venerdì 14 luglio 2017

Aiutiamoci a casa nostra

Ho poco tempo (scadrà quando Marta arriverà in ufficio), e vorrei condividere con voi qualche riflessione non tecnica. Il tempo della "tecnica", d'altra parte, è finito. Quelli di voi che potevano capire "tecnicamente", hanno già sufficienti strumenti. Chi non poteva (l'adorabile Nat, per la quale una sottrazione - perché un saldo questo è - si configura quale paradosso logico insormontabile) è vergine (intellettualmente, dato che mi risulta abbia un paio di figli e non vada in giro con un manti azzurro), e ci ha pensato il carisma. Certo, potremmo andare oltre, e ci divertiremmo molto. Ma dovrei fornirvi (e lo farò) alcuni rudimenti minimi di statistica: diciamo, portarvi al test della t di Student, in modo da farvi apprezzare la mediocrità del male, lo squallore di certe analisi mainstream, che si traduce anche (spesso e volentieri) nell'evanescenza dei risultati sotto il profilo statistico. Certo, imponendovi un po' di econometria for dummies vi renderei il grande favore di farvi sentire inteligenti, vi darei altri argomenti per battibeccare coi piddini (attività che suscita in me profondo disprezzo per chi vi si dedica, da entrambi i lati del vuoto dialettico). Ma mi sembra che ci siano esigenze più pressanti da soddisfare: la nostra democrazia è in pericolo: un pericolo per sua natura insidioso e diffuso.

Non sono un politologo, quindi non so cosa sia la democrazia tecnicamente. Emotivamente, tenderei a definirla come un regime politico che dà libertà di espressione, che dà voice, come dicono (per una volta in modo espressivo) i nostri fratelli britannici. Per avvelenare la democrazia, quindi, basta fare una semplice operazione: inquinare il linguaggio. Questa è l'attività alla quale i media, che sono il nemico prossimo della democrazia, il suo assassino (il mandante essendo il capitale), si dedicano con tenacia e sagacia, come il post precedente dimostra. Non c'è (ancora) bisogno di censura, di limitazione "esogena" della libertà, di costrizione. Non ci trattano come trattarono Gramsci perché hanno trovato un modo più efficiente (in quanto massivo e politicamente sostenibile) di "impedire ai cervelli di pensare": impadronirsi del linguaggio e sovvertirne l'uso, impedire che le cose vengano chiamate col loro nome, e in limitatissimi casi addirittura criminalizzare l'uso del termine lessicalmente corretto, in nome del politicamente corretto. L'impedimento, col tempo, diventa endogeno: disapprendiamo la nostra lingua, e così perdiamo la capacità di rappresentare (e quindi di far comprendere, ma anche di comprendere) i processi in atto. Quando si arriva a questo punto abbiamo perso, perché scompare, in effetti, lo stesso terreno di scontro: avere voice non serve più, perché così come non si può combattere senza conoscere il linguaggio del nemico (indispensabile per comprenderne e prevenirne le tattiche), è evidentemente utopistico pensare di vincere una battaglia politica usando il linguaggio del nemico: se le sue parole diventano le tue, il tuo discorso, fatti salvi casi di eccezionale talento, fatalmente diventa il suo.

Non è che questa sia una novità, per chi segue questo blog, o, per altri versi, il blog del Pedante (epigono di grande talento: avercene!), e non è certo una novità per chi si sia ormai deterso la ricottina del rigurgito dalla nascente peluria. Quelli della mia età si ricorderanno di come il capitale, negli anni '80, ci fece digerire la nostra sconfitta propugnando l'idea che tutti fossimo capitalisti: la nostra sconfitta, cioè la liberalizzazione dei mercati finanziari, ci veniva presentata ossessivamente, insistentemente, come una nostra vittoria, come la possibilità di essere tutti azionisti. Peccato che il mercato finanziario, per sua natura, in tanto è efficiente in quanto veicoli correttamente le informazioni, e che nella vita vera l'informazione non sia diffusa, atomistica, simmetrica, gratuita, come dovrebbe essere per assicurare mercati efficienti, ma sia circoscritta, concentrata, asimmetrica, monopolistica, in mano a quelli che dai mercati traggono benefici esorbitanti, ovviamente a scapito di perdite altrui esorbitanti nel totale, ma individualmente sostenibili, di norma, perché ripartite su un gran numero di "buoi".

Ci voleva molto a capirlo?

No: sull'argomento, di per sé non impenetrabile, giravano anche film di discreto successo!

Ma è bastato sedare, in forme e modi che gli storici appureranno, chi doveva difendere gli interessi contrapposti a quelli del capitale, per rendere questa storiella della fine delle classi sociali totalmente egemone. Per l'uomo "de sinistra" odierno, un operaio è un Marchionne che non ce l'ha fatta: e come è merito di Marchionne se ce l'ha fatta, è demerito dell'operaio se guadagna una frazione infima di quanto guadagna il simpatico manager che non si sa annodare una cravatta (ed è pertanto caro ai nostri progressisti, i quali sono restii ad annodarsi qualcosa intorno al collo, forse perché sanno di meritarselo).

Questa mortificazione del linguaggio, questo avvelenamento della democrazia, procede, facendo strame (tra l'altro) di tutte le istituzioni nelle quali ritenevamo di poter aver fiducia, e che invece si sono dimostrate del tutto allineate a un semplice modello concettuale: chi viene finanziato con soldi pubblici in un contesto in cui lo Stato è catturato da interessi economici si allinea al pensiero unico del capitale e se ne fa docile servitore.

Pensate, tanto per fare un esempio, allo squallore di Bran Academy, di cui nel 2010 si discusse la chiusura, che poi non avvenne. Grati del salvataggio, gli illustri cattedratici si sono dati a esercizi meramente accademici, come sindacare su chi usasse il termine bail in, ma, attenzione!, non l'hanno fatto per difendere l'uso di una lingua che forse non conoscono (al cruscologo dauno o camuno, con tutto l'amore che ho per questi territori, credo poco, scusatemi: anche l'italiano va aiutato a casa sua...), ma per intorbidare ulteriormente le acque. Il bail in, infatti, non è un "salvataggio dall'interno", come qualche sprovveduto funzionale alle logiche del sistema andava sostenendo, forse aspettando una carezza del Capitale (sotto forma di elemosina per tirare avanti ancora un po'...), e non lo è non solo perché non salva un bel nulla (tant'è vero che, come sapete, le banche italiane sono state lasciate in stato di marcescenza nell'attesa che i regolatori europei trovassero un modo onorevole per disapplicare le norme che essi stessi avevano disegnato e di cui ci avevano eletti a cavie, distruggendo, invece di salvarle, alcune banche e alcune vite), ma anche perché esiste una legge universale, che travalica i confini delle singole discipline: è quella che rende esagonali le celle delle api, è quella che ci fa percepire una frattura del remo nel punto in cui si immerge in acqua. La Natura segue percorsi di minimo, è ottimizzante, aborre gli sforzi inutili, e così - vi assicuro - nonostante le apparenze, fa l'arte, e così fa il linguaggio (ed è questo, fra l'altro, che assicura l'osmosi perenne fra una lingua e l'altra: la scoperta di modi più sintetici ed espressivi per esprimere un concetto).

Avete contato i caratteri di "salvataggio dall'interno"? Bene: ora contate i caratteri di "esproprio". A occhio sono di meno, no? Chi vi dice di difendere il linguaggio usando una circonlocuzione prolissa e concettualmente falsa invece di un termine conciso, espressivo, e corretto, non sta difendendo il linguaggio: sta difendendo il capitale.

La Crusca, di cui mi venne detto avesse fatto simile lavoro (coi soldi nostri), o i Lincei, dove ancora troviamo queste slides (particolarmente poco pregevoli, soprattutto per come insultano il paese valutando il merito dei suoi governi sulla base delle copertine della grande stampa internazionale, prona ad interessi esplicitamente avversi alla nostra costituzione democratica), dovranno essere affidate a quel mercato che con tanta passione hanno difeso, e che farà di loro strame come meritano. C'è chi paga per fottere: io certamente non pago per essere fottuto.

L'economia, si sa, è cosa difficile. Laggente (ma anche Nat) non capiscono che se escono più soldi di quanti ne entrano alla fine c'è un probblema. Mettere un segno più davanti a quanto entra, e un segno meno davanti a quanto esce, è tecnicismo astruso, per molti, è sforzo di astrazione che a molti appare sterile. Il caparbio rifiuto ideologico (perché questo è) di utilizzare un linguaggio meno ambiguo (quello dei più e dei meno) espone così i volenterosi critici del sistema, quelli che hanno intuito che qualcosa non va, ad allinearsi, insensibilmente, involontariamente, inconsciamente, ai suoi volenterosi carnefici.

Ma il Signore è misericordioso, a modo suo, e, come la Bibbia in mille occasioni ci rammenta, ci invia segnali. Ecco: la cosiddetta "crisi" dei cosiddettissimi "migranti" possiamo anche vederla come un segnale: un segnale importantissimo e utilissimo per capire in che modo il capitale arma i suoi sicari (i media) per uccidere la democrazia.

Già parlare di "migranti", come sapete, è una lieve forzatura del linguaggio. Queste persone per l'Italia non sono "migranti", e infatti nelle statistiche ufficiali di "migranti" non si parla, ma di "immigrati". L'uso di un termine tecnicamente scorretto, quando non lessicalmente improprio, dovrebbe suscitare sospetto: sospetto che diventa certezza quando si veda, come non vogliono farci vedere (e quindi non  vediamo), che negare l'uso del termine "immigrati" significa negare la legittimità del nostro punto di vista, il punto di vista di un paese in cui la disoccupazione è raddoppiata e la povertà triplicata in pochi anni come risultato di precise scelte politiche, dettate da regole adottate per precisi motivi di distribuzione del reddito.

Il nigeriano col quale ho parlato venendo dalla Bios all'ufficio non è un migrante: è un emigrato (dalla Nigeria, per motivi da approfondire) ed è un immigrato (in Italia, con conseguenze da approfondire). Così figura (se figura) nelle statistiche del suo e del mio paese: questo è il dato. Ma il dato è amico della verità, quindi nemico del capitale e della sua simpatica favoletta.

Basterebbe questo (e, del resto, ora devo smettere: è appunto arrivata Marta) per far capire come stanno le cose.

Ma forse qualche elemento di riflessione in più occorre darlo, tanto per portare elementi di verità nel discorso: cose che sapete, ma che mi sento di ripetervi per giustificare la mia ambizione di essere nominato miglior sito politico e d'opinione ai prossimi MIA17.

Intanto, torniamo all'inciso: se (il simpatico nigeriano) figura (nelle statistiche). Ecco, forse dovremmo ricordarci che se ci sono delle leggi, sia nazionali che internazionali, a disciplinare l'ingresso di esseri umani (come di qualsiasi altra cosa, peraltro) in una data polity, in una data comunità, chi le viola è per definizione un criminale, un delinquente (e chi lo aiuta, come le ONG, concorre al delitto, e chi non se ne distanzia con vigore, come nessuna delle ONG asseritamente "nobili" ha fatto, purtroppo, si merita il sospetto nel quale incorre - e che potrà quantificare fra due anni alla liquidazione del 5x1000). Poi, si può discutere delle motivazioni per le quali si è spinti a delinquere, e naturalmente c'è chi è chiamato a valutarle. In un ordinamento democratico, però, questo "qualcuno" è l'ordine giudiziario, che lo fa secondo le norme che la polity in questione si è data. Non dovrebbero farlo i giornali. Ma lo fanno. Quando un giornale si rifiuta di chiamare clandestino chi è clandestino, o quando emette in prima pagina su cinque colonne una sentenza di condanna verso chi magari non ha nemmeno ancora ricevuto un avviso di garanzia, sta facendo esattamente la stessa operazione (anche se in un caso né noi né lui ce ne rendiamo conto): si sta sostituendo alla magistratura.

Perché, vedete, è un dato di fatto: un conto sono i rifugiati, e un conto gli immigrati. Se ci sono due parole diverse, un motivo ci sarà. E un conto sono i naufraghi, e un altro conto sono i passeggeri (per quanto pericoloso sia il mezzo che sono stati criminalmente indotti a scegliere). Anche qui, se ci sono due parole, un motivo ci sarà.

Riflettiamo sui rifugiati: persone i cui diritti politici o civili (o, in generale, umani) sono gravemente lesi nel paese in cui risiedono. Anche qui, la mia definizione è sbrigativa. Quella corretta esiste, ed è data dalla Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifiugiati. Ora, si potrebbe andare sul tecnico, sul difficile... ma andrò sul semplice, dove non vogliono che andiate perché potreste capire cosa sta succedendo. Il semplice fatto che esistano dei rifugiati, cioè persone delle quali è ufficialmente riconosciuto che devono abbandonare una polity e muoversi in un'altra per potersi realizzare come esseri umani, per potersi esprimere, ci fa capire quanto sia essenziale, in termini di promozione umana e di protezione dei diritti universali dell'uomo, che esistano polity diverse. E in cosa si traduce, concretamente, l'esistenza di diverse polity? Nei confini che le separano. A me fa tenerezza, ma anche un po' paura e molto schifo, che ci sia chi, sdilinquendosi ostentatamente per il debole e l'oppresso (rigorosamente altrui), propugna l'abolizione delle frontiere. Un mondo senza confini è come un corpo senza membrane cellulari: un simpatico lago di citoplasma, che il sole di questi giorni farebbe evaporare nel giro di un quarto d'ora. I rifugiati sono persone che hanno necessità di superare un confine per pensare diversamente, e questo semplice dato strutturale ci fa comprendere che chi è sinceramente amico della diversità e della possibilità di esprimerla deve difendere le frontiere (non mi addentro sul fatto che questo sarebbe anche un obbligo imposto dal Trattato di Schengen - basta leggere il Capo II dell'Accordo di Schengen). Ma per qualche strano motivo, gli amici della "diversità" sessuale, culturale, e via dicendo, sono anche quelli che lottano strenuamente insieme al capitale perché venga abolito il presupposto della diversità politica, che poi è il presupposto fondamentale perché le altre diversità vengano riconosciute e disciplinate (nell'interesse di chi, legittimamente, volesse essere uguale, magari perché ha letto Sandro Penna:

Felice chi è diverso
essendo egli diverso.
Ma guai a chi è diverso
essendo egli comune.

Forse Penna presagiva l'infinito squallore di un mondo paradossale in cui chi è felicemente comune viene condannato all'infelicità imponendogli di essere diverso per conformarsi al politicamente corretto, cioè alle forme uniche del pensiero unico dell'unico capitalismo che ci viene proposto).

