornavo a casa ripensando alle parole d'astio dell'oratore e al conseguente applauso della folla, mi è tornata alla mente un passaggio di un'intervista di Tommaso Segantini fatta a Noam Chomsky, letta qualche giorno prima: "In fact, recovery from the Great Depression was actually faster in many countries than it is today, for a lot of reasons. In the case of Europe, one of the main reasons is that the
establishment of a single currency was a built-in disaster, like many people pointed out. Mechanisms to respond to the crisis are not available in the EU: Greece, for example, can't devalue its currency."

Pensavo a questo paradosso: lo stesso Internazionale che spesso ospita Noam Chomsky con una pagina a lui dedicata, ha un pubblico che non ne condivide l'opinione e probabilmente non la conosce nemmeno. La stessa, peraltro, del cattivissimo professor Bagnai.

Ora, riguardando il video provo rabbia pensando all'ignoranza e all'arroganza che certi intellettuali sfoggiano, agli applausi che si prendono e a tutte le persone che stanno pagando e pagheranno sulla propria pelle tutto questo.

Volevo solo farvi sapere che non tutti gli insegnanti sanno di sapere.

Postato da Andrea in Goofynomics alle 7 ottobre 2015 13:19



































Ma stradaje a ride!





















































Caro Andrea,

non ti buttare giù.

Intanto, prima che me ne dimentichi, il mio avvocato ci terrebbe tanto a sapere chi è la persona che mi ha dato dell'imbecille e mestatore. È una sua curiosità, l'avvocato ci tiene molto a saperlo, e per ovvi motivi ho tutto l'interesse a essere gentile con lui. Io, per me, sai, di certe critiche non mi interesso, preferisco ragionamenti più articolati, come quelli svolti da Majone e D'Attorre a S. Gimignano:


Converrai con me che vale più la pena di partecipare a eventi come questo, che come quello al quale hai partecipato tu. Una "internazionale" di provincia, del resto, rischia di essere due volte provinciale: per il suo esserlo, e per la sua ansia di non volerlo essere.

Incidenti di percorso.

Però una cosa te la chiedo dal profondo del cuore. Sorveglia il tuo lessico. Non so cosa si creda di essere il tuo simpatico interlocutore, ma ti assicuro che per motivi etimologici la lingua italiana ti vieta di chiamarlo intellettuale. Quando mi dici come si chiama (e se non me lo dici tu, me lo dirà un altro) potrai forse chiamarlo indagato (se capisco bene per quale motivo il mio avvocato vuole conoscerlo...).

Ma "intellettuale"!...

Dai, per favore!...

Non esageriamo!

Gli intellettuali attaccano le idee, non le persone. Nel merito: posso anche essere convinto che non tutti gli insegnanti "sappiano di sapere", cioè, nel lessico di questo blog, che non tutti gli insegnanti siano piddini (antropologici). Tu ne sei un esempio, ne era un esempio la mia amica nel post che tu commentavi, ne sono altri esempi gli altri (pochi) insegnanti che hanno commentato qui e altrove lamentando la totale incapacità di ascolto dei propri colleghi, e preconizzando la loro migrazione in massa dal movimento di gestione del consenso (il PD) al movimento di gestione del dissenso (il 5 stelle), sempre in conto Dipartimento di Stato (de sinistra, beninteso: c'è Obama)!

Resta il fatto, e il tuo caso lo esplicita molto bene, che la stragrande maggioranza degli insegnanti è composta da persone incapaci di approfondire e in quanto tali vittime designate dei messaggi demagogici che il potere confeziona per loro, e veicola loro attraverso certi futuri indagati (questi ultimi, peraltro, del tutto inconsapevoli di farsi latori di un messaggio fortemente reazionario: vedi alla voce "non chiamiamoli intellettuali").

Lo ridico: la stolta presunzione della classe docente italiana, la sua incapacità di ragionare secondo logiche che non siano quelle della mera appartenenza politica, cioè la sua incapacità di ragionare (punto), è una delle più potenti forze di conservazione del sistema, forse quella cruciale.

Qui ci sarebbe da allargare il discorso, perché in questo atteggiamento la disinformazione mefitica di "intellettuali" dei quali ci siamo occupati di recente (e torneremo a occuparci) ha giocato un ruolo determinante. I tuoi colleghi vanno scusati. Non erano nati tutti per essere leoni. Molti erano nati per essere animali più miti e meno intraprendenti, e la qualità della loro elaborazione concettuale è, ahimè, quella dei pastori che il caso ha messo sulla loro strada. In fondo, a livello di ciclo di istruzione secondario non è richiesto, come sarebbe richiesto ai miei colleghi (i quali non sempre lo fanno), che uno sappia riconoscere un lavoro di ricerca scientifica quando lo incontra. Io ho compassione di loro (mi riferisco ai tuoi colleghi, soprattutto), perché posso immaginare che chi ha una visione così distorta dei processi in atto farà molta fatica a non restarne completamente schiacciato (e infatti, applaudendo compatti il futuro indagato, di fatto i tuoi colleghi ponevano la testa su un metaforico ceppo, quello sul quale si abbatterà la mannaia dei tagli consustanziali al progetto sociale "europeo": cosa che, come il mio lavoro di ricerca ha dimostrato, negli anni '70 era chiarissima agli intellettuali - quelli veri - e ai politici italiani - quelli veri).

Parce sepultis.

Bisogna però che voi, voi che avete fatto un minimo sforzo, voi che rappresentate la parte migliore del paese, voi che avete deciso di abitare nell'unico luogo di resistenza al fascismo dell'opinione, voi, vi facciate un pochino meno fessi (non dico più furbi).

Infatti, se da un lato a me tocca applicare il "qui autem scandalizaverit unum de pusillis istis, qui in me credunt, expedit ei, ut suspendatur mola asinaria in collo eius et demergatur in profundum maris" (a qualcuno devo pur ispirarmi), dall'altro sarebbe il caso che voi applicaste l'"estote ergo prudentes sicut serpentes". Che cosa vuoi che ti dica un futuro indagato se tu gli nomini Bagnai? Quello che ti ha detto! Ma se c'è una cosa che dovreste avere imparato qui da me, è che nominarmi, oltre a essere spesso inopportuno, è sempre  non necessario, perché io, a differenza di certi futuri indagati, ho sempre messo in chiaro di non essere un pensatore particolarmente originale. Più esattamente: i miei contributi originali si situano a un livello tecnico al quale non potete accedere e che non vi interessa, ma per quanto concerne il nucleo del mio messaggio divulgativo vi ho chiarito fin dal principio che citare me non era assolutamente necessario: c'erano decine e decine di altri autori da citare! Ed è tanto meno opportuno oggi, che altri intellettuali come Gallino hanno finalmente detto la verità.

Scusa: non potevi citare lui? Avresti mandato in corto circuito il futuro indagato, e avresti reso meno facile scatenare l'applauso liberatorio delle future bestie da macello.

È così difficile arrivarci?

In un mondo nel quale tutti hanno il coraggio delle altrui idee, capisco che tu possa aver visto un valore etico ed estetico nel fare atto di testimonianza. Ma io non ho bisogno di martiri: a me servono vittorie. E tu hai perso perché hai commesso un errore tattico.

Ricordatelo, e con te se lo ricordino le altre persone di buona volontà che, per motivi meramente affettivi, sono disposte a perder tempo nel tentativo frustrante e vano di salvare dalla mannaia le vittime designate.

128 commenti:

  1. Il pensatore / elettore / cittadino / lavoratore piddino (che spesso si fondono in un'unica persona) non arriverà mai a fare questo ragionamento politico, economico e sociale, perchè dovrebbe andare contro a quanto finora il Partito e gli amici del Partito gli hanno detto ed inculcato. Nemmeno di fronte alla realtà più schiacciante ammette la verità. Un mio collega (uno dei tanti) al solo nominar Berlusconi lo insulta e accusa di ogni nefandezza politica ed economica, ancora oggi che non è più al governo. A parlare poi di Lega Nord che vuole aprire un dibattito sull'euro apriti cielo, l'euro per loro è ormai diventato come la svastica per i nazisti. E quando, come giustamente dice il Prof (che quello che scrive puntualmente si avvera), accadrà il peggio, questi non avranno nemmeno allora capito cosa sta accadendo.

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  2. Non se la prenda, prof. L'avra' chiamata Imbecille nel senso che "imbelle"; lui sara' ignorante nel senso che "ignora"! (cit. Aldo Giovanni e Giacomo, tanto per tenere alto il livello del blog!)

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  3. Raramente è possibile trovare tanti pregi in un'unica persona. Lei li ha.

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  4. E' visto imbecille, semplicemente chi la pensa diversamente da loro. E questo è un grave danno. Se gli dai ragione, allora sei un NOBEL.
    Che tristezza.

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  5. Buongiorno proffe

    se puo` essere d'aiuto ho trovato in rete il programma del festival di Ferrara (www.internazionale.it/festival/programma) che riporta tra gli altri eventi
    "Sotto esame: Cosa vuol dire fare politica sull'istruzione", incontro con
    Girolamo De Michele (scrittore e insegnante), Mauro Piras (insegnante e filosofo politico), Christian Raimo (scrittore e insegnante).
    Escluderei naturalmente il secondo dei tre dato che l'"indagato" lo cita all'inizio del suo intervento...
    I miei ossequi all'avvocato ;)

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  6. Escludendo Piras dal quale prende la parola e osservando la fisionomia degli altri due pare proprio di capire che colui che le affibbia tale elegante epiteto sia Girolamo De Michele

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  7. Gentile professore, hai ragione, ho commesso un errore.
    Purtroppo l'inesperienza e l'agitazione mi hanno fatto sbagliare,
    ma voglio rassicurarti almeno sul fatto che non lo considero un intellettuale.

    L'oratore è Girolamo De Michele.

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    1. Da questo link si nota meglio come è vestito e così è possibile fare un confronto tra l'immagine e il video.
      Sulla scuola tante parole ma manca il dialogo


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    2. no cacchio, anni fa ha pubblicato anche un bel romanzo, Tre uomini paradossali, titolo che si adatta benissimo al palco in cui era presente

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    3. Andrea, per cortesia, puoi scrivermi in privato?

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  8. eccolo:

    Girolamo De Michele
    È uno scrittore, giornalista e insegnante italiano. Ha pubblicato studi di filosofia e politica, e romanzi. È autore di La scuola è di tutti. Ripensarla, costruirla, difenderla (Minimum Fax 2010).

    Girolamo De Michele is an Italian journalist and writer.

    http://www.internazionale.it/festival/protagonisti/girolamo-de-michele

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    1. Si merita ampiamente la querela, oltre alla diffamazione è chiarissimo l'intento diffamatorio.

      E poi c'è bisogno di fondi, no?

      La reazione al richiamo a Goofynomics però è fantastica: peggio dell'aglio per un vampiro. :)

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    2. Sono d'accordo con Giorgio.

      Chissà, forse tra 10 anni rideremo di questo video... Ora fa solo tanta tristezza.

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  9. Viviamo in una sorta di paradiso illusorio, in un clima di mistificazione ideologica che - sebbene di segno politico diametralmente opposto - tanto mi fa pensare alla propaganda stalinista ed agli strombazzati - ed inesistenti - successi della collettivizzazione agricola forzata, che tante carestie e tante morti costarono all'Unione Sovietica. Il paragone potrebbe sembrarvi del tutto fuori luogo, ma in realtà vi intravvedo un analogo irrazionale delirio collettivo subdolamente autopunitivo, un meccanismo di condizionamento delle masse che si basa sul medesimo rifiuto della Logica come processo di ragionamento. Si è assistito ad un sovrapponibile annichilimento della Critica e del Giudizio che, se all'epoca erano almeno fondati sul Terrore, sono oggi purtroppo sostenuti dall'attiva collaborazione di una classe pseudointellettuale meschinamente servile e fondamentalmente masochista.
    In tali casi - piucchepurtroppissimo l'ho sperimentato anche sulla mia umile cotica - provare a far ragionare questi sedicenti intellettuali, non soltanto è del tutto controproducente, ma vi espone pure al ridicolo e addirittura rinforza la loro maldestra convinzione. E qui aggiungo un dato tecnico (è il mio campo): per sua stessa definizione un "delirio", anche se palesemente assurdo, è sempre sostenuto con una fede fanatica ed incrollabile e nessuna delle prove fattuali addotte a evidenziare la sua manifesta assurdità sarà mai sufficiente a demolire la tenacia e la caparbietà con cui il paziente sostiene l'intero costrutto paralogico. Per il soggetto delirante, infatti, è letteralmente impossibile porre in discussione la sua convinzione poiché ciò implicherebbe la rinuncia al suo intero sistema di riferimento, una condizione che sul piano soggettivo viene emotivamente rifiutata, perché ritenuta assolutamente disorientante ed ancor più angosciante del delirio stesso. E purtroppo, quando entrano in gioco emozioni - e per qualcuno più freddo anche interessi - così forti - per la Ragione, ve lo posso assicurare, non v'è alcuno scampo.
    Nel suo visionario - e per certi aspetti "illuminante" - Mein Kampf (libro che andrebbe letto per comprendere come spesso ragionano i leader, leggi "psicopatici"), un Adolph Hitler lucido sino alla follia, considerava le masse come un unico interlocutore intellettualmente povero ed altrimenti indolente, che può esser spinto alle "grandi imprese" non grazie alla Ragione, ma solo attraverso la Passione, emozione che soltanto il (super)uomo animato da una fede incrollabile e fanatica sarebbe stato capace di evocare.
    Sono questi i miei incubi, quando penso al "Grande Sogno Europeo".

