sabato 11 maggio 2024

Il costo della democrazia

Parto da un presupposto, la comprensione del quale distingue l'uomo dal fascista (perché il fascismo è in primis et ante omnia antiparlamentarismo): la democrazia ha un costo.

Gli staff di tecnici che in Parlamento ci aiutano a seguire i provvedimenti (staff tanto più necessari in quanto l'esercizio della funzione legislativa è costantemente perturbato dalla gragnuola di provvedimenti di iniziativa governativa ed europea, sotto la quale orientarsi è veramente complesso), le ipotetiche sezioni in cui si potrebbe ipoteticamente svolgere quel dibattito "dal basso" che ipoteticamente potrebbe portare all'emergere di  candidature espressione del "bobolo", la propaganda elettorale, col suo corredo di materiali, di eventi, di diffusione sui media, ma anche le attività divulgative, di diffusione di un messaggio e di sollecitazione di una consapevolezza (esclusa quella in cui vi trovate ora), hanno un costo finanziario. Ma senza la diffusione di un messaggio, senza un'organizzazione territoriale, senza una classe dirigente, non esistono i partiti e non esiste la democrazia rappresentativa. Si rimane quindi con la dittatura, o con la sua versione per gonzi: il mito della democrazia diretta, da esercitare magari su un registro distribuito mediante blockchain (e vi ci vedo proprio a votare il 24 dicembre i millesettecento emendamenti della legge finanziaria dal cellulare, invece di fare gli ultimi regali)!

Se la democrazia ha un costo, i casi quindi sono due: o si rinuncia ad essa, o la si finanzia.

Vengo quindi alla domanda che volevo porvi.

Quale sarà la ratio (aspetto il cretino che legga: rescio) legis dei complessi adempimenti in tema di trasparenza del finanziamento pubblico dei partiti, col loro corredo di timbri, firme, ceralacche, controlli da parte della Corte d'Appello, dichiarazioni congiunte (cioè a doppia firma del donante e del donatario) sopra una certa soglia, dichiarazioni semplici sotto una certa soglia, pubblicazione degli elenchi (autentiche liste di proscrizione!) sui siti dei partiti, ecc. ecc.?

Perdonatemi se sarò superficiale, non citandovi tutta la complessa normativa, non fornendovi i dossier e gli atti parlamentari che hanno condotto a proporla e adattarla infinite volte, insomma, non esercitando lo scrupolo documentale che è una delle cifre di questo blog, e che ha contribuito alla sua credibilità. Fatto si è che a me qui, oggi, non interessa un lavoro di ermeneutica legislativa né di tracciamento delle responsabilità o addirittura delle intenzionalità politiche che ci hanno condotto a tanto, e non mi interessa nemmeno una storicizzazione rigorosa di questi sviluppi, che ovviamente si collocano nell'alveo di quella "moralizzazione" che, come abbiamo ormai capito, nata con nobili intenzioni altro non è diventata che il volto presentabile dell'antipolitica, cioè del tentativo (riuscito) da parte del complesso militare-industriale-mediatico-giudiziario di indebolire ed esautorare i corpi elettorali.

A me interessa solo il fottuto Aristotele, il grande sconfitto della stagione politica scaturita dalla micidiale accoppiata Maastricht-Mani pulite.

Mi chiedo, e vi chiedo: tanta trasparenza serve forse alla magistratura, serve a coadiuvare il suo lodevole sforzo nel contrastare la corruttela, nell'evitare che il politico agisca contro l'interesse pubblico (di chi?) perché catturato da interessi particolari (di chi?)?

Mi sembra ovvio che la risposta a questa domanda non può essere che un netto e risonante: no.

Lo scandalo dei dossieraggi, una vicenda popolata da personaggi uno più sordido dell'altro, ci rende chiaro che siamo tutti ascoltati. Io, ad esempio, do per scontato di esserlo, e di esserlo illegalmente, va da sé. Basta saperlo per regolarsi di conseguenza: siccome sono una persona disonesta fino a prova contraria (essendo un parlamentare: questo è il lascito del grillismo...), con sprezzo del pericolo uso ancora il telefono! Se fossi un mafioso userei i pizzini (analogico batte digitale uno a zero). Scherzi a parte: la magistratura ha, e deve avere, tutti gli strumenti che le servono (e di cui non dovrebbe abusare, ma le cronache ci confermano che spesso abusa) per esercitare il suo controllo di legittimità. Se sospetta, o presume (magari, ipotizzo, per pregiudizio ideologico) l'esistenza di un reato, può disporre intercettazioni, accessi alle basi dati, ecc. Non ha certo bisogno di andare a consultare le liste dei finanziamenti leciti (lecitamente concessi, lecitamente accolti, lecitamente pubblicizzati) per fare il suo lavoro, che non dovrebbe essere un controllo di merito, ma sempre di più, sempre più smaccatamente, vuole esserlo.

