domenica 18 ottobre 2015

"I nazisti sono la City"

Ser Pezz ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Menzogna e verità (prove tecniche di interclassism...": 

Le spero tanto anch'io che un domani si stabiliranno le responsabilità e che servirà davvero farlo perché c'è ancora qualcuno che ha vissuto questa lunga agonia dell'Europa. Lo spero ma non ci credo. Vivo in Inghilterra e mi fa impazzire assistere alla tragedia italiana. E' straziante leggere una lettera come questa, vedere quello che sta succedendo alla piccola impresa, agli artigiani e ai giovani ai vecchi e poi ancora a quelli col "posto fisso" ecc. (tanto nessuno è escluso)..come pure l'ignavia criminale della stampa e della sinistra quando parla di evasione fiscale o inefficienze e spese del settore pubblico ...oddddddio. A parte la sofferenze del vedere questo scempio senza poterlo almeno condividere (tanto qui dove sono è uguale), la beffa (e il danno) è che -appunto- qui stiamo in condizioni molto simili e da un punto di vista mediatico forse pure peggio!!!! Qui l'austerity "passa" SENZA bisogno del vincolo esterno... Basta questo no? Almeno in Italia tutti sanno che il migliore dei giornalisti è probabilmente un cialtrone che non sa (e spesso non può sapere veramente) di cosa parla... Qui la prima domanda al politico è come e quando si pareggia il deficit? E lo fanno con quelle facce di bronzo a cui ho creduto per anni come un idiota (prima di scoprire il CN). Insomma la BBC è una merda. I Tories sono apertamente Hayekkiani e gli eredi di Blair forse peggio dei nostri piddini (e certamente più pericolosi dei nostri a livello planetario). Corbyn non pervenuto completamente. Il suo Ministro ombra del Tesoro va meglio però non la dicono tutta, spero per scelta strategica. Il referendum sulla permanenza in EU lo vinceranno i SI a meno di un grosso colpo di coda...Un Bagnai non ce l'hanno. E questo è un altro vanto per noi, almeno per quello che gli Italiani ancora sono e valgono, caxxo (come pure la statura chiarissima di molti che leggo in questo blog ma non trovo altrove), Certo un vanto ma soprattutto una grande disgrazia. Io sono abbastanza disperato, o meglio in stato di controllata disperazione. Non so che caxxo fare e non ho tempo di farlo (come è vero che la strategia del potere è proprio quella di toglierti il tempo per pensare...). Infatti non so nemmeno piu la domanda, se c'era. Comunque, per chiunque possa e voglia spiegarmi, mi piacerebbe sapere cosa pensa succeda e succederà in UK. Perché a me pare che questi stiano coi nazisti...Anzi sono loro i nazisti, sono la city. Insomma la WWII è finita e non si ripete uguale. Ma allora cosa? Dobbiamo sperare nei francesi? Ma a loro è riservato un trattamento diluito nel tempo, troppo lungo per gli altri. Non possiamo aspettare che i pensionati francesi arrivino al livello dei Greci. Perché non sperare negli inglesi invece e concentrare tutto sul referendum? Intendo le forze di impatto di asimmetrie e co. Lo so che sono in conflitto di interessi ma se ho capito bene la situazione qui non conta dove vivi tanto prima o poi la mannaia arriva ovunque. Secondo me sarebbe una bella botta all'Europa che gli inglesi dovrebbero spiegare al mondo ... 

Postato da Ser Pezz in  Goofynomics alle 18 ottobre 2015 17:48



(...Quarantotto cerca in tutti i modi di spiegarci che la seconda guerra mondiale non è stata combattuta contro "i fascismi" - sapete, dopo la stagione del "neismo" (neoliberismo, neoquesto, neoquello), oggi se sei figo e progressista devi essere "pluralista", nel senso di usare a sproposito il plurale, e quindi dire "mafie" e non "mafia", "populismi" e non "populismo", "nazionalismi" e non "nazionalismo". Come ogni manierismo, pardon: "manierismi"!, anche il "pluralismo" è una inquietante spia della pochezza intellettuale ed estetica, e quindi umana ed etica, di chi lo pratica... - Quarantotto, disais-je, argomenta in modo molto persuasivo che la Seconda Guerra Mondiale è stata combattuta è parzialmente vinta contro il liberismo, che la aveva provocata con le sue politiche deflattive catastroficamente instabili, più che contro il nazifascismo, di per sé purulento bubbone sintomo, non causa, della peste liberista. Ora siamo di nuovo impestati. La Storia inciderà il bubbone. Quindi in effetti a me sembra che la lettura del nostro amico sia corretta, ma la mia conclusione è che la WWII si sta per ripetere più o meno uguale: le tendenze profonde sono le stesse, e sono quelle che i fondamentali evidenziano, come spiegai al #goofy2 e ne L'Italia può farcela. Sono comunque d'accordo con lui: l'unica speranza concreta - ancorché esigua - di evitare il peggio è portare la nostra attività di elaborazione e proposta in sede internazionale. Almeno potremo dirci di averci provato. Si accettano contributi...)

88 commenti:

  1. L'umiliazione - anche economica - dei popoli condusse alla seconda guerra mondiale, come previsto dall'analisi del genio di Keynes, nel suo "Le conseguenze economiche della pace", che ho avuto la fortuna di leggere in tempi non sospetti. Un testo che è in definitiva un semplice "conto della serva", ma che, proprio in virtù della sua semplicità, ha anticipato una tragedia pressoché annunciata, un analogo della quale, ahimè, sembra stia inesorabilmente per ripetersi.

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    1. Un altro “conto della serva”, di Keynes, sempre sul tema guerra e pace, che mi ha non poco impressionato, è il suo saggio del 1940 dal titolo “Come pagare il costo della guerra”.
      In esso Keynes dice che in un’economia di guerra
      “è riconosciuto che i lavoratori dovranno lavorare di più. Ma in tal caso il loro consumo dovrebbe aumentare proporzionalmente. Se il costo della vita aumenta, i saggi di salario, e non soltanto i guadagni totali, dovrebbero aumentare nella stessa misura. Tutto il costo reale della guerra, si sostiene, dovrebbe essere sostenuto dalle classi più ricche. […]
      Alla fine della (prima guerra mondiale N.d.R.) guerra, l’importo monetario totale del debito nazionale sarebbe stato infatti ridotto (con una stima molto prudente) di oltre 2.000 milioni di sterline, e di tale riotto importo, oltre 500 milioni di sterline sarebbero appartenute a percettori di salari e stipendi anziché a profittatori. In altre parole, l’esser ricorsi al metodo del risparmio «volontario» nella guerra scorsa ha fatto andare press’a poco 2.000 milioni di sterline nelle tasche della classe imprenditoriale.”

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  2. "Ora siamo di nuovo impestati. La Storia inciderà il bubbone."
    Concordo, ma chissa' quanti Stanislav Petrov ci sono al mondo in attesa di compiere la loro missione di pace.
    https://en.wikipedia.org/wiki/Stanislav_Petrov

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    1. Rimanendo in argomento: https://it.wikipedia.org/wiki/Able_Archer_83

      Io ero a fare il centralinista a West Star, il sito di guerra ad Affi vicino Verona, e mi ricordo che le manovre finirono con 2 giorni di anticipo.
      Quello che non sapevo allora è che si era rischiata la guerra nucleare.

      Cmq anche l'anno dopo, 1984, ci fu un allarme notturno non simulato.
      Al maresciallo che me lo disse al telefono tremava la voce; il sergente maggiore al centralino in turno con me diventò bianco come un lenzuolo, e io scoprii cos'è il sudore freddo.

      Un ora circa di paura vera.

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  3. Sto leggendo"IL GRANDE CROLLO": grazie ad Alberto, del suggerimento.

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    1. Non è una lettura rassicurante, ne convieni? Le dinamiche per molti versi sono identiche.

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    2. Sono ancora all' inizio, ma la sensazione è di grande sgomento dato che il dito è puntato su tutti gli attori della commedia. Voglio anche rileggere contestualmente l' IPF.

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    3. È disperante. Le dinamiche descritte sono così consequenziali ai moventi profondi del comportamento umano da essere inevitabili. Uno dei libri che mi ha portato qui, dove la consapevolezza è aumentata ma anche la disperazione. Quei moventi profondi vengono inibiti solo da qualcosa di più profondo e primordiale, il dolore. Blanda medicina, la consapevolezza. Anche chi capiva, pensava non sarebbe toccato a lui.

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    4. Si è di Galbraith.
      Enrico, vedo analogie notevoli fra l' incapacità di intervento delle autorità della FED (Board e Emittente con l' aggravante del ruolo di Mitchell in conflitto di interessi) di allora ('28 e '29) e l' attuale situazione che solo apparentemente sembra maggiormente sotto controllo. Allora i tassi di sconto erano abbastanza alti e quelli di oggi praticamente nulli. Man mano che procedo, la domanda che mi sorge spontanea, oltre il fatto che mi sfuggono troppi elementi della attuale e più complessa situazione, è quella di capire se le attuali autorità monetarie USA e BCE siano più in grado di gestire e di tenere sotto controllo una situazione che rischia di sfuggire, come allora, al controllo degli strumenti in loro possesso. Credo però che la complessità (anche per la dotazione spaventosa di nuovi strumenti) del sistema finanziario e speculativo e la spietatezza dei soggetti, siano fortemente superiori come capacità e forza, rispetto ad allora, per cui gli esiti della situazione mi sfuggono.

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  4. Spettri pascaliani nella mente del piddini dopo aver letto che lo slogan degli eurofili britannici e “GB stronger in EU” (quindi “stronger than us” che fra ’n po’ annamo pe stracci)

    [piddino mode on]

    che dovemo fa?

    fa finta de crede agli europeisti britannici pe supportalli: poi quelli rimangono e so’ cazzi pe noi perché mo so più forti
    fa finta de crede agli europeisti britannici pe supportalli: poi quelli partono e so' cazzi pe noi uguale perché avemo perso
    fa finta de non crede agli europeisti britannici: poi quelli che partano o rimangano so’ cazzi comunque perché non poi fa vedè che pensi che se uno sta nell’UE allora è nella merda fino alle gengive

    [piddino mode off]

    Insomma avete capito: l’importante è far finta di credere, ed impegnare le risorse cognitive nel massimizzare la riuscita della messa in scena. Ragionare mai.