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    1. un poco di coerenza, si ti piace "Adolph" scrivi anche "Mein Kamph".

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    2. Perdonerete, spero, un "ph" al posto di una "f".
      In ogni caso, riconoscere la lucida follia di Hitler non implica affatto che il personaggio mi piaccia...

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    3. Vi faccio cerziori che il Mein Kampf fu dettato a Rudolf Hess in carcere dopo il fallito Putsch di Monaco del '23: sembra che molte delle idee ivi contenute fossero dell'allora delfino di Hitler.

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    4. Sono molto d'accordo con Nicola Mosti.
      Ed aggiungo che, da piddino (nel senso di militante del PD, più che nel senso "bagnaiesco"), non solo negli incontri politici o pseudointellettuali è difficile parlare di economia. E' difficile anche parlare di politica. Ed al riguardo è senz'altro opportuno il riferimento che Nicola Mosti fa al "rifiuto della Logica come processo di ragionamento."
      Basti pensare, per esempio, alla riforma del lavoro, attuata da questo governo, oppure alla cosiddetta macelleria sociale, portata avanti dal governo Monti. Oggi mi capita ancora di ascoltare sindacalisti della Cgil che difendono le riforme di Mario Monti, quello che ha candidamente ammesso di voler distruggere la domanda interna.
      Capisco che siamo in una fase storica straordinaria, per intensità e durata, ma per favore non perdiamo il riferimento alla logica.
      E per concludere, riporto questo:

      “Prese il libro di storia per i bambini e guardò il ritratto del Grande Fratello che campeggiava sul frontespizio. I suoi occhi lo fissarono, ipnotici. […] Un bel giorno il partito avrebbe proclamato che 2+2=5 e voi avreste dovuto crederci” (G. Orwell, 1984).

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    5. Pure io mi trovo totalmente d'accordo. Tristemente, grazie Nicola.

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  10. Prof, e cosa vuole che le dica? Domenica scorsa cercavo di convincere un piddino di quelli tosti a convertirsi al ragionamento (non citando lei, ma Kaldor, Keynes, De Grauwe, Thirlwall, Meade e infine, stremato, mi son attaccato a D'Attorre e Fassina! Ma se ne rende conto? Devo parlare di D'Attorre per ottenere l'altrui attenzione!), ma lui mi risponde con una tale sfacciataggine: "No, non mi piace l'economia, non me ne interesso, è così noiosa!" E io, tra me e me, pieno di pazienza: "Bada che se non sei tu ad occupartene, essa di occuperà di te. Ricordati che la mannaia è dietro l'angolo!", almeno in quell'angusto spazio della mia mente. Davanti a lui, invece ho solo potuto, a quella risposta, allargare le braccia e dire: "Però, quando succederà il patatrac, sarà superfluo da parte mia dirti: "Te l'avevo detto!"" L'unica sua risposta è stata: "Mia madre - è un'insegnante precaria - con Fioroni lavorava, con la Gelmini no" (Daje a ride!) E mai sia che io mi azzardassi a tirargli fuori un grafico. Era peggio dell'aglio con i vampiri!

    Due son le cose: o mi stanco, o si stancano di sentirmi. Preferisco la seconda, se devo essere sincero.

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    1. (caro piddino)
      Ahi ahi ahi, non ti interessi d'economia? Ma dimmi, dove li tieni investiti i soldi del conto corrente, nei buoni del tesoro che non rendono niente?
      Peggio per te!

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    2. Francamente non saprei. E aggiungo: studente di giurisprudenza!
      Ecco spiegato tutto: io sono uno studente di ingegneria, ma mi interesso di qualsiasi argomento dello scibile umano che mi stuzzichi, ivi compresa l'economia. Questo come farà a capire qualsiasi cosa quando farà diritto tributario? Ma dico!

      Ah, forse potrei spiegarmi l'incongruenza in questo modo: capita che chi s'iscrive a Giurisprudenza (con tutto il rispetto per il corso di laurea), non sa una fava di matematica, ergo non capiscono nulla quando gli pargli di "ricerca scientifica", peer review e roba simile. Eppure è strano. Mi risulta che si faccia ricerca anche in quel campo, o mi sbaglio?

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  11. Francamente sono indeciso se sia peggiore chi dice stupidaggini dal palco o chi lo applaude dalla platea. D'altro canto il conformismo culturale, del quale credo gli insegnanti siano causa ed effetto, è chiaro che tende a far prevalere nella contrapposizione bagnai vs unaltraeuropa il primo come imbecille.
    Mi sento di sottolineare questo passo: "la stolta presunzione della classe docente italiana, la sua incapacità di ragionare secondo logiche che non siano quelle della mera appartenenza politica, cioè la sua incapacità di ragionare (punto), è una delle più potenti forze di conservazione del sistema, forse quella cruciale". Gli insegnanti non sono altro che lo specchio di un sistema di istruzione allo sbando da decenni, che ora sta dando i peggiori frutti. E da cattivi maestri non nascono buoni cittadini.

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    1. Mi torna in mente il dialogo, in Italia può farcela, tra Alberto e il tassista su come si carica l' arma. Mi chiedo Prof. come faccia a sopportare il peso di ciò che dovrebbe conseguire alle sue lucide analisi. Salvini ha una rosa anche per la pubblica istruzione? Mi unisco agli ossequi all' avvocato: è una di quelle cause che si pagano da sole.

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    2. E' un problema mio o l' audio del convegno di S. Geminiano è deteriorato? Faccio fatica a seguire.

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  12. Ai miei colleghi docenti dico ormai chiaro in faccia (senza perdere altro tempo) che possono sempre scegliere se essere co...ioni o collaborazionisti.
    Di solito non mi capiscono o preferiscono giudicarmi un pazzoide, ma queste due parole, ripetute, alla lunga potrebbero essere comunque più utili (o fare più effetto) rispetto alla perdita di tempo di rispiegare loro quanto avrebbero capito da soli, se soltanto l'avessero voluto.

    Come attenuante per la mia categoria, ricordo che permane nella mitologia della professione docente il mantra dell'"aggiornamento" e/o perlomeno della sua variante povera, cioè l'autoimposto dovere di seguire la stampa quotidiana; si pensi inoltre a quanti volenterosamente si prestano ad iniziative degradanti come "il quotidiano in classe"....
    Insomma i docenti sembrano già in partenza vittime designate della disinformazione; se aggiungiamo che perlopiù "sanno di sapere", capiamo il motivo di certi applausi. La mattanza si avvicina a grandi passi.

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    1. Be', però me ne sono accorto pure io che insegnò matematica (e che non sono abbonato a nessun giornale) che i giornali negli anni '80 davano un'interpretazione delle notizie spesso filtrata dal punto di vista editoriale (quando la mia insegnante delle scuole medie faceva con noi il quotidiano in classe ante litteram), mentre ora le notizie (che contano) hanno tutte la stessa interpretazione (da Il manifesto a Il sole 24 ore, passando per L'avvenire della CEI). Cosa sono io, un genio? No di certo! Allora che è accaduto? Qualcuno a qualche idea? L'unica che mi è venuta riguarda la nascita, in sordina, di una nuova religione. O no?

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  13. Mi accorgo ogni giorno di più che la Goofycommunity non potrà mai essere un movimento "dar basso". Per il semplice motivo che, eventualmente, si tratta di un movimento dall'alto - di élite.
    Non perché ritenga che qui dentro si sia tutti fenomeni - salvo rare eccezioni non siamo personalità né intelletti realmente di spicco - ma per l'estrema povertà che c'è la fuori.
    Se leggo un articolo del Pedante (per me una piccola impresa, alle volte) e confronto i molteplici esercizi di logica che vi trovo con la completa assenza di logica ormai dilagante nel dibattito pubblico, non posso che arrivare a una conclusione: qui si tenta di ragionare, altrove ci si accontenta di sragionare.
    Questo ci pone in una pessima posizione per poter incidere sul dibattito di basso livello (i più non danno valore alla logicità delle affermazioni, ma al loro livello di conformismo all'ottuso "sapere comune"), mentre purtroppo i dibattiti in ambiti più ristretti sono dominati da gente che ha quello che non abbiamo: ampie risorse finanziarie.
    E intanto l'Italia come la conoscevamo si sbriciola sotto i nostri occhi, nella sostanziale indifferenza della maggioranza.

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    1. Ora so che non sono l'unico a fare fatica a leggere il Pedante

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    2. Assolutamente non siete gli unici, ma ci sono anch'io. Però. ...
      Mi sforzo di capire, di apprendere quanto letto, avendo la consapevolezza che è necessario limitare la mia infinita ignoranza, riconoscendo al contempo i miei limiti. E che serve passione e pazienza per capire le cose.

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  14. Massima solidarietà all'insultato per questa sparata vergognosa ed anche ad Andrea che in effetti avrebbe dovuto citare Gallino :-), ammetto che io avrei potuto fare lo stesso errore. Un commento. Bagnai e Goofynomics sono parole che scottano. Guardando i talk show, i tg e tutto ciò che non dovremmo più leggere/guardare si ha l'impressione che Bagnai nessuno sa chi sia e che questo blog sia sconosciuto ai più. In verità, video come quelli che posta Andrea dimostrano che questo blog, specialmente tra "intellettuali" e giornalisti è molto conosciuto. E come si fa con i nemici veri, si evita anche solo di nominarli, per non correre il rischio (elevato e pericolosissimo, in questo caso più che mai) di fargli pubblicità. Per questo si parla tanto di corruzione di spesa pubblica improduttiva etc, per distogliere l'attenzione dal vero problema. Non so se il futuro indagato sia più vittima o carnefice di questo meccanismo, resta il fatto che questo blog, i suoi affini (penso a Giacché, orizzonte48 etc.) si stanno facendo sempre più strada. Non credo che l'insabbiamento potrà durare ancora per molto, o almeno così spero.

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    1. Ma nessuno si è ancora accorto del fatto che le rivoluzioni colorate iniziano tutte per scacciare un governo "corrotto"? Siamo ancora così naïf? Divoratori di serie televisive che non riconoscono un format? Suvvia...

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  15. Comunque sono d'accordo : meglio non riferirsi al luciferino Bagnai, ma portare esempi di "parte", di cui l'attualità comincia a essere piena ( e chissà come mai.. ). Io farei un ulteriore passo aggiungendo al discorso le taumaturgiche parole "ripensiamo l'Europa". A chi sa di sapere bisogna entrare nel cervello per gradi...

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    1. potrebbe essere una buona strategia per indurre a pensare qualche riottoso. Il punto, però, è il fatto che la maggior parte risponde in maniera automatica e acritica che è ovvio dover "ripensare all'Europa" e che già si sta facendo. Forse sarebbe meglio portarsi un'agendina ed annotare il nome dell'interlocutore. Se poi ti domanda perché, rispondigli che stai facendo una statistica per capire se si sta aprendo una Porta fra il Mondo delle Idee di Platone e il mondo di noi poveri esseri umani. E dall'entità dei dato che stai accumulando sicuramente la Stronzità è passata.
      Lo so che sto ripetendo il concetto già espresso in un altro post ma con certi interlocutori non posso trattenermi.

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  16. Andrea ha tutta la mia solidarietà e comprensione, perché anch'io mi sono esposto in prima persona intervenendo in una conferenza per sbugiardare una signora che ci faceva la lezzioncina su come era brava la Spagna che aveva fatto le riforme. E pure io sono stato snobbato.
    Però, rispetto all'anno scorso, quest'anno i rompi coglioni come me erano qualcuno di più.

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  17. Troppi ce ne sono di Intelligentoni presuntuosi che pretendono di propinare il verbo!IO a questo Maleducatissimo incompetente direi imbecille sei TU !!! Gnurant Gli applausi delle persone presenti veramente sconcertati! Del resto Buona parte della gente non ha nemmeno lontanamente inquadrato la situazione si informano attraverso le TV di regime che distorcono la verità che Peccato !Forza Prof Bagnai lei è una bella persona !

