Che poi le cose sono semplici. Il caffè in Italia non cresce. Quindi bisogna importarlo. Quindi per chi lo tratta disporre di un cambio sopravvalutato è un vantaggio, anche se dovessero crepare tutti i suoi compatrioti ai quali invece farebbe comodo accedere ai mercati esteri per vendere, anziché per comprare. Per lenire eventuali, improbabili, disagi interiori, basta considerarsi un essere superiore. E gli altri si fottano. Come ebbi a dire su Twitter, la differenza fra un cambio fisso e una guerra civile non salta all'occhio, perché non c'è. Basterebbe allora capire che in una guerra civile perdono tutti, perché perde, letteralmente, la civiltà, per giungere alla conclusione che sarebbe meglio venirsi incontro. Invece, purtroppo, a questa semplice conclusione di buon senso temo non giungeremo senza un altro, ennesimo giro sotto un regime apertamente fascista.
(...sì, sto parlando di soppressione delle libertà costituzionali, ecc., che poi, se ci fate caso, sono quelle cose delle quali nella cosiddetta Europa ormai si parla senza freni inibitori, col rischio che la Commissione finisca come il nostro ducetto di Rignano, che si era fatto una legge Acerbo a sua immagine e somiglianza, e ora non vuole usarla per paura di restare tagliato fuori: date, date pure alla Le Pen gli strumenti legali per criminalizzare il dissenso: non basterà una piscina olimpica di popcorn per assistere allo spettacolo delle vostre facce, dopo...).
Di tutta questa inutile sofferenza ringrazieremo, come sono sicuro che storicamente si saranno sempre dovuti ringraziare, gli intellettuali "progressisti", blindati nella loro assoluta certezza di fare il bene del popolino difendendo grettamente i propri interessi.
Amen.
(...dai, è domenica, e per essere una predica alla fine è anche relativamente corta...)
(...p.s.: la "cessione" di sovranità, cara a quello che ormai sembra diventerà il nostro premier, è in re ipsa una soppressione di libertà costituzionali, per il semplice fatto che limita la libera espressione della volontà popolare democraticamente determinata, e infatti la Costituzione non parla di cedere la sovranità - cioè di conculcare il popolo - ma di limitarne l'esercizio per fini superiori e in condizioni di parità con altri Stati. Quando un altro stato, o comunque un potere esterno, può decidere quali dei tuoi risparmiatori vedranno tutelato il loro diritto costituzionalmente garantito al risparmio, mi sembra evidente che un problemino ci sia, e molti altri se ne potrebbero evidenziare. Ma vi ho promesso una predica corta, quella lunga la fa il fariseo...)
L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
domenica 11 dicembre 2016
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Per nostra grandissima fortuna la UE, che vorrebbe tanto essere "fascista" nel senso che le piacerebbe fare a meno del consenso elettorale, NON PUO' essere "fascista" cioè fare a meno del consenso elettorale e del pluralismo politico perchè nasce invece "antifascista", e la democrazia rappresentativa è la "formula politica" (Gaetano Mosca) che garantisce la sua legittimità. Può manipolare la democrazia rappresentativa con mille trucchi e leggi elettorali, può insultare chi vota contro di lei, può condurre una campagna di guerra psicologica assoluta per disintegrare l'ultimo neurone euroscettico nel cervello dell'ultimo euroscettico, ma NON PUO' abolire la democrazia rappresntativa, sennò si autodistrugge. Di questo felice paradosso ringraziamo il Signore, Dio degli eserciti, e teniamocelo caro. L'arma morale con la quale l'antifascismo distrusse il fascismo, il puluralismo politico e la libertà, oggi è il punto debole dei suoi eredi, e il punto di forza dei loro oppositori. "Deus escreve certo per linhas tortas".
RispondiEliminaNon può abolire la democrazia rappresentativa ma può svuotarla di significato, come ha fatto, fino a rendere possibile l'abolizione nel silenzio della maggioranza. Il no al referendum è stato solo un no ad un ultimatum. Ora inizia la guerra
EliminaBe', ci prova, certo, e vorrei vedere. Ma se ci fossero i fascisti veri, le urne le chiuderebbe con la forza, e punto. Vorrebbero, ma non possono: ed è lì che casca l'asino imperiale UE. Gli imperi non si fanno con le le supercazzole sofistiche e con i "piloti automatici", e non si fanno neanche con le elezioni: si fanno con gli eserciti + le idee. La UE di idee ne ha, sbagliate ma le ha; di eserciti, no: e questo non solo cambia tutto, ma suona la campana a morto per questo aborto di progetto imperiale, perchè chi non lo vuole può combatterlo e può vincere.
Elimina
EliminaÈ stato una panacea leggere questo risposta di Roberto Buffagni e lo ringrazio,perché ogni tanto sono sopraffatto dall'angoscia del vivere futuro,mi immagino privo di armi di difesa contro questo cancro UE che sta sparando metastasi in tutto il continente.
Roberto mi ha fatto comprendere che le difese ci sono e siamo noi nella consapevolezza di ciò che stiamo vivendo.