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  5. Sorpresona...esistono tanti tipi di vincolo esterno.
    Ma allora basterebbe soltanto descrivere chi è l'Ernst Stavro Blofeld della situazione e la sua organizzazione?

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  6. Gott mit uns, che c'avemo l'eurone, not with them ...

    "God is a god of miracles and if we ask him, he will bless us and the kwacha shall be restored to its former strength and the prices of goods shall again go down"

    Sempre meglio che studiare....

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  7. "La curva di Phillips dice una cosa molto semplice, condivisibile, e comprovata empiricamente: la dinamica dei salari è influenzata dal tasso di disoccupazione. Se c’è molta disoccupazione i salari crescono di meno perché i lavoratori sono in una posizione contrattualmente debole (pur di avere un lavoro accettano qualsiasi condizione), se c’è poca disoccupazione i lavoratori hanno il coltello dalla parte del manico: la domanda tira, e i datori di lavoro, che hanno necessità di soddisfarla, accettano di pagare meglio gli operai.

    Punto.

    Non c’è molto di più, e non c’è molto di meno".

    Sarebbe da tatuare sulla fronte di parenti,amici,operai,insegnanti,passanti,ortotteri,memmettari,piddini,Fognatori,piccoli e medi imprenditori e molti altri(tutti non ci stanno!).Ma,giustamente,non si può fare.

    Arriverà la Terza Guerra Mondiale.

    Amen.

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    1. Quando feci l'esame di macroeconomia studiai la curva di Phillips e pensai che l'inflazione diventasse più alta perché una parte della domanda aggregata veniva "scaricata " sul prezzo a causa di limiti dell'offerta.Un post del professore invece mi ha fatto "leggere" la curva nella sua forma originaria e si è ribaltata la logica perché è stata possibile analizzarla in modo eterodosso anche se lui stesso direbbe che c'è la spiegata nella sua prima forma ed è quella la spiegazione da prendere.

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    2. Esiste un'interpretazione "offertista" della curva di Phillips, naturalmente, che in quel caso diventa verticale, visto che nel lungo periodo ci può essere un unico tasso di disoccupazione, quello compatibile con il prodotto potenziale (o di "piena occupazione"), per cui l'effetto di ogni e qualsiasi politica di domanda si scaricherà sempre e solo sui prezzi.

      Però Phillips non credo la concepisse esattamente così...

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  8. "Ora siamo di nuovo impestati. La Storia inciderà il bubbone."

    Voglio, fortissimamente, crederci....ma la WWII l' ha principalmente combattuta e vinta, CONTRO il liberismo, l'America di Franklin Delano Roosevelt.
    Hitler credeva di potersi accordare con Churchill...che ha tenuto duro e combattuto, ancora e sempre col supporto degli USA di FDR....prima di Pearl Harbour segreto e surrettizio, ovvio...
    Josef Stalin NON voleva combattere...e ha dovuto farlo solo dopo essere stato invaso e aver subito "regole d'ingaggio" si direbbe oggi da genocidio.
    Chi e' oggi , al posto di FDR ? Vladimir Putin e la Cina ? Non ho pregiudizi...cerco solo di capire come la Storia incidera' il bubbone...mi va bene chiunque..il dopoguerra ce lo giochiamo...

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    1. Chi ha interesse a sviluppare una poderosa domanda interna? Credo principalmente quelli che hai detto tu...
      E poi the United States of Internet! :)

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    2. A quei due forse va bene cosi, si tengono il mercato interno ed asiatico senza troppa fatica e ci lasciano sfasciare da soli, come "noi" facemmo al poro Gorbaciovvve no?

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  9. buonasera professore, sono il diplomatico analfabeta, se si ricorda di me. Col suo permesso ripasserei al "lei", visto che il "tu" fra di noi era il risultato di un piccolo diverbio.
    Siccome lei accetta consigli sulla "internazionalizzazione, mi ci provo.
    Lei, professore, dovrebbe prendersi un 3 giorni liberi, diciamo, e comprarsi un bel biglietto per Londra. Là giunto, dovrebbe recarsi all'Ambasciata dell'Ecuador, entrare, e mettersi a fare quattro chiacchiere col signore rinchiuso là dentro da anni. Quel signore, vede, ha una conoscenza dei meccanismi di funzionamento della macchina liberista come nessun altro. Lei, ha conoscenza del funzionamento dell'economia liberista come pochi altri. Sono certo che dal vostro colloquio, dal vostro brainstorming, se mi passa il termine, potrebbe uscire qualche eccellente idea. Se vuole mi prendo due giorni di ferie e l'accompagno.
    Le auguro buonanotte

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    1. C'e' la forte possibilita' che non vi facciano piu' uscire..........ultimamente il diritto non e' il forte dei paesi "liberi"....

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    2. Carissimo, visto che lei era quello esperto di geopolitica, qui, invece di questo consiglio alla John Le Carré (stimato professionista anche lui) apprezzerei tanto una sua risposta a Maurizio. Io la mia l'ho data, qui e altrove.

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    3. Ovviamente mi riferivo al precedente intervento di Maurizio, quello alla Fukuyama.

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    4. carissimo professore, lei è troppo buono. Io non sono esperto di geopolitica, perché la geopolitica è una teoria geografica delle relazioni internazionali di derivazione biologista e di spirito nazistoide. Nessuno studioso serio usava questo termine sino al 1989.
      Ciò premesso, le relazioni internazionali sono il mio campo, come l'economia lo è per lei. Potrei dire, seguendo la sua gentile sollecitazione, che l'America di Roosevelt era piuttosto ambigua: c'era il vicepresidente Wallace, autentico nemico del liberismo, poi c'erano i fautori del liberismo, poi c'era FDR che si è barcamenato, compiendo almeno due errori fondamentali (oltre alle tante cose giuste), ossia la stretta monetaria del 1937 e l'aver consentito ai liberisti di sostituire Wallace con Truman nel 1944. Su Stalin non sono totalmente d'accordo. Voleva combattere eccome. Nel 1938 era pronto a fare in Cecoslovacchia ciò che l'Italia aveva fatto in Austria nel 1934 (nel migliore atto di politica estera di Mussolini), ma aveva bisogno del sostegno di Francia e Inghilterra, negato, e quantomeno dell'accordo della Polonia per il transito delle truppe sovietiche in Galiza. Negato. La Germania ha potuto combattere la Seconda Guerra Mondiale grazie al ferro svedese, certo, ma soprattutto grazie alle industrie belliche cecoslovacche, graziosamente donatele da inglesi e francesi perché le utilizzasse contro l'URSS. Quindi no, non sono d'accordo che FDR sia sceso in guerra contro il liberismo, perché Hitler o i giapponesi non erano i rappresentanti del liberismo. La IIGM è accaduta perché Hitler non ha capito che gli sarebbe stato consentito di operare solo in funzione anti-comunista. Quando il suo pangermanesimo è debordato, anche i liberisti gli si sono rivoltati contro. E' invece vero che la guerra del Pacifico è stata una guerra del liberismo, ma anche in questo caso con gli USA come campioni del liberismo contro un Giappone militarista, razzista e disperato.
      Un quadro in chiaroscuro esattamente come quello odierno: coloro che hanno impedito alla fine della Storia di consumarsi a nostre spese, almeno per il momento, sono tanto Chavez, sia pace all'anima sua, quanto Putin. Correa e Xi Jinping. Alcuni sono conseguenti nemici del liberismo, altri molto meno.
      Mi intristisce che la sua superbia la porti a essere sempre così sprezzante, pure alle sette di mattina. Se lei ritiene che parlare con chi conosce cose e meccanismi che lei non conosce - e non conosce cose e meccanismi che lei conosce - sia degno di un feuilletton, faccia pure, cosa vuole che le dica. E con questo mi auguro di averle dato l'assist per una bella battuta. Ah, guardi, siccome dell'analfabeta me l'ha già dato, lasci pure perdere gli eventuali errori di battitura che avrò senz'altro fatto con questa tastiera gentilmente offertami dal contribuente europeo: abbiamo già acclarato il mio analfabetismo una volta per tutte, e via andare

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    5. Mi perdoni, c'è una cosa che vedo non sono riuscito a esprimere. Io non sto dicendo che le parti belligeranti nella seconda guerra mondiale si siano dichiarate rispettivamente liberista e antiliberista, per poi combattersi frontalmente come in un simpatico torneo medievale. Io sto dicendo una cosa un po' diversa, che nessuno mi sembra voglia capire (il che spiega, peraltro, perché si stia ripetendo):

      [1] che il capitalismo presenta una sua intrinseca instabilità, che si esalta nel momento in cui le istanze "liberiste" (pro capitale) prendono il sopravvento schiacciando la distribuzione dei redditi da lavoro e aprendo la strada alla finanziarizzazione del sistema;

      [2] che a valle delle crisi che questo modello "liberista" cagiona la risposta "liberista" è deflazionista;

      [3] che a valle della spirale deflazionista l'unico modo per far ripartire il sistema è una guerra, e che quindi, strutturalmente, la causa della guerra è un certo modo di gestire i rapporti sociali di produzione (modo che abbiamo deciso un po' sbrigativamente di identificare con il termine "liberista", sul quale ci sarebbe da discutere;

      [4] che a valle degli orrori della guerra le forme umane senzienti mantengono una labile memoria del come ci si sia arrivati, e quindi producono Piani Beveridge e quant'altro, determinando "a ratifica" del conflitto una sua sostanziale rilettura funzionale in chiave "antiliberista" (perché l'esito del conflitto è COMUNQUE ANCHE che le politiche liberiste vengono temporaneamente accantonate pro bono pacis).

      [5] che queste dinamiche si stanno riproducendo oggi nei loro tratti essenziali.

      Spero che saremo d'accordo sul fatto che Roosevelt non ha fatto ripartire l'America perché era "cheinesiano antilibberista": l'ha fatta ripartire perché si è fatto tirar giù qualche naviglio in una isoletta che non saprei localizzare esattamente sulla carta geografica, dopo di che si è "dovuto" regolare di conseguenza.

      Ci siamo, no?