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  18. "L'odio principale cadeva sui due medici; il suddetto Tadino, e Senatore Settala, figlio del protofisico: a tal segno, che ormai non potevano attraversar le piazze senza essere assaliti da parolacce, quando non eran sassi. E certo fu singolare, e merita che ne sia fatta memoria, la condizione in cui, per qualche mese, si trovaron quegli uomini, di veder venire avanti un orribile flagello, d'affaticarsi in ogni maniera a stornarlo, d'incontrare ostacoli dove cercavano aiuti, e d'essere insieme bersaglio delle grida, avere il nome di nemici della patria: pro patriae hostibus, dice il Ripamonti.
    Di quell'odio ne toccava una parte anche agli altri medici che, convinti come loro, della realtà del contagio, suggerivano precauzioni, cercavano di comunicare a tutti la loro dolorosa certezza. I più discreti li tacciavano di credulità e d'ostinazione: per tutti gli altri, era manifesta impostura, cabala ordita per far bottega sul pubblico spavento.Il protofisico Lodovico Settala, allora poco men che ottuagenario, stato professore di medicina all'università di Pavia, poi di filosofia morale a Milano, autore di molte opere riputatissime allora, chiaro per inviti a cattedre d'altre università, Ingolstadt, Pisa, Bologna, Padova, e per il rifiuto di tutti questi inviti, era certamente uno degli uomini più autorevoli del suo tempo. Alla riputazione della scienza s'aggiungeva quella della vita, e all'ammirazione la benevolenza, per la sua gran carità nel curare e nel beneficare i poveri (...) Eppure quella grandissima che godeva, non solo non bastò a vincere, in questo caso, l'opinion di quello che i poeti chiamavan volgo profano, e i capocomici, rispettabile pubblico; ma non poté salvarlo dall'animosità e dagl'insulti di quella parte di esso che corre più facilmente da' giudizi alle dimostrazioni e ai fatti.
    Un giorno che andava in bussola a visitare i suoi ammalati, principiò a radunarglisi intorno gente, gridando esser lui il capo di coloro che volevano per forza che ci fosse la peste; lui che metteva in ispavento la città, con quel suo cipiglio, con quella sua barbaccia: tutto per dar da fare ai medici. La folla e il furore andavan crescendo: i portantini, vedendo la mala parata, ricoverarono il padrone in una casa d'amici, che per sorte era vicina. Questo gli toccò per aver veduto chiaro, detto ciò che era, e voluto salvar dalla peste molte migliaia di persone."

    Prof, non sono mai stata più orgogliosa di avere litigato tante volte con tanti idioti di oggi. E grazie.

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    1. Mai citazione fu più appropriata. Speriamo che chi ha offeso non abbia agito nella consapevolezza di poterlo fare in base a quel tipo di vile immunità che copre chi si rende colpevole di linciaggio. Da una parte la reazione del personaggio fa pensare al fatto che in quegli ambienti una certa paura stia serpeggiando. Se ci può consolare "se stanno a caca' sotto"; spero solo che l'aggressività verbale che nasce dalla paura non si trasformi col crescere della paura. Ormai, se prima coi piddini e simili ad argomentare si rimediava un sorrisetto di commiserazione oggi si litiga di brutto, non sugli argomenti perché quelli continuano a sfuggirli, ma le loro reazioni sono di rabbia e non più di sarcasmo. E, ammetto, anche la mia pazienza è notevolmente diminuita.

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  19. tra i miei parenti, amici e compagni di università ho notato che molti europeisti cocciuti (per essere fine) che prima si scaldavano facilmente, ora sono più silenziosi, assorti.
    l'ho notato nelle reazioni ai titoli di stampa e tg. prima c'era sempre il commentino seccato sui populisti e "le riforme da fare", ora sempre più spesso non dicono niente. perfino davanti alle stime di crescita di renzi ho avuto l'impressione che due o tre di loro fossero corrucciati.
    ne sono successe di cose eclatanti ultimamente, ma ho avuto l'impressione che lo spartiacque sia stato il referendum greco.
    altri sono proprio irremovibili, insopportabili. ma ho smesso di prenderli sul serio, anzi, ogni tanto chiedo se hanno fatto le riforme per prenderli un po' per il culo. non ci resta che ridere.

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  20. Ho disdetto l'abbonamento a Internazionale e girato l'importo (arrotondato) ad Asimmetrie. Buon proseguimento.

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    1. Ah, perché Internazionale è un giornale? Io non mi ci ero mai imbattuto. Cose così ti fanno elaborare il lutto...

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    2. Ennesimo apparato di stampa PDina e PDina minoritaria.

      Oggi in prima pagina: Cuba finalmente libbbera, Orban brutto, er cambiamento climatico.

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    3. Corrado, io lo farò con parte del "risparmio" ottenuto disdicendo la trattenuta sindacale. L'input decisivo me l'ha dato ascoltare un cinese che sa di sapere.... che parla di europa.

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    4. C'è un internazionale più inutile dell'Inter !!!

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    5. Ricordo la festa di Internazionale del 2011, con conferenza sulle primavere arabe cui assistei quando ero abbonato. Toni trionfalistici per l'arrivo della democrazia. Adesso c'è l'ISIS...

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    6. @Mario eppure si sapeva abbondantemente già allora che la direzione presa sarebbe stata quella. Lo capiva persino a chi non si occupava di studi internazionali. In Siria non son riusciti a finire il lavoro subito, tutto qui.

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  21. Come da copione: nel 1915 era il mito della manovra repentina, lo sfondamento della linea austriaca, l'inserimento della cavalleria che avrebbe incalzato i fuggitivi alle spalle, tagliando la via di ritirata ai meno lesti. Qualche mese più tardi i fanti marcivano in trincea, mentre i cadaveri erano usati per rafforzare i parapetti. Citando non testualmente da Carlo Salsa ("Trincee. Confidenze di un fante", Ed. Mursia) le parole dell'ufficiale a cui l'autore porta il cambio su un martoriato monte S. Michele: "Vede quella gobba nel terreno? Sotto c'è la carcassa di un ungherese. Ho provato a tirarla fuori, ma è talmente infilata nella terra ch'è impossibile estrarla: ci dormo sopra.". Il realismo che a quel tempo veniva bollato come disfattismo, oggi viene additato come il far da gufi (o da Goofy...). Vale forse la pena ricordare il verso 18,32 di un testo induista, l'Astavakra Samhita, assumendolo in una accezione un poco più ampia e meno elevata, ma egualmente pertinente: "L'ottuso rimane perplesso quando ascolta la verità, ma il raro intelligente si ritira in se stesso come se fosse ottuso.".
    In merito al compito dell'avvocato: motori avanti tutta!

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  22. Il vero dramma è che, passata la tempesta (leggasi guerra), gli stessi collaborazioisti e pidocchi del pensiero saranno riciclati nel nuovo regime post-euro, come con i fascisti nel dopoguerra '45.
    Resta solo da capire chi appenderanno a testa in giù questa volta...

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  23. Io insegno nello stesso liceo classico nel quale ho studiato da giovane (piccolo mondo antico ...) e certo non mi lamento:  è una bella scuola in centro, frequentata da ragazzi educati e molto docili, faccio lezione in una sala con affreschi del 500. Naturalmente li conosco i miei colleghi: sono persone molto più attive e convinte di quanto generalmente non si immagini, ma sono anche portatori di una cultura astratta e demodé, che poteva andar bene ai tempi di Giovanni Gentile, per la quale scienziati, designer, architetti, economisti, artisti e via dicendo sono soltanto vili meccanici. Sono modesti ragionatori abituati a pensare (e anche, purtroppo) a insegnare ai nostri studenti che studiare a memoria i paradigmi li renderà poi capaci di capire tutto.
    Devo dire però che non assomigliano affatto a quel personaggio del filmato. Non sono nemmeno così fanaticamente piddini: di delusioni in questi anni le hanno ricevute parecchie, anche se è vero che sembrano incapaci di individuarne l'origine e che tendenzialmente incolpano Berlusconi, la corruzione, o cose del genere. Costituiscono comunque un terreno duro da dissodare.

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  24. Ho smesso da tempo di fare quello che ha provato a fare il buon Andrea.

    Grazie ad Alberto, come tanti qui, ho maturato gli argomenti minimi necessari ad umiliare chiunque in un dibattito politico sulla crisi. Ma lascio correre, si perde solo tempo. Piuttosto osservo e resto pronto...

    L'altro giorno il PD locale organizza un dibattito su politiche contro la povertà: il recupero delle eccedenze alimentari.

    Da dove avrei dovuto cominciare, caro Andrea?! Dalla dimostrazione del fatto che sono proprio loro i principali responsabili politici della povertà che aspirano a contrastare (con elemosina)? Sarebbero stati mai in grado di comprendere la mia obiezione, di accettarla davanti al loro pubblico?

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    1. Va applicato alla lettera il manuale di Termodidattica.

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    2. Caro Mimmo,
      hai ragione è davvero dura se non impossibile.
      Mi fa piacere sapere che non sono il solo che rompe i coglioni e prova a svuotare l'oceano con il secchiello.

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  25. Coloro che appaludono fanno più tristezza. Poveri vitelli che neanche sanno quanto é vicino il mattatoio. Il relatore invece, come spesso accade troverà il modo di cascare in piedi, come spesso capita nelle vicende SStoriche...

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  26. Professore se quel soggetto si fosse informato meglio saprebbe che lei vuole valorizzare le diversità dell'Europa e non promuovere i nazionalismi.Purtroppo a loro non interesserà se i lavoratori dovranno emigrare al nord per lavorare perché nella loro testolina credono che ci saranno i trasferimenti fiscali da parte dei tedeschi.Sotto certi aspetti la riluttanza tedesca ai trasferimenti fiscali è una cosa positiva perché se non si cambiano politiche ci sarà una svolta autoritaria,almeno sapremo che questa cosa sarà stata generata dalla follia dei progressisti.

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  27. Prof. vorrei provare a portare un pò di ottimismo in questo post....
    Oggi ho avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con un tassista molto diverso da quello del suo libro ;-)
    Un ragazzo di 24 anni che da 10 ha fatto ogni tipo di lavoro, ma che non smette mai di porsi dubbi e domande e di cercare risposte, ha molti puntini da unire (e chi non ne ha!) e una gran voglia di farlo. Abbiamo parlato di politica, anche lui come me votò 5stelle nella speranza di smuovere le acque e anche lui ha avuto un brusco risveglio; è consapevole che questa "sinistra" è più fascista di qualsiasi destra. Sul tema dell'euro non ha ancora un'idea precisa ma sente forte la puzza di bruciato, ha capito perfettamente che gli USA con gli Stati Uniti d' Europa ci vogliono rendere una loro colonia e che ciò che è stato fatto alla Grecia sarebbe da corte marziale. Non legge i giornali e non accende la tv per non vomitare.
    Insomma secondo me è già a buon punto!
    Io ovviamente gli ho consigliato la lettura di questo blog, di Marcello Foa, Orizzonte 48, Voci dall'estero e di non smettere mai di informarsi.
    A me questo tassista ha reso la giornata migliore e il minimo che potessi fare era condividere con tutti voi queste piccole luci nel buio...

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  28. Oratore: "...credo davvero che la crisi si risolva PENSANDO un'altra Europa..."

    La convizione di questo individuo e di chi lo applaude è che bisogna PENSARE un'altra Europa.
    Attenzione dice: "pensare un'altra Europa". In pratica, dopo circa un decennio di disastri, quello che bisogna fare ancora adesso è pensare.

    Il tizio di cui sopra, pensa ad un Europa senza nazionalismi, dove ogni paese pensa all'interesse degli altri paesi, dove i prati sono verdi ed il cielo è blu, dove i tedeschi decidono di pagare i debiti dei greci, e forse pensa anche che la sua Europa ci farà lavorare meno e guadagnare di più.

    Poi però con tutto questo pensare deve aver tralasciato piccoli particolari.
    Chi o cosa dovrebbe convincere i tedeschi a cambiare le politiche su lavoro e quelle mercantiliste?
    Chi o cosa può impedire alla BCE di operare in maniera indipendente a scapito di paesi in difficoltà?
    Chi o cosa potrebbe ridare dignità al lavoro e ripristinare i diritti che ci stanno strappando?

    Ce ne sarebbero tanti altri di punti, tutti, come diceva Andrea, sono strettamente legati ai trattati. Forse sarebbe il caso di pensare anche alla dura realtà, che il tizio ancora non ha assaggiato, sarà che è ben pagato e di sicuro pensa di non poter essere licenziato.


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    1. Già, pensa che ti ripensa...
      Quanto dici ha la traduzione immediata che ricorda (credo) Majone: in UE vengono considerati dei traguardi importanti i trattati, o le elezioni di un governo, mentre invece si dovrebbe gioire se questi trattati o questi governi ci facessero stare meglio!

      Ah, cara vecchia tecnica! Sembra quasi un sogno il paradiso-inferno della tecnica che predice Severino.

