giovedì 8 ottobre 2015

Gli imbecilli a Misano Adriatico

Una serie di "imbecilli" (vedi post precedente), fra i quali il sottoscritto, Massimo Cacciari, Diego Fusaro, Luigi Zoja, ecc., parteciperanno o hanno partecipato a questo evento:


Questa locandina decisamente non è quella pensata per i social, ma comunque, se vi interessa, mi troverete venerdì 16 ottobre, alle ore 21, presso il Cinema Teatro Astra di Misano Adriatico, che per uno strano accidente della sorte si trova in via d'Annunzio (numero 20).

Parlerò di come l'acritico appiattimento sull'ideologia europeista abbia portato i sedicenti intellettuali italiani a tradire la propria missione.

Insomma, restiamo in argomento...

(...spicca l'assenza di De Girolamo. Mi chiedo perché...)

33 commenti:

  1. L'atteggiamento "se lo dice questo che mi sta antipatico allora è una razzata" prescinde la questione eurista, la categoria "piddina" e in generale le questioni politiche ed economiche. E' un atteggiamento che ho riscontrato anche in altri campi (es.: l'informatica, che pratico con più dimestichezza). In generale tendo a comunicare l'idea senza associargli un divulgatore. E se proprio gli devo scegliere un personaggio per tale funzione (perché per esempio l'idea è strettamente associata al personaggio antipatico), ne cerco uno meno antipatico, meglio se simpatico, per l'ascoltatore. Una cosa che trovo difficile è indurre spicodrammi esistenziali (ma come, io che credevo.. !!!!). Alla fine gli stolti sono pure capaci di cambiare idea facendo finta di nulla, mantenendo pure le antipatie. Una giustificazione la trovano comunque.

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  2. Prof, se nella parentesi ti riferisci a Girolamo De Michele del video nel post precedente:

    Ma cosa vuoi che spicchi la sua assenza, se non spicca nemmeno la presenza?

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  3. questa sera c'è Marco Guzzi la prossima Alberto Bagnai, Gustavo Cecchini sta volta si è proprio superato! grazie

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  4. La Romagna esulta!!! Non mancherò. :)
    (Bel calendario, condivido quasi tutte le scelte).

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  5. Sto provando a convincere qualcuno di Ferrara così avranno occasione di conoscere chi hanno applaudito. Scherzi a parte provo a smuovere il gruppo di amici (comuni) delle due torri per fare una scappata, come aperitivo al Goofy4.

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  6. Visto che lei di Storia ed Economia ne sa, sicuramente potrà dire molto sul Potere ;)
    Intanto mi stavo godendo l'intervista alla Radio del 5 ottobre, per me è sempre molto chiaro... speriamo che anche i radio ascoltatori aprano la mente.

    p.s. Claudio Messora ha pubblicato un breve video di Negroponte in cui parla del valore del servizio pubblico nella società moderna, attaccando il mito della "salvifica" concorrenza... forse in modo troppo semplificato.

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  7. Prof. Sa se la serie di interventi verrà registrata? Per motivi logistici purtroppo non la potrò seguire.

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  8. Da Eurointelligence di oggi:

    "Why flexible exchange rates matter.
    We promised to go back to the World Economic Outlook in search for other interesting snippets, and were sufficiently intrigued by chapter 3, which looked at the relationship between the real exchange and trade, and whether it still holds in the age of global value chains. The result is, yes, exchange rates still affect trade flows. The IMF's estimate is that a 10% real effective depreciation of a currency is associated with a 1.5% rise in real GDP in terms of net exports, but with huge differences between countries. And it would take several years for this effect to materalise."

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    1. Standing ovation per il nickname (se ci mettiamo insieme io e te siamo i proverbiali "due de passaggio": basta evitare apprezzamenti alla figlia di Brega e siamo a posto). Per il resto, è chiaro che anche se sotto a ogni working paper del FMI c'è il solito disclaimer ("sono solo opinioni degli autori, non riflettono la posizione dell'istituto", e balle varie), non è che il FMI pubblica una cosa del genere per caso, e credo che abbiate notato che ne l'Italia può farcela ne faccio ampio uso.

      Orsù (ma anche suvvia), come stanno le cose si sa da sempre, e credo si capisca anche, a grandi linee, perché solo ora si comincia a far sapere che lo si sa. Sostanzialmente, perché l'intransigenza tedesca è eccessivamente autodistruttiva: l'obiettivo è raggiunto, sui giornali si può parlare senza freni inibitori di tagli dei salari, come avrete notato, quindi ora bisognerebbe darsi una calmata. Ma darsi una calmata al momento giusto non è, per sua sfortuna, la specialità dell'élite tedesca.