I volenterosi carnefici dell'euro non vinceranno.
La consapevolezza mi porta ,come sempre,a sovvenzionare questa isola felice,perché è giusto che sia così,ed a ringraziare il Prof.per tutto il suo impegno civile che rimarrà nella storia di questo tribolato paese.
@ roberto costa
EliminaGrazie per il consenso. Una precisazione: non dico che sia facile. Non è facile. Però il nostro campo ha un vantaggio inestimabile: che può scegliere il terreno dello scontro decisivo. Il terreno dello scontro decisivo sono le competizioni elettorali, cioè la democrazia rappresentativa all'interno dello Stato-nazione, e su questo terreno, il nemico è più debole di noi. Su TUTTI gli altri terreni (sociale-economico, psicologico-mediatico, militare) il nemico è incomparabilmente più forte; sul terreno della democrazia rappresentativa e dello Stato nazione, il nemico è più debole. Su questo terreno, il nemico può puntellare la sua debolezza con l'astuzia: manipolazioni psicologiche, leggi elettorali che favoriscono la governance a scapito della rappresentanza , compravendita di parlamentari, intimidazioni personali ai leader, insomma trucchi d’ogni genere; può rinviare anche a lungo il momento dello scontro per logorarci (in Italia, ad es., si evitano elezioni politiche da parecchi anni) ma NON PUO' rifiutare per sempre la battaglia, NON PUO' spostare altrove il terreno dello scontro decisivo, NON PUO' usare la forza militare per chiudere la partita.
Il nemico mondialista non può rifiutare il terreno di scontro della democrazia rappresentativa nell’ambito dello Stato nazione perché la democrazia rappresentativa a suffragio universale è la “formula politica” che lo legittima, e se la rifiuta si disgrega e implode: il mondialismo è “liberale”, e dunque DEVE volere la democrazia rappresentativa; il mondialismo è anche “progressista” ed “egualitario”, e dunque DEVE volere il suffragio universale, per evitar di affermare che gli uomini NON sono uguali.
Ecco perché è possibile vincere. Possibile, non certo: ma possibile, e questo cambia tutto.
Ecco anche perché è fuorviante denominare "populismi" le opposizioni alla UE e al mondialismo in genere. Il populismo è uno stile, non una identità politica o un contenuto programmatico. Dire che il FN o Fidèsz o la Lega sono “populisti” è come dire che sono spettinati o maleducati, cosa magari vera perché i popoli non sempre sanno stare a tavola e a volte si fanno tagliare i capelli in casa, per risparmiare.
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EliminaLe opposizioni reali al mondialismo, da Trump a Orbàn alla Le Pen a Salvini etc., sono tutte NAZIONALISMI DEMOCRATICI.
Non bisogna farsi fuorviare dal passato: è vero che tra Otto e Novecento i nazionalismi nascono borghesi (quindi ben pettinati e al corrente del galateo); prima contro l’ancien régime, poi contro il movimento socialista e comunista; vero anche che quando si alleano con (parte de) i popoli si fondono, benché non sempre, con i fascisti. I fascismi si contraddistinguono per il rifiuto di principio del pluralismo politico, così replicando a specchio il rifiuto del pluralismo politico del comunismo leninista, perché il nemico dei fascismi ha due teste: il liberalismo, e il comunismo. E’ da qui che viene anche la linea staliniana dei “socialfascismi” (democrazie liberali = fascismi), poi ribaltata nella linea antifascista (fascismi = nemico principale, democrazie liberali = alleato provvisorio).
Ma oggi, il nemico dei nazionalismi è uno solo: il mondialismo liberale; e i nazionalismi diventano democratici perché il terreno della democrazia rappresentativa è l’unico sul quale possono combattere il mondialismo liberale con la speranza di vincere. Inoltre, essi adottano lo stile “populista” perché la loro base sociale è “popolare” e non borghese; ma questa è, appunto, una questione di stile, appariscente finché si vuole ma non principiale o decisiva.
“Nazionalisti” lo sono volenti o nolenti: se non lo sono all'origine - come non lo è ad es. la Lega, che nasce addirittura secessionista - sono costretti a diventarlo, perché questa è l’unica identità politica che li posiziona correttamente nei confronti del nemico, e li mette in grado di combattere in difesa dei propri (compositi) interessi. E’ il mondialismo liberale che ha evocato contro di sé i nazionalismi democratici, in molti casi quasi creandoli dal nulla.
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Elimina"Nazionalismi" perché l'unica realtà effettuale in grado di opporsi al mondialismo è la nazione, "democratici" perché l'unico terreno di scontro dove oggi il nazionalismo può vincere il mondialismo è la democrazia rappresentativa a suffragio universale. Il contenuto programmatico (per es. sociale) di questi nazionalismi democratici può essere anche molto diverso (dipende dalla loro composita base sociale, da considerazioni strettamente elettorali, dalla forza d'inerzia delle ideologie) ma questo è di importanza secondaria, perché sul piano sociale NON E’ POSSIBILE SCONTRARSI CON IL MONDIALISMO nella sua veste "sociale", che è il "neoliberismo", qualunque cosa significhi questa etichetta.