      Quindi, la risposta su chi e come scatenerà il prossimo conflitto antideflazionista mi pare sia piuttosto chiara: come nel caso precedente, gli Stati Uniti. Mi pare anche che ci stiano provando in ogni e qualsiasi modo e alla fine ci riusciranno. Lo scrivono sui loro giornali che c'è bisogno di una guerra per uscire dalla "secular stagnation". Lo avrà notato, no? Notarlo è il suo lavoro e sono sicuro che lei lo fa benissimo. Può sembrare paradossale, ma non lo è tanto: alla fine è il liberismo (capitalismo) che combatte se stesso per assicurare la propria sopravvivenza. E finora ha funzionato, con grande smarrimento di chi proponeva un modello alternativo.

      Spero di essere stato più chiaro, il che ovviamente non significa condivisibile. Quanto alle suscettibilità personali, siamo arrivati entrambi (spero) a un'età nella quale le gestiamo da noi, al limite tramite i nostri avvocati.

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    6. All'interno dei due campi che si affrontarono nella IIGM, le tensioni e i conflitti erano molti, e si incrociavano. Nel periodo di preparazione della guerra, Carl Schmitt coniò, a questo proposito, l'espressione "guerra civile mondiale". I fascismi e il comunismo, ad esempio, possono essere interpretati entrambi come tentativi di superamento sistemico del capitalismo (è l'interpretazione che ne dà Costanzo Preve).
      Era pensabile, e fu in effetti pensata dai dirigenti al massimo livello, una diversa composizione dei fronti: Germania+Impero britannico (belligerante o neutrale)+ coalition of the willing contro URSS, con USA isolazionisti; oppure, Germania + URSS+coalition of the willing contro Impero britannico+eventuali alleati (nello "spirito di Tauroggen", l'ambasciatore tedesco a Mosca - uno junker - comunicò al governo sovietico, che non gli credette, la data d'inizio dell'operazione Barbarossa). Io esiterei a spiegare le cause della IIGM e la composizione dei fronti avversi con la sola chiave economica, in particolare con la contrapposizione liberismo/keynesismo; la fortuna politica del quale ultimo mi pare si spieghi anzitutto con la necessità, urgente nel dopoguerra, di battersi con il comunismo sovietico sul suo stesso terreno, conquistando il consenso delle masse.
      L'analogia tra il periodo di incubazione della IIGM e l'oggi mi pare anzitutto questa, che sintetizza da par suo il grande sociologo svizzero Eric Werner:

      "La ligne de partage passe donc à l'intérieur même de chacune des deux coalitions. C'est ce qu'on veut dire quand on parle de "guerre civile mondiale". L'expression est de Carl Schmitt, elle remonte aux années 30 du siècle dernier, alors que le monde était sur le point de basculer dans la Deuxième guerre mondiale. Elle s'applique bien à la situation actuelle."

      http://ericwerner.blogspot.it/2015/10/sapplique-bien.html

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    7. Che questa dinamica si possa leggere anche nell'andamento storico della riserva obbligatoria? (o simili - avevo da qualche parte un grafico ma non lo trovo più)

      E per dire, mi verrebbe da chiedere un limite, accidenti - che so, al 30% minimo per legge, tra i diritti dell'uomo.
      (perché, chiedo lumi, serve una leva maggiore? Lo so anche che da qualche parte è pure 0, ma questo non vuol dire niente, c'è anche ci va in auto senza assicurazione).

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    8. Signoraggismo, quante lievi imprecisioni si profferiscono in tuo nome...

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    9. caro professore,
      quello che lei dice è corretto. C'è però una differenza di un certo rilievo tra l'epoca di FDR e la nostra (o di Obama, se vuole). Le armi nucleari. Che rendono impossibili, purtroppo per il capitalismo, le guerre di alleggerimento la cui dinamica lei ha riassunto molto bene. Nel periodo della Guerra Fredda ci sono state le guerre per procura, nel brave new world in cui abbiamo vissuto fino a ieri (letteralmente), la strategia del caos. O guerra infinita, fatta contro nemici impalpabili al solo scopo di fare la guerra per la guerra e gettare nel caos l'Eurasia (ho passato 4 anni a Kabul, e credo di sapere cosa sia la strategia del caos).
      Adesso, però, la Russia ha deciso di passare il Rubicone, perché ce l'abbiamo costretta a calci, con le sanzioni. La campagna di Siria cambia le relazioni internazionali. C'è un prima e c'è un dopo. In questo dopo, sono riprese le guerre per procura, in cui una parte combatte tramite i "terroristi", che sono poi la sua Legione Straniera, o ascari, e l'altra, invece, deve battersi quasi in prima persona.
      Putin, che è liberista d'indole, come tutti quelli usciti dal Primo Direttorato del KGB, è costretto adesso a avviare forme di economia statalizzata, sino ai limiti della pianificazione. Perché deve ricostruire, e alla svelta, un tessuto industriale e tecnologico prima che la strategia del caos gli faccia saltare per aria il paese. Un compito non molto lontano da quello di Stalin. Spero che Putin saprà essere altrettanto efficace e, per amore dei miei molti amici russi, un filo meno sanguinario. Quindi sì, avremo una guerra liberismo contro socialismo (se mi permette la parola), ma piuttosto confusa, come sempre, in cui queste etichette celano contraddizioni notevoli. Ma siamo, o almeno sono un materialista dialettico, e la cosa non mi turba minimamente.

      Come vede, insomma, penso anch'io che una brutta tempesta ci attenda all'orizzonte. Ma sarà una guerra che non potrà diventare mai guerra aperta e diretta, perché durerebbe talmente poco che non avremmo nemmeno il tempo di litigarci su via internet. Una guerra per semi-procura, in cui la Russia è costretta a saltare da un fronte all'altro, mentre gli incendiari appiccanno le fiamme nell'intera Eurasia (e in qualche altro fronte secondario, ma non divaghiamo).
      Siccome siamo d'accordo sul nocciolo della questione - gli USA sono il problema perché incarnano il liberismo, e il liberismo significa guerra - mi permetta di reiterarle il consiglio sommesso che le avevo dato. Non credo esista al mondo nemico peggiore, oltre a Putin, di Assange per il liberismo. Ma Assange non credo abbia nozioni chiare delle implicazioni economiche. Ma possiede una miniera di informazioni anche in quel campo. Non c'è nessun complotto o aspetto segreto e nessuna atmosfera da cappa e spada. Se gli economisti che hanno "capito" si mettono d'accordo con gli esperti del web che hanno "capito" e magari anche con gli esperti della cyber guerra che hanno "capito" (Snowden), si potrebbe realizzare qualcosa che non sfigurerebbe col manifesto di Ventotene (absit iniuria verbis). O magari con un altro Manifesto, le pare?
      Potrà sembrare ridicolo, perchè siamo tutti nani ecc ecc, ma in un'epoca di vermi, anche i nani sono giganti, professore

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    10. [mi scuso se disturbo il thread] e grazie - lievi imprecisioni = sonore cazzate :D ma per carità col signoraggismo, capisco che i prestiti servono, e capisco anche che il moltiplicatore è in realtà più un divisore visto che poi le banche centrali sono a rimorchio :) (ho studiato bene?) Ma per questo, visto che la riserva obbligatoria è uno strumento di politica, mi pare che sia stato usato poco o a rovescio o non usato per niente. Perché? Non ho trovato spiegazioni in giro di quesa che è una domanda sdi base - sui libri c'è la vulgata standard (moltiplicatore monetario) in rete si trovano spiegazioni migliori come su post iniziali di goofy o magari cose tipo Mitchell. Ma l'unica spiegazione che mi sono dato della riserva così ridotta è che è una scelta politica in linea con il ciclo liberista corrente. E quindi mi chiedo che forse la sua limitazione (riserva minima per convenzione internazionale) potrebbe essere individuata come obiettivo di civiltà, al pari del fatto che l'omicidio è illegale (non eliminato). Ok, utopia, ma è un numero da aggiustare, meglio che niente no? [chiedo scusa in anticipo come sempre con l'imbarazzo dell'ignorante]

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    11. Credo a come Buffagni spiega il parziale addolcimento del liberismo. Per es. io credo (o sbbajo?) che fu meglio vivere il dopoguerra di noi italiani -i perdenti- che il dopoguerra dei vincenti inglesi dove tutti sti comunisti non ci stavano. Ora se un patto sociale decente perché sostenibile fu solo o quasi solo frutto di una contingenza strategica (aggeopolitica) e direi di immagine che contava soprattutto per l'Italia di allora e i liberisti ovunque stavano: trasversali e onnipresenti come sempre...... Beh ripeto, caxxo, la cosa mi spaura assai perché ora per risollevare il pil forse bastano le guerrette locali a nemici piu o meno dichiarati o anche fantomatici e del patto sociale, appunto, cioè di come vanno regolate produttività e salari per vivere tutti, non ha alcuna rilevanza discutere in nessuna sede, come succede già ora credo anzi da un bel pò. Quindi alibberazzzzzione non c'è, e invece amiseria eaguerra si quanta ce ne pare. O sbajo? Please trovateme l'errore.

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  10. Il problema è che esistono - sono sempre esistiti e sempre esisteranno - una moltitudine di Ernst Stavro Blofeld, individui la cui "pressione capitalistica" è in grado di condizionare le scelte politiche dei governi a loro favore. Credo che di persone di un tale peso ve ne siano attualmente nel mondo qualche migliaio, non oltre. Ora, questi agenti del mercato - perché di ciò alla fine si tratta - attraverso istituzioni ed associazioni private che li rappresentano, possono talora coordinarsi ed agire tramite un fronte comune nell'arena della Lotta di Classe, in un mondo globalizzato spesso in maniera anche transnazionale, ma più spesso agiscono in maniera scoordinata, ognuno perseguendo il proprio immediato interesse. Ed è proprio questo comportamento che, sebbene del tutto razionale dal punto di vista del singolo attore, può determinare nel complesso distorsioni e "fallimenti del Mercato" che avranno una ricaduta negativa anche su coloro i quali hanno creduto di agire nel loro interesse. Alla fine, purtroppo, il comportamento individualmente comprensibile ma collettivamente irrazionale dei molteplici Ernst Stavro Blofeld innesca una sorta di amplificazione a cascata di eventi negativi, che conducono la società nel suo complesso verso una crisi, economica ma spesso anche politica e culturale, eventi che in alcuni frangenti storici hanno innescato delle autentiche tragedie, anche se queste non erano effettivamente contemplate dalle intenzioni iniziali degli attori.