La pubblicità dei finanziamenti leciti ha evidentemente un'unica "rescio", che non è quella di permettere alla magistratura di esercitare il proprio giudizio di legittimità (l'ordinamento le attribuisce ben altri e più pervasivi mezzi per farlo), ma quella di permettere agli elettori di esercitare il proprio giudizio di merito. L'elettore, che non ha i poteri della polizia giudiziaria, ha un unico modo per formarsi un libero convincimento su quanto la linea del partito che vorrebbe votare sia o meno influenzata da interessi più o meno loschi, ed è appunto quello di accedere alle liste dei finanziamenti pubblicate sui siti dei partiti, valutando chi sono i soggetti finanziatori, e riflettendo liberamente su quanto gli interessi di questi soggetti coincidano col proprio. Non potendoci intercettare tutti a vicenda (non fosse che per mancanza di tempo!), è in base a questi elenchi pubblici che possiamo formarci un giudizio (noi), ed esercitare (noi) il (nostro) giudizio di merito votando o non votando una determinata forza politica in base al fatto (cioè alla nostra percezione) che essa sia o non sia indipendente da interessi più o meno loschi.

In altri termini, in una democrazia sana la magistratura dovrebbe finire dove inizia la trasparenza, o, se volete, dovrebbe iniziare dove la trasparenza finisce, perché consentire alla magistratura di sindacare sul merito di un finanziamento lecitamente concesso e pubblicato significa attribuirle un potere di indirizzo politico che in una democrazia sana non dovrebbe avere, se non per la quota parte dell'esercizio dei diritti di elettorato attivo e passivo di ogni magistrato uti singulus.

Ma sappiamo tutti benissimo che non è così, lo abbiamo capito da un pezzo, lo abbiamo plasticamente visto in Senato, quando all'epoca dello scandalo Palamara nessuno fece un fiato, e in infinite occasioni precedenti e successive di personaggi silurati con processi cui sono conseguite assoluzioni ampiamente anticipate, ma che hanno lasciato nella vita delle persone interessate un buco del tutto analogo a quello che il Partito Dossieraggi ha lasciato nel Pil italiano (ve ne parlavo nel post precedente).

Ora, come sapete, a me non interessa il merito ma il metodo, e non mi interessano le dinamiche soggettive (l'eventuale mens rea delle parti in causa: quella è roba di cui si deve appunto occupare la magistratura) ma quelle oggettive.

Non sto quindi dicendo che la magistratura (presa così, a corpo) sia perversa. Ogni generalizzazione è ingiusta, e il modo peggiore di reagire a ingiustizie è praticarne. Non sto nemmeno dicendo che i magistrati, che alcuni magistrati, non facciano bene il loro lavoro. Credo lo facciano tutti molto bene, altrimenti sarebbero sanzionati dal loro organo di autogoverno, il CSM: nel caso, quindi, l'attenzione andrebbe spostata su questa istituzione e su cosa eventualmente le impedisse di funzionare bene. Voglio che sia chiaro che quello che qui si dice lo si prova a dire (da sempre) nell'interesse delle istituzioni, e in particolare della magistratura, perché da esponente del potere legislativo vivo male in un Paese in cui all'ennesimo titolo di giornale il mio riflesso non è quello di approfondire, ma di esclamare "Mo che è st'altra cazzata!?" e di girare pagina. Perché di amici persegui(ta)ti e poi assolti ormai ne ho un certo numero, stranamente superiore a quello degli amici perseguiti e condannati. Tutti questi falsi positivi un perché ce l'avranno, e potrebbe anche essere semplicemente quello che io gli amici li scelgo bene, ma in ogni caso il mio punto non è qui quello di delegittimare la magistratura o di invocare bavagli su di essa!

Il punto cui voglio arrivare è un altro, e ci arriveremo in ogni caso: secondo me, dopo un fatto traumatico che riconcili gli italiani con la democrazia (la morte in guerra di un figlio è una soluzione drastica e che non mi auguro, ma nel 1945 dimostrò di essere efficace, portando alla Costituzione del 1948); può anche darsi che ci si arrivi attraverso un processo ordinato e meno traumatico. Se i magistrati sono, o meglio, sembrano (perché ho appena detto che non lo sono e che sarebbe ingiusto etichettarli come tali), "compagni che sbagliano", la soluzione è riportare le istituzioni in un alveo che non li induca in tentazione (per inciso: io morirò senza aver detto "non abbandonarci alla tentazione". Mi assolvano tutti i vescovi e gli arcivescovi del mio collegio, alle cui preghiere costantemente e sinceramente mi raccomando).

Questo alveo era ben delineato quando la memoria del fascismo vero, quello che sopprime la libertà di parola, era ancora viva (siamo grati al PD che ogni tanto ce la rinfresca sguinzagliando i suoi squadristi, come farà fra poco a Livorno), ed era racchiuso da due argini: finanziamento pubblico dei partiti e immunità parlamentare.