Sul piano sociale, il Capitale ha stravinto, il Lavoro straperso, e dunque tra Capitale e Lavoro c'è pace: una pace cartaginese, ma sempre pace è. In quanto lavoratori, i cittadini delle nazioni d'Europa e d'Occidente hanno già perso, e perso in modo così totale che non possono neanche pensare di riaprire la partita. In quanto cittadini, invece, i lavoratori d'Europa e d'Occidente NON hanno perso, e anzi hanno il decisivo vantaggio del numero sul nemico Capitale.
C’è un fenomeno affatto nuovo che illustra in modo esauriente quanto ho appena argomentato: l’utero in affitto, o maternità surrogata che dir si voglia. Qui avviene una cosa MAI avvenuta prima nella storia dell’umanità. La donna e il bambino vengono totalmente (totalmente è una parola ancora debole, ma non ne trovo altre) mercificati; il bambino addirittura viene mercificato prima di esistere, fin dall’istante in cui negli acquirenti sorge il pensiero di comprarsi un figlio.
La donna noleggia se stessa come animale da riproduzione, diciamo una mucca, e il bambino viene venduto come un vitellino. Il prezzo della forza lavoro (la gestante) e il prezzo del prodotto (il bambino) dipendono esclusivamente dal luogo geografico di produzione: nel Primo Mondo prezzo più alto, nel Terzo Mondo più basso, etc.; con evidenti vantaggi sia per chi delocalizza la produzione nel Terzo Mondo e la importa nel Primo, sia per il consumatore del Primo Mondo che acquista il prodotto fabbricato nel Terzo.
Il paragone che sorge immediato è con la schiavitù. E però, si tratta di un paragone gravemente fuorviante: perché la donna e il bambino, al contrario dello schiavo, conservano TUTTI i diritti giuridici e politici del cittadino libero. La gestante che si è noleggiata come una mucca può firmare un contratto valido, ha diritto alle tutele giuridiche del cittadino libero, e soprattutto PUO’ VOTARE ED ESSERE ELETTA; così come il bambino che è stato venduto come un vitellino, una volta raggiunta la maggiore età. Essi sono dunque insieme TOTALMENTE MERCIFICATI E TOTALMENTE LIBERI.
Questa è la più plastica illustrazione della condizione reale del Lavoro (e dei lavoratori) nell’Occidente odierno. Essi sono totalmente mercificati e impotenti IN QUANTO POSSESSORI DI FORZA LAVORO, e insieme totalmente liberi e detentori di un reale potere IN QUANTO CITTADINI. Constatato questo, basta il buonsenso per dedurne che se vogliono ricominciare a contrattare la loro forza lavoro per venderla a migliori condizioni, i lavoratori NON devono combattere in quanto lavoratori, cioè sul terreno sociale e sindacale: perché lì, possono solo continuare a perdere. Devono invece combattere in quanto cittadini, sul terreno della nazione e della democrazia: perché lì, invece, possono vincere.
Fine, mi scuso per la lunghezza.
beh ci prova e ci riesce a svuotarla...
Eliminahttp://vocidallestero.it/2015/10/14/non-pensavo-di-poter-essere-ancor-piu-spaventato-dal-ttip-ma-poi-ho-parlato-con-il-funzionario-ue-che-se-ne-occupa/
In questo contesto la democrazia è solo formale e serve per legittimare le decisioni al riparo dal processo elettorale
@ eric
EliminaSe hai suggerimenti su terreni di scontro più favorevoli, sono i benvenuti.
Io sinora, nel campionato mondialismo/nazione, la uniche vittorie della squadra "nazione" le ho viste solo in occasione di elezioni o referendum: la Brexit, la vittoria di Trump, e per la verità anche la vittoria elettorale raddoppiata dalla vittoria nel referendum in Grecia. Quest'ultima è poi stata buttata via dal geniale Tsipras, ma la vittoria c'era stata, e grossa come una casa.
In tutti gli altri campi, anzitutto il campo sociale, es. accordi sindacali, ho visto solo sconfitte, una in fila all'altra e una peggio dell'altra, di solito con accluso sberleffo.
Caro Roberto Buffagni ero indeciso se recarmi sabato 11 dicembre a Bologna alla vostra conferenza perche' molto stanco , ma i suoi POST mi hanno ricaricato , Verro' senz'altro anche solo per stringerle la mano.
Elimina@ Franco Campese
EliminaAllora arrivederci. Però attenzione che è sabato 17 dicembre.
@Roberto Buffagni: leggo sempre con interesse le tue considerazioni, che trovo per la maggior parte fondate. Dimentichi una cosa: liberalismo e fascismo storicamente sono due "vestiti" che le oligarchie scelgono alla bisogna di indossare. Già negli anni '20 e soprattutto negli anni '30 hanno ritenuto opportuno cambiarsi d'abito, dal vestito borghese alla divisa rossobruna...