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    1. Cioe' il Caporale austriaco di Braunau am Inn era animato da buone intenzioni e un coacervo di nequizie innescato da sue azioni scoordinate e di immediato interesse lo ha portato suo malgrado a invadere la Polonia...che lui povero, non ci pensava neanche ? Nicola...ma ti ci vedi a sostenere questa cosa a Norimberga davanti al Procuratore ? Era meglio abbiamo solo eseguito ordini, suonava più plausibile, anche se con un piccolo, come dire, vizio di fondo.....

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    2. No, qui non credo che il riferimento di Nicola fosse assolutorio nei riguardi di Hitler. Penso che fosse un richiamo alla complessità delle circostanze "strutturali" (in senso marxiano). Il singolo imprenditore vuole il suo profitto, e nel far questo, direbbe Smith, è guidato da una mano invisibile a ottenere un risultato che non è parte delle sue intenzioni, e che non sempre è il bene collettivo: ogni tanto è una guerra mondiale. Questo sempre riconoscendo il ruolo degli individui, che nessuno intende assolvere (ma nemmeno appendere per i piedi, perché non serve, anche se capisco che per qualche fesso possa essere tanto liberatorio).

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    3. Diciamocela tutta prima dello scoppio della guerra mondiale la polonia ha fatto di tutto per provocare i tedeschi. La Polonia sentendosi sicura dell'appoggio anglo-americano, ha iniziato a provocare Hitler con massacri dell'allora minoranza tedesca in Polonia. Inoltre la guerra i francesi, inglesi e americani l'avevano preparata da decenni( la prima guerra mondiale era un tentativo fallito) per poter creare un nuovo ordine mondiale e sottomettere definitivamente l'europa. La causa scatenante fu la nazionalizzazione della Bundesbank guardacaso nel 1939 che fece imbufalire pesantemente le elite finanziarie

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    4. Vi sono tre chiavi di lettura interessanti, circa la situazione attuale (che conducono ad un inaspettato "tout se tient"): una è "Naissance de la biopolitique", un altra è "The road from Mont Pelerin" (con interessanti excursus sull' epistemologia generata da quello che l'autore chiama lo "thought collective" peleriniano), una terza è il marxisteggiante (non in senso negativo, ovviamente) "The long 20th century". Se si vuole poi trovare un riferimento più specifico su come queste idee si siano combinate col pensiero magico europeista, consiglio vivamente "The great deception" ("We are such stuff as dreams are made of, and our little life is rounded off with a sleep").
      Poi, per separare il grano dal loglio nell'ambito del pensiero magico, bisognerebbe volgersi metafisica. Ma quest'ultima, come direbbe Borges, "es materia deleznable"

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    5. Dal post di 48 segnalato da Alberto oggi su tw sono arrivato a questo video dove parla il prof Losurdo:

      https://youtu.be/TT_rRmESONc

      Interessante specialmente visto il livello raggiunto qui sopra!!

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    6. Certamente mi riferivo alle dinamiche storiche, innanzitutto economiche e poi sociali, all'epoca innescate dalle iniziative delle classi dirigenti, le quali - tese verso la cieca tutela dei relativi interessi - hanno consentito la genesi del substrato dal quale si è successivamente sviluppato il nazismo. In questo senso, l'avvento di Hitler al potere - e più in generale la deriva autoritaria delle democrazie - è il sottoprodotto di un processo storico che raccoglie nella figura del despota la frustrazione di classi sociali tradite dallo Stato, uno Stato la cui fallimentare politica economica è dettata dal recepimento delle egoistiche istanze delle elite finanziarie. Dunque, secondo la mia opinione, identificare la causa principale dei regimi autoritari nella stessa figura del dittatore carismatico, per quanto quest'ultima possa essere stata affascinante e negativa, è fuorviante, perché in questo modo si rischia di sottovalutare il coacervo di condizioni economiche ed inevitabilmente socio-culturali che in passato hanno più volte reso possibile una tale tragica deriva. Credo sia questo il nocciolo della questione, soprattutto se l'intento fondamentale - che ritengo assolutamente condivisibile ed irrinunciabile - consiste nell'evitare la riproposizione di analoghe circostanze. Perché in quel caso, è solo questione di tempo, la Natura non avrà alcuna difficoltà a partorire un nuovo Hitler.

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  11. Mah,tutto qs liberismo non lo vedo.Vedo moneta infinita creata dal nulla,a favore di cento persone e addebitata a contribuenti solvibili.E' un comunismo per un limitatissimo numero di persone con esproprio all'economia reale e conseguente carestia ormai non più prossima.

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  12. Studiare studiare - mo sono arrivato a questo vecchio succoso ricordo di Richard Koo (Nomura institute) sull'origine della crisi europea. [grazie Quarantotto]

    Sempre la stessa storia qui ormai chiara, ovviamente. ...parte di una deriva di 30 anni, l'ultima di altre (vedi il grande crollo).

    Tanto da far concludere - che il problema è un'instabilità sistemica e ciclica dell'organizzazione e della politica dell'ecomomia umana. Così anche keynes viene rimesso falsamente in discussione non appena la guardia si abbassa.
    Comunque, lasciando da parte il sogno marziano, è noto che le instabilità dei sistemi dinamici si curano con meccanismi correttivi anche piccoli. (e.g. rimatrimonio con BI?)

    Piuttosto - dando per perso l'oggi, sigh - il problema del domani è evitare che i correttivi vengano rismantellati. Serve un presidio, e l'unico che mi viene in mente è scuola, istruzione, e media liberi. Così che i nostri figli e nipoti abbiano gli strumenti per vivere più consapevoli di noi. Poi le soluzioni le troveranno.

    Studiare studiare.

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  13. Mmmmh... come dire? Il liberismo si e' sbarazzato del nazional-socialismo (con le armi) e del comunismo (infettandolo come l'alieno del film La cosa) ed appendendo per i piedi chiunque potesse parlare nel tempo trascorso fra le due eliminazioni. Meanwhile in England... gli americani usavano la Thatcher (Regan's little bitch) per fare nel Regno Unito le prove generali di cio' che adesso stanno facendo all'Europa. Questa, ovviamente, e' l'idea che mi sono fatto osservando come vanno le cose qui in UK e leggendo qualcosina della loro storia recente. Magari un'idea completamente sbagliata, ma sono sempre piu' convinto che quest'isola era il banco di prova perfetto. E piccola nota a margine: furono gli inglesi ad usare la teoria francese della razza ariana per la prima volta nella storia quando invasero l'India.

    Professore, cosa intende per contributi? Tempo e sudore per la diffusione del Verbo in terra d'Albione o cosa? Io le avevo gia' chiesto, tanto tempo fa, se aveva in mente o era interessato a tenere conferenze qui a Londra, perche' con tutto il disprezzo che provo per questa Metropoli Farneticante devo riconoscere che chi ha la possibilita' di parlare da qua non e' uno che grida nel deserto. C'e' una visibilita' molto maggiore (per quanto la reputi immeritata). All'epoca della mia domanda e' evidente che i tempi non erano maturi. Ora?

    PS potrebbe suggerire a 48 un corso di scrittura? Se non si sforza di essere un po' piu' leggero e chiaro proporlo come lettura a chi abbia intenzione di capire e' completamente inutile. Anzi, deleterio. Detto da uno che spesso rinuncia a capire cosa 48 voglia dire, perche' tempo ed energie e capacita' sono quelle che sono. Grazie.

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    1. Egregio mi scusi, ma le sue ipotesi mi sembrano un tantinello, non saprei che termine usare....metafisiche. Iniziamo dal principio, lei dice che il liberismo ha sconfitto il nazismo con le armi e il comunismo col veleno. Ma allora mi viene da dire, ma che razza di roba è 'sto liberismo? un moloch immondo con la testa di capra e la stella a cinque punte tatuata sugli addominali in acciaio inox? Non so se lei ha mai letto Schumpeter ma se lo fa saprà cogliere nel suo pensiero un fatto: che il liberismo (ovvero capitalismo di mercato) era già bello e morto nel 1929, da quel momento in poi il capitalismo è diventato prettamente clientelare. Cosa significa poi che ha avvelenato il socialismo? Col cianuro? Col potassio? Con le scie chimiche? Il socialismo russo è fallito da solo, punto, inutile fare giri di parole. Il socialismo russo è fallito perchè era una contraddizione vivente, fermo su stesso a guardarsi l'ombellico, mentre altri socialismi come quello cinese sono andati avanti, ma magari ora mi dirà che la Cina si è dovuta vendere al liberismo, e che la Cina è liberal capitalista, va bene, non mi interessa farle cambiare idea, vorrei farle notare che però anche la Corea del Nord non è più socialista (vada a leggersi la riforma costituzionale del 2009 dove sancisce l'abbandono delle parole comunismo, e socialismo) e lì non si può di certo dire che hanno fatto riforme liberiste come in Cina. Cuba? Eh no, quelli adesso non hanno più l'embargo con gli USA, e poi avrei voluto vedere senza turismo e senza mercato nero se il socialismo cubano fosse durato. Ma se andiamo ancora indietro nel tempo scopriamo che già nel 1961 il Comintern aveva decretato la rinuncia da parte del PCUS di costruire il comunismo (inteso come società senza stato e senza classi come preconizzato da Marx), ma magari si può spiegare tutto questo in qualche azione avvelenatrice da parte del neoliberismo, che come Satana nel giardino dell'Eden ha corrotto l'anima pura e puritana dei commissari sovietici torturandoli e piegandoli come le bambine di Salem .

      Sull'argomento Tatcher baldracca di Regan (eh sì, perchè Reagan's little bitch è traducibile così) non saprei che dirle, ricordo solo che in realtà tra inglesi e americani non è mai scorso tanto buon sangue, soprattutto fin dai tempi in cui il liberismo delle tredici colonie sconfisse la monarchia britannica, e che parafrasando Gaber, qualcuno era tatcheriano perchè non ne poteva più di vent'anni di governi laburisti incapaci e mafiosi (magari mafiosi no, ma incapaci sicuramente e in merito invito alla lettura un bel libro di Anthony Burgess, "1985" che descriveva in chiave semi-seria - ma-non-troppo la situazione inglese nel periodo pre-tatcheriano).

