Tanti tanti anni or sono, avevo una regazzetta del Villaggio Olimpico. Lei non era rustica, ma le sue amiche abbastanza. Ricordo un giorno una di loro chiedere a un'altra: "Che profumo hai messo?" Et l'autre de repondre: "Anè Anè".
Ignorava, la rustichella, che sulle "i" va sempre messo un puntino, anche (e soprattutto) quando le "i" sono tante (una cosa tipo 888. A proposito, com'era quella cosa dell'euro che ci difende dai fire sales?), ma qualche volta ne vanno messi due, e la scelta non è casuale. So che non ci crederete, ma non corressi la rustichella. Detesto l'abuso di posizione dominante, anche quando è la mia. E poi, fra un intellettuale e una rustichella si sa bene chi domini. La rustichella.
Ignoravo l'esistenza di Anè... pardon: Anaïs Ginori fino a questa mattina, pour la simple et bonne raison che non leggo il giornale sul quale scrive, ritenendolo schierato e inattendibile. Eppure questa persona che non ho mai visto, che mai conoscerò, mi ha regalato oggi un momento di intenso piacere, questo.
Grazie, Anè!
Ma anche grazie Grazia Graziella...
Che il simpatico porco mandato a difendere "da sinistra" gli interessi del grande capitale finanziario (un po' come Blanchard, l'economista "tanto cheinesssiano signora mia!", che ha dato er tuist de sinistra a l'FMI, approvando la Strafexpedition dei creditori francesi contenente un colossale errore tecnico: quello che il moltiplicatore fosse pari a 0.5, e agendo quindi in spregio della deontologia, come vi ho dimostrato qui), che il simpatico trombatore di attricette avrebbe fallito era nei dati e qui ce lo siamo detti il giorno stesso della sua elezione, mentre i giornali inattendibili esultavano.
Dedichiamo a questa conferma il numero che Apollinaire qualificava come erotico. Sia di buon auspicio al futuro pensionato...
Ammetto che ci potesse essere un minimo, ma veramente un minimo, di alea circa le modalità con le quali il fallimento politico si sarebbe manifestato a valle del fallimento economico che era invece assolutamente certo. Poteva anche andare alle elezioni e farsi sconfiggere! Ma la sua sconfitta era talmente certa, nei sondaggi, che questo sarebbe stato atto di follia. L'unica cosa che poteva fare era ritirarsi.
Ora la sinistra un candidato non ce l'ha, per il semplice motivo che, come chi ci legge dall'inizio sa bene, non c'è più una sinistra. Ormai siamo arrivati al punto che nei seminari della sinistra ci si guarda in faccia e ci si dice: "Abbiamo un problema: ci chiamiamo sinistra, e la gente questa parola non vuole più sentirla". E certo, e chissà perché! Sarebbe stato possibile ridarle un senso, non dico cinque anni fa, quando l'avevo chiesto io, non essendo nessuno, ma un paio di anni fa, combattendo dalla parte giusta l'ultima battaglia che avesse un senso di classe, quella sul jobs act. E invece no, per i motivi che vi ho tanto spesso dettagliato: la paura che Renzi vincesse (delle vittorie di Renzi avremo presto un esempio)...
Diciamo che il tempo, che è galantuomo, ha reso giustizia a una verità tanto semplice, quanto terribile, quanto profonda: i regimi presidenziali/maggioritari, al tempo della globalizzazione finanziaria, offrono all'elettore la scelta fra due destre. Questa verità la si può nascondere mandando avanti un fantoccio, un Bersani, un Hollande (ma anche un Renzi), a fare il lavoro sporco. Tuttavia la verità è come il sughero (diciamo così): è nella sua natura venire a galla, e lo sta facendo ovunque in Europa. In Italia non ancora, va detto, come va anche detto che la differenza la fanno gli uomini e le donne. Marine Le Pen ha studiato. Chi ha avuto come me l'opportunità di lavorare per anni in Francia lo ha visto. Partiva già avvantaggiata rispetto alla destra de noantri per il fatto di vivere in un paese la cui identità nazionale non è sistematicamente vilipesa dai media e dai politici corrotti (cioè al soldo di interesse esteri, tanto per esser chiari). Ma questo non sarebbe bastato, perché il giusto orgoglio di essere francesi è un bene diffuso in Francia, ed è quindi abbastanza difficile farne una bandiera politica. Bisognava anche capire come funziona la globalizzazione e in che modo l'euro l'aiuta, e questo è stato studiato e capito, e quindi ora può essere fatto capire, dalla destra francese, con un'efficacia e un'immediatezza della quale vorremmo tanto che la sinistra si riappropriasse.
