lunedì 30 aprile 2018

Ancora sui disallineamenti

Come avrete notato, in un momento in cui il Parlamento, e quindi la politica, sembra riacquistare una certa centralità, in diretta conseguenza del fatto che la mancanza di una maggioranza definita impedisce di confinarlo a quella funzione meramente notarile, di ratifica degli atti governativi, cui viene dato il rassicurante nome di governabilità, sono partiti sui vari media attacchi tesi a delegittimarlo. Noi politici, si dice, staremmo scaldando la poltrona: ci saremmo guadagnati il primo stipendio senza far nulla, ecc.

Non entro (perché non ho tempo) in tutto quello che ho fatto in questo mese: se vi interessa, farò un post a parte. Non entro nemmeno (per lo stesso motivo) in quanti soldi mi sono entrati in tasca: ricordo solo che il buon Serendippo parlava di un incremento del 600% del mio stipendio (che avrebbe significato, a spanna, arrivare a 20.000 netti al mese). Posso rassicurarlo: siamo molto al di sotto di questo obiettivo. Mi chiedo solo perché chi si preoccupa tanto degli stipendi dei politici non si preoccupi altrettanto di quelli degli eurocrati o dei funzionari di altre organizzazioni sovranazionali, che svolgono funzioni di indirizzo politico senza essere stati eletti da nessuno e senza pagare tasse a nessuno (ogni riferimento a nomine recenti è puramente intenzionale), o di quelli dei consiglieri delle società pubbliche partecipate, o di quelli dei magistrati (gli unici sfuggiti al congelamento delle retribuzioni nel comparto della pubblica amministrazione per il semplice motivo che erano gli unici a poter dare ragione a se stessi in un tribunale, come qui spiega un collega).

Chissà perché questa attenzione (o, se volete, disattenzione) selettiva?

Già, chissà...

In effetti, oltre a tutto il resto, in questi giorni sto anche chiudendo alcuni lavori che ho ereditato dalla mia vita precedente. In uno (veramente, in due, ma nell'altro ho due coautori) mi sto preoccupando del solito problema: dell'impatto sulla nostra produttività di un cambio sbagliato per la nostra economia. L'argomento non è nuovo ai lettori di questo blog. Lo introdussi in un post di quasi cinque anni fa, da cui trassi svariati articoli scientifici: il primo, del 2016, ha avuto l'onore di essere citato da Zingales, il secondo è qui, e il terzo (l'unico ad accesso libero per i non addetti ai lavori - cioè per i non iscritti alle riviste specializzate) è qui. Nel lavoro che sto concludendo modifico leggermente approccio: invece di considerare l'impatto sulla produttività del tasso di cambio, considero quello dello scostamento del cambio dal proprio valore di equilibrio.

Il modello post-Keynesiano si basa sull'idea che la domanda stimoli l'offerta: sono le aspettative di domanda (e non il tasso di interesse) a indurre gli imprenditori a investire (cioè ad acquistare macchinari, attrezzature, mezzi di trasporto ecc.), ed è il "tiro" della domanda a stimolare la produttività: un'idea vecchia quanto l'economia, visto che come voi sapete (e i miei colleghi, anche quelli che si scoprono il capo ostentando deferenza al nome di Sylos-Labini, non sanno) è stata introdotta in letteratura da Adam Smith. Ora, se il tasso di cambio cresce, normalmente questo deprime la domanda: i prodotti nazionali diventano più cari per gli acquirenti esteri, le esportazioni rallentano, e la produttività ristagna, in un processo di causazione circolare e cumulativa. Tuttavia, può anche capitare che la crescita del cambio sia associata a (o causata da) una crescita della produttività (questa è l'obiezione di Zingales al mio lavoro). Se il cambio sale, ma sale anche la produttività, la competitività di prezzo in linea di principio potrebbe restare invariata: infatti, è vero che per l'acquirente estero, a parità di prezzo nazionale, il bene nazionale costa di più, ma è anche vero che siccome i lavoratori sono diventati più produttivi, il costo del lavoro per unità di prodotto scende (uno stesso salario si "spalma" su più prodotti) e quindi il prezzo del bene nazionale in valuta nazionale può scendere. Può quindi darsi che questa discesa del prezzo in valuta nazionale sul mercato interno compensi l'aumento del prezzo della valuta per l'acquirente estero, dando come risultato un uguale prezzo in valuta estera sui mercati internazionali.