Basterebbe ripristinare questi argini, ammalorati dal grillismo e dalla sua controparte istituzionale (il desiderio di alcuni di considerarsi legibus soluti), per veder tornare a scorrere le acque della democrazia, che ora si sversano e si intorbidano in una palude mefitica e inospitale, quella dell'antipolitica, dove il legame fra volontà popolare e indirizzo politico si corrompe e si imputridisce, lasciando il campo alla soft law della governance sovranazionale, agli indirizzi politici di chi piace alla gente che piace: un giro di corruzione (vera) così macroscopico da essere too big to prosecute (i silenzi delle magistrature su vicende recenti in cui erano evidentemente in ballo interessi economici giganteschi in effetti non depone tantissimo a loro favore, ma tant'è...).

Se non esistono più i presupposti culturali, di cultura giuridica e istituzionale, per gestire il finanziamento privato, si torni a quello pubblico: si stroncherà così in radice l'idea che la linea del partito possa essere corrotta da interessi criminosi o criminogeni, fatto salvo ovviamente il caso di reati, cioè, nel caso in specie, di mazzette, che però potranno essere individuati e perseguiti come tali, come lo sono sempre stati.

Se un'infinita serie di inchieste apparentemente a orologeria (ma la forma è sostanza!) seguita da assoluzioni non altrettanto puntuali ha ingenerato il sospetto diffuso di un esercizio strumentale dell'azione penale, si stronchi questo sospetto sul nascere reintroducendo l'immunità.

Il giudizio sui fatti e misfatti della politica deve essere restituito al cittadino. Chiarisco questa frase, che non è né l'invocazione di un tribunale del popolo, con tanto di tricoteuses, né l'appello a una depenalizzazione generalizzata di qualsiasi cosa fatta da chiunque sia titolare di un incarico elettivo. No. Io intendo dire un'altra cosa. Intendo dire che la panpenalizzazione dell'azione politica, il fatto che non ci sia più procedura, adempimento, genuflessione, timbro, salamelecco, ceralacca, che ti salvi dalla presunzione di colpevolezza in quanto politico, è innanzitutto uno sfacciato e vibrante insulto a quel popolo italiano nel cui nome si pretenderebbe di esercitare la giustizia. Pretendere di sostituirsi all'elettore nell'esercizio di una funzione di indirizzo politico (gli esempi non mancherebbero, ma non mi dilungo che sono già quasi a Milano) significa esternare una radicale sfiducia nella capacità di discernimento dell'elettore stesso, o peggio ancora una generalizzata e tombale presunzione di colpevolezza, tale per cui il politico scelto sarà comunque scarso, o perché l'elettore è stupido (ovviamente se non è di sinistra, come la sinistra amabilmente gli ricorda nel tentativo di catturarne le simpatie), o perché agisce in cambio di favori, in un'ottica quindi assimilata sic et simpliciter al voto di scambio.

Forse, nei salotti che contano, e in cui il lobbysmo scorre potente, bisognerebbe ricordare che non solo i ricchy, ma anche i povery, quando votano qualcuno, lo fanno perché da quel qualcuno si aspettano qualcosa, e che se questo meccanismo, che si chiama rappresentanza politica, va bene quando è agito dai ricchy, deve andare bene anche quando agito dai povery. Ma è sempre più evidente che l'azione della magistratura sta esondando dal giudizio sul "qualcosa" che gli elettori si aspettano, al fatto che essi si aspettino qualcosa. Nel mirino c'è l'essenza stessa del meccanismo di rappresentanza, che implica un mandato, e quindi un "fare qualcosa".

Il finanziamento pubblico si rende tanto più necessario in quanto nella temperie culturale attuale quello privato è fonte di un duplice attacco alla democrazia: l'attacco da parte della magistratura, quando esonda volendo sottoporre a giudizio di merito (e quindi implicitamente di indirizzo politico) fatti assolutamente leciti, e l'attacco da parte dell'universo mondo piddino, fatto di istituzioni, datori di lavoro, direttori di banca, capi ufficio, insegnanti dei propri figli, ecc., che grazie alla pubblicazione delle liste (di proscrizione) dei tanti finanziatori della Lega sa verso chi esercitare la propria discriminazione, sa quale cliente, paziente, figlio, ecc., penalizzare per motivi di odio ideologico. Questa è l'esperienza di ognuno di noi: tanti ci sostengono idealmente e vorrebbero farlo anche concretamente, ma in questo baese libbero, demogradigo e andifascisda hanno il terrore di far sapere che sostengono Salveenee.

E questo terrore è purtroppo motivato, ve lo posso dire per esperienza personale.

Con l'immunità quo ante si stroncherebbe in radice il sospetto di strumentalità di certe indagini. Questo significa che il Parlamento diventerebbe la Caienna di una ciurma di sconclusionati gaglioffi? No, ovviamente no, perché gli elettori non lo consentirebbero, e quindi, ben prima di sottoporsi al loro giudizio, non lo consentirebbero i partiti, come non lo consentivano all'epoca in cui la memoria di cosa fosse il fascismo aveva suggerito di rendere inviolabili i parlamentari nell'esercizio delle loro funzioni politiche. Ma oggi chi fa il piagnisteo in memoria di certi uomini coraggiosi è il primo a tradirne il lascito, consegnandosi allo squadrismo di chi nei fatti ha trasformato quell'aula sorda e grigia in un bivacco di meetup.

