I am pleased to inform you that your paper Dietary fats, Carbohydrates, and Atherosclerotic Vascular Diseases has been accepted for publication in the New England Journal of Medicine. My own comments are appended to the end of this letter. Now that your manuscript has been accepted for publication it will proceed to copy-editing and production...
Non era certo la prima volta che Mark Hegsted, ordinario di dietologia (traduco così professor of nutrition) presso il prestigioso Dipartimento di dietologia della Scuola di sanità pubblica (da non confondere con la salute pubblica, così come, cari amici giornalisti, l'education non va confusa con l'educazione, perché è istruzione) di Harvard, non era la prima volta, dicevo, che Hegsted riceveva una lettera del genere. Son lettere che, posso assicurarvi io che ne ricevo più o meno tre all'anno, fa sempre piacere ricevere. Diceva Woody Allen che a una certa età (quella alla quale sono riuscito ad arrivare io...) le parole più belle da udire non sono: "ti amo", ma: "è benigno". Questo però vale per voi ignoranti, capre, populisti, e anche un po' nazionalfascioleghisti. Per noi scienziaty le parole più belle sono certamente "has been accepted", soprattutto se chi te le manda è l'editor (che poi sarebbe il curatore) di una rivista prestigiosa come il New England Journal of Medicine (forse la più importante, senz'altro fra le dieci più importanti riviste di medicina, con un impact da capogiro, che oggi quota 72,04), e soprattuttissimo se l'articolo pubblicato è un articolo di rassegna su un tema di grande rilevanza come quello delle malattie cardiovascolari, perché questo garantisce che una fetta molto consistente dei tuoi colleghi sarà praticamente costretta a citarti per almeno tre motivi: il prestigio della rivista, l'attualità del tema, e la praticità di poter far riferimento a una rassegna comparata degli studi precedenti, anziché andarseli a leggere tutti quanti per trarne le conclusioni (fingere di sapere è esercizio che richiede una certa pratica, ma risparmia tanta fatica).
Col senno di poi, possiamo dire che la soddisfazione di Hegsted era ben motivata: l'articolo, infatti, ad oggi ha avuto 110 citazioni (le ultime tre nel 2017!): non moltissime per una rivista di quel settore, ma pur sempre un quarto di quante ne ho ottenute io nella mia laboriosa esistenza (mi riferisco, per la precisione, alle citazioni su Scholar).
Non era la prima volta, disais-je: a 53 anni il nostro Mark la sua carriera l'aveva fatta, e pubblicare aveva pubblicato: altrimenti, capite bene, non sarebbe finito a insegnare in un tempio de Lascienza come Harvard. Di pubblicazioni ne aveva più di 200, dal 1939 in giù.
Guarda caso...
La sua personale guerra al colesterolo Mark l'aveva dichiarata dal Dipartimento di Biochimica dell'Università del Wisconsin a Madison, dove faceva il dottorato, proprio mentre in un'altra parte del mondo qualcuno scatenava un'altra guerra. A questa non ci risulta che Mark abbia partecipato: forse perché un po' troppo segaligno, al limite del cachettico, come ce lo tramandano le foto dell'epoca (il colesterolo, certo, non era un suo problema, il che, se vogliamo, rendeva tanto più generoso il suo impegno nel combatterlo, così strenuamente e disinteressatamente), forse perché, in quanto giovane e brillante scienziato, la sua patria riteneva che egli fosse più utile nelle retrovie che al fronte. E così, il 1942 non l'aveva visto marciare verso Capas dopo la battaglia di Bataan, o abbandonare la Lady Lex al largo del Mar dei Coralli, o ancora sbarcare a Guadalcanal con la II Divisione dei marines...
No, niente di tutto questo: lui, più modestamente, e meno bellicosamente (ma resta da vedere se altrettanto meno letalmente), era sbarcato a Harvard, dopo un anno passato come ricercatore presso una nota società filantropica. Brillante, quindi, doveva certo esserlo, perché se lo erano caricato, nell'ordine, un'istituzione piuttosto attenta ai propri profitti, e un dipartimento altrettanto attento al proprio prestigio.
Non avevano sbagliato.
Scampato allo strepito della contraerea, allo strazio degli ospedali da campo, all'orrore dei campi di prigionia, all'angoscia dei naufragi (se pure nella porzione di canale di Sicilia situata fra il 15° e il 22° parallelo Sud, dove l'ipotermia è un'ipotesi remota - l'acqua, in quei paraggi, è abbastanza stabilmente vicina ai 27° - ma oltre ai cannoni dei cacciatorpedinieri puoi incontrare certe colubrine non meno letali), sottrattosi al pietoso e macabro ufficio di ricomporre le membra dei commilitoni straziati dalle mine o dalla mitraglia, Mark, di essere uno scienziato, lo aveva dimostrato nel modo più insigne in cui uno scienziato dimostra di potersi fregiare di tale titolo: niente meno che con una quazzione, la quazzione di Hegsted, appunto, che recita:
ATC = 2.16 x AS - 1.65 x AP + 6.77 x ID - 0.53
dove ATC è la variazione del colesterolo totale, AS e AP la variazione delle calorie fornite rispettivamente da grassi saturi e polinsaturi (notate il segno meno dei polinsaturi, che poi sarebbero... ecco, sì, bravi: gli omega 3, fra l'altro), e ID è l'assunzione quotidiana (daily intake) di colesterolo.
Non sono esattamente sicuro di aver capito che cosa vi ho detto, però, se volete provare a capirlo da soli, potete cominciare da qui.
Ah, le quazzioni...
Immagino la nostra Nat: sarà stata percorsa da quel fremito, da quell'agnosco veteris vestigia flammae, che un giorno fece maturare in lei l'insano proposito di unirsi a un ingegnere per sempre (à jamais ? Qui peut le dire ?). E immagino anche i nostri treider, scattare come un sol uomo nell'ansia di un livoroso: "questa la sapevo!" E immagino anche il sorriso sornione dei nostri medici (ne abbiamo, ne abbiamo,...) che, unici in questa bella d'erbe famiglia e di lettori, hanno già capito dove voglio andare a parare (e se invece no, forse dovrebbero dedicarsi ad altro...).
Insomma: nel 1967 il nostro Mark aveva già scritto la sua quazzione, che poi sarebbe stata citata in solo 1780 altri studi, ma... non aveva ancora pubblicato nella rivista più importante del suo settore. Questa lettera, capite bene, era il coronamento di una carriera accademica, e quindi, capite altrettanto bene, l'inizio di un altro, altrettanto prestigioso, ma certo più remunerativo, cursus honorum. Questo, Mark, non poteva saperlo: poteva solo presentirlo, così come il poeta di sette anni presentiva violentemente la vela, e io la presento debolmente, da cinquantenne dislipidemico, qui in collina, nell'afa e nella bonaccia... Ma noi, che siamo onniscienti come lo è il romanziere, o semplicemente chi viene dopo, questo cursus possiamo dettagliarlo: consulente del Dipartimento dell'Agricoltura, poi della Commissione sulla Nutrizione e i Bisogni Umani del Senato degli Stati Uniti, per la quale avrebbe redatto il rapporto su Obiettivi dietologici degli Stati Uniti, membro dell'Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti, editor (cioè curatore) di Nutrition Reviews, consulente della FAO e dell'OMS... per citare solo gli incarichi più importanti. Tutto questo, andando a stringere, sulla base di una quazzione e di due saggi principi: "mangiate più frutta", e "being hungry is worse than being fat".
Si riporta che a quest'ultima considerazione Mark arrivasse in tarda età, intorno al 1979.
Che poi i più maliziosi, o i meno colti, di voi, penseranno: "Ma veramente uno può accumulare così tanti incarichi profferendo simili perle di saggezza? A certe vette potrei arrivare anch'io!"
Ma non è mica vero!
Vedete, le cose semplici, nella scienza come nell'arte, non sono mai, e dico mai, banali. Prendete ad esempio miremiremisiredolà. Una bagatella, appunto, ma la potete pronunciare così, oppure, se ce la fate, così. E non ditemi che non sentite la differenza, perché la differenza perfino dei nazionalfascioleghisti come voi la sentono! In effetti l'arte una cosa di bello (o di brutto) ce l'ha: non occorrono doppi cognomi o vibranti blese per attingervi, per sedare (ma non estinguere) la sete natural che mai non sazia. L'arte è democratica, perché è umana. E la scienza, mi direte voi? Bè, qui il discorso è un po' più delicato, e magari poi ci torniamo, ma intanto annotate, for future reference, che la Scienza non è Lascienza (questa, com'è ormai noto, democratica non lo è)...
Comunque, non sta a noi, che non siamo del mestiere, giudicare con arroganza il valore scientifico del nostro Mark. Il riconoscimento, fino a prova contraria, se l'era meritato: d'altra parte, a certificarlo c'era o non c'era la #pirreviù (per chi non ha ancora capito cosa sia e quanto valga - ma lo capirà presto - specifico che mi riferisco alla peer review)? E questa pubblicazione, per dirla tutta, era il compimento, la Vollendung (direbbe il nostro Celso) di due anni di strenuo lavoro, a partire da quando, il 13 luglio 1965, era stato approvato il Progetto 226.
Cos'era il Progetto 226? E chi l'aveva approvato? E qual era il suo obiettivo?
Mamma mia, quanto siete curiosi! Tranquilli, vi dico tutto. Ma il ritmo lo decido io. E siccome questa è una Toccata (e chi sto per toccare lo avete capito anche voi), vi ricordo che, come noi tecnici sappiamo, li cominciamenti delle toccate siano fatte adagio et arpeggiando... Quindi: adagio.
E arpeggiando.
(...incubo: incombono su di me tre pirreviù da fare. Come dice il proverbio? Paper non pubblicare, peer review non avere...)
Comunque, Mark questa soddisfazione se l'era proprio meritata.
Eppure...
Eppure...
Eppure non era solo un sentimento di legittimo orgoglio per l'ambito traguardo a pervaderlo mentre percorreva il corridoio del dipartimento verso la stanza del direttore, Fredrick Stare, suo coautore, per informarlo del lieto evento. Bel tipo, quello Stare, del resto... Anche lui un pozzo di saggezza: "il segreto di una buona salute sono prudenza e moderazione". Il che, peraltro, mi impone una breve digressione per mostrarvi la cartina al tornasole delle grandi frasi che non dicono un cazzo: basta rovesciarle nel loro contrario, dicendo ad esempio che imprudenza e intemperanza possono rovinare la salute... Il contrario di una banalità è una banalità: la banalità è lo zero del ragionamento: per qualsiasi numero positivo o negativo la moltiplichi, ti restituisce sempre se stessa, cioè un cazzo di niente. E attenti: la Scienza non ammette banalità. Lascienza... eh, anche qui il discorso si complica, ma non distraetemi, per favore: riprendo il percorso.
Un percorso tortuoso, ma che sarà meno lungo di quanto sembrava lungo a Mark quel corridoio, il corridoio che portava da Fredrick, lo stesso corridoio che in 25 anni aveva usurato percorrendolo in su e in giù. La strada già percorsa, normalmente, sembra più breve (come penso sembrerà più breve a me la strada del Volterraio quando la rifarò di giorno, dopo averla percorsa nel buio pesto una settimana fa...). Però... dipende anche da quante cose ti frullano in capo...
Ci sono pensieri che il tempo lo accorciano, e pensieri che il tempo lo allungano. Il tempo è elastico, e qui l'Arte è arrivata prima de Lascienza, e anche della Scienza.
Certo, c'era quella storia di non aver voluto tener conto degli studi sui trigliceridi, limitandosi a considerare solo il colesterolo come marker del rischio coronarico. In effetti, questo limitava un po' la portata dello studio. Si sapeva, ormai, che anche i trigliceridi erano collegati al rischio coronarico. Pensate un po': perfino il New York Herald Tribune ne aveva parlato, l'11 luglio del 1965... Insomma, ormai #sesapeva. L'articolo pirreviùd era uscito poco prima, a giugno, ma il tema era talmente sentito, data la diffusione dell'infarto coronarico, una vera e propria epidemia contro la quale (ahimè) l'industria farmaceutica non aveva vaccini da proporre, che c'era voluto meno di un mese perché i suoi risultati diventassero di dominio pubblico... Eh, sì, qualche rosicone, magari, avrebbe potuto chiedere su Twitter: "E perché i trigliceridi non li avete considerati?" Ma... un subitaneo bagliore, un sorriso appena accennato increspò il viso di Mark, che si stava incupendo, mentre il corridoio gli si allungava davanti ai passi: Twitter non era ancora stato inventato, e neanche Facebook! I beceri utenti dei social, quelle capre, quei subumani, non avrebbero potuto mettere in discussione Lascienza!
Però...
Però...