La morale di questa favola (per chi non si è perso: ma siccome a nessuno fa piacere far brutta figura, farete tutti finta di aver capito cosa è successo...) è che più che i movimenti in alto o in basso del cambio, contano gli scostamenti dall'equilibrio. Un paese con forte produttività può essere competitivo anche con un cambio "alto" (o in crescita), e un paese con debole produttività può essere non competitivo anche con un cambio "basso" (o in calo). Ovviamente, nel calcolare gli scostamenti del cambio dall'equilibrio si tiene conto, appunto, del divario fra la produttività del paese e quella dei suoi concorrenti, e di un paio di altre cosucce, come abbiamo visto un paio di anni or sono. Nell'articolo sull'uscita dell'Italia dall'eurozona avevo applicato uno di questi approcci (il BEER) per stimare di quanto si sarebbe apprezzata o deprezzata la nuova valuta italiana in seguito a uno sganciamento dall'euro. Nel frattempo, un gruppo di colleghi francesi che lavora presso il CEPII ha redatto EQCHANGE, un database che riporta le serie degli scostamenti del cambio dal proprio valore di equilibrio per oltre cento paesi, a partire dal 1973. Se vi interessa, potete iscrivervi e scaricarlo.

Qui mi limito a riportare un grafico costruito con due serie estratte dal database:

Nel grafico vedete gli scostamenti del tasso di cambio dal proprio valore di equilibrio per due paesi: Germania e Italia. La linea orizzontale (per gli amici: le ascisse) corrispondono a zero scostamento, cioè a una situazione di equilibrio. Sotto l'equilibrio la valuta è sottovalutata (cioè favorisce indebitamente le esportazioni), sopra è sopravvalutata (e quindi penalizza indebitamente le esportazioni). Com'è andata mi pare si capisca. Secondo queste stime, negli anni '70 l'Italia aveva una valuta piuttosto sottovalutata (intorno al -15%) e la Germania relativamente sopravvalutata (attorno al 5%). L'adesione allo SME nel 1979 ci riporta in equilibrio, e lo SME "credibile" (quello senza periodiche revisioni della parità) ci porta in territorio positivo: una sopravvalutazione cui rimediamo con la svalutazione del 1992. Il resto è piuttosto ovvio: con l'entrata nell'euro, la nostra valuta (appunto: l'euro) diventa progressivamente sempre più forte per noi, toccando punte di sopravvalutazione del 15%, fino alla gigantesca "svalutazionecompetitiva" predisposta da Draghi nel 2014, della quale ora paghiamo le conseguenze (sapete che qui abbiamo previsto l'una e le altre) sotto forma di ritorsioni da parte degli Stati Uniti. La situazione tedesca è quasi speculare. Dico "quasi", perché in effetti per capire come si sono sviluppati i rapporti fra noi e la potenza egemone conviene prendere lo scarto fra le due serie, cioè lo scostamento fra gli scostamenti dall'equilibrio:


Qui si vede meglio cosa sta succedendo. La tendenza "secolare", interrotta dal riallineamento del 1992, è quella di un indebolimento relativo del marco/euro rispetto alla lira. Anche alla fine della storia, quando noi ci troviamo sottovalutati (come si vede nel primo grafico), la Germania è più sottovalutata di noi,  e quindi resta "sottoprezzata" per sul mercato italiano. Certo: per la Germania l'euro è debole perché la Germania è forte (in un certo senso che i lettori qui hanno imparato a comprendere). Ma il punto resta! Il fatto che questo grafico, invece di oscillare attorno allo zero, manifesti una tendenza negativa ci dice, di per sé, che un mercato non sta funzionando: quello della valuta, che oggi non funziona... perché non c'è! Ci siamo chiesti mille e una volta perché i "libbbberali" vedano nell'abolizione di un mercato una cosa buona e giusta. Forse perché sono scemotti a libro paga, che di Smith hanno solo sentito il nome in qualche corso di Istituzioni di economia politica di qualche facoltà minore (se pure...). In ogni caso, il punto di fondo è sempre lo stesso, e tale resta: accordi irrazionali non sono benefici per nessuno. E se ne volete una riprova, considerate che Deutsche Bank si è fumata in pochi anni oltre 10 miliardi di aumenti di capitale e non gode di ottima salute.

Anche i ricchi piangono, a quanto pare, soprattutto perché sono poveri.

Quindi, a chi mi chiede se usciremo dall'euro, io continuo a ripetere quello che dissi a un giornalista particolarmente poco piacevole la prima volta che andai in televisione, molti anni fa: questo è un falso problema, perché sarà l'euro a uscire da noi. I numeri per una soluzione politica ad oggi non ci sono, ma stanno diventando sempre più grandi, esattamente come stanno diventando sempre più grandi le cifre necessarie per tenere insieme la baracca. Non ci voleva quel genio di Stiglitz per suggerirci che un giorno i costi supereranno i benefici.