Insomma: Dio è morto, Aristotele è morto, ma io sono in ottima forma, e non sono disposto ad arrendermi.

E voi?

48 commenti:

  1. Condivido tutto, anche la punteggiatura.
    Votare serve, eccome!
    Grazie.

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  2. Onorevole, so che dopo tutto il tempo che ha impiegato ad insegnarci cose dovrebbe essere chiaro a tutti che non è il momento di arrendersi però, mi lasci dire, post come questo infondono ottimismo e ci motivano ancora di più.
    Grazie e buon lavoro.

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  3. I giudici vanno regolati da organi di controllo indipendenti. Non vorrei sembrare "irriverente" proponendo questo brano geniale e realistico di Fabrizio
    Credo siano troppo indipendenti e troppo dotati di poteri quasi assoluti. Chi altri è come loro in Italia. Per esempio voi siete soggetti al giudizio degli elettori, il quarto potere (sebbene esageratamente potente in Italia rispetto al valore dei giornalisti) è limitato dal telecomando e dal favore dei lettori, tutte le professioni debbono fare i conti con limitazioni meritoriali e difficoltà economiche, tutti noi cittadini dobbiamo rispettare le leggi e i regolamenti a volte assurdi, ma loro manco per niente e nemmeno sono colpiti da difficoltà economiche e sono magistrati a vita con pensioni post lavorative favolose.
    E' qui che si deve intervenire.
    Siamo davanti ad una sorta di monarchia assoluta e davvero trattasi di una casta.

    Chiudo concordando sul finanziamento pubblico ma sarà politicamente difficile sostenerla e sperando che qualche magistrato non mi indaghi anche se non me ne frega nulla data la mia situazione personale e familiare.

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  4. Ma siamo ancora in una democrazia ?

    V. Alfieri , della Tirannide , cap II
    TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

    Mi ricordo un suo video in cui spiegava gli adempimenti mostrando una pila di carte alta circa 80 cm .
    Con metodi normali non se ne esce: solo l'aiuto di una IA di buon senso e buona potenza può aiutare nella disamina di tali volumi di dati .

    In un futuro dominato dalla tecnologia non sarebbe meglio individuare forme di rappresentanza che non ricalchino le idee della fine del 1700 ?

    Il finanziamento pubblico ovviamente è una parte della soluzione , e certamente si deve rimettere , ma sono le forme della rappresentanza a dover essere riviste .

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    1. Ma infatti la magistratura le sta rivedendo, criminalizzando la rappresentanza. Non è chiaro? Sarete rappresentati da vincitori di concorso accuratamente schermati dalla durezza del vivere. Persone che certamente conoscono e si identificano coi vostri problemi! 👋🏻

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    2. Mi consenta un esempio: il cittadino elegge il sindaco , al sindaco viene posto un collare con una bomba , se il 50% + 1 dei cittadini preme un pulsante rosso il sindaco ha 24 ore per dimettersi o la bomba esplode causandone la morte fisica oltre che politica .
      Il sindaco elegge il presidente della provincia , questo il presidente della regione , i presidenti di regione il capo del governo che è anche presidente della repubblica . Tutti con il loro collare .
      La democrazia diviene da "rappresentativa" a "fluida" .
      Il non espresso diviene espresso in quanto la "democrazia contro" verrebbe rappresentata .
      Questo intendevo con l'espressione di "variare le forme di rappresentanza" .
      Il potere legislativo ed il potere giudiziario sarebbero eletti nello stesso modo del potere esecutivo come sopra descritto .
      Gente che si coordina con whatsapp ci costringe a rispettare modi formali del tardo 700 , abusando dei tempi della democrazia del 700 nei modi di oggi .

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  5. io non mi arrendo perché la patria non ammette pavidi 💪🏻

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  6. Ma 8 lustri di "rapporti " tra PCI-PDS-DS-PD e le Coop non erano soggetti agli stessi" sospetti"? Sarà forse per la solita "superiorità a prescindere"?
    Anche da questo trovo irrisolvibile ( quantomeno per via "democratica" ) il "rapporto" tra magistratura e "sinistra": ovunque il suddetto "mutante" mette piede, niente può più essere "riparato".
    Cionondimeno voterò ( ovviamente CONTRO)

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  7. Anni fa ad un amico mezzo-piddino e mezzo-grillino che si lamentava del magna-magna, la corruzione etc. gli dissi che io ero contrario al finanziamento privato dei partiti. Secondo me i partiti dovevano essere finanziati esclusivamente dallo Stato, cioe' da noi perche' la corruzione nasce dalla indebita pressione che il privato (non il pubblico) esercita sui partiti. Gli mandai in pappa il cervello, non ci aveva mai pensato. Il suo giornale di riferimento non lo aveva mai scritto. Credo sia ancora lì in quella stanza. Non ne ho saputo più nulla.