Ma riflettiamo anche sugli immigrati, volete? Immigrare è un diritto? La risposta è un sonoro (ma taciuto dalla nostra stampa serva e vile, e quindi inascoltato dai suoi lettori boccaloni):
no.
E non è la risposta mia: è la risposta dell'ordinamento (come stiamo capendo ora che Franza e Spagna ci stanno prendendo a pesci in faccia, e noi scopriamo di non potergli dire niente perché loro stanno semplicemente applicando le regole), ma è anche la risposta di filosofi che si sono interrogati sul concetto di giustizia nel loro lavoro di ricerca, e che quindi si presuppone ne sappiano un tantino di più dei giornalisti, scherani del capitale, squadristi del fascismo dell'opinione, cancro della democrazia. Mi riferisco in particolare a David Miller, che si pone esplicitamente la domanda se esista un diritto umano ad immigrare, e si risponde: no (fra l'altro, sollevando un tema del quale concretamente nessuno parla, ovvero quello di come tutelare i diritti umani di chi invece ha diritto a rifugiarsi altrove: perché i cosiddetti "migranti economici", cioè gli immigrati - clandestini o meno - non solo si appropriano liberamente del capitale sociale di una comunità, in un mondo in cui il capitale privato invece si difende benissimo - come ci ricorda Mario Nuti - ma compromettono seriamente il sacro diritto dei rifugiati di trovare asilo politico, rendendone l'esercizio ulteriormente penoso, o magari vedendoselo rifiutare, come sta succedendo ai tibetani, che sono "meno migranti" degli altri).

Andrebbe anche detto, ma sono pochi a farlo, che un conto è un paese in crescita, e un conto un paese in recessione (e mantenuto in questo stato per precise scelte politiche)! Riflessione che qui abbiamo fatto spesso, che viene fatta in modo molto limpido in questo articolo interessante per tanti versi e sul quale mi ripropongo di tornare, e che travalica la sfera dei diritti umani per coinvolgere quella della prassi politica. Alla fine, se mi permettete di allargare l'obiettivo, il problema dei nostri politici è tutto qui: non aver capito che non solo il moltiplicatore keynesiano, ma l'intera logica politica è diversa in bad times e in good times. Sapete quelli che "a politiga tu nun la capisci, a politiga è mediazzzzzzione?" Ecco, sì, quei cretini lì. Ora che la SStoria ne ha spazzati via un bel po', ai superstiti spiego cosa non hanno capito loro: un conto è la politica quando il Pil cresce, e un  conto quando il Pil cala, e questo perché nel primo caso l'accresciuta disuguaglianza relativa, che tutti i politici hanno voluto per decenni (dai comunisti alla Napolitano - Bersani, Fassina, D'Alema, D'Attorre, Fratoianni, ecc. - ai conservatori alla Berlusconi), e alla quale tutti hanno attivamente cooperato, nel primo caso non comporta necessariamente una diminuzione dei redditi assoluti, nel secondo sì, e quindi viene percepita dagli elettori (e infatti ora tutti i politici ipocriti e cialtroni devono correre ai ripari versando una affrettata lacrimuccia di circostanza per de-plorare un fenomeno che va avanti dalla metà degli anni '70, nell'indifferenza più assoluta di quelli che ci dicevano che eravamo tutti capitalisti).

Quando il Pil cresce la mediazzzzzione su come spartirsi la torta può anche andare bene: ma quando il Pil cala, solo strategie politiche radicali sono vincenti: e questo spiega sia i recenti fallimenti di alcune forze che pretendevano di essere antisistema (qui come altrove), sia perché dalle grandi recessioni emergano, come stanno emergendo, regimi totalitari (la UE lo è a modo suo, ma verrà spazzata via da qualcosa di peggio).

Ecco: la chiudo qui, che devo dedicarmi ad altro. Ma, visto che oltre ad essere il miglior sito politico e d'opinione (come questo post dimostra, per il semplice fatto che vi ha detto cose che nessuno vi dice), siamo anche la migliore community, vorrei chiudere questo appassionato elogio delle frontiere in nome della libertà esortando (diciamo così) Giuse a sbloccare con decorrenza immediata Massimo D'Antoni, pena la mia reazione, conforme al mio temperamento che tutti sapete essere moderato e tollerante. Massimo (posso dirlo, tanto lui è deciso a rovinarsi la carriera), fra le altre cose, è anche quello che mi ha fatto leggere Miller. Se lo ha fatto, come molti hanno fatto in questi anni, per lanciare il sasso nascondendo la mano, gli è andata male: la mia feroce onestà intellettuale mi impone di specificare quando una fonte è diretta (perché ci sono capitato sopra) o indiretta (perché me l'ha segnalata un altro). Quindi, cari "dicoloriani" (credo che "negriani" non si possa dire...) sappiatelo: Massimo fa letture che voi mettereste all'indice (senza essere la Santa Inquisizione, che aveva una sua estetica che voi decisamente non avete).

Quali interessi difendiate, cari "dicoloriani", è chiaro. Gli interessi che ogni tanto il popolo spazza via, quando decide di difendersi (a casa propria). La lotta del proletariato contro la borghesia è in un primo tempo lotta nazionale, come diceva Julius Evola... o no?

131 commenti:

  1. Buongiorno Professore,
    grazie per tutte le sue fatiche. Mi permetto di segnalare questo lavoro, direttamente collegato a quest'ultimo suo post. Le confesso che la lettura dei due lavori mi ha lasciato ancora una volta con lo stato d'animo di un burattino a domandarmi che Paese sarà quello nel quale mia figlia di 3 anni si troverà a vivere.
    Le auguro ogni bene e di avere la forza e la salute per continuare questa sua/nostra battaglia di democrazia e civiltà.
    Roberto Rizzardo

    https://www.lucadonadel.it/onlus-e-migranti-in-italia-open-society/

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    1. Luca Donadel ha fatto un ottimo lavoro. Mi sono fatto due risate sui commenti sotto la sua pagina facebook appena uscito il video. La gente vede Goldenstain non appena i media puntano il dito e credo che lo facciano anche ed ormai, in maniera inconsapevole, quasi sotto ipnosi.

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  2. Due osservazioni laterali:

    - Sulla statistica, per il 90% delle cose necessario a capire quanto basta servirebbe solo avere chiaro la differenza fra media, mediana e moda e, magari, il significato e le implicazioni di indice di asimmetria di una distribuzione. In generale, per i non masticanti, quando i media citano la media stanno provando a fregare e nei rari casi in cui citano la mediana significa che la distribuzione è fortemente asimmetrica.

    - sull'invito allo sblocco: forse è una impressione solo mia, ma negli ultimi mesi i blocchi fra persone che dovrebbero stare dalla stessa parte, almeno sul tema di interesse, sono aumentati esponenzialmente. Sarà il caldo, sarà che le sconfitte (Le Pen, rallentamento della Brexit, etc.) fanno diventare nervosi, sarò anche io (certo), ma le volte che il prof. retwitta qualcosa ed io non posso vedere il tweet originale perchè bloccato sono aumentate enormemente. La cosa è ancora più "antipatica" quando scopro che il blocco è di qualcuno con cui ho fatto amichevolissime chiaccherate su twitter e, peggio ancora, faccia a faccia al goofy o in sede associativa. 'zzo, almeno avvertite.

    Lancio l'iniziativa #SbloccateGliAmici e #JubilaeusBloccatorum. Poi, dopo che usciamo dall'euro, ci pestiamo appropriatamente lungo le successive linee di faglia ideologica...

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    1. Giusto, dici una cosa importante.
      Come posso imparare un minimo di statistica senza fare un corso universitario di statistica?
      (ps la matematica la so fino agli integrali doppi poi non ricordo un accidente)

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    2. Ci sono i due testi gratuiti di OpenIntro:

      OpenIntro Statistics

      e

      Advanced High School Statistics

      che mi sembrano molto ben fatti. Poi ci sono corsi per tutti i gusti sulle varie piattaforme dedicate ai MOOC (Massive Open Online Courses) come Coursera, edX, FutureLearn ecc. Con l'attuale moda di Big Data, Data Mining e Machine Learning la statistica e diventata un argomento "hot".

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    3. Appoggio senza riserve l'iniziativa di Guido #SbloccateGliAmici e #JubilaeusBloccatorum. Ci stiamo candidando come miglior community (e lo siamo, la ricchezza delle amicizie che ho stretto grazie a questo blog, la quantità di letture, musica, iniziative condivise è veramente incredibile e mi ha cambiato la vita)... e dobbiamo passare il tempo a bloccarci tra di noi?
      Io poi col blocco amico su Twitter ho una dimestichezza pazzesca, basta pensare che praticamente TUTTI quelli che mi hanno bloccata mi avevano in precedenza sommersa di attenzioni e complimenti, inviti alle loro conferenze, in un caso persino elargito un baciamano... in compenso, fa parte di questa bella community anche il primo in assoluto a bloccarmi su Twitter (al secondo tuit che gli mandavo, e io ingenua non riuscivo a capire come mai non riuscivo più a rituittarlo, perché allora Twitter che eri bloccato non te lo diceva), che è diventato in seguito un mio carissimo amico...
      È la morale è: suvvia, ragazzi. Blocchiamo i troll, specie se libberisti, ma riflettiamoci qualche secondo prima di bloccarci futilmente tra fratelli in Goofynomics.

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    4. Quoto. Non fatevi prendere dall'atomismo di sinistra.

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    5. Mah, anche io sono tra i bloccati su Twitter. Il prof mi bloccò perché gli portai per errore un troll in TL. Quindi colpa mia, nulla da dire. Se ci sarà lo sblocco generale mi farà piacere ma, ad essere sincero, ormai non mi interessa neppure più di tanto. Quello che mi interessa fare (sostenere asimmetrie) lo faccio comunque. Con sblocco o senza.

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  3. La CEI, in contrasto con Renzie, dice: "L'aiutiamoli a casa loro non basta...". Non avevamo dubbi.

    Verissimo il fatto che i me(r)dia stravolgano il linguaggio, come dice anche ad esempio l'UNHCR stesso in un passo secondo me importante: "... è impossibile stabilire un esatto rapporto di causa-effetto, di fatto nel 2013 la visita del Papa a Lampedusa e il naufragio di ottobre cambiano la narrazione del fenomeno degli sbarchi”. Infatti diminuisce, fino a scomparire, il riferimento al “clandestino” e si inizia a inquadrare la figura del migrante come “rifugiato”...". Ecco come cambia la percezione. Basta cambiare un sostantivo.

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    1. Sulla cei segnalo questo http://www.intelligonews.it/spiritualita/articoli/14-luglio-2017/64019/gotti-tedeschi-il-messaggio-di-galantino-non-fa-bene-ai-migranti-conosce-le-guerre/

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    2. “Non fatevi ingannare dall’illusione di lasciare i vostri Paesi alla ricerca di impieghi inesistenti in Europa e in America”. È l’appello lanciato da mons. Nicolas Djomo, vescovo di Tshumbe e presidente della Conferenza episcopale della Repubblica Democratica del Congo (Cenco), all’apertura dell’incontro panafricano dei responsabili dei movimenti di Azione Cattolica dei giovani e dei bambini, che si conclude oggi a Kinhhasa dopo quattro giorni di lavori."

      http://it.radiovaticana.va/news/2015/08/25/appello_vescovo_ai_giovani_africani_restate_per_costruire/1167265

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  4. Comunque io avanzo un post musicale. Sono in saldo negativo su questo fronte, digiamo (se ho ben capito).

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    1. «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti inquieti per molte cose ma una sola cosa è necessaria, e Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta»
      Lc 10:38,42
      Nat come Maria ha scelto

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    2. Bè io lo dico sempre: le più grandi scoperte che ho fatto su questo blog, quelle per cui sono più grata al prof (insomma, il mio chicco di melograno) sono quelle musicali. Io qui ho scoperto Gesualdo e Buxtehude. E sono solo due esempi.

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    3. Per questo ho citato il brano del vangelo di Luca. Beata te Nat/Maria che puoi scegliere la parte migliore.
      Io #nonsonouneconomista e #nonsonounmusicista ma trovo in questa community creata da Alberto un luogo di speranza.
      Cerco almeno di riservarmi il ruolo di Marta, non il migliore, ma nemmeno inutile.

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  5. Voto miglior "sito politico e d'opinione" MIA2017 a Goofynomics (& co.): FATTO.

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  6. Mi stupisco che si vogliano smontare gli artifici retorici di chi usa la "tecnica" e vuole limitare la libertà d'espressione per poi usarli a propria volta. Che la legge consideri clandestino chi entra illegalmente in un paese non implica che si debba essere d'accordo con detta legge, e un giornale, fino a prova contraria esprime le sue idee. Che non significa minimamente sostituirsi alla magistratura. La democrazia è questa cosa qua. Migrare può non essere un diritto (come può esserlo, dipende; non c'è una legge di natura), ma è un dato di fatto che se rendi impossibile migrare legalmente le persone proveranno a farlo in altri modi. E se l'unica possibilità di stare in un paese è fare domanda per asilo politico tanti proveranno quella strada.

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    1. Perdonami: intanto leggi Miller (come antipasto). Poi considera che ciò che rende difficile immigrare in Italia adesso non sono condizioni soggettive (gli italiani kattivi e fassisti), ma oggettive: la mancanza di lavoro e di risorse, le (tante) risorse che occorrono per gestire la prima accoglienza. Sono contrnto per te che evidentemente puoi non rendertene conto. Keynes ci insegna che la crisi busserà anche alla tua porta e la vita mi ha insegnato che quel giorno non necessariamente abbasserai la cresta. I media sono la merda che sono perché non esprimono le opinioni (plurale) proprie, ma l'opinione (singolare) altrui. Se ne era accorto anche Gramsci. Ma a sinistra Gramsci è passato di moda. Non mi sembra che tu sia entrato in argomento, ma se a te sembra, bene così.

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    2. L'immigrato clandestino (cioè non richiesto) fa male alle donne, ai bambini ed ai vecchi che lascia (li condanna ad un peggioramento delle condizioni di vita) e fa male a quelli che non lo vogliono accogliere, perché li costringe ad accettare peggiori condizioni di vita.

      Quindi male doppio e non rappresenta neppure "il prossimo".

      Si può chiudere un occhio quando l'immigrazione clandestina non è di massa, in caso contrario si tratta di un atto di guerra.

      Non è per caso che non esiste nessuno stato che non preveda nel suo ordinamento il reato di clandestinità.

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    3. Scusa, non mi va di polemizzare, ma vorresti cortesemente indicarmi un paese, uno, al mondo, nel quale sia garantita la libertà di immigrazione per chiunque e per qualsivoglia motivo ?
      Se ti riesce, dopo ragioniamo sul resto.

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    4. Beh, dai, sappiamo che la risposta non c'è, perché un paese così è inconcepibile. Molto semplicemente perché non può esistere Stato o Nazione senza controllo dei confini. Che non significa confine sigillato, ma significa non voler rinunciare al potere di decidere le regole di governo dell' immigrazione secondo le necessità, i bisogni, la demografia, la sicurezza, l' economia del paese. Si chiama sovranità statale, capacità di governare i fenomeni, i cambiamenti della società e del mondo in funzione degli interessi e dei bisogni della popolazione residente.
      Al di fuori di questo c'è solo il suicidio politico di una classe dirigente pseudoprogressista che sarà travolta da una ondata popolare di rivolta. Spero che questa ondata non abbia i connotati peggiori dello scontro civile e della violenza, ma sono certo che la sinistra e il suo pensiero perdente ne usciranno travolti e distrutti per tempo lunghissimo.
      Amen.

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    5. @ ...SB...