      In conclusione, lei è naturalmente libero di avere le sue opinioni, ma io esercitando pari diritto mi permetto di constatare che questa concezione.... "oltreumana" del liberismo, non sia il miglior sistema per combatterlo. E qui ha pienamente ragione il professore ad esempio quando parla di Germania. Essa non va assolutamente intesa come una grossa signora bionda amante della birra e dei wurstel, ma un conglomerato di interessi. Ecco, lo stesso potremmo dire del capitalismo, soprattutto quello post-1929. Esso non è un grosso signore col pizzetto e la barba con il cappello a cilindro e il mantello nero, è semplicemente un conglomerato di interessi.

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    2. "Esso non è un grosso signore col pizzetto e la barba con il cappello a cilindro e il mantello nero, è semplicemente un conglomerato di interessi." Ho usato l'alieno de La Cosa come metafora appositamente, perche' non aveva forma. Non mi pare di aver dato un'accezione positiva del comunismo.

      Baldracca non e' una traduzione perfetta per little bitch: ci sono tanti usi dell'espressione, in questo caso calza abbastanza bene quella del compagno di cella che fa la donna in cambio di protezione.

      Liberismo? Capitalismo? Denaro? Mammona? Chiamatelo come vi pare, ma le banche sono sempre state li' fin dalla loro creazione a prestare denaro per finanziare guerre di invasione o successione.

      Non si da niente per niente, giusto? Mi scuso in anticipo per le fonti usate, ma e' il mio ultimo giorno di ferie e l'Ikea mi aspetta:
      Sopravvivenza durante e dopo Seconda Guerra Mondiale
      https://en.wikipedia.org/wiki/Lend-Lease
      https://en.wikipedia.org/wiki/Anglo-American_loan

      Reagan approved the request without hesitation and his instructions to Weinberger had been simple, “Give Maggie everything she needs to get on with it,” Lehman said in the speech.
      http://news.usni.org/2012/06/27/reagan-readied-us-warship-82-falklands-war-0
      http://www.theguardian.com/uk/2002/sep/06/falklands.world

      Quali banche comandano nella City e quali a Bruxells?
      http://www.telegraph.co.uk/finance/11700587/None-of-the-top-five-global-banks-are-British.html

      Ripeto: e' una mio opinione personale ed io sono nessuno, quindi mi staro' sicuramente sbagliando. Ma... quando provo a mettere insieme i pezzi mi viene fuori la figura di cui sopra al mio primo commento.

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    3. Bisanzio ti bacerei ...porta il Prof qui che qui come dicevo prima, di CN's non ce ne sono. E non ce ne sono neanche di LBC's, e quindi magari, potresti chiedergli di tradurlo...

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  14. Erri De Luca, in sede di dichiarazioni spontanee, ha sostenuto che: "ciò che è costituzionale credo che si decida e si difenda in posti pubblici come questo, come anche in un commissariato, in un’aula scolastica, in una prigione, in un ospedale, su un posto di lavoro, alle frontiere attraversate dai richiedenti asilo (Erri Le Luca)". A parte il già evocativo richiamo alle "frontiere attraversate dai richiedenti asilo", vale certamente la pena di osservare come nel sito della sua fondazione questi si esprima con forza a favore del "ci vuole più Europa", con ciò stesso schierandosi con quelle stesse forze liberiste che non solo vogliono la TAV ma che stanno alla base dello stesso smantellamento della nostra Carta Fondamentale.

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  15. Io non ho letto "Il Grande crollo" e purtoppo, per motivi "scolastici" non ho nemmeno letto Keynes, ma sto leggendo per interesse personale "Marcia su Roma e dintorni", di E. Lussu, un libro del 1938, scritto in pieno regime fasista da uno che ha visto nascere e progredire il fascismo. Nel primo capitolo di questo bellissimo documentario storico si legge testualmete che il merito dei primi successi dei movimenti fascisti è tutto di Giolitti che non ha dato la terra ai contadini e non ha aumentato i salari agli operai oramai vessati dalla deflazione dovuta sopratutto alla situazione disastrosa delle finanze pubbliche del dopo guerra.
    A parte il fatto che nell'Italia può farcela la diminuzione progressiva dei salari è causa prima della deflazione ancora prima dell'Euro, è già questo dovrebbe fare riflettere, ma poi a me personalmente Renzi ricorda molto Giolitti, sia per una sua moderazione filo cattolica e filo-industrialista antisindacale, che fa di lui uno dei cavalli vincenti delle lobbies oligarchiche europee, ma anche per la sua incapacità di uomo politico, di far fronte a una totale sfiducia del popolo nella democrazia parlamentare, che è alla base del fascismo, il quale è come dice Gramsci rivoluzione passiva, cioè rivoluzione non del Demos, ma degli oligoi nelle veci del Demos, Grillo e sopratutto Casa Pound sono gli esempi più vicini a noi.

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  16. Secondo mè Renzi non capisce niente nè di economia nè di finanza, come la maggior parte dei politici italiani, un vuoto pneumatico.
    Un cavallo vincente per le lobbies a Brüssel è non solo Brüssel (svendita Ansaldo STS è Pirelli sotto gli applausi dei politici ita.), per lo stato italiano un disastro o meglio un cavallo morto.

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  17. Io sono dall'altro lato dell'Atlantico, nella parte nord, ancora piu' a nord, eppure mi sembra di vedere le stesse solite dinamiche... possibile sia solo il mio sguardo a vederle?

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  18. anche oggi l'imprenditore italiano si è svegliato , ha valutato , ha sentito un'offerta e ha venduto ai tedeschi e così ne resterà solo uno , ora il concorrente del gruppo tedesco è stato acquistato , non resta altro che chiudere le ditte in italia e ringraziare s.Renzi 38 e sant € . domani un altro imprenditore si alzerà e seguirà lo stesso sentiero e così via . la soddisfazione di aver detto che sarebbe successo con più di un anno di anticipo è tanta , ma la tristezza è infinita . Mica solo il Prof, vede e prevede , per anni mi hanno isolato dandomi del disfattista , nel 2000 sono stato lasciato a piedi per strada dopo un'accesa discussione e non avevo ancora letto il Prof. , magra consolazione fare la cassandra e non riuscire mai a salvare nessuno .

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    1. Pensa che io, dal 2005, andavo ripetendo che sarebbe successo un casino, sorbendomi sorrisetti di compatimento ( e io lavoro in finanza..), ne ero talmente convinto che nel 2007 sono partito per la Nuova Zelanda...e arrivato qui dissi che sarebbe successo un casino. Stessi sorrisetti di compatimento...salvo che, nel 2008, grazie alla paranoia del sottoscritto, fummo gli unici a salvare i risparmi di una vita dei clienti, perche' avevo messo in atto adeguati hedging e tenuto i portafogli leggerissimi....adesso ho un passaporto neozelandese e il telefono che suona con domande le piu' disparate, come se potessi prevedere il futuro....ma il futuro dell'Italia non l'ho sbagliato di una virgola...con l'unico macroerrore che ero convinto, io, venuto su diffondendo l'unita' in un quartiere operario e lavorando part time per pagarmi la Bocconi (quella di Roberto Franceschi...non quella dei tecnocrati di Mario Monti rettore) che la rovina l'avrebbero portata la destra e i fascisti...e invece mi sono visto il PCI finire in mano ai democristiani di sempre...e gli ex-comunisti inventarsi il paravento della "ditta" e lasciare che tutto finisse a buone donne. Non fa niente, qui si respira aria pulita, e ho imparato che alcune vecchie categorie ideologiche vanno riposte e riviste. Ad maiora....prima o poi venceremos, perche' la Storia (quella vera..) e' con noi...non con loro. Comunque decidano di chiamarsi e mascherarsi.

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    1. Grazie per il riferimento, che non conoscevo, però ti faccio anche osservare che per noi, qui, queste sono cose scontate: ne abbiamo parlato diverse volte.

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  20. "Peste liberista"
    L'hai scritto davvero?
    Non seguo il blog da forse un mese, ma siamo passati al marxismo senza passare dal via? Io mi ricordo la ridicolizzazione fatta qui delle tesi anti-liberali, e le ho lette anche meglio in saggi consigliati sempre qui scritti da "uno de passaggio" che era esplicitamente liberale.
    Che fine hanno fatto tutte queste cose. Che mme so pperso, se so magnati tutto?

    (sussurrando: se non c'erano i nazisti chi avrebbe fatto la guerra a chi? E allora di cosa stiamo parlando? Certo 48 è molto verboso ma si veste male)

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    1. Perdonami: a uno che confonde i termini "liberale" (con cui si identificava Keynes) e "liberista" (che Keynes avrebbe definito "ricardiano", come sapete) ritengo non valga la pena di rispondere. Sai che non ci eravamo accorti della tua mancanza? Rinuncio a chiederti dove sei stato...

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    2. Son stato ad un bellissimo festival dove diversi maestri, Giancarlo Parodi e Giampietro Rosato su tutti, hanno suonato organi Antegnati nelle chiese della mia città, so essere un buon seguace.
      E poi son stato al bilderberg.

      Liberalebello liberistasfruttaibambini? Posso credere che siano visioni diverse ma non opposte. Dev'esserci e c'è un po' dell'una nell'altra.
      E comunque credo in un fondo di verità e necessità in ogni teoria, anche quella comunista, e quindi trovo controproducente ogni demonizzazione ecc.

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    3. Caro, tu credi di aver ascoltato un Antegnati. Lassa perde. La tua pastrufaziana latitudine di visuali fa di te, qui, un intruso.

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  21. @giovanni b. @alberto bagnai

    Vorrei esprimere riconoscenza ad ambedue per il livello del dibattito in corso tra di voi; raramente succede di leggere, in botte e risposte così sintetiche, tanta intelligenza e profondità (tristi, ma realistiche). Voglio sperare che questo dialogo leggermente increspato continui. Per altro nemmeno immaginate che alle 1.30 di notte mi avete spinto a rileggere il discorso dei Corinzii a Sparta nel primo libro di Tucidide con sguardo più penetrante.