Intanto, godiamoci il seguito della telenovela...







(...ah, fedele allo spirito di questo blog, come vedete, non vi parlo di cronaca, ma una cosa ve la dico: sono umanamente - prima che politicamente - molto contento...)

(...ovviamente questa modifica metodologica, che tiene conto dell'osservazione di Zingales, non altera in nulla i risultati dei precedenti studi: la sopravvalutazione - rispetto all'equilibrio - deprime la dinamica della produttività. Non c'è niente da fare: se una moneta è sbagliata, è sbagliata...)

40 commenti:

  1. I funzionari europei pagano una imposta sul reddito che va alla Commissione. Questo vale anche per la Banca europea per gli investimenti, di cui ero dipendente e ora pensionato, nonostante che la BEI non dipenda dalla Commissione.

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    1. A parte il lieve non sequitur del suo argomento (se lei non dipendeva dalla Commissione, che ne sa?), ci sarebbero molto utili dei dettagli. Quali sono le aliquote? È progressiva? È flat? Perché sa, qui a Roma le malelingue parlano di indegne pantomime fatte per mantenere il trattamento fiscale di Bruxelles. Ora: o hanno ragione, e quindi questa fiscalità è di vantaggio, oppure ha ragione lei, e allora il movente delle pantomime potrebbe essere ancora più inconfessabile di un movente venale.

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    2. Un momento un momento, non facciamo i grillini: i funzionari UE pagano tra il 25 e il 35% di ritenute alla fonte. Per i dettagli basta rivolgersi alla UE, è tutto pubblicato in tabelle. Occhio che gli incarichi ad hoc e politici, tipo commissari ecc sono un' altra cosa.
      Avanti verso il governo, a difendere un minimo sindacale di sovranità. Poi vedremo.

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    3. Scusa, caro anonimo: io, che sono io, perdo ore a darti i link precisi dei dati che pubblico, e tu te ne esci con un sentito dire (che peraltro avvalora la mia tesi) senza nemmeno uno straccio di link? Ma vergognati! Lo vorrei io il 35% di ritenuta alla fonte! Che lavoro fai?

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    4. "È tutto pubblicato in tabelle" senza fornire una reference esatta (sotto forma di link o altro) è la nuova frontiera del "miocuGGinismo"

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    5. …e infatti appena trovata una fonte (vedi sotto) si scopre che le cose stanno in un modo ben diverso.

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    6. Professor Bagnai, i regimi vantaggiosi nel funzionariato UE o nelle organizzazioni internazionali o nelle diplomazie ci sono da molti decenni o da sempre. Lei è stato votato per capacità di analisi e progetto e non per capacità di livore o invidia per categorie molto residuali. Lei non è un ortottero inoltre.
      La cosa più semplice è andare al sodo senza parlare neanche di aliquote: se lei pensa che come docente, se ho ben calcolato, metteva in tasca sul 3000 € puliti al mese per XX ore a settimana e un burocrate o civil servant dell'UE o della NATO ecc mettendosi in tasca puliti 5000/7000€ o una segretaria 3000 € sempre puliti, guadagnano scandalosamente troppo lavorando 40 ore a settimana, allora fa bene ad attaccare i loro status e fa bene a battersi per cambiarli.
      Infine, non credo che questi parassiti abbiamo votato tutti PD. Molti votano anche la Lega. Non credo, facendo un parallelo solo in parte attinente, che Francesco Speroni (già ingegnere/controllore di volo) o altri con stipendi alti in settori specifici siamo disprezzabili per i lavori 'privilegiati' svolti.

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    7. Ah, ecco, capisco… non ci arriva perché è grillino! Tutto chiaro, la scuso, ma adesso vada altrove. A me di quanto guadagna CHIUNQUE (incluso me) non me ne frega niente. Quello che stigmatizzo in questo post è proprio il suo comportamento, ovvero il fatto che chi si preoccupa tanto degli “stipendi” lo fa solo per quelli della politica (e di quella italiana), senza entrare minimamente nel merito di quanto prendano civil servant che SVOLGONO INDEBITAMENTE FUNZIONI DI INDIRIZZO POLITICO SENZA AVER RICEVUTO ALCUN MANDATO. Diventa quindi palese che chi agisce così lo fa perché è stato sensibile ai condizionamenti di chi vuole delegittimare la politica nazionale, facendo OGGETTIVAMENTE il gioco delle potenze estere che vogliono aggredire i nostri interessi (non solo economici). Vorrei ricordare che le retribuzioni dei politici rispondono all’esigenza di assicurare la loro indipendenza. In questo senso l’esempio di Speroni è mal posto. Perché non fa quello di chi è stato mandato in Europa per avere una voce critica e poi hanno tentato di scalare l’ALDE?