EliminaPeraltro i fini superiori a cui fa riferimento l'art. 11 della costituzione sono "la pace e la giustizia fra le nazioni"...personalmente non ho la sensazione che i trattati e i vincoli dell'euro zona si occupino di pace e di giustizia, si tratta di limitazioni e cessioni di sovranità per ragioni non previste dalla carta costituzionale. E' evidente che i padri costituenti alla parola "pace" associavano la Nato e alle parole "giustizia tra le nazioni" associavano la parola Onu. Credo che nel 1947, sebbene le premesse teoriche e ideologiche del progetto unitario Europeo esistessero già, tale progetto non era all'ordine del giorno del dibattito politico, lo sarà pochi anni dopo, ma per i padri costituenti le necessità urgenti erano garantire la sicurezza del paese dalla minaccia russa (Nato) e far rientrare l'Italia nella Società delle Nazioni. Punto e basta. Per quanto riguarda poi le condizioni di parità con gli altri Stati all'interno dell'euro-zona, ogni commento è superfluo.
RispondiEliminaSono perfettamente daccordo con la tua osservazione e, peraltro, non mi stancherò mai di sottolineare che nonostante venga fatto apparire che la realizzazione dei propositi dell'art.11 avvenga attraverso l'adesione alle scelte delle organizzazioni sovrananzionali, queste siano palesemente in contrasto con quegli stessi principi, come ad esempio la guerra in Libia. E quale miglior modo di presentare le politiche interventiste come esportazione di democrazia e come "solidarietà" verso questi popoli, la costruzione dell'esercito di disoccupati? Solidarietà non semplicemente umana, ma economica, che va ad alimentare un conflitto sulle poche risorse a disposizione, tra le fasce più deboli delle popolazioni nazionali e i nuovi schiavi del mercato del lavoro. Un conflitto che confonde proprio quelle forze che in passato erano state una forza d'opposizione ai piani delle elite dominanti: ecco che le borgate un tempo centro della lotta proletaria, oggi sono il covo di ignoranti razzisti.
EliminaÈ un piano lucido, cinico, purtroppo destinato a durare finchè non interverrà da un lato una presa di coscienza nelle masse, ma soprattutto non vi sarà una rottura nell'attuale accordo di interessi tra le élite dominanti.
A chiosa, solo una piccola osservazione: è forza d'opposizione quella che va contro le regole per chiederne altro che tengano conto delle mutate necessità della società, o quella che ne chiede il pieno rispetto, parlando di legittimità?
Devo dire che anche per me la struttura risulta(va) strana ovvero all'inizio la definivo fascio-comunista ove per "comunista" intendevo il fatto che mancasse appunto l'uomo solo al comando (tipico dei regimi fascisti) nonché della sua retorica stucchevole (retorica che ho sempre odiato da quando sono ragazzino).
RispondiEliminaUn fascismo velato e diverso.
Detto questo, il risultato è tipico per chi ha sempre millantato valori a capocchia
C'è caffè (minuscolo) e... Caffè: "Considerare come 'riforma' l'introduzione di cose nuove, anziché il far meglio le cose abituali, è soltanto indice di affastellamento improduttivo". Salutiamo questi mille e passa giorni di affastellata improduttività, cancellata da 19 milioni di segni di matita e dal tratto di penna dei giudizi del Consiglio di Stato e della Corte Costituzionale, e giudichiamo queste dichiarazioni padronali per quello che sono: l'apocalisse di un caffè andato di traverso a...illi.
RispondiEliminaPadre, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, ma ho di nuovo fatto pensieri impuri: mi sono infatti chiesto come sia stato possibile passare da Caffè al caffè (illy)?
RispondiEliminaLa prego, Padre, mi assolva.
Il post più conciso e premonitore visto finora.
RispondiEliminaFa lo stesso se prendo le polentine di mais?
Il dato che distingue l'Unione Europea dalle altre organizzazioni internazionali è, viene ripetuto, la sua supranazionalità. Mentre nelle altre forme di coordinamento o cooperazione i Governi hanno un peso determinante secondo la formula: “ogni Stato un voto, ogni Stato un veto” nella UE la regola è il voto a maggioranza qualificata, secondo il quale una norma passa se ottiene, almeno per quanto riguarda il Consiglio, la doppia maggioranza del 55% degli Stati che rappresentino il 65% della popolazione. In questo modo, si dice, gli Stati hanno deciso di evitare le impasse del veto e non si è costretti a rimediare attraverso atti di soft law di scarso impatto attuativo.
RispondiEliminaMa perchè gli Stati dovrebbero rinunciare a delle prerogative sovrane, per delegarle a una organizzazione in cui entrano in gioco dinamiche imprevedibili di coalizione e voto? perchè prendersi il rischio di un voto contro il proprio interesse nazionale? in definitiva, quali sono le ragioni per la preferenza del metodo supranazionale al metodo intergovernativo dal punto di vista di uno Stato? Parlando in termini di interesse nazionale, evidentemente pochi o nessuno: come si è detto se c'è volontà di cooperare, nessuno la impedisce sotto il metodo intergovernativo; chi vuole creare una rete di cooperazione per la lotta alla povertà, alle epidemíe o al terrorismo, è liberissimo di farlo, insieme agli Stati che condividono i medesimi interessi.