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    1. Prova a ridirglielo oggi che Damilano lo ha scritto su Domani (a sinistra ritardano sempre)…

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    2. Mia stessa situazione. Ho sempre trovato difficile far capire a molti (soprattutto grillini, ma non solo) il perché trovassi palesemente incoerente sgolarsi contro ogni cosa ricordasse da lontano un finanziamento pubblico ai partiti perché simbolo delle ruberie e della corruzione, e al tempo stesso favorire finanziamenti (che da qualche parte dovranno pur arrivare) la cui trasparenza e la cui appropriatezza diventa per forza di cose discrezionale e opinabile (e che crea un livello di difficoltà in più nel legare gli elettori ai partiti, o quantomeno nell'orientarsi a capire a chi l'elettore vorrebbe legarsi). Immagino che il fatto che questa discrezionalità debba poi essere risolta dalla magistratura sia visto come un successo dai grillini, quando è chiaramente un cortocircuito di cui essi stessi sono stati i più grandi fautori e dovrebbe suscitargli quanto minimo un po' di vergogna e indurli al silenzio. Invece quelli che più stanno alzando la voce in questo periodo sono proprio loro

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  8. Penso che il ripristino dell'articolo 68 Costituzione nella sua formulazione originaria andrebbe inteso come tattica per prendere tempo: lo si fa col fine, non perseguibile con l'assetto attuale, sia di ridisegnare i poteri dello Stato e la loro dialettica, sia eventualmente di mettere qualche puntino su qualche i per quanto attiene alla retta interpretazione di qualche articolo o principio.

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  9. Egregio Onorevole,

    devo ammettere che questo post, allontanandosi dall'ambito macroeconomico, mi risulta di difficile valutazione. Comprendo però l'importanza politica dei temi trattati.

    In merito al CSM ed al sistema giudiziario italiano, posso suggerire la lettura di questa analisi (https://www.cambridge.org/core/services/aop-cambridge-core/content/view/23A738CC54F07B2308B7FEBA5C841098/S2071832223000676a.pdf).
    Ricordo che il presidente del CSM è il PdR, figura sulla qui si sono spesso sollevati dei dubbi in merito a:
    - imparzialità politica;
    - attribuzione di fatto ed informale di poteri non previsti dalla Costituzione.

    Dai dati riportati al seguente link (https://temi.camera.it/leg19/temi/19_tl18_la_produzione_normativa_nella_xvii_legislatra.html), si evince che anche il governo Meloni sta facendo ampio ricorso ai decreti legge.
    Ciò collide con la volontà di ripristinare il ruolo centrale del Parlamento, come da lei fortemente sostenuto.

    Credo che la strada verso una piena ed equa rappresentanza delle volontà del popolo resti piuttosto tortuosa. Mi preoccupa ancor di più la manipolazione culturale del popolo da parte di taluni media e lobby.

    Un saluto,
    Fabio

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    1. Qualcuno ha detto che la democrazia è stata uccisa dai giornalisti.

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  10. Buongiorno Prof.!
    Oltre al ripristino dell'immunità parlamentare e del finanziamento pubblico ai partiti (magari, nel contempo, abolendo i contributi pubblici agli organi di stampa e privatizzando la RAI), mi piacerebbe veder promosse anche altre due riforme.
    In primis la nomina dei giudici della corte costituzionale (2/3 di nomina parlamentare e 1/3 da magistrature) e l'elezione diretta dei giudici (dal gip/gup in su, da separarsi ovviamente ai pm, che rimarrebbero funzionari pubblici, e basandosi su di un elettorato passivo dotato di certi requisiti minimi). Un tempo avrei ritenuto questo secondo punto una bestemmia ma ora, con il tempo e la maturità, mi sono convinto che l'ultima parola deve, sempre e comunque, nel bene e nel male, spettare agli elettori!

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  11. Premessa sono per il finanziamento pubblico dei partiti e credo fermamente che le somme spese per le istituzioni democratiche siano bene spesi come quelli per l' istruzione ,sanità e previdenza.Faccio notare che sono stato un lavoratore dipendente e quando il Corriere della Sera ,il giornale padronale più diffuso, attaccava i partiti, "La Casta", sentivo il fetore della fregatura proprio perchè vellicava la mia rabbia per l' impunità, esistita perchè non c'era la possibilità d' una vera alternanza al governo, per "gli assessori dai quali si doveva andare con l' assegno in bocca"per citare un Illustre scomparso lo scorso anno.La causa profonda della rabbia era ed è attualmente l' impossibilità di realizzare democraticamente un progetto politico a causa del regime di "oligarchia eterodiretta"nella quale tutte le forze politiche sono costrette ad operare. Questa impossibilità ,da lei accennata all' inizio del post quando si riferiva all'invasiva presenza degli adempimenti Ue nei lavori parlamentari, elimina quel conto benefici -costi che comparando i risultati ottenuti dall' azione politica in termini di crescita sociale e civile con il malaffare ,sempre esistente in qualsiasi società umana,induceva a considerare quest' ultimo uno "svantaggio" secondario

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  12. Mancano, ora ,i partiti di massa come li abbiamo conosciuti fino agli anni novanta ,per l' impossibilità della loro causa ,il conflitto distributivo, ,dovuta alla completa apertura al "commercio libero".Gli enormi apparati dei partiti di allora sono poi stati riciclati nella pubblica amministrazione che non a caso fornisce la base sociale del pd