      A me di cambiare lo status altrui frega poco: a me interessa che la critica verta su argomenti e fatti, e lei non ne ha portati (o meglio: li ha lievemente travisati). Questa community esiste da sette anni perché ha delle regole: non ho tempo di verificare da quanto lei sia con noi, ma temo sia da troppo, o da troppo poco. Chi delegittima la politica è un mio avversario politico, ma è anche un nemico del mio paese.

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  2. „ Una cosa è fascista fino a quando non la dice il Pd „ !
    Eccolo il principio metodologico fondamentale per cogliere la centralità intellettuale e sociale “ de’ sinistra “, e che tu, caro Alberto, hai brillantemente evidenziato nel discorso triestino .
    Ora possiamo capire adeguatamente la tolemaica posizione del Pd nell’ Universo Stellare. Basti pensare,, per esempio, a Carolus Calenda . ‘ Qui sic locutus est “ :
    -il Pd è il PUNTO DI ANCORAGGIO della società italiana; Renzi è uomo d’onore e quinci non ritirerà le dimissioni; e che infine la Teoria Economica ha mal gestito la realtà “ !
    Come si vede, resiste orgogliosamente , ad onta della batosta elettorale, la Weltanschauung del Pd-centrismo.
    Infatti l’ Universo Tutto è ora in trepidante attesa delle decisioni della DIREZIONE.
    Sicché, mentre Leopardi , con il suo splendido e umoristico dialogo su Copernico, ci ha liberato da ogni tentazione antropocentrica , Calenda invece ci riporta al geocentrismo tolemaico…de’ sinistra !

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  3. Piccola digressione politica (visti gli sbalorditivi risultati di oggi in FVG): se Salvini riuscisse a trovare un modo per sfondare anche al Sud (con percentuali in linea con quelle dell'Italia centro-settentrionale), ci sarebbe realisticamente la possibilità di divorare l'intero panorama politico, raggiungendo livelli alla Orbán.

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    1. Il modo migliore sappiamo tutti quale sarebbe, ma il risultato di oggi lo allontana.

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    2. Sono leghista ma fintanto che la ricetta per il lavoro sarà favorire macroscopicamente i ricchi (flat tax) così che questi (o la "mano invisibile") creino lavoro campa cavallo: fossi un disoccupato meridionale voterei 5S sperando nel reddito di cittadinanza, non me la sento proprio di biasimarli

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    3. A parte che questo non c'entra con l'argomento di Steve, voglio dire che passare da "io non sono un economista ma" a "io sono leghista ma" non mi sembra un progresso significativo! Il programma parla di molto altro, per quel che riguarda il lavoro, e il trickle-down non c'entra proprio nulla. Se lei vuole aspettare il reddito di cittadinanza il cavallo camperà di meno. La nostra proposta si basa sul rilancio degli investimenti, tutta roba scritta in un libro del 2012 che ancora si trova in libreria.

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    4. Vedo che @federico cade nell'equivoco di considerare ricchi coloro ai quali viene applicata l'aliquota più alta dell'IRPEF, cioé 43%. Chissà come, ma con 80000 euro lordi /anno di reddito dichiarato, famiglia con due figli, 64 anni e altri due per la pensione (si spera!), io non mi sento ricco e non lo sono. Semplicemente vivo dignitosamente, rispetto a tanti che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese. Ma, permettimi di dirtelo con tutta la franchezza necessaria, i veri ricchi non rientrano nella fascia alta dell'IRPEF. Detto questo, aggiungo a scanso di equivoci, che credo nella progressività della tassazione, ma non così alta e non tutta a carico dei redditi da lavoro. E' possibile farlo, allargando la no tax area per i redditi più bassi e riducendo drasticamente le aliquote massime per tutti gli altri. I consumi interni ripartirebbero immediatamente.

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    5. Mangiantini, l'affermazione di un proprio essere non certifica l'appartenenza. Mi spiace molto.

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    6. Federico, io sono siciliano, e ti assicuro che la maggior parte di quelli che conosco e frequento NON ha votato 5s per il reddito di cittadinanza; il voto ai grillini, per buona parte (almeno qui in Sicilia) è stato un voto di rigetto, quasi da ultima spiaggia. Molti elettori non conoscevano nemmeno il programma del M5S, ma lo hanno votato perché percepito come partito anti-sistema e "rivoluzionario" (non a caso le regionali di novembre, dove il voto viene dato con logiche differenti, le hanno perse, e le perdono ovunque). La Lega non è ostracizzata per la flat tax, ma perché il suo nome evoca ancora un passato antimeridionale che, pur essendo stato ampiamente abbandonato, è presente nelle menti di molti; il problema è solo "ideologico", non di proposte. Il mio punto è che se Salvini riesce a trovare una formula per rompere questo muro sbanca alla grande, anche con la flat tax (che a molti ti assicuro non farebbe nemmeno schifo).