      Aspettiamo fiduciosi.

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  9. Io all'inizio non capivo la piddinita', antropologicamente non la capivo. Cosi come l'eurofilia o la hermanofilia semplicemente la consideravo un modo di pensare diversi dal mio e la respingevo. Punto. Poi pero' mi accorsi che anche questo di chiudersi nelle proprie opinioni e rifiutare l'approfondimento era piddino (vedi ante Germania, sempre intesa come donna alta e bionda ecc. buona e produttiva, e dopo Germania cattiva che rifiuta l'integrazione europea e impedisce la realizzazione del sogno... Con ripetute varianti alternate buono-malo secondo la materia all'ordine del giorno). A me una risposta cosi' non bastava, doveva esserci qualcosaltro. Un giorno vidi i video su youtube di Foa sul frame e allora capii. Il piddino non e' piddino perche' e' cattivo ma perche' vive il suo frame. E a sua vilta il frame - tecnica di manipolazione mediatica consistente nel fornire una rappresentazione stilizzata della realta (appunto buoni e cattivi, la lotta manichea, la soeranza e le tenebre, vittoria finale) il frame e' efficace perche' risponde al modello culturale che volenti o nolenti tutti abbiamo assorbito. La scuola dell'obbligo e' questo: si impara carducci (non lo si studia), si tratta il dolce stil novo perche' si', perche' cosi' sta scritto sul programma. Ed e' un modello di successo anche dal punto di vista economico perche ottimizza le risorse: hai una verita' rapida che ti permette di avere subito una opinione laddove lo studio e' enormemente inefficiente perche ti obbliga a leggere almeno un manuale, fichiede mesi di elaborazione e a volte neppure esci con una opinione definita. Il piddino e' un ottimizzatore. Padre o madre di famiglia, insegnantebdi scuola o comunque lavoratore, non ha nella sua giornata tempo di pensare e dunque si appoggia fiducioso sul frame, perche' altre persone appositente pagate (i giornalisti) si sono occupate di pensare per lui. E' un modo efficiente tuttosommato di gestire le risorse. Anche le guerre iniziano con un frame, e non si puo' addossare al popolo vittima della manipolazione la colpa di essersi fatto manipolare. Non e' qui la sua colpa. La colpa del piddino e' di mancare di senso pratico, intuizione popolana, la stessa che permette al contadino seminare anche se non ha studiato agraria e al commerciante di conoscere l'andamento dei prezzi al mercato dell'ortofrutta senza un modello matematico. Il senso pratico magari non ti offre la risposta ma almeno ti fa capire che qualcosa non va e ti mette sul chi vive (1000 euro al mese era un salario da poveretto 15 anni fa e ora e' il sogno di una generazione, mentre temi la svalutazione del risparmio devi mantenere tuo figlio e famiglia che sono rimasti senza lavoro, se non sei diventato piu ricco al momento del change over perche dovresti essere piu povero al momento del change back, ecc.) che almeno ti fanno accendere il dubbio che seriamente e sistematicamente tutti te stanno a pija' per culo. Poi le risposte magari tecle da questo blog o un buon libro di economia ma intanto tu fatti le domande giuste. Questa e' la responsabilita' del piddino: non di non frequentare questo blog ma di non farsi le domande giuste. Perche' ci sia colpa occorre che esista un comportamento doveroso legittimamente esigibile, sul cui adempimento e' fondato il giudizio di responsabilita'. La diligenza minima esigibile al cittadino medio e dunque al piddino e' che si faccia le domande giuste; nel non farsele sta la sua colpa. Ovviamente piu' in alto saliamo nella scala della consapevolezza e piu penetranti si fanno i doveri, e le colpe.

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    1. Perdonami, si possono fare riflessioni più penetranti. Nessuno rimprovera ad alcuno di non frequentare questo blog, ed è assolutamente ovvio che la piddinitas sia rifiuto di porsi domande. Qui abbiamo elaborato un pochino questo concetto. Tu sei qui, quindi se tu non leggi questo blog ciò ti può essere rinfacciato come responsabilità: sei salito più in alto nella scala della consapevolezza, quindi non banalizzare il lavoro altrui. Sai benissimo che questa è una delle poche cose che non sopporto.