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    2. Sono ormai giunto alla conclusione che il modo di pensare e vedere in questione consideri ciecamente differenti gli effetti dello schiantarsi su un muro di bolognini, piuttosto che su un muro di trifoglio ladino pressato a dovere (eh, ma... lì ci sono le foglioline e i fiorellini bianchi...): con l'invariante già ricordata sul blog per cui, avendone la possibilità, un eventuale test verrebbe eseguito saggiando la calotta cranica di qualcun altro. Al proposito, si riporta che i primi sacrifici umani (ad esempio nell'America pre-colombiana) venissero celebrati su soggetti volontari, pienamente coscienti e consapevoli, che s'immolavano per il bene della comunità, secondo una visione magico-religiosa a noi oggi difficilmente comprensibile (però almeno si attribuisce complessivamente ancora stima a chi, ad esempio, soccombe tra i flutti per salvare qualcun'altro). In seguito, il senso della scelta volontaria degenerò e i sacrifici umani divennero sempre più imposti, soprattutto impiegando "manodopera" reperita obtorto collo tra prigionieri di altre comunità. Ora, se per qualche istante si dipanassero certi pregiudizi culturali moderni, non mi pare di scorgere grosse differenze concettuali tra un certo modo di operare attuale e il secondo modo, testé indicato, d'intendere il sacrificio umano. Esistono, in effetti, molti modi assai più sottili di "strappare" il cuore pulsante a un uomo, e molte "divinità" moderne che di divino non hanno proprio nulla.

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  29. Sa che c'è, Professore? Il mio schifo, c'è, per essermi sia pur vagamente - ma troppo a lungo - ritratto come uno che "sa di sapere" (e nemmeno piddino, ero, se non antropologicamente). C'è la rabbia e la vergogna per ciò che ero (non che pensavo: il problema è ontologico, temo) prima di imbattermi casualmente nel suo blog. E lo sconforto, lo spaesamento che sempre consegue all'uccisione del padre (così chic, poverino, così ceto-medio-illuminato...). Ma appunto è successo qualcosa: ho studiato, un paio di neuroni me li son bruciati, sopra i suoi post e insomma capita a quasi 50 anni di discernere in modo finalmente chiaro il profilo fallomorfo del proprio cranio d'un tempo. So vergognarmene, capisce? So di non sapere un cazzo ma di iniziare finalmente a capire qualcosa. Metanoia? Non scherziamo, sempre fallocapite sono! E insomma, dopo 'sta pippa che potevo pure risparmiarmi, il problema è il seguente: come può essere immedicabile la piddinitas, se mi sono bastati 30 minuti di Goofynomics per liberarmene? Ovviamente mi odio (per ciò che ero), ma la questione è aperta. E sono pure insegnante! Professore? Grazie, davvero grazie. Continui, la prego, quassù, non mi molli proprio adesso che...

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  30. Il piddino, tranne qualche rara eccezione, è irrecuperabile, come tutti coloro che credono di sapere. Forse, qualche dubbio può nascere in lui leggendo questo: TERREMOTO ALL'EUROTOWER Bce, il capo economista Peter Praet: "L'euro è stato un fallimento"
    http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/11835665/Bce-capo-economista-Peter-Praet-euro-e-stato-un-fallimento.html
    oppure
    http://www.wallstreetitalia.com/article/1828570/eurozona/euro-non-funziona-parola-di-capo-economista-bce.aspx
    Nonostante i miei tentativi, non ho trovato nulla sul sito Repubblica.it…

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    1. Il nulla su Repubblica non stupisce, ma gli scricchiolii iniziano a sentirsi diffusamente. Limes (dello stesso gruppo editoriale) ha pubblicato "tra euro e neuro". In varie edicole vedo in questi giorni ben evidente il recente libro di La Malfa su Keynes (specificamente riferito alla "teoria generale" !), e più volte mi è stranamente accaduto, raccontando al tale o talaltro, di come questo blog mi ha fatto realizzare la mia piddinaggine e capire che l'Euro non funziona, di NON ottenere risposte sprezzanti. Perfino sul "Manifesto" i commenti anti-euro iniziano a riscuotere approvazione...
      Certo, nelle occasioni pubbliche tutti restano allineati e coperti, anzi ora più che mai perché i più furbi (e ce ne sono) hanno realizzato che l'insieme non reggerà, e quindi prima di cambiare versione vogliono aver pronta una strategia di uscita.
      Però i segnali ci sono, il messaggio sta niziando a passare

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  31. "Un'altra euroopa". Lo ha detto, oggi, nel 2015. Gli insulti a Bagnai ne sono la diretta conseguenza, una fatwa contro chi osa mettere in dubbio il credo europeo.
    Abbiamo individuato un altro Tsipriota, anche lui ha inizialmente venduto "un'altra europa" ai greci. Gia' solo questo dovrebbe terrorizzare gli insegnanti (statali). Invece applaudono.

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  32. Secondo me le fondamenta del pensiero unico crolleranno sulle loro stesse balle, che ancora continuano a sparare a ripetizione.
    Solo che ci credono sempre meno persone.
    Mi è capitato di rileggere il commento di un noto ex troll di questo spazio

    http://goofynomics.blogspot.it/2013/12/eh-ma-i-tedeschi-hanno-investito.html

    Peter Yanez2 dicembre 2013 10:05
    Volkswagen, 84 miliardi di investimenti

    Volkswagen annuncia investimenti per 84 miliardi nei prossimi cinque anni e risulta essere il maggiore investitore al mondo in Ricerca e Sviluppo nel settore privato. Il piano del colosso tedesco prevede lo sviluppo di nuovi modelli e un ammodernamento degli impianti. «Di fronte alla forte concorrenza globale, l'Europa deve concentrarsi su tecnologie rispettose dell'ambiente e prodotti competitivi. Continueremo a fare forti investimenti nelle nostre tecnologie e innovazioni» ha detto l'amministratore delegato Martin Winterkorn.

    (Fonte : Corriere della Sera del 23 novembre 2013)

    Con il senno di poi ci sarebbe di che sghignazzare...

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    1. Solo i bambini e gli stolti ascoltano i proclami aziendali.

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  33. "Come regola, gli scrittori che non desiderano identificarsi con il processo storico del momento, o lo ignorano o lo combattono. Se riescono a ignorarlo, vuol dire che probabilmente sono degli idioti. Se lo comprendono fino a volerlo combattere, probabilmente sono abbastanza intelligenti da capire di non poterlo vincere."

    Orwell - Nel ventre della balena, 1940

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  34. Dedicata a quelli che applaudono: Sheep dei Pink Floyd
    Ho gia' citato questa canzone in precedenza, ma giuro non riesco a pensare ad altro.
    La prima meta' del testo:
    "Harmlessly passing your time in the grassland away
    Only dimly aware of a certain unease in the air

    You better watch out
    There may be dogs about
    I've looked over Jordan, and I have seen
    Things are not what they seem

    What do you get for pretending the danger's not real
    Meek and obedient you follow the leader
    Down well trodden corridors into the valley of steel

    What a surprise
    A look of terminal shock in your eyes
    Now things are really what they seem
    No, this is no bad dream"

    Si adatta perfettamente al nostro contesto; "Only dimly aware of a certain unease in the air", sono vagamente coscienti che c'e' qualcosa che non va (bisogna pensare ad un'altra Europa, questa attuale non va; ma il vagamente, dimly, sta esattamente a significare che non hanno capito una cippa).
    Noi a svociarci "I've looked over Jordan, and I have seen. Things are not what they seem", they are not what they seem, cazzo!, they are NOOOT what they seem!
    E gnente.
    "What do you get for pretending the danger's not real
    Meek and obedient you follow the leader
    Down well trodden corridors into the valley of steel"

    Aspettavano un'altra Europa e invece purtroppissimo arriva un'altra ascia (i famosi tagli non saranno fatti col bisturi).

    "What a surprise
    A look of terminal shock in your eyes
    Now things are really what they seem
    No, this is no bad dream"

    No, this no bad dream.
    Eh il risveglio potrebbe essere un tantinello traumatico (nel senso di trauma cranico, vedi post precedente)

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  35. Absit iniuria verbis: sto per criticare fortemente la categoria degli insegnanti, se essi si sentiranno offesi, come singoli o in quanto categoria, me ne scuso fin d’ora, ma, alla fin fine, me ne frego. Quello dei docenti italiani, a mio avviso, è un caso da sottoporre alla psicoanalisi – qualora quest’ultima fosse una scienza, circostanza sulla quale esprimo i miei fieri dubbi: il contatto diuturno con gli studenti, ovviamente naturaliter ignoranti, col tempo instaura in loro il convincimento di essere arche di scienza; inoltre, il non riconoscimento del loro status sociale – soprattutto a livello economico – li conferma in questa loro dissociazione dalla realtà, con le conseguenze quasi “autistiche” da tutti stigmatizzate: sostituiscono nella loro immaginazione il loro essere imbarazzante di reietti e di paria untouchables con figure prometeiche, tanti solitari Uni di plotiniana memoria; di conseguenza, si convincono solo perché hanno una laurea di sapere tutto e di avere sempre ragione su tutto, esprimendosi talora per assiomi banali come fossero apoftegmi oracolari. In realtà, la maggior parte di loro non ha affatto una preparazione eccelsa, e anche a livello universitario la situazione migliora di poco: facessero con me un esame nelle materie umanistiche per insegnare, non se ne salverebbero molti. Pensate che un docente di latino ha recensito ferocemente un mio libro contenente la solita quindicina di lingue antiche (compreso sanscrito, antico norreno e staroslavo) commettendo errori banali nella traduzione dal greco, nella fattispecie scambiando il genere morfologico: ma stradaje a ride.

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    1. Gentile Martinet, trovo la sua diagnosi di squisita fattezza psicanalitica! La sottoscrivo in pieno. Sulla scientificità della disciplina che professo, stendiamo un velo: non lo è e non lo sarà mai. Che non sia necessariamente un male? Il buon Jung, non a caso, disse senza mezzi termini che dovesse “abolirsi in quanto scienza”. Questo ci consegna variamente ad oscillare pericolosamente tra il Mago Otelma e un quadro di Renoir. Che, pur non scientifici, hanno il loro buon posto nel mondo delle umane cose. Approfitto per ringraziare in particolare lei, Citodacal e Celso (gli altri non me ne vogliano!), per lo spessore che riuscite ad aggiungere a questo straordinario blog con una serie di notazioni OT, tra le righe e non, di fattura cristallina.

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    2. Sì. è vero.
      Però ribadisco: un insegnante non è tenuto a sapere.
      Questo semplicemente NON è il suo lavoro.
      Il modello di insegnamento basato sulla "trasmissione del sapere" è giudicato unanimemente non sufficiente, benché nessuno sia mai riuscito a spiegare come lo studio di una disciplina possa prescindere dall'acquisizione di determinate nozioni (tanto più alla scuola dell'obbligo).
      Il risultato è che a nessuno interessa la preparazione di un insegnante.
      Nessun docente viene selezionato, valutato o retribuito sulla base di quello che sa: non è questione che stia cuore ai presidi o alle famiglie.
      La scuola è un posto dove si mandano i figli perché vengano "educati" (a che cosa, è un altro discorso); non perché imparino qualcosa.

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    3. Andrea: io non sono un pedagogista, quindi ti do piena fiducia. Qui però nessuno rimprovera agli insegnanti di storia di non sapere come Hitler andò al potere (come loro ci stanno mandando il prossimo), o a quelli di biologia di non conoscere le condizioni di Marshall-Lerner. Qui stiamo stigmatizzando un atteggiamento che fa del rifiuto e della obliterazione di qualsiasi germe di pensiero critico una autentica crociata, per motivi complessi, alcuni dei quali sono quelli socioeconomici che Martinet mette in evidenza, e che certamente aiutano a comprendere e a scusare. Va anche detto che l'evoluzione di certi modelli pedagogici secondo me non è del tutto indipendente dal progressivo slittamento degli insegnanti verso il basso nella percezione comune. Slittamento che ovviamente depreco, essendo un insegnante anch'io, ma le cui ragioni forse andrebbero investigate serenamente, perché qui la causazione non è univoca, e la soluzione non può essere quella di arroccarsi nella percezione della propria onniscienza (atteggiamento che io stesso ho riscontrato in alcuni casi). Se non educano i nostri figli all'ascolto, a cosa servono esattamente gli insegnanti? Questo la pedagogia suppongo che lo spieghi. Erudimini.

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    4. Martinet, senza voler psicanalizzare il docente di latino, ma a me sembra una chiara manifestazione della sindrome " u' vall 'ncoppa a munnezza". Almeno come la interpreto io. Se non riesco ad emergere cerco di ridurre gli altri a munnezza in modo che il mio poco possa spiccare fulgido su tutti! O no?