Ma questo è impossibile perché la sinistra ha difeso il progetto imperialista e globalista europeo, e non sa come sganciarsene. Ed è per questo che nei seminari di sinistra ci guardiamo negli occhi e ci diciamo che "la transizione la gestirà la destra". Oddio, se lo dicono fra di loro, con quell'atteggiamento dei nobili dell'Ancien Régime avviati alla ghigliottina, quell'atteggiamento di composta ed elegante rassegnazione che faceva sclerare Stendhal, e che oggi fa sclerare Luciano. Quando c'è di mezzo la pelle, forse l'eleganza la si può tenere un momento da parte, no?
Quindi ora in Francia la scelta è fra Fillon e Le Pen. Difficile che si presenti un candidato "de sinistra" credibile. Per essere tale dopo anni di menzogna dovrebbe difendere l'Europa, cioè lo schiacciamento dei salari, e per arrivare almeno al ballottaggio ora che la menzogna è stata svelata dovrebbe difendere i salari. Ma c'è la contradizion che nol consente...
Ero a Bruxelles un paio di giorni fa, a pranzo coi vincitori (che sarebbero quelli che ho fatto di tutto per non far vincere: quindi io ero lo sconfitto, ma di sconfitta me ne basta una). Certo, anche loro di strada da fare ne hanno. Fillon è il loro Monti, e loro non sanno quali disastri abbia fatto Monti in Italia! Ma qualcuno gli ha fatto vedere due dati semplicissimi, che ignoravano: tredici trimestri di recessione continua con l'applicazione dell'austerità "thatcheriana", e tredici punti di rapporto debito/Pil in più. Due tredici non esattamente fortunati. Credo che nella campagna elettorale francese questi esempi verranno citati spesso.
Dopo di che, non è detto che questo basti a portare all'Eliseo il Front National, e comunque considero una sconfitta umiliante il doverlo auspicare, come peraltro ho già fatto pubblicamente nel famoso video in cui mandavo al posto suo Guy Verhofstadt, esplicitandone il motivo: questa vittoria sarebbe l'unica possibilità di dare una scossa alle nostre classi dirigenti per costringerle ad occuparsi dei nostri problemi.
Sì, perché poi alla fine diciamocelo molto francamente: l'idea che la compagna Marine, o il compagno Trump, si mobilitino per sollevare le sorti degli sconfitti della globalizzazione fa un po' sorridere, non è vero? Prendiamo ad esempio il compagno Trump. Oggi tutti fanno la semplice riflessione che qui abbiamo sempre fatto: un candidato alla presidenza degli Stati Uniti non può essere un outsider, è un pezzo dell'establishment, e ne difenderà gli interessi. Sentite ad esempio in che modo Rick Wolff, l'autore del grafico che spiega tutto, ci racconta la Trumponomics: "Sì, dicono che quello tirerà su il muro, ma è evidentemente una scemenza, perché controllare le frontiere è come mettere una legge sul salario minimo. Poi dove li trovano, gli imprenditori americani, dei poracci disposti a lavorare per un tozzo di pane? Quindi non è credibile che deporterà così tanti clandestini..." Io ho fatto una sintesi, ma se vi ascoltate la sua intervista vedrete che viviamo in un mondo in cui i marxisti americani dicono quello che dicono i fascisti francesi, e in cui i "democratici" proseguono la costruzione dei muri avviata dai "repubblicani".
Dobbiamo preoccuparci?
Sì, certo, dobbiamo preoccuparci del fatto che chi fa certe promesse di giustizia sociale sia proprio chi ha tutto l'interesse (di classe) a disattenderle. D'altra parte, il capitalismo ha dimostrato di trovarsi sempre e ovunque perfettamente a suo agio con gli uomini (o le donne) forti al comando: quando non li ha espressi direttamente lui, questi personaggi, li ha comunque catturati. Mi sembra piuttosto ovvio che è più semplice catturare (che sarebbe il termine tecnico per corrompere) un singolo governante, un dittatore o dittatorello, un presidente padrone, piuttosto che una intera e variegata assemblea parlamentare nella quale i multiformi interessi di una collettività siano tutti proporzionalmente rappresentati, no? Se il numero di telefono è uno solo, chiamare costa meno. Non è un caso se si fa tanto per ridurre gli spazi nei quali i cittadini sono chiamati a esprimersi, come ho spiegato nel mio ultimo working paper, facendo i nomi dei tanti giuristi competenti e onesti che di questo fenomeno si preoccupano.