      "è un dato di fatto che se rendi impossibile migrare legalmente le persone proveranno a farlo in altri modi"

      Vale a dire:

      "è un dato di fatto che se rendi impossibile ai poveri pensionati che non arrivano alla fine del mese rubare nei supermercati legalmente questi proveranno a farlo in altri modi"

      Ecco. Magari tu sei un nostalgico degli espropri proletari, nel qual caso la mia variazione sul tema non fa che rafforzare la tua posizione. Ma se così non è, non ti pare che, riesemplificata la questione in questo modo, i suoi termini generali possano rivelarsi forse un po' più complessi di quanto non appaiano in una prospettiva pavlovianamente 'umanitaria'?

      Ragionare a valle dei processi e limitatamente alle cause e agli effetti prossimali, ovvero senza focalizzare macro forze e macro interessi in gioco, e senza un (almeno tentativo di) inquadramento sistematico/strutturale dei fenomeni considerati, non aiuta a sganciare valutazioni e ragionamenti dalle formule precotte 'liberamente' propinate da chi, per il solo fatto di avere accesso sistematico ai mezzi di diffusione capillare delle stesse, difficilmente può discostarsi troppo dalla linea di chi in quei mezzi ha INVESTITO (e molto) per finalità non esattamente umanitarie.

      Il fatto poi che dall'altra parte del campo, per preminenti considerazioni di calcolo politico, si preferisca cavalcare le tesi 'cattiviste', nulla aggiunge e nulla toglie all'eventuale validità della componente oggettiva di tali tesi. Sarebbe come dire che, siccome oggi Renzi (e non... D'Attorre) si fa alfiere della messa sotto accusa del Fiscal Compact e della non ratifica dello stesso nei Trattati, il Fiscal Compact va bene e ci conviene a tenercelo in eterno.

      Cercare di ragionare acquisendo e applicando dati e strumenti critici quanto meno ULTERIORI a quelli non-fornitici da chi ha non-interesse a darceli, isolando e mettendo tra parentesi gli schemi interpretativi preconfezionati che gli "artifici retorici" e le "tecniche" camuffano da libera espressione di idee, è faticoso, a volte disorientante e, soprattutto, spesso penoso (almeno per me). Ma basta che l'esercizio riesca una sola volta per non poter tornare più indietro.

      Questo naturalmente non significa diventare infallibili e onniscienti, ma sicuramente avere una consapevolezza diversa dei nostri limiti e qualche decisivo strumento in più (soprattutto metodologico) per accorgerci eventualmente dell'errore, a partire da quello colposamente o dolosamente indotto.

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    6. @ Fabrizio Laria

      Non so se ho capito il tuo discorso. Certamente ogni questione è molto complessa, ma al suo interno ci sono questioni per niente complesse. Come ad esempio il fatto che la storia umana è storia di migrazioni, e che le persone, non tutte, hanno voglia di muoversi a prescindere; mentre tutte se ne hanno bisogno cerceranno altrove. Il che non vuol dire che le leggi vadano fatte secondo questo bisogno né che ogni bisogno possa e debba essere soddisfatto, né che questo non comporti conflitti. Non so cosa intendi con "prospettiva umanitaria pavloviana". Io non ci trovo nulla né di sbagliato né di strano (cioè che vada indagato come se non fosse autoevidente) nel fatto che ognuno cerchi di stare meglio altrove. Che questo desiderio si inserisca in fenomeni complessi nulla cambia circa la natura del desiderio. E questo mi pare difficilmente smentibile e tantomeno assimilabile a qualsiasi presunta propaganda. Non sono nostalgico degli espropri proletari, sia per età che per altro. Le persone hanno oggi voglia di certe sostanze. Possiamo ragionare circa tutte le possibili cause neuro-psico-sociali, ma resta che le persone ne hanno voglia. Uno Stato può decidere di rendere illegali tali sostanze e automaticamente creare criminalità. Oppure può decidere che non ha alcun senso rendere illegali tali sostanze. Entrambe le scelte sono legittime, ma questo non dice nulla circa la bontà, in ogni senso, delle scelte, né sulle conseguenze di tali scelte. Il mio giudizio morale su chi fa uso di certe sostanze è indipendente da come uno Stato regola tale consumo, e spero che così faccia chiunque, immigrazione compresa.

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    7. Caro S.B., rettifico: non sei un troll. Sei solo un giovinotto imbottito di scemenze selline che vuole erigersi a filosofo sociale parlando troppo e ascoltando poco. Finché gente come te si proclamerà di sinistra, la destra avrà la via spianata. Buona fortuna.

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    8. Aggiungo che senza preferenza nazionale (= prima noi poi gli altri) non esiste nazione.

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    9. "Le persone hanno voglia di muoversi a prescindere" (ma non c'era un'unica motivazione strutturale, la povertà?), "le persone hanno oggi voglia di certe sostanze"... Dietro questo modo di argomentare si staglia un colossale #maleichenesa! Non proiettare sull'universo mondo le tue ansie di giovincello frustrato, irrisolto e provinciale. Decidere per gli altri cosa vogliano è fascismo. Non sarai mica Furfaro? Sa non lo sei, sei però furfaresco, e probabilmente furfariano. Non ne posso più di questo modo di ragionare, che è quello di Padoa Schioppa, e ne posso ancor meno di chi lo fa proprio senza poterselo permettere.

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    10. @ ...SB...

      Mi permetto di invitarti a riconsiderare con più attenzione la mia proposta di variazione sul tema e, correlativamente, a riflettere sulla dubbia pertinenza della tua ulteriore.

      Mi permetto altresì di invitarti di invitarti a riflettere sul carattere intimamente (e, aggiungerei, trucemente) reazionario della presa d'atto a cuor leggero del 'fatto' - peraltro molto più luogo comune di quanto si voglia far credere - che "la storia umana è storia di migrazioni". Tipica frasetta da manuale scolastico di quart'ordine (con tutto il rispetto per i manuali scolastici di quart'ordine) che, se avessi colto meglio (e mi scuso per la non sufficiente chiarezza) il senso della mia esortazione a drizzare le antenne verso il rischio di 'essere parlati', non avresti mai non dico pensato (perché purtroppo molti pensieri che ribollono sulla superficie del nostro Io prescindono da noi), ma quanto meno fatto tua.

      Dato che non posso e non voglio escludere che tu abbia le potenzialità di scegliere le teste giuste per aiutarti a pensare quanto più possibile con la tua testa, ti esorto ancora, scusandomi per il tono inevitabilmente un po' paternalistico, a fare molta attenzione alla sbobba che c'è in giro, cucinata da TUTTE le parti.

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    11. troll è meglio o peggio di sellino? O fa lo stesso? Comunque la prima citazione è incompleta. E a sostegno di quello che dico, peraltro molto banale, per fortuna non ci sono solo le mie convinzioni. A parte il fatto che la storia dell'uomo è stata ampiamente studiata e che il razzismo scientifico è stato demolito dall'evidenza della variante genetica, basta prendere l'insieme degli italiani che oggi emigrano e dividerlo in coloro che sono emigrati per necessità e coloro che lo hanno fatto in piena volontà. Che le persone abbiano voglia di certe sostanze mi pare difficilmente smentibile, sia empiricamente che per mole di studi che ognuno può andarsi a cercare. Potevo usare l'aborto. Le donne hanno necessità di abortire, se rendi abortire illegale ricorreranno agli aborti clandestini (criminali loro e chi le aiuta, con il mio pieno appoggio morale). Ci sono motivazioni socio-culturali differenti nell'aborto, ma resta il fatto che una donna vuole avere il controllo del suo corpo. Quindi ecco, non sono io a decidere cosa vogliono gli altri, mi limito ad osservarlo e a studiarlo, per quanto mi è possibile. Se qualcuno riesce a smentire ciò che sto dicendo, ben venga.

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    12. Ora mi spieghi cosa c'entri qui il razzismo. Attento: è l'ultima possibilità di restare in questa community. Prendi in considerazione anche l'ipotesi di scusarti.

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    13. Il fatto che vogliano emigrare non implica, che gli debba essere permesso di farlo, sopratutto in un paese con cogenti vincoli di bilancio dissoccupazione a due cifre e una sitazione sociale disastrosa.
      Non spetta allo stato italiano soddisfare le velleità altrui, allo stato italiano spetta l'arduo compito di soddisfare i bisogni e le necessità degli italiani.
      Anzi aggiungerei che perfino i flussi regolari andrebbero fermati salvo che per figure ad alta specializzazione che non siamo in grado di fornire, per il resto si lasciare che sia la domanda e l'offerta nazionale a regolare il mercato del lavoro, evitando cosi di dare un grande vantaggio al capitale nel comprimere i salari.

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  7. Mass Media.
    Il primo inganno è nella pronunicia latina di un significato inglese.
    Come questa botta di orgogllio (pre)nazionalista si combini con l'autorazzismo, la logica pidiota deve ancora spiegarcelo.

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  8. sentiremo mai queste parole? = "gli studenti italiani non vogliono più studiare all'università e quindi dobbiamo investire sugli studenti extracomunitari". Chissà... io intanto Vi chiedo retoricamente, giusto per infierire sulla mia sanità mentale, se è Giustizia Sociale, far gravare su uno studente italiano di una famiglia mono-fottuto-reddito-del-cazzo più di 3000 euro annui senza garantire un minimo di servizio quale mensa o non so cosa, per un'università pubblica, quando una caro "IM-migrante" paga 250 annui ( non suoi ) con vitto, alloggio (che non viene revocato se non in regola con gli esami ) e possibilità di fare esami farsa in inglese? L'odio non lo ripongo verso il caro "IM-migrante" che si iscrive per godersi 5 anni di vitto e alloggio anche senza fare un solo esame, chiamalo scemo! Ma non posso garantire per i miei colleghi che sono sempre più incazzati soprattutto contro i cari "IM-migranti"

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    1. Tra le altre cose, il nostro governo di sfruttatori fa di tutto per dissuadere gli studenti italiani dallo studio. Per esempio dicendo tutti I giorni che studiare non serve.

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  9. Estremamente interessante l'articolo linkato di Comidad. E' la prima volta che leggo del collegamento tra la crescita del fenomeno migratorio e l'estensione della disponibilità di credito verso fasce povere della popolazione di paesi meno sviluppati, segno evidente di una pesante censura che grava sul dibatto pubblico sul tema: infatti, a livello specialistico gli studi a riguardo ci sono, come si rileva scorrendo la bibliografia di questo articolo.

    Le famiglie che ricorrono al microcredito sono costrette dalla pressione di un indebitamento cui non possono far fronte con le risorse loro offerte dall'economia locale a far emigrare (con ulteriore indebitamento) alcuni loro membri.

    In sostanza il microcredito, già esaltato dai media globali, come manna dal cielo per i poveri del mondo, avrebbe rimesso in moto il micidiale meccanismo che per secoli aveva alimentato la tratta degli schiavi.

    Magari non sarà l'unica, ma è finora la sola spiegazione dell'attuale fenomeno migratorio di massa che ho visto che faccia riferimento a cause strutturali e misurabili anziché a fatalistici "Scappano dalla guerra" o "Scappano dalla povertà".

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    1. Anch'io trovo ben scritto e illuminante l'articolo, che, fra l'altro, ci permette di capire come persone prive di mezzi possano affrontare un viaggio tanto oneroso, oltre che pericoloso. Forse dopo le ONG, altre istituzioni "angelicate" dai media del capitale avranno diritto a un supplemento di istruttoria.

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    2. Questi signori i soldi per emigrare li hanno sempre preso in prestito. Finora li prendevano in prestito dai parenti che, una volta arrivati, erano ben solleciti a richiedere indietro capitale e interessi.
      Purtroppo i pornalisti hanno il compito statutario di disinformarci, altrimenti saremmo ben a conoscenza del fatto che queste persone considerano le migrazione come un investimento, di cui hanno già calcolato Roi e ammortamenti.

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    3. @Valerio Non c'è nulla di male nel calcolare razionalmente le conseguenze di una scelta di vita. I nostri emigrati (sostantivo) immigrati (verbo) negli USA avranno fatto calcoli simili. Il punto è che spesso i calcoli dei nostri fratelli africani sono sbagliati perché qualcuno, visibilmente, fornisce loro informazioni sbagliate.

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    4. Gli emigranti italiani sono sempre stati richiesti dagli Stati di destinazione.

      Partivano cioè con la certezza di essere accolti legalmente.

      Gli USA per esempio fissavano annualmente la quota di immigrati in arrivo da ogni stato europeo.

      Per esempio, per poter accogliere le "spose di guerra" (cioè le donne italiane che si erano sposate con i militari delle truppe di occupazione) fu necessaria una legge del Congresso per innalzare la quota di immigrati italiani.

      Anche nel caso degli italiani che andavano a lavorare in miniera in Belgio ci fu un accordo bilaterale.

      Chi parla di diritto all'emigrazione clandestina non sa di cosa parla.

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    5. Sempre per l'ordine del discorso, io non so se il mio nonno materno, partito con la moglie per la Francia sapesse o meno di fare cosa legale o no; non gliel'ho mai chiesto e non lo potrò più fare. So solo che sono stati in Francia dieci anni, hanno fatto quattro figli e poi sono tornati in Italia. Mio nonno ha continuato a prendere una piccola pensione dalla Francia. E certamente sono andati in Francia per lavorare, facendo un investimento. Non scappavano dall'Italia, come molti di quelli che arrivano non scappano dal proprio paese. Cercano di meglio, per loro e per le loro famiglie. E come è ovvio, dato che il viaggio costa in qualche modo devono trovare i soldi, e per una famiglia mandare qualcuno qua è un investimento. Trovo preoccupante che questo crei sconcerto e che si vadano a cercare chissà quali verità nascoste. Un investimento è sempre un rischio, e chi parte sa benissimo che rischia. Io ne ho conosciuti alcuni di questi ragazzi. Fratelli di famiglie numerose. Uno è qua da due anni, non ha trovato lavoro e difficilmente lo troverà; al momento ha solo buttato molti soldi e non sa cosa fare. Aspetta per essere considerato rifugiato, che certamente sarebbe un dono dell'Italia, ma che non risolverebbe la sua situazione. Colpa del microcredito, certamente. La povertà troppo banale.

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    6. Ovviamente, chi immigra qui lo fa per motivi razionali (o, almeno, ritiene che lo siano). Peccato che, se fosse noto, cadrebbe il velo d'ipocrisia umanitarista che ammanta l'argomento.
      Ho conosciuto parecchi di questi fratelli africani, e ho capito da dove deriva il mito di Caino. Mogli col viso tumefatto, perché il marito si è stancato e ne vuole una più giovane; nuore che cercano di avvelenarsi; ragazzine vendute dai genitori a persone senza scrupoli che le buttano su una strada. Certo, ci sono anche brave persone, ma la selezione all'ingresso è fondamentale.
      D'altra parte, i paesi di partenza sono vittime di forte disinformazione. Da più di un decennio incontro studenti che, dal principio dell'estate sono disperati: le strutture di accoglienza chiudono e questi devono tornare a casa. Persone che sopravvivono con una misera borsa di studio, oltre a dover pagare il biglietto, non proprio a buon mercato in quel momento, devono svenarsi per comprare regali a parenti, amici e conoscenti, regali che devono essere costosi, pena una profonda riprovazione sociale. Perché quegli studenti "vivono in Europa, perciò sono ricchi".
      Scusate lo sfogo, ma ritenevo di dover chiarire il mio pensiero su un argomento che ritengo mi coinvolga.

