(...uno dei tanti, forse neanche il più importante da quando ha smesso di occuparsi di certe cose. Cominciamo con un breve:)
Glossario
Disoccupati (o "in cerca di occupazione"): Le persone non occupate tra i 15 e i 74 anni che hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro nelle quattro settimane che precedono la settimana a cui le informazioni sono riferite e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive; oppure inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla settimana a cui le informazioni sono riferite e sarebbero disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive, qualora fosse possibile anticipare l’inizio del lavoro.
Forze di lavoro: Persone di 15 anni e più, occupate e disoccupate.
Inattivi: Persone che non fanno parte delle forze di lavoro, cioè quelle non classificate come occupate o in cerca di occupazione (disoccupate). Rientrano nella categoria coloro che non hanno cercato lavoro nelle ultime quattro settimane e non sono disponibili a lavorare entro due settimane dall'intervista (cioè, in buona sostanza, gli scoraggiati), chi non è disponibile a iniziare un lavoro nelle due settimane successive, e altre frattaglie.
Occupati: Persone tra 15 e 89 anni che nella settimana di riferimento hanno svolto almeno un’ora di lavoro a fini di retribuzione o di profitto, compresi i coadiuvanti familiari non retribuiti (ci rientra anche chi è in malattia, in congedo parentale, in assenza per periodo inferiore a tre mesi e altre frattaglie).
Tasso di disoccupazione: Rapporto percentuale tra i disoccupati in una determinata classe d’età (in genere 15 anni e più) e l’insieme di occupati e disoccupati (forze di lavoro) della stessa classe d’età.
Tasso di inattività: Rapporto percentuale tra le persone non appartenenti alle forze di lavoro (inattivi) in una determinata classe di età (in genere 15-64 anni) e la corrispondente popolazione residente totale della stessa classe d’età.
Tasso di occupazione: Rapporto percentuale tra gli occupati di una determinata classe d’età (in genere 15-64 anni) e la popolazione residente totale della stessa classe d’età.
(fonte: ISTAT).
Esempio
(...così sappiamo di che cosa stiamo parlando...)
La situazione
Oggi sono usciti gli ultimi dati e la situazione è questa:
occupati sempre più su,
disoccupazione sempre più giù.
La relazione allegata al comunicato stampa rappresenta graficamente solo gli ultimi cinque anni, ma il comunicato rinvia a un foglio Excel con gli ultimi venti anni, quindi si riesce a capire un po' meglio com'è andata:
l'occupazione ha sofferto della crisi finanziaria globale (e al governo c'era la destra) e poi dell'austerità (e al governo c'era la sinistra). Oggi è oltre il massimo storico.
La disoccupazione aveva ovviamente risentito della crisi globale, ma è stata portata in doppia cifra dall'austerità per i motivi mille volte ripetuti (necessità di comprimere i livelli salariali al fine di recuperare competitività di prezzo rispetto ai partner commerciali europei) ed è comunque ora vicina ai minimi storici, pur non avendoli raggiunti, come abbiamo ricordato qui.
I posti di lavoro creati sono per lo più a tempo indeterminato, quindi non precari, come si vede qui:
Attenzione: gli occupati permanenti (a tempo indeterminato) sono misurati sulla scala di destra (che va da 11 a 18 milioni), e quindi il grafico non vi dice che ci sono tanti lavoratori permanenti quanti indipendenti (cioè tanti dipendenti a tempo indeterminato quanti autonomi), perché i primi vanno per i 16 milioni (scala di destra) e i secondi per i 5 (scala di sinistra). La scala di destra però è solo slittata e non compressa (quella di sinistra va da zero a sette milioni e 7-0 = 18-11 = 7), il che significa che le variazioni delle serie sono confrontabili. I contratti a tempo indeterminato stanno aumentando rapidamente, quelli a tempo determinato diminuendo lentamente, gli autonomi sono stati falcidiati dalla crisi pandemica ma ora sono stabili o in impercettibile ripresa.Ovviamente non va tutto bene. Ad esempio, la disoccupazione femminile, purtroppo, resta sempre più alta di quella maschile. Lo scarto fra le due, però, che era di cinque punti nel 2004, ora è a due punti, livello al quale si è attestato fra 2016 e 2017.
La disoccupazione giovanile resta un serio problema, ed è anche quella su cui ha "morso" proporzionalmente molto di più l'austerità. Va notato però che anche il ritorno ai livelli pre-crisi (nel senso di crises) è più rapido che per le altre classi di età.
Ma il dato più outstanding, proprio nel senso che "sta fuori" dal range dei valori storici, è quello del tasso di occupazione, proprio lui, proprio quello che fin dall'inizio di questo blog gli espertoni citavano (non senza buoni motivi) quale indicatore più significativo rispetto al tasso di disoccupazione. I dati sono questi:
e qui si nota un progresso strutturale del dato riferito alla popolazione femminile:
che è sì più basso della media, ma è significativamente aumentato dal 45% a circa il 53%, mentre quello maschile è semplicemente tornato al 70% dove era all'inizio del periodo.