Ma dovremmo comunque preoccuparci molto di più, qui e ora, di un altro fatto: al di là delle dinamiche che nel lungo periodo possono portare la destra a difendere gli interessi della destra (oggi così efficacemente difesi dalla sinistra), resta il dato pesante come un macigno che in questa Europa, che è l'unica Europa possibile, quella che esprime i rapporti di forza definiti da una storia centenaria, e che vedono il prevalere del capitalismo tedesco, insomma: in un'ipotetica Europa unita, non c'è spazio per la democrazia, anzi, direi che non c'è spazio proprio per la politica "tout court". Il motivo è semplice: non ci può essere polis né demos senza logos, e il logos europeo non c'è, quindi non c'è il demos, e i tentativi di crearlo sono esperimenti di ingegneria etnica a confronto dei quali il nazismo è una passeggiata di salute (e questo gli etnografi lo vedono e lo capiscono).
Il predominio della governance (cioè dell'idea che chi ci guida debba semplicemente assicurare il rispetto di regole eteronome, sottoscritte ma non condivise né tantomeno elaborate democraticamente dalle comunità che a esse sono assoggettate) sulla politica non è solo una stortura rettificabile di un progetto complessivamente sensato, ma temporaneamente sottoposto alle forzature di una minoranza di dissennati. No, no, le cosa stanno in un altro modo! La politica ha il suo horror vacui: la filosofia politica della governance si insinua e si espande in un vacuum politico creato, più o meno deliberatamente, da chi ha preteso di creare uno spazio politico laddove non esisteva, perché non poteva esistere, uno spazio nazionale. Sì, cari amici "de sinistra": purtroppissimo in democrazia non ci può essere politica senza nazione. L'alternativa alla nazione, nella grammatica politica, è l'impero, che ha una simpatica dimensione coloniale non del tutto compatibile con l'esercizio pieno della sovranità democratica del popolo. Lo stiamo vedendo in questi giorni, con i simpatici pizzini che dallo zio Tom a er cariòla tutti gli esponenti dei poteri forti ci stanno recapitando...
L'idea di una governance delle regole che assicura la pace abolendo lo spazio nazionale è consustanziale all'idea che la distribuzione del reddito sia un fatto tecnico, dipenda dalle produttività marginali dei fattori di produzione. Insomma: i compagni che vogliono l'Europa vivono in un delirio neoclassico, quello nel quale il conflitto non c'è perché non ci sono rapporti di classe ma c'è solo il mercato, che sa quello che deve fare, e che quindi deve essere lasciato libero di esercitare la sua sovranità tecnica, visto che la sovranità "politica" delle nazioni è stata foriera di conflitti. Ovviamente il dettaglio che sfugge, la mucca nel corridoio, come direbbe un famoso perdente complice del progetto, è che il mercato fallisce (ma ha sufficienti soldi per assoldare una schiera di gazzettieri che compatti diano la colpa allo stato corotto cò du ere...). Sfugge anche il dettaglio storico che abolire i luoghi di conflitto, cioè di mediazione degli interessi, non è il modo migliore per prevenire esplosioni di violenza. Direi piuttosto il contrario, e questo i nostri amici tedeschi lo sanno:
"Damals erlebte ich, was ich jetzt begreife: jene schwere, massive, verzweifelte Zeit. Die Zeit, in der der Kuß zweier, die sich versöhnten, nur das Zeichen für die Mörder war, die herumstanden. Sie tranken aus demselben Becher, sie bestiegen vor aller Augen das gleiche Reitpferd, und es wurde verbreitet, daß sie die Nacht in einem Bette schlafen würden: und über allen diesen Berührungen wurde ihr Widerwillen aneinander so dringend, daß, sooft einer die schlagenden Adern des andern sah, ein krankhafter Ekel ihn bäumte, wie beim Anblick einer Kröte." (qui)
L'Europa che ci dà la pace abolendo le nazioni che hanno posto fine alle guerre di religione in effetti ci sta consegnando a un periodo storico nel quale, nonostante la NATO che ci ha dato la pace (perché sarebbe paradossale andare a bombardare una base americana in Germania facendo decollare in aereo americano da una base americana in Italia, no?), si sta aprendo un periodo pesante, duro, disperato, una nuova stagione di guerre di religione, combattute in nome di un nuovo dio: l'euro. Come tutte le divinità, anche l'euro ha la venerazione delle sue vittime. La musica quindi non credo cambierà, prima di eventi molti traumatici, ma nel frattempo il potere che ci opprime, per tirare a campare ancora un po', cambierà ovunque i suonatori.
Perché, come spiegavo ieri ad alcuni simpatici investitori in un ristretto, elegante e cordiale roadshow, "carissimi: noi siamo l'élite, giusto? Bè, sapete che c'è? Abbiamo un problema. Qualcuno sta insegnando agli elettori la lotta di classe. E quel qualcuno sono i fascisti (all'estero), per di più in un momento in cui (da noi) si fa la legge Acerbo...".
Sorrisetto di circostanza, ma capire hanno capito (e qualcuno ha anche ringraziato).