Il senso del metodo supranazionale sorge invece proprio per superare la mancanza di volontà politica di cooperazione, un trade off, in cui in cambio di benefici (accesso a un mercato, certi diritti per i tuoi cittadini, accesso al club executive del semo mejo noi), ti obbligo a sottostare a una serie di condizioni svantaggiose, prima fra tutte che a casa tua non decidi più tu. Insomma uno scambio, di cui ciascun Paese valuta il costo di opportunità.
È facile apprezzare allora due conseguenze, che corrispondono ad altrettante dinamiche di cui abbiamo già discusso:
1) che attraverso la UE le élite si deresponsabilizzano (paradosso della debolezza) perchè possono assumere decisioni impopolari..."al riparo dal processo elettorale". Per questo la UE non può essere compiutamente democratica: l’aporia del metodo supranazionale lo esclude. Sotto il metodo intergovernativo i Governi sono chiamati a rendere conto ai propri Parlamenti e alla propria cittadinanza delle scelte operate sul versante europeo. Sotto il metodo suprananzionale no (mi hanno obbligato gli altri, l’EUROpa lo chiede). Hanno ragione quindi Wieler e Majone quando dicono che l'unica legittimazione che realmente conta nella UE è la legittimazione sociale: se la UE realizza interventi e politiche positive per la cittadinanza difficilmente qualcuno questionarà la sua scarsa legittimazione democratica.
2) Quando però la gente non vede i risultati promessi comincia ad interrogarsi sulle premesse democratiche del sistema; sul potere e le sue fonti e ne pone in discussione i postulati.
Le due affermazioni di cui sopra spiegano a mio avviso non solo il perchè del voto sulla Brexit, ma anche e soprattutto, perchè - fra gli altri motivi - la House of Lords riformerà la decisione della High Court sulla legittimità costituzionale del Brexit.
Sulla prima questione si è già detto moltissimo. Solo aggiungo che, come la economía del Brexit ci insegna, il costo di opportunità della decisione del leave è nullo, anzi negativo, dato che il Regno Unito è importatore netto, soprattutto di beni tedeschi, non teme ritorsioni, e una volta sciolto dai trattati UE può negoziare da una posizione di forza (salvo fagiani, che ci sono pure lí).
È invece il tema della Supreme Court quello che attira la mia attenzione. L'argomento utilizzato dalla High Court - che comunque non invalida sul piano internazionale la presentazione della richiesta di ritirata al Consiglio Europeo da parte di Theresa May, qualora si decidesse - è che senza un coinvolgimento del Parlamento (assolutamente sovrano secondo la common law), lo si costringe ad accettare una abrogazione del suo Community Act, o revisione rispetto al quale non sarebbe d'accordo, come male minore rispetto al male maggiore costituito dalla Hard Brexit. La Corte cioè, parte dalla dubbia premessa che il Parlamento Britannico, voglia che il Paese permanga nella UE perchè cosí ha voluto a suo tempo approvando l'Act che sottomette il diritto britannico al comunitario; e che ora, se non lo vuole più, deve dirlo lui prima che il Governo prenda qualsiasi iniziativa.
RispondiEliminaOra, la tesi non solo è infondata sotto il profilo internazionalistico, ma anche e soprattutto sotto il profilo costituzionale di common law.
Per il diritto internazionale, la negoziazione, firma e, soprattutto la decisione della ritirata o denuncia di trattati, è atto del Governo e solo del Governo. Sarà il Parlamento a casa sua se disaccorde a prendere iniziative sanzionatorie, come la sfiducia individuale o collettiva. Ma anche sotto il profilo interno è chiaro il contrasto fra sovranità del Parlamento e competenze della UE: in un Regno Unito fuori dall'Unione il Parlamento è più sovrano, non meno sovrano; si riappropria infatti di quelle cessioni di sovranità che costituiscono la condicio sine qua non per la membership. Puó legiferare liberamente su ogni materia ed esigere responsabilità al Governo, in tutti quei settori in cui l'esercizio de jure o de facto di competenze europee, ora glielo impedisce. In definitiva non vedo come possa sostenersi che in un Regno Unito più libero, il Parlamento sia meno sovrano. Nè posso capire come la liberazione da vincoli derivanti da un trattato internazionale (qualunque questo sia) supponga minorazione delle prerogative del potere legislativo.
Solo nel caso in cui si consideri come dato naturale l’appartenenza del Regno Unito alla Unione Europea si può con dovizia logica sostenere il contrario. Ma questo nessuna Corte Britannica lo può dire.
"come dice Carlo Cipolla in Italia c´é un unica materia prima, che é il marmo [...] tutto il resto dobbiamo prenderlo dal resto del mondo. Gli dobbiamo dare qualcosa in cambio"
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=8CKBYiMwy0E&t=1145s minuto 16
Verissimo, ma nel settore agro-alimentare molte materie prime le avremmo.
EliminaCi pensa la Commissione Commercio dell’Europarlamento, con la complicità del PD (ma anche di altri governi italiani precedenti), a penalizzarci anche in questo.