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    7. Sig. Liguori è necessario condividere entusiasticamente TUTTI i punti del programma per essere leghista? Il fideismo acritico lasciamolo ai 5S

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    8. Caro Steve sfondare anche al Sud è possibile , ma non subito . Quello che ha fatto Salvini è già troppo e ha seminato bene anche nel SUD mantenendo buoni rapporti con il M5S e rimbrottando Berlusconi sulle sue uscite anti M5S.La mia idea è che a breve il M5S si sfalda sotto il peso delle sue contraddizioni e cambiamenti di programmi, mentre noi della Lega manteniamo una linea coerente e decisa . Ma ti dirò di più . Io non ho mai creduto e non credo a un governo Lega--M5S per il semplice fatto che lo scopo del M5S è di perpetuare un governo centrista del tipo DC-PCI per fare gli interessi dell'Leuropa come anche tu ben sai. Lo scopo del M5S è quello di non permettere un governo che faccia gli interessi nazionali e quindi di sfasciare un CDX forte e a favore degli interessi Nazionali . IL M5S a direzione Di Maio non è stato varato per governare L'Italia , ma per smembrare il CDX . Questa mia affermazione può sembrare eccessiva , ma se si riavvolge il nastro all'indietro ha una coerenza logica facilmente individuabile . Per essere chiaro farò un paragone.
      La Casaleggio con la piattaforma Rousseau deve essere vista come una astronave madre nella cui pancia vi sono altre minuscole astronavi , con compiti ben precisi da assolvere Atto primo :8 Giugno 2017 alle 12:46 votazioni per la legge elettorale .
      Il voto sull'emendamento è segreto ma per un “problema tecnico” diventa palese per pochi secondi. E in aula esplode il caos,I deputati spingono il pulsante ma, come se ti trattasse di una votazione palese, sul tabellone di Montecitorio cominciano ad accendersi le luci. Fiano riesce a immortalare la scena. Infatti si vede chiaramente che il M5s ha votato a favore dell'emendamento e non contro come prevede l'accordo a 4 stretto con Forza Italia, Lega e Pd. E in Aula esplode il caos. Questa legge abortita avrebbe obbligato il M5s a cercare delle alleanze per governare . I sondaggi davano già il M5S come prima forza politica , che avrebbe potuto trovare sponda con la Lega e FdI anche loro in crescita . Ma questo avrebbe distrutto il centrismo . Si è così varata il Rosatellum , legge centaura propozionale-maggioritario che non avrebbe permesso maggioranze stabili se non quella del patto Berlusconi-Renzi come governo di responsabilità ,prevedendo un rifiuto di Salvini e Di Maio di imparentarsi con il duo Renzusconi . Ma come si dice il diavolo fa le pentole ,ma non i coperchi . Tutti i calcoli e le arzigolature sono state sconvolte dal voto degli Italiani . IL 5/3/2018 si è avuto il CDX primo come coalizione e il M5S primo come partito .
      (CONTINUO SOTTO )

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    9. Osserviamo per inciso che Salvini vede di buon occhio il Fronte della Le Pen ed esterna filo Putin e la Meloni non nasconde le simpatie per Orban . Alle elite nostrane ed europee non sfugge la pericolosità insita nel CDX a trazione Lega , soprattutto tenendo conto che fra un anno si vota per rinnovare il Parlamento Europeo . Bisogna smembrare e distruggere il CDX e questo si può fare solo se Salvini abbandona Berlusconi . Si tenta così una prima mossa . L' astronave madre espelle la seconda mini astronave dalla sua pancia con l'obiettivo di spaccare il CDX . IL M5S si impunta sul nome di Paolo Romani e lo vuole espellere dalla carica di Presidente del Senato con la ridicola storia di peculato a favore della figlia ,storia vecchia di una decina di anni La mossa è ridicola perchè nelle file del M5S è stato eletto Salvatore Caiata sotto inchiesta per riciclaggio .Salvini manda all' aria il piano proponendo la Casellati al posto di Romani . Si passa alla fase tre .
      Dovremo farcene una ragione , ma sappiamo che il nostro consenso presso il popolo salirà . A quel punto se si voterà ancora possiamo puntare al Sud .
      Buona Vita.

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    10. Guardi che il punto è un altro: lei dice di essere leghista, ma il programma della Lega non sembra conoscerlo, quindi non si capisce cosa voglia qui (dove per lo più parliamo di economia).