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    7. E gnente, questo post ha aperto le gabbie, come fece a suo tempo "I salvataggi che non ci salveranno". Strano che tu, che evidentemente ti collochi nello spettro che fa da Bersani a Fratoianni, non veda (forse perché appartieni a un ceto che non vuole affrontarlo) l'ornitorinco nella tabacchiera: l'Africa è forse il continente più ricco di risorse: perché il suo popolo dovrebbe spostarsi altrove? Parlaci di questo, invece di metterci in bocca cose che non abbiamo detto!

      Nessuno qui nega che la povertà sia il primo mobile degli spostamenti di popolazione. Viceversa, tu hai implicitamente affermato che un viaggio da Torino a Aigues Mortes (5 giorni a piedi) costi quanto un viaggio da Dakka a Roma (75 giorni a piedi) - perché negare che certi viaggi vadano finanziati significa fare questa ardita operazione concettuale - e continui ad affermare che muoversi verso un posto dove il lavoro c'è equivalga a muoversi verso un posto dove il lavoro non c'è. Questo ti qualifica come appartenente a quel ceto progressista che crede all'ammmore ma non al digiuno, avendo la pancia piena e illudendosi di poter continuare ad averla. Peccato che se poi il lavoro non c'è, la storia, che tu rifiuti di studiare, ci dica che finisce come ad Aigues Mortes. Proprio perché appartengo a un popolo che fu vittima vorrei evitare di porre le condizioni perché diventi carnefice. Le vittime sono i peggiori carnefici (ma tu snobbi la storia, quindi lo imparerai sulla tua pelle. Looking forward...).

      Comunque, per farti capire di cosa parla questo post, ti pongo una domanda diretta: tu credi sì o credi no che la tutela delle frontiere sia un presidio di civiltà e democrazia?

      Per aiutarti a rispondere, ti segnalo che l'Africa è povera anche perché le loro frontiere le abbiamo tracciate noi. Noi siamo ricchi anche perché ci siamo autodeterminati (da ultimo, col sangue dei partigiani, sul quale credo tu stia orinando...).

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    8. Non ho capito se la convinzione di stare orinando sul sangue dei partigiani sia riferita a me, comunque non ne capisco il bisogno. Come anche non capisco perché paventare mie tragiche dipartite per farmi ragionare meglio. Tra l'altro mi pare di ricordare che nella storia che non ho studiato di persecuzioni basate sulla paura di quello che sarebbe successo ce ne siano state parecchie. E il carnefice in capo è stato uno che si è considerato vittima da solo. E il nostro popolo è stato sia vittima che carnefice. Il mio commento si riferisce all'idea del microcredito come sola spiegazione strutturale, che nega quindi che lo siano guerra e povertà. Come vedi, non ti ho messo in bocca alcuna parola, e sarebbe cortesia ricevere lo stesso trattamento. Tutto ciò si collega alle obiezioni che ti ho posto sull'odrine del discorso (il criminale Gramsci e i criminali migranti, aiutati dalle criminali ONG), che è del tutto indipendente dalle ragioni storiche dei fenomeni migratori. Se sei d'accordo, sennò amen. Di civiltà non lo so, di democrazia dipende. Io non ho nessun problema con le frontiere, e infatti non ho scritto da nessuna parte che vadano abolite (certo anche prendere accordi con la fu Libia per incarcerare chi arrivava era perfettamente legale, immagino). Così come non ho nessun problema con il capire che un conto è andare dove il lavoro c'è o dove non c'è. Di recente ho letto un libro credo valido di Giuseppe Sciortino, che esorta a evitare tanto le presunte soluzioni muscolari di destra quanto le soluzioni terzomondiste di sinistra, per una razionale gestione del problema. Il popolo africano non esiste, poi. E non si sta spostando in blocco. Ci sono in Africa, come ovunque, spostamenti dalle campagne alle città, spostamenti interni al continente e esterni. Non so al momento quali siano le percentuali. Immagino che ti aspetti da un appartenente al fronte BF dell'ammmore che sia colpa dell'Occidente, che curiosamente è la stessa spiegazione (il piano diabolico della UE di sostituzione dei popoli) per motivi diversi che leggo in giro. Io noto, più banalmente, che tanto un ragazzo che ho conosciuto è venuto in Italia per cercare lavoro, tanto un mio amico è andato in Inghilterra per cercare lavoro. Non conosco le specifiche situazioni di ogni paese dell'Africa. Certo a naso avere le risorse senza avere la capacità di trasformarle non serve a molto, senza contare che mi è parso di capire che tali risorse siano state espropriate e continuino ad esserlo. In Fame di Caparros ci sono molte storie di persone di paesi africani che si spostano nei paesi limitrofi in cerca di piccole somme per avviare un'attività o per comprare strumenti agricoli. Tutti uomini con svariati figli a carico, in economie agricole poco sviluppate, o per motivi tecnici o per condizioni territoriali ardue.

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    9. @...SB...

      Io vengo da una famiglia di sfollati ed emigrati. Non ho dovuto chiedere loro nulla (anche perché mi raccontavano tutto); mi è bastato però ricordare che l'Italia è un paese sconfitto dalla II Guerra Mondiale, vedere Rai Storia per sapere che molti politici italiani del dopoguerra invitavano i loro elettori ad emigrare, e venire a sapere che a Marsinelle e Mattmark sono morti soprattutto italiani. Loro emigravano perché erano poveri, ma a renderlo possibile non c'era solo la loro povertà, né solo l'iniziativa privata, l'investimento come lo chiami tu.

      Facevano una cosa legale ad emigrare? Probabilmente sì, ma certo non perché lo fosse di principio. Il post non si chiede se sia legale o no, ma se sia un diritto o no.

      Il fatto che l'individuo si sposti perché è povero rende forse meno rilevante il contesto della sua povertà e del suo spostamento? Portare l'attenzione sul contesto, che è l'unica cosa che ci lega a queste persone, lo chiami "cercare verità nascoste"? Marx e Keynes sono due paranoici?

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    10. Ma le frontiere son fassiste. No?

      Lo sciovinista tedesco Lensch, negli articoli da noi menzionati nella tesi 5 […], ha citato, un passo interessante dallo scritto di Engels: Po e Reno. Engels vi dice, tra l’altro, che le frontiere delle «grandi e vitali nazioni europee» sono state sempre più determinate, nel processo dello sviluppo storico che inghiottì una serie di nazioni piccole e prive di vitalità, «dalla lingua e dalle simpatie» della popolazione. Engels chiama queste frontiere «frontiere naturali». […]
      Ora il capitalismo reazionario, imperialistico, spezza sempre più spesso queste frontiere determinate democraticamente. Tutti gli indizi attestano che l’imperialismo lascerà in eredità al socialismo che lo sostituirà frontiere meno democratiche, parecchie annessioni in Europa e nelle altre parti del mondo. E allora? Il socialismo vittorioso, ristabilendo e applicando fino in fondo, su tutta la linea, la piena democrazia, rinuncerà a determinare democraticamente le frontiere dello Stato? Non vorrà tener conto delle «simpatie» della popolazione? […] I vecchi «economisti», facendo del marxismo una caricatura, insegnavano agli operai che per i marxisti è importante «soltanto» l’«economico». I nuovi «economisti» credono o che lo Stato democratico del socialismo vittorioso esisterà senza frontiere (come «il complesso delle sensazioni» senza la materia), oppure che le frontiere verranno determinate «soltanto» in funzione dei bisogni della produzione. In realtà queste frontiere verranno determinate democraticamente, cioè conformemente alla volontà e alle «simpatie» della popolazione. Il capitalismo violenta queste simpatie aggiungendo così nuove difficoltà al ravvicinamento delle nazioni.
      ” (Lenin, Risultati della discussione sull’autodecisione, scritto nel luglio 1916 e pubblicato nello Sbornik Sotsial-Demokrata, n. 1, ottobre 1916, in Opere complete, vol. XXII, Editori Riuniti, 1966, pagg. 322-3)

      Direi di no.

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    11. Caro amico: io volevo solo accertare che tu fossi un troll. Vigliacco lo sei: non ti firmi. Manipolatore anche, per tua ammissione: "l'idea del microcredito come sola spiegazione strutturale" qui non è stata espressa da nessuno. Quindi vai al diavolo e restaci. Siamo già passati per una stagione simile sette anni fa, quando mettevamo in guardia contro una mobilità del capitale tutta ad uso del capitale. Ora stiamo facendo lo stesso con la mobilità del lavoro, e una nuova coorte di monatti si affaccia qui a difendere l'indifendibile. Chi legge questo blog sa che quello che è scritto qui fra pochi anni sarà scritto sui merdia. Il capitale, a differenza dei suoi utili idioti, è furbo. Quando arriveremo a quel punto, tu avrai cambiato idea o sarai diventato inutile. Noi avremo spostato in avanti la frontiera della dialettica di classe. Ora rosica in silenzio: con chi mi attribuisce parole non dette non ho intenzione di confrontarmi, anche perché non vedo per quale motivo dovrei leggere nella coda di moderazione l'aria fritta che mi rifiuto di leggere sui merdia. Non dobbiamo essere d'accordo, e nessuno ci costringe a farlo. Anche questo blog ha una frontiera, e tu ne resti fuori perché hai violato una regola findamentale.

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    12. "Magari non sarà l'unica, ma è finora la sola spiegazione dell'attuale fenomeno migratorio di massa che ho visto che faccia riferimento a cause strutturali e misurabili anziché a fatalistici "Scappano dalla guerra" o "Scappano dalla povertà""

      Lo scrive Splenetico. A lui mi sono riferito.

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    13. Comunque, un errore che fanno in tanti, tra coloro che non conoscono l'Africa "sul campo", è quello della proiezione. Ovvero attribuire a costoro una decisione frutto di una "rational chioce" da homo oeconomicus beckeriano. Non funziona esattamente così neanche da noi, per la verità, ma, da quelle parti -vi assicuro-, assai meno che da noi. I globalisti, semplicemente, proiettano la propria identtà sugli altri e li omogeneizzano nella loro mente. Questa omogeneità antropo-fenomenologica, semplicemnte, è una fantasia destituita di ogni fondamento (anche in un'epoca di omogeneizzazione culturale sull'immondizia dell'impero centrale).

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  10. Verissimo professore: sono contento di aver scoperto questo bel blog e complimenti per il suo impegno!
    Giusto oggi il compagno Bersani si è accorto che qualcosa non va. Ci sono voluti parecchi anni...
    http://www.lastampa.it/2017/07/13/italia/politica/bersani-ci-vuole-un-nuovo-sessantotto-senza-una-svolta-il-governo-cade-BhGjpRVYn0ByIEtult0ekL/pagina.html

    Lui sembra anche un tipo onesto, ma può essere così miope da non accorgersi che è il sistema a incatenare tutti?

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    1. Bersani? Onesto? Bersani? Quello che disse 'noi siamo quelli dell'euro'? Hai ragione. Ora parliamo del suo QI.

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    2. Bersani sopravvive grazie al dono di una faccia di bronzo di rara fattura servita da un talento attoriale degno di prove migliori,che gli consente di continuare a recitare nella parte di un Peppone oscenamente sopravvissuto a Fernandel ed allo scioglimento del consiglio comunale di Brescello per infiltrazioni mafiose.
      Incredibile che ci sia qualcuno ancora disposto a farsi incantare dopo un'uscita dal piddì che per sue proprie ammissioni avviene dichiaratamente dal lato destro.

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    3. @Pilon: non avevo letto di sue esternazioni sul "lato destro"! ora cerco.

      Eh, purtroppo per anni mi sono limitato a seguire ciò che passavano i media, con anche la costruzione di immagine che gli stessi danno.
      Nella "trappola del salvatore" Monti c'ero cascato in pieno. Ora dopo essermi un po' documentato (molto grazie al libro del prof) comincio a capire un po' di più della "sala macchine" della politica italo-europea...
      Silvio

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  11. Sono proprio contento ad aprire il blog del Cavajere e trovare un post nuovo.
    Quando non scrive niente per giorni mi deprimo come la fidanzatina che non riceve gli sms dal fidanzatino.
    "sarà occupato? in cattiva salute? solo stanco? chissà se mangia abbastanza" dice la nonnina che è in me.

    Quindi grazie, ora mi accingo a leggere questo post (ebbene si, commento prima di leggere, ma non commento cio' che ancora non ho letto!)

    A proposito, noto EMPIRICAMENTE la grande forza di Bagnai, che è quella delle DATE.
    Io stesso ho convertito sulla via di Bruxelles già 4-5 persone mostrandogli le date dei suoi post...solo quelle sono sufficienti a destare interesse in chi VUOLE CAPIRE senza pregiudizi.

    siamo sempre di piu,
    Grazie.

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  12. Aiutiamoli a casa loro è un altro slogan privo di significato fatto per accalappiare un sempre più nutrito popolo di creduloni con il miraggio che esistano pallottole d'argento o soluzioni dietro l'angolo. Come la Brexit, il muro al confine col Messico ecc ecc...infatti cosa vuol dire aiutiamoli a casa loro? Occupiamo l'Africa e instauriamo delle nuove colonie? O finanziamo guerriglieri assetati di sangue e vari dittatori? La distinzione tra migranti economici e rifugiati poi è puramente aleatoria perchè tu hai di fronte solo dei presunti disperati che han fatto naufragio (o nemmeno un naufrago ha diritto ad essere salvato dall'annegamento Professore?), senza documenti di sorta e senza distinzioni. E pensare che le nostre forze dell'ordine che non hanno più nemmeno gli elicotteri per spegnere gli incendi e che non riescono a identificare un Ivan il Russo qualunque nonostante lo abbiano tenuto in detenzione per anni, riescano ad identificare correttamente decine di migliaia di individui al mese è pura fiction. Ed un presunto rifugiato che chiede asilo ha diritto o no a conoscere l'esito della sua richiesta in un tempo congruo Professore? E se uno Stato gli nega questo diritto non assume egli il diritto di fatto a vivere in quello Stato da clandestino? Del resto anche un migrante "economico" dopo essere rimasto prigioniero per mesi in un campo di concentramento organizzato da scafisti senza scrupoli nel deserto libico, si è trasformato automaticamente in un rifugiato (o no?). E poi la nostra Costituzione non afferma che ha diritto d'asilo solo chi scappa dalle guerre, ma anche chi scappa da regimi in cui le libertà personali e sociali non siano tutelate come nel nostro Paese, anche se tra un po' l'unica libertà di fatto tutelata nel nostro Paese sarà quella di delinquere, ma questo è un altro discorso.
    Perciò in teoria, persino un turco avrebbe diritto d'asilo qui da noi. La triste verità è che lo stato di profondo abbandono e decadenza in cui versiamo come Paese, non ci può consentire di affrontare questo fenomeno complesso se non con le modalità attuali e diventare tutti leghisti non cambierà di una virgola la situazione contingente, ci piaccia o no. Se non ci piace possiamo sempre emigrare in Germania...il viaggiare senza passaporto è d'altronde una gran bella cosa, che diamo troppo spesso per scontata, perchè i confini esistono eccome nel mondo di oggi caro Professore, al netto delle chiacchiere di bloscevichi nostalgici e neoideologici nazionalisti.