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    5. Caro Prof. Giannini, non sono d'accordo. L'insegnante è tenuto a sapere, almeno la propria materia d'elezione: altrimenti, a che cosa serve? Basta con le amenità (leggasi: idiozie) dell'insegnante "facilitatore", che deve insegnare ad apprendere, e via straparlando. Queste teorie senza senso sono state improntate all'ignoranza di chi le ha ideate, ossia pedagogisti prêt-à-porter con cattedre create ex nihilo, per l'ignoranza di chi ne usufruiva, cioè insegnanti compiacenti che non sapevano nulla della propria materia. È fuffa, che va a finire nelle teste dei nostro giovini, i quali aspettano invece gente dietro la cattedra che sa le cose e che gliele sappia insegnare. Io ho insegnato, ora non più e talora mi dico: "A che servo io se non do ad altri tutto quello che conosco?" L'insegnante, il docente, infine, il Maestro trasmette il proprio sapere che è fatto di nozioni interpretate dalla sua intelligenza: tutto qua. I docenti di oggi pensano alle rivendicazioni salariali: è giusto e legittimo, ma alle altrettanto giuste e legittime rivendicazioni sapienziali degli studenti, chi ci pensa? Non dico che tutti i docenti italiano non siano all’altezza del loro compito, ma la una buona parte, mi dispiace dirlo, è fatta di falliti che volevano fare un altro lavoro. E qui vengo a rispondere all’argomento che definirei “de munditie” del sig. Rotondo. Il caso un po’ imbarazzante del severo recensore del mio saggio fu dovuto al fatto che in quello io lo avevo citato come esempio di studioso “en amusant” che con una deontologia di metodo più severa sarebbe stato capace di arrivare agli stessi miei risultati: in realtà, a me sembrava addirittura un complimento. Invece, ho saputo che lui, docente di scuola media superiore, se l’era presa molto male per quella definizione “en amusant” che gli avevo affibbiato relativamente alla suo essere ricercatore in materia di religioni del mondo classico: come avrei dovuto definirlo, visto che non era docente universitario in quel campo di studi? Si era risentito proprio perché si sentiva (il gioco di parole è voluto) un’arca di scienza nonché uno dei massimi specialisti nella materia su cui pubblicava e non l’avevo riconosciuto come tale: e vabbè, pazienza. Io credo che un giorno farò il percorso contrario: mi ritirerò in una landa sperduta del terzo mondo e mi metterò ad insegnare ai bambini delle elementari; come fece Wittgenstein, che dopo aver scritto il Tractatus logico-philosophicus lasciò Cambridge dove collaborava con Bertrand Russell e andò a insegnare nelle scuole elementari nei distretti di Schneeberg e Semmering. Lui evidentemente credeva di essere un filosofo “en amusant”.
      P.S.: Gentile Skanda, la ringrazio per i complimenti – troppo buono. Il suo pseudonimo fa onore al dio omonimo, molto venerato presso le popolazioni tamil, dov’è conosciuto meglio con il nome முருகன்.

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    6. Mi sembra che due degli argomenti emersi nella discussione - l' ignoranza e la dissociazione degli insegnanti, da una parte; l' assenza di senso critico e l' incapacità di interrogazione della realtà, dall' altra - siano in continuità.
      Una persona che non sa, che non conosce quelle che vengono disprezzate come "nozioni", ma che permettono il contatto con i metodi della relativa disciplina, inevitabilmente non riuscirà a servirsi degli stessi strumenti concettuali della disciplina per interrogare il reale; ciò per il semplice motivo che le capacità"di secondo livello" non nascono dal nulla e non cascano dal cielo, ma da una assidua frequentazione degli strumenti metodologici delle discipline, con buona pace della retorica delle "competenze" (campate in aria come un ufo sul Colosseo) che ha distrutto la scuola.
      Per questo motivo non posso che concordare con il fatto che "l' insegnante è (o dovrebbe essere) tenuto a sapere". Tuttavia, se si analizza il reclutamento degli insegnanti nella scuola negli ultimi quaranta anni, si noteranno:
      - l' eterogeneità dei percorsi di reclutamento: percorsi molto selettivi (concorsi, SSIS, TFA) si associano a percorsi per nulla selettivi, ma di massa (corsi abilitanti);
      - il sempre maggiore spazio, nel reclutamento e nella professione, riservato alle competenze psicopedagogiche, a discapito delle conoscenze disciplinari.
      Sic stantibus rebus, sono consequenziali, a mio avviso:
      - l' incapacità di interrogazione del reale, per mancanza tanto di strumenti concettuali quanto di abilità procedurali e di habitus scientifico;
      - l' ignoranza percepita della classe docente, che in realtà è l' ignoranza di una parte (non so dire se maggioritaria): però la stigmatizzazione colpisce tutti in blocco (insegnanti falliti, riciclati, incapaci di lavorare, disoccupati intellettuali parcheggiati, etc.);
      - la scarsa considerazione sociale del docente: nessuno è disposto a considerare bene uno che considera ignorante e "badante" (e, naturalmente, neanche a pagarlo bene).
      Così, la "dissociazione" dell' insegnante non può che aumentare, insieme al bisogno di appartenenza ad ogni costo.
      A proposito della mancanza di senso critico, gli stessi insegnanti sono stati i primi a non accorgersi della deriva che la loro professione (se tale la considerano) stava prendendo: sono stati in prima linea a sciorinare concetti pegagogici vuoti a discapito delle discipline che avrebbero dovuto insegnare, senza accorgersi del danno prodotto alla loro professionalità, prima che agli apprendimenti degli studenti; ma, del resto, molti di essi con quali strumenti concettuali avrebbero dovuto accorgersene? Molto meglio tirare avanti col "volemose bene": e qui ritorna la questione del profilo e del reclutamento degli insegnanti.
      Non stupisce affatto quindi la mancanza di senso critico riguardo a questioni molto più complesse - come quelle economiche - e il conseguente gregarismo che rassicura di stare "dalla parte giusta": per prima cosa, spesso mancano le conoscenze; manca la curiosità di sapere; manca la capacità di "servirsi della propria intelligenza senza la guida di un altro". Senza contare che "se ho un libro che pensa per me, un direttore spirituale che ha coscienza per me, un medico che valuta la dieta per me, ecc., non ho certo bisogno di sforzarmi da me": e questo vale per tutti, ma per qualcuno che sui libri "giusti" e sulle opinioni "giuste" fonda la sua debole identità, vale anche di più.
      PS ci tengo a precisare: questo vuole essere un tentativo di analisi, non una recriminazione. Io stessa - ahimé - sono insegnante.

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    7. Prof. Bagnai, Martinet e Pinocchio,

      ma io sono perfettamente d'accordo con voi!
      Io non stavo difendendo un approccio pedagogico perché lo condivido; stavo semplicemente constatando la realtà delle cose: e la realtà è che nell'attuale sistema la preparazione specifica di un insegnante non è di alcuna importanza.
      Per capirci, un dottorato qualsiasi (non importa se preso ad Harvard o Poggibonsi) fino a pochi anni fa (oggi non so più) valeva 12 punti in graduatoria: tanto quanto un anno di servizio.
      È chiaro che, se questo è l'eco-sistema nel quale cresce e si sviluppa la nostra classe docente, gli effetti non potranno che essere quelli che vediamo. Chi vuole il ruolo dovrò adattarsi a fare quello che gli darà punteggio: e non avrà tempo da perdere per raffinare la propria conoscenza della materia.
      È assurdo, sono d'accordo: ma questa è la realtà!
      Inutile girarci intorno.
      Gli insegnanti non sono più “intellettuali” (ammesso che lo siano mai stati): tanto meno sono “esperti” di una qualche disciplina.
      Gli insegnanti sono sempre più spesso dei laureati che si arrabattano a fare corsi/concorsi per cominciare a lavorare e sperare un giorno di passare di ruolo. E quando entrano in classe si accontentano di lavorare sul libro di testo – che è la soluzione più pratica e veloce.
      Non tutti sono così; ma sono sempre più quelli a cui va bene essere così, prescindendo da ogni tensione morale e ideale della loro professione.
      Come si può pertanto chiedere a queste persone di provare a capire o di “ascoltare”?

      Ho voluto mettere il dito nella piaga così brutalmente non perché ce l'abbia con i miei colleghi; al contrario sto cercando di giustificare la mia professione. Gli insegnanti non sono così perché sono nati così: sono così perché li costringono ad essere così.

      Gli orientamenti pedagogici recepiti dalla politica vogliono che la scuola sia inclusiva: e dunque l'insegnante non dovrà parlare dall'alto di un sapere irraggiungibile, ma dovrà “facilitare” l'apprendimento per permettere a tutti di accedervi. Inevitabilmente, siccome la bacchetta magica non ce l'ha nessuno, e nessuno riesce a spiegare tutto a tutti, per raggiungere questo risultato il docente tenderà ad abbassare l'asticella: ed è così che da una scuola inclusiva si arriva a una scuola dove a rimetterci sono le materie stesse.

      Non è lo studente a doversi adattare alla disciplina; ma è la disciplina a doversi adattare, per tramite dell'insegnante, allo studente. E siamo così al “sapere di sapere”.
      Il problema sta tutto qui.
      È da qui che si arriva, come ha scritto benissimo Pinocchio, a «l'incapacità di interrogazione del reale, per mancanza tanto di strumenti concettuali quanto di abilità procedurali e di habitus scientifico». È esattamente quello che sostengo da una vita (da quando andavo al liceo addirittura) e mi si è allargato il cuore a sapere che ci sono persone che la pensano come me.

      Dal mio punto di vista la scuola deve essere selettiva: il fatto che si sia fatto in modo che non lo sia credo sia un gravissimo problema. Il che non vuol dire non preoccuparsi di saper spiegare: ma ammettere che non si può pretendere che tutti capiscano tutto (mi pare sia anche la filosofia di questo blog e il segreto del suo successo).

      Quindi la morale del mio intervento era: non prendiamocela (solo) con gli insegnanti, perché sono solo l'ingranaggio di un meccanismo che punta a creare individui sempre meno istruiti e sempre meno consapevoli. Il vero nemico sono gli attuali orientamenti psico-pedagogici, se sono utilizzati come scusa per estromettere dal processo educativo la selezione di insegnanti e studenti sulla base della conoscenza delle discipline.

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    8. Martinet
      Ora mi sono più chiari i termini della questione. Non è la sindrome del "gallo", mi sembra più il caso di "vendetta privata" (su Sky stanno ritrasmettendo la serie di 007). Per quanto riguarda il discorso serio della funzione del dell'insegnante io sono rimasto alle tre direttive: docere, movere, delectare. Forse lo studioso incavolato ha dimenticato che anche il docente deve dilettarsi.

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    9. Caro Giannini, comprendo il suo esasperato e disperato giustificazionismo nei confronti della categoria cui appartiene, ma non scarichi SOLO le colpe dello sfascio della scuola italiana alle esecrande teorie sfasciste neopedagogiche. È troppo facile e un po’ meschino, absit iniuria verbis. RIpeto: conosco troppi insegnanti ignoranti - l'omoteleuto è voluto come fosse un nomen omen - usciti freschi di studi. Vi sarebbe, a mio avviso, un consensus omnium, insomma: chi sta in alto non pretende una grande preparazione attuando una giusta selezione (vedi sanatorie ope legis) e chi sta in basso non rompe troppo gli zebedei con rivendicazioni sindacali ma, anzi, vota per appartenenza a sinistra. Questo è una patto scellerato, "satanico", oserei dire, che ha mandato all’inferno gli studenti; lasci stare: so quel che dico. Non usi con me il vieto mezzuccio del "poveretti, gli insegnanti che devono fare?". Devono fare il proprio dovere anche se costa fatica: insegnare non è delectare o se delectare, sig. Rotondo. Non c'è salario che ricompensi giustamente una vita di studio: mettetevelo bene in testa (tanto è vero che non insegno più per l’auri sacra fames, ma sono morto al mondo e a me stesso). Riguardo a come un docente debba procedere pedagogicamente, sappiate che la Costituzione italiana vi tutela: siete liberi (ancora) di agire una volta chiusa la porta dell'aula secondo la vostra coscienza. Avercela, s'intende.

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    10. Un'osservazione da esterno al mondo dell'insegnamento: possiamo discutere per ore di modi e metodi di reclutamento, di bagaglio di nozioni da trasmettere, ma rimane il fatto che ad oggi la professione dell'insegnante è svalutata sia a livello economico che sociale. Non è quindi appetibile per chi è fortemente motivato a livello di realizzazione professionale, a meno che non sia guidato dal "fuoco sacro", cioè da una particolare vocazione e attitudine che sovrasta l'aspetto precedente. Ma parliamo di casi individuali, che infatti danno luogo a individuali eccellenze. Tuttavia la parte "migliore", nel senso di più motivata, dei giovani sceglierà altre strade. La competizione si livella quindi verso il basso, la classe docente nel suo insieme si svilisce e, nella corretta catena causa-effetto, lo stato riduce fortemente le prerogative e i margini di movimento individuali sull'insegnamento; da ultimo, visto che si accennava all'educazione, ne mina fortemente l'autorità nei confronti dei bambini, attraverso la perdita della medesima nei confronti dei loro genitori. La domanda quindi diventa: potrebbe mai essere altrimenti? L'ascolto, il senso critico... ma di che parliamo?!