Però c'erano anche cose delle quali un utente Twitter, se anche ci fosse stato, non si sarebbe accorto, mentre un collega magari sì. Ad esempio... ad esempio, quella storia dei polinsaturi. Sì, va bene, c'era la famosa quazzione, ma era una sola, un solo studio. L'articolo ne citava anche altri, ma senza riportarne i risultati. In effetti, andandoli a vedere, qualcuno si sarebbe potuto accorgere che non è che fossero così concludenti. Fra l'altro, di studi che dimostrassero un legame fra l'assunzione di grassi e l'aumento del colesterolo non ve ne erano molti, mentre il legame fra saccarosio e trigliceridi, quello, nei dati, c'era. E sarebbe stato meglio che non ci fosse...
Insomma: Mark era preoccupato, e non era il solo.
Anche John lo era.
John chi? Non John Smith: John Hickson, che naturalmente non era questo John Hickson, ma... indovinate un po'!? Bravi: un altro John Hickson! Insomma: un'altra Europa non l'avete potuta avere, ma in compenso potete avere un altro John Hickson. Chi era costui? Un pezzo grosso, il vicepresidente e direttore di ricerca della SRF, la Sugar Research Foundation, una fondazione indipendente come una Banca centrale, fondata nel 1943 per promuovere studi sul ruolo dello zucchero nell'alimentazione. Lo zucchero raffinato, forse lo saprete, non nasce sugli alberi: in natura non c'è, è un prodotto industriale, si estrae, come sapete, dalle canne (non quelle: quelle altre!) e dalle barbabietole, e negli Stati Uniti, per darvi un ordine di grandezza, muove intorno ai 10 miliardi di dollari. Ora, va anche detto che se una cosa in natura non si trova, un motivo ci sarà, e comunque, senza voler per forza essere schiavi di una visione provvidenziale e teleologica del cosmo, bisogna pur riconoscere che se anche noi, come i ditischi, abbiamo raggiunto un nostro ottimo nella pertinace evoluzione della discendenza, traverso generazioni e millenni, come in effetti è stato, c'è da pensare che altrettante generazioni e altrettanti millenni ci occorrano per adattare il nostro corpo a sostanze che le precedenti generazioni e i precedenti millenni nemmeno si sognavano di poter un giorno ingerire.
O no?
Insomma: il nostro smalto (più esattamente, quello dei nostri denti), o il nostro pancreas, si sono venuti configurando in un mondo senza saccarosio, o meglio, senza quantità industriali di saccarosio (perché in natura il saccarosio c'è: è lo zucchero raffinato che non c'è...). Quindi, banalmente, non sopportano grandi quantità di saccarosio, un po' come i nostri polmoni non sopportano grandi quantità di acqua: c'è troppo idrogeno e poco azoto. Magari, fra millanta anni, gli uomini avranno le branchie e nasceranno coi denti incapsulati.
Per ora, però, bisogna fare attenzione...
E Lascienza cosa dice?
Ci arriviamo fra un attimo: non dimentichiamoci che questo è un blog di economia, e ora, se permettete, vorrei parlarvi di preoccupazioni di ordine economico: quelle dei produttori di zucchero. Già nel 1954 il loro presidente, Henry Hass, si era fatto due conti. "L'assunzione di grassi aumenta il rischio di malattie cardiovascolari!", diceva. "#maleichenesa?", si sarebbe potuto rispondere. E la risposta sarebbe stata: "Lo dice Lascienza. E comunque, se nei prossimi anni riuscissimo a ridurre del 20% le calorie provenienti da grassi nella dieta degli americani, e ad aumentare in pari misura quelle provenienti da carboidrati, questo significherebbe aumentare di oltre un terzo il consumo di zucchero, con un migliormento formidabile della salute della popolazione" (with a tremendous improvement in general health).
Dice: "Scusa, moro, ma tu lo zucchero lo vendi. Non sarai mica in conflitto di interessi?"
Fa: "No guarda, veramente lo dice Lascienza".
Dice: "Ah, vabbè...".
Prestigiosi nutrizionisti, fra cui il nostro amico Fredrick (che nel frattempo sta ancora aspettando, ignaro, che Mark lo raggiunga, traversando questo corridoio elastico come i cattivi pensieri...), si erano in effetti prodigati in elogi della "dieta americana". Sarebbe? Tanto zucchero, e tanta Coca Cola. Ora, fra il 1954 e il 1965, nonostante questi buoni propositi, e nonostante l'incremento nel consumo di zucchero, gli infarti, in effetti, erano aumentati. Pensate voi come dovette sentirsi John (Hickson) leggendo il New York Herald Tribune dell'11 luglio 1965, quello che dedicava una pagina intera al legame fra zucchero e attacchi cardiaci.
"Ma porca di quella troia!" deve aver pensato "Già l'anno non sta andando benissimo: il prezzo è tornato a cinque anni fa"
(...sarebbe il puntino rosso nel grafico...)
"Ora ci si mettono anche questi professorini saccenti di università di provincia, come quei buzzurri dell'Iowa che vogliono convincerci che è lo zucchero a far aumentare il colesterolo... Presentando dati... Ma che dati? La medicina non è una scienza. Lascienza dice che sono i grassi saturi a far aumentare il colesterolo, e se nei dati non si vede, chi se ne frega: non mi sembra un buon motivo per non credere a Lascienza. E poi che c'entra lo studio con sedici paesi, e che cosa vuole quello spocchioso britannico, quello Yudkin - nome sospetto, peraltro - con le sue teorie, le teorie di Yudkin? Si fa presto a parlare alla pancia della gente con titoli a effetto: Lascienza è un'altra cosa, non sono certo questi professorini supponenti che cercano notorietà negando l'evidenza: e l'evidenza è che da anni stiamo promuovendo il consumo di zucchero, e gli infarti aumentano: quindi ci vuole più zucchero".
Sounds familiar? Vi ricorda qualcosa?
Insomma, John non era certo il tipo da affogare ne' mocci: due giorni dopo l'uscita dell'articolo nazionalfasciogrillinopopulista sull'Herald Tribune, il 13 luglio, la Sugar Research Foundation aveva già approvato il Progetto 226. Eccolo che torna! Cos'era? Ma, semplice: si trattava di incaricare dei professoroni di un'importante università (sì, Harvard) di fare una bella rassegna critica della letteratura scientifica sui rapporti fra zuccheri, grassi, e infarto.
Ci siamo?
Bene, da qui la strada è tutta in discesa, e fra l'altro i più informati di voi dovrebbero anche sapere dove porta, perché se ne è parlato (a dire il vero poco) anche da noi. Ovviamente i due professoroni incaricati erano Mark e Fredrick, che oltre ad essere direttore di dipartimento a Harvard, era anche, tanto per gradire, membro del comitato scientifico della Sugar Research Foundation. Un medico zuccherista finanziato dagli zuccherai. Cose che in economia, si sa, non potrebbero capitare...
Ed eccoci quindi al dunque: per tornare a bomba, con la consueta epanalessi, vorrei dirvi che il nostro amico Mark aveva ben più di tre motivi per essere soddisfatto. Per l'esattezza, ne aveva 6500 (ai prezzi del 1965), cioè 48900 (ai prezzi del 2016): tanti erano i dollari che i nostri due eroi (Mark e Fredrick) intascarono dalla Sugar Research Foundation per il loro studio indipendente... dalla salute dei cittadini, esattamente come una banca centrale è indipendente dai loro interessi economici (ma non da quelli dei potentati finanziari). Lo studio faceva abbastanza schifo, e fra l'altro anche il conflitto di interessi dei due economisti, pardon, dietologi di regime era piuttosto palese. Visto che ormai avete capito che storia vi sto raccontando, non sarete sorpresi di sapere che, come al solito, come sempre, come ovunque (non solo nella ténebreuse affaire che ci ha qui riunito: sempre, quando qualcuno vuole sfruttare il proprio strapotere economico per opprimere gli altri), tutto era assolutamente noto, ma nessuno fece assolutamente niente.
Nonostante nel 1974 il Bollettino degli allievi della facoltà di medicina di Harvard dettagliasse per filo e per segno i legami di Fredrick Stare con le maggiori industrie alimentari, la parole d'ordine era una sola, categorica e imperativa per tutti: essa già trasvolava e accendeva i cuori dagli Appalachi all'Oceano Indiano: zucchero, e zucchereremo!
(...visto come trasvolava?...)
Mi dispiace avervi annoiato con questa storia così poco attuale... anche se, devo dirvelo, non è una storia di fantasia, come avrete capito, ma il risultato di una ricerca scientifica pubblicato sul Journal of the American Medical Association, che se non è la prima rivista di medicina, è la seconda. Il povero Mark aveva visto il bicchiere mezzo pieno dell'assenza di social media: l'impossibilità di essere sputtanato urbi et orbi in tempo reale per il suo vergognoso, spudorato, criminale conflitto di interessi. Ma, naturalmente, non aveva visto il bicchiere mezzo vuoto: l'assenza di diritto all'oblio, e il fatto che, in mancanza di Internet, le lettere erano di carta, e, come capita a personalità eminenti, consegnate agli archivi. In realtà il bicchiere non c'era proprio, ma insomma ci siamo capiti: oggi, consultando gli archivi, possiamo leggere di come gli articoli sui danni dello zucchero da passare in rassegna, per screditarli scientificamente (e "scientificamente"), venissero inviati al gatto e alla volpe di Harvard direttamente da John Hickson. Insomma: il direttore di dipartimento di Harvard, e uno dei suoi migliori docenti, facevano cioè da bounty killer, da sicari prezzolati, assassinando con argomenti capziosi il lavoro di colleghi che semplicemente avevano ragione, e questo su commissione dell'industria dello zucchero.
Come dice Marion Nestle, sempre sul JAMA, parlando della rilevanza della storia per il dibattito medico corrente (guarda un po', i medici se ne preoccupano, e più concretamente, degli economisti, che pure da imparare avrebbero tanto dalle storie proprie e altrui...): "I documenti non lasciano alcun dubbio sul fatto che l'intento della rassegna finanziata dagli industriali fosse quello di raggiungere una conclusione precostituita. I ricercatori (Ndr: noi diremmo Gliscienziati) sapevano cosa si aspettasse da loro il finanziatore, e glielo fornivano".
Quindi si può semplicemente agghindare una tesi precostituita e superare la mitica pirreviù?
Certo che si può: e come credo abbiate intuito seguendomi, un buon 90% della ricerca riferita all'euro è visibilmente di questo tipo, tant'è che perfino Jacques comincia a seccarsi - e lui ha un buon carattere - dicendo cose che noi sappiamo da tempo: quello dell'euro è un fallimento largamente annunciato.
Servirà ribadirlo?
Non credo.
Nel 1848, ho imparato scrivendovi questa storia, Rudolf Virchow disse una frase sulla quale credo si debba riflettere tutti: "La medicina è una scienza sociale: la politica non è niente altro che medicina su larga scala".
Una frase nella quale vedo due chiavi di lettura: la prima, quella che esprimo in modo più sintetico quando dico (mi avrete sentito dirlo) che la differenza fra i medici e gli economisti è che i primi uccidono al dettaglio e i secondi all'ingrosso. La seconda, più interessante e sottile, temo ci debba portare a una conclusione che forse vi sembrerà radicale, tanto più quanto meno ne sapete di scienza e del mestiere della scienza, ma che credo sia difendibile: ogni scienza è una scienza sociale. Non ci sono molti meno condizionamenti sociali nel modo in cui Euclide affrontava la teoria della visione (ottica, fisica, scienza dura) di quanti ce ne siano nel raccontino che vi ho fatto. Il fatto di essere cosa umana, e quindi sociale, non rende una qualsiasi scienza "meno" scientifica. Ma starei molto, molto attento a considerare Lascienza come un corpus naturale, asetticamente e oggettivamente fondato, esogenamente trasmesso a Gliscienziati, un po' come certe persone immaginano che la ruota ci sia stata portata in dono da simpatici esseri antropomorfi provenienti da Nibiru con un simpatico cappellaccio in testa. In chi parla di Lascienza in questi termini c'è molto Kazzenger, e poca epistemologia. Quindi, per tornare a Jacques, il suo tentativo, più articolato del mio (ha avuto anche più tempo per scriverlo) non credo sortirà migliore effetto del mio. La società ascolta Lascienza che i rapporti di forze le permettono di ascoltare. Quando verrà il nostro momento, ascolterà noi.
In questo senso, effettivamente, Lascienza non è democratica.