Per chiarire che non abbiamo a che fare con un dato in qualche modo transitorio, possiamo utilizzare le serie trimestrali, che ci riportano ai favolosi anni '70:
Le serie sono due: quella ricostruita dall'ISTAT indietro fino al 1977, e quella attuale, calcolata con nuovi criteri che però, come vedete, non differisce sostanzialmente nel livello, e tantomeno nell'andamento, da quella storica. Vedete quindi che il tasso di occupazione non solo non è mai mai mai stato così alto in Italia (quindi si stava peggio quando si stava meglio...), ma anche che non è mai mai mai cresciuto così in fretta!
E questo, quand'anche non fosse un merito di chi è ora al governo, è oggettivamente un bel problema per la sinistra.
Spiaze.
Ma solo per lei...
(...dichiaro aperta la discussione generale...)
il mio commento da ignorante è che si lavora di più anche perchè i salari reali son troppo bassi, non basta uno stipendio a mandare avanti una famiglia...
RispondiEliminaancora meglio (relativamente alla possibilita' di lavorare) :ci sono piu' posti di lavoro (piu' occupati ) e chi lavora fa piu' ore o piu' lavori
Eliminavero, però è difficile che una persona abbia più lavori a tempo indenterminato
EliminaSe sono a tempo pieno direi proprio di sì. Si può approfondire l'analisi considerando l'incidenza del part-time.
EliminaDa ignorante di economia ne deduco, forse semplicisticamente, che se si lavora sempre di più ma le famiglie stanno sempre peggio, il problema attuale del paese sono le retribuzioni. Lavorano in tanti, ma pagati poco, per far fare tanti utili a pochi (specie grazie all'export), innescando una dinamica in cui ad un aumento dei posti di lavoro non corrisponde un aumento della prosperità del paese ma solo degli utili di alcuni imprese.
RispondiEliminaEhm... Perché mai il monte salari dovrebbe aumentare se il Pil è fermo? Vedo una preoccupante mancanza de #lebbasi, cui forse (forse) si potrebbe rimediare rileggendo questo.
EliminaProbabilmente non mi sono spiegato in modo abbastanza preciso (del resto come sai l'economia non è il mio campo). Però mi era (abbastanza) chiaro che il monte salari non sta aumentando perché il PIL è fermo. Nel mio commento mi son limitato a dire che, visti i numeri indicati dall'ISTAT, il problema attuale del paese non è la disoccupazione (in calo) quanto il livello delle retribuzioni e che, di conseguenza, per migliorare la situazione del paese occorre far aumentare il PIL. Si tratta di capire quanto l'aumento complessivo delle retribuzioni pagate a fronte dell'aumento delle ore lavorate, in presenza di salari che perdono potere di acquisto, si può tradurre in un significativo incremento della domanda interna che abbia influenza positiva sul pil. Cioè, quello che non mi è chiaro è in che misura il (solo) aumento della occupazione possa innescare un apprezzabile incremento del PIL.
Eliminae l'andamento dei salari reali dov'è? e il loro potere d'acquisto negli ultimi vent'anni? tutti devono lavorare per campare, o meglio per sopravvivere, e gli italiani letteralmente raschiano il fondo del barile
RispondiEliminaDa ammiratore di Phillips, e lettore della sua splendida biografia (che colgo l'occasione di suggerire), cosa devo pensare del fatto che la disoccupazione continui a scendere nonostante la disinflazione dell'ultimo anno?
RispondiEliminaPer il disastro demografico https://kanakrant.substack.com/p/the-end-of-unemployment
EliminaEgregio Onorevole,
RispondiEliminavorrei sottolineare un punto che credo sia molto importante e che non trovo nella sua analisi.
La popolazione in età lavorativa (15-64 anni) in Italia è ai minimi storici. Questo lo si evince dai seguenti grafici:
https://fred.stlouisfed.org/series/SPPOPDPNDOLITA
https://data.worldbank.org/indicator/SP.POP.1564.TO.ZS?locations=IT
Si ha quindi che un valore del tasso di occupazione (15-64 anni) elevato è legato, non solo al buon andamento dell'economia di medio termine, ma anche a dinamiche demografiche di lungo termine non positive.
Voglio dire che la ridotta popolazione in età lavorativa ha più probabilità di trovare un posto di lavoro, qualora l'economia sia in buona salute.
Quindi:
- bene che vi siano i presupposti per una ripresa dell'occupazione;
- male che sia legata a dinamiche demografiche non positive.
Un saluto,
Fabio
Ragionando in termini percentuali è vero (come succede al rapporto debito/pil) ma anche il numero assoluto degli occupati è crescito (grafico "Occupati Totali").
EliminaScusate, ma vi ha risposto (correttamente) un Luebete! Preoccupatevi! ;)
EliminaTutto ok, ora più potere di acquisto e stiamo a posto, grazie :-)
RispondiEliminaVedi la risposta a Mark qua sopra. Come fai a distribuire quello che non c'è? Cerchiamo di rimettercelo e lo distribuiremo.
EliminaSarebbe ancora meglio senza immigrati.
RispondiEliminaA modo suo è un'osservazione marxista.