In ordine cronologico, l'ultima credo sia stata l'approvazione dell’accesso sul mercato europeo di 70 mila tonnellate in 2 anni di olio d’oliva prodotto in Tunisia. Un provvedimento che farà crollare il valore del prodotto italiano (già penalizzato dall'euro) e che favorirà la vendita di un olio d’oliva di bassa qualità. Molti uliveti e oleifici faranno la fine degli agrumeti in Sicilia.
Ma non finisce qui perché spesso questi accordi commerciali prevedono che in cambio dell'acquisto di prodotti agricoli, il paese extra UE si impegni a sua volta ad acquistare prodotti tecnologici europei, che sono prevalentemente tedeschi.
Silvia, le può interessare che l'Italia non produce abbastanza olio d'oliva per il proprio consumo. Ed è anche interessante sapere che ogni anno entrano migliaia di braccianti tunisini per raccogliere in Sicilia le nostre olive.
EliminaHans, le potrà interessare che si parla di importazioni senza dazi e che le 35.000 tonnellate si aggiungono ad altre 57.000 precedenti.
EliminaNon ho scritto che dobbiamo diventare autarchici, anche se le nostre istituzioni potrebbero investire di più sulla nostra agricoltura. Ho scritto che che questa massiccia importazione senza dazi penalizzerà i nostri produttori, alcuni scompariranno e saremo costretti a importare ancora di più e a esportarne ancora meno.
Sullo sfruttamento dei braccianti extracomunitari forse non sa, Hans, che qui ne abbiamo parlato tanto e come la pensiamo.
Prevengo la probabile risposta che è il consumatore a doversi informare e scegliere quanto spendere: molti non possono permettersi questa scelta, prendono quello che possono grazie alle politiche della EU.
Mi scuso per eventuali errori, scrivo dal cellulare e vado di corsa.
E l'avere oltretutto un cambio sopravvalutato, non incoraggia assolutamente la produzione nazionale, nonostante l'alta domanda.
EliminaCaro Hans,
Eliminami pare di aver capito che lei è extracomunitario o comunque le sue origini sono Svizzere, sebbene nel suo blog si respiri un'aria così internazionale che disorienta un po' una sprovveduta provincialotta come me. Dunque le domando perché la Svizzera, che è tanto piccina, sia così florida nonostante non sia nell'EU e non abbia l'euro a proteggerla.
Sempre che abbia compreso bene, posso chiederle perché ha scelto di prendere residenza in un Paese dove le "istituzioni sono di qualità mediocre" e quindi "non può esserci crescita"?
Ma veniamo al suo blog.
"Laborcost with Italy's ridiculously low salaries can be lowered only by cutting taxes and/or social contribuitions".
I salari italiani - per quelli che hanno la fortuna di percepirli - sono drammaticamente, vergognosamente, ingiustamente... bassi.
L'unica cosa ridicola, insieme al suo commento, è il filmato del FT dove l'economista Giada Giani di Citgroup - forti esposizioni ai mutui "tossici", aggravate dalla cattiva gestione del rischio poi salvata dalla bancarotta solo grazie a ingenti aiuti federali - esprime la sua brillante analisi sulla "poco brillante" economia italiana. Neanche fosse un film di Totò!
Ovviamente non ho letto altro. Invece le consiglio, già che ha fatto lo sforzo di arrivare su Goofynomics, di sfruttare l'opportunità.
Grande, grandissima, immensa, magistrale lezione a chi viene qui a farsi pubblicità!
EliminaLa Svizzera continua a difendere il suo diritto di sostenere l'agricoltura in misura maggiore di quanto avviene in alcuni stati dell'Unione europea, i quali puntano maggiormente al mercato, con conseguenze talvolta drammatiche per il ceto contadino.
EliminaUn ringraziamento al mio Prof. di Economia Internazionale Roberto Panizza (correvano i favolosi anni ’80).
Professore, non vorrei deluderla ma non capisco bene, forse sono stata affettata...
EliminaHans, il suo blog è terribile ma i post sono vecchiotti. Su Twitter e Facebook sembra un'altra persona, completamente diversa. Però non capisco il post sulle olive filo-europeo e mi pare che tra le tante cose si occupi anche di quelle. Se ho interpretato male mi scuso, anch'io prima di arrivare qui ho credevo in tante stupidaggini. Ma ora sono curiosa... anche perché, tra tutti i posti del mondo in cui uno svizzero poteva trasferirsi, ne ha scelto uno, Netro, vicinissimo a dove vivo io: credo proprio di non capire gli svizzeri!
il pedante:È il principio della pena collettiva, che esce dalla porta dei diritti umani e rientra dalla finestra dei diritti economicamente sostenibili. O della Vergeltung, la rappresaglia nazista che si rivergina nel giro di pochi decenni. In questo caso però con le vittime impegnate non a denunciarne l'orrore ma a rivoltare le proprie fila per consegnare al boia i fratelli: i vecchi troppo agiati, gli impiegati troppo tutelati, i giovani troppo viziati, gli evasori, i populisti, gli xenofobi, gli avari, gli egoisti, i corrotti. Finché, parafrasando un noto paradosso, non resterà loro che consegnare sé stesse.