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    11. Guardi, Martinet, io sono docente abilitato e "concorsato", ma lavoro nella scuola soltanto da un anno. Non ho né parenti né amici insegnanti. Quindi, se vogliamo prendercela con la classe docente, a me potrebbe anche andare bene.
      Io sono "nuovo": potrei giocare a fare il "rottamatore"; potrei dire benissimo che è tutta colpa dei miei colleghi che sono incompetenti o politicizzati; potrei dire che c'è bisogno di un ricambio generazionale. Potrei dire queste e altre cose: ma non sarebbe giusto.
      Indubbiamente - come dice lei – gli insegnanti avrebbero dovuto tenere più in conto la grande libertà di questo lavoro, che non sarà granché retribuito, ma offre in effetti grandi spazi di autonomia, soprattutto di pensiero.
      Però nessun docente è un monarca. L'insegnamento è libero: ma la valutazione è collegiale. E se uno studente ha sufficienze regalate, ma un'insufficienza meritata, indovini un po' a chi si dà la colpa? Ai docenti di manica larga, o all'unico serio?
      Non ho mai visto nessuno che si lamenti per dei buoni voti; ma per una valutazione negativa c'è sempre qualcuno pronto a dare la colpa all'insegnante, se questi non ha almeno tre o quattro colleghi pronti a confermare il suo punto di vista (cosa che premia il conformismo).
      Il “dovere dell'insegnante” diventa perciò ficcare le cose in testa anche a chi le rifiuta: non certo brillare per competenza curricolare.
      Se poi persino chi è fresco di studi - come faceva notare lei - si rivela poco preparato (ed è vero), non possiamo mica pensare che le lauree e le abilitazioni uno se la dia da solo... Dovremmo anzi ammettere che è tutto il sistema, università comprese, a non mostrarsi particolarmente selettivo: che poi è quello che sostengo io.
      In definitiva qui si tratta di capire se vogliamo sventolare il ditino in fronte a migliaia di docenti, uno per uno, accusandoli individualmente di aver abdicato ad esercitare una certa funzione sociale; oppure se vogliamo ammettere che, poiché tutti sbagliano, poiché la normalità è diventata un'eccezione, ci possano essere una o più cause ad aver determinato tutto questo.
      Io credo che una simile concentrazione di mediocri professionisti non possa essere il risultato della pigrizia morale dei singoli; e che battere su questo tasto equivalga un po' a fare di una categoria il solito capro espiatorio (come gli imprenditori che non investono in ricerca, gli statali assenteisti, gli autonomi che evadono le tasse, i politici che rubano, eccetera eccetera).
      Ciò detto, se preferiamo comunque fustigare il docente, no problem.
      Fatemi un fischio: acchiappo la frusta e sono dei vostri.

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    12. Gentile Giannini, che cosa le frega del giudizio altrui o di quello collegiale? Se uno studente è una capra si merita di avere un giudizio negativo, e se il docente è di valore, cioè conosce la propria materia e sa come insegnarla, certo ci si proverà a dire da parte della massa ignorante viciniore che costui non sa insegnare, ma, veda , la verità è come il sole: essa scioglie subito la fredda brina della maldicenza. Il “dovere dell’insegnante”, che è poi la sua vera libertà, è sapere e tramandare il proprio sapere. La si faccia finita con il relativismo in ogni cosa: chi sa, sa, chi non sa, non sa. I bravi docenti devono stare in cattedra, gli altri devono fare altro. Lei dirà che dico banalità tautologiche, ma è la verità è qualcosa di semplice. Non cominci, la prego, a fare opera di condivisione della colpa, così che essendo tutti colpevoli non lo sia nessuno: è un esercizio molto italiota. Invece di sventolare il dito al primo che passa – all’università corrotta, al governo ladro, abberluscone, alla troika, alle cavallette, ecc. – cerchiamo di farci quello che si dice con una certa prosopopea cattolico-piccolo borghese un “esame di coscienza” e domandiamoci se siamo degni del compito che dobbiamo assolvere, cioè di educare le menti e gli animi dei nostri giovini, anche se siamo “concorsati” (eviti, la prego, questi mostruosi neologismi) e abilitati. Il concorso a cattedra e l’abilitazione non bastano a fieri dignus: crede che io mi senta all’altezza della disciplina che studio? Io sono un nano sulle spalle di giganti, che ho conosciuto – e le assicuro che come nano sono molto alto. Io quando mi son laureato non sapevo nulla: e tutti mi lodavano (e molti pure mi temevano). Poi, ho studiato, studiato e studiato, e studio sempre, e di fronte a un giovane che mi chiede lumi, provo sempre un senso di inadeguatezza. Lei, come si sente di fronte ai suoi studenti? A dire il vero, sento nelle sue parole un avvenuto rapido avvicinamento al senso di appartenza di classe: fa bene a sentirsi parte della categoria benemerita dei docenti italiani; sono sicuro della probità della sua deontologia professionale e sono convinto che per tutta la vita si metterà in discussione come insegnante e continuerà a studiare per migliorarsi come “operatore culturale”: lo spero davvero, soprattutto per i suoi alunni.

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    13. Se si sente inadeguato lei, pensi come posso sentirmi io.

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  36. Suppongo che “l'intellettuale” del filmato sia vittima di un meccanismo psicologico chiamato proiezione, consistente nel vedere negli altri i propri difetti, e pertanto intendeva trasmettere il seguente messaggio: “io credo di essere un imbecille ed un mestatore, credo che davvero la crisi dell'Europa si risolva pensando un'altra Europa e non creando muri contro muri ritornando ai nazionalismi e non si risolva mescolando gli ambiti, bene, o facendosi degli agiti pensando che fuori dall'euro ci siano praterie di libertà, fuori dall'euro ci sarebbe ancora meno libertà di quanto ce n'è adesso.” Mi sembra altresì di intravvedere i sintomi della sindrome della amante tradita, infatti: conosce il nome del cavajerenero, (sintomo del lurkamento compulsivo del blog); usa nel suo blog (o, come in questo caso, sul suo palco) il nome del cavajerenero nel tentativo di attrarre traffico (o, come in questo caso, applausi). Terapia: il tempo è un grande medico e la querela un'ottima supposta. Non era forse Gandhi che diceva “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci.”? Direi che siamo alla fase 4, e che pertanto con certi individui che sanno di sapere (di essere imbecilli e mestatori) bisogna assumere un atteggiamento gandhiano: querelarli certo, ma gandhianamente.

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  37. Possono barare, cambiare le carte, rubare...

    “Le sorelle risposero molto dettagliatamente all'interrogatorio impaziente della madre dicendo "primo, che non era successo assolutamente niente in sua assenza", che era venuto il principe, che Aglaja per una buona mezz'ora non aveva voluto vederlo, ma che poi si era decisa ad uscire, e, appena arrivata, aveva subito proposto al principe di giocare a scacchi, che il principe non sapeva muovere una pedina e che Aglaja aveva vinto subito. Si era subito fatta allegra e aveva preso in giro tanto duramente il principe per la sua incapacità nel gioco che questi faceva pena a guardarlo. Poi gli aveva proposto di giocare a carte, a "l'imbecille". Qui le cose erano andate diversamente e il principe si era rivelato imbattibile, come... come un professore; aveva giocato magistralmente, Aglaja aveva barato, cambiato le carte, rubato le prese sotto i suoi occhi eppure ogni volta "imbecille" era restata lei, per cinque volte di seguito.”

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  38. Credo che si debba lasciar poco spazio a questi poveretti attaccati al fogno europeo e agire di conseguenza. Bene fa Farage a sbattere in faccia alla merkel e al pupazzo Hollande il refendum sulla permanenza nell'Europa https://www.youtube.com/watch?v=OaAmf7Qlijg come risposta al più Europa. Se lo fa l'inghilterra che non è neppure nell'euro perché non dovremmo poterlo fare noi? E lo zio Sam cosa avrebbe da ridire? Forse che metterà in discussione la special relationship se l'UK va fuori...?Con la credbilità a picco che hanno gli usa poi, non c'è da starsi a preoccupare, a loro interessa il ttip e con l'euro smantellato avranno solo da guadagnarci (gli usa temono le ricadute sull'europa della fine dell'euro ma non tengono all'euro in sé). Il tpp, recentemente approvato, avviene tra paesi con monete sovrane. Agli usa interessa contenere la Cina e rallentarne l'ascesa non fare della germania un potere egemonico in Europa. Lo scandalo volkswagen dovrebbe farci riflettere, se vediamo chi l'ha innescato...

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  39. beh, se l'avvocato riuscisse a fare un buon lavoro (intendo dire un congruo risarcimento per danni d'immagine, diffamazione e tutte quelle belle cose) potrebbe essere un metodo per finanziare l'impegno del prof.!!! basterebbe andare a giro nei vari pulpiti a citarlo di proposito per scatenare le invettive dei chiacchieroni che poi verrebbero sistematicamente querelati ;)
    A parte gli scherzi, io i miei interlocutori li prendo per la gola (non nel senso letterale): mi sono fatto un repertorio dei migliori aneddoti del prof. (nei due libri ce ne sono a bizeffe!) e li tiro fuori a bruciapelo magari appigliandomi ad una semplice frase del malcapitato (generalmente un luogocomune) e vedo la reazione... se è un ossoduro generalmente lo riesco a stroncare partendo a cattivo facendo riferimento agli ulimi fatti di cronaca (tutti QED) e tutte le asimmetrie che ben conosciamo.
    Ma generalmente trovo invece terreno fertile di persone che non capiscono ma che sanno benissimo che il problema è proprio l'euro ed i trattati europei. E allora cerco di indirizzarli nel verso giusto. E' un modo un pò bizzarro di creare momenti d'ilarità ed empatia, e nonostante non sia un abile oratore né un economista mi diverto come un matto.
    Gli approcci più delicati sono in effetti le persone che sono in politica o che credono di saperla lunga ecc. (i piddini per indenderci). Allora in quel caso bisogna agire con più cautela ed è veramente dura. Però, alla lunga, dopo ore di discussioni infervorate a più riprese, ed alla luce degli ultimi avvenimenti qualche successo inaspettato lo stò guadagnando. Anzi guadagno non è proprio la parola giusta, visto che poi a certa gente mi permetto sempre di regalargli una copia dell'IPF!

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  40. Questi loschi figuri (non solo chi ti ha insultato, ma anche i manichini plaudenti) sono rimasti tali e quali a quando ci scassavano i coglioni alle assemblee studentesche: anche allora sempre fideistici, fintamente duri e furbescamente puri, sempre "contro" ma in realtà dalla parte dell'ideologia dominante, sempre proni alle direttive del partito o del "movimento", quali che fossero. Si beavano di stare dalla "parte giusta", senza dover fare lo sforzo di pensare con la propria testa. Non capivano una cippa all'epoca, ma almeno erano gggiovani, marxisti immaginari. Non capiscono una fava oggi, mestamente invecchiati, ma sono sempre lì in cattedra, appunto, a farsi strumento di propaganda di un diverso sol dell’avvenir d’ordinanza: il Fogno €uropeo.

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  41. Un vecchio proverbio veneto dice: “Preferire i nemissi ai mone zé na bona cosa, perché i primi, almanco, ogni tanto i se riposa.”

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  42. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  43. "Ogni giorno esistono centinaia di esseri umani che, abbindolati dai mezzi di comunicazione, darebbero persino la vita per gli stessi uomini che li sfruttano da generazioni. Io dico: è giusto così. Che questi cagnolini fedeli privi di alcun senso critico, braccio inconsapevole della classe dominante siano in prima fila nella crociata contro l'evoluzione dell'uomo! Saranno i primi a lasciare la faccia della terra (siano benedette le loro anime) al momento della resa dei conti, nessuno ne sentirà la mancanza. Amen."
    (Friedrich Engels)

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  44. Sono un insegnante circondato da colleghi e dirigenti piddini. Il disprezzo è reciproco ma con la differenza che io li guardo da fuori e loro mi guardano da dentro.
    Mi ricordano un acquario mal tenuto, dove i pesci girano in tondo e, ignari, soffocano pian piano nella loro merda.

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  45. Franco Fortini, in un suo saggio del 1962, invitava gli intellettuali a "Farsi candidi come volpi e astuti come colombe. Confondere le piste, le identità. Avvelenare i pozzi" ("Astuti come colombe", Il Menabò n. 5, 1962), che ancor oggi ritengo essere una buona indicazione di "guerriglia" linguistica, e mi pare simile al consiglio qui dato dal Profe di citare Gallino e similia per "avvelenare i pozzi".