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  4. "..Se il cambio sale, ma sale anche la produttività, la competitività di prezzo in linea di principio potrebbe restare invariata.."

    In pratica o si aggiusta il cambio o si svaluta internamente.
    Svalutazione interna tramite compressione dei salari e/o stagnazione degli stessi con aumento del carico di lavoro.

    Alla fine Zingales non è diverso da Monti.

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    1. Hanno in comune il modello e i riferimenti politici, ma sotto il profilo deontologico Zingales si è dimostrato superiore, come i lettori del blog sanno (nonostante tutto).

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    2. Ma non c'è contraddizione nel pensare che un aumento di produttività senza un aumento salariale (che se la mangerebbe) possa generare un aumento di domanda interna tale da compensare la perdita in export?

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    3. Scusa Carlogiulio, ma io non ho detto che un aumento di produttività a parità di salario fa aumentare la domanda interna, o almeno non mi pare: ho detto che fa aumentare la domanda estera a parità di altre condizioni (nella misura in cui fa diminuire il CLUP).

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    4. Sì, scusi prof, mi sa che ho preso un granchio.

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  5. Il libero mercato nel suo pratico appalesarsi si configura come una vera e propria forma di colonialismo dove ad agire sono in prima persona gli stessi soggetti che una volta si nascondevano dietro le politiche colonialiste degli stati nazionali. Oggi che il loro potere economico ha raggiunto quello degli stati, pensiamo ai Fondi di Investimento come l’americana BleckRock, e hanno in mano gli organismi internazionali come il FMI, agiscono quasi allo scoperto. Queste lobby, i cosiddetti investitori internazionali, con l'euro e le regole europee ci hanno ingabbiato facendoci diventare di fatto una colonia.
    È molto probabile che sarà l'euro a uscire da noi ma sicuramente faranno in modo di ritardare il processo a meno di passi indietro di attori fondamentali come la Germania o di una reazione dei popoli europei a fronte del peso sociale dell’immigrazione di massa, sarà difficile abbandonare la UE e di conseguenza liberarsi dai lacci coloniali del liberismo. La partita del sovranismo quindi si gioca sul piano del confronto internazionale tra l’élite mondialista e le nazioni che stanno promovendo il multipolarismo. La diretta discesa in campo di Cina e Russia offre il necessario sostegno alle nazioni che hanno scelto di difendere la loro sovranità. Siria, Venezuela ma anche Corea del Nord sono la prova lampante dell’efficacia dell’ombrello ad esse offerto. Egitto e Libia ricorrono allo stesso ombrello e anche la Turchia membro della NATO lo utilizza per parare i colpi dell’imperialismo americano che mostra di non aver riguardo neanche per gli alleati.
    Un tentativo in questo senso, ma ancora prematuro, fu fatto da Tsipras.
    Dopo il referendum tenuto in Grecia, Hollande ricevette da Putin una telefonata che comunicava la volontà di Tsipras di chiedere il sostegno della Russia nell’abbandonare l’euro coinvolgendola nella stampa di dracme. Allora la telefonata voleva porre l’accento sulla volontà russa di non interferire nelle faccende europee per non complicare ulteriormente la questione Ucraina. Con il senno di poi, forse quella posizione pur sembrando un un errore di strategia non aveva alternative. Abbandonando a malincuore la Grecia, Putin lasciava sole quelle popolazioni europee che volevano lasciare l’Unione auspicando che la ferma adesione della Russia al Diritto Internazionale avrebbe spinto i “partner” americani e europei ad abbandonare i propositi di ingerenza nella questione ucraina.
    Se avesse agito diversamente avrebbe sicuramente rafforzato l’opinione pubblica che voleva l’uscita dalla UE, ma con esiti molto dubbi. Sarebbe stato difficile arrivare ad una risposta unanime della volontà popolare che mettesse l’élite europea e statunitense difronte al fatto compiuto che avrebbe permesso a Putin di trovare nella nuova Europa che si fosse andata a costruire quell’alleato che tanto cerca. Al contrario ora viene manipolato apertamente l'orientamento dei popoli europei perché siano spinti a darsi la zappa sui piedi costruendosi l’immagine di una Russia nemica da sconfiggere con una guerra che tutti dovremmo sostenere ma che nessuno vuole. Forse non poteva andare diversamente. La Russia doveva ancora rafforzare le alleanze e soprattutto indebolire il dollaro come sta facendo.
    Ora, invece, i tempi sono maturi, ne testimonia la scelta di Maduro di abbandonare la valuta statunitense. Inoltre, perché il nuovo mondo multipolare che si va costruendo sia legittimato, si rende necessaria per la nuova impalcatura l’adesione al Diritto Internazionale. È questa la forza di Putin, anche se dal punto di vista dei signori della guerra è, invece, la sua debolezza.