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    1. Stai scherzando? Quale naufragio? Ci sono stati, nel tempo, episodi di questo tipo, certo. Ma ora la situazione è completamente diversa. Organizzazioni non governative criminali (come ormai riconosce anche il nostro governo) hanno deciso di sostituirsi a un governo democraticamente eletto stabilendo una politica migratoria socialmente e economicamente insostenibile per il nostro paese, gestita mediante prelievi entro le acque territoriali libiche, dove, in caso di incidente (la cui probabilità è aumentata da questi comportamenti), il porto più vicino è (caso strano) libico! Sei molto fuori strada. Non c'entra la Lega (che ha solo detto prima quello che il PD ha detto dopo), e non c'entrano i naufraghi (che non ci sono, e quando ci sono non andrebbeto gestiti da fuorilegge con sede legale in paradisi fiscali). Questo, ovviamente, se non si è complici dei trafficanti.

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    2. Sarei curioso di sapere quanti, dei sedicenti cosmopoliti de noantri, abbiano una conoscenza di prima mano di ciò di cui parlano. Quanti conoscano direttamente il meticciato culturale, che non è altro che una proiezione della junk culture ammeregana. Quanti la lower-middle class inurbata delle metropoli africane che decide di andare in Oiropa. Quanti gli abitanti dei villaggi e i pastori delle aree colpite dalla siccità. Quanti le leggi che regolano ll'immigrazione nei paesi d'origine (La Somalia o il Sud Sudan sono più sfugati del Kenya e dell'Uganda). E tante altre cosette che renderebbero le varie discussioni sul tema un pochino meno surreali (ovviamente non sto parlando della discussione in questa sede)
      Ps Se uno ha lavorato "sul campo" con ONG, agenzie ONU o IOM, il discorso della "conoscenza diretta"non vale. Hanno lo stesso conflitto d'interessi degli economisti di via Sarfatti

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    3. Se vuoi stabilirti in Italia, vai in una fottutissima ambasciata (o consolato) con foto formato tessera. Gli dici chi sei, gli mostri i documenti di identità, compili i moduli, consegni i documenti richiesti. Dopo un congruo numero di giorni, il funzionario ti dirà se hai bisogno di integrare la documentazione, ovvero se la tua richiesta è stata accettata o respinta. Se è stata respinta, te ne torni a casa e provi con un'altra ambasciata, se proprio non ti entra in testa che magari se un paese non avuto la fortuna di accoglierti dal grembo di tua madre, potrebbe tranquillamente fare a meno di te.
      Se la domanda è accolta, ti compri un biglietto aereo (O'Leary è sicuramente disonesto, ma molto meno dei trafficanti libici), arrivi in Italia, ti sistemi nel tuo alloggio, che hai pagato tu, ti prepari il pranzo con quanto hai comprato coi tuoi soldi e vai a lavorare o a studiare, a seconda del tuo obiettivo.
      Non è difficile, c'è riuscita persino mia moglie.
      Però, se ti butti a mare per arrivare furtivo e non vuoi dare le tue generalità, evidentemente hai qualcosa da nascondere. Non capisco perché persone oneste dovrebbero accettare questo comportamento losco.

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    4. caro signore senza sogni, le consiglio in primo luogo la lettura del libro armi di migrazioni di massa, di Kelly M. Greenhill, cosi potrà avere un'opinione con un minimo di avvaloramento scientifico.
      considerare eventi umani come fenomeni naturali ineluttabili è la prima menzogna della quale ci hanno convinto, anche solo considerare di accettare in un territorio finito di accogliere un numero illimitato è quanto meno favolistico, senza aggiungerci che tali immigrati dovrebbero essere accolti, da un paese con un altissimo tasso di disoccupazione, e uno stringente vincolo di bilancio.
      Paese che ha tutto il diritto, per tutelare se stesso, i suoi cittadini, il suo mercato del lavoro, la sua cultura, che potrebbe voler tenere integra senza contaminazione alcuna, di respingerli, in quanto tali immigrati non hanno diritto di emigrare in italia perché rifugiati non sono, sono semplicemente persone che hanno fame sete o che semplicemente inseguono il sogno di una vita migliore, a questi esseri umani vanno le mie preghiere,ma purtroppo, noi non li possiamo accogliere, e per bloccarli basterebbe un semplicissimo blocco navale sul limite delle acque libiche, facilmente attuabile e mantenibile, si fermano i barconi, si cura chi si deve curar,e si girano i gommoni o gli si forniscono natanti appositi e li si rimanda indietro, i rifugiati si gestiscono in loco attraverso le ambasciate.

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    5. "Le nazioni che si servono dell'imperialismo per conquistare gli altri popoli e cercano on tal modo di mantenere la loro posizione privilegiata di padroni e sovrani del mondo sono per il cosmopolitismo e vorrebero che il mondo fosse d'accordo con loro; pertanto esse fanno di tutto per screditare il patriottismo come qualcosa di gretto e di antiliberale" (Sun Yat-Sen, The three principles of the People, 1924; 43-44, citato in Losurdo D. Il marxismo occidentale. Laterza, 2017; 10). Il problema è che quando hai rinunciato alla prospettiva marxista richiamata nel Manifesto del Partito Comunista citato in coda da questo magnifico scritto del Professore, quando cioè hai rinunciato a fare la lotta di classe, perché questo è accaduto alla sinistra italiana e non solo, hai anche rinunciato a porti la questione della nazione. E così hai anche rinunciato a comprendere che la questione nazionale e quella coloniale sono state e continuano ad essere due facce della stessa medaglia. Hai rinunciato a sognare, come rivela il tuo nick pseudo-polemico, e ti sei consegnato nelle mani di chi, già padrone della tua vita, ora si è impossessato anche della tua coscienza. Chiediti come mai ci sono più muri adesso di quando al mondo c'era solo quello di Berlino. Chiediti come mai c'è molta più schiavitù e oppressione adesso di quando dall'altra parte di quel muro c'era un mondo che aiutava realmente i popoli dei paesi coloniali a casa loro, alimentando e sostenendo le lotte di emancipazione politica ed economica di quei popoli. E guarda adesso il tuo mondo cosmopolita e globale, con i suoi naufragi e con questa marea umana che altro non è che esercito industriale di riserva: sarei io, il nazionalista, bolscevico, nostalgico, leghista il problema?

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    6. @ giuseppe vetrugno

      Scusa se mi permetto una piccola correzione. La sinistra NON ha "rinunciato a fare la lotta di classe", ha solo cambiato campo. La fa eccome la lotta di classe, ma per conto dei capitalisti.

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  13. io ho un piano:

    Mettiamo una biglietteria in Libia o in Tunisia o dove vi pare a voi

    i 1.500 e rotti euri per il viaggio li danno alla Marina italiana che li porta dove gli pare (in Italia ovviamente), così un po' di mafiosi restano colla bocca asciutta ed invece che "immigrati" finalmente potremmo chiamarli "passeggeri"

    Quando poi la nave della marina arriva nel porto tal dei tali, si carica i clandestini che devono essere riportati in patria perché non aventi diritto.

    Una volta tornata indietro, si carica gli altri "passeggeri"

    e già abbiamo trovato come salvare il dibito pubblico e pagare l'ultima rata della Ssalerno - Reggio

    Nessuno annega più, chi vuole venire viene, chi deve andare va, e intanto ti fai pure un paio di finanziarie in soli due tre mesi.

    Giusto il problemino di invadere un settore di costa Tunisina. Ma è per il bene dell'umanità e cmq ormai ognuno fa come gli pare

    Per quanto riguarda il diritto ad emigrare, ovvio che esiste! Come ogni cosa, diventa un diritto pagando il giusto prezzo, che barbaricamente viene ancora considerato un'unità di conto.

    bha

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    1. Caro analfabeta (bha!?), pensi come scrivi, e scrivi come leggi. Di quale diritto parla Miller?

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  14. ma lo storytelling(retorica per i diversamente italiani) del povero migrante, ormai non regge più a livello della a ggente, si probabilmente fa ancora presa nei salotti buoni della sinistra, si sa a pancia piena mentre prendi il sole a Capalbio è facile pensare al prossimo sopratutto se viene da lontano non lo vedi e contribuisce a farti arrivare i pomodori in tavola, ma il popolino che fa numero ha le palle piene della retorica giornalistica, e il conto elettorale sarà pesante.

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  15. Oggi sui gommoni arrivano le camicie nere di domani.

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  16. Il paradosso del muro e del rifugiato e' lampante, e scopre l'obiettivo reale, ovvero privatizzare anche i muri. Possibile che credano davvero che rinchiudersi in ricche enclavi gli dara' la felicita'? Che dovranno strapagare i mercenari per difendersi? Che i mercenari, per definizione, sono soggetti al turnover? Sembra il pensiero di soggetti intimamente violenti e psicotici.

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    1. Quello che queste persone non capiscono, e davvero non lo capiscono, è che, nonostante tutto, per quanto ricche potenti, se rimarrà nei Italia, comunque dovranno abbassare il loro reddito anche loro. Certo, con la deflazione montante il loro potere d'acquisto salirà anche. Ma il loro reddito nominale si allontanerà da quello degli stranieri, E sempre di meno potranno permettersi di essere internazionali e globali.
      Non capisco perché l'uomo non riesco a imparare le lezioni della storia.

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  17. Il linguaggio viene stravolto e la grammatica calpestata, in nome di un "politicamente corretto" che è ipocrita difesa di un diritto negato, difeso solo a parole.
    E così leggiamo, nei giornali dove gli scribacchini non hanno il coraggio di opporsi alle richieste del regime, parole come "assessora" "consigliera" "sindaca"...ma possibile che non esista un giornalista con una spina dorsale, anche minima, ma quello che basta per scrivere le parola in maniera corretta? Se sono capaci di vendersi così facilmente in queste piccole cose, rinnegando quello che hanno studiato (se hanno studiato) cosa ci possiamo aspettare da loro?

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  18. Poiché il destino mi ha dato in sorte di lavorare in Niger, ossia letteralmente al fronte, per cercare di convincere le autorità locali ad applicare le loro stesse leggi anti-emigrazione clandestina, non posso che farle i complimenti, professore. Il 90% degli emigranti che sbarcano in Italia passa dal Niger. Il governo nigerino sostiene di non poter impedire gli ingressi sul suo territorio in nome della "libertà di circolazione nello spazio CEDEAO" ma, bontà sua, sostiene di poterlo eccezionalmente fare a nord di un'immaginaria linea rossa che correrebbe sopra Agadez, ossia oltre 1.000km prima del confine sud della Libia. Naturalmente non esiste alcuna base legale: la linea rossa è stata posta a bella posta in mezzo al Sahara, perché lì è oggettivamente molto difficile impedire il transito degli emigranti (ma non impossibile, attenzione!). E così tutto il cucuzzaro delle tangenti che ogni emigrante paga in continuazione a ogni funzionario pubblico nigerino che incontra può continuare indisturbato, o quasi.
    Se invece si applicasse la legge 2015/36 del Niger, TUTTI gli emigranti verrebbero fermati al momento del loro ingresso in Niger, ossia, all'ingrosso, lungo l'omonimo fiume, che costituisce una barriera naturale facilissima da pattugliare. Fermandoli lì, tra l'altro, non si opererebbe come adesso in mezzo al deserto, con tutti i rischi che ciò comporta, ma in un territorio antropizzato e verde. E costerebbe una frazione, oltre a permettere di non mettere a repentaglio le vite degli emigranti bloccati. Insomma, funzionerebbe e costerebbe poco. Ecco perché non lo si fa. L'UE è fondata sulla "libera circolazione dei salari", e la UE vuole che questi salari africani a due gambe continuino ad arrivare: loro Marx lo hanno letto e capito, e sanno bene che un esercito industriale di riserva è essenziale per il dominio di classe del capitale.
    Già che ci sono, mi permetto di annoiarvi sul perché TUTTI gli emigranti che entrano in Niger siano illegali. Per entrare nel Niger, infatti, chiunque (cittadini CEDEAO inclusi) deve posedere un documento valido (e già qui...), deve essere in possesso di un certificato internazionale di vaccinazione (diciamo che il 99% degli emigranti non ce l'ha, a spanne...), deve farsi timbrare il documento in un posto di frontiera ufficiale (e diciamo che il 99,99% il timbro non ce l'ha: mica fessi i doganieri, visto che un emigrante senza timbro può essere taglieggiato da ogni loro collega all'interno del Niger, mentre uno col timbro no...), e deve essere in possesso del visto d'ingresso nel paese di destinazione finale, ossia la Libia (e il 100% non ce l'ha).

    Infine una chiosa linguistica, se mi è consentito avventurarmi in questo terreno. "Migrante", un tempo, era solo un aggettivo. Il sostantivo era "emigrante". Le "migrazioni" erano quelle degli uccelli, e quelle degli uomini erano le "emigrazioni". Non so perché il boldrinismo abbia imposto la rimozione delle "e". So che è una cosa che mi irrita in modo infinito, quasi quanto la rimozione forzata - su ingiunzione, nientemeno, che deLLA Fornero - degli articoli determinativi davanti ai cognomi femminili...

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    1. Ogni mio studente, per prendere la tesi, deve accuratamente evitare ogni emissione di articolo femminile. Quanto al migrante, esso, nella societa'liquida, passa effettivamente d un paese all'altro piuttosto che e-migrare, ovvero uscire da un paese per stabilirsi in un altro. Come sughero in mezzo al mare.

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    2. @Vishnu

      Evito di riscrivere la parte di commento su immigrare-migrare, andata perduta per personale maldestro gesto e arrivo alla tesi.

      Fermo restando il fatto che a fronte di un cattedratico lo studente deve fare ciò che il cattedratico pretende altrimenti non ne riceve la laurea, rifletto allora sul fatto che "il" Manzoni, il Foscolo e Petrarca, per fare degli esempi, sono "giusti"?
      E dunque desumo che andrebbero bene anche "il" Montale, come di solito non si dice - e non sto sostenendo né il primato dell'uso o la sua sconfitta, bensì sto riflettendo -, e allora perché non il Dante o il Michelangelo, che ben pochi anche notevolmente colti pur senza essere accademici, chiamano Michelangelo e non il Buonarroti, pur indicando, il nome e il cognome, la medesima persona?

      "La" XY, critico letterario, per espio, non mi fa né sclerare né esultare.
      "Tizia" o "la Tizia", per persona a me vicina: non vedo impedimenti.

      La ragione di solito espressa per evitare l'articolo col nome proprio femminile è che trattasi di uso di area lombarda, come dire dialettale.

      E allora perché "il" Manzoni e simili hanno cittadinanza piena, quando in vari dialetti settentrionali l'articolo davanti al nome proprio maschile e anche al cognome esiste?

      Per dire non possibile l'appello alla "lingua" come normativo, in quanto la lingua stessa presenta forme concorrenti come appunto il Manzoni e Montale, uso prevalente dunque non unico; Rosalba Carriera ma la Spaziani, sempre uso contraddittorio, come la Gregori o Gregori e Longhi ma anche il Longhi, Contini e il Contini, Caretti e il Caretti.

      Ma Fermi, perché il Fermi di solito è scuola superiore e talvolta, adeguatamente,liceo scientifico.