Ma chi dice che Lascienza è poco democratica, dovrebbe anche ricordarsi di dire che Lascienza (a differenza della Scienza) è molto puttana, come la storia che vi ho raccontato dimostra! Ogni professione ha i suoi prezzolati, siatene consapevoli. Quanto avete visto qui, un pazzo squilibrato che farneticava contro gli alti sacerdoti della sua professione, e che poi, però, piano piano, si è visto che diceva semplicemente cose che erano nella letteratura scientifica (come era nella letteratura scientifica già all'inizio degli anni '60 il legame fra zucchero e colesterolo, fra zucchero e trigliceridi, fra zucchero e malattie cardiache: insomma, un pezzo di quello che oggi chiamiamo "sindrome metabolica" come se l'avessimo scoperto ieri...), e che venivano riprese dalla stampa internazionale, e che venivano pubblicate nei documenti delle istituzioni multilaterali... ecco: quello che avete visto qui, pensate che sia accaduto solo qui?
Bè, vi ho appena dimostrato il teorema di esistenza e non unicità de Lascienza puttana: dei ricercatori che, per soldi, avvalorano tesi precostituite. Quindi tranquilli: non è successo solo qui, e non è nemmeno successo solo in America con la storia dello zucchero! Succede, è successo, e succederà ogni giorno.
Vi ho documentato che quello che fa della Scienza la Scienza è la sua capacità, nel lungo periodo, di contribuire al progresso dell'umanità anche ritornando sugli studi de Lascienza e inquadrandoli nel loro contesto sociale (cioè politico ed economico). Dagli errori si impara, e ora le riviste di medicina chiedono di dichiarare chi ha finanziato le ricerche che vengono pubblicate. Ovviamente è un palliativo, perché ci sono tanti modi di pagare di nascosto, ma è un primo segnale, un segnale al quale (ad esempio) l'economia non è ancora arrivata in modo sistematico (solo negli ultimi due anni, cioè dopo cinque anni di crisi, mi è capitato che le riviste mi chiedessero di dichiarare miei eventuali conflitti di interesse).
Vorrei anche che non prendeste questa dinamica, che vi ho documentato, come una definizione di Scienza. Attenzione! Come non credo chiediate a un clarinettista di suonarvi BWV 565, spero non chiediate, né accettiate, che qualcuno di diverso da un epistemologo definisca per voi Lascienza (o la Scienza). Cosa sia la Scienza non sta né ai brillanti aziendalisti dal doppio cognome, né ai burbanzosi specialisti di qualche branca medica, né ai pazienti fisici che aspettano i neutrini sotto le montagne, né a nessuno specialista di qualsiasi cosa che non sia il discorso sulla scienza (cioè l'epistemologia) dirlo.
Questo sfugge sempre, ed è bene ricordarlo qui.
Se e quando un epistemologo mi dirà che la Scienza non è democratica, o magari che io non sono uno scienziato perché non so prevedere la data della fine dell'euro, così come un medico non sa prevedere la data della propria morte (a meno che non la decida lui), io dovrò pensare di aver fatto uno sforzo inutile, lascerò perdere, e tornerò in barca a vela. Finché me lo diranno altri, mi fiderò di loro come mi fido di un filosofo che mi consiglia una dieta, o di un ingegnere che mi consiglia un investimento, o di un economista che mi data un fossile, o di un paleontologo che si proponga di curarmi un dente. Essere un "Loscienziato" e occuparsi di ossa non fa certo di questi una persona abilitata a mettermi le mani (o le parole) in bocca!
E così, ogni volta che saranno persone prive di competenze specifiche a riempirsi la bocca di Lascienza, non potrò evitare di farmi traversare la mente da questa icastica sintesi, che riassume in 9 parole (il numero perfetto) questo lungo post: "Sò 20 con la bocca, e 50 con pirreviù...".
Nonostante questo, il mondo va avanti e la verità viene a galla... il che, forse, non depone a suo favore (ma non vorrei aprire qui un altro fronte su un terreno che non rientra nelle mie competenze).
Il rispetto dell'uomo per l'uomo è l'initium sapientiae.
Altro da dirvi non ho.
(...e ora vado a fare, appunto, tre peer review...)
(...grazie Fausto per il tuo affetto che mi sprona e mi commuove, e naturalmente anche per questi preziosi contributi, ai quali io mi limito, col mio mestiere, a dare una vernice accattivante. Si sa, laggente il JAMA non lo leggono, e se lo leggono non lo capischeno, nonostante - o proprio perché - sia anche lui un "top gun", pardon: un "top ten" delle riviste mediche. Un giorno, se il tuo affetto me lo sarò meritato, tu mi presenterai tua madre, e io ti presenterò le mie nonne: tutte diabetiche, e tutte molto attente ad evitare i grassi. Questo gli era stato detto dai tecnici. Il resto è storia, e, nel mio caso, anche seghe...)
(...cercatevi i nomi su Wkipedia: come dice Marion Nestle più autorevolmente di me, la storia ha molto da insegnarci sui dibattiti attuali...)
La buon anima di Andreotti diceva che il potere logora chi non c'è la qui il potere c'è l'hanno sempre i soliti
RispondiElimina1) buon anima sto cazzo
Elimina2) la frase in questione la dissede Tayllerand duecento anni prima di lui, ma tu continua a credere agli asini che volano
Uno scontro fra Titanic! C’è la vs. Tayllerand!
EliminaUn po'difficile x me ma sintesi CHIARA !!! Grazie������
EliminaWow. Fuochi d'artificio stasera, prof.
RispondiElimina97% of Thescientists agree that sugar income is the cause of heart disease.
RispondiEliminaAnd 97% of Theeconomists agree that euro is just a currency.
Thescience is settled.
P.S.
it turns out that the The French paradox was not a paradox to begin with.
Like the paradox that the single currency makes the economies of Europe diverge rather than converge.
My peer reviewer told me that I actually meant "fat", not sugar in the first line.
EliminaAspettavo questo post da tempo, e con grande soddisfazione l'ho finalmente potuto leggere. Mi stupiva vedere tante persone strapparsi le vesti di fronte a chi cercava di portare nel dibattito su lascienza medica grosso modo la stessa analisi critica che si faceva per l'economia. Sono sempre stato zitto perché non sono un epistemologo e neanche un epidemiologo, ma quanto avrei voluto parlare.
RispondiEliminaGrazie per averlo fatto tu, in un modo che solo tu sai fare.
Ci sono aspetti metodologici, come quelli riferiti al processo di peer review, che chi non fa la professione scientifica difficilmente può apprezzare, e che evidentemente sono trasversali alle diverse discipline. Questo a prescindere dal tema dei conflitti di interesse, che comunque deve essere valutato con serenità. Ad esempio, è ovvio che chi ha competenze venga coinvolto dalle aziende private, ed è lecito che le monetizzi. Talete, il primo filosofo, utilizzava le sue conoscenze per speculare. Questo non mi scandalizza. Però c'è modo e modo. Alla fine è l'uomo che fa la differenza. Mark, come uomo, forse non era migliore di tanti suoi colleghi, e di tanti marines. Ma il discorso merita un approfondimento...
EliminaInfatti, ho detto che aspettavo questo post proprio perchè tu conosci questi aspetti metodologici, l'utilizzo della statistica e i suoi tranelli molto meglio di me.
EliminaNell'ambito medico il processo di peer review, si presta a particolari problemi di trasparenza considerando l'enorme presenza di studi finanziati dalle case farmaceutiche, questa "presenza" distorce a favore delle riviste anche il loro IF considerando la diffusione dei "paper" attraverso i numerosissimi congressi e l'acquisto degli estratti per la diffusione più capillare (qui un esempio).
Penso sia lecito guadagnare sulle proprie competenze, come deve essere necessaria la tutela della salute pubblica da parte dello Stato.
Forse non si guadagna tantissimo in medicina se si rispettano elementari criteri etici di comportamento. Sono comunque d'accordo, questo è un discorso che merita un'approfondimento, sopratutto per quanto riguarda l'aspetto epistemologico, convinto che anche questo sia un discorso politico.
Prof,
RispondiEliminami ricorda per cortesia se per a/simmetrie é previsto una forma di crowdfunding diversa dal 5×1000?
Il mio 5 per mille farebbe cagare e, tra l'altro, al momento viene destinato ad una fondazione hospice.
Leggo tra le righe, ma forse é solo perché non ho gli occhiali da lettura nonostante un bicchiere in più di Albana secco, una sorta di coccodrillo in advance sul progetto.
E io, che sono una capra,mi scusi ma vorrei ancora un po' d'erba la vorrei mangiare.
Non fosse che per egoismo bulimico.
Prof,
Eliminanon si scomodi.
Despite of Albana ce l'ho fatta.
Mejo de'r Movicol.
Adesso me sento più libero.
Grazie e...
e basta
Grazie a te.
EliminaBella storia prof. e bella la differenza fra un medico ed economista, me la rivenderò perchè sono contro losfruttamentoeconomicodellaproprietàintellettuale.
RispondiEliminaTornando seri , se la Medicina di questi anni ha contribuito in qualche modo alla Scienza è proprio nell'analisi dei limiti e dei possibili travisamenti degli studi scentifici, quando non siano applicabili a realtà irriducibili alla ripetizione in laboratorio.
Tuttavia se nel 65' uno studio del genere avrebbe trovato a limitarne gli effetti il filtro di un intera comonutà medica e si sarebbe dovuto confrontare, sia pura stando in alto, con le esperienze e le condizioni di migliaia di medici pratici, oggi questi lavori irrompono come disastrosi Vajont sulle nostre vite.
Infatti in epoca di "Medicina Amministrata" ( cfr Ivan Cavicchi) il medico non è più un intellettuale come dovrebbe essere un economista, ma un esecutore qualificato la cui scienza è conformata altrove e da altri. Poco viale Pindaro molto Tito Acerbo.
Oggi è il ministero tramite le linee guida e gli aggiornamenti obbligatori, le Aziende ( con la a maiuscola perchè ormai hanno una statura sacrale)con i protocolli imposti e legalmente vincolanti a dire quello che si deve o non si deve fare. Portare i valori pressori a target o raggiungere il goal di 80 mg di LDL ( loro parlano così) obblighi verso la collettività da adempiere acriticamente. Chissà quando reggerebbe ad una attenta analisi dei dati e dei metodi il fantomatico studio sulla insicurezza dei punto nascite con meno di 500 parti l'anno.
Negli anni trenta all'epoca delle inique sanzioni era cosa ormai accertata che la carne ( importata ) facesse male.
Salutami le zie e consolale: il diabete è una malattia inventata da medici tristi ( stile Garattini) per togliere la gioia di mangiare agli altri
Le nonne sono morte entrambe, una amputata per piede diabetico, l'altra, pure diabetica, non completamente compos sui, e diciamo che anche in quel caso la vascolarizzazione un ruolo lo gioca. Il fatto è che ci vorranno parecchie centinaia di migliaia di anni per adattarci alla vita che stiamo facendo, e non li abbiamo perché nel frattempo questa vita... cambierà!
EliminaChe tristezza, che delusione .
RispondiEliminaVedo amici , parenti , clienti e conoscenti annaspare incattiviti , indeboliti disorientati .
Tu gli parli , gli fornisci spunti , occasioni di approfondire , regali libri ma sembra che il loro mondo sia diverso dal tuo , come due acquari , die ecosistemi indipendenti divisi da un vetro insormontabile .
La COLPA e' la nostra , in fondo e' inevitabile che ci sia il declino perche' NON siamo in grado di governarci.
Mi sento ingellettualmente forte ma isolato e tanto per cambiare la Ringrazio ancora per avermi risvegliato .
Purtroppo non sei il solo a vivere questa condizione.
EliminaNon so quanto possa esserti da conforto:sono in tua compagnia.
Idem. È una guerra di logoramento, ma la vinceremo.
EliminaEppure vi erano evidenze inconfutabili che la teoria citata aveva dei seri limiti. Uno dei più conosciuti è il cosidetto "French paradox", cioè la bassa mortalità da malattia coronarica nei francesi, nonostante il forte consumo di alimenti ricchi di colesterolo e grassi saturi, dieta definita aterogena. Notare l'inganno comunicativo per cui la condizione dei francesi è definita paradossale e abilmente mostrata, in definitiva, come una conferma della teoria.
RispondiEliminaLa linea difensiva, se non ricordo male, era quella di dire che il vino rosso (altra fonte di calorie) "puliva" le arterie! Andrebbe fatto un serio discorso sui media...
Elimina92 minuti di applausi!
RispondiEliminaè come se mi avesse tolto dei sassolini dalle scarpe che non riuscivo a togliermi. Grazie.
RispondiEliminaPensa! Te lo aveva tolto il JAMA, cioè la seconda rivista di medicina al mondo. Vedi che la peer review funziona?
EliminaIn effetti i rapporti di forza fanno sì che domenica, nella deliziosa Piazza Magenta di Capalbio, Veronica De Romanis abbia presentato - non so dirvi con quale audience - "L’austerità fa crescere. Quando il rigore è la soluzione". Tutto sc-sc-sc-scientifico, come diceva Peppe er pantera.