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  6. È evidente come nel 79(aggancio allo Sme) ci abbia il nostro cambio ad un livello di equilibrio per poi portarci in una posizione di sopravvalutazione alla fine degli anni 90,è invece pazzesco come l'euro abbia portato un disallineamento verso l'alto,per apprezzamento,la nostra linea.L'euro ha avuto un impatto a dir poco devastante!

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  7. se aumenta la produttività anche nel caso aumentassero le retribuzioni rimarrebbe sempre il problema della differenza cumulatasi precedentemente tra aumento della produttività e quello delle retribuzioni a rendere problematica la vendita della produzione nel mercato nazionale .A ciò s' aggiunge il fatto che il consumatore non compra solo per il vantaggio di prezzo ,ma anche per una "traiettoria culturale"che rende molto difficile cambiare la mentalità dei consumatori rispetto ad un prodotto:se mi devo indebitare per un' automobile preferisco farlo per una Bmw piuttosto che per un' Alfa Romeo.

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  8. Caro Professore credo che l'affermazione "che più che i movimenti in alto o in basso del cambio, contano gli scostamenti dall'equilibrio " è esatta . Non mi addentro nell'Economia, ma nelle Termodinamica esiste il punto triplo di una sostanza ,che è quel punto nel quale le tre fasi solida liquida,vapore sono in equilibrio . Basta un leggero scostamento da tale punto di equilibrio per avere un mutamento di fase .Va da se che questo è solo un paragone metodologico .
    Abbandono ora il razionale e mi tuffo nell'irrazionale .
    Nella cabala ebraica il numero 70 è associato alla parola “Hain”, che corrisponde al sedicesimo mistero dei Tarocchi: simbolo di caduta, crollo, catastrofe di termine di un ciclo . Perché 70 ? Ho letto da qualche parte che finora vi sono stati 69 unioni monetarie e sono tutte fallite . Quindi......?
    Caro Senatore , anche qui al fronte noi fanti siamo tutti umanamente contenti . Vittorio Veneto è un Comune di Treviso .

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  9. Buongiorno Senatore, credo di aver trovato una fonte utile a dipanare la questione dei compensi e relative tasse degli €uroburocrati. La data di pubblicazione è recente , nell'articolo sono citati riferimenti normativi.
    http://www.brusselstimes.com/magazine2/5828/myths-and-truths-about-the-salaries-and-taxes-of-eu-officials

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    1. Grazie Antonio, il contributo è costruttivo e illuminante.

      Allora, tanto per sintetizzare: l'articolo dice che i "civil servants" europei hanno un salario medio di 75803 euro, sul quale pagano un'aliquota media del 20% (mi tengo alla media, il range va dal 15% al 20%), il che significa, in buona sostanza, circa 5000 netti al mese per dodici mensilità. Nel mio ultimo CUD da docente universitario avevo un reddito da lavoro dipendente di 51520 euro, e ho pagato un'imposta di 15897 euro, ovvero un'aliquota media di circa il 30% (5 punti percentuali più del massimo pagato da un dipendente europeo), per un netto inferiore ai 2900 al mese (cioè per un reddito molto inferiore a quello di un "manager" europeo). Questi sono i numeri, e si conferma che il "protocollo sui privilegi e le immunità" assicura a chi lavora a Bruxelles una fiscalità di vantaggio. D'altra parte, la fedeltà alla causa costa, e quella a una causa persa costa molto di più.

      Sapresti trovare informazioni sull'OCSE? Quello è un mondo misterioso, ma le informazioni che ho (di prima mano) non sono molto confortanti (per noi)...

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    2. "Emoluments are exempt from taxation in most Member countries of the Organisation, including France." Altri dettagli sull'OCSE, inclusi i contributi per malattia e l'età di pensionamento, li ho trovati qui.

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  10. Stranamente, molti concittadini perennemente scandalizzati dal fatto che i dipendenti pubblici prendono uno stipendio, sempre e comunque considerato eccessivo e immeritato, non fanno una piega quando sentono parlare delle altissime retribuzioni elargite dagli organismi europei. Secondo un articolo di Libero (luglio 2017): 
    "I dipendenti Ue infatti non pagano un’imposta sul reddito nazionale come tutti i terrestri, bensì una sul reddito comunitario che è stata stabilita tra l’8 e il 45% tutto compreso, e in modo ben poco progressivo, tanto che la stessa Commissione calcola che la gran parte degli stipendi è tassato con un’aliquota compresa tra il 12 e il 25%. Al funzionario Ad11 ad esempio, che percepisce uno stipendio di 125mila euro lordi, viene calcolata una aliquota del 13,4%". 
    Eppure, per  coloro che ancora leggono i giornali o guardano i talk show, ove si diffamano e demonizzano quotidianamente impiegati e funzionari pubblici, la spesa pubblica è brutta, improduttiva e sempre da tagliare ma solo se italiana. In piena coerenza con l'autorazzismo dilagante dei nostri media.  

