domenica 2 febbraio 2020

Brexit: l'antologia

...e così l'inevitabile è successo.

Noi non siamo sorpresi, e guardiamo con un sorriso di condiscendenza quelli che ancora oggi ci dicono che no, in effetti non è ancora successo perché [supercazzola a piacere]. Colgo l'occasione per farvi una breve antologia di quanto qui abbiamo detto su questo argomento, che è finalmente esaurito (salvo fare, fra un paio d'anni, una ulteriore verifica delle scemenze catastrofiste che gli irriducibili spacciatori professionali di fake news continuano imperterriti a reiterare: sarà divertente, la rete nasconde, ma non ruba...).

Avevamo cominciato nel maggio 2016, evidenziando come il comportamento delle autorità europee (minacciare un Paese che aveva deciso di esercitare un diritto sancito dai Trattati), se da un lato appariva contraddittorio (le autorità europee i Trattati dovrebbero rispettarli!), dall'altro risolveva una profonda contraddizione dell'architettura europea, messa in evidenza da Giandomenico Majone. Perché mai, si chiedeva Majone, se si dice di dovere e volere evolvere verso un'Europa federale, poi si inserisce una clausola di recesso che è tipica di un sistema confederale? La risposta, ovvia, la dettero i fatti: la clausola (l'art. 50) la si inserisce perché si sa che non la si farà applicare!

Ma a noi questa ennesima promessa disattesa appariva come la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso (assistei poi in una riunione riservata al dispetto di chi aveva inserito la clausola ritenendola inapplicabile... e si vedeva crollare il mondo addosso).

Pochi giorni dopo, uno di voi prevedette che in ogni caso la Brexit avrebbe sbriciolato Corbyn. Era, lo ripeto, il 23 maggio 2016. Per questo, quando questa facile previsione si avverò il 12 dicembre scorso (sembra tanto tempo fa...) nessuno di noi, credo, fu particolarmente stupito, nonostante media di cui qui avevamo avuto più volte modo di verificare l'affidabilità fino all'ultimo cercassero di illuderci (e di illudersi).

Il 12 giugno del 2016 vi detti qualche cifra sulla Brexit, cercando di riportare un po' di razionalità nel dibattito. Il mio argomento era molto semplice: minacciare di ritorsioni il Regno Unito non aveva alcun senso, perché il Regno Unito era uno dei migliori clienti della Germania. Non fummo quindi stupiti, nel corso del negoziato, nel constatare l'atteggiamento schizofrenico di quest'ultima, perennemente scissa fra la sua pulsione suicida verso una Strafexpedition (nostalgia canaglia!), e il desiderio di tirare a campare.

Il 17 giugno celebrammo le esequie di uno dei tanti esperti di cui questo blog ha fatto strame. L'amico era venuto qui a spiegarci che siccome l'economia britannica dipendeva totalmente dai servizi finanziari, il Regno Unito non si sarebbe mai potuto permettere di rinunciare ai benefici offertigli dall'appartenere al mercato europeo dei capitali. L'argomento, ovviamente, era infondato: era un'opinione scissa dai fatti.

Il 24 giugno commentammo laconicamente i risultati.

Il 25 giugno tornai sulla semplice macroeconomia della Brexit. L'uscita era la cosa più razionale. Quale interesse poteva avere un paese relativamente florido a legarsi a un'area (l'Unione Europea) in cui all'arrivo di una crisi si è costretti a strozzare la domanda interna (per cui le esportazioni verso quell'area calano), con il costo aggiuntivo determinato dall'avere una valuta che viene considerata un rifugio, e quindi durante le crisi si apprezza (mettendo in crisi anche le esportazioni verso il resto del mondo)? Insomma, in termini macroeconomici l'UE era una palla al piede dell'UK (e presto lo potremo constatare).

Sempre nello stesso giorno cominciai la breve, ma intensa, serie delle smentite alle cazzate lievi imprecisioni che i cani da guardia del capitalismo profferivano nei loro reportage. Si cominciò, come ricorderete, con la "caduta libera della sterlina ai minimi storici"...

Eggnente: non c'era niente da fare. Le loro porche opinioni mai separate dai fatti, e sempre presentate come fatti. Ma ormai lo sappiamo, tant'è che il rischio che corriamo è l'opposto: quello di prendere gli eventuali fatti che dovessimo mai incontrare (ma in giro ce ne sono pochi) per loro opinioni...

Pochi giorni dopo (era il 27) vi presentai Mark Blyth, che molti di voi già conoscevano (e che non diceva cose molto originali, almeno per i frequentatori di queste pagine, ma nemmeno molto sbagliate)! Poche ore dopo, nello stesso giorno, Marco Franceschi ci regalò un momento di franca ilarità con una delle tante vostre intelligenti parodie, che ci hanno allietato e arricchito lungo questi nove travagliati anni.