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  22. @Celso

    Scusi,ho come l'impressione(e spero vivamente di sbagliarmi)che i grandi assenti dal dibattito attuale siano proprio gli storici.Non capisco perché abbiano abdicato alla loro funzione storica-appunto-di spiegare il presente attraverso le lenti preziose e privilegiate di chi conosce approfondimente il passato.
    Non è possibile,e dev'essere anche umiliante per la categoria,che gli accadimenti odierni debbano essere analizzati,sviscerati,descritti,contestati efficacemente sul piano scientifico da economisti,giuristi,costituzionalisti,esperti di intelligence,magistrati antimafia,persino strizzacervelli(!),insomma tutti tranne gli storici.Nella migliore delle ipotesi sono irrilevanti,nella peggiore non pervenuti.
    Peccato,potrebbero apportare un contributo preziosissimo.

    Con stima,s'intende.Saluti




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    1. @Alliv

      Gentile Alliv, lei fa un'osservazione di puro buon senso e quanto mai opportuna. Ma le cose non vanno tanto bene per gli storici, in generale, per non parlare degli storici antichi, che sono un caso nel caso. È un discorso lungo e non semplice, ma per brevità mettiamola così: mentre non ci accorgevamo del cambiamento di assetto economico, sociale e politico (anni '80), è partita, contestualmente, un vero e proprio attacco frontale alla storia e all'uso del passato per spiegare il presente. Gli antichisti sono rimasti letteralmente travolti, gli altri storici sono stati progressivamente privati del terreno, su cui erano abituati a muoversi: oggi in certi ambienti la guardano con compassione, se fa storia 'tradizionale' (e qundi rimane fuori dai circuiti che contano). Oggi si sta imponendo la World History, molto finanziata nel Nordamerica e ben propagandata irmai anche qui: è la tipica storia che piace alle élites transnazionali che hanno distrutto le politiche nazionali. Vede, nell'antichità la storia fu 'inventata' come ausilio della politica, basandosi sull'assunto che la natura umana è una e dunque prevedibile. Oggi l'economia ha distrutto la politica: a che cosa le serve la 'vecchia' storia come insegnamento, se tanto i politici sono solo passivi esecutori? A che cosa le serve se la modernità è intesa come cesura rispetto al passato? Io per es faccio parte di un ristretto gruppo di resistenti che ancora sostengono che Erodoto e Tucidide sono storici a pieno titolo, sono nostri colleghi, anzi leggermente superiori a noi. Spesso suscitiamo sorpresa e un vago divertimento. In realtà non le ho risposto, perché non ho argomentato come dovrei, me ne scuso. Ma un giorno, se il padrone di casa ce lo permette, cercherò di essere più chiaro (e necessariamente più diffuso)

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    2. Se dovessimo pero fare la lista dei non pervenuti, non sarebbe più finita. Vorrei spezzare una lancia (in testa) ai miei colleghi delle scienze dure, tutti a stracciarsi le vesti lamentandosi che non c'è più tempo per pensare, e nessuno si cura del disastro ecologico che stiamo generando e loro vedono, ecc. ecc. Tutti compatti a sostenere euro e annessi, mi fa venire bruciore di stomaco. Il tutto, da parte degli auto-eletti difensori dello spirito critico.
      Certo, non ci si può aspettare che un chimico o un matematico spieghino la crisi (spero, so di casi patologici che sosterrebbero il contrario), ma ecco, se accendiamo una lampadina in testa ad ogni stolto, ovunque risplenderebbe egualmente di luce (anche in questa stanza?).
      Quello che intendo è: io credo che ogni settore di studi, in quanto tale, possa avere un potenziale liberatorio, in sé. Generalmente però è morto (generalmente ammazzato).

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    3. Sono d'accordo con sambarluc. Quello che la crisi dimostra è che in ambito "intellettuale" e "scientifico" è morta (ammazzata) la capacità di pensiero critico. Due comodi veicoli verso la pigrizia mentale sono stati la pretesa morte delle ideologie, e la parallela e correlata illusione di uno status "naturalistico" per le scienze tutte. Vorrei che non ci dimenticassimo che anche le scienze "dure" sono umane. In fisica, quando si arriva a un certo livello, di fatto si sta parlando di Dio, che è una cosa che gli uomini hanno fatto a loro immagine e somiglianza (e viceversa). La "Storia della luce" di Ronchi fa capire quanto il piddinismo (il sapere di sapere) abbia sempre infettato e tuttora infetti anche il dominio delle scienze dure. Ma oggi stiamo decisamente esagerando! Il fatto che stiamo vivendo nel mondo del 2+2=5 è cosa che ogni essere senziente coglie. Il fatto che esseri teoricamente più attrezzati sotto il profilo intellettuale ci mettano di più a coglierla esige da noi una riflessione profonda. Vale tutto quanto detto in post precedenti sulle responsabilità della scuola primaria e secondaria, ma ovviamente c'è di più.

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    4. Lei dice eresie!
      Non conosco il libro che cercherò. Sul piddinismo di certi ambienti, a volte penso che abbia un ruolo importante il fatto che siano i più coccolati dai mass-media (ovviamente sempre a livello superficiale, di intrattenimento). E sia ben chiaro che mi fa sanguinare gli occhi vedere come distruggiamo l'ecosistema in cui viviamo, e come ci siano molti che costruiscono una carriera sul fingere di evitarlo.

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    5. Trovarlo non sarà semplice. Io ho un'edizione successiva, credo di ricordare che sia di Laterza. Un libro assolutamente imprescindibile, che andrebbe stampato su lastre di ghisa e sbattuto amichevolmente sul musetto dei botoli che "l'economia non è una scienza".

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    6. Ma di cosa uno si stupisce? Vi vorrei testimoniare la degenerazione in demagogia e fascismo scientifico, sorretto ora da analisi di impact factor e indici h e chi ne ha più ne metta, di buona parte della fisica teorica fondamentale. Con il ruolo analogo alla religione EU giocato per 20/30 anni (dagli 80, anvedi) dalla teoria delle stringhe, o meglio dal mantra delle teorie del tutto. Teorie del tutto, sì del tutto, ma del tutto avulse non dico da riscontro sperimentale, ma dalla possibilità di riscontro sperimentale futuro. Così, uno penserebbe che i più anziani padri del campo - putativi lumi per le generazioni a seguire - si sarebbero schierati contro, a baluardo. E invece no - a parte qualche voce ostracizzata velocemente - invece anzi, chi sa per paura di invecchiare, di essere messi fuori gioco, e per cavalcare ancora un po' l'idea assurda, l'hanno invece pubblicizzata. E via - una generazione di menti migliori dietro - persa. Ora abbiamo nuovi esperimenti e ci si può confrontare coi dati - ma la devastazione del lavaggio dei cervelli rimane sotto la peggior forma - nuove generazioni che devono ricostruire da zero il senso critico.

      Lì il disegno era più modestamente un posto nell'albo dei genii, qualche cadrega prestigiosa e ovviamente gestione di istituti e carriere. Mentre qui è la soluzione finale.

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    7. Oh - non avevo realizzato subito che il libro linkato si intitola "Dreams of a final theory" da tradurre ovviamente con "Fogni di una teoria finale". Nihil novum sub sole.

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    8. Idea molto interessante, che non credo di capire se non molto superficialmente (bella la fisica teorica, ma anche no, grazie).
      Mi fa sorgere l'ovvia domanda: questa analogia può essere tradotta in altri campi? Sto pensando alle previsioni climatiche a lunghissimo termine e a certa ricerca in ambito paleoclimatico... come dire quella branca del sapere che si occupa di tradurre un problema reale in uno su cui si può dire più o meno qualsiasi cosa senza timore di smentita.
      Alcune opinioni interessanti a riguardo da uno che se ne intende, a mio avviso, come pochi altri:
      https://en.wikipedia.org/wiki/Hans_von_Storch

      Chiedendo scusa per aver preso la tangente, ringrazio e saluto.

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    9. La risposta è ovviamente sì, la dinamica può essere trovate in altri campi e in tutte le attività umane [dove oltre ad avere pecore e pastori, a volte i pastori si fanno gregge di altri pastori, e via fino a ESSI i pastori innominabili (in una visione complottistica) o più facilmente si fanno gregge di altre pecore (in una visione di mutua ambigua prostituzione :)]

      In concreto, mi raccontano che anche alcuni sotto-settori della matematica sono affetti da questa degenerazione (pensa tu la matematica, che ridere, uno che dimostra un teorema falso... :D non scherzo)

      [Anche se - per evitare di sparlare del piatto in cui mangio - almeno nelle scienze dure direi che le degenerazioni sono semplici da individuare - se lo si vuole, eh.]

      In economia a quel che comincio a capire mi pare che sia andata anche troppo bene (ed è tutto dire) visto l'enormità degli interessi in gioco e l'opinabilità di tante interpretazioni (Dio piddino cos'ho detto).

      Se sia applicabile al clima e riscaldamento dovrebbe dichiararcelo un esperto del mestiere - provo a chiedere.

      [ecco ora che già ci tocca da profani occuparci di economia, mo ce tocca pure scandagliare la scientificità del riscaldamento globale... e va be faremo pure questa...]
      Il nobel di fisica Carlo Rubbia lo studia da tempo e diceva che è sovrastimato ma che comunque il peggio deve venire (link), non so se sia affidabile.

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    10. Non mi pare che il mio link metta in dubbio la scientificità delle conclusioni sui cambiamenti climatici nel presente (il clima sta cambiando, punto). Critica la politica (della scienza, ma non solo) che è stata costruita su altri risultati, molto più incerti, legati alle previsioni future a lungo termine (decine di anni o più). In poche parole? Paternalismo in conflitto di interessi.

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    11. Io volevo chiedere a @Celso se conosce Yuval Noah Harari, cosa ne pensa e in che posizione lo colloca nella pletora degli storici.