RispondiEliminaE i clandestini ci pagano le pensioni.Basta che non li porti da loro.
EliminaMa loro la pensione se la fanno !!!
EliminaPermettetemi questo rilievo Pentastars'style.
Non assumo zucchero da diversi anni e se voglio addolcire qualche alimento, tipo latte e the, utilizzo il buon vecchio miele, come hanno fatto da sempre gli uomini e fino a 200 anni fa circa.
RispondiEliminaRIcordate poi che i veri uomini bevono il caffè senza zucchero, se mettete lo zucchero nel caffè vuol dire che non vi piace!
Bravo! La spiegazione più semplice è quella giusta.
EliminaIn effetti le mie nonne erano donne, e i miei nonni... erano morti prima!
EliminaHa permettetemi di gongolare, alla conclusione che nella dieta odierna vi siano troppi zuccheri ci èro giunto anni orsono, e riduciendo del 95% la loro presenza nella mia alimentazione: ho perso svariate decine di chili,abbattuto i trigliceridi e quasi eliminato l'ernia eietale che avevo.
EliminaOra devi solo risolvere quel piccolo problema col Parkinson...
Elimina...fantastica questa .. manco Woody Allen ...
EliminaCito, a supporto, lo stralcio di un documento redatto da un noto esperto del settore, in occasione del dibattito in aula, relativo agli studi sui danni dei telefoni cellulari - una recente sentenza ha riconosciuto un nesso causale. L'autore, con particolare riferimento allo studio "Interphone", si chiede "a chi giovano i difetti dell’Interphone e l’interpretazione tranquillizzante dei suoi risultati da parte anche di importanti Agenzie Internazionali.
RispondiEliminaI difetti metodologici dell’Interphone vengono ignorati o comunque sottovalutati dai suoi Autori e dalle Organizzazioni Internazionali che li sostengono - IARC, ICNIRP, UE, OMS, Comitato Scientifico sui Rischi Sanitari Emergenti e Recentemente Identificati (SCENIHR) che fa capo alla Commissione Europea, per citare solo quelle fra loro più strettamente legate su questo argomento. E questo si verifica nonostante i dati di Hardell – positivi in termini di rischio – ottenuti con protocollo in doppio cieco e metodologie scientificamente rigorose, prive di errori e di condizionamenti, dati confermati anche dalle meta-analisi condotte da altri Autori28-31. Ovviamente il supporto interpretativo fornito dall’Interphone e dai suoi sostenitori offre obiettivamente, a prescindere dalle garanzie di indipendenza sottolineate da Lagorio e Vecchia, un sostanziale vantaggio alle Compagnie di telefonia mobile che co-finanziano tale Progetto, perché tendono a ritardare gli interventi cautelativi ormai indilazionabili almeno per la popolazione più esposta e facilmente attuabili – misure di autotutela mediante limitazione dell’uso dei TM e altri semplici accorgimenti nel loro utilizzo – che però hanno il “difetto” di ridurre gli utili delle Compagnie di telefonia mobile.
Questa è un'altra cosa che mi preoccupa, perché non credo esistano ancora le basi statistiche per uno studio epidemiologico serio: il cellulare c'è da poco, e l'unica cosa evidente per ora sono i vantaggi.
Eliminaèssere immersi in campi magnetici ad alta frequenza fa bene,ma solo alle compagnie telefoniche
EliminaMi hanno installato l'antenna di una Stazione Radio Base a 100 metri da casa, quindi, purtroppo, mi sono documentato. A proposito della causa a cui ho accennato, il CTU inizia così: "“Alexander Ahlbom e Mike Repacholi sono rispettivamente consulente dei gestori di telefonia cellulare e per l’industria elettrica. Dati questi conflitti di interesse e dato il giudizio precedentemente espresso sui lavori originali, il Ctu ritiene di prescindere dalle revisioni prodotte da questi autori e di riferirsi esclusivamente ai commenti Iarc”. Tanto per dire.
EliminaNegli afosi pomeriggi estivi della mia infanzia utilizzavo un vecchio deposito in Eternit come piccola piscina rinfrescante.
EliminaAnche di quel materiale per quasi un secolo si resero evidenti solo i vantaggi.
Purtroppo, sembrerebbe che la notizia dei suoi danni non impedisca la produzione in altre grandi nazioni.
Ho lavorato in una industria saccarifera tra '76 e '80. Non voglio in questa sede contestare gli effetti del saccarosio sull'apparato cardiovascolare, e su quello dentale, rammentando comunque che se il cinsumo giornaliero è moderato, nel complesso, non credo ci siano problemi, come avviene per tutte gli alimenti.
RispondiEliminaMa con questo articolo mi sono andato a vedere quale fosse la situazione dell' industria saccrifera italiana, che per la verità ha sempre sofferto la concorrenza tedesca e francese, soprattutto per la resa in zucchero della barbabietola, non tanto nel contenuto percentuale nel prodotto ancora da eradicare, anche se i tempi di maturazione nei paesi più freddi, consentono una migliore gestione del raccolto ma a causa delle perdite di zucchero nel prodotto nei processi successivi all' eradicamento, dall' accumulo nei campi, al trasporto, etc. e ciò è dipendente dalle temperature ambiente.
Ora io ho trovato questo articolo che fa vedere come l' Italia abbia dovuto subire un salasso notevole di produzione tra 2006 e 2007 con nun taglio produttivo del 50% che in valore assoluto è il più alto dell' intera UE, in pratica il 67% del totale dei tagli produttivi.
Nel 2007, vedo che c' erano 19 stabilimenti e oggi. dopo 10 ne rimangono 2 in funzione.
Ora io posso convenire che il mercato unico europeo, avente una moneta unica, parlo solo di questi paesi, imponga che, a causa dei sopracitati problemi di resa saccarifera, la produzione sia assegnata ai Paesi che possono avere migliori condizioni produttive legate alla materia prima, ma non comprendo la situazione spagnola che ha problemi superiori a quelli italiani a livello climatico, che è stata gratificata di una perdita del 9,3%. E sono certo che non si tratti di efficienza produttiva a valle della "casa bietole". Infatti uno stabilimento si divide sostanzialmente in due grandi comparti, la predetta "casa bietole" in cui entrano le bietole ed esce il cosidetto "sugo leggero" e la "casa zucchero" dove quella soluzione zuccherina viene concentrata e da cui attraverso vari processi che sarebbe lungo spiegare qui, viene prodotto lo zucchero cristallino essicato.
Emerge quindi, in modo estremamente chiaro che ci sono due pesi e due misure all' interno dell' UEM e questo lo sappiamo e forse capiamo anche perchè la Spagna è stata privilegiata, ma soprattutto, questa storia fa capire meglio di tante altre l' effetto di una moneta unica su una filiera complessa come quella dell' industriaq saccarifera, che ha implicazione su questioni di tipo agricolo e di carattere industriale.
Ovvio che mi sembri contestualmente sconsiderato ed ignobile il comportamento dei nostri rappresentanti che hanno accettato tra 2006 e 2007 unsacrificio enorme per il settore, cosa che meriterebbe un approfondimento; a proposito chi c' era al governo in quel biennio?
Sono a disposizione per eventuali domande tecniche su questo affascinante mondo della produzione dello zucchero; a livello di impianti processo non temo di dire che ci si trovi di fronte al più completo sistema di impianti noto, solo a titolo di notizia, durante la campagna saccarifera che dura in Italia circa tre mesi, l' energia elettrica viene completamente autoprodotta a costi marginali.
Grazie. Mi mancavano i dati spagnoli. Direi che siamo alle solite...
EliminaAi salsiccioni i francesi abbinano spesso i cavoli. Dicono che sgrassa.
RispondiEliminaProf non sarà che il cervello le va a duemila proprio grazie al colesterolo?
Devo dire che l'ho piuttosto contenuto, e soprattutto ho dimezzato i trigliceridi, facendo quello che mi ha detto il medico: farine solo integrali, basta vino, niente zucchero. Ovviamente, non vivo di burro e salsicce, ma non lo facevo nemmeno quando avevo i trigliceridi sopra 300. Pressione 120-80. Tranquillo, va tutto bene.
EliminaSpero che il "Basta vino" sia riferito al consumo quotidiano cioe' abituale ai pasti .
EliminaIl Vino oltre che un alimento e' nello stile di vita moderno un "Piacere" e come tale l'attesa amplifica il godimento .
Per quello che mi riguarda ho notato dopo anni di agonismo nell'ambito ciclistico , che se aumenti i consumi di calorie ( Output ) puoi crescere anche parecchio sul,lato mangiare/ bere (Input ) mantenendo analisi cliniche virtuose, naturalmente serve poi tempo libero e volonta' per effettuare,tanto esercizio fisico.
Sei pronto per il NEJM.
EliminaAzz per un attimo ho creduto che imparando un paio di quazzzioni sarei dimagrito:)
RispondiEliminaComunque Marion Nestle ha un cognome inquietante, molto simile a Nestlè, ma il fatto che raccomandi diete vegetariane mi rassicura. Certo io non voglio morire di salute, e anche se mi piace molto la verdura cruda e cotta, una bella bistecca, gli arrosticini e vari insaccati li magno sempre volentieri, ovviamente innaffiandolo il tutto con vino rosso.
E fai bene. Ma tipo vedersi una volta da Vinicio? Sai dov'è?
EliminaMagari, solo che io vivo e lavoro a Brescia e mia moglie è calabrese, quindi i periodi di ferie dobbiamo suddividerli fra Reggio di Calabria e Caramanico Terme, con ovvie limitazioni di tempo.
EliminaPerò ho in programma un paio di blitz a Caramanico da fare fra ottobre e novembre (prima e dopo il goofy compleanno). Se i tuoi impegni lo permetteranno possiamo organizzare.
P. S. Vinicio non lo conosco, ma se c'è il vincolo alcolico mi fido.
Rare volte, leggere, aiuta a vivere la speranza che in questo momdo di "loschienziato religioso" ci sia ancora la speranza di recuperare il vero significato di "mediocri burocrati limitati congnitivamente e/o malati di mente", quello di "criminali" lo imputeremo ad altri.
RispondiEliminaGrazie Alberto!
...Dopo averti letto, non riesco a trattenermi dal darti del tu.
Saluti
P.s.
Solo due domande:
Chi è "Nat"?
Chi è "Fausto"?
By a name
EliminaI know not how to tell thee who I am
Nat è una colonna portante della comunità. Amante della buona musica, dei buoni libri, e degli ingegneri. L'ultima la apprezzo particolarmente, ma sono in conflitto di interessi.
EliminaGrazie! Occhio solo a quella piccola, ma purtroppo diffusa, tendenza a fare confusione tra condizione necessaria e condizione sufficiente... ;-)
EliminaConoscevo da tempo questa storia "edificante" e purtroppo, Alberto, posso assicurarti che tutto ciò continua regolarmente ad accadere nonostante l'obbligo a dichiarare eventuali conflitti di interesse (a mio modo di vedere un inutile palliativo). In medicina, nella produzione di articoli scientifici, molti ricercatori/autori diversamente onesti si accodano alla tesi dominante - e non necessariamente la più aderente alla realtà - non tanto perché direttamente prezzolati, quanto perché in questo modo è notevolmente più semplice pubblicare e fare carriera accademica. Il risultato è che la Sanità Pubblica e le università divengono facile terra di conquista per una tale risma di disonesti arrampicatori. Ma l'evenienza ancor peggiore è rappresentata dalle terribili ricadute sulle scelte terapeutiche che vengono poi applicate alla cura dei pazienti, trattati assai più spesso di quanto si pensi con terapie prive di un solido razionale scientifico e soprattutto di un reale riferimento alla fisiopatologia ed alla clinica dei disturbi. In ambito psichiatrico - ed è il campo in cui opero, lavorando sostanzialmente come psicofarmacologo clinico - questo perverso meccanismo è particolarmente pronunciato, poiché questa disciplina, mancando una diagnostica scientificamente oggettiva ed inoppugnabile, si presta assai bene alla distorsione, all'addomesticamento, quando non alla più spudorata falsificazione dei dati. Ma alla fine, lavorando "sul pezzo" da "artigiano psichiatra", quale oramai mi ritengo, piuttosto che scienziato, la menzogna di certe campagne di propaganda diventa palese ed umanamente inaccettabile, manifestandosi con percentuali di risposta e di remissione delle malattie, ben lontane da quelle declamate negli studi. E badate, tengo a precisare che ho un'impostazione farmacologica, da psichiatra biologico "ortodosso", per cui non sono animato da un risentimento ideologico. Ma tale è purtroppo la situazione in cui versa una discreta parte della Sci(eme)nza medica, che quindi non differisce poi così tanto da "Lascienza" delle dottrine economiche imperanti, quelle che suggerirebbero l'austerità/salasso per curare un'economia anemica (ed accadeva realmente anche questo, nella medicina... del Settecento).