Cominciavano ad arrivarci delle testimonianze allarmanti dell'isteria collettiva in cui i "buoni" erano precipitati dopo che il popolo si era espresso.

Il 5 luglio vi intrattenni sulle dinamiche valutarie sottostanti. Il post era un po' enigmatico, forse, ma la spiegazione ve la diedi qui.

A novembre già cominciavano a fioccare i QED: il ministro dell'economia della Baviera (cioè dello Stato in cui si fabbricano le automobili) cominciava a preoccuparsi per i toni aggressivi della Merkel verso il Regno Unito. La semplice macroeconomia della Brexit si svelava in tutta la sua potenza.

A dicembre venimmo ricompensati: l'articolo "Brexit: qualche cifra" si piazzava quarto, e goofynomics primo ai Macchia Nera Award. Ricorderete la poraccitudine con cui la categoria "miglior sito di economia" venne eliminata, sostanzialmente per impedirvi di vincere: sò regazzi, vanno capiti, e poi noi potevamo avere altre soddisfazioni: loro no!

Poi, per circa un anno, tralasciammo l'argomento. A settembre 2017 un giornalista fra i meno deludenti (non a caso lettore di questo blog) ci dava una mano a smontare qualche bufala terroristica: stranamente, i cittadini europei continuavano a cercare lavoro dove potevano trovarlo, cioè nel Regno Unito. I fondamentali erano solidi.

Il 23 ottobre dello stesso anno mi occupai di analizzare un tweet che se fosse stato satirico sarebbe stato passabile: ma satirico non era, era solo, tristemente, propagandistico.

Il 21 novembre di quell'anno (bei tempi: ero ancora un laico...) replicai cortesemente a un collega che sosteneva che il Regno Unito si fosse amaramente pentito (lo abbiamo visto...). Ci tengo a dire che siamo rimasti in buoni rapporti. Meglio perdere un amico che una buona risposta, ma se l'amico si può mantenere è ancor meglio (o ancor più meglio, come dice una mia nuova amica).

Poi mi travolse il vortice...

L'anno scorso, in uno dei rari momenti in cui riuscii ad affiorare per prendere una disperata boccata d'aria, tornai sull'argomento Brexit per affrontare un punto che sempre più mi appare quello decisivo: si può ottenere tutto, ma bisogna volerlo. May, come Renzi, negoziava nell'interesse dell'Europa, non in quello del suo paese. Non era quindi strano che i suoi risultati non fossero brillanti.

Poi le cose cambiarono, e ora sappiamo che, se si ha la giusta determinazione, e la maggioranza del Paese con sé, si può fare la differenza.

Bene.

Per vostra comodità (comodità soprattutto di quelli incapaci di utilizzare i tag del blog), a chiusura di questo post antologico vi riporto in fila tutti i post citati:

1) Brexit: una semplice considerazione
2) Brexit: uno scenario
3) Brexit: qualche cifra
4) Brexit: fatti e opinioni
5) La semplice macroeconomia del Brexit
6) Brexit e sterlina: il "minimo storico"
7) Brexit: l'analisi di Blyth
8) Marco Antonio sul Brexit
9) Brexit: in qua mensura mensi fueritis remetietur vobis
10) La parabola della Brexit
11) QED 68: la macroeconomia (della Brexit) è una scienza
12) Brexit e ripresa in una figura
13) One year later (Brexit)...
14) Cartoline dall'Europa
15) Brexit (again)

ma, nel farlo, mi accorgo che ne manca uno, quello determinante, quello che veramente spiega che cosa è successo, che cosa sta succedendo, e che cosa succederà: questo. Sì, l'avevo scritto prima ancora che di Brexit si parlasse. Tuttavia, rileggendolo, vi renderete conto che le radici profonde di quanto è accaduto sono lì, non altrove. Sono, cioè, dove nessun economista sarebbe riuscito a individuarle.

E ora, guardiamo avanti...

10 commenti:

  1. Grazie per questa antologia!
    "E ora guardiamo avanti", esattamente, dobbiamo seguire il loro esempio!

    RispondiElimina
  2. Nella spatafiata di Bagnai, seppur ragguardevole per la sistematicità, manca la considerazione essenziale:la brexit è stata voluta, a torto o a ragione, dalla maggioranza degli elettori del Regno Unito. Quel che resta alle nostre latitudini è il voyeurismo degli impotenti no-euro che godono con la pornopolitica di Boris johnson.