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  46. Sul mistero degli imbecilli, Bernanos si è interrogato per tutta la vita. Qui qualche considerazione sul piddino eterno.

    "L'intellectuel est si souvent un imbécile que nous devrions toujours le tenir pour tel, jusqu'à ce qu'il nous ait prouvé le contraire. "

    "Être informé de tout et condamné ainsi à ne rien comprendre, tel est le sort des imbéciles. Toute la vie d’un de ces infortunés ne suffirait pas probablement à lui permettre d’assimiler la moitié des notions contradictoires qui, pour une raison ou pour une autre, lui sont proposées en une semaine."

    "L'imbécile est d'abord un être d'habitude et de parti pris. Arraché à son milieu il garde, entre ses deux valves étroitement closes, l'eau du lagon qui l'a nourri. Mais la vie moderne ne transporte pas seulement les imbéciles d'un lieu à un autre, elle les brasse avec une sorte de fureur."

    "Se connaître est la démangeaison des imbéciles."

    "C’est que vous n’aurez pas raison des imbéciles par le fer ou par le feu. Car ils n’ont inventé ni le fer ni le feu […] mais ils utilisent parfaitement tout ce qui les dispense du seul effort dont ils sont réellement incapables, celui de penser par eux-mêmes. Ils aimeront mieux tuer que penser, voilà le malheur ! […] J’ai connu le temps où les imbéciles croyaient vivre dans un monde solide, bien clos, le Monde Moderne, supérieur à tous ceux qui l’avaient précédé, et nécessairement inférieur à celui qui viendrait après lui ! Le nombre des misérables va croissant, et nous voyons croître à proportion les budgets de guerre !"

    "La Civilisation des machines est la civilisation de la quantité opposée à celles de la qualité. Les imbéciles y dominent donc par le nombre, ils y sont le nombre. […] Un monde dominé par la Force est un monde abominable, mais le monde dominé par le Nombre est ignoble. La Force fait tôt ou tard surgir des révoltés, elle engendre l’esprit de Révolte, elle fait des héros et des martyrs. La tyrannie abjecte du Nombre est une infection lente qui n’a jamais provoqué de fièvre. Le Nombre crée une société à son image, une société d’êtres non pas égaux, mais pareils, seulement reconnaissables à leurs empreintes digitales."

    "Ce n’est pas la science qui est menacée de faillite, c’est le genre humain, c’est l’homme. La science ne saurait être rendue responsable de l'illusion des imbéciles qui prétendent, on ne sait pourquoi, qu'elle doit assurer leur bonheur."


    Georges Bernanos

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  47. Non conoscendo l’ambiente della scuola dall’interno mi chiedo: ma quale beneficio, diretto, indiretto o anche solo sperato, pensano di ottenere dal Regime i personaggi che professano la loro fede nell’Euro e nel più Europa? O si tratta solamente di un episodio di isteria ed imbecillità collettiva figlio del tipico conformismo dello statalista?

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    1. Compensazione+identificazione con l'aggressore.

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    2. Sono andato a vedere su Wikipedia (purtroppo le mie letture di psicoanalisi si fermano all'introduzione alla psicoanalisi di Freud e poco altro):

      L'identificazione con l'aggressore è una delle forme d'identificazione concettualizzate dalla psicoanalisi. Nello specifico è un meccanismo di difesa introdotto da Sándor Ferenczi [1] e solo successivamente da Anna Freud (1936)[2]. Esso indica l'assumere il ruolo dell'aggressore e dei suoi attributi funzionali, o l'imitarne la modalità aggressiva e comportamentale. Un suo sottotipo particolare è la cosiddetta Sindrome di Stoccolma. Il meccanismo è già presente e attivo durante l'infanzia: Il bambino introietta alcuni dei caratteri dell'oggetto ansiogeno, assimilando così un'esperienza angosciante appena provata[2] per trasformarsi da minacciato in minacciante. La Freud ritiene, inoltre, che tale meccanismo di difesa contribuisca in modo determinante alla formazione del Super-Io.[2]

      Avrebbe senso ipotizzare che questi soggetti sono afflitti (anche) da Sindrome di Stoccolma, per cui difendono non tanto il loro carceriere quanto la loro prigione tout court?

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    3. @Maurizio, Freud è sempre una lettura interessante e alle volte svela contesti totalmente diversi da quelli che è chiamato a interpretare.
      Ma la spiegazione rischia di essere molto più semplice, banale, non necessariamente e non sempre di do ut des. Sta nella mentalità, come spesso accade. Perché c'è chi ha bisogno di credere agli alieni? Cosa lo spinge a farlo e ad averne bisogno?
      La persona in questione potrebbe soltanto appartenere a una sinistra che ha fatto letture ormai abbastanza ortodosse da ritenere la dimensione dello Stato un male a prescindere, perché oppressivo ancor prima che di classe, monopolizzatore della violenza ecc. Eh sì, lo stato a sinistra non è che piaccia sempre a tutti, ma lasciamo andare. Quindi la prima reazione davanti a certi ragionamenti diventerebbe: "Non è che adesso mi vengono a dire che mi devo mettere a difendere lo stato, io!!! ma come? con tutto quello che abbiamo letto, studiato, discusso... ah no, giammai! Satana!". E' abbastanza evidente dal tono con cui parla delle "praterie oltre l'euro", come se qui si fosse tutti ciechi e non si fosse considerata la questione. Dopodiché c'è anche chi è anche abbastanza ingenuo da vedere nell'UE l'Europa, primo gravissimo errore politico e ancor più culturale, per non dire altro. La UE viene interpretata come una dimensione che permetterebbe di superare lo stato in senso internazionalista, parola cara alla sinistra di un tempo, ma che oggi non si sa più che senso abbia, con uno slittamento veramente audace. Così, la UE diverrebbe antidoto al "nazionalismo", fenomeno dai molti aspetti, per questo scritto tra virgolette, che ha accentrato l'attenzione della sinistra in questi decenni, dalla Yugoslavia, al FN, alla Lega. Ingenuità interpretativa non da poco, ma spiegabile perché si adatta perfettamente ai temi che negli ultimi anni hanno modellato la cornice mentale a sinistra, a scapito di altri meno perbene (del tipo, ad esempio, se e quale percentuale dei profitti va redistribuita, come e da chi: questi ragionamenti li lasciavano a chi ideava e realizzava l'euro e la UE). Questo li riconforta perché permette di non spostare di una virgola le proprie categorie interpretative, né soprattutto le proprie scelte strategiche, se vogliamo ipotizzare che ve ne siano. Cioè non riescono a uscire da una visione teorica che aderisce poco alla realtà odierna, senza analizzarla nelle sue componenti e cause qui e ora. Quindi non si coglie appieno il contesto attuale, quindi ciò rende fatalmente incapaci di riconoscere e darsi delle priorità, quindi di combattere questa realtà. Purtroppo sono ancora troppi a vederla così.
      Probabile che non ci sia più di questo. Di sicuro il "conformismo dello statalista", qualunque cosa si voglia intendere, non c'entra.

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    4. La ringrazio per la risposta: effettivamente, quando si uniscono i puntini, si va sempre per linee rette.

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  48. OT, forse, ma in materia di piddinità vale anche questo. S'è fatto un gran can can sul calo delle vaccinazioni in italia. In una discussione mi sono limitato a constatare che 15 anni di tagli alla spesa sanitaria si fanno sentire pure lì. Apriti cielo. La colpa è delle scemenze che girano in rete sui vaccini. Ma dopo aver sentito uno che di mestiere nella vita fa strade e fognature difendere il fiscal compact, non mi stupisco di niente

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    1. Sul tema questo è da non perdere (dal blog di Stefano Montanari):

      http://www.stefanomontanari.net/sito/blog/2750-tragedia-calano-le-vaccinazioni.html

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  49. L'esempio massimo di Piddinità ex cattedra?
    Paolo Mieli che rimprovera all'italiano telespettatore di non ricordare e non riconoscere la propria Storia...

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    1. Io Mieli non ce la faccio a reggerlo... stamattina era ad Agorà (credo, oppure a Omnibus) e come ha aperto bocca non sono riuscito a resistere più di tre secondi. Sembra uno che parla come se dalla sua bocca uscisse oro colato... peccato che non è tutto oro quello che luccica.

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  50. Prof. (e lo dico a tutti quelli che hanno capito e che hanno l'argomento a cuore) nelle discussioni che spesso mi ritrovo ad affrontare che riguardano l'argomento euro...io non la cito mai, perché spesso l'interlocutore è affetto da un bruttissimo male L'INVIDIA...

    Mi ispiro sempre al post "Euro: una catastrofe annunciata" citando i premi nobel da lei suggeriti...che si trova qui: http://goofynomics.blogspot.it/2011/12/euro-una-catastrofe-annunciata.html

    Molto più efficace...

    Caro Andrea la prossima volta non farti fregare sul piano "dialettico"...

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  51. Risposte
    1. Comunque - leggendo direttamente le sue conclusioni su come rimediare, butta male:

      First, by removing regulations that encourage firms to stay below certain size thresholds. ... (leggi mano libera...)

      Second, by making it easier for new firms to enter markets ... allow firms to adjust more easily to changing market conditions, and the efficiency of the legal framework ... (maddai...)

      Third, by improving the efficiency of financial markets ... for example, that the probability to obtain credit is up to 40% higher in countries with a better legal system. (rimaddai...)

      Fourth, by improving human capital, (...buongiorno)

      Finally, efforts to complete the Single Market (...la soluzione finale.)

      Nella migliore delle ipotesi Bla bla bla, direi.

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  52. Attorno ai vent'anni, tra amici, si convenne che il ruolo dell'intellettuale dovesse essere analogo a quello del fotoreporter o del cronista di guerra. La celebre frase di Robert Capa lo sintetizza così: "Se le tue foto non sono abbastanza buone, vuol dire che non sei abbastanza vicino". La conseguenza dell' "abbastanza vicino" è che "qualcosa" può colpirti inaspettatamente e senza darti il tempo per analizzarla, o per pontificarci sopra in modo formale, asetticamente distaccato e precostituito (frutto il più delle volte d'un mero nozionismo). Qualcosa di simile avrebbe poi spinto Mishima a chiedersi come fosse possibile considerare "uomini d'azione reali " i manager che passano il loro tempo dietro una scrivania a far telefonate. La stessa inquietudine indusse Simone Weil a lavorare in Renault come operaia e partecipare alla guerra civile spagnola. Cercar d'entrare effettivamente nella realtà, che il più delle volte sa anche mostrarsi elusiva e fuggente, non è tanto una questione se muovere le mani o le meningi in sé, quanto piuttosto il provare a immergersi il più possibile, e con tutto se stessi, in un ambito sottile, il che rimanda all'etimo medesimo del termine "intelletto", ovvero "intus legere" (non avendone io esperienza diretta, sospetto una profonda analogia anche col saper "leggere" di volta in volta la musica, perfino con lo stesso brano).
    Tra le inquadrature scattate da Capa nel settore Easy Red sulla spiaggia Omaha, quelle che si sono salvate risultano mosse e leggermente sfocate (ed è ben comprensibile il perché), eppure suggeriscono cosa sia la guerra in diretta meglio di mille analisi teoriche: ancora adesso "friggono", senza mentire, sotto le pupille di chi le osserva (una di quelle continua a farmi da sfondo del desktop - eh, lo so, ognuno ha le sue perversioni...). Lo stesso autore confessò d'essersi nuovamente ritrovato, di lì a pochi minuti dall'averle scattate, sul mezzo da sbarco che lo aveva scodellato nell'inferno, e senza nemmeno accorgersi d'essere ritornato indietro. Com'è noto, Capa morirà nel ‘54 in Indocina per aver calpestato una mina. Più vicino di così...

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    1. Nel libro "Slightly out of focus" (l'autobiografia di Capa), il fotografo dice esplicitamente che le foto durante il D-Day sono state rovinate (da altri) in fase di sviluppo.
      Ha ammesso serenamente di aver avuto paura come non mai, al punto da ritornare sul mezzo da sbarco, cosa che non aveva mai fatto prima pur lavorando sempre in prima linea, ma dichiaro' anche di essere certo che le foto fossero state scattate con cura e mano ferma.

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    2. PaMar

      Grazie per la puntualizzazione. Sapevo per certo che le inquadrature andate perdute furono la conseguenza di un errore altrui nello sviluppo, avevo udito indefinita voce di analoga causa per spiegare il mosso e le sfocature in quelle superstiti. Mi chiedo tuttavia se lo stesso Capa, visto lo stato emozionale cui era esposto e che virilmente non ha disdegnato di riconoscere, fosse effettivamente e pienamente consapevole della correttezza esecutiva al momento dell'atto, ciò che sarebbe affatto comprensibile, e tale da nulla togliere al valore di autentica testimonianza che quegli scatti continuano a esprimere, nonché alla sicura perizia di chi li ha eseguiti. Del resto, mi par possibile riferire analoga considerazione anche ai vibranti fotogrammi di "Full Metal Jacket", in cui il reporter militare che segue Joker scatta le prime immagini della battaglia, cercando di trattenere in posa corretta le mani tremanti.