RispondiEliminaVorrei poter dire mal comune mezzo gaudio, ma, per quanto mi riguarda, questa pericolosa e perdurante deriva ha creato in me soltanto un'altrettanto perniciosa disaffezione verso la ridondante produzione della più recente letteratura scientifica...
In effetti il rischio è questo. Io ho aperto questo blog per difendere l'onore della professione e la speranza nella scienza. Certo, loro pubblicano. Ma pubblico anch'io, e in classe A. Quindi, basta essere critici e non dimenticare l'humanitas.
EliminaCaro Nicola,
Eliminami piacerebbe un tuo autorevole commento sulla legge 170/2010, che fa entrare nella scuola italiana ufficialmente quattro "disturbi" previsti dal DSM. La dislessia, la disgrafia, la discalculia, la disortografia. Sono un docente e un genitore, e come docente subito (da ignorante) mi sono allineato alle linee guida della legge pubblicate in un successivo DM. Poi però, come genitore (l'egoismo...) mi sono accorto che qualcosa non quadrava. La ex maestra di mio figlio voleva insegnare il corsivo in terza elementare, quando a me lo hanno insegnato nei primi mesi della prima elementare. Da qui è iniziato un percorso di studio e approfondimento con l'aiuto di mia moglie (pedagogista, maestra, docente di italiano alle superiori con studenti sempre più incapaci di prendere appunti e di scrivere decentemente).
Questo percorso di approfondimento è documentato in parte in un blog di appunti che tengo come promemoria.
In estrema sintesi le linee guida del DM (e i molti corsi di formazione per insegnanti che imperversano sempre più) sono sostanzialmente in contrasto con la letteratura scientifica internazionale. E guarda caso parecchie "stelle" del firmamento sono in palese conflitto di interessi. Ma propagandano la sesquipedale cavolata che il corsivo sia ormai "superato" e inutile. (Per non parlare dei cosiddetti strumenti compensativi e delle famigerate misure dispensative...)
Visto che il post di Alberto cita gli epistemologi della scienza, una ciliegina sulla torta: a parere di Giorgio Israel la discalculia non è basata scientificamente su nulla (e recenti ricerche tendono a confermarlo).
La risposta sarà tranciante, ma esaustiva: il DSM è semplicemente un "moltiplicatore" di diagnosi - la maggior parte delle quali non sottese da seri corrispettivi psicopatologici - utile soltanto ad alcuni gruppi di interesse...
EliminaBisogna assolutamente insegnare il corsivo e bisogna assolutamente che questo miur di emme vada a bagno, altrimenti andrà a bagno tutta la scuola italiana e la preparazione degli studenti.
EliminaIo stasera mi sono stancato (fisicamente) a leggere questo post, ma sono sazio. Eviterò il gelato di mezzanotte.
RispondiEliminaCome è sufficientemente chiaro, quello dovresti evitarlo in ogni caso, a meno che da mezzanotte alle due tu non abbia in programma attività fisica.
EliminaLa scienza si è ormai estinta da un bel pezzo per far posto allo scientismo imperante di questi tempi, portatore di interessi particolari. Mi pare che Popper ci abbia azzeccato quando aveva previsto il sorgere del nuovo totalitarismo dei camici bianchi da laboratorio.
RispondiEliminaLa pirriviú è inaffidabile. Per fortuna sono arrivati i social network. Adesso sí!
RispondiEliminaSono arrivato a questo post da una serie di commenti di gente, che non è epistemologa, che esultava per aver trovato "la dimostrazione" che della Scienza (staccato) non ci si può fidare.
Per non saper né leggere né scrivere, mi tengo la pirriviú e vi lascio i social network.
Poverino. Se questo è tutto quello che ha capito, temo che né l'una né gli altri le saranno di aiuto. Se lo faccia dire da uno che pubblica in classe A e fa peer review per riviste in classe A. Per il resto, non so lei cosa faccia nella vita, né se faccia qualcosa, ma tornando a farlo si ricordi di limitare gli zuccheri raffinati. Tra l'altro, la renderà più lucido (ed è scritto su paper con peer review).
EliminaL'unica volta che NSGC s'è incazzato veramente forte è quando uno, probabilmente un piddino dell'epoca, nonostante i segni, i miracoli, e le opere di misericordia, continuava a difendere la versione dei farisei, cioè che NSGC non potesse venire da Dio, anche perché pensava che far del bene alle persone fosse più importante della stabilità dei prezzi. Scusate, di onorare il sabato. Fu il poverino che gli disse "tu scacci i demoni perché sei il principe dei demoni"
EliminaIo da umile divulgatore nel campo della nutrizione è anni che lotto contro quello che si può tranquillamente chiamare il "mito" dei grassi saturi e del colesterolo. Ormai molti esperimenti scientifici stanno dimostrando che le cose non sono così semplici come la pubblicità dello yogurt con i fitosteroli vorrebbe farci credere, ma credo ci vorranno ancora decenni prima di liberarci da questo paradigma.
RispondiEliminaTuttavia non vorrei che si passasse da un capro espiatorio all'altro: è l'eccesso di cibo, il problema, non l'eccesso di zucchero che è solo uno dei modi per eccedere nel cibo. Il diabete ti viene anche se ti sfondi di salsiccia: è sufficiente essere in sovrappeso o peggio obesi.
La chiave è evitare il sovrappeso. Un soggetto con Indice di Massa Corporea 22-23 (20-21 se donna) è improbabile che assuma una quantità di zucchero tale da causargli problemi di salute.
Ma una popolazione in peso forma, e quindi che consuma molto meno cibo, non credo interessi a nessuno. Nemmeno alla popolazione stessa: mangiare è un piacere della vita e più si è poveri, più ci si butta su quello.
Questo lo diceva anche Stare, e anche Grazia Arcazzo. La letteratura che cito aggiungeva qualcosa già 50 anni fa. Se ci stai dicendo che sai cosa causi l'insulinoresistenza, ti suggerirei di non dircelo, e di pubblicarlo su JAMA. A occhio mi pare che gli zuccheri c'entrino più dei grassi, ma who knows...
Eliminaio ti presenterò le mie nonne: tutte diabetiche, e tutte molto attente ad evitare i grassi. Questo gli era stato detto dai tecnici. Il resto è storia, e, nel mio caso, anche seghe...
EliminaSe andiamo ad occhio, penso che anche la genetica c'entri, ma chi lo sa...
Io so che di diabetici di tipo 2 magri ne conosco pochi.
EliminaE so anche che i grassi hanno eccome un'influenza sull'insulinoresistenza: per esempio un eccesso di grassi ostacola l'ingresso nelle cellule dei glucidi, e un pasto a base di zuccheri semplici E grassi aumenta l'insulinemia in modo sproporzionato rispetto al suo indice glicemico.
E pure le proteine: un pasto ricco di proteine causa un'iperinsulinemia postprandiale anche se abbiamo assunto ZERO zuccheri.
Mentre per quanto riguarda il cancro, per esempio, siamo lungi dall'aver scoperto uno stile di vita veramente protettivo, per quanto riguarda le malattie cardiovascolari lo sappiamo benissimo come si fa: si rimane in peso forma e si fa attività fisica in modo sufficientemente frequente e intenso.
Non è l'eccesso di zuccheri il problema, ma l'eccesso di cibo in generale. Visto che purtroppo nessuno mai lo dice con sufficiente enfasi, e nemmeno qui l'ho visto scritto, mi sono sentito di sottolineare questa "banalità". Tutto qui.
Poi se mi dite "grazie al cazzo che """basta""" essere magri e sportivi" ci sto, tuttavia la strada è quella, limitare gli zuccheri semplici è come dare il reddito di cittadinanza ai poveri, per un po' tiri avanti ma prima o poi il problema ti si ripresenta...
Effettivamente il tuo ragionamento, stringendo, consta di due parti: una parte Grazia Graziella, che è la più irrilevante concettualmente, come tu stesso riconosci, e che è però la più impraticabile concretamente (se potessimo avere uno stile di vita più piacevole e sano credo che lo adotteremmo: io non ceno fuori per sport, ma per lavoro). Una seconda stabilisce un nesso causale unidirezionale fra obesità e insorgenza del diabete. Domanda: perché la metformina fa dimagrire? (Nota: non è un farmaco per combattere l'obesità - che si combatte andando da un medico bravo, e questo è solo uno dei suoi tanti effetti collaterali, molti dei quali spiacevoli).
EliminaMorale: come siamo fatti veramente ancora non lo sa nessuno. Il mio post era una riflessione non sul metabolismo dei lipidi (per normalizzare il mio so cosa dovrei fare: chiudere il blog e lasciarvi al vostro destino) ma sul meccanismo di produzione scientifica e sulla dimensione sociale delle scienze naturali, con tutto quel che ne consegue: inclusi gli ovvi e fisiologici conflitti di interessi.
AP/PARIMENTI: a(nother) case history
RispondiEliminaA(p)proposito di LASCIENZA, ricordo la “cura preventiva” delle carie che prevede la somministrazione negli acquedotti di composti fluorurati promozionate - sotto la regia di E. Bernays, il nipotino di zio S Freud, il padre degli spin doctors, il teorico con W Lippmann della “fabbrica del consenso” e della “mente collettiva” - dal US Public Health Service (the fluoridationists ) a favore dello smaltimento economicamente vantaggioso dei rifiuti tossici florurati derivati dalla produzione di alluminio di ALCOA INC (Aluminiun Corporation of America) per “scoprire”, poi, la marginale fluorosi dentale, il più significativo antagonismo biochimico del fluoro con il ciclo dello ione calcio (da non confondere con lo sport più amato dagli italiani), la funzionale calcificazione della pineale, la utilissima necrosi delle cellule nervose.
Ops .. dimenticavo gli effetti secondari sulle reti di distribuzione idrica causati dall'aggressività chimica del fluoro: ma tanto quella (la rete) rimane pubblica.
Qualcuno conosce il modo per fare arrivare questo post alla Lorenzin?
RispondiEliminaMa lasciala stare...
EliminaOT:
RispondiEliminaAllegri, subumani italici, che nacque Forza Europa!
I salvatori del gregge disperso si sono stufati di sopportare l'italico spreco di energie politiche e, riuniti sotto il vessillo di Bonino Calenda e della Vedova, preparano la riscossa dei punti a sud Delle Alpi.
Programma di partito: basta con questo sestavamejoquandosestavapejo, con questo credere che le società contadine vivessero felici, che la Scienza [lascienza n.d.r.] non è credibile!
I nostri nuovi Mille lanciano la loro piattaforma, fatta di "solidarietà generazionale" e "responsabilità fiscale"! No alle nazionalizzazioni, ché non si risponde con una boiata ad una boiata!
"Avanti, africano subalpino, vieni con Noi che ti si porta la civiltà!"
Se penso che mia madre ha votato Radicali e Bonino senza sapere che erano loro i referendum del 1998 sto male...
Spero che una a me nota associazione porti un luogotenente di questa marmaglia dalle mie parti (spero anche lo faccia dopo il mio esame, che un buon contro esame consuma tempo).
Da amante della Nutella mi domando: sara' Lascienza o la Scienza che si e' scagliata con tutta la potenza di fuoco dei merdia contro l'olio di palma?
RispondiEliminaL'olio di palma contiene un buon 40% di acido oleico (il celebre "Olio di Lorenzo" ne contiene quasi il doppio, cosi' come l'olio di oliva o l'olio di girasole "alto oleico").
Anche se l'olio di palma contiene relativamente poco acido oleico trovo comunque che i dolci con l'olio di palma sono generalmente piu' buoni di quelli con l'olio di girasole.
@poggiopoggiolini
Per quello che riguarda il fluoro e' una sostanza altamente tossica (neurotossina) la cui aggiunta ai dentifrici oppure all'acqua potabile non e' giustificata in alcun modo.
Si puo' sospettare invece che l'aumento dell'incidenza di molte patologie nervose sia legato all'uso indiscriminato degli additivi al fluoro e che il fluoro stesso sia stato usato come additivo su larga scala per smaltire il fluoro di risulta che si produce arricchendo l'uranio....
Cioe' come trasformare un prodotto tossico di scarto in una risorsa....
Come per l'uranio impoverito...
Concludo con l'osservazione che la medicina offre cure statistiche e che per poter basare una decisione sulla statistica occorre essere certi della qualita' dei dati ed anche esperti di statistica (Simpson's paradox).
Purtroppo i media si sono talmente screditati per come hanno trattato i temi economici, che ormai parto dal presupposto che qualsiasi notizia spingano sia falsa. Non è bello, ma è inevitabile.