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    12. @Bisanzio

      Mi cogli totalmente impreparato. Ma siccome con la rete si può far finta di essere informati, ho letto berevemente che cosa ha fatto. Sarei anche tentato di dare un'occhiata a qualche suo scritto. Mi par di capire che sta, come si deve dire oggi, nel trend giusto. Per farti capire che vita complicata hanno ormai i miei amici antichisti spiazzati dalle attuali tendenze storiografiche, citerò, more solito, il mio amico neoclassico, che è molto up-to-date, frequenta gli ambienti giusti (sai quelli che ti vogliono pagare 4€ l'ora e loro ne guadagnano 12000?), ecc ecc. Già molti anni fa sghignazzava su un comune amico storico, che frequentava, e frequenta, archivi ed epistolari, e recentemente si chiedeva sgomento come si potesse continuare a fare storia con i vecchi metodi (sai, i documenti, le epigrafi e compagnia bella). Ho continuato a sorbire serenamente il mio caffé, non ho voluto rispondere. Piuttosto dimmi tu che cosa ne pensi di questo storico di successo (che paragona organizzazioni umane e animali, fra l'altro, se ho capito bene). Potresti incitarmi a fare qualcosa che non ho gran voglia di fare. Sai, io sono attempato, quindi vagamente arretrato, tanto che continuo a pensare che l'ultimo capitolo del Pensiero Selvaggio di Claude Lévi-Strauss (1962, se non mi sbaglio), in cui polemizza con Sartre sulla storia (sulla storia come la intendevano i comunisti francesi; questo capitolo sancisce la rottura di Lévi-Strauss col marxismo e il comunismo francese, i cui primi segni si intravedevano già in Tristi tropici; spero di non fare confusione andando così a braccio), contenga delle verità inoppugnabili. Lì fra le tante cose interessanti dette, ce ne è una inoppugnabile: lo storico scrive sempre per una comunità di riferimento, la storia è sempre storia-per. Di fatto lo sapevamo già, ma lì è detto con grande precisione (così come dice, con altrettanta precisione, che non si può fare storia universale). Memore di tutto ciò, al seminario sulla World History chiesi, appunto, se questa storia non fosse gradita alle élites transnazionali (ed è così, si scrive sempre storia in una prospettiva precisa, lo storico vero ne ha coscienza). Scese il gelo nell'aula, evidentemente non stava bene introdurre una nota grigia di sapore antico in una musica così felicemente nuova e colorata; il propagandista principe, non sapendo che cosa rispondere, citò Piketty (e ancora mi domando che cosa ci entrasse con la mia domanda); un'altro conferenziere, di origine marxista, ammise che era la domanda delle cento pistole, e tentò di salvare capra e cavoli. Detto questo, io diffido di questa storiografia, la vedo congeniale all'attuale assetto socio-politico, ma forse dovrei essere più informato. O forse dipende anche dalla prospettiva in cui ti poni nell'osservazione storica: se ti poni nella prospettiva del lunghissimo periodo, la rivoluzione francese sparisce e la rivoluzione neolitica balza in primo piano. Perché, come diceva Lévi-Strauss, siamo ancora uomini neolitici (se è ancora vero, bisognerebbe sentire i paletnologi, non vorrei essere smentito...)

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    13. Io di Harari ho letto solo un libro, Sapiens - A brief history of humankind, quindi cio' che penso di lui deriva da quest'ultima lettura. L'opera, che trovo molto interessante e per lo piu' mi trova d'accordo (ma non sono del "mestiere"), tratta piu' che altro dello sviluppo della societa' umana, e la osserva attraverso la lente della biologia. Harari, ad un certo punto, chiede quando ci decideremo a fare le leggi su basi biologiche anziche' culturali. Quindi, in un certo senso, c'e' un paragone fra l'Homo sapiens e le altre specie animali. Esamina la Rivoluzione Cognitiva e quella Agricola, quindi il processo di unificazione culturale della razza umana ed infine la Rivoluzione Scientifica. Prende posizione abbastanza chiaramente contro certe "deviazioni" culturali tipo la teoria gender, inquadra avvenimenti storici tipo il nazismo nella norma dell'intellettualmente e moralmente accettabile per l'epoca di rifrimento, ma poi descrive questo processo di unificazione della massa umana come un processo evolutivo che non solo e' naturalmente disinteressato del bene dell'individuo, ma che soprattutto e' inevitabile. E qui, credo, si capisce per chi scrive la storia. La visione d'insieme che da' mi pare sia importante, pero'. Una cosa che mi ha fatto pensare molto e' il capitolo dedicato alla migrazione dell'Homo sapiens fuori dall'Africa, che porto' allo sterminio di almeno altre 5 razze umane fra cui i Neanderthal. E' inevitabile il paragone con le migrazioni odierne.

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    14. Bisanzio, te lo dico subito: della teoria gender non me ne frega niente. Mi sembri un simpaticissimo svalvolato, e ti voglio bene, ma ora sei nel mirino, perché se uno storico non sa chi è il tuo storico è chiaro che questi sta alla storia come Donald sta all'economia. C'è anche il caso che tu sia razzista. Io lo sono più di te. C'è una razza di uomini che combatto fieramente. Per definirla aspetto la tua risposta, dove forse mi sgraverai dalla fatica.

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    15. @Bisanzio

      Temevo una cosa del genere. Possiamo rassicurare Harari nel frattempo: stiamo assecondando lo spirito predatorio. È abbastanza biologico? E tu, Bisanzio, sei sicuro di essere ben fortificato e di non capitolare?

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    16. @Celso rispondo prima di tutto per capire se questa mia risposta cadra' sotto la mannaia censorea dell'economia del blog o se addirittura sono stato bloccato o cosa (mentre sto battendo queste parole non ne ho idea). In secondo luogo rispondo per dirvi che non vi capisco. Non capisco nessuna delle vostre allusioni: sono io stupido o voi vi siete dimenticati che non tutti, per differenti motivi, non sono stati dotati dei mezzi culturali necessari per capirvi? Ma certo, non e' mai il maestro che ha fallito miseramente, ma sempre lo studente che si rifiuta di capire per stupidita' o pigrizia. Un po' come se uno di voi mi chiedesse cosa deve fare alla sua pianta che ha le foglie ingiallite e io gli dicessi di far flocculare il terreno. Quanti sono i lettori regolari di questo blog? 3000 e spiccioli, giusto? Quanti sono quelli che sostengono a/simmetrie? Ancor meno, vero? Vi state perdendo i pezzi per strada e non ne raccogliete di nuovi.
      In quanto alla mia capitolazione e' avvenuta alcuni anni fa, e' stata totalmente ininfluente e servira' solo a far numero nella lista delle vittime quando infine andrete a trattare con gli asburgici.

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    17. Bisanzio, sai che c'è? Tu n'es pas mon gender. Questa la capisce solo Nat. Non preoccuparti, io non voglio cambiare il mondo, e comunque non con te.

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    18. @Bisanzio

      Bisanzio, ti dai un soprannome come Bisanzio e non hai mezzi per capire? Andiamo, non buttarti così giù. Però sai, gli storici "biologici" non mi piacciono, né teoricamente né praticamente.

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  23. @Celso

    La ringrazio,davvero gentilissimo.

    World History-sic!-,nata negli anni 80(e già la mano corre verso la fondina!),negli USA(il paese senza storia)e foraggiata dai soliti noti:insomma uno sfacelo.
    Siamo passati dalla retorica,fin troppo eccessiva,risorgimentale alla negazione delle identità nazionali.Comunque non sono uno storico quindi a lei la parola,la ascolto più che volentieri(noto che anche in altri campi vi è un "leggero"malcontento).

    Grazie ancora,saluti

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    1. @Alliv

      Circa un anno e mezzo fa andai a un seminario sulla World History, organizzato da un mio amico, perché volevo rendermi conto di che cosa si trattava. Naturalmente c'era il propagandista d'alto bordo, che faceva fatica a parlare italiano (ormai lo trovano disdicevole) e faceva riferimento alle università americane e tedesche. Anzi ci spiegò che il mondo accademico tedesco, fortemente nazionalistico, aveva superato questa sua specifica caratteristica "rimettendosi sul mercato" (applicava alle università il modello economico neoclassico come possibilità di progresso); in questo modo in Germania avevano superato l'atavico nazionalismo ed erano passati ad altri temi di ricerca più consoni allo spirito del tempo. Guardi, non è uno scherzo la World History: azzerando le storie nazionali, azzera una storiografia che era imperniata su temi tipo "libertà", "diritti" ecc. Si privilegiano al contrario gli imperi, gli scambi tecnologici, le personalità di confine (con evidente inclinazione biografica), e così via. E' tutto coerente con la visione globalista e l'azzeramento della politica da parte dell'economia. La storia antica ha sofferto ancora di più; è stata letteralmente investita dagli anni '80 in poi da una ondata "critica" che ha tolto alla storiografia antica lo statuto di "atto fondativo" della storia occidentale (Erodoto e Tucidide non sono più considerati in generale storici a pieno titolo come noi; la storiografia antica è "altro" rispetto a noi, dunque noi non possiamo più richiamarci a quell'esperienza come inizio di un pensiero, con cui siamo ancora imparentati, nonostante le ovvie differenze). Ricordo ancora, quando arrivò dal mondo anglosassone l'attacco agli storici antichi dai sostenitori della storia come retorica (la storia si riduce al discorso sulla storia e rimane confinata al suo interno; in questa prospettiva lei non "ricostruisce" più il passato, ma lo "costruisce"; capisce le conseguenze?). Il famoso antichista Arnaldo Momigliano reagì naturalmente male, ma rispose non ponendosi sul terreno proposto dagli "innovatori", cercando di confutarli, bensì si arroccò sulla posizione tradizionale dello storico che ricerca e dice la verità ecc. Questo fu ed è disastroso, perché in qualche modo ci si mette fuori dal dibattito. Per altro da tempo sono colpito, retrospettivamente, dal fatto che un grande antichista alla fine della carriera e di una lunga vita (che era passata anche attraverso il fascismo e il nazismo) non si sia accorto che in realtà l'attacco alla storiografia antica era un segno dei tempi e perfettamente iscritta nella ristrutturazione delle società occidentali. Personalmente ci ho messo anni e anni per capire, e ci sono arrivato solo grazie alla frequentazione di Alberto Bagnai e Vladimiro Giacché. Oggi mi appare tutto abbastanza chiaro. Compreso il fatto che un vecchio amico pisano, già comunista e progressivo, mi dileggiò andandosene dal seminario sulla World History, perché avevo chiesto, se per caso questo tipo di storiografia non fosse gradita alle élites transnazionali che avevano distrutto le politiche nazionali. Mi ricordava liberale e anticomunista. Trovava sorprendente che io fossi allineato con i "populisti". Vorrei continuare, ma mi fermo qui. Un caro saluto

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    2. Sì,il disegno è chiaro e lineare.È altresì chiaro che una propaganda del genere,una volta messa in moto,non la si ferma più.Le giovani generazioni,venuti meno i vecchi maestri,ne saranno travolte.
      Mi piacerebbe sapere se Canfora si è mai espresso su questo punto,oppure(se il padrone di casa acconsente)glielo si potrebbe chiedere al Goofy4.