    RispondiElimina
  3. Caracciolo e Fabbri hanno dato una visione "geopolitica" di Brexit, abbastanza dissonante dall'area politica in cui nascono.
    Un tuo parere Prof.?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non posso darne non solo perché non ne do in generale, ma perché in particolare non ho letto queste analisi, ritenendo sufficiente la mia. Di Caracciolo so solo che venne invitato un paio di volte al goofy in tempi non sospetti (cioè prima che potesse attivare il riflesso pavloviano "leghistabbrutto"), dopo di che lasciammo perdere. Ci siamo dovuti accontentare (si fa per dire) di Canfora e di Galli, trovando riscontro empirico al noto detto popolare per cui quando si chiude una porta si apre un portone. Tutti siamo utili, nessuno indispensabile, il tempo è poco, le cose da fare tante... e quindi se non mi metti almeno un link la prossima volta ti blocco! Sai che si può fare anche qui? ;)

      Elimina
  4. Assolutamente da non perdere : https://youtu.be/iH63qOAIu3Y

    Era sul finire del 2017.

    La giornalista tedesca Beatrix von Storch,in perfetto inglese, intervista il brillante ironico acuto documentato coraggioso fiero NIGEL FARAGE sul tema “ BREXIT UND DIE EU “.

    Più che intervista, è una SUMMA di tutto ciò che si deve pensare sull’argomento.

    Invidio questa volta tutti i fortunati che conoscono l’ inglese : Farage infatti è un torrente, uno spettacolo,un vulcano,tutto da de-gustare. Io ho dovuto accontentarmi della traduzione in lingua tedesca !

    Caro Alberto, “exempla trahunt “…

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma anche il suo ultimo discorso al PE non scherza, direi che c'è tutto (da notare l'insopportabile intervento della maestrina nel finale che suona da vera e propria conferma involontaria del bel discorso di Farage).

      Non posso non far notare che se Farage (tanto amato qui da noi in quanto "verosovranistah") fosse stato italiano, sarebbe stato marchiato dal solito circolino come "libbberistavergognah" al pari del tory Boris Johnson, che nel frattempo però parla di investimenti pubblici in infrastutture, scuola, sanità, e nazionalizza linee ferroviarie. Com'è possibile? E l'uscita da sinistra?

      Magari qui da noi, al momento, non c'è ancora la maturità giusta per queste cose, ma io sono convinto che ci arriveremo proprio grazie alla parte politica alla quale il prof e tutti noi facciamo riferimento, non certo dalla sinistra.

      Elimina
  5. Buonasera dottor Bagnai: sono un elettore della lega residente in Emilia-Romagna,sostengo intellettualmente le sue battaglie a favore della democrazia e per l'autodeterminazione dei popoli, contro questa Europa e contro l'euro. Ultimamente però questi temi sono scomparsi dalle parole, e dalla retorica della lega!Bisogna a mio parere essere più chiari e decisi, anche a scapito di perdere voti, concentrando il focus su questi argomenti.

    RispondiElimina
  6. Buonasera dottor Bagnai: sono un elettore della lega residente in Emilia-Romagna.Sostengo intellettualmente le sue battaglie a favore della democrazia e per l'autodeterminazione dei popoli, contro questa Europa e contro l'euro. Ultimamente però questi temi sono scomparsi dalle parole, e dalla retorica della lega!Bisogna a mio parere essere più chiari e decisi, anche a scapito di perdere voti, concentrando il focus su questi argomenti.

    RispondiElimina

  7. Grazie per questa preziosa raccolta, che facilita il lavoro di noi avventizi

    "E io adunque, che non seggio a la beata mensa, ma, fuggito de la pastura del vulgo, a’ piedi di coloro che seggiono ricolgo di quello che da loro cade, e conosco la misera vita di quelli che dietro m’ho lasciati, per la dolcezza ch’io sento in quello che a poco a poco ricolgo, misericordievolmente mosso, non me dimenticando, per li miseri alcuna cosa ho riservata, la quale a li occhi loro, già è più tempo, ho dimostrata; e in ciò li ho fatti maggiormente vogliosi. Per che ora volendo loro apparecchiare, intendo fare un generale convivio di ciò ch’i’ ho loro mostrato, e di quello pane ch’è mestiere a così fatta vivanda, sanza lo quale da loro non potrebbe esser mangiata. E questo [è quello] convivio, di quello pane degno, con tale vivanda qual io intendo indarno [non] essere ministrata. E però ad esso non s’assetti alcuno male de’ suoi organi disposto, però che né denti né lingua ha né palato; né alcuno assettatore di vizii, perché lo stomaco suo è pieno d’omori venenosi contrarii, sì che mai vivanda non terrebbe. 13. Ma vegna qua qualunque è [per cura] familiare o civile ne la umana fame rimaso, e ad una mensa con li altri simili impediti s’assetti; e a li loro piedi si pongano tutti quelli che per pigrizia si sono stati, che non sono degni di più alto sedere: e quelli e questi prendano la mia vivanda col pane, che la farò loro e gustare e patire"

    RispondiElimina

Tutti i commenti sono soggetti a moderazione.