EliminaBella domanda. Piacerebbe saperlo anche a me.
EliminaUn paio di ipotesi: la prima è quella non gomblottista. In sostanza alcuni media (soprattutto su internet) ci hanno marciato sopra, aumentando la loro visibilità cavalcando in modo molto intelligente una campagna denigratoria che ha avuto un riscontro senza precedenti, anche con l'aiuto degli ortotteri.
La seconda ipotesi, quella gomblottista, prevede che la lobby degli oli alternativi (colza, girasole, ecc) ci abbia messo lo zampino.
PS: continua pure a mangiare la Nutella, l'olio di palma non fa male (se sei magro ;) ).
Carina la storia dei biscotti col girasole che son peggio di quelli col palma. Ne ho sentiti altri incazzati perché gli hanno cambiato la formula degli abbracci. Purtroppo non si possono fare delle degustazioni alla cieca, a meno di non trovare qualche fondo di magazzino di abbracci d'annata.
Il problema dell'olio di palma non è la salute. Praticamente ha le stesse caratteristiche del burro, almeno così ho letto. Il problema sarebbero gli ettari di foresta distrutti, indigeni uccisi ed espropriati, ecosistemi vandalizzati ed altre amenità. Io per lo meno è per questo che cerco di evitarlo. Però ammetto che la nutella ogni tanto la compro.
EliminaLa resa della palma da olio è superiore a qualunque altra pianta con la quale si produce olio: il discorso ambientalista (posto che non sono un esperto in materia) mi convince poco.
EliminaIo lo evito se posso (da circa 15 anni), come evito tutti gli altri oli estratti con solventi e raffinati (non ho niente contro il palma nello specifico), perché i prodotti nei quali viene usato si devono fare con l'olio extravergine o con il burro (eventualmente lo strutto), oppure con i grassi naturalmente presenti negli ingredienti con i quali si produce l'alimento in questione.
Nel caso della Nutella siamo in questo terzo scenario: comprati la crema Novi che contiene solo nocciole e i grassi delle stesse (ed è più buona una volte che ti abitui al gusto più "noccioloso").
Il prof. Berrino, che mi piace tantissimo, sostiene che il maggior problema della Nutella è lo zucchero (che è il primo ingrediente) più che l'olio di palma, che è un grasso un po' peggio del burro. A me piace usare creme con un maggior contenuto di nocciole e meno zucchero. Ovviamente, costano di più ma in questo caso a parità di spesa alzo la qualità e calo la quantità. Questo dal punto di vista nutrizionale. Poi come dice Stefano ci sarebbe il discorso delle foreste tropicali.
EliminaLa domanda sarebbe piuttosto perché e a vantaggio di chi dovremmo abituarci a credere che l'uno o l'altro debbano essere presenti nei nostri dolci!
EliminaGiunti su questi temi medico-politici stiamo arrivando alla necessità di leggere per intero "murder by injection" di mullins
EliminaCara Pellegrina,
Eliminai dolci sono fatti per definizione con lo zucchero, ovvero con mono o disaccaridi solubili in acqua, che hanno sapore dolce (servono per quello: perché sono dolci). Quindi non puoi non utilizzare lo zucchero per fare i dolci. Se vuoi eliminare lo zucchero dalla tua alimentazione è molto semplice: basta smettere di mangiare i dolci.
Gli zuccheri, purtroppo, son zuccheri. Lo sono quelli presenti nella frutta, lo sono quelli "integrali", lo sono quelli "non raffinati" (?), lo sono quelli contenuti nelle marmellate senza zuccheri aggiunti, lo sono tutti quelli che troviamo in qualunque cibo dolce (con qualche eccezione: esistono i dolcificanti con zero calorie, ma non possono sostituire in toto lo zucchero e non è manco detto che servano a qualcosa).
Per fortuna, nessun nutrizionista serio ti direbbe mai che in un'alimentazione sana la quota di zucchero, e quindi di dolci, dovrebbe essere zero.
Veniamo quindi alla buona notizia: se assunto in quantità corrette, lo zucchero non fa male.
PS: il maggior problema della nutella sono le kcal per 100 g ovvero la densità calorica. La frutta contiene il 100% di zucchero (sì, zucchero, sempre quello, uguale uguale) ma fa "meno male" della nutella perché avendo una densità calorica bassa (ovvero una minor concentrazione di zucchero) è meno probabile (meno probabile: io di fronte a 1 kg di fichi non ho nessun problema a farli fuori tutti assumendo l'equivalente di 100 g di nutella, ovvero troppo zucchero) assumere troppo zucchero mangiando frutta, piuttosto che nutella.
In alimentazione non si possono fare discorsi senza mettere dei numeri davanti alle affermazioni. Nessun cibo è veleno, è sempre la dose che fa il veleno.
Andrea, cominci a seccarmi perché non hai risposto a una mia domanda (che non hai voluto capire), ti sei imbarcato in un off-topic che non sei in grado tecnicamente di sostenere, e questo ti porta a diffondere attraverso il mio blog informazioni non corrette (basta vedere i LARN della SINU per capire che come minimo fai un po' di confusione fra carboidrati e zuccheri. Ma, soprattutto, non dovresti dare consigli di igiene ex cathedra e senza sapere chi siano i tuoi interlocutori. Quei consigli può darli un medico, dopo aver visitato il suo paziente. Non ho aperto, da economista che pubblica all'estero, un blog di economia in cui NON do consigli - perché non conosco i miei pazienti - perché questo diventasse il porto franco di chiunque vuole consigliare su la qualunque, e sarebbe triste che questo accadesse in un post che è, anche se ammetto che non lo si possa capire, una difesa appassionata del metodo scientifico.
EliminaDopo Supersize Me del 2004, documentario tra quelli con il più alto incasso al botteghino nella storia del cinema e candidato all’Oscar nel 2005, nel 2014 esce Zucchero! That Sugar Film del regista australiano Damon Gameau. Trattasi anche qui, dopo il film di Spurlock, di un esperimento a cui si sottopone il regista stesso - che da tre anni non consumava zuccheri raffinati, né caffeina da cinque – in cui per 60 giorni ingerisce l’identico quantitativo di calorie (anzi, alla fine del film si scoprirà che addirittura l’assunzione sarà inferiore rispetto a quante ne assumeva in precedenza) ma attraverso cibi pubblicizzati come “sani” ed a basso contenuto di grassi e zucchero, mantenendo costante l’esercizio fisico. Un cucchiaino da the/caffè di zucchero consta di 4grammi (provato io stesso su bilancia)… Quanto zucchero è indicato sulle confezioni dei succhi o degli alimenti che consumiamo giornalmente? Molto, me ne sono accorto da solo… E cosa ci vuole dire questo film, così come ci avverte il prof.? Di fare molta attenzione…
RispondiEliminaCon la sua alimentazione, fatta di yoghurt alla frutta, verdura in scatola, succhi di frutta, cereali zuccherati, Gameau giunge ad assumere fino a 40 cucchiaini AL GIORNO di zucchero, con notevole peggioramento della salute. Impressionanti inoltre le testimonianze rese dagli abitanti di un villaggio di aborigeni in Australia, in cui il consumo di Coca Cola ha provocato alti casi di morte prematura per malattie cardio vascolari/ insufficienza renale, e di un ragazzo americano, grande consumatore della bevanda Mountin Dew della PepsiCo, che si ritrova alla soglia dei 20 anni con i denti completamente marci.
Un film da vedere e che illustra bene come la manipolazione non si fermi appunto al campo economico ma vada ben oltre, e cioè falsifichi anche le informazioni su ciò che è più importante per la nostra salute: l’alimentazione…
Post divertente, per me che sono medico e lavoro al dettaglio, ma complesso, dai commenti si direbbe che ognuno ci capisce quello che ha già in testa.
RispondiEliminaSpero che l'ironia sia un seme che faccia crescere il ragionamento ma ci sono terreni che non sono adatti a tutte le colture (e a tutte le culture).
Per qualcuno l'ironia è stimolante per qualcun altro è confondente, Lei parla ai primi, ma i secondi sono tanti (lo so che lo sa) forse per questi ultimi un "abstract" di piana e facile lettura potrebbe essere utile, o forse no.
Nel dubbio mi vado a mangiare un formaggio (con tutti i suoi grassi) bere una birra (con tutto il suo alcol) seguito da un caffè (con tutta la sua caffeina) e purtroppo... zuccherato.
Però se non mi dai i grammi non posso aiutarti... ;)
EliminaCaro Bruno, a quanto pare si continua a considerare la medicina un scienza piuttosto che un' arte; l' arte di tener faticosamente la barra dritta contro le continue ondate di improbabili studi scientifici branditi con alterne fortune negli svariati ricorsi dinanzi a giudici da parte delle industrie farmaceutiche o da AIFA. Nel giro di pochissimi e recentissimi anni l' utilità terapeutica dei farmaci contro i trigliceridi e di conseguenza la loro dispensabilità è cambiata una decina di volte in una sequenza che è risultata ridicola persino ai più ignoranti tra i miei pazienti e che certo non ha giovato alla loro fiducia nel' lascienza.
EliminaCaro Ippolito, tu fai riferimento a Lapolitica più che a sua sorella Lascienza.
EliminaCerto tutte e due vanno a braccetto, e si compenetrano.
Il cardinale Roberto Bellarmino, non a caso poi dichiarato Santo e Padre della Chiesa, poté utilizzare i dati de Lascienza per condannare Galileo, infatti il sistema tolemaico, sbagliato nel suo disegno, aveva però sviluppato dei sistemi di correzione (gli emicicli) che gli permettevano di calcolare con precisione il moto dei pianeti, cosa che il neonato sistema copernicano non era ancora in grado di fare, mancando ancora sia del lavoro di Keplero che di esperienza. I dati de Lascienza davano quindi ragione a Bellarmino e torto a Galileo, portando a quella condanna di cui Lapolitica aveva bisogno.
Spesso la Scienza per prevalere su Lascienza ha bisogno della Storia.
Appunto più che Lapolitica, Lagiustizia chiamata sempre più spesso a vicariare, illegittimamente a mio parere, il ruolo di validazione che apperteneva una volta alla comunità scientifica.
EliminaSpecialmente quando si tratta di regolare in termini farmacoeconomici gli interessi dei pazienti, delle aziende farmaceutiche e del terzo pagatore. A proposito la farmacoeconomia è una scienza?
Ogni post del Prof mi causa una notte insonne a pensare e rimodulare le mie fragili certezze.
RispondiEliminaGrazie Alberto
Ecco: questo è il lavoro dello scienziato.
EliminaNo so se vale come pierreviù, ma il sacro blog concorre al MIA17 come Miglior sito Politico-d'Opinione
RispondiEliminaPrima fase superata.
« Lo scienziato, a fare i suoi esperimenti, ci va col suo corpo, con le sue paure, con le sue frustrazioni e con tutte le sue debolezze. »
RispondiElimina« Galileo tanto scopre, quanto ricopre »
La scienza è sempre scienza umana.
Il « fallimento della scienza » è il fallimento del positivismo, e, più in generale, della divisione dei saperi. Dell'empirismo "senza senso" da cui è nata l'economia moderna ma che, un senso - "quello del più forte" - ce lo ha.
(Hume viene descritto da Husserl - suo grande influenzatore - come « un cieco »)
È l'uomo che dà il senso, con la sua attività di coscienza.
La scienza ha quindi un inevitabile impatto sociale e dialetticamente politico.
Marx ed Engels, probabilmente, si limiterebbero a ricordare che scienza e filosofia sono sovrastrutture dei rapporti di forza strutturati nel modo di produzione.
(La "Scienza" volta alla coscienza e "Lascienza" funzionale alla falsa coscienza, come vuole la dialettica di classe e il relativo conflitto distributivo)
Infatti, come ci ricordano tanto i rivoluzionari quanto il più grande epistemologo della modernità, la teoria è già prassi.
Alberto
RispondiEliminaottimo articolo, come al solito. Osservo solo, a proposito di Euclide, che la sua teoria della visione è essenzialmente matematica più che fisica, nel senso che al tempo in cui lui scriveva (e per molti secoli a seguire) non vi era la distinzione odierna tra matematica e fisica, che vede la prima sostanzialmente astratta e slegata dal mondo reale, oggetto invece delle investigazioni della seconda.
Di questa impostazione ne parla in modo eccellente, anche in riferimento alle sue conseguenze in termini di "verità scientifica", Lucio Russo, in La rivoluzione dimenticata: il pensiero scientifico greco e la scienza moderna, che consiglio vivissimamente. Historia magistra vitae, et nunc et semper.
«La terminologia degli scienziati del Rinascimento aveva seguito il modello greco. Per "matematica", in particolare, si era continuato ad intendere la scienza esatta nel suo insieme» (p.437, 7' ediz.)