RispondiEliminaIlly , in una intervista a radio 24 di qualche mese fa, scherzava(!?) sul fatto di poter spostare la propria azienda oltre confine se fosse stata fornita di ruote...
RispondiEliminaIn realtà, la Illy si avvantaggia enormemente del brand Made in Italy ma contemporaneamente odia il nostro paese e la nostra sovranità...
Nel mio piccolo, non compro più i loro prodotti...
Con quello che costa poi... meglio il Pellini. E facciamo anche un po' di pubblicità (oddio, non che ne manchi in giro…) alla Lavazza, che qui a Torino ha fatto pure un bel intervento di riqualificazione del territorio (una volta tanto che in Italia c'è un imprenditore che reinveste a casa nostra premiamolo...).
EliminaNon per niente si è schierato col pd in modo da trovare meno problemi a fare l'imprenditore rispetto a quelli che avrebbe trovato col pdl
Elimina...era meglio se scrivevo bell'intervento: chiedo venia.
EliminaIl caffè Illy, nei supermercati, è il più caro. Divertitevi a fare confronti, nei prezzi al chilogrammo (lasciate stare quello in capsule, il prezzo va aalle stelle, là si paga la comodità). Ovvio va confrontata robusta con robusta (qualità meno pregiata), arabica con arabica (la più pregiata) e i vari mix, tra loro. E per non parlare poi delle offerte: ogni giorno c'è sempre un caffè in offerta, con un bel taglio prezzo (=sconto)
RispondiEliminaOra, c'è chi dirà che Illy è il più caro perchè ha più qualità; altri diranno che costa di più perchè vuole fare più profitti....voi fatevi la vostra idea. Io la mia me la fo, chiedendomi: ma se per fare qualità serve quel prezzo, ma allora tutte le altre marche, che costano anche la metà cosa vendono, brodaglia?
Al signor Illy, che giustifica il prezzo con la qualità, ma vuole la deflazione salariale, basta ricordare che lo stesso vale per il lavoro, come "ricordava l'Unità" quando era ancora un giornale comunista: non venga poi a lamentarsi degli effetti della miscela di lavoratori arabi e robusti con salario da fame sui consumi ...
EliminaPoco fa mi hanno ripristinato il collegamento a internet dopo parecchi giorni di blocco. Per cui faccio gli auguri, anche se in ritardo, per il compleanno. Più o meno quando festeggiai (parecchi anni fa) lo stesso compleanno, approfittando della confusione che nasce quando si cerca di definire il tempo - sant'Agostino docet - decisi di festeggiare solo l'onomastico. Quindi mi sono fermato con gli anni ad allora, e mi trovo bene. Consiglio a lei e a tutta "la fascia di ascolto" di fare lo stesso.
RispondiEliminaPassando ora all'argomento relativo all'atteggiamento della schiera dei "si fotte chi resta" voglio segnalare un passo di uno scritto di Franklin D. Roosevelt relativa agli USA degli anni '30 in piena crisi scatenatasi nel '29. Dopo una rapida esposizione della situazione economica, frutto anche della nascita di fatto incontrollata dei grandi troust e della loro strategia di sviluppo, conclude: "Ora sappiamo che gli enti economici in parola non possono sussistere se la prosperità non è uniforme; vale a dire, se il potere d'acquisto non è distribuito fra tutti i gruppi della nazione. Ecco perché anche il più ingordo troust si augurerebbe (io direi piuttosto "si dovrebbe augurare") - nel suo stesso interesse - il ripristino di degli alti salari e dell'intensificazione dell'assistenza ai disoccupati... Il governo deve mettere ciascuno in grado di procacciarsi il fabbisogno mediante il lavoro. Ogni uomo ha diritto a ciò che possiede, e ciò significa che egli ha diritto di vedersi garantita, nel massimo grado conseguibile, la sicurezza dei suoi risparmi: solo così può la creatura umana premunirsi contro l'inazione della fanciullezza,della malattia, della vacchiaia. Di tutti i diritti della proprietà, questo è il più sacro; gli altri devono cedergli il passo."
Da queste considerazioni FDR fa discendere che, se necessario, si procederà alla imposizione di regole "per restringere la libertà di azione dello speculatore, del promotore del finanziere ... non già per inceppare ma al contrario per proteggere l'individuo."
Anche io mi associo agli auguri in ritardo al Profe, abbiamo anche gli stessi anni (ma io sono più saggio di qualche mese)! Venendo al caffè, il signor Illy anche con me ha perso un cliente: da patriota a chi tradisce il proprio paese non posso fare altro che rendergli pan per focaccia. Non comprerò mai il caffè alla Lidl, ma il suo può andare a venderlo ai tedeschi (se ci riesce). Come può pensare di vendere qui il suo "bel" prodotto con stipendi in calo e disoccupazione dilagante? Ma contento lui... si vede proprio la miopia del delocalizzatore fatto a sistema: quello che dovrebbe essere un vantaggio competitivo (di uno) se lo fanno tutti diventa solo povertà diffusa.