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    3. Scusate, permettetemi una piccola provocazione. Ma che andate a cercare a fare il contributo degli storici? Non lo sapete che ormai la storia è diventato il campo dei rivoluzionari in maglietta rosa? La storia oggi come oggi ha ricevuto il peggior trattamento possibile, e sapete perchè? Perché grazie al permeismo cyberpunkettaro dei nostalgici del secolo breve (leggasi nazicomunismo) la trattazione della storia è diventata impossibile e invivibile. Tutti la, i nerd col cappello in mano sui loro canali webbe a pretendere di spiegare che l'olocausto non esiste e L'homolodor è propaganda occidentale.
      Quindi a che serve studiare la storia se già ci pensano "Gerarca Farinetti" e "BorisSoviet'89" che la spiegano così bene su youtubbe?

      Visto che la storia è insidiosa perchè la scrivono i vincitori? Perchè io ragazzo di 18 dovrei studiarmela? Meglio se vad a studiare dove poter compare oro a buon prezzo per proteggere i miei risparmi dal prossimo cataclisma, no?

      Inultile chiedere aiuto agli storici visto che ormai ognuno c'ha la sua storia personale da coltivare. Io non gli biasimo, e non biasimo nemmeno chi invece di studiare la storia preferirà studiare quanto costano di depositi in Lussemburgo:
      https://nientestronzate.wordpress.com/2010/01/05/democrazia-ignorante/

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    4. @Luca

      Gentile Luca, lei è piuttosto sbrigativo ed eccessivamente catastrofista. Ciò che lei dice, in forma ruvida e immediata, ha un fondo di verità naturalmente, ma lei fa male a obliterare con tanta disinvoltura storici e storia. Sa, per parafrasare un vecchio e fortunato programma televisivo anni '70 di musica classica, c'è storia e storia. E ci sono storici e storici. Vedo che, da frequentatore di questo blog, le sfugge un piccolo dettaglio: Alberto Bagnai fa continuamente storia. Se lei legge Jacques Sapir, ci troverà molta storia, assai interessante e illuminante. Se qui, di tanto in tanto, ne parliamo da un punto di vista teorico e metodologico, lo facciamo, per mantenere desta la coscienza di quanto ci avviene intorno. Se io mi permetto, in un blog di economia come questo, di parlare persino di storia antica, lo faccio, perché il padrone di casa ha chiara coscienza che la grande crisi economica, sociale e politica, che viviamo, è stata accuratamente preparata culturalmente, senza risparmio di mezzo alcuno. Lei è quotidianamente travolto dalla storia, anche se forse non sempre ne ha coscienza. Qui vorremmo, da resistenti cocciuti, mantenere deste le ragioni di un sapere tradizionale imprescindibile, disvelando l'aspetto ideologico-propagandistico di una modernità che mira solo a sfruttamento senza nessuna contropartita. Per questo ci troviamo talvolta a dover infierire su principii, cui siamo stati affezionati per tutta una vita, come i "diritti" o l'accoglienza. Usciremo anche sconfitti, ma almeno coscienti di quanto successo, e ci risparmieremo il penoso spettacolo delle vittime che lodano i loro carnefici. Personalmente, infine, mi interessa, se possibile, dialogare con i 3500 lettori assidui di questo blog, tra cui lei, come vede. 3500 è un numero insignificante in assoluto, ma non piccolo in senso relativo. Se ognuno di noi aiuta gli altri, nell'ambito delle sue capacità, a capire qualcosa di più della realtà, io credo che questo avrà ricadute positive anche altrove. E comunque avrà soddisfatto il nostro desiderio di non rimanere passivi di fronte a ciò che vediamo. Capisco bene che, se ci convincono che il mercato non ha bisogno di interventi, perché trova in sé le capacità di regolarsi e riassestarsi continuamente, politica e storia svaniscono in un sol attimo. ancora non ci hanno convinti. Per questo abbiamo ancora fiducia in alcuni storici e in alcune storie; quindi non sia insofferente verso chi ne parla, perché ne sente la mancanza. Infine vorrei cogliere l'occasione, grazie a una sua affermazione che rispecchia un diffuso luogo comune, per fare una precisazione: generalmente è vero che la storia la scrivono i vincitori, non contesto questa affermazione, vorrei solo articolarla maggiormente. Tucidide stava tra gli sconfitti, ma ci ha lasciato una "storia", che, ancorché incompiuta, costituisce per noi una fonte continua di riflessione e approfondimento (per quanto mi riguarda accompagnati da ammirazione). Sono passati 2500 anni nel frattempo. Anche Marc Bloch era uno sconfitto, che soffrì profondamente l'umiliazione di una Francia sconfitta in quaranta giorni dai Tedeschi. Di quella sconfitta ricercò le ragioni, al di là dell'umiliazione e del risentimento, in uno dei più grandi libri che siano mai stati scritti su un evento contemporaneo: La strana disfatta. Questo, oggi, è un libro dimenticato, ingiustamente, perché leggerlo è appassionante e illuminante. Marc Bloch è stato uno dei più grandi storici del '900, fece parte della resistenza francese, fu catturato dai tedeschi, torturato e fucilato. È stato un raro caso luminoso di nobile ed eroica identità tra l'uomo e lo studioso. Ogni tanto leggere gli storici non è inutile.

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    5. Gentile signor Celso,
      Ha ragione. Uno dei miei difetti è quello di essere un po' troppo lapidario, sarà perchè non ho ricevuto il dono della favella, ma procediamo con ordine.

      In realtà non sono un frequentatore di questo blog, sono semplicemente "uno de passaggio" come direbbero gli inglesi :))))
      conosco di fama il prof. Bagnai e la sua opera divulgativa, condivido sostanzialmente la sua critica alla moneta unica anche se abbiamo in certi punti idee diverse di società, ma questo è un altro discorso.
      Vorrei subito precisare che io non ho alcuna ostilità nei confronti della "storia" intesa come analisi del passato, e non ritengo affatto che il suo studio sia inutile. Quello che intendevo dire è secondo me, che l'uso politico della storia è il vero morbo che ha colpito l'ambito accademico degli storici, e che esso sia stato più dannoso del primato della tecnica sulle scienze umane. Costanzo Preve, che immagino lei conosca, pur ritenendo necessario preservare la memoria storica fu sempre un aspro critico nei confronti dell'uso politico della materia stessa. Perchè infatti una persona comune dovrebbe sentirsi invischiata in vicende che sono accadute anni e anni addietro di cui ormai nessuno è in grado di fare niente? Mi sbaglierò, ma a me sembra solo un esercizio stilistico fine a se stesso, un qualcosa del tipo "bei tempi andati". Ad esempio, su twitter USA da un paio di giorni è partito un hastag #WhenAmericaWasGreat, che da quello che ho capito è una specie di bignami delle memorie nostalgiche degli americani di oggi, in cui ognuno da la sua versione dei fatti del passato. Ma se #AmericaWasGreat allora vuol dire che oggi non è più Great, e io mi chiedo, non sarà un po' colpa loro? E rimurginare sul passato non è un po' piangere sul latte versato? Un tentativo di auto-assoluzione?
      Ripeto, queste sono mie impressioni. non ho conoscenza della materia perchè sebbene a scuola ne fossi appassionato il fato ha voluto che seguissi altri percorsi formativi, dal suo commento però deduco che lei invece detiene una conoscenza più ampia dell'argomento, quindi se riterrà necessario può anche correggermi, ne sarei lieto. In soldoni la mia provocazione stava proprio su questo sunto. Come diceva quel famoso cantautore Nietzschiano "il tempo passa per tutti e nessuno indietro lo riporterà". Giusto quindi studiare la storia, ma come ha detto lei la storia la viviamo noi oggi, quindi dobbiamo lavorare per raggiungere un equilibrio di pace agendo adesso. Quando in un futuro, speriamo breve, le cose si rimetteranno a posto, gli accademici avranno di che narrare.

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    6. @Luca

      "Probabilmente il mio racconto risulterà poco dilettevole in una pubblica lettura proprio perché privo di finalità artistiche. A me però basterà il fatto che lo ritengano utile quanti vorranno vedere con precisione i fatti passati e orientarsi un domani di fronte agli eventi, quando stiano per verificarsi, uguali o simili, in ragione della natura umana. Ciò che ho composto è una acquisizione perenne, non un pezzo di bravura mirante al successo immediato" Tucidide, I,22 (trad. Luciano Canfora).

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  24. Non so quanto ci sia di vero in questo sito finanziato dal Cremlino. Ma mi stupisce leggervi:
    "Glazyev is adamant that the Russian Central Bank continues to serve the interests of foreign capital – as in the financial powers in London and New York. He contends that the high interest rates practiced by the Russian Central Bank led Russian oligarchs to borrow more cheaply from the West, making the Russian economy dependent, a debt trap which the West used to slowly squeeze Russia. Then the rigged Western oil and ruble collapse increased the pressure as debt service in ruble cost and interest doubled.
    So what Glazyev proposes, essentially, is that Moscow must gain total control of its Central Bank, preventing speculators to move their credit around for non-productive purposes; Moscow should also establish currency controls; and must create a central organization of technological research to replace the loss of Western technology, imitating the US methodology of rolling out from its centralized military research those technologies that can be commercialized for the consumer market".

    Tutto questo mi ricorda qualcosa...

    https://www.rt.com/op-edge/318753-moscow-washington-war-syria/

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