«Anche il termine "fisica" fino al Seicento era usato in un senso vicino a quello greco, per trattati di filosofia naturale e scritti medico-naturalistici, mentre i cultori della scienza esatta, quando non si dicevano filosofi, preferivano chiamarsi matematici» (p.438, ibid.)
Segnalo anche la sua recente riflessione sull'attuale crisi della scienza.
Enrico, io sono un economista ma ho letto molti testi di storia della scienza. Essendo arrivato a sfiorare le equazioni differenziali alle derivate parziali, riesco ad apprezzarne non solo le dinamiche storiche e sociologiche, ma (fino al XVIII secolo) anche quelle "tecniche". Poi arriva Gauss e comincio a perdermi. Quindi sì, so - perché era mio mestiere saperlo, fino a quando Nietzsche non mi ha convinto a cambiare mestiere - che la distinzione fra fisica e matematica era blurred, so che Aristotele pensava che un sasso viaggiasse spinto dall'aria mossa dalla mano che lo scagliava, so tante cosucce così. Il mio riferimento era al testo di Vasco Ronchi "Storia della luce", che non ho potuto citare esattamente perché non lo ho con me. Se ti leggi la sua descrizione dell'ottica di Euclide, trovi una frase che riassume questo post. Vediamo se riesci a scoprirla!
EliminaGrazie Pietrino, ma... dimmi... hai una ragazza, una compagna, una vita tua?
EliminaAlberto, non conosco il testo di Ronchi e lo cercherò, visto che (implicitamente) lo suggerisci. Capisco però dalla tua spiegazione il motivo di quella formulazione nel post.
EliminaMi permetto solo di raccomandarti comunque - lo potrei donare per la biblioteca delle sede di Asimmetrie - il libro di Lucio Rosso, proprio perché sottolinea (ed in questo mi pare sia stato tra i primi al mondo) come la "matematica" ellenistica non ambisse a descrivere una "verità scientifica assoluta" ma solo a fornire descrizioni logicamente rigorose e coerenti che fossero in grado di "salvare i fenomeni" percepiti dall'osservatore.
Trovo che la tua predilezione (se posso chiamarla così) per l'econometria sia molto "ellenistica" proprio nel senso discusso da Russo.
Sulla crisi della scienza sono interessanti i libri di Lee Smolin:
EliminaL' universo senza stringhe (dove tra le altre cose affonda il coltello sulla pirreviù)
La rinascita del tempo.
Chiedo scusa se vado off-topic, ma visto che il tema dell'alimentazione sembra interessarle parecchio (come del resto dovrebbe interessare a tutti noi), mi permetto di consigliarle le lezioni e i seminari del Dr. Filippo Ongaro (lo potete trovare facilmente su internet).
RispondiEliminaLi trovo estremamente interessanti e soprattutto semplici per comprendere quali sono i principi base dell'alimentazione e della salute.
Dopo essere stato abituato a mangiar schifezze per decenni ho deciso di modificare in meglio il mio stile alimentare, e il primo passo a par mio è proprio prendere conoscenza di certi meccanismi che possono apparire ovvi, ma non lo sono per nulla.
Inoltre, giunge esattamente alle sue stesse conclusioni riguardo agli zuccheri
Qualche epistemologo ha anche (più o meno provocatoriamente) osservato che una definizione di lascienza non la può dare nemmeno l'epistemologia: "We find, then, that there is not a single rule, however plausible, and however firmly grounded in epistemology, that is not violated at some time or other. It becomes evident that such violations are not accidental events, they are not results of insufficient knowledge or of inattention which might have been avoided. On the contrary, we see that they are necessary for progress. " (P. Feyerabend, Against Method: Outline of an Anarchistic Theory of Knowledge)
RispondiEliminaMa questo ovviamente può dirlo solo un epistemologo.
Dica la verità Prof. con questo post si sta preparando a concorrere al MIA 2018 come miglior sito di medicina casomai aboliscano anche la categoria per il miglior sito politico d'opinione? :-)
RispondiEliminaNon so aggiungere considerazioni originali. Solo poche parole per ricordarci di cose che ormai vanno nell’oblio
RispondiEliminaInfluenza aviaria, 2005, i media italiani e non, ci bombardano: “rischio di 150,000 morti in Italia”
Sul Corriere della Sera del 12 Settembre 2005 si leggeva «Molti esperti, Organizzazione Mondiale della Sanitá in testa - afferma Ovidio Brignoli, vicepresidente della Societá italiana di medicina generale (Simg) - sono ormai convinti che la prossima pandemia influenzale sia solo una questione di tempo….”
Diversi governi, tra cui il nostro con 35 milioni di dosi!, iniziano a acquistare il mitico Tamiflu (Oseltamivir) che sarebbe stato l’unico in grado di contrastare il contagio.
Moltissimi privati lo acquistano, chi in Svizzera (io!) chi a San Marino. In Italia è introvabile.
Già ad Ottobre 2015 i risultati della Roche (detentrice dei diritti esclusivi sul farmaco) fanno impressione: Fatturato +1,2 Miliardi di Franchi rispetto ad anno precedente.
L’influenza aviaria era conosciuta ben prima del 2004 o 2005, era già stata descritta nel 1878, allora perché successe tutto questo?
La scintilla fu un convegno tenutosi a Malta a metà Settembre 2015 (a cui partecipava l'intervistato Ovidio Brignoli),
Nell'abstract del "Second European Influenza Conference" lascienza consigliava, auspicava, con toni allarmati il ricorso a vaccinazioni di massa per evitare la catastrofe.
Ovviamente pandemia non fu, l’Oseltamivir non funzionava se non in pochi casi.
La “European Scientific Working Group on Influenza” organizzatrice del convegno, riceveva e riceve ovviamente sponsorizzazioni da una serie di ditte attive nei vaccini antiinfluenzali e farmaci antivirali. Che pacco che ci hanno tirato !!!
Iliberimercati in perenne eccesso di offerta hanno bisogno di domanda. Quando non c’è la creano.
Commettendo due crimini, il primo – ovvio- di procurato allarme, il secondo – più subdolo- di anestesia sociale: tra qualche anno potrebbe arrivare il momento del vero allarme
e parecchi lo ignoreranno.
Lascienza è viva e lotta contro di noi:
RispondiEliminaSI VIS PACEM PARA LIBELLUS
(uno solo non sono ancora riusciti a produrlo, indovinate quale?)
Post bellissimo. Ricordo la pubblicità dello zucchero e a anche il commento dei miei genitori: prima dicono che fa male e poi che fa bene. A distanza di più di 30 anni ora capisco perché. Grazie.
RispondiEliminabello il post, essendo del mestiere (epidemiologa, per un periodo anche all'Istituto Superiore di sanità) mi piange il cuore, ma è tutto vero; un esempio recente di casa nostra?
RispondiEliminaDue senatori, Dirindin e Moro in una interrogazione in commissione parlamentare chiedono:
chiarimenti sulla delicata situazione venutasi a creare a seguito del consistente finanziamento effettuato dalla Merck Sharp & Dohme, una delle maggiori aziende farmaceutiche del mondo, leader nella lotta contro le malattie prevenibili con vaccinazione, a favore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma ....
L’Università Cattolica vede fra i propri autorevoli componenti il prof. Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di Sanità pubblica fino al 2015 ed ora presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, ISS l’organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale. L’ISS ha svolto un ruolo significativo nella predisposizione del Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019, in particolare all’interno del Gruppo di lavoro interistituzionale “Strategie Vaccinali”, mentre il prof Ricciardi ha svolto un ruolo attivo di supporto tecnico-scientifico nella predisposizione del decreto legge 73/2017 sui vaccini, in corso di esame al Senato,e nella valutazione degli emendamenti al primo articolo dello stesso....
https://articolo1mdp.it/comunicati-stampa/vaccini-dirindin-lo-moro-interrogazione-possibili-conflitti-interesse/
Scusate ma il lik attivo non mi viene
giovanna dg
È più un leak che un lik...
EliminaIntanto le mie scuse per aver citato a sproposito persone che non ci sono più.
RispondiEliminaNoto che se parliamo di qualunque argomento ne cogliamo bene o male la valenza politica, sociologica o altro. Quando si trattano argomenti medici si finisce sempre per chiedere " ma xy fa bene o fa male? Non è una battuta, argomenti quali i vaccini o l'omeopatia non vengono mai colti nella loro valenza socio-antropologica ma ridotti alla brutale semplificazione "fa bene o fa male?". In questo caso da un argomento portato ad esempio della fallacità di certi studi ( con un occhio a quelli economici ) siamo finiti a discutere di colesterolo e olio di palma.
Che si finisse sul colesterolo era inevitabile: il caso analizzato dal JAMA si riferisce a ricerche in quell'ambito, e il tema purtroppo mi riguarda.
EliminaMolto interessante l'articolo.
RispondiEliminaL'economia non è esattamente il mio campo ma da medico vorrei dire con chiarezza che è fondamentale offrire la vaccinazione a chi non è vaccinato, soprattutto le persone anziane e i bambini. Il fatto di avere un'immunità di gregge così bassa in Italia credo sia il punto focale della questione.
Ho sorriso però quando ho letto anche l'altra natura della scienza :)
Carissimo: non capisco bene cosa c'entrino i vaccini col colesterolo, né col gregge, che sono due problemi che ho e dei quali si parla nel post. Quello dei vaccini non ce l'ho perché i miei figli (la più piccola ha 14 anni) mi pare abbiano fatti tutti quelli oggetto dell'attuale insulso e spesso cialtrone (non unilateralmente) contendere. Io, poi, ne ho molto probabilmente fatti più di loro, perché andando per lavoro nel posto da dove viene gente che (secondo i media che ci parlano di epidemie a casa nostra) NON è portatrice di agenti patogeni, STRANAMENTE mi hanno consigliato di premunirmi (e l'ho fatto). Chiara la natura del problema politico? Io insegno politica economica e la sanità muove molti soldi. Per il resto, riducendo i carboidrati (80 grammi di pasta integrale e meno di 200 grammi di pane integrale al giorno, niente zucchero, ecc.: lei sa meglio di me) ho dimezzato i trigliceridi e ridotto il colesterolo: quindi il mio medico aveva ragione, o ha avuto fortuna! Non ho perso (a 55 anni e stando fermo) lo stesso peso che con una dieta simile avevo perso a 45 anni e muovendomi. Ho anche meno fame. A un economista questo risultato non piacerebbe perché non "controintuitivo".
EliminaAllora, a lei che è esperto e solo perché ne parla lei: persone che arrivano in condizioni fortunose e incontrollate dall'Africa sub-sahariana sono suscettibili di creare rischio sanitario o no? E i vaccini obbligatori devono essere 10 o 12? Almeno su questo "noi" economisti siamo stati migliori: la regola del 3% è lì per restare! Poi non vuol dire nulla, però... almeno non l'abbiamo cambiata!
Buon lavoro!
Caro Prof,
EliminaMah in tutta onestà non ritengo che l’immigrazione possa rappresentare un rischio sanitario in Italia (oggi, Agosto 2017); di fatto penso che coloro che arrivano qui siano tutto sommato in salute. Sono però soggetti che scappano dalla povertà e dal degrado: non credo infatti che nel Nord Africa e nella Siria abbiano facile accesso ai servizi sanitari e dubito fortemente che facciano profilassi così come la facciano noi. Ciononostante, i rischi sentiti come più forti (ma non frequenti) sarebbero la TBC (il cui vaccino sfortunatamente non ne previene tutte le forme) e l’epatite B. Dopodiché Lei mi chiede se siano meglio nel numero di 10 o di 12 ed io non ho una risposta precisa a questa domanda. Prima ancora di frequentare l'Anestesia e la Rianimazione, reparto dove ho fatto la gavetta e scritto la mia tesi, li ho fatti tutti. Così come Lei. E magari il prossimo step sarà proprio dimezzare i carboidrati in vista della prova costume di questo mese :)
Mi scuso per l’off topic, probabilmente ho frainteso alcuni commenti precedenti. Le auguro buone vacanze
Caro Prof,
RispondiEliminacome al solito, la ringrazio per fornirmi sempre ottimi spunti di riflessione, e nello stesso tempo non la ringrazio proprio per lo stesso motivo.
Lei dice che non stupisce che Lascienza sia in leggero conflitto di interessi quando afferma la bontà di un prodotto in nome e per conto di chi quel prodotto lo commercializza. E se per i nostri zuccherosi eroi lo sputtanamento fu meno immediato grazie all'assenza del ueb e di uccellini canterini, fortunatamente ora disponiamo di mezzi più veloci per verificare la bontà delle informazioni forniteci (incluse censure e fake news).