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    3. Ma Capa non è quello che ha taroccato le foto del miliziano che mmore?

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    4. @cCitodacal

      Della serie "tout se tient":

      A lungo si era ritenuto responsabile della distruzione dei negativi di Capa Larry Burrows, all'epoca giovane impiegato nei laboratori della rivista Life a Londra, e in seguito diventato uno dei più famosi fotografi di guerra in Vietnam.
      In realtà, stando al racconto del photo editor della rivista, John G. Morris, il responsabile fu un altro giovane che lavorava nella camera oscura di Life, Dennis Banks:

      Braddy, our lab chief, gave the film to young Dennis Banks to develop. Photographer Hans Wild looked at it wet and called up to me to say that the 35-millimeter, though grainy, looked "fabulous!" I replied, "We need contacts - rush, rush, rush!" Again I phoned Butler through the AP switchboard, but he could only bellow, "When do I get pictures?" Brandt's wirephoto of troops landing apparently unopposed had scarcely satisfied the West's desperate need to believe in the actuality of invasion. A few minutes later Dennis came bounding up the stairs and into my office, sobbing. "They're ruined! Ruined! Capa's films are all ruined!" Incredulous, I rushed down to the darkroom with him, where he explained that he had hung the films, as usual, in the wooden locker that served as a drying cabinet, heated by a coil on the floor. Because of my order to rush, he had closed the doors. Without ventilation the emulsion had melted.

      Il mito persistente che la colpa fosse di Burrows nasce forse da ragioni giornalistiche (o, a esser buoni, di pura logica del racconto), una volta che lui stesso era diventato un famoso fotografo di guerra: per espiare la colpa di aver distrutto i negativi di Capa, va in guerra come Capa!
      Di sicuro muore, come Capa, in Indocina, non su una mina Vietminh ma cadendo in Laos con un elicottero nel 1971.

      Un anno dopo venne pubblicato il libro postumo "Larry Burrows: Compassionate Photographer", che non sfuggirà alla curiosità famelica di Kubrick un decennio dopo quando, per la preparazione di "Full Metal Jacket", il regista raccolse una mole sterminata di fonti testuali e iconografiche. Una copia del libro di Burrows si può ora ammirare, debitamente sottolineato (e forse strappato, come altri, dalle pagine che potevano avere foto interessanti a cui ispirarsi) sugli scaffali dell'archivio Kubrick all'Università delle Arti di Londra.

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  53. Il conformismo "de sinistra" degli anni 70 lo ricordo MOLTO bene; allora era (fisicamente) pericolosissimo opporsi. Ricordo benissimo "professiori" dare 6 ( o meno! ) a studenti che non si dichiaravano appartenenti alla parrocchia dominante. Un mio amico fu accoltellato (liceo Romano) mentre affiggeva il manifesto di un partito non di sinistra.
    Sono passati 40 anni; stessa storia, stessa violenza, stessa fideistico-talebano senso di "appartenenza al gregge vincente".
    Il solo argomentare contro il mitico " l'ha detto l'Unita'" (Repubblica nasceva in quegli anni) era considerato "fascista".
    Purtroppo la democrazia richiede persone raziocinanti, aperte a cambiare approccio e idee profondamente radicate=inculcate; gli anni di oggi mi ricordano (in peggio) quell'epoca, ormai remota.

    P.S. L'angoscia di un ragazzo che veniva emarginato anche dai complici "professori" (vigliacchi) mi e' rimasta dentro, anche perche'...possibilita' di rimorchiare ZERO :-)

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  54. Da: Giorgio T.
    Inviato: giovedì 8 ottobre 2015 21:20
    A: 'posta@internazionale.it'
    Oggetto: Prof. Bagnai

    Gentile Redazione,
    da semplice lettore affezionato, nutro la speranza che la vostra Redazione possa quanto prima prendere le distanze dall’espressione volgare e offensiva con cui un vostro giornalista si è appellato al prof. Bagnai in occasione dell’ intervento qui documentato:

    https://www.youtube.com/watch?v=349UMCXg-OE

    E’ sconcertante ma soprattutto sorprendente che ci si possa rivolgere in una simile sede con simili appellativi a professionisti specialistici che si mettono in gioco con un prezioso lavoro divulgativo su questioni, condivisibili o meno, di interesse generale a favore di un pubblico sempre più in regime di scarsità di risorse informative genuine e capaci di formare coscienza critica. Il vostro giornale ha spesso dimostrato di essere in linea con questo sforzo a favore dei lettori: a maggior ragione risulta incomprensibile un tale atteggiamento.
    Spero molto che la redazione si ravveda e lanci un segnale di presa di distanza per questa brutta caduta di stile.

    Distinti saluti,
    Giorgio T.

    Ho scritto perchè non credo che in Internazionale siano tutti così. Almeno fino ad ora, poi lo vedremo. Mi dispiace perchè a volte il lavoro della rivista non è male.

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  55. Querela, querela, querela ! Questi (cosiddetti) intellettuali arroganti e pieni della loro piddinitas vanno colpiti nel portafoglio. E colpiti con durezza. Degli altri poveri agnelli sacrificali, il popolo plaudente degli insegnanti, non merita neppure parlare. Noi non verseremo nemmeno una lacrima quando il prossimo macellaio dal grembiulino rosso farà carne di porco della scuola pubblica e del servizio sanitario universalistico. Sapevatelo. Solidarietà al Prof. Bagnai ed un accresciuto impegno da parte nostra a sostenere a/simmetrie e questo blog. Spero di poter venire ad ascoltarla a Misano il 16 ottobre (mi auguro che saremo tanti). Grazie per il suo instancabile impegno.

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  56. Da insegnante, posso solo aggiungere: " nolite dare sanctum canibus, neque mittatis margaritas vestras ante porcos."

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  57. Che personaggi imbarazzanti, fanno tristezza piu' che rabbia. Comunque la querela ci sta tutta, sono comportamenti adolescenziali che vanno censurati nei maggiorenni. Approfitto per unirmi a Skanda nel ringraziare Martinet, Citodacal e Celso, che arricchiscono (anche) le mie giornate. E mi manca il Correttore.

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    1. A questa seconda tornata avverto dunque l’opportunità di contraccambiare i ringraziamenti rivolti per gli apprezzamenti a quello che è il mio solo e assai modesto contributo – spero almeno, perché in ambito economico “ ’un gli ‘apisco sega…” – a questo clan di Highlanders europei, ma non europeisti (e anche chi aiuta nello spostare il clavicembalo del prof ha un ruolo in tutta questa storia). Da parte mia, citerei anche il contributo di Buffagni e Il Velo di Maya (ma solo per attinenze personali), oltre a quello davvero di tutti coloro che non passano di qui per caso (e non è retorica di cortesia per salvare le apparenze): si avverte genuinità e lavorio nei loro commenti, il che si traduce inevitabilmente in ulteriori spunti. Che questo sia un blog unico è un dato di fatto, perché, a mio avviso, la metodica di conduzione richiede comunque e volutamente l’impegno a riflettere in modo non standardizzato (“…mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita”), che è poi il solo modo per riflettere davvero: l’intento e l’esito lo accostano all’attività del laboratorio e lo preservano dall’imbonimento. Se Bagnai, come chiunque altro, non ha inventato l’acqua calda, ha l’indiscusso merito d’essere ritornato ad impiegarla - perché spesso per cavarsi i propri pregiudizi, d’acqua ne occorre parecchia e bella chiara, soprattutto laddove si crede batta il sole. E i risultati si osservano in tutte le riflessioni non casuali, spesso umanamente vibranti e ricche di puntualizzazioni, di chi accetta la sfida del provare da sé, come dice lo stesso autore del blog, a “unire i puntini” (è un’opera che non finisce mai…).

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    2. Verissimo...come nota storica, aggiungerei di non sottovalutare l'acqua calda. In Britannia, ebbero l'acqua calda per lavarsi in casa circa dal 43 al 409/410 D.C. fino a quando si reimbarco' l'ultima legione.
      Poi ci misero circa fino al 1954 a riaverla e riscoprire a cosa mai servisse la citta' di Bath.
      Con svariate spiacevoli conseguenze di ogni tipo nel mezzo...mai, mai sottovalutare l'acqua calda.

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  58. Un applauso può fare tanto rumore, ma è statisticamente ingannevole. Dalle immagini alla fine si nota chiaramente che avranno applaudito si e no 2 persone su dieci: la stessa percentuale di votanti piddini delle europee, i conti tornano ...

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  59. @Andrea Giannini
    2-3 annetti fa su questo blog speravo che ci fossero discussioni come la sua (in quel caso specifico riferito al degrado del Sud d'Italia rispetto al Nord).
    Le regole dettano i comportamenti.

    PS: poi ovvio che umanamente bisogna avere una certa coscienza ma da come ricordo io la scuola, se non eri di sinistra eri un "analfabeta" ma in 40 anni non ho mai sentito uno di "sinistra" argomentare ciò che dice (PS: il professore oppure Giacché non avendo quei connotati politici possono esprimere questa visione del mondo e quindi argomentarla.. io ho sempre visto questa "sinistra" come un bisogno di "elitismo", di fare gruppo e segregare.
    Ricordo una battuta del padre di un mio amico quando ero ragazzino..
    "sai che tuo padre si è candidato una volta con la [omissis]".
    ed io volevo rispondergli (ma non l'ho fatto per non rovinare la serata!):
    "ma sa che lei è un comunista?"

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  60. c'è da dire cmq che in ogni categoria si osservano le sfaccettature di quelle individuate negli insegnanti.
    ma per me il termine "poverino" esiste perché un sistema siffatto amplifica la m. e la fa emergere.
    Il punto sta proprio in questo.

    Lo dico perché in ogni ambito della vita sto riscontrando queste cose.

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  61. Chi sono i geni che hanno sobriamente giudicato questo blog ?

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    1. Ma in italiano si mettono spazi prima dei segni di interpunzione?

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    2. non mi pare, ma forse è manifestazione di tremor manico!

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    3. Peccato, perché quando la punteggiatura non aiuta a interpretare lo scritto, aiuta a interpretare lo scrivente. In effetti, cosa voleva dirci?

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  62. Prof Bagnai
    Leggo il suo blog da quando è uscito il suo primo libro e nei suoi confronti ho sempre avuto stima per le sue impareggiabili capacità di divulgazione e simpatia per il sua ironia tosco romanesca.
    Dato che le risposte dicono molto su chi risponde mi dispiace leggerci un sincero disprezzo, ma questo è un suo diritto non è in obbligo di ricambiare la stima e la simpatia . Quello che non capisco è perché non dice apertamente a chi è sgradito di non seguire più il blog, piuttosto che aggredirlo con la sicumera di chi tanto ha sempre l' ultima parola .

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    1. Caro, io non ti ho assolutamente aggredito. Ti ho ricordato una regola ortografica e mi sono chiesto cosa tu volessi dire. Posso essere franco? Il politicamente corretto mi ha rotto i coglioni, e quella ad hominem non è una fallacia, ma nella maggior parte dei casi un risparmio di tempo. Le idee degli euristi valgono quanto le loro squallide persone, questo dopo quattro anni lo abbiamo capito. Ricordate quella povera scoria azotata di Yanez quando decantava il piano di investimenti VW?

      Ma questo, qui, non c'entra. Finché non vediamo quanto siete turpi, siamo costretti a perdere tempo nel valutare i vostri argomenti. L'unica spia della eventuale turpitudine resta la cachigrafia (difficile trovare un eurista che scriva un italiano corretto). Nel tuo caso io ti perdonerei volentieri il peccato veniale, ma resta un problema: che cazzo volevi dire? Almeno tu lo hai capito? E sai spiegarcelo?

      Quanto all'avere l'ultima parola, la soluzione è a portata di mano: apri il tuo blog, fatti seguire da migliaia di persone, e poi dai o togli la parola a chi vuoi.

      Come!?

      Non ci riesci?

      Strano! E allora perché mi manchi di rispetto? Chi cazzo ti credi di essere? Ci sono persone che mi rispettano, pur dissentendo. Tu ti dici d'accordo, ma in fondo non mi rispetti, perché dimentichi una semplice verità: gli uomini sono tutti uguali, ma i loro risultati no. Pensaci e facci sapere.

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    2. Caro Prof
      Una buona notizia : non aprirò un blog perché non ho nulla da insegnare.
      Una brutta notizia : la mia prosa zoppica ma non sono pro euro ed è uno dei motivi per cui vorrei continuare a seguirla.
      Ero curioso di sapere chi fossero le persone che ( loro sì ) le hanno mancato di rispetto proprio per chiedergli , se possibile, con quali argomenti sostenevano un giudizio tanto impegnativo .Tutto qua.

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