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    1. Grazie Gianni, queste informazioni collimano con quelle che fornisce sopra Antonio e con quanto mi dicono i miei amici che lavorano lì. La flat tax logora chi non ce l'ha...

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    2. Nota: nella risposta a Antonio volevo dire “range fra 15% e 25%”. Tuttavia, applicando la media (20%) al reddito medio di 75803 evidentemente facevo un’ipotesi molto conservativa, visto che per un reddito quasi doppio l’aliquota è quasi la metà! Certo che loro sono contrari alla flat tax al 15%! Ci rimetterebbero!

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    3. P.s.: e adesso andatevi a guardare quello sopra che parlava del 35%!

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  11. @Steve92: sicuro per Salvini al Sud (troppe coglianate dette in passato, tanto per rimanere nel buonismo).
    Sul M5*, forse (dico forse) qualcuno li ha votati per il reddito di cittadinanza ma di sicuro perché si è stufi del magna magna.
    Insomma, condivido in pieno l'analisi

    PS: sono siciliano pure io.. ahaha

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  12. Vediamo se ho capito qualcosa: il tasso di cambio fluttuante svolge la funzione di compensare il rapporto tra esportazioni e importazioni, il meccanismo funziona nel senso che un eccesso di importazioni implica un eccesso di domanda di valuta estera, il che provoca la svalutazione della divisa del Paese importatore. A questo punto i beni esteri aumentano di costo per il Paese importatore e se ne importano di meno, mentre i beni interni, sempre a causa del tasso di cambio, diventano più convenienti per i consumatori esteri e si esporta di più. Questo meccanismo in teoria provoca una serie continua di oscillazioni del tasso di cambio intorno a un punto di equilibrio.
    In mancanza di tale ammortizzatore, cioè con l'euro, per rendere appetibili i beni interni al consumatore estero (nella situazione italiana che vede la divisa sopravvalutata, almeno verso i Paesi nord europei) l'unica strada è aumentare la produttività. Se intendiamo la produttività riferita al costo del fattore lavoro per unità di prodotto, il costo del lavoro deve diminuire (riforma Harz, Jobs act e così via). Il costo dei prodotti potrebbe aumentare anche per miglioramenti del ciclo produttivo, diminuzione dei costi di trasporto, ecc..., che però richiedono investimenti che i privati non possono (finanziamenti) o non vogliono fare (costa di meno diminuire i redditi dei lavoratori) e che lo stato non può fare per i vincoli di bilancio imposti dalla Commissione o chi per essa.
    In seguito, la diminuzione dei redditi dei lavoratori diminuisce il reddito disponibile per i consumi, perciò la domanda interna di beni diminuisce e l'aumento delle tasse aggrava la situazione. La diminuzione della domanda influisce negativamente sulla produzione, perché nessuno spende per produrre beni che sa che non venderà, la quantità di lavoro impiegata diminuisce, aumentano i disoccupati, diminuisce ancora la domanda e...siamo in pieno circolo vizioso.
    Alla diminuzione del PIL, lo stato, il cui fabbisogno non varia e, se mai, aumenta, aggrava la pressione fiscale, il che diminuisce il reddito disponibile e via peggiorando su una spirale in discesa.
    A fronte di questa situazione, qualcuno ci guadagna sicuramente (vedi evoluzione dell'indice di Gini).
    Di solito queste situazioni si risolvono con un bel taglio netto, cioè una guerra (che è ciò che temo più di ogni altra cosa).
    Ho scritto questi appunti un po' per ricapitolarli a me stesso e un po' per chiedere ai frequentatori di questo blog che ne sanno più di me di indicarmi gli errori e le inesattezze che senz'altro ci sono.
    Mi capita di discutere di questi argomenti e vorrei evitare di fare brutte figure io e di far fare brutte figure al professore, che merita senz'altro discenti migliori. Ringrazio per la pazienza e l'attenzione e vi prego di non bastonare troppo duramente.

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  13. Caro prof Bagnai, io penso che l appartenenza politica, alle condizioni attuali, sia diventato un inutile gioco delle parti per arraffare il bottino, vorrei un appartenenza al popolo elettore e una responsabilità civile del ruolo pubblico

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