Nello stesso tempo ci esorta (correttamente) a non dare per scontato che Lascienza sia una sorta di dono incontestabile ed ingiudicabile trasmesso per volere divino a chi la esercita. Vale per ogni scienza, anche quella economica (il riassunto fornito è illuminante).
La mia riflessione però, a questo punto mi porta a chiedermi: se accetto di delegare allo stato parte della mia libertà affinché la eserciti per il bene comune, disponendo di risorse e conoscenze che io singolarmente non posso avere, salvo poi scoprire che in realtà faceva solo l'interesse di pochi a discapito della comunità che dovrebbe difendere e rappresentare, come posso continuare a fidarmi? Che fine fa il patto implicito ed esplicito che - da cittadina - sottoscrivo con lui?
Solo grazie al suo blog ho compreso il grande inganno dell'euro e dell' Unione Europea constatando il tradimento totale dello Stato e dei suoi rappresentanti che - invece - ha affermato e continua a sostenere il contrario.
E se domani lo Stato dovesse decidere che l'atomica è la salvezza del clima globale - con tanto di relazioni de Gliscienziati (che però per me sono Scienziati salvo dimostrazione del contrario), che faccio, mi metto a studiare le reazioni dell'atomo per verificare ed approvare la bontà delle conclusioni?
Se il legislatore approva una nuova norma (il pareggio di bilancio, per fare esempi poco attinenti), mi trasformo in un novello LBC perché non mi fido?
Per non parlare de Lascienza e della Scienza medica...
Perché se ci interroghiamo sui modi con i quali ci possiamo difendere, allora abbiamo perso tutti.
E mi chiedo: che comunità diventeremo se questo rapporto di fiducia, ogni giorno, va disfacendosi sempre di più?
Certo, non mi arrendo. Ma mi preoccupo molto..
Ti do un cordiale benvenuto nel mio mondo. Da quando ho visto come i media parlano di economia e ho approfondito i loro conflitti di interessi vivo nel terrore di chi brancola nel buio in un luogo potenzialmente pericoloso.
EliminaNessuno (leggesi: zero) fra i politici che ho conosciuto mi è sembrato minimamente consapevole di DOVER svolgere un ruolo di mediazione anche culturale fra il mondo della ricerca e i cittadini. La risposta dei politici è stata Lascienza, che, se non si fosse capito, è un ulteriore "vincolo esterno" col quale si assolvono dalle proprie responsabilità (quello dei conflitti di interesse esiste ma è un problema minore rispetto a questo).
Caro Prof e tutti,
RispondiEliminapoiché davvero non ho posso ritardare ancora la cena per leggere i numerosissimi commenti prima di scrivere il mio, lo scrivo e basta, anche se può darsi che già ci siano state osservazioni all'idea da te espressa, che tutte le scienze sono sociali.
Sì, perché riguardano almeno due persone, in presenza o in effigie, e nel sociale, cioè tra le persone, hanno nascita, ripercussione e talvolta scomparsa - come del resto quasi tutto.
Intendo, per "scienze", ambiti della conoscenza e, per "ripercussioni nel sociale", conseguenze sulla popolazione, la comunità, gli esseri umani - o quel che più vi piace che renda l'idea - quel che i GRECI-quelli-la' chiamavano "polis", lo stato come insieme di cittadini.
(La forma GRECI la impiego pure per questi-qua, senza idealizzare e senza nascondermi che nel frattempo ci sono stati un po' di Turchi frammisti, anche se pare che gli attuali GRECI non vogliano sentirlo. Se qualcuno ha notizia diversa e di prima mano, per favore lo dica, perché, come ho bisogno di scrivere, ho bisogno di sapere.
E spesso non so a chi dirlo.
Vero è che secoli di dominazione turca ben poca traccia hanno lasciata nella lingua, perché i dominati ben poca traccia dei dominanti hanno in tal senso accettata. Fonte: un insegnante di greco moderno di cui avevo seguita qualche lezione, della serie "I passi perduti", secondo gloriosa tradizione personale, altra faccenda).
Intendo che tempo fa mi ero censurata l'osservazione precedente la parentesi perché mi sembrava di spiegare troppo, dato che parte del mestiere è la spiegazione.
E infatti sto spiegando troppo).
P. S. La cena è finita da un pezzo.
Scusate la lungagnata, ma la stanchezza di molte cose e il silenzio fisico, gradevole, in cui sto scrivendo fanno questo effetto.
E poi c'è il blog, porto grande quanto a ciascuno necessita.
Un noto telefilm dello scorso anno, MrRobot, sviluppa una teoria (teoria?) Interessante e apocalittica, giusto per dare un tocco di positività alla questione: ogni vittoria da parte del bene comune, come ad esempio una consapevolezza acquisita dall'opinione pubblica su un dato misfatto ai danni della popolazione per fini economici, sono concessioni che rientrano nell'evolvere di quegli stessi piani economici.
RispondiEliminaCioè, tradotto, per quando ci rendiamo conto è sempre troppo tardi, i piani sono cambiati, i danni sono stati fatti e chi ci ha guadagnato sta già investendo in altri illeciti spesso favoriti proprio dall'ultima inutile presa di coscienza; E ogni volta esce fuori qualcuno che ci rassicura e alimenta le speranze per un mondo migliore (vedi M5S in Italia).
Ora, visto che abbiamo secoli di storia da cui imparare, al netto delle riscrizioni da parte dei cosiddetti "vincitori", non è che finché rimaniamo legati a questo tipo di economia, correggetemi se sbaglio, economia basata sulla scarsità di risorse, basata sul fatto che qualcuno deve stare male per far sì che tu stia bene, non riusciremo mai in nessun modo ad uscire da questo meccanismo perverso che induce chi comanda ad essere legato indissolubilmente al rapporto qualità / costo?
Anche ammesso che in un futuro fantastico, tutti quelli che avranno potere decisionale siano mossi dall'onesta, tesi a fare il bene comune, e sappiamo quanto questa cosa sia inverosimile, anche in uno scenario del genere, comunque avranno le mani legate dalle scelte economiche.
O sbaglio?
O qualcosa mi sfugge?
Perché io vedo solo una soluzione, che possa risolvere una volta per tutte e definitivamente tutti i problemi che ci affliggono, dai più piccoli ai più grandi come la pace nel mondo, la fame, la possibilità che tutti sul pianeta Terra, nessuno escluso, possano avere una vita dignitosa, e questa soluzione passa inevitabilmente per l'eliminazione del guadagno personale, togliendo la moneta, e garantendo a tutti le risorse primarie.
Tecnicamente si può fare, ci sono studi e progetti che vanno in questa direzione, usando le conoscenze che abbiamo oggi.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i lettori di questo blog, e magari anche l'autore ;)
Clair Patterson.
RispondiEliminahttp://www.lintellettualedissidente.it/homines/lincorruttibile-clair-patterson-luomo-che-disse-di-alle-lobby-petrolifere/
Attendevo da tempo un post come questo. Quelle discussioni al grido di battaglia 'Lascienza non è democratica!" a me hanno sempre stonato e ora ho più chiaro di prima il perché. Il post mi ricorda recenti riflessioni di Taleb (https://medium.com/incerto/an-expert-called-lindy-fdb30f146eaf): le idee Scientificamente valide vincono nel lungo periodo non solo perché si sottopongono ad un continuo processo di verifica, ma anche in quanto facilitano la 'sopravvivenza' di chi le fa proprie, al contrario di quelle 'lascientifiche' intellettualmente disoneste. Anche le riflessioni di Feynman sull'esperimento di Millikan della goccia d'olio mi sembrano molto attinenti (http://www.lhup.edu/~DSIMANEK/cargocul.htm, oggi si parla solo di grassi!).
RispondiEliminaGasp! SuperQuark!
RispondiEliminaUn concetto che affiora spesso in questo blog è questo: perché una democrazia funzioni bene, occorre che i cittadini siano bene informati. Le leggi della termodidattica insegnano a non temere le domande stupide. Perché mai occorre che i cittadini siano informati, se vogliamo che una democrazia funzioni bene? Dei tanti motivi mi preme ora isolare questo: per evitare di commettere due volte lo stesso errore, o di insistere nello stesso errore. Che dire di questa storia? Una azienda di stato, che chiamerò E, investe un patrimonio ingentissimo nel campo energetico, in un paese che chiamero` G. Alcuni anni dopo, l'azienda chiede a due sociologi di verificare l'impatto che l'investimento ha avuto sulla città da un punto di vista complessivo. Dopo due anni di lavoro, i due sociologi arrivano a conclusioni opposte a quelle che l'azienda si augurava. Per farla breve, i due sociologi pubblicano un libro in duemila copie (presumo a spese proprie), ma qualcuno, o qualcosa, compra tutte le copie. "Un signore è passato e ha comprato tutte le copie del libro", si sente dire che tenta di acquistarne una. Perché è stato dannoso, per la collettività, nascondere quelle informazioni? Ma perché poi è stato facile ripetere gli stessi errori, o tentare di ripetere gli stessi errori, mentre, alla opinione pubblica, venivano raccontate le stesse storie, dove abbondavano parole come "ricchezza" e "sviluppo". Infatti, è stato facile ripetere gli stessi errori in Basilicata, che oggi, dopo decenni di investimenti simili, ci dicono le statistiche, è una delle regioni più povere, più inquinate e più afflitta dalla disoccupazione e dalla emigrazione. Ed è stato facile tentare di ripetere gli stessi errori in Abruzzo, in circostanze simili: petrolio amaro, cioè ricco di zolfo, che necessiterebbe quindi di una pre-lavorazione in loco, cioè di un impianto di desolforazione, eccetera eccetera. Per quanto riguarda l'Abruzzo, nel 2008 ho organizzato una tavola rotonda, presso la mia università, dove, per la prima e, finora, unica volta, alcuni rappresentanti dell'azienda E si sono esposti a un dibattito pubblico, insieme a specialisti di varie discipline: giuristi, medici, fisici, eccetera. Nel corso di quel dibattito, i rappresentanti di quella azienda, che voleva investire in loco, proposero argomentazioni molto deboli. Ebbene: le bobine delle riprese di quella tavola rotonda, che durò cinque ore, non furono mai rese pubbliche.
RispondiEliminaAffinché i cittadini siano bene informati, bisogna dunque che la diffusione dei frutti della ricerca scientifica non sia sotto il controllo di qualcuno i cui interessi potrebbero essere danneggiati dalla suddetta diffusione.
Bisogna anche che lo stesso finanziamento alla ricerca scientifica sia libero da quelle interferenze. Se gli enti privati offrono finanziamenti alle università per studiare le ricadute di loro progetti di investimento, si crea un corto circuito che facilmente può compromettere la libertà di pensiero e di ricerca, specialmente se nel frattempo le università sono state affamate dai tagli alla spesa pubblica. L'esempio dato in questo articolo è clamoroso, e non è l'unico.
Note e riferimenti.
E=Eni
G=Gela
La storia dei due sociologi e`
documentata in questo bel documentario di Eugenio Farioli Vecchioli (regia di Federico Cataldi)
Il signore che fece le riprese della tavola rotonda si chiama Antonello Tiracchia. Tutti gli attivisti locali, attivi nei movimenti, sanno che non ha mai mantenuto la promessa di rendere pubbliche quelle riprese.
Notizie su quella tavola rotonda si trovano qui e qui
Sarebbe interessante un aggiornamento di questo post dedicato a "Lascienza e COVID-19"... :-/
RispondiEliminaPurtroppo è diventato uno scontro tra Lascienza e NoVax, e nessuno dei due ragiona correttamente...
EliminaNon conosco di persona assolutamente nessun "NoVax", come non conosco nessun "terrapiattista". Certo qualche svitato così esisterà, ma mi pare che lo scontro tra Lascienza e il resto del mondo, letto/visto sugli organi di regime, sia descritto in modo abbastanza caricaturale.
EliminaLeggo solo ora questo spassoso post. Un solo appunto: non è "miremiremisiredolà", ma "mirediesismirediesismisiredolà"
RispondiEliminaCioè uno che dimostra con questo brillante commento di non aver fatto un quarto d’ora di solfeggio in vita sua viene a spiegare come va il mondo a uno che ha due diplomi e incide regolarmente per Brilliant Classics (che non è Sony, ma il suo lo fa)!?
EliminaBene, credo che questo spieghi sufficientemente bene agli altri non solo perché stiamo come stiamo, ma anche perché sarà difficilissimo uscirne!
Auguri Professore. Io ho finito di ascoltare or ora le ultime tre sonate di Beethoven eseguite da Sviatoslav Richter. E mi accingo a fregola (sarda) con salsiccia e accompagnata da Filieri rosè. Una chicca. Cannonau vinificato in bianco. Spero l'anno prosegua così. Sarà difficili. Per l'"exsultate, jubilate" aspetterò tempi migliori.
EliminaÇa va sans dire.
RispondiElimina