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    1. Perdonami: il conflitto distributivo esiste, e la dimostrazione è nel fatto che il grande capitale difende l’euro. Strano, vero? Difendere uno strumento che rende la repressione salariale “an inevitable incident in the scheme of progress” non si capisce proprio a cosa serva al capitale…

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    2. I datori di lavoro vincono il conflitto senza combattere da tanti anni ,proprio per i motivi che Lei ha spiegato e ha ricordato anche ora.Ne segue però che i partiti disputano solo sulle "varie ed eventuali"come successe quando fecero fallire le banche locali 9 anni fa per volontà Ue e il governo tirò fuori le unioni civili.

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    3. Non c’è che dire! Fa piacere iniziare la giornata con un simile attestato di stima all’insegna del “sò tutti uguali, se sò magnati tutto”. Forse dal mio lavoro culturale non sei proprio stato attinto, certamente non ti ricordi quello che è successo e che cosa fecero “i partiti” all’epoca, probabilmente ti manda la desinenza in “-etta”. Nel caso salutameli.

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    4. Suggerimento: per quello che facevo io all’epoca del macello delle banche parla il blog, per quello che facevano “li partiti” aka #aaaaabolidiga vale il fatto che la Lega era all’opposizione.

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    5. Purtroppo non mi sono espresso adeguatamente e quindi sono stato equivocato.Uso quindi una citazione che esprime molto più efficacemente ciò che volevo significare
      "Riportiamo il passaggio di Rodrik perchè ci pare riassumere perfettamente il fenomeno in tutte queste implicazioni:
      "Le conseguenze politiche di una prematura deindustrializzazione sono più sottili, ma possono essere più significative.
      I partiti politici di massa sono stati tradizionalmente un sotto-prodotto dell'industrializzazione. La politica risulta molto diversa quando la produzione urbana è organizzata in larga parte intorno all'informalità, una serie diffusa di piccole imprese e servizi trascurabili.
      Gli interessi condivisi all'interno della non-elite sono più ardui da definire, l'organizzazione politica fronteggia ostacoli maggiori, e le identità personalistiche ed etniche dominano a scapito della solidarietà di classe."https://orizzonte48.blogspot.com/search?q=+rodrik+free+trade

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    6. la seguivo l'apprezzavo all' epoca del fatto che ho citato come la seguo e l' apprezzo adesso ed ho apprezzato la Lega sin dai tempi del voto sulla Fornero ,con la dichiarazione di voto letta dal deputato che indossava la tuta della fabbrica dove lavorava prima d' essere eletta

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  13. A questo proposito, ma molto molto più terra-terra, ho una domanda. Non potrò votare, e mi chiedevo se con il portafoglio potrei votare, in qualche misura. La domanda non è peregrina come forse sembra: Ho mandato dei contributi alla lega in passato, ma non mi è del tutto chiaro quanto senso questo possa avere ora, in vista delle elezioni, e quanto ad esempio un sostegno ad asimmetrie (o altro) possa essere più utile. Grazie.

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    1. Interessante domanda del tipo: “Ti piace il formaggio?” “Va più veloce il treno!”

      Stancamente ripeto, presumendo una improbabile buona fede, che sono due cose completamente diverse, tant’è che in dichiarazione dei redditi puoi farle entrambe, una col 5x1000 (sostegno al terzo settore) e una col 2x1000 (sostegno ai partiti politici).

      Ovviamente a un partito i soldi sotto campagna elettorale fanno comodo, ma di questo in questa sede ce ne importa il giusto. Se sei leghista sostieni la Lega: non è a questo scopo che Goofynomics è nato sei anni prima della Lega Salvini.

      Altrettanto ovviamente, a un’associazione che non ha dietro Soros o De Benedetti un sostegno fa comodo. Ma se tu facessi parte della community non ti chiederesti se sostenere a/simmetrie.

      Quindi, esattamente, che cerchi?

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    2. Mi spiace la domanda suonasse malevola, ma probabilmente la mia comprensione del sistema in cui lei si trova a navigare è ancora minore di quella lei si immagina, e forse non sono il solo. Sono un lettore di lunga data, ma dubito per ciò di far parte della community.

      In ogni caso, mi ha risposto e la ringrazio per il tempo speso, cercherò di far sì che non sia del tutto invano.

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  14. Ragionamento sacrosanto (compreso quello sul "non abbandonarci alla tentazione"). Sulla magistratura posso assicurare, per scienza diretta, che anche al suo interno esistono vari "direttori di orchestra" che grazie anche a semplici reti di social network organizzano e convogliano l'azione e il giudizio. E guai a coloro che hanno un'opinione diversa (e c'è ne sono).

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    1. Ognuno di noi ha potuto o potrebbe avere esperienza diretta di queste dinamiche, che peraltro a cadenze irregolari diventano di dominio pubblico uscendo sui giornali forse proprio perché qualche voce dissenziente non se la sente di essere screditata dall’opera di un numero relativamente circoscritto di capataz.

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  15. Prof. la seguo da tanti anni anche se non ho mai commentato ma in questo caso le volevo ricordare che il finanziamento pubblico dei partiti c'era quando è scoppiata Tangentopoli ovvero se vogliono rubare lo fanno con o senza il finanziamento pubblico. Inoltre con tutti gli errori fatti il M5S ha dimostrato che si puo' fare politica anche senza tanti soldi e media mainsteam a favore.

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    1. Perdonami: il problema però non è che “li politichi arubbeno” anche col finanziamento pubblico (è scritto anche nel post, peraltro). Il problema è che la magistratura esonda dal proprio alveo costituzionale soprattutto col finanziamento privato (che viene in re ipsa ritenuto criminoso, cosa difficile da argomentare nel caso di finanziamento pubblico).

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    2. "il M5S ha dimostrato che si puo' fare politica anche senza tanti soldi" ...ne sei proprio sicuro?

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  16. Segnalo un possibile refuso: "che ti salvi dalla presunzione di consapevolezza in quanto politico". Forse intendeva "colpevolezza"?

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    1. Grazie! Sì, naturalmente è come dici e mi sembrava di aver anche già corretto questo errore, ma verosimilmente fra l’intenzione e il risultato sarà intercorsa la solita slavina di minchiate…

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  17. Dal sito di MD.

    “L’Associazione ha come obiettivi:

    lo sviluppo di una cultura giurisdizionale europea fondata sul rispetto, in ogni circostanza, dei principi dello Stato di diritto democratico, tra i quali spiccano in primo luogo il rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali;

    la protezione delle differenze tra gli esseri umani e dei diritti delle minoranze, specialmente dei diritti degli immigrati e dei meno abbienti, in una prospettiva di emancipazione sociale dei più deboli;

    il sostegno all'integrazione comunitaria europea, in vista della creazione di una unione politica europea preoccupata della giustizia sociale;

    la difesa dell'indipendenza del potere giudiziario nei confronti sia di ogni altro potere che di interessi particolari;
    la ricerca e la promozione delle tecniche organizzative idonee a garantire un servizio giudiziario rispondente al principio di trasparenza e tale da permettere il controllo dei cittadini sul suo funzionamento;

    la democratizzazione della magistratura, nel reclutamento e nelle condizioni di esercizio della professione, sostituendo il principio democratico a quello gerarchico, specialmente nel governo del corpo giudiziario;

    l'affermazione del diritto dei magistrati, come di tutti i cittadini, alle libertà di riunione e azione collettiva;
    la promozione di una cultura giuridica democratica tra i magistrati dei diversi Paesi, attraverso lo scambio di informazioni e lo studio di argomenti comuni.”

    È una posizione legittima, per carità, però un indirizzo politico preciso c’è.

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    1. Ed è molto contrario al nostro, oltre che molto scioccamente velleitario, sulla parte “leuropea”.

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    2. Purtroppo parte della magistratura (grande, piccola, probabilmente quella più "visibile") è antropologicamente di sinistra. Questa parte vede sé stessa come qualcosa di diverso (e migliore, si intende) sia dal popolo che serve, sia dallo Stato che la sfama.

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  18. Incredibile.

    Questo post è a mio parere fuori luogo, per almeno 4 motivi:
    - si dovrebbe discutere di costo della politica, non della democrazia
    - il problema del costo della politica è uno dei motivi per cui c'è sempre più astensione alle elezioni, ma i partiti tardano a chiedersi il perchè
    - arriva sui giornali un clamoroso caso di corruzione, e si parla del bisogno dei partiti di avere finanziamenti; ma i proventi della corruzione vanno sui conti personali, non è il finanziamento dei partiti che risolve la corruzione, è evidente
    - in un momento in cui sempre più italiani sono sotto la soglia della povertà, distribuiamo più soldi ai partiti, ma certo!

    Ma come, nel 2024 siamo ancora qui a discutere del finanziamento ai partiti dopo che gli italiani l'hanno bocciato? Con quale coraggio.

    So già che se anche il commento verrà pubblicato, sarà, come già successo, coperto di inutili insulti, oppure l'eventuale risposta sosterrà che sono grillino, che sono del PD, senza entrare nel merito di quanto scritto.

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    1. Perché, quale sarebbe il merito di un commento scritto da chi non è in grado di comprendere il ruolo dei partiti in una democrazia parlamentare o il principio della separazione dei poteri? Questo è un insulto? Stiamo anche discutendo di nucleare “dopo che gli italiani l’hanno bocciato”, e di finanziamento pubblico parlava in un raro accesso di buonsenso Damilano su Domani domenica scorsa. Qual è il merito del commento di uno che ci dà lezioni sull’attualità senza nemmeno leggere i giornali? Questo è un insulto? Se c’è un merito, va argomentato. I piagnistei e i luoghi comuni non mi sembrano argomenti molto forti.

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    2. Purtroppo la politica ha un costo nei paesi che chiamiamo democratici (lo dico solo per gli ortotteri) e viene finanziata sia dagli stati che dai contributi privati; pare che non sia una cosa così brutta e cattiva visto che altrove viene vista come una necessità.