RispondiEliminaAltra perla: ora che ne sono cosciente vedo sempre di più che l'autorazzismo è diventata parte integrante della "cultura" nostrana. Mi spiego meglio: ieri ero in zona della Valchiavenna dove per dei lavori hanno chiuso una statale e la ferrovia; la data è stata spostata di qualche giorno (bisogna mettere in sicurezza un costone) e il commento dell'autista del bus sostitutivo è stato "eh normale, siamo in Italia!". Ma porco cane, possibile che per ogni stronz@ta bisogna farne una questione di autorazzismo?
@Marcus, spesso faccio delle considerazioni sull'autorazzismo. L'unica conclusione che mi è sembrata più logica è che il "cittadino italiano" è una categoria inesistente, un insieme vuoto contro cui siamo pronti a scagliarci quando qualcosa non va secondo i nostri desideri. Non abbiamo mai superato il periodo "Comunale", quindi anche l'Italia è una alquanto vaga definizione geografica dove sono presenti e ci abitano tutti gli altri. Sarà colpa dei Savoia che non sono riusciti, o forse non volevano, creare una nazione unitaria ma hanno approfittato dei mestatori/sognatori che speravano nell'Italia Unita. Oh cacchio! Ma fa' che erano gli antenati dei fognatori dell'Europa Unita? Fin'ora però ci siamo ancora mantenuti a galla. Ma vuoi vedere che siamo a rischio di diventare l'equivalente del Regno delle Due Sicilie e trattati come briganti?
Eliminacorsi e ricorsi diceva un vecchio brigante
Elimina@Gianfranco Rotondo, non sono in grado di capire perché gli italiani si sentano così poco italiani; è vero però che chi ci rappresenta lo fa sempre meno. Purtroppo tranne poche eccezioni non abbiamo mai avuto una classe politica esente da pecche: oggi rimpiango Craxi, ma ai tempi era famoso per ben altro. Memorabile il discorso sul "mariuolo", zappa sui piedi colossale. Tornando al discorso iniziale quelli che però mi mandano in bestia totale sono quelli che mi dicono "gli italiani sono tutti ladri". Gli dico subito che dato che io ladro non sono, sicuramente uno dei ladri è lui (o lei): cambiano subito discorso.
EliminaAl MEF (almeno) dal 2006 si susseguono ministri evidentemente collegati all'UE (non so Tremonti) e proprio in questo Ministero si stanno concentrando sempre maggiori poteri. Ormai detengono la cassa di tutti gli stipendi pubblici (FFAA FFPP comprese), il CERT del MEF è CERT nazionale, la piattaforma Consip, hanno l'ultima parola su tutte le nomine di funzionari e dirigenti, sui rinnovi dei contratti... hanno potentissima società in house che ormai è/sarà Centrale di committenza per moltissimi lavori pubblici ecc ecc
RispondiEliminaStiamo terminando anche la sovranità da cedere
Prof. Alberto Bagnai a Coffee Break su La 12/12/2016 via canale italia. Spero il link funzioni.
RispondiEliminahttps://youtu.be/ZXnM3czSdwU
In Italia il caffè non cresce, ma in compenso abbiamo la crusca: mi raccomando, in tv eviti il "populismo linguistico" (esticazzi è populismo linguistico?).
RispondiEliminaUn impegno preciso: mettere sul mercato Crusca e Lincei.
EliminaA questi basterebbe ricordare le parole di Mario Monti piuttosto che prendersela con nemici esterni inesistenti.
RispondiElimina«Perché, tutto sommato, alle istituzioni europee interessava che i Paesi facessero politiche di risanamento. E hanno accettato l’onere dell’impopolarità ESSENDO PIU’ LONTANE, PIU’ AL RIPARO, DAL PROCESSO ELETTORALE. Solo che questo un po’ per volta ha reso grigia e poi nera l’immagine dell’Europa presso i cittadini».
Linciai e Crescei.
RispondiEliminaPer il giovine che non deve chiedere mai.
Ritornando al caffè costoso per la qualità , che strano sti industrialotti che parlano sempre di qualità che costa cara e cara la devono vendere , mentre sulla qualità delle persone pensano solo alla deflazione salariale , proprio gente strana .
RispondiEliminaHo estratto una previsione, una profezia, da una conferenza tenutasi a Bologna lo scorso 11 febbraio.
RispondiEliminaLa trovate qui:
https://www.youtube.com/watch?v=Ndt2JkDM8TY
UNIVERSITÀ
RispondiEliminaDEGLI STUDI
DI BOLOGNA
SCUOLA DI ECONOMIA, MANAGEMENT E
STATISTICA
Corso di laurea in
“Scienze Statistiche Economia e Impresa”
-IL MERCATO DEL CAFFÈ: ANALISI STATISTICA DI
CONSUMATORI E BRAND-
RELATORE:Chiar.ma Prof. Cristina Bernini
CANDIDATO:Giulia Tugnoli
ANNO ACCADEMICO 2014/2015