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    2. Peraltro, nel tuo modo di esporre il problema c'è un vizio formale non da poco: chi decide quali siano le "domande giuste"? La radice del marciume è più profonda. La polemica con Gallino chiarisce molto bene quale essa sia, ma vedo che occorre disegnino, che schizzerò appena ne avrò il tempo.

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    3. Cerchiamo di non indulgere in giustificazionismi pietistici che alla fine risultano pietosi. I piddini non è che accettano il frame, sono il frame. E' proprio colpa loro se le cose vanno male, perché è così che vogliono: vedasi la coruzzzzione, l'autorazzismo, esispendetroppo, e feccia mentale simile. Sig. Dertliu, lei ha mai letto il libro Hitler's Willing Executioners: Ordinary Germans and the Holocaust scritto nel 1996 da Daniel Goldhagen? E' davvero Illuminante. C'è pure la traduzione italiana pubblicata l'anno successivo, dal titolo I volonterosi carnefici di Hitler.

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    4. Troppo pessimista e semplicistico addossare la colpa del delirio solo al patrimonio genetico sociale.

      È stato chiarito ormai, vedi per es l'esperimento di Zimbardo
      che le condizioni esterne, le pressioni, il gruppo, peggiorano e migliorano l'uomo in una sorta di moltiplicatore sociale che (anche lui) è difficile da controllare e facile da abusare.

      Lo dico anche per arginare la disperazione eh.

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  10. E' bastato dire: "il cambio fisso obbliga alla svalutazione salariale" per apprezzare lo sguardo vitreo del mio interlocutore.

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  11. Professire mi perdoni io non volevo banalizzare proprio nulla. Anzi. Mi facevo solo l'ennesima domanda. Esiste ancora un modo per risparmiare il nostro continente, e risparmiarci, dalla sola igiene del mondo? Che se succede alla fine la andiamo a pagare tutti, buoni e cattivi, volpevoli e non secondo l'augusta livella? Mi serve a molto proclamare la mia consapevolezza se sto 4 metri sotto terra? (Questo lo domando al lettore di sopra che mi consiglia il libro su Hitler - che non ho letto, ma che leggero' volentierissimo, non e' una bugia, prendo molto sul serio i consigli editoriali). Io non stavo assolvendo i piddini ma riscontro un problema ogettivo. Questa gente e' tanta. E siccome l'umilta' e' virtu' cristiana, magari mi ci metto anche io. Se l'italia non fosse piddina non avremmo l'euro. Ma se non lo fosse tutta europa neppure.

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    1. Marvin, scusami, sono stato un po' rude. Credo che questo dipenda in parte dalla disperazione. La risposta alla tua prima domanda è no. La prova è nell'applauso che l'indagato riceve dalla sua platea. Se tu sai come fermare la storia diccelo: qui come finirà lo abbiamo capito e saremmo quindi lieti di evitarlo.

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    2. Caro, le dirò. Io ho studiato troppo la grecità per non essere profondamente fatalista: nessuno può fermare gli eventi per la piega che hanno preso. In definitiva, quando la nave affonda si salvi chi può. Io sono al sicuro su una sponda. Lacustre.

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  12. Come chiefo il mea culpa a un continente?il pentimento di Gallino & co. Mi risulta sospetto non solo per il timing, luogo, contenuti...ma siprattutto perche' e' condizionato e non condizionante: condizionato a che chi sta piu in alto di lui lo approvi, non ai suoi parigrado perche' cambino idea. Il dibattito sulla locandina e' incentrato sul potere. Sara' solo colpa del potere se non ho un lavoro? Se e' solo colpa sua una redenzione imdividuale, previa opportuna espiazione (anche il perdono e' virtu' cristiana) bastera' a conciliarmi con me stesso. Ma se la responsabilita' e' collettiva, allora la collettivita' tutta sara' chiamata a versare il suo giusto tributo di sangue. Non ci sono doppi fini in quello che dico non voglio assolvere ne caricare le mie parole di

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  13. Un significato diverso dal loro letterale ma il problema della pace col nemico e' gia' stato sollevato su questo blog. E resta sul tappeto soprattutto perche' il nemico comanda ora, e comandera' pure dopo

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  14. meanwhile...
    DB taglia il personale di 23mila unitá http://eng.banks.eu/news/info/1520/, vende le attivitá non-core nella speranza di raggiugere le mete fissate dal protocollo Basilea 3 (che Merkel cercó invano di posticipare ma grazie a Dio esiste la BoE), FTRB e IOSCO.
    Non occorreva attendere 6 mesi per capire dove DB facesse acqua. Lo scrisse in diverse salse Zerohedge e lo sapevano tutti nel settore del Inv Banking.
    BAsta guardare alla composizione del suo Trading Book. Spaventoso.