      Qui una sintesi semplificata da dove si evince che i finanziamenti erogati sono fortemente diminuiti rispetto a prima del d.l. 47/2013 e rispetto ai due referendum.

      Ma non rieso a capire una cosa di ciò che scrive Dario, di ciò che resta del finanziamento della politica, cosa arriverebbe nelle tasche personali dei politici, quanto? Hai dettagli certi?

      Ancora, mi sembra davvero errato collegare la povertà al finanziamento della politica che ha subito forti riduzioni la qual cosa dovrebbe suggerire che non c'è alcun riferimento tra le due cose.

      E anche visto il totale dei costi di finanziamento diretto pari a poco più di 50 milioni di euro cui va aggiunto il 2 per mille dell'irpef (di difficile quantificazione su totali 175 mld nel 2022 ma in piccola percentuale rispetto ai teorici 350 milioni, stiamo parlando di massimo di una ventina di milioni )

      Chiudo dicendo che a mio modesto avviso né la poverta italica né tantomeno l'astensionismo c'entrano un beneamato fico secco con il finanziamento della politica e con i costi del sistema istituzionale italico, e il post del ns Dario mi sembra indice di stupido populismo. Non lo dico ovviamente solo a lui dato che è uno dei temi che mi fa più incazzare quando sui social arrivano commenti del genere, ma lo dico sempre a tutta quella massa di illusi che credono che i problemi del Paese (e se uno viene qui a pontificare dopo 13 anni di articoli sull'argomento dovrebbe semplicemente studiare su questo blog e poi fiatare) possano essere derivati e risolti azzerando i costi della politica pari a pochi miliardi di euro (diciamo 4,5 compresi quelli delle istituzioni). Non c'è nulla di peggio che sparare col bazooka sulle mosche O MEGLIO SULLE ZANZARE che mi stanno molto più antipatiche, perche i danni collaterali sono immensi e non risolvono il problema.

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    3. "arriva sui giornali un clamoroso caso di corruzione, e si parla del bisogno dei partiti di avere finanziamenti; ma i proventi della corruzione vanno sui conti personali, non è il finanziamento dei partiti che risolve la corruzione, è evidente"
      Faccio notare che, per quanto è dato sapere, il "clamoroso caso di corruzione" riguarda versamenti di denaro fatto su conti non personali ma di partito, espressamente legati alla attività politica dei soggetti coinvolti. Gentile Dario, è sicuro di aver riflettuto con calma prima di scrivere il suo commento?

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    4. @Armando, anche i weekend scintillanti di Signorini sono le casse dei partiti? Forse siete voi che non leggete i giornali (https://www.corriere.it/cronache/24_maggio_14/l-inchiesta-di-genova-le-massaggiatrici-la-soubrette-e-l-amica-i-racconti-ai-pm-dei-weekend-scintillanti-di-spinelli-e-signorini-c3cd6878-bcd8-4cc5-8630-87286b224xlk.shtml).

      E gli insulti sono stati puntuali, sono diventato il populista o quello che non capisce cos'è la democrazia. Ma almeno non la confondo con la politica.

      Oggi Istat pubblica il rapporto sulla povertà, che è in aumento (https://www.repubblica.it/economia/2024/05/15/news/istat_poverta_assoluta_al_98_ai_massimi_degli_ultimi_10_anni_e_il_centro_si_scopre_piu_vicino_al_mezzogiorno-422968251/?ref=RHLF-BG-P2-S2-T1) ma noi pensiamo a dare i soldi ai partiti. Non sto sostenendo una correlazione diretta tra i fenomeni, ma mi pare che tornare a parlare di finanziamento ai partiti in questo momento, sia che lo faccia l'onorevole oppure il giornalista Damilano, sia inappropriato.

      Va bene così, non riusciremo a convincerci vicendevolmente.

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    5. Io cambierei comunque le fonti di informazione.

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  19. Sono talmente d'accordo, che lo ero perfino al tempo (ormai son passati otto anni, ma Dio mi perdoni!) in cui frequentavo e mi attivavo per gli ortotteri.
    Un po' di esperienza in politica l'avevo, ed anche allora era chiaro come il sole che le minchiaate sulle "restituzioni" erano solo una trovata di marketing - a parte la mia "naturale" avversione per la beneficienza, che ho sempre considerato concettualmente opposta alla solidarietà. Il metodo, innanzitutto, Guru.

    Togliere i soldi pubblici alla politica, soldi oltretutto controllatissimi, è stato uno dei più abili atti di assassinio della democrazia. La frustrazione dei falliti, d'altronde, è l'arma preferita dei potenti; di solito però, alla fine, finiscono a testa in giù, o senza.

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  20. NOTA a parte.
    CHROME dichiara che questo blog è un sito "dangerous".
    Figli di grandissima puttana.

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  21. No neanche noi ci arrenderemo ma non mi sembra di essere l'unico destinatario di questo post. Comunque grazie di cuore per ciò che ha scritto: é una consolazione

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