Intanto, e per concludere, dedichiamo un (QED) sessantanove al nostro amico François, che ha così degnamente onorato il suo paese. Un paese che amiamo, nonostante sia all'origine dei nostri problemi più della tanto vituperata (dalle élite) Germania, e dal quale è estremamente probabile che presto arrivi una scossa...
L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
venerdì 2 dicembre 2016
QED69: Tu l'as voulu François Dandin...
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Grazie Prof. Questo ormai è rimasto l'unico blog politico serio a cui fare riferimento.
RispondiEliminaProf. questo post avrebbe potuto intitolarlo a'livella, che sia naturale o politica sempre morte e' ....
RispondiElimina"(delle vittorie di Renzi avremo presto un esempio)..."
RispondiEliminaMi sono messo a piangere. Ho perso ogni speranza per il Weekend con questa frase.
A me sembra che il Prof qui intenda proprio il contrario... E cioè che le battaglie (contro Renzi, ad esempio) si potrebbero anche vincere, se solo si volesse (mettendoci cioè la faccia, senza timore).
EliminaSu con il morale "max", domenica mattina presto scrivi a tutti i numeri della tua rubrica...
EliminaCosì capiscono tutti:
"Volete essere essere presi per il culo?
SI NO
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Poi dobbiamo ricordare a tutti gli orari dei seggi:
TI RICORDO L'ORARIO DI APERTURA SEGGI ELETTORALI
- Domenica 4 dicembre, dalle ore 7 alle ore 23, per chi vuole votare NO
- Lunedì 5 dicembre, stessi orari, per chi vuole votare SI.
Professore, qui ovviamente siamo molto al di là delle sue analisi economiche ormai definitive; questo ormai è uno dei centri di elaborazione politica più importanti d'Europa. La governance tecnica, la politica che si scansa e il capitale finanziario globale che spadroneggia, come faceva Abatantuono. E lei comunque è una delle penne migliori in circolazione (no pun intended).
RispondiElimina..c'est la vie en...rouge
RispondiEliminaCaro professore, sulle espulsioni di Trump di sbaglia.
RispondiEliminaObama, nel suo ultimo mandato, ha espulso oltre 2 milioni di immigrati irregolari (all'appello manca il biennio 2015/16), quindi i numeri del futuro presidente sono perfettamente in linea(forse anche meno) con quelli dell'attuale amministrazione.
Un suo stimato follower...
http://www.economist.com/news/briefing/21595892-barack-obama-has-presided-over-one-largest-peacetime-outflows-people-americas
Caro, perdonami ma non hai capito niente, e intervieni col ditino alzato per far vedere quello che sai, senza prima aver letto bene quello che scrivo e consultato le fonti cui rimando. Nel post c'è scritto che Trump NON ha interesse a espellere e Wolff spiega perché (e lo spiego anch'io). Io sono stanco di ricevere commenti che mi dicono quello che so, e sto avviando una riflessione sul fatto se il doverli gestire sia un costo adeguato da sostenere per ottenere quei pochi preziosissimi commenti che mi dicono quello che non so. Non dovrebbe essere difficile perché so molto poco. Comunque ora richiudo i commenti. Sono stato benissimo in queste tre settimane in cui non ho dovuto gestirli.
EliminaIo sono rimasto basito quando parlando con un paio di amici ho detto loro che Juncker aveva chiesto ai governi appartenenti all'UE di limitare, o addirittura, non indire referendum che potevano innescare una uscita dall'UE. La risposta? Be' tanto per quel che servono i referendum...
RispondiEliminaMi è capitata la stessa cosa, ma parlando della politica in quanto tale. Escono dalle fottute pareti!
Elimina"Ciccio, senti il mio nuovo profumo, ti piace?" "Bella mia, [anchetifossituffatainunmacero] che buono! Cos'è?" "Puassòn, di Dior" "...". AM
RispondiEliminaEcco, questi sono i commenti che mi riconciliano con l'infinita rottura di coglioni di leggere gli altri (esclusi i presenti, naturalmente...)!
EliminaQuesta fa il paio con l'avvenente fanciulla della quale il cavajere si invaghì tanti anni fa, che al suo invito ad andare a un concerto rispose: "me lo chiedi così, ex bruto"? Stranamente la relazione si interruppe... E io sedevo lungo il fiume...
EliminaDiciamo tutto: divenne giornalista. Però è un po' che non si vede. Chissà come ha retto l'urto del tempo? Manco mi ricordo come si chiamasse...
EliminaHo letto il wp sul regionalismo, ci sono diversi refusi e errori tipografici, segnalarli sarebbe cosa utile e gradita o c'è già chi ci pensa?
RispondiEliminaPuoi mandare a me ma credo di aver corretto tutto. L'ho tradotto dal francese tornando da Bruxelles, mi scuso per il casino, questa notte Repec dovrebbe agganciare la versione corretta che è già qui. Fammi sapere se mi è sfuggito qualcosa.