EliminaIl "lavoro" cresce per compensare una "salario" che scende.
RispondiEliminaQuindi , ricordando che c'era "piena occupazione" nelle società schiavistiche ed in quelle in guerra (tanto per rimanere sulla cronaca ) finché cala il potere di acquisto del salario io non ci farei del "trionfalismo".
Per pensare che io voglia fare trionfalismo bisogna appartenere alla schiera di quelli che secondo Céline capiscono solo dopo. Vero è che a tua scusante confessi di essere uno "de passaggio". Peraltro nel prossimo post ti faccio vedere che la tua osservazione non è del tutto centrata.
EliminaLavoro a tempo indeterminato? Con il Jobs act? Mi chiedo quale sia l'orario minimo settimanale che ISTAT considera sufficienti per considerare un lavoro a tempo indeterminato. Salari da fame e rivendibilità sul mercato piuttosto limitata.
RispondiEliminaDisoccupazione giovanile si , rimane un bel problemuccio ....( forse facendo pagare meno alle aziende le spese per assumere personale di quell età ) almeno si riesce ad arrivare ad un ricambio generazionale.
RispondiEliminaComunque una domanda perché dal suo blog adesso google ci mette il naso 👃 con "approfondimenti correlati " in fondo alla pagina ? E mi rimanda a questo ? https://www.ilmessaggero.it/AMP/schede/economia/pensioni_aumenti_aprile_inps_pagamenti_assegno_unico_adi_naspi_calendario-8029205.html😅
RispondiEliminahttps://www.mafinoaquando.it/il-lavoro-e-le-sue-disuguaglianze/ interessanti queste informazioni che google cerca di mettere in mezzo al blog 😂
RispondiEliminaun problema per la sinistra? e perchè mai? non mi sembra che da quando hanno deciso di aderire all'euro moneta si siano mai più posti nelle vesti di difensori dei lavoratori, no? in aggiunta non credo ci sia la percezione diffusa di questo loro disinteresse...basta buttare la qualche slogan sul salario minimo ed il gregge grufola nell'auotocompiacimento armocromatico inclusivo plug-in hybrid.
RispondiEliminaLa tua capacità di una lettura di secondo ordine è commovente (nel senso che lo sarebbe se ci fosse, come spiegavo oggi).
EliminaSi può osservare che il tempo di recupero della crisi del covid è stato molto breve e corrisponde alla sospensione del "patto di stabilità e crescita".
RispondiEliminaA questo punto sarebbe interessante guardare quali settori hanno contribuito maggiormente a questi aumenti e quali hanno subito maggiori danni.
Temo che il contributo del settore delle costruzioni, duvuto al famigerato bonus 110%, sia stato sostanziale e che la mancanza corrente di incentivi significativi possa comportare un raffreddamento, se non una inversione, del fenomeno. Come detto in un paio di post precedenti, di cose da ricostruire ce ne sarebbero parecchie anche senza doverle distruggere...
Riporto di seguito i dati Istat relativi agli occupati per macrosettore (tempo pieno + parziale, in migliaia):
EliminaAGRICOLT | INDUSTRIA | COSTRUZ | SERVIZI | TOTALE
21-Q1 884 | 4425 | 1379 | 15143 | 21832
23-Q4 857 | 4737 | 1553 | 16663 | 23810
Il maggiore contributo si è avuto dal settore dei servizi, poi industria e costruzioni.
Certo, bisognerebbe considerare anche le ricadute del superbonus su settori diversi dalle costruzioni. Forse è stato fatto (ricordo uno studio dell'Istat), utilizzando modelli input-output multi-settore.
Argomento valido in termini narrativi. Ma cosa è successo ai salari reali nel frattempo? credo che se introducessimo la schiavitù avremmo la piena occupazione senza scomodare Keynes, però nessuno sarebbe contento.
RispondiEliminaAltra considerazione: che sta succedendo alla nostra bilancia dei pagamenti? piena occupazione e salari bassi = poca domanda interna, ma se il PIL non affonda, immagino che stiamo esportando come pazzi
Ragazzi, qui si fa un lavoro che ha un certo senso e una certa continuità. Per carità, commenti estemporanei vanno anche bene, mi fa piacere che siate qui, mi fate compagnia in un periodo in cui non ne ho molto bisogno, ma se vogliamo mandare avanti il discorso suggerisco, a questo punto, di commentare dopo aver letto il prossimo post.
EliminaIo le faccio vivi complimenti: scommetto che senza di lei questi (al di là del livello delle retribuzioni) restavano miraggi.
RispondiEliminaE cmq queste sono cose da festeggiare anche se non è il nostro jackpot. Certo che per lei deve essere proprio una bella soddisfazione, un vero trionfo. Abitassi vicino a lei passerei a rallegrarmene fino a domani . Però quanti soloni mai contenti in questi commenti...
RispondiEliminaMa come si fa a dire che la crescita dell'occupazione e la riduzione della disoccupazione sono merito del governo di oggi se i trend partono dalla "ripresina" del 2013, il tutto senza neanche abbozzare a qualche rapporto causale?
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