    La perdita di 7.6 miliardi di N€uro, l'accantonamento di somme in un fondo "anti-litigiositá" (il che fa presumere che i costi legali circa le sue attivitá "deviate" negli US possano non avere fine) e il congelamento del pagamento dei dividendi per quest'anno, consegnerebbero la banca ad un taglio del rating.
    Cosa che peró non avverrá.

    Attendo con curiositá le prossime da Berlino

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  15. meanwhile II...
    mi é stato segnalato un pezzo di Franco Venturini sul Corriere della Sera di Oggi, dal titolo eloquente: "Perché non possiamo restare a guardare". Segnalo solo due cose: primo, l'atteggiamento fatalista sulla guerra come <> o motore della storia, con il distacco e la cieca sicumera di chi é convinto che non avrá morti da piangervi; secondo, certo parallelismo fra la "necessitá" di intervenire in Iraq (dove gli obiettivi sarebbero sicuri) e la guerra (fredda?) contro i sovietici.
    E poi via giú col frame: ci sono gli amici (USA, esercito iracheno, oppositori anti ISIS) e i nemici (il Califfato, appunto e gli estremisti islamici in genere). Una lotta che per i nostri interessi nazionali (?) e il buon nome dell'Italia non possiamo guardare da semplici spettatori ("Cosa doveva fare l'Italia - scrive il nostro affezionatissimo - limtarsi alla ricostruzione e all'addestramento mentre molti suoi alleati combattevano contro il nemico comune numero uno?" - giuro sta scritto proprio cosí). La Russia non é citata nel campo amico, ma nemmeno in quello nemico. Per il momento.
    A martinet: ho controllato nella biblioteca vicina, hanno una copia del libro di Goldhagen. La leggeró.

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    1. @Marvin Dertliu

      Il dramma è che quando arriva il momento della guerra, davvero non si può restare a guardare: però il problema è che si sia rimasti a guardare prima - ovvero la solita logica demenziale e vecchia quanto il mondo del rinforzare il recinto allorché le vacche siano scappate -. Si ha gioco facile nel constatare l'ineluttabilità della guerra: ma fare davvero qualcosa anzitempo per renderla "eluttabile", no? A mio avviso ha ancora ragione Von Clausewitz nel considerarla il proseguimento della diplomazia con altri metodi (con la variante che sempre più spesso sembrerebbe opportuno capovolgere l'assunto, e considerare la diplomazia come il proseguimento della guerra): evidentemente qualcuno, considerandola una diplomazia d'emergenza, ne minimizza le conseguenze (magari ne trae pure vantaggio, come la storia insegna). Secondo alcuni storici del tanto vituperato Medioevo - dove sulla base di un certo immaginario sembrerebbe dovessero menarsi un giorno sì e un altro pure - gli scontri, soprattutto tra signorotti e feudatari, non erano proprio così frequenti e spesso si risolvevano con l'addivenire a più miti consigli, dopo aver mostrato un poco i muscoli (vale la pena - potrebbero essersi chiesti - di tornare a casa vincitori, ma perennemente sciancati?); assai probabile che la percezione diretta sulla pelle di chi avrebbe rischiato la vita in prima persona, cioè la classe guerriera dominante, lasciasse la risoluzione delle armi davvero come ultima scelta (circostanza confermata peraltro da qualsiasi esposizione teorica dell'etica guerriera: un tempo esistevano codici d'onore e di comportamento che oggi, benché possano permanere nella formazione militare, vengono invece spesso disattesi da chi fattivamente gestisce la guerra). Oggi infatti chi indice di fatto la guerra o la sostiene, in prima persona rischia poco o nulla: al più di non essere rieletto.

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  16. Gentile Professor Bagnai,

    mi scuso per il commento off topic ma spero possa essere di aiuto anche ad altri.

    Leggendo post e commenti talvolta mi ritrovo a leggere ricostruzioni storiche di eventi molto noti (crisi del '29, Germania pre-nazista e avvento del nazismo, crisi petrolifera) in cui si da per scontato il ruolo molto importante svolto da alcuni meccanismi economici in primo luogo quelli legati alla moneta.

    Poiché per me sono perlopiù cose nuove e inaudite (per mia ignoranza, beninteso) vengo qui a chiedere a lei (o a qualcuno dei commentatori) consigli su letture di storia economica che mi possano portare a colmare queste lacune.

    Qui in campagna non è come da voi in città dove si corre tutto il giorno e si decidono le sorti del mondo, al solito, c'è poco da fare, chissà che non trovi il tempo e la volontà di affrontare le letture che avrete la bontà di suggerirmi.

    Con stima e affetto

    P.S.

    Mi permetto anche di suggerire la creazione de "#lastoriadibagnai" (come degno compare dell'oramai notissimo "#leteoriedibagnai")


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    1. Caro bagnai,
      ho 20 anni e ti seguo da quando ne avevo 17-18. Ti devo fare i miei più sinceri complimenti: amo la tua scientificità, la tua aderenza al dato. Ciò che secondo me distingue te dagli europeisti è proprio il fatto che mentre essi ragionano secondo slogan preconfezionati, come se essi stessi non fossero in grado di ragionare autonomamente, tu invece citi i dati e mostri a rigor di logica le tue argomentazioni.Spero possano gli italiani convincersi ad uscire dall' euro il prima possibile

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    2. Non è che sei ignorante, è che ti svegli tardi. Prova questo classico: http://www.ibs.it/code/9788874310333/lewis-arthur-w-/breve-storia-economica.html, me l'ha consigliato una collega storica. Lì ho capito molto. Anche questo è utile http://www.ibs.it/code/9788817100984/galbraith-john-k-/grande-crollo.html.

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  17. @idivev

    secondo il mio modestissimo parere che poi è la mia esperienza (che non si può toccare in quanto seppure sempre interpretativa è pur sempre una questione personale e storica) è che il professore abbia fornito degli strumenti tecnici che hanno permesso di capire la valenza culturale di questa crisi.
    le famose chiavi di lettura che poi anche grazie a 48 sono diventati via via strumenti potentissimi per comprendere le dinamiche che stiamo vivendo.
    E' stato quindi naturale capire la deriva a cui saremmo incorsi e sinceramente aver capito un po' meglio la storia della nostra umanità negli ultimi 200 anni.
    In definitiva, non è tanto (ovvio che lo sia) l'attenersi al dato (ok, il non attenersi sarebbe stato fallimentare) ma proprio l'aver fornito strumenti tecnici (beh, ricordo i post iniziale.. cribbio!)

    Ma visto che sono meridionale (siracusano) l'1+1 è stato facile (e non immaginavo la potenza culturale che una volta era il sud mentre negli ultimi 100 anni abbiamo avuto solo il deserto).
    Questa cosa ha una potenza pazzesca perché al netto di qualsiasi approccio personale (personalmente gli altri mi stanno sulle balle! nn ci posso fare molto! ho trovato difficile per un anno avere queste porzioni mignon al ristorante oppure non avere i bidet in Francia o Svizzera..) ORA MI SENTO CITTADINO DEL MONDO!
    non siamo diversi dagli altri né migliori né peggiori (poi COME SEMPRE, personalmente ognuno si può fare le sue classifiche ovvero siamo un popolo ad esempio di Rocco Siffredi.. tiè!).
    Questa cosa, ci riconcilia con l'umanità (altro che europeisti.. mai sentito tale!).
    Se non è questa la cosa bella, cosa altro può esserlo?

    PS: che poi.. a professo', da ragazzino ho sempre sognato le bionde con gli occhi azzurri..

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  18. Il vero dramma è che, passata la tempesta (leggasi guerra), gli stessi collaborazioisti e pidocchi del pensiero saranno riciclati nel nuovo regime post-euro, come con i fascisti nel dopoguerra '45.
    Resta solo da capire chi appenderanno a testa in giù questa volta...

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  19. una breve nota post incontro di Misano, essendo stato tra gli "imbecilli" del pubblico. Il Prof è stato al solito efficace e ficcante, un intervento di 50 minuti notevoli. Sono rimasto stupito invece dalle domande del pubblico, che si è dimostrato motivato ed intelligente (o "imbecille", dipende dai punti di vista) dando luogo ad oltre un'ora di dibattito. Bella iniziativa, non c'è che dire.

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