EliminaIn questo momento sono a un incontro politico. Due chiacchiere di corridoio con piddini Doc della sinistra che vince (gente che in Francia avrebbe votato il compagno Hollande) mi confermano una serie di riflessioni fatte negli ultimi mesi.
RispondiEliminaIl problema principale del piddino è che ha sempre creduto di essere immune alla propaganda, ritenendosi persona di cultura ed intelligenza quantomeno superiori alla media.
Il piddino ammette l'esistenza della propaganda, ne riconosce l'importanza nell'indirizzare analisi e scelte delle persone ma non riesce né vuole prendere minimamente in considerazione la possibilità di esserne vittima di lungo corso.
Il piddino ha una conoscenza superficiale della propaganda, ripete, senza averla capita, la frase "una menzogna ripetuta 1000 volte diventa verità" ed infatti per lui la propaganda ha una dimensione essenzialmente quantitativa e grossolana.
Per il piddino di sinistra "LA PROPAGANDA" per eccellenza fu il TG4 di Emilio Fede, per quello di destra il TG3 di Sandro Curzi. Un tempo acerrimi nemici molti piddini di sinistra e di destra oggi si ritrovano assieme a sostenere Renzi, a canali quasi unificati.
Il piddino di sinistra sosteneva il governo Monti con entusiasmo, così come oggi sostiene Renzi che dichiara che Monti fu un disastro, senza percepire in questo alcuna contraddizione.
Il piddino ha il massimo e dichiarato disprezzo delle vittime della propaganda, proprio per questo nulla sarebbe più doloroso e inaccettabile per lui di scoprire di essere uno dei massimi successi della propaganda. Un evento inconcepibile che lo costringerebbe a riconsiderare in termini negativi una vita intera vissuta con orgoglio dalla parte di quelli che pensavano di aver capito tutto ed invece non avevano...
Non avrei saputo dirlo meglio. Del resto, molti di voi hanno confessato quanto doloroso sia stato per loro il risveglio, e io stesso ho più volte riconosciuto che entrare in argomento costringendo queste persone intimamente mediocri a dover scegliere fra dichiararsi imbecilli o traditori non è certo stato un capolavoro politico. In effetti, per lo più sono imbecilli...
EliminaPer loro i traditori siamo noi. Molti sono imbecilli, è vero. Altri non lo sono ma hanno un'arroganza sconfinata. Tutti stanno ancora bene, temo il problema principale sia questo.
EliminaImbecilli & arroganti hanno una cosa in comune: non ascoltano, mai.
EliminaCondivido intellettualmente ed anche virtualmente (nella mia bacheca fb, citando la fonte).
EliminaSi prof, il risveglio è stato doloroso. Ma almeno c'è stato ed è intervenuto un rinsavimento, una sorta di redenzione.
per me è stata una badilata sulle gengive.
EliminaDurante la reggenza Monti, Renzi e altri papaveri attualmente di alto rango caldeggiavano l'adozione da parte del PD dell'agenda Monti.
EliminaSono trascorsi solo quattro anni.
Dire che il piddino è vittima della propaganda mi pare generoso, questa è malafede.
Comunque, Tolstoj, c'è chi lo pronuncia alla francese:"Tolstuà"....
RispondiEliminaIo non ho niente a che fare con lo zio Tom! @MisterCariola.
RispondiEliminaResta il fatto che il mercato competitivo del lavoro, il libero commercio e il tallone aur€o e l' utopia del mercato che trova da sé l' equilibrio, hanno già fatto strame di una civiltà: la nostra.
Ma il mercato quando fallisce paga i gazzettieri perché ha più fieno in cascina di noi.
Dopo che la sinistra si è auto eliminata, ci resta la destra de noartri... speriamo male, ultimamente ha portato bene.
Mi viene in mente Clint Eastwood: "io dormirò tranquillo perché il mio peggior nemico veglia su di me". La Francia.
Meglio essere stai imbecilli, senza dubbio.
RispondiEliminaEssere vittima non è una colpa (al massio lieve).
Essere carnefice, è certamente una colpa (almeno grave).
Essere traditore, della propria patria, dei propri figli, della propria famiglia, è un'oscenità imperdonaibile.
La ringrazio Professor Bagnai per le sue acute riflessioni su questo blog del quale ormai non riesco più a farne a meno.
RispondiEliminaMa un bel''ciaone''a quel piddino combustibile fossile altamente inquinante glielo mandiamo se come mi auguro vincerà il NO?
Caro prof, ne ha diritto ma lei un partito non vuole farlo; Landini gliel'ha negato; l'unica a svegliarsi è la destra non italiana: mi sento autorizzato a sentirmi in una gabbia di matti. Politicamente la vivo così questa situazione e quando mia moglie ed i miei figli non mi vedono mi ritrovo veramente a piangere da solo. Serve a poco, lo so. Come uscirne?
RispondiEliminaNO comment!
RispondiEliminao meglio "NO as comment" , quando andremo a votare al REFERENDUM sulla Riforma Costituzionale e poi NO a chi presenterà programmi politici ed economici in linea con logiche del dio €uro.
Grazie al professor Bagnai e al "suo Essere" che ci ha resi attenti.
Questo testo si candida a diventare una pietra miliare del blog. Su Fillon è stato detto tutto il necessario, e anche sulla sinistra fascista, però mi piacerebbe informarmi da un punto di vista non piddino sull'attuale natura del Front National. Qualche consiglio di lettura? Su omnibus il 26 Novembre oggettivamente Marion Le Pen è stata strepitosa, questi hanno studiato sul serio e mi risulta veramente difficile inquadrarli. Sono soltanto la solita destra razzista e anch'essa fascista mascherata da difensore delle classi lavoratrici?
RispondiElimina“Poiché le sale, sebbene costituissero un magnifico spettacolo e fossero adornate da ogni specie di decorazioni escogitate dal gusto e dall'abilità dell'epoca, non erano in verità una cosa salda. Messe in una certa relazione con gli spauracchi in cenci e in berretti da notte, che si vedevano altrove (e non tanto lontano, perché le torri di Notre Dame in vedetta, quasi equidistanti dai due estremi, potevano esser vedute dalle due parti) sarebbero subito apparse una cosa assai poco comoda — se questo fosse potuto importare a qualcuno nella casa di monsignore. Ufficiali della milizia senza un'ombra di scienza militare; ufficiali navali senza alcuna idea d'una nave; ufficiali civili senza alcuna nozione degli affari; ecclesiastici dalla faccia di bronzo, della peggiore mondanità terrena, dagli occhi sensuali, dalla lingua licenziosa e dalla vita ancora più licenziosa; tutti assolutamente incapaci nelle loro varie professioni, e tutti perfidamente menzogneri nel dir di
RispondiEliminaconoscerle, ma tutti più o meno dello stesso ordine di monsignore e perciò appollaiati su tutti i pubblici impieghi dai quali c'era da strappar qualcosa: di questi ce n'erano da contare a dozzine e a dozzine. Le persone senza alcun legame immediato con monsignore o con lo Stato, ed egualmente sciolte da qualche cosa di concreto o da una vita che mirasse per la retta via a un fine utile, erano parimenti numerose. Dottori che accumulavano ricchezze spacciando miracolosi rimedi per malattie fantastiche non mai esistite sorridevano ai loro nobili malati nelle anticamere di monsignore.
Progettisti, che avevano scoperto ogni specie di rimedi per i piccoli malanni da cui era afflitto lo Stato, tranne il rimedio di mettersi a lavorare sul serio a estirpare un unico peccato, riversavano le loro folli ciance nelle orecchie di chiunque venisse loro a tiro, al ricevimento di monsignore.
Filosofi increduli, che stavano rimodellando il mondo con le chiacchiere e costruendo torri di Babele di carta con cui scalare i cieli, cicalavano, in quella meravigliosa assemblea raccolta da monsignore, con i chimici increduli che si occupavano della trasformazione dei metalli. Squisiti signori della più bella razza che fosse nota a quel tempo — come anche dopo — per la sua indifferenza verso ogni argomento d'interesse umano, erano, nel palazzo di monsignore, nel più perfetto stato di esaurimento.”
Il ritratto perfetto di ampie aree di una moderna multinazionale.
EliminaRiguardo l'assurdità del progetto €peo visto sotto il profilo dell'ingegneria etnica (e non solo) ricordo il lungimirante libro "Contro l'Europa" di Ida Magli del 1997. Oggi, guarda caso, introvabile, se non a noleggio nei circuiti bibliotecari.
RispondiEliminaBentornato e bentornati, è un piacere l' incontro dopo tanto tempo.
RispondiEliminaA lunedì P.V. Qualcosa capiremo di più,capiremo quanto contano Carofiglio, Benigni, Mieli, Barbareschi, Crepè etc. secondo me e dovremo regolarci di conseguenza (capisc 'a me.)
Chiedo scusa ma non vorrei disturbare,al suo ultimo discorso che ho visto su youtube parlava di dover usare nuovi canali di comunicazione(magari opensource), visto che la censura fra poco ce li chiuderà,vorrei informare che avendo su una pagina sostenuto che i responsabili di tale caos debbano essere processati facebook mi ha bloccato,credo che i tempi siano maturi e se qualcuno ha consigli su quale sistema di comunicazione alternativo usare sarei grato.
RispondiEliminaAh! Ma si sono riaperti i commenti.
RispondiEliminaMinchia, è finita la pace...
Intanto votiamo no.
RispondiEliminaChi non ha mai conosciuto la tentazione di essere il primo nella comunità non capirà nulla del gioco
RispondiEliminapolitico, della volontà di assoggettare gli altri per farne degli oggetti, né intuirà gli elementi di cui si
compone l’arte del disprezzo.
Sono rari coloro che non hanno mai provato, in una misura qualsiasi, la sete di potenza;
essa è conforme alla nostra natura e tuttavia, a considerarla bene, assume tutti i caratteri di una condizione
morbosa, di cui guariamo soltanto per caso oppure per una maturazione interiore. […]
L’ambizione è una droga che fa di colui che vi si dedica un demente in potenza.
Chi non ha mai osservato in sé o negli altri queste stigmate, quest’aria di animale smarrito, questi tratti
inquieti e come accesi da un’estasi sordida, rimarrà estraneo ai malefici e ai benefici del Potere, inferno
tonificante, sintesi di veleno e di panacea.
Immaginate adesso il processo inverso: passata la febbre,
eccovi disincantati, normali fino all’eccesso.
Più nessuna ambizione, e dunque, più nessun mezzo di essere qualcuno o qualche cosa;
il nulla in persona, il vuoto incarnato: ghiandole e viscere chiaroveggenti,
ossa disingannate, un corpo invaso dalla lucidità, puro per se stesso, fuori gioco,
fuori tempo, sospeso a un io irrigidito in un sapere totale senza conoscenze. […]
Per diventare uomini politici, vale a dire per avere la stoffa di un tiranno, occorre uno
sconvolgimento mentale;
per cessare di esserlo, se ne impone ugualmente un altro: non si tratterà,in fondo, di una metamorfosi
del nostro delirio di grandezza?
Passare dalla volontà di essere il primo nella comunità a quella di esservi l’ultimo, è come, attraverso un
mutamento di orgoglio, sostituire a una follia dinamica una follia statica, un genere insolito d’insania,
altrettanto insolito della rinuncia che ne deriva e che, appartenendo all’ascesi piuttosto che alla politica,
non rientra nel nostro discorso.
Dato che l’appetito di potenza si è sparpagliato da millenni in molteplici tirannidi, piccole e
grandi, che hanno infierito qua e là, sembra ora giunto il momento in cui esso debba finalmente
raccogliersi, concentrarsi, per culminare in una sola, espressione di questa sete che ha divorato e
divora il globo, meta di tutti i nostri sogni di potere, coronamento delle nostre attese e delle nostre
aberrazioni.
Il gregge umano disperso sarà riunito sotto la guardia di un pastore spietato, sorta di
mostro planetario dinanzi al quale le nazioni si prostreranno, in uno stato di sgomento vicino
all’estasi.
Con l’universo in ginocchio, un capitolo importante della storia sarà concluso.
Poi comincerà lo sgretolamento del nuovo regno, e il ritorno al disordine primitivo, alla vecchia anarchia;
gli odii e i vizi soffocati risorgeranno e, con essi, i tiranni minori dei cicli passati.
Dopo la grande schiavitù immane, la schiavitù qualunque. Ma, all’ uscita da una servitù i sopravvissuti
saranno fieri della loro vergogna e della loro paura e, vittime fuori classe, ne celebreranno il ricordo. […]
"...assume tutti i caratteri di una condizione
Eliminamorbosa, di cui guariamo soltanto per caso oppure per una maturazione interiore".
Escluderei il caso, perché nell'ambito ontologico, oppure di coscienza, non ha terreno ove poter fare testo.
concordo
Eliminama ho conosciuto "analfabeti" salvi" "idioti" che lo nacquero "imparati"
per caso, quindi (che culo! a me è toccata altra sorte, faticosa e terribile ma ne valeva la "pena")
le dedico questa meraviglia
https://www.youtube.com/watch?v=Acg-NDhDsMw
baci e abbracci imparati
la funambola
Siamo nati per esistere, non per conoscere; per essere, non per affermarci. Il sapere, avendo irritato
RispondiEliminae stimolato il nostro appetito di potenza, ci condurrà inesorabilmente alla rovina. (…)
Dovremo espiare con un supplemento di squilibrio ciò che abbiamo imparato da noi stessi, qualsiasi
conoscenza estratta dalla nostra propria essenza.
Frutto di un intimo disordine, di una malattia definita o diffusa, di una disfunzione alla radice della nostra
esistenza, il sapere altera l’economia di un essere.
Ciascuno deve pagare per la minima offesa recata a un universo creato per l’indifferenza
e per la stasi; presto o tardi, ci si pentirà di non averlo lasciato intatto.
Ciò vale per la conoscenza,
ciò vale ancora di più per l’ambizione, perché usurpare i diritti altrui comporta delle conseguenze più
gravi e più immediate che violare il mistero o semplicemente la materia. Si comincia col fare tremare
gli altri, ma gli altri finiscono col comunicarvi i loro terrori. […]
Tutti gli uomini sono più o meno invidiosi; gli uomini politici lo sono in modo assoluto. Si diventa uno
di loro soltanto in quanto non si sopporta nessuno accanto o sopra di sé. […]
Il «popolo», si sa fin troppo bene a che cosa è destinato: subire gli avvenimenti e le fantasie dei
governanti, prestandosi a piani che lo indeboliscono e lo opprimono. Ogni esperienza politica, per
quanto «avanzata» sia, si attua a sue spese, si dirige contro di lui: esso porta le stigmate della
schiavitù per decreto divino o diabolico. Inutile impietosirsene; la sua causa è senza scampo.
Nazioni e imperi si costituiscono grazie al suo compiacimento per le iniquità di cui è oggetto.
Non c’è capo di Stato o conquistatore che non lo disprezzi; ma esso accetta questo disprezzo, e vive.
Se cessasse di essere debole o vittima, se si sottraesse al suo destino, la società scomparirebbe e, con essa,
la storia tout court.
Ma non dobbiamo essere troppo ottimisti: nulla nel popolo permette di prospettare
un’eventualità tanto bella.
Così com’è, rappresenta un invito al dispotismo.
Sopporta le sue prove, talvolta le sollecita, e non vi si ribella se non per correre verso nuove altre, più
atroci delle precedenti.
Dato che la rivoluzione è il suo unico lusso, vi si precipita, non tanto per trarne qualche
beneficio o migliorare la propria sorte quanto per acquisire anch’esso il diritto di essere insolente,
vantaggio che lo consola degli smacchi abituali, ma che perde non appena si aboliscono i privilegi
del disordine.
Poiché nessun regime assicura la sua salvezza, si adatta a tutti e a nessuno.
E, dal Diluvio fino al Giudizio, tutto ciò cui può aspirare è di adempiere onestamente la sua missione di
vinto.
le faccio dono di questo “sentire” e prego per lei e per noi
bacio "comunista"
grazie grazie grazie
la funambola (diversamente credente)
Prego.
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RispondiEliminacome si fa a non amarla!
:))))
"In democrazia non ci può essere politica senza nazione".
RispondiEliminaQuesta sarà la dicitura sulla lapide che seppellirà il sogno eurista dell' asinistra.
Ma i piddini di tutte le specie, "de destra" e "de sinistra", non hanno letto Mazzini, Engels e nemmeno Gramsci.
Oggi, se vogliamo una lettura politica puntuale sulle cause della crisi dobbiamo ascoltare le parole della destra populista francese, come Lei saggiamente ci ha segnalato
https://www.youtube.com/watch?v=iMKrY_fLBm0
Mentre il solito giornalista da studio esordisce con la gaffe del gatto e del doberman, ma forse pensava di risultare spiritoso, il livello dell' informazione dei media nazionali è ben rappresentato dalle domande e dai commenti da studio: consiglio a tutti di ascoltare per comprendere.
Alla vigilia del voto, vi confesso di essere preoccupato e pessimista sull' esito del voto referendario.
Negli ultimi tempi, grazie al mio personale osservatorio professionale (che mi mette in relazione con un numero elevato di persone ogni giorno) ho sentito crescere intorno a me l' alleanza nefasta del cretino "de sinistra" e del furbetto "de destra", uniti nel renzismo.
Temo pertanto che la nostra speranza debba essere indirizzata verso la Francia a primavera, e che dovremo tifare la destra populista e nazionalista francese per sperare che l' architettura fascista, antipopolare e antistorica dell' Unione Europea e della moneta unica si spezzi.
Incrociamo le dita.
Grazie ancora professore per la lucidità delle sue analisi.
Una domanda: quali sarebbero i settori del capitalismo francese che si gioverebbero di una eventuale vittoria della Le Pen? Grazie per il suo tempo.
RispondiEliminaQueste sono LE riflessioni da farsi. Abbraccio completamente il punto di vista dicendo però che, pensare in Italia, in certo senso senza un Pasolini, è praticamente un'impresa disperata, disagevole veramente. Comunque degna di un intellettuale libero perché, oggettivamente, solo da libero puoi pensare così. Io non ho dubbi che la Francia, da questo punto di vista, sia la il terreno elettivo per questo tentativo di rendere queste posizioni politicamente incisive. Comunque lei mi ha trattato male.Ma non fa nulla, visto che ci regala queste riflessioni, è ampiamente perdono.
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