      Resta dunque da prendere atto di una scelta, come del resto l'inizio del suo commento chiarisce, cioè della forza non normativa di tale scelta, quando al di fuori della cerchia degli aspiranti laureandi di un professore universitario.

      A margine dell'immigrato: chi può essere certo che non arrivi in un luogo per risiedervi? C'é eventualmente solo la sua parola.
      Oppure un termine di tempo stabilisce il confine tra immigrato e migrante?
      E qual è tal termine di tempo?

      E chi lo stabilisce?


      Al netto di tutto, grazie per l'occasione di riflessione fornitami.

      @Tutti, circa la Crusca: assunta la scarsità di finanziamenti, che ignoravo, non sarà che la recente accettazione di "petaloso" mirasse a render popolare l'istituzione e dunque a ispirare uno stanziamento più consistente?
      E invece perché detta Crusca non opera un "salvataggio dall'interno" nel senso di aiutarsi finanziariamente da sola?
      Ecco che allora detta Crusca scopre improvvisamente l'errore di traduzione...

      In realtà non voglio sparisca e sostengo per tutti e tutto,compresa l'Accademia, la necessità di un salvataggio "dall'inFerno" della sparizione e della miseria, non fosse altro ne è stato Presidente e tuttora ne è Presidente Onorario un mio ex insegnante universitario, chiaro, preciso, sistematico, razionale e col senso della lingua italiana nelle sue varietà di pronuncia, di costruzione, di lessico, di uso e di loro tendenze prevalenti nelle diverse macroaree della penisola.

      Al Professor Francesco Sabatini la mia profonda stima - ed è dir poco.

      A me, invece, gli eventuali errori in quanto scritto, eventuali cioè opinabili.




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    3. @giovanni b.

      L'emigrante è diventato "migrante" perchè il migrante passa e se ne va altrove, l'emigrante resta (e diventa immigrato).

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    4. Interessanti riflessioni. Il problema, dal mio punto di vista, è che su tutti i giornali e, risalendo per li rami, in tutti gli altri luoghi di comunicazione, inclusi i dialoghi tra le persone, davanti ai cognomi femminili si metteva l'articolo determinativo (Boschi-la Boschi, così si capisce se parliamo del padre o della figlia), come previsto normalmente dalla nostra lingua in versione "nazionale" e non regionale, mentre dalla funesta conferenza-stampa deLLA Fornero in cui la suddetta pretese in modo arrogante di essere chiamata "Fornero e non la Fornero", tutti i politicamente corretti si siano improvvisamente allineati. Credo, insomma, che quell'articolo determinativo sia, nel suo piccolo, una battaglia di civiltà contro le boldrinate, piccole e grandi, che ci avvelenano l'esistenza

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    5. Non posso fare qui una lunga spiegazione, ma in sintesi, il genere grammaticale non rispecchia il genere naturale. Questa semplice e saussuriana verita' e' totalmente sconosciuta a quasivoglia femminista. Quanto all'articolo davanti al cognome, si puo' omettere al maschile perche' in una coppia binaria di opposizioni e' sufficiente marcarne una sola. In italiano si marca il femminile. Non vedo in questo alcun segno ideologico.e la frittata si potrebbe rovesciare dicendo allora che I maschietti non sono sufficientemente distinti da meritare l'articolo! Succede questo e altro quando la bellezza delle lingue cede alla tristezza dell'ideologia. Un linguista sovietico, Marr, ci rimise le penne.

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    6. Il Niger, in quanto ex-colonia, non fa parte dell'Africa CFA dominata dalla Francia?

      Il Niger non vende l'uranio alla Francia che ne controlla tutte le attività estrattive e che fissa i prezzi del minerale?

      La moneta del Niger non ha il rapporto di cambio fisso col franco/euro?

      Può qualcuno sano di mente negare che il Niger non sia ancora nella sostanza una colonia francese?

      Può qualcuno negare la forte presenza militare francese in Niger?

      Se il 90% ed oltre degli immigrati clandestini che arrivano in Italia viene veramente dal Niger, e' corretto o no sostenere che la Francia sta compiendo un atto di guerra nei confronti di un suo vicino membro della NATO e della EU?

      Io penso proprio di si e che in caso di svolta autoritaria il novello duce utilizzerà tutti questi argomenti.....

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    7. @Luca Oh, finalmente qualcuno che arriva dive volevo arrivare. Bravo.

      @Adriana Carissima, mi spiace: se non sono riuscito a farti capire che in guerra ci siamo già, ti sono stato inutile, e me ne dolgo. Qui il problema è un filo più ampio dello stabilire quanto fascinoso fosse il docente tale. Qui c'è un confine, l'euro, e c'è chi è da una parte e chi è dall'altra. La guerra è una cosa sporca, e i criminali nazisti, almeno nei film, hanno sempre uniformi perfette e sono persone colte. Ti faccio un altro esempio di come certe caccademie si siano insudiciate: dov'erano mentre la scuola veniva massacrata (a tutti i livelli: 3+2, autonomia, preside sceriffo, ecc.)? Li hai visti tu? Io no. Ecco: questi tromboni che non entrano a tempo io nella mia orchestra non li vorrei.

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    8. Passiamo da Niger a Nigeria, visto che da noi arrivano in gran parte Nigeriani.

      Curiosamente, uno motivi per cui arrivano in massa qui è che hanno una conoscenza diretta degli italiani: l'ENI ha una attività estensiva nel paese (su territori che giungono a 40,000 km2), assume manodopera locale etc etc.

      Dettaglio interessante: è visitata spessissimo dai politici italiani di sinistra ultimamente: Renzi a Febbraio 2016, Gentiloni nel Giugno 2016, la Boldrini a maggio 2017, giusto per citare gli ultimi 3.

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    9. x Luca

      Dove hai preso i dati relativi agli immigrati dal Niger?

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    10. @Alberto Bagnai

      Nella mia indubitabile maldestrezza, ho appena cancellato per gesto davvero inconsulto la conclusione di una risposta alla tua personale risposta.
      Poiché tengo ad entrambe, ricostruiro' come posso in altro momento non dallo smart, su cui ho appena fatta la maldestrezza per la seconda volta in pochi giorni.

      In debito di completamento di risposta sono con un lettore, con cui mi scuso anche se probabilmente non gliene importa, ma importa a me aver promesso e finora non mantenuto.

      Ora vado perché in debito, in realtà in piacere, di una telefonata ad amici che, fortuna loro data l'ora non avevo invitati a pranzo.

      Buona domenica a tutti.

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    11. @ Yanez.

      Che i migranti in arrivo in Italia passino dal Niger l'ho letto sia nel post iniziale di giovanni b. che in LIMES ("Le principali rotte delle migrazioni", vedi articolo del 14/07/2017).

      La cartina di LIMES rende del tutto evidente la natura dell'attacco all'Italia in corso.

      Non dimentichiamo infatti che fu la Francia ad attaccare militarmente la Libia per sabotare il rinnovo degli accordi di collaborazione economica e di controllo delle coste stipulati da Berlusconi e Gheddafi.

      La Francia persegue da secoli politiche imperiali ed il fatto che pensi di poterci ridurre al rango di colonia (piu' sua che della Germania) con il combinato disposto di cambio fisso, massicci IDE ostili e tentativi di destabilizzazione sociale lo vedrebbe anche un cieco.

      A me la vista e' diventata particolarmente acuta (insieme all'odio con cui ho imparato a convivere) dopo il licenziamento: solo allora ho collegato la 'Legion d'Onore' di cui era stato insignito in precedenza il manager italiano insediato dopo l'acquisizione della PMI in cui lavoravo da 25 anni (la persona che ha deciso il mio siluramento) con l'accaduto.

      Se un italiano, ben inserito negli ambienti che contano, che lavora fin da giovanissimo in un progetto della difesa insieme alla Francia, viene infine insignito della 'Legion d'Onore', di chi mai avra' fatto gli interessi?

      Dell'Italia o della Francia?

      Di persone cosi' ce ne sono ormai moltissime....

      Non voglio aggiungere altro, "intelligenti pauca".

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    12. @Luca "Se il 90% ed oltre degli immigrati clandestini che arrivano in Italia viene veramente dal Niger, e' corretto o no sostenere che la Francia sta compiendo un atto di guerra nei confronti di un suo vicino membro della NATO e della EU?"
      No e sì. "No" nel senso che il 90% degli emigranti che arrivano sulle nostre coste SONO PASSATI dal Niger ma, grazie a dio, non sono nigerini. Ma "sì", perché questa precisazione non cambia nulla della sostanza: la Francia (e il IV Reich) ci fanno la guerra. E mi farebbe piacere se decidessimo di reagire, perché difendersi è proprio non solo dei "duci". Anzi, i duci di solito aggrediscono gli altri.
      Se e quando i nigerini inizieranno a emigrare saremo fritti: hanno il più alto tasso di natalità al mondo (7,6 figli/donna), il territorio più fragile del mondo (a parte forse gli atolli appena sul pelo dell'acqua nel Pacifico...), e confinano direttamente con la Libia. Se poi ci aggiungiamo che sono guidati da una cleptocrazia corrottissima, credo che le dimensioni della minaccia esistenziale che questo paese costituisce in potenza per l'Italia, rebus sic stantibus, non possa sfuggire a nessuno. Tranne ai nostri Quisling, ovviamente...

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    13. @Alberto Bagnai 15 luglio 2017 20:13

      Caro Alberto,

      con la risposta a un altro lettore mi ero limitata a un momento di divertimento, giusto perché ora, e per fortuna non per la prima volta, dopo mesi posso permettermelo, così come la personale avventura su Twitter, iniziata per scherzo e per caso, si è limitata finora e forse "per sempre" - parola grossa - a una breve serie di osservazioni linguistico - grammaticali, anche perché non ho la necessaria velocità per impiegare Twitter degnamente e neppure la ricchezza di informazioni e di indicazioni utili alla comunità degli assidui.

      Che il tutto, o parte di ciò, induca a pensare a un fallimento dell'insegnante (tu), a partire dalla momentanea svirgolatura di una "studentessa" rispetto sia al tema specifico dell'articolo - così considero molti tuoi argomentati post, in pratica, quasi tutti - sia al tema di fondo che regge tutto il blog e che continua a costarti vita e fatica, non posso certo convincerti del contrario, se questo pensi.

      Faccio solo notare che mi ero limitata a rispondere non a te, come spesso qui accade proprio perché qui si incontrano persone diverse e diversi interessi, oltre il tema di fondo, sono stati suscitati o vivificati ed è stato da te creato uno spazio libero in cui persone diverse dialogano anche a margine del tema e talvolta un poco fuori.

      Al di là di quanto una carica dello Stato attualmente ostenta certo distraendo attenzione da questioni più gravi, qualsiasi questione della lingua nostra ha importanza tutti i giorni e non mi è sufficiente una carica a rendermela interessante o a invalidarla.
      Che, poi, ad agitare una questione sia persona più o meno gradevole, non mi impedisce di riflettervi, ben consapevole che il suo interesse, come quello di tutto il PUDE, non è questo - magari lo fosse: avrebbero perso in partenza.

      E che non sia una desinenza il massimo dei problemi quando il tema è un altro è chiaro, come è chiaro da decenni che genere grammaticale e genere sessuale non coincidono.
      Grazie a questo blog ho imparate tante cose che saprei dire solo malamente, ma non questo particolare indicatomi da un lettore-commentatore.
      Il particolare era già presente da decenni dove doveva esserlo e dove, d'altra parte, nessuno ha il dovere di presumerlo; pertanto, benvenuta la precisazione del lettore-commentatore-docente universitario, a quanto ho capito.

      Quanto ai temi di fondo, capiti o meno che io li abbia. quando, per periodi di semilatitanza, anche solo dalla lettura del blog, sono stata impegnata a difendermi per adempiere al mio compito quotidiano e cercar di non mollare quel qualcosa in più che volevo inserirvi; per tutto il tempo di rabbia e sconcerto non ho smesso di misurare quella che poteva essere una trascurabile questione singola con le realtà spesso crude e disperanti che con lucidità e passione civile continuavi a ricordare.

      E che ciò sia un segno di aver capito o no il tuo lavoro, e che riflessioni marginali, al momento e nel contesto, non siano prova di nulla, mi rendo conto, come so da tempo che talvolta nulla si può provare ad alcuno, poiché, nel caso, ci sono solo le mie parole.

      Quanto agli insegnanti fascinosi: a lezione ci eravamo tutti innamorati di uno che non era il suddetto Francesco Sabatini, a cui ho tenuto a riconoscere quanto mi pareva giusto e senza peraltro poter invocarlo come auctoritas dato che non lo sono io, né grande né piccola.

      Quanto alla vecchia femminista in una risposta non tua: rispetto a una carica dello Stato che ha in comune con me sola la prima sillaba del cognome, è assai probabile che io sia in vantaggio o svantaggio per questioni anagrafiche.

      E proprio in quanto vetero-femminista non faccio questioni di genere, anzi mi rivolta pure la parola a meno che non si parli di grammatica.

      Quanto ai chierici, anche di chiara fama, che se ne sono stati zitti di fronte allo scempio della scuola, hai tutte le ragioni.














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    14. Da dove viene l'odiato termine ce lo spiegarono proprio gli amici degli stitici:
      "Le prime attestazioni del termine migrante nell'attuale accezione sono del 1982 in alcune Direttive CEE in materia di formazione dei lavoratori migranti e di scolarizzazione dei loro figli; nel 1983 la Risoluzione 1 della Conferenza permanente dei ministri europei riguarda "l'educazione e lo sviluppo culturale dei migranti". Le massime istituzioni europee operano quindi una scelta terminologica che richiama l'attenzione su problemi più profondi. I mezzi di comunicazione, almeno alcuni, sembrano cogliere queste indicazioni visto che è possibile rintracciare nell'archivio on-line di «Repubblica» articoli del 1987 in cui si parla dei "diritti del migrante" (l'archivio on-line del «Corriere della Sera» parte dal 1992 e, a questa data, si trovano ormai molte attestazioni). Un'attestazione d'autore del termine in questa nuova accezione è registrata nel volume di Bencini e Manetti, Le parole dell'Italia che cambia: si tratta di un articolo dello scrittore Amin Maalouf, apparso sul «Corriere della Sera» del 1 gennaio 2000 in cui ci si chiede se sia possibile "in nome della generosità, della solidarietà umana, o in nome del liberalismo, spalancare le porte a tutti i migranti..." .
      Qui: http://www.accademiadellacrusca.it/en/italian-language/language-consulting/questions-answers/migranti-respingimenti

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    15. Nota che in quel caso non si intervenne a difendere la purezza della lingua. Si testimoniò.

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    16. @Francesco Giannini.

      Grazie delle fonti preziose.
      Personalmente, "odio" oppure odio le imposizioni martellanti, fermo restando che non si può escludere che ciò che oggi e da tempo per me è usuale e innocuo e non criticabile nella ling - di ciò si sta parlando - , sia stato "martellato" al suo apparire, per imporlo o diffonderlo.

      Questa critica e riserva su di me e a me la esprimo.

      @Alberto

      Già.

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  19. Prof,
    senza entrare nel merito delle sue opinabili opinioni, un fatto però è certo: questo post non è stato scritto da un progressista.

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    1. ...e il progressista saresti tu? O chi organizza la tratta degli schiavi?

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    2. No, vabbè, però che ora Peter Yanez vada in giro a distribuire il patentino di progressista è oltre il ridicolo, qui si entra nel surreale. Ci sarebbe da ridere, se non che anche questi piccolissimi influencer fanno la loro parte di danno.

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    3. Bè, Yanez, se le opinioni sono opinabili allora il merito è meritevole, non trovi?

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    4. Le etichetteeeeeeee!

      Yanez, ti sei ridotto alle etichette, ti butta male?
      Sai che rappresentano il grado zero di significazione, un niente, un bollino?
      E che riducono il referente ad embryon désseché? (Niente, niente, pensavo a Satie... chissà se era progressista, Satie).
      Ah, ma che stupido: era questo il tuo scopo, disseccare il referente. Sì sì, scusa. Yanez il dadaista...

      E comunque, hai cambiato lavoro?
      Adesso fai l'ingegngniere della patente, o ne distribuisci gratis?

      Il punto, senza entrare nel merito delle tue cazzabili cazzate, è che il tuo commento non è stato scritto da te.

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    5. Caro Yanez,
      qualcuno diceva che la verità è sempre rivoluzionaria. Non mi risulta che qualcuno abbia detto che la verità è sempre progressista.

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  20. E meno male che non aveva tempo. Questo andrebbe di diritto al #mia2017 come miglior articolo

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  21. Vi ricordate di questo articolo estremamente lucido e razionale di Maximilian Forte? Consiglio di rileggerlo tutto.



    ” Come procede questa spoliazione dei lavoratori?

    L’utilità dell’immigrazione nel sistema capitalistico sta nell’abilità, da parte dei capitalisti, di usarla per rompere il potere monopolistico del lavoro.



    Ed ancora:

    “Sull’agenda del capitale non c’è l’abolizione delle specializzazioni di per sé, ma l’abolizione delle specializzazioni monopolizzabili. Quando nuove competenze diventano importanti (ad esempio, il saper programmare al computer), allora il problema per il capitale non è necessariamente abolire queste abilità (cosa che alla fin fine potrebbe ottenere grazie all’intelligenza artificiale), ma minare il loro aspetto potenzialmente monopolizzabile finanziando una sovrabbondanza di opportunità per acquisire quella specializzazione. Quando, da un numero esiguo, la forza lavoro con competenze di programmazione cresce fino ad essere sovrabbondante, il potere del monopolio si rompe, facendo crollare il costo di quello specifico lavoro. Una volta che i programmatori possono essere pagati una pipa di tabacco, allora il capitale è certamente felice di riconoscere questa come forma di lavoro specializzato di cui si serve…”


    Ora questo metodo riguarda ogni tipologia di lavori e sarebbe, questo si, razzismo, considerare lavori come quelli agricoli o quelli di pulizia, ad esempio, contrari alla dignità umana.
    La raccolta delle olive che conosco bene o quella della raccolta dell' uva o dei pomodori o dei kiwi, ad esempio, può esssere fatto in vari modi più o meno tecnologici e se i prezzi praticati per detti prodotti o derivati è troppo alto per il mercato interno o per le esportazioni, è ovvio che poi non ti conviene fare investimenti e finchè puoi resistere ricorri a ciò che tutti conosciamo, lo schiavismo interno ed esterno.
    Ripeto questo riguarda tutte le attività e l' euro ha distrutto qualsiasi possibilità di reazione nel nostro paese; ovvio che l' immigrazione assuma un senso in questo contesto.

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  22. Ho sentito il dovere di riconoscere quale miglior sito politico Orizzonte48. Ma ho colto molto volentieri tutti gli altri suoi suggerimenti. Spero di non incorrere nelle sue ire. Goofynomics rimane il primo amore e ha stravinto come sito di economia. La perversione del linguaggio é una iattura incalcolabile e la distruzione della scuola a cui la sinistra ha dato un contributo determinante ne é , credo ,la causa principale. Con molto affetto e gratitudine suo fedele nonché beato lettore.

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    1. Non tutti afferrano che questo non è solo un blog di economia, e non tutti hanno l'onestà di confessarlo.

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    2. Come non si possa riconoscere che questo sia un blog dove si parla di politica è inspiegabile.
      L'economia, la macroeconomia sopratutto, è politica.
      Dovrebbe esserne uno degli strumenti principali che purtroppo, anche e sopratutto da noi, si è rinunciato ad utilizzare bene.
      Questo senza dimenticare di riconoscere il grande lavoro di LBC.

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  23. The conditions of the daily struggle (especially in such comparatively advanced countries as England and France) suggested to the workers the need of forming an international union of proletarian forces for a number of purposes. Among these may be mentioned: the sharing of experience and knowledge; conjoint efforts on behalf of social reform and improvements in the condition of the working class; the prevention of the import of foreign workers to break strikes; etc. Thus the needs of the industrial struggle gave an impetus towards the formation of the workers’ international.” (Qui la fonte).

    Quindi la Prima Internazionale nacque, fra l’altro, per prevenire l’uso di forza lavoro immigrata in funzione antioperaia? Ma pensa un po'.

    Nel 1871 Marx rilasciò un'intervista a un giornalista americano; interpellato sui benefici per i lavoratori derivanti dell'appartenenza all'Internazionale il Moro così rispose: “To give an example, one of the commonest forms of the movement for emancipation is that of strikes. Formerly, when a strike took place in one country it was defeated by the importation of workmen from another. The International has nearly stopped all that.”.

    Per memoria.

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    1. Grazie Arturo. Io so che quello che stiamo vedendo è un film già visto, ma lo so spesso come gli artisti sanno, come Pasolini sapeva: senza prove. Tu hai le prove. Grazie.

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  24. Oggi mi sono trovato a riflettere su alcuni insegnamenti 'metodologici' forniti da questo blog. Uno è la necessità, davanti a un qualsiasi TINA, di domandarsi dove sia il possibile inghippo. Vale anche per il caso della migrazione inarrestabile, come i fatti stanno dimostrando. Un altro è che, essendo già stato detto tutto qualche millennio fa, qualcuno ha molto probabilmente già individuato ed analizzato le magagne in questione, magari in una forma leggermente diversa, ma di base nihil novum. Il post di Arturo qui sopra ne è una riprova.

    Bene, mentre approfondivo un tema che mi interessa particolarmente, vale a dire la transizione del blocco sovietico all'economia di mercato, mi sono imbattuto in questo passaggio, tratto da "Neoliberal Hegemony: A Global Critique (2006)":

    «First, the economic crisis (...) served as a fruitful background in the ideological battleground. Balcerowicz repeatedly evoked the danger of an economy getting totally out of control when calling for radical action. Evoking an imminent danger is, as brilliantly demonstrated by Hirschman (1991:53), a typical rhetorical weapon of pro-reform forces who feel that 'it is not good enough to argue for [a certain policy,] on the ground that it was right; for greater rhetorical effect they urged that the policy was imperatively needed to stave off some threatening disaster. (...) To convince his adversaries, Balcerowicz evoked another possible danger, namely the reaction of society to reforms. Balcerowicz's argument that society is basically reforme-averse and therefore has to be quickly subjected in order not to threaten reforms was not confirmed by reality.»

    Ora, in virtù del punto (2) di cui sopra, è molto probabile che qualcosa di simile sia già apparso nel miglior sito politico e di opinione negli ultimi 6 anni, ma la citazione, con annessa fondazione teorica del fateprestismo e della sua intrinseca antidemocraticità, potrebbe sempre far comodo, no?

    Ah, quasi dimenticavo: per una (neanche troppo) sottile ironia del destino, una delle due autrici del brano in questione ha ricoperto due cattedre fino ad ora: la prima alla Central European University di Budapest, quella che potrebbe chiudere a breve, e la seconda al European University Institute di Firenze, diretta estensione della UE. Come dire, "Leuropa non è una signora bionda..." (3).

    *Hirschman, A. O. (1991). The rhetoric of reaction: perversity, futility, jeopardy. Cambridge, Ma. [u.a.]: Belknap Pr. of Harvard Univ. Pr.

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  25. Sul potere inconscio della parola c'è probabilmente molto da dire. Non so quanto dall'alto impongano certe cose, forse siamo anche noi a fregarci da soli. Mi limito a fornire alcuni esempi su cui riflettere.

    1) "C'è un'offerta di lavoro, faccio domanda di lavoro", "Il datore di lavoro...". In realtà è il lavoratore che offre il lavoro, e il datore lo domanda. Perchè diciamo, da sempre?, così? Secondo me il meccanismo è mettere in primo piano il denaro. Il lavoratore fa domanda di denaro e il datore di lavoro offre denaro. Il lavoro passa in secondo piano

    2)"L'Euro ha problema strutturale. Non me ne frega niente dei problemi dell'Euro. L'Euro *è* un problema strutturale per l'economia. Dicendo 'ha', si dà più importanza all'Euro invece che alle economie per le quali dovrebbe fungere da moneta. Siamo forse noi porci Italiani il problema strutturale del virtuoso Euro?

    3) Argomento completamente diverso, ma la cito perchè simpatica. Tempo fa Marattin, parlando dell'Italia, disse che "Si vede la luce prima del tunnel". Che intendeva dire? Intendeva ovviamente 'in fondo'. Ma ormai 'la luce in fondo al tunnel' è associato, parlando della crisi, ad una presa in giro, e non è riuscito a scrivere l'usuale metafora. Secondo me non lo ha fatto di proposito.

    4) Un ultimo test. Dimenticate la caffettiera sul fuoco, e la casa si riempie di cattivo odore. Qualcuno vi chiede "Cos'è questa puzza di bruciato?". Rispondete "Si è bruciata la caffettiera" o "Ho bruciato la caffettiera"?

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  26. Le cose stanno così (fatemi sapere se non siete d'accordo): l'unico modo per risolvere il problema, è quello di trasformare la *spesa* (occhio agli asterischi) a sinistra per "mantenere" i parassiti (parassiti detto in senso sarcastico) o a destra per epurarli (sempre "spesa" è) in *investimento* per farli lavorare" (i settori che creano ricchezza ci sono), ma a tal fine ci vorrebbe la fatidica legge secondo la quale si *quantifica* ogni centesimo che i parassiti (però gli italiani prima) ricevono, ai fini della restituzione nazionale ed internazionale. Tuttavia, poiché il popolo caucasico è un popolo nazionalista nel DNA ed è rappresentato da una classe politica inetta, di partire con i progetti non se ne parla. Gli italiani neolaureati, in particolare, che potrebbero adoperarsi in seno alle iniziative statali per organizzare il lavoro nei settori ecologico - edilizio - infrastrutturale, sono pigri, bamboccioni, smanettatori e figli di papà. Quelli del volgo, invece, opportunamente manipolati dalla propaganda, sarebbero disposti a vendersi pure la mamma, pur di uccidere o cacciare gli immigrati diversamente credenti (spesso "costretti" alla criminalità), non tanto per antipatia, ma per puro odio etnico (da premettere però che anche gli immigrati ci odiano, perché qualche volta le nostre bombe continuano a cadere sui loro territori e anche perché ci vedono come oppressori che si sono arricchiti con l'imperialismo ed il colonialismo) e per la paura infondata che ci vengano a superare di numero e che quindi ci vengano ad islamizzare o a trasformarci in un popolo di negri.

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  27. "Non si tratta di lavaggio del cervello puro e semplice, ma di tecniche più sottili, efficaci e coerenti..."
    Naturalmente inefficaci se prive dei mezzi adeguati, che lavorano per la nostra evoluzione.
    "Le conseguenze spesso fan soffrire..." e sono ancora troppo diffuse.
    Ha ragione, ma i complimenti sono comunque meritati.



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  28. Mi pare che in alcuni commenti, si confonda il diritto a desiderare ed anche a tentare di andare a vivere in un altro paese, col diritto ad ottenere questo risultato.
    Il fatto che essi lo desiderino, per costoro misteriosamente e secondo una incomprensibile conseguenzialità dovrebbe dar luogo al fatto che noi assecondiamo tale desiderio.
    Mi chiedo se queste persone facciano lo stesso nella loro vita privata.
    Se un barbone vuole andare a vivere a casa loro, essi cosa fanno, aprono l'uscio di casa e li fanno accomodare perchè il barbone ha diritto a desiderare di vivere nella loro casa? A me non risulta, non mi pare che chi propugna l'accoglienza indiscriminata abbia scelto per la sua propria personale vita di soddisfare qualsiasi desiderio in sè legittimo del suo prossimo (magari anche di farsi la loro moglie, anche quello come desiderio sarebbe del tutto legittimo).

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    1. @ Vincenzo Cucinotta
      Ricordo di aver visto, qualche anno fa, manifesti del PD (che forse era ancora DS) nei quali campeggiava lo slogan "Diritto all'amore". Più di recente ho sentito persone istruite e civili sostenere che gli omosessuali hanno il diritto di sposarsi e/o di commissionare e acquistare figli "perchè si amano". Come vedi, qui c'è qualche problemino sui principi, con un effetto domino maestoso, perchè ascrivere diritti a chicchessia in base ai desideri che egli/ella legittimamente nutre, introduce nelle menti un'antilogica che disgrega il principio di non contraddizione e manda a carte quarantotto la coesione mentale.

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    2. Peccato che il desiderio di un salario e condizioni di lavoro decenti non sia compreso tra i desideri politicamente ammissibili. Come quello di una decente istruzione pubblica per i propri figli, o come quello di trattamenti sanitari pubblici efficaci e rispettosi del paziente. Questi sono desideri sacrificabili al moloch della moneta unica che simboleggia l'unità europea e che "è solo una moneta", a sinistra.

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  29. Segnalo il "diritto all'accoglienza".
    Non il "diritto di essere accolti" e il simmetrico, ma non a tutti gradito, "dovere di accogliere".

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  30. Caro Alberto, ti ringrazio per la gentile menzione e più ancora per il tuo prezioso contributo. Che all'elisione dei confini corrisponda l'elisione delle cose, cioè il nichilismo, è un tema ricorrente in psichiatria (avendolo liquidato i filosofi già da qualche millennio).

    Mi sta particolarmente a cuore la battaglia sul linguaggio come res. Come probabilmente sai, il primo che denunciò seriamente la sostanza linguistica dell'oppressione politica fu Karl Kraus, eroe dialettico di una decadenza morale e intellettuale non dissimile da quella odierna. Al Maestro viennese, al quale indegnamente mi ispiro, dobbiamo il celebre aforisma "Wer nichts der Sprache vergibt, vergibt nichts der Sache". E ancora: "Die wahren Agitatoren der Sache sind die, denen die Form wichtiger ist".

    Ai lettori che volessero avvicinarsi al difficile magistero krausiano, disperso in articoli di giornale, aforismi, volantini e persino vinili (possiamo solo immaginare che cosa avrebbe fatto oggi con internet…), mi piace raccomandare con il tuo permesso un aureo libello del 1976 di Thomas Szasz: Karl Kraus and the Soul-Doctors. Il testo è stato tradotto in italiano ("Karl Kraus e i medici dell'anima") e si trova anche in pdf su Google. Tra l'altro, nonostante non sia colpevolmente citato tra le fonti, il libro di Szasz sta alla base del mio articolo Terapie Tapioco. Ne consilglio vivamente la lettura non solo per introdurre la figura di Kraus, poco nota al di fuori dei confini (ohibò) austriaci, ma più ancora perché è un inno alla solitudine dell'intelligenza nella lotta contro una follia conformista che non esita a colpire negli istinti e nelle paure della massa colpevolizzandola, traumatizzandola e trascinandola nell'anonima sicurezza del gregge.

    Che come sappiamo, il gregge, finisce tosato in tempi di pace, macellato in quelli di guerra.

    Il Pedante

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    1. Szasz quello del " il mito della malattia mentale"? Io ho letto qualcosa del suo epigono italiano Giorgio Antonucci.

      Tra il professore che cita un articolo di comidad e tu che consigli letture sull'antipschiatria, qua sta pieno di anarchici...:-)

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  31. E difatti una massiccia e indiscriminata immigrazione in una società in crisi economica é la via più veloce per arrivare ad una svolta autoritaria. Se vuoi gli immigrati ma devi tenere l'ordine per le strade la via obbligata é quella. Stupisce che i piddini non ci arrivino.

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    1. I piddini arrivano fino all'idea che gli immigrati potrebbero diventare un ricco bacino elettorale, come in effetti avviene in altri paesi occidentali ai loro omologhi (v. USA, partito democratico).
      Fin lì, ci arrivano benissimo, perchè l'argomento "conserviamo il potere" li commuove nel profondo: come avrai notato dalle giravolte verbali sull'immigrazione seguite alla recente batosta elettorale.

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  32. In Ancona c'è un cantiere navale che ha poche centinaia dipendenti a tempo indeterminato della Fincantieri e per il resto il personale è fornito da subappalti con operai in maggioranza bengalesi ,con contratti a tempo determinato ,se va bene . Il risultato è che nell' economia cittadina sono spesi molti meno stipendi di prima e ciò è una delle cause del declino del commercio in città(sono rimasti o franchising o grande distribuzione)

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  33. Il fatto che l'uso delle parole sia determinante per la formazione del pensiero è stato magistralmente descritto nella distopia di Orwell che ha raggiunto la dignità di guru anticipatore del presente e per quanto riguarda l'uso del linguaggio, la sua intuizione letteraria ha centrato l'obbiettivo. La confusione fatta ad arte tra le parole migrante, immigrato e rifugiato ha senz'altro contribuito a rendere poco chiaro il quadro generale ed ognuno può tirare l'argomento in qualsiasi direzione a seconda di quale siano i suoi interessi. L'altra cosa che mi ha convinto è che l'aumento di persone (povere) che chiedono in qualche modo aiuto al paese Italia non può fare a meno di rivolgersi ai beni comuni ovvero allo stato sociale, lasciando intatto il capitale privato, contribuendo così a renderlo meno efficiente di quanto lo abbiano già reso gli innumerevoli tagli dei vari governi ossessionati dal bilancio dello stato. Gli immigrati diventano quindi l'alibi perfetto per le inefficienze di sistema senza però volersi dimenticare che a dare il colpo di grazia al welfare nostrano sono stati i tagli alle pubbliche amministrazioni, probabilmente non bastava più il messaggio di Brunetta che voleva colpire i bighelloni, oggi ci sono gli immigrati che sottraggono impropriamente risorse, nel frattempo però i governi continuano a tagliare impunemente. E' comunque vero che nello stato sociale, a tutti i ivelli, la concorrenza avviene tra poveri, sia che si tratti dell'assegnazione di un alloggio popolare o che si tratti di eseguire un esame diagnostico senza poter ricorrere alla sanità privata. E' lontana da me l'idea di abolire i confini nazionali in questa fase storica. Almeno il tentativo di regolare i flussi, di distinguere la tipologia di bisogno del richiedente il soggiorno in Italia, deve essere necessariamente fatto per tentare di preservare le conquiste sociali del passato, è chiara la necessità di una lotta al lavoro nero, al lavoro sottopagato, al lavoro senza le dovute tutele (sia per gli immigrati che per gli italiani). Detto questo però, non me ne voglia prof., il mio è un pensiero che viene dal basso, da uno che a precipitare nell'indigenza ci mette quanto a sputare in terra, basta qualche ulteriore riforma o un mio eccesso di collera sul posto di lavoro e mi ritrovo letteralmente con il culo per terra. Ecco, in qualche modo potrei diventare un diretto concorrente di qualche immigrato per l'accesso ai servizi dello stato sociale, nonostante questo non riesco ad appassionarmi al reato di clandestinità ... sarà perché di fronte vedo solo un altro povero vittima in qualche modo delle politiche neocolonialiste e liberiste dell'occidente. Solo una bella svolta socialista dell' occidente potrebbe porre fine a questa ingiustizia prolungata di accumulazione di risorse nelle mani di pochi, solo la fine del massimo profitto come motore dell'economia potrebbe portare la fine dei bombardamenti, del sostegno a governanti senza scrupoli, al massimo sfruttamento delle risorse al minor costo possibile. Nessuna altra soluzione se non una bella rivoluzione (che tra l'altro vedo molto improbabile), altrimenti saremo costretti a continuare a contare i migranti in entrata tralaciando quelli in uscita fino a che il malcontento sarà così diffuso da lasciare che la soluzione si trovi in qualche destra con l'appoggio del popolo e magari anche dell'esercito.

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    1. @ Cecco

      In attesa della "svolta socialista" o della "bella rivoluzione", che tu stesso ritieni improbabile, magari qualche provvedimento non rivoluzionario e non socialista per evitare l'implosione dello Stato e una conflittualità permanente su base etnico-religiosa io lo prenderei. Tu?

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    2. La prenderei anch'io sapessi come fare. Provare a regolare i flussi in entrata forse sarebbe il modo migliore, ci vorrebbe serietà da parte dei governi che dovrebbero avere in mente anche un preciso programma di sviluppo economico e di conseguenza la quote di immigrati che realmente saremmo in grado di assorbire senza contraccolpi per l'economia ... ma al solito il governo dovrebbe saper programmare, avere degli obiettivi di lungo periodo, insomma qualcosa di simile al vecchio bistrattato socialismo ... vabbè dai, la mia è una fissa.

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    3. @Cecco
      In politica, le intenzioni valgono zero. Le azioni che si compiono vanno scelte sulla base dei risultati attesi, non per pulirsi la coscienza.
      Non bisogna confondere i migranti on le migrazioni. I migranti (scusate se insisto con questo termine, finchè si spostano secondo me tali sono, emigranti ed immigrati solo quando il trasferimento è perfezionato) sono dei nostri simili che potenzialmente devono essere oggetto della nostra solidarietà, ma le migrazioni invece sono un fenomeno accuratamente programmato, e non risolve alcun problema degli africani (visto poi che la gran parte di loro non hanno mezzi neanche per provare a trasferirsi). Aggiunge problemi a problemi, favorendo un fenomeno criminale ci rende complici di tale crimine, e indebolendoci, rende la lotta ai criminali più difficile, anzi direi impossibile, saremo schiavi a vita per solidarietà con quelli che già schiavizzati sono stati, una forma di solidarietà molto intelligente invero.

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    4. @ Cecco

      Be', la primissima cosa da fare, il provvedimento-tampone che tutti conoscono e nessuno vuole applicare, è il seguente:
      1) denuncia (concordata o unilaterale) del trattati UE che obbligano l'Italia a tenersi gli stranieri che sbarcano qui
      2) accordo con uno qualsiasi dei tre governi libici per le operazioni al punto 3
      3) mozione urgente all'ONU perchè apra altri campi profughi in Libia (ce ne sono già)
      4) blocco navale delle acque prospicienti la Libia, teste di ponte e campi attrezzati protetti da truppe italiane sulla costa libica, dove fare il triage degli emigranti, accogliere e trasportare in sicurezza in Italia chi ha diritto all'asilo politico, fermare chi non l'ha e accompagnarlo ai campi profughi ONU
      5) sequestro di tutte le navi che trasportano migranti nelle acque territoriali italiane, identificazione ed eventuale arresto degli equipaggi, apertura di indagini giudiziarie su di essi e gli armatori
      6) triage dei passeggeri. Chi ha diritto all'asilo viene ospitato, chi ha bisogno di cure viene curato, chi non ha diritto all'asilo viene riportato in Libia e ospitato nei campi profughi ONU.
      Si tratta di un provvedimento tampone che non risolve il problema strutturale, ma risolve l'emergenza di cui si parla da trent'anni senza che nessuno in Italia muova un dito se non per peggiorarla, e manda un chiaro, indispensabile messaggio: "Chi entra in casa nostra lo decidiamo noi".
      Si tenga presente che lo Stato italiano ha tutti i mezzi materiali e legali per mettere in opera questi provvedimenti, che sembrano mission impossible solo perchè manca la volontà politica, e il coraggio morale, di ordinarli; e che così agendo, oltre a proteggere il territorio nazionale, prevenire l'implosione dello Stato, il conflitto etnico-religioso, e l'insorgere di un diffuso sentimento di odio razzista che tra gli italiani, grazie a Dio, sinora non si è mai diffuso, si eviterebbero le migliaia di morti annegati in mare che costa l'attuale politica italiana ed europea.

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    5. eh ma per via dell'etica non se poffa nulla killi stanno a cercà un futuro migliore e ce servono per le badanti eccelostaaddi lo esperto di “Scienze sociali per la globalizzazione” che sta pure docente di Sociologia delle migrazioni nell’università degli studi di Milano, dove appunto coordina il corso di laurea in “Scienze sociali per la globalizzazione”. Insegna inoltre nell’università di Nizza. E’ responsabile scientifico del Centro studi Medì di Genova, dove dirige la rivista “Mondi migranti” e la Scuola estiva di Sociologia delle migrazioni. E’ autore di Sociologia delle migrazioni, manuale adottato in parecchie università italiane.. anvedi l'articolo illuminante aò
      http://www.lavoce.info/archives/47909/perche-aiutiamoli-casa-uno-slogan-semplicistico/

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  34. Mi scuso per l'evidente off-topic, l'unica connessione col post è che quelli che vengono dal Bangladesh stanno lì vicino.

    Vorrei segnalare una strana inversione della bilancia commerciale indiana negli ultimi due mesi.
    Strana perché da anni era stabilmente in rosso.
    Anche il cambio col dollaro ha una strana piattezza da 4 mesi.

    Non è farina del mio sacco in quanto non sono economista e neanche trader, segnalo solo grazie alla cortesia di una persona che seguo su FB.

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  35. Disteso sul letto domenicale riflettevo sul post, quando mi è balzata in mente una famosa partita giocata da Michail Moiseevič Botvinnik che il Paoli riportava come perfetto esempio nel suo "Strategia e tattica sulla scacchiera".
    Il nostro, Botvinnik, scorge una debolezza nel lato di Donna del campo avversario, la fissa, la attacca e costringe l'avversario ad ammassare pezzi a difesa della debolezza. Una volta che i pezzi ammassati si auto limitano nei movimenti e non possono più tornare indietro, muove velocemente il secondo attacco nel lato di Re e vince facilmente.
    Ora io penso, ma sarebbe meglio usare l'inglese "I sense", che tutta la questione della migrazione - emigrazione - immigrazione sia la debolezza sulla quale O' Sistema ci stia portando per farci ammassare i pezzi.
    Non sono ancora in grado di capire dove avverrà l'attacco definitivo, ma leggendoti e leggendo tutti voi, si sente rumore di sfregamento da compressione.
    Che si debba noi attaccare direttamente sul lato di Re?

    Che il mare ci porti consiglio.

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    1. Eccoci alla prima mossa. Ius soli cancellato con un semplice comunicato stampa. Vediamo dove ci fanno ammassare pezzi adesso.

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  36. Possibile non sapere che italiani dal 1861 sono stati obbligati a emigrare, prima veneti lombardi trentini emiliani piemontesi (liguri lo facevano per lavoro) poi grazie anche al caro Sella pure al sud con un dolce intermezzo a milano di 100 morti, ma almeno si chiamavano con il loro nome https://it.wikipedia.org/wiki/Destra_storica, tutto questo grazie al capitale che doveva essere ripagato........ Ma niente si accetta che altri debbano essere obbligati ad emigrare, ma emigrare e solo un bisogno del capitale di nuovi schiavi, chi difende immigrazione difende il capitale e le sue forme peggiori, rileggersi la nostra emigrazione ci farebbe forse capire quanto sia sbagliato essere obbligati ad emigrare, le miniere di monongha, le piantagioni di caffe, i campi di cotone....... Per la calabria https://www.youtube.com/watch?v=JvmwJgxa_Po e questo un post di 2 anni fa https://africanvoicess.wordpress.com/2015/06/29/europa-attenzione-allimmigrazione/

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  37. Potremmo proporre di sostituire la parola clandestino, non politicamente corretta con:" diversamente entranti".

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  38. "Il moderatino che beve il suo bravo caffè al bar ciarlando della venuta dei nuovi Hitler “perché lo dice Santoro su Rai Tre” è l’idiota terminale di una lunga catena ideologica che vede l’Uomo nella sua interezza come mero fattore produttivo, un atomo da cui strappare energia, forza e financo l’anima. Reso merce, l’individuo viene scambiato lungo le traiettorie del Capitale smembrando secoli di legami e millenni di Civiltà. In questo scenario, l’italiano e l’immigrato sono dalla stessa parte della barricata, Uomini contro le vere barbarie. Occorrerebbe capire che il naturale scudo alle ingiurie mortali dei pescecani della finanza sia rappresentato ancora una volta dagli Stati Nazionali, indipendenti e sovrani: ma la logica, oggigiorno, è una merce ben più rara dell’idiozia."

    Mi permetto di postare un mio piccolo corsivo "totus tuus" per contenuti e visione del fenomeno.

    Bei tempi quando la sinistra (quella vera, sporca e cattiva degli operai e dei ceti medi progressivi) difendeva il concetto di indipendenza nazionale in nome e per conto dei diritti delle classi subalterne.

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  39. Paese di 8000 abitanti nel delta, il prefetto conferma stasera ad una assemblea pubblica l'arrivo di 50 (immigrati)...mai vista tanta gente presente...ma dove vogliono portarci??

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  40. Alberto sei un uomo che stimo.
    Vibriamo all'unisono ma su due dimensioni politiche differenti.
    Ho sottoscritto donazione perché ti vorrei vedere a Roma ed anche in questo lungo post concordo su tutto.
    È solo un peccato che tu mi abbia bloccato su Twitter perché pur con vedute differenti, vite differenti, interessi differenti entrambi amiamo l'Italia e gli italiani ed entrambi portiamo la stessa bandiera ma su sponde opposte.
    L'immigrato devasterà dal basso e purtroppo solo la Tua forza e compenetrazione nel mondo "sano" della sinistra potrà svegliare le menti, io imprenditore posso solo assumere NON A JOBS ACT e far resistenza passiva alle continue offerte di "schiavi".
    Ho dignità e rispetto quella del prossimo ed è forse per questo che non sono ricco.
    Scrivo da iPhone quindi perdonami eventuali errori (con l'età non vedo bene).
    Ti voglio bene anche se non lo sai.
    Francesco Mosca

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  41. solo per dirle GRAZIE

    https://twitter.com/davidepollak/status/1013321784509247489

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