Dal mio letto di dolore proseguo l'operazione di spietramento delle mie calzature.
Oggi torno su un tema che qui abbiamo affrontato più volte, e che quindi voi, ma solo voi, in Italia conoscete bene: quello della dinamica salariale nel nostro Paese. La motivazione principale per tornare su questo argomento risiede nella lista di oscene stupidaggini che trovate in commento a questo mio post su Facebook. Non mi riferisco, sia ben chiaro, alle espressioni di dissenso rispetto alla mia valutazione politica, che dovrebbe esservi anch'essa ben familiare, e che in estrema sintesi potrebbe essere riassunta così: staremmo meglio se i sindacati facessero, e soprattutto avessero fatto, i sindacati (difendendo i salari), invece di fare i partiti politici (difendendo l'Unione Europea). Naturalmente per chi, come voi, capisce che questi due obiettivi (salari e Unione Europea) sono incompatibili (per i motivi ultimamente espressi anche da Draghi, cioè perché l'Unione Europea costringe a farsi concorrenza sui salari), questa mia affermazione è banale e scontata.
Si potrebbe portarla a un livello più sofisticato di approfondimento ragionando sul fatto che con la delegittimazione e lo smantellamento dei partiti politici, corpo intermedio di rilevanza costituzionale (art. 49), nei fatti i sindacati sono rimasti l'unico altro corpo intermedio di rilevanza costituzionale (art. 39) a mantenere una struttura organizzata e finanziata. Si può quindi sostenere che il fatto che ormai esercitino una funzione di supplenza rispetto ai partiti nel "determinare la politica nazionale" (art. 49) in senso complessivo, invece di concentrarsi sulla gestione del conflitto distributivo, è anche l'esito di dinamiche tanto perverse quanto oggettive, è anche il riempimento di un vuoto lasciato dall'antipolitica, oltre a essere certamente l'espressione delle velleità parlamentari di personaggi dello spessore di Landini (non questo, che di spessore ne aveva, ma questo...). Fatto sta che l'oblio dei diritti dei lavoratori è nelle cose, lo abbiamo visto (e fra breve lo rivedremo) nel tracciato dei salari, ed è sulle motivazioni di questa negligenza, non su quelle del concomitante impegno in politica, che ci si dovrebbe porre una domanda.
Questa però è materia politica e quindi aperta alla discussione: non ce l'ho con le povere pecore che per un motivo o per l'altro non capiscono che è stato il pastore a portarle al macello, non ce l'ho con chi ritiene di doversi occupare di battaglie altrui avendo rinunciato a combattere le proprie, o per giustificarsi del non averle combattute: va tutto bene! Quello che è veramente desolante è la disinvoltura (e la protervia) con cui chiunque si avventura in materia economica non avendo la benché minima idea di quali siano i concetti chiave, le unità di misura, le definizioni delle variabili, per non parlare della loro dinamica e delle interazioni fra esse previste dalla teoria economica, o semplicemente conseguenti dalla loro definizione! Mi sembra evidente che su queste basi una soluzione realmente democratica dei conflitti è preclusa (altro tema che qui ci è dolorosamente familiare). Di fatto, da molti commenti capirete che pochi sanno che cosa si intende per salario reale, e quindi che cosa ci racconti la sua dinamica: c'è chi chiede di depurarlo dall'inflazione (!), c'è chi sostiene che se il potere d'acquisto è rimasto costante dagli anni '80 non dobbiamo lamentarci (!), e via andare...
Lo scopo di questo post è duplice.
Da un lato voglio riprendere la "Breve ma veridica storia dei salari italiani" (che quindi vi consiglio di rileggere), per due motivi:
- perché da quando l'abbiamo scritta, a maggio 2025, si sono aggiunti due punti dati (corrispondenti ai primi due trimestri del 2025), e voglio vedere se nel primo semestre di quest'anno si è mantenuto il trend di recupero del potere d'acquisto che avevano evidenziato, e se abbiamo recuperato i valori pre-pandemia;
- perché voglio estenderla all'indietro, fino al 1970, utilizzando i vecchi dati di contabilità nazionale trimestrale (io non butto mai nulla), in modo da vedere se questi dati trimestrali di fonte ISTAT restituiscono lo stesso profilo visto in "La crisi dei salari e la produttività" (che quindi vi consiglio di rileggere), cioè una crescita lungo tutti gli anni '70 che si arresta all'inizio degli anni '80 su livelli sostanzialmente prossimi a quelli attuali.
Dall'altro, siccome sappiamo che la flessione dei salari (e quello che c'è a monte, cioè l'aumento della disoccupazione, e ancora a monte il taglio degli investimenti pubblici, cioè l'austerità) serve a recuperare competitività, cioè a migliorare la propria bilancia dei pagamenti e la propria posizione finanziaria netta sull'estero, voglio aggiornare l'analisi fatta in "La ricchezza esterna delle nazioni" (quando l'abbiamo scritto c'era ancora Draghi!), per vedere se il recupero dei salari si è già riflesso in una perdita di competitività e ha già cominciato a compromettere la nostra posizione debitoria netta nei confronti del resto del mondo.
Procederò quindi estendendo separatamente i due grafici e evidenziandone le principali caratteristiche. Per snellezza di trattazione, la metodologia (che trovate comunque nei post citati qua sopra) sarà descritta in appendice.
Breve ma veridica storia del salari italiani: aggiornamento
Il grafico aggiornato al secondo trimestre 2025 e esteso fino al primo trimestre 1970 è questo:
(dettagli tecnici in appendice). Elenco le caratteristiche più apparenti:
- la crescita dei salari reali sta proseguendo, dopo una pausa nel primo trimestre del 2025, il livello raggiunto nel secondo trimestre 2025 è 6822 euro a trimestre ai prezzi 2020 (rispetto ai 6791 dell'ultimo trimestre 2024), ma siamo ancora dell'1,5% al disotto del livello pre-pandemia (quello dell'ultimo trimestre 2019, pari a 6928. Quindi bene, ma naturalmente non benissimo (ci mancherebbe altro!), e il rallentamento dell'economia mondiale non aiuterà (ricordate? Per distribuire valore bisogna produrlo);
- il profilo dei dati trimestrali sui 55 anni considerati è quello che emerge dai dati annuali: crescita vigorosa fino all'inizio degli anni '80, poi un primo arresto, poi di nuovo crescita fino al 1992, poi una flessione, poi una stasi fino alla crisi finanziaria globale, poi una flessione, poi una stasi fino alla pandemia, poi un'altra flessione, e poi la ripresa di cui parlavamo. Diciamo però che il fasheesmo, cioè Giorgia, a occhio e croce con la stasi dei salari c'entra poco. Quando questa è iniziata, lei aveva quattro anni, e per quanto possa essere stata pestifera non credo che riuscisse a perturbare le variabili macroeconomiche.
Il massimo storico, pari a 7347, resta nell'ultimo trimestre del 2005.
Più avanti entriamo nel merito di tutte queste caratteristiche, mettendole in relazione con i cambiamenti strutturali dell'economia italiana, con i governi in carica, ecc.
La ricchezza esterna delle nazioni
Estendendo al 2024 il grafico (che qui si fermava al 2020) otteniamo:
In questo caso le cose vanno decisamente meglio. Nonostante la ripresa dei salari, nel 2023 e 2024 prosegue il deprezzamento reale (cioè l'aumento della competitività) del nostro Paese e conseguentemente migliora la sua posizione netta sull'estero, che è diventata creditoria (positiva) nel 2021 e che nel 2024 ha raggiunto il massimo da quando siamo entrati nell'euro (ma in effetti è il massimo storico, almeno dal 1970, come potreste verificare al solito posto). L'andamento a specchio delle due variabili, previsto dalla teoria economica, è assolutamente confermato dai dati. Si vede anzi che quando nel 2022 il deprezzamento reale si arresta per un anno, la posizione netta sull'estero peggiora lievemente.Nota bene: siccome una diminuzione della disoccupazione, o un aumento dell'occupazione, fa aumentare i salari, quindi i prezzi, e quindi fa apprezzare il tasso di cambio reale (che è il rapporto fra i prezzi nazionali e esteri), e quindi diminuire la competitività, e quindi peggiorare la bilancia dei pagamenti, e quindi aumentare l'indebitamento estero (o diminuire l'accreditamento estero), non è per niente banale avere simultaneamente il massimo storico dell'occupazione e della posizione (creditoria) netta sull'estero.
Non lo dico per fare i complimenti alla mia maggioranza, che secondo me nemmeno se ne rende conto (sentite mai qualcuno parlare del vero debito, quello estero?). Lo dico perché siamo qui per parlare di economia, e questa configurazione dei fondamentali macroeconomici è piuttosto inedita e merita di essere evidenziata.
Qualche commento
Partirei dai più ovvi.
Intanto, i salari reali sono i salari nominali depurati per l'effetto dei prezzi. A benefici dei piddini che mi commentano su FB, ricordo che "reale" in economia non è il contrario di "immaginario", ma di "nominale o a prezzi correnti". Il salario reale cioè misura il potere d'acquisto, la "quantità di cose" (res) che puoi comprare col tuo salario.
Quindi:
- non ha senso chiedere di depurare dall'inflazione il salario reale, perché per definizione già ne tiene conto;
- non ha nemmeno senso dire che se rimane costante va tutto bene.
Il secondo punto merita un approfondimento.
No, non è corretto dire che se il potere d'acquisto dei salari resta costante allora siamo a posto, per il semplice motivo che per il lavoratore non è un gran vantaggio poter comprare la stessa quantità di cose in un mondo in cui ci sono più cose da comprare! In altri termini, non è detto che quando non crescono i salari reali (la parte di prodotto che va ai lavoratori) non cresca l'economia (e quindi il prodotto totale)!
Se calcoliamo il rapporto fra il monte salari e il prodotto interno lordo otteniamo un rozzo indicatore della quota salari (variabile di cui ci siamo occupati in diverse occasioni):
e constatiamo un altro dei "fatti stilizzati" che i lettori di questo blog conoscono bene, ma l'average Joe piddino non vorrà mai ammettere: al tempo dell'inflazione a due cifre negli anni '70 della liretta e della svalutazione (secondo l'immaginario distorto dei piddini), la quota salari si è mantenuta o è andata crescendo, mentre lungo tutti gli anni '80 e fino alla metà degli anni '90 la quota salari è andata diminuendo, questo perché a partire dagli anni '80, mentre la produttività continuava ad aumentare, la remunerazione reale del lavoro restava costante. Quello che vedete nel grafico soprastante, in altre parole, è la conseguenza di quanto vedete in questo grafico:
che forse ricorderete (ve lo avevo mostrato un anno addietro parlando de "La crisi dei salari e la produttività"). In estremissima sintesi, mentre la corsa dei salari reali si è arrestata con il divorzio fra Tesoro e Banca d'Italia (all'inizio degli anni '80), cioè con le politiche di disinflazione, quella della produttività si è arrestata con l'ingresso nell'euro, cioè con le politiche di deflazione, il che comporta che dall'inizio degli anni '80 alla metà degli anni '90 la quota salari sia diminuita, cioè il tenore di vita delle classi salariate non sia rimasto costante, ma sia arretrato in termini distributivi (la relazione fra produttività, salario reale e quota salari voi la conoscete perché ho dovuto spiegarla a un collega che non la conosceva), in concomitanza del resto con l'aumento della disuguaglianza.
Questo dibattito non è meramente teorico, è anzi dannatamente pratico! Quello che ci dice infatti è che se in termini di salario medio in termini reali oggi siamo tornati ai livelli del 2013, che poi erano quelli del 1988, in termini di quota salari siamo tornati ai livelli del 2010, che poi erano quelli del 1970! Questo spiega come nonostante una dinamica dei salari in crescita i lavoratori non percepiscano un effettivo beneficio, e naturalmente fa capire ancora meglio quanto sia lontana la radice del problema.
Ovviamente non mi fiderei troppo di questi calcoli fatti "sulla carta del prosciutto". Se però prendiamo la variabile "adjusted wage share" calcolata dal database AMECO, con riferimento a variabili diverse (AMECO rapporta i redditi da lavoro dipendenti nominali al Pil nominale e aggiusta ulteriormente per il rapporto fra occupati dipendenti e totale degli occupati) otteniamo una dinamica sostanzialmente simile:
con un declino lungo tutti gli anni '80 e '90 che sarà piuttosto difficile recuperare, in un mondo in cui il capitale ha decisamente più del solito il coltello dalla parte del manico.
In ogni caso, credo sia sufficientemente ovvio che né la mitologica "inflazzione a due cifre" né la temibilissima "svalutazzione" hanno un rapporto immediato e diretto con la dinamica della quota salari, o semplicemente dei salari reali. I salari reali, come qui vi ho fatto vedere fin dall'inizio, sono andati crescendo (e la quota salari è cresciuta o si è mantenuta comunque stabile) nel periodo dell'esecranda "inflazzione a due cifre", come mi pregio di farvi nuovamente vedere su dati trimestrali:
ma anche:
talché pare proprio che contrariamente a quanto credono i piddini, nel lungo termine l'inflazione sia piuttosto amica che nemica dei lavoratori, e sui motivi ci siamo dilungati (ma se qualcuno ha dubbi, sono qui per rispondere). Aggiungo che i salari reali sono diminuiti con l'austerità fra 2011 e 2014, ma non con la svalutazione competitiva dell'euro fra 2015 e 2020! Insomma, il meraviglioso mondo di Drindrin resta una fola per bimbi sciorni (ma rigorosamente col pieiccdì).
Conclusioni
In Italia la crisi salariale va avanti da decenni: la colpa non è del fasheesmo (nel senso di Giorgia), ma, come sappiamo, di un esito del conflitto distributivo per tanti motivi sfavorevole ai lavoratori, per via del quadro complessivo della terza globalizzazione, e, nel nostro contesto regionale, della necessità di competere al ribasso sui salari cui prima dell'euro costringeva anche il Sistema Monetario Europeo. Va da sé che poter trasferire sul mercato valutario una parte dell'aggiustamento macroeconomico aiuterebbe, ma, come del resto dimostrano anche i grafici che abbiamo visto (o rivisto) non è detto che sarebbe risolutivo. La discesa della quota salari, o, se volete, la stasi del salari reali, è iniziata infatti quasi venti anni prima della moneta unica, e se da un lato è vero che il vincolo esterno monetario era già in opera (attraverso il meccanismo di cambi fissi ma aggiustabili dello SME), è pur vero che all'epoca una parte dell'aggiustamento poteva ancora essere scaricata sui cambi (come accadde nel 1992). Nell'unione monetaria il sentiero che la politica economica può percorrere è particolarmente stretto, come ricordava il buon Pier Carlo. Credo converrete con me che lui questo sentiero lo ha percorso con minori risultati del Governo attuale, sia in termini di dinamica salariale, che in termini di assetto dei conti con l'estero. Avere al tempo stesso il massimo storico dell'occupazione e della posizione netta sull'estero non è senz'altro merito di questo governo: probabilmente è molto più merito del fiscal overkill messo su dal PD e dalla troika. Fatto sta che le accuse fatte a questo governo di aver causato la crisi salariale "perché non ha approvato il salario minimo" sono piuttosto ridicole, ne converrete. Non è questo che dicono i numeri.
Qualcuno potrebbe obiettare: "Certo, ma i numeri dicono anche che si potrebbe fare di più! In fondo abbiamo recuperato un buon margine di competitività, potremmo anche spingere di più sul meccanismo deficit-investimenti pubblici-crescita-occupazione-aumento dei salari, senza compromettere troppo i nostri conti con l'estero!" Questo argomento ha una sua tenuta logica ed è esattamente quello che farei anch'io da professore. C'è però un pezzo di complessità del reale che temo sfugga anche a voi. Nei modelli econometrici la spesa pubblica è una variabile, G, che si può far aumentare o diminuire con un clic. Nella realtà, ci sono di mezzo non solo la Ragioneria Generale dello Stato e le regole europee, ma anche il codice degli appalti, la Corte dei Conti, i bandi europei, gli uffici dei ministeri, delle regioni, delle province e dei comuni, dove il personale non c'è, o è troppo anziano, o non è abbastanza formato (perché c'è stato il blocco del turn over, ricordate?), o è troppo scojonato, perché solo l'anno scorso sono stati allocati dieci miliardi per un primo rinnovo dei contratti. Vi ricordate quando pareva crollasse il mondo perché avevamo proposto un deficit al 2,4%? Vi ricordate poi come andò a finire? Che si spese l'1,6%. Come mai? Perché la macchina amministrativa di cui disponiamo, logorata da anni di austerità a trazione PD, non è in grado di assorbire il carico di lavoro necessario per seguire la mole di spesa che astrattamente sarebbe necessaria per rimettere in piedi la baracca. Avrebbe senso far ripartire la solfa dello spread, attirare su di noi invece su chi se la merita (Francia e Germagna) l'attenzione dei mercati, per fare promesse di stimolo di bilancio che poi non saremmo in grado di mantenere? Varrebbe la pena di sostenere in anticipo il costo dell'incertezza sui mercati, senza poter incassare a valle il beneficio dello stimolo di bilancio, solo per far contento er sor Perepè, il compagno Rizzovich, e Foffoletta647827 su Twitter?
Può darsi che secondo voi questo sia essere keynesiano. Non credo che funzioni così, ma ove mai fosse, devo dirvi che preferisco, per me e per voi, essere giorgettiano, o semplicemente napoleonico: "Non bisogna mai interrompere un nemico mentre sta facendo un errore!". Ripeto: perché dovremmo schiantarci sui mercati noi, ora che stanno shortando gli OAT?
"Ma er popolo soffrono, laggente ci hanno fame!"
Beh, sì, questo credo di saperlo, ma è pur vero che siamo in democrazia, e quindi se ci troviamo su un sentiero stretto questo in qualche modo è avvenuto per scelta del popolo sovrano, cui a questo punto, nel suo interesse, dobbiamo sconsigliare di buttarsi di sotto (per questo basterebbe un PD qualsiasi, che ovviamente correrebbe in soccorso degli angioini)! Sapete benissimo che cosa penso di questo percorso: non l'ho scelto, lo trovo irrazionale, ve ne ho spiegato i limiti in lungo e in largo. Ma finché i commenti al grafico dei salari reali sono quelli che ho suscitato su Facebook, vi assicuro che non avremo (e infatti non abbiamo) la forza politica di fare una cosa che in questo momento tra l'altro è inutile: forzare delle regole che... stanno logorando i nostri nemici!
Quindi alle lamentationes de "er popolo" (che ha quello che desiderava) si provvederà, come è giusto, ma mantenendo un quadro ordinato e mantenendo margine di competitività. Ognuno di noi, istintivamente, tende a ragionare in modalità BAU (business as usual). Eppure dovreste sapere, perché è un po' che ne parliamo, che sono dietro l'angolo una guerra e una crisi finanziaria (whatever comes first).
Non è il momento migliore per farsi notare.
E se Foffoletta647827 ci toglierà il follow, ce ne faremo una ragione: non sapendo chi è, ignoriamo l'entità del lutto che dovremmo elaborare, ma possiamo precauzionalmente stimarla a zero e tirare dritto.
Dichiaro aperta la discussione generale (già immagino gli iscritti a parlare...).
Appendice
Per estendere fino al 1970 le serie di contabilità nazionale ho usato una vecchia versione della contabilità trimestrale dal 1970q1 al 1996q3 che avevo usato per un aggiornamento di questo modello. Naturalmente le serie erano in miliardi di lire anziché in milioni di euro. Inoltre la base dei prezzi era in quel caso il 1990 anziché il 2020. Ne consegue che rifacendo i calcoli separatamente sui due database veniva fuori una roba simile:
con una evidente soluzione di continuità, determinata dai due fattori sopra ricordati (diversa valuta, diversa base dei prezzi) e da una serie di revisioni minori, ad esempio nei criteri di revisione degli occupati. Per ottenere una serie relativamente uniforme ho convertito tutto in euro usando il noto cambio irrevocabile (666 lire per euro) e ho retropolato indice dei prezzi e occupati dipendenti utilizzando i tassi di crescita delle vecchie serie, applicati al primo valore delle nuove. Naturalmente all'ISTAT storcerebbero il naso, ma qualora desiderassero applicarsi loro al compito di ricostruire le serie di CN trimestrale fino al 1970 non credo che con metodi molto più sofisticati otterrebbero risultati particolarmente diversi, tanto più che qui quella che ci interessa è l'informazione "a frequenza zero", su cui le revisioni di cui vi parlavo non impattano (come non impatta la conversione in euro, che è semplicemente una moltiplicazione per una costante).
Quanto alla ricchezza esterna delle nazioni, i tassi di cambio reale vengono da qui e la posizione netta sull'estero viene da qui. Come ricorderete dal post del 2022, l'indicatore di competitività è dichiaratamente discutibile: si tratta del tasso di cambio bilaterale fra Italia e Germania, che quindi misura la competitività rispetto a un particolare partner commerciale, mentre la posizione netta è riferita all'intero resto del mondo. Fatto sta che per le caratteristiche strutturali della Germania e per il peso che ha nel nostro commercio questo indicatore è molto esplicativo delle vicende del nostro indebitamento estero, con un coefficiente di correlazione attorno a -63%.
Visto che si parla di salari reali (e quindi di inflazione calcolata dall'ISTAT) riporto il peso delle varie voci di spesa contenute nel paniere ISTAT: https://www.istat.it/wp-content/uploads/2025/02/ponderazione-classi_2025_pesi-definitivi.xlsx
RispondiEliminaContinuo a non capire perchè il paniere non comprenda il valore di acquisto di una casa e perchè l'affitto abbia lo stesso peso della bolletta del gas: 2.7% ( e quasi lo stesso delle sigarette 2%)
Con tutta la migliore buona volontà, non riesco a immaginare la casa come un bene di consumo. Sul resto, se vuoi posso informarmi.
EliminaNon è un bene di consumo ma è un elemento che incide sui soldi che ha effettivamente in tasca chi lavora. Se devo comprare casa e questa costa come 10 anni di stipendio o 20 o 30 anni la cosa incide parecchio sui soldi che ho effettivamente in tasca.
EliminaDimenticavo: sì, se non le pesa se potesse scoprire la risposta a questa domanda:
Elimina"La spesa per la bolletta del gas è molto inferiore a quella dell'affitto, perchè hanno lo stesso peso ?"
Forse perché il gas lo pagano tutti e l' affitto solo una ridotta minoranza ?
EliminaCaro Tommaso, le teoria è diffusamente spiegata qui:
Eliminahttps://www.istat.it/it/files/2013/04/Indice-dei-prezzi-al-consumo.pdf
e credo se ne possa desumere un dato che temo possa dispiacerti: non sei solo al mondo. Si stima che oltre il 70% degli italiani viva in una casa di proprietà, cioè non paghi l'affitto, il che credo spieghi perché in un indice che deve tenere conto della situazione complessiva la rilevanza di questa voce sia contenuta.
@passavo diqui ecco, siamo arrivati insieme. Sì, le cose stanno come dici tu.
EliminaGrazie mille per il documento che mi ha indicato.
EliminaNon stavo comunque facendo riferimenti a me stesso (la mia famiglia ha diverse case e non pago l'affitto), la mia era una curiosità di principio. Sin da piccolo mi è sempre piaciuto capire il principio di funzionamento delle cose e grazie al documento che ha trovato ora approfondisco.
Anche perchè anche considerando che il 70% della popolazione non paga l'affitto mentre tutti pagano il gas a colpo d'occhio, come ordini di grandezza, c' è qualcosa che continua a non tornarmi.
Beh, ad occhio e croce il costo complessivo del gas dovrebbe valere 3000€/anno a famiglia che corrisponderebbe al peso di un 7000€/ di affitto a famiglia .
EliminaPiù strano mi sembra il "peso" del tabagismo che con questo schema varrebbe 2000€/famiglia mentre in realtà gli italiani fumano sempre meno.
Ma qui non si può sospettare di "malizia" il governo , perché "il fumo" è sempre il primo ad essere tassato.
Sul sito ARERA (organo istituzionale: https://www.arera.it/comunicati-stampa/dettaglio/gas-bolletta-a-12-per-i-consumi-di-ottobre) è riportato il consumo medio a famiglia di gas: 1400smc.
EliminaOra 1 smc costa 32 centesimi, quindi la spesa media è circa 450€ a famiglia.
Circa come un solo mese di affitto: https://www.istat.it/wp-content/uploads/2024/10/REPORT_Spese-per-consumi_2023_rev.pdf (pag.8). Fino a martedì non ho modo di leggere il documento indicato dal Professore, cmq secondo me qualcosa che non quadra c'è.
@Tommaso
EliminaNella bolletta non c'è solo il costo della materia prima. La spesa tipica per 1400 smc, tra costi fissi, tasse, etc, è intorno ai 1.400 € annui. Per verificare si può usare il comodo portale offerte ARERA:
https://www.ilportaleofferte.it/
Ovviamente il mio era un conto estremamente " a braccio" datosi che "il gas" è consumato anche al livello industriale per un sacco di applicazioni a cominciare dalla produzione di energia elettrica.
EliminaAnzi , da questo punto di vista mi stupisce che "pesi" così poco
L'unico Ph.D. a cui do ancora ascolto, è il duo formato da Jim Diamond e Tony Hymas (quest'ultimo veramente un grande musicista).
RispondiEliminaParlando di salari. In una trasmissione se non ricordo male dove lei era ospite si era parlato di fiscal drag. Se Landini facesse il suo lavoro molte persone finirebbero nello scaglione successivo. O se ipotizzassimo che i salari reali fossero andati bene avremmo moltissimi dipendenti che gli tocca fare gli operai, insegnanti, dipendenti pubblici con 35% di tasse... Quasi la metà.
RispondiEliminaAppunto sarebbero da rivedere le soglie almeno di qualche migliaio di euro tra un passaggio e un altro...
Buonasera innanzi tutto. Con riferimento ai colli di bottiglia della spesa per investimenti dovuti all'inadeguatezza del capitale umano, specie degli enti locali, chiedo se siano state ipotizzate e/o già sperimentate forme di distacco o comando incentivato di personale tra le amministrazioni anche a fini di formazione. In questa prospettiva, forse si potrebbe ipotizzare di coinvolgere il personale di aziende di Stato, penso soprattutto ad Anas e Ferrovie di Stato, o partecipate, i cui uffici appalti hanno sicuramente personale dotato della competenza necessaria. Se poi per finanziare l'operazione si attingesse, dirottandone la programmata destinazione all'industria tedesca, alle ingenti risorse del PNRR, ne sarei particolarmente lieto.
RispondiEliminaCondivido in pieno questa affermazioni anzi sono anni che sostengo ad esempio che le finanziarie regionali debbono essere oggetto di un riconoscimento di status pari ad esempio ad Invitalia cosa peraltro prevista anche dai regolamenti UE che definisce questi enti agenzie territoriali. Ciò aiuterebbe a trasferire i fondi in affidamento diretto a strutture in grado sotto indirizzo politico di fare da banca del territorio allocando le risorse in maniera efficiente invece dei continui bandi fatti da strutture all'interno della PA che mirano solo a mantenere inutili dirigenti che premiano il loro circolo magico con incarichi, premi ecc. solo nel loro interesse e dopo aver costruito una narrazione dirigenziale che l'Assessore di riferimento non è in grado di controllare. Non si fa la polica industriale con inutili bandi sull'imprenditoria femminile, giovanile, attrazione investimenti, ZLS. Il territorio cresce quando vengono pianificate politiche che affiancano le scelte nazionali e nelle partecipate più volte trovi di quelle professionalità che negli enti te lo scordi.
EliminaCon tutto il rispetto, apprezzo lo spirito della proposta, ma le stesse partecipate non sanno come star dietro alla mole di lavoro che c'è da fare dopo un decennio di investimento pubblico netto negativo! Qui l'unica soluzione sapete quale sarebbe: quella descritta a pagina 281 (quarto capoverso) del Tramonto dell'euro. Considerando che nel 2018 er bobolosovrano ha dato la maggioranza relativa ai "decisivi" per l'elezione della von der Leyen, non ci resta che attaccare al blog un cartello con scritto: "Scusate il ritardo. Stiamo lavorando per voi, scusate il disagio (che ci avete provocato)!"
EliminaPer forza che non arrivano a stare dietro alla mole di lavoro quando per invidia e rivalità i dirigenti pubblici bloccano a questi enti il piano dei fabbisogni di assunzione solo per fare in modo che non siano in grado di lavorare in modo da gestire loro i soldi senza alcuna idea..
EliminaBuongiorno Gil,
Eliminaal netto del sapore pentastellato che lascia il commento, come di consueto le cose sono un attimo più articolate. Il prof. Bagnai ha giustamente citato diversi soggetti che, a vario titolo, concorrono nell'attuare l'indirizzo politico.
Un ulteriore ostacolo risiede nell'operatività di gran parte di questi soggetti, vittime delle varie riforme Bassanini. Il vero capolavoro del Nostro fu quello di prevedere un assetto che dissimulava scelte politiche dietro a presunte necessità tecniche; di converso, è pure possibile contrastare scelte politiche -sgradite, si intende- sbandierando inesistenti imperativi tecnici.
Piaccia o meno, l'apparato amministrativo fa politica e, nell'assetto attuale, la fa molto meglio, in modo opaco.
Tutto questo prima ancora di entrare nel merito della complessità delle norme, della bontà del personale chiamato ad applicarle e del ruolo della magistratura; questa che, buona ultima, un giorno suona il campanello chiedendo conto, usando il passato prossimo, di eventi degni del trapassato remoto.
Ehm... il secondo commento di Gil mi induce a pensare che tetrosalame abbia un palato più raffinato del mio. In effetti io il rancidume grillino nel primo commento non l'avevo sentito, ma nel secondo direi che è impossibile non accorgersene: un po' come quando durante una passeggiata in montagna ti mangi il lampone su cui era poggiata una cimice...
EliminaNon sono affatto grillino vedo tranquillamente la realtà in certe situazioni bisogna trovarsi e vedere con i propri occhi insinuare che una persona abbia certe idee che non ha, mi pare sinceramente una scusa per non affrontare la realtà... quando non comod, ecco la scusa sei grillino mi pare più o meno la tecnica piddina non la pensi come me e allora sei fascista
EliminaNon capisco quale sia la realtà scomoda! Sarà scomoda per te, che hai avuto problemi col tuo capufficio, non per me. Quando si parla di motivazioni soggettive come "invidia e rivalità" in un discorso che viene condotto utilizzando categorie oggettive come quelle che afferiscono al tema della distribuzione del reddito che cosa vuoi che ti si dica? Che "c'è tanta cattiveria nel mondo, signora mia!" Sinceramente nel tuo commento ho anche qualche difficoltà con la sintassi, che me ne offusca il contenuto. Non è chiaro chi, secondo te, voglia ostacolare cosa (ma è chiaro il perché: "invidia e rivalità"). Poi magari si scoprirà che sei in una graduatoria bloccata perché qualche tuo amico ha fatto ricorso al TAR e il giudizio pende a Palazzo Spada. Non so, se si ragiona per aneddoti inevitabilmente ci si avvita...
EliminaPurtroppo per me le cose sono chiare, non si scoprirà nulla e io non ho amici che fanno ricorsi bloccando le graduatorie, ho espresso solo un'opinione motivata da quello che ho visto, inoltre mi rincresce che alla situazione della dirigenza pubblica non sia posto negli anni alcun rimedio.. poi sinceramente che tale categoria venga definita da Tetrosalame vittima mi fa soltanto sorridere d'altra parte da uno che da parenti di grillismo agli altri non potevo che aspettarmi questo... Magari sarà un Dirigente pubblico abituato a premiare i migliori e le competenze facendo dirigenti coloro che sono nel suo cerchio magico.. perché tanto funziona così e questa è la realtà.. ma la cosa più interessante è sapere da Tetrosalame in base a quali criteri lui da patenti di grillismo a gente che non conosce, chi lo ha deputato al rilascio di tali patenti ed infine se la patente è a punti. Per inciso i signori grillini non mi hanno permesso di andare al lavoro venerdì con blocchi stradali, blocchi ferroviario e amenità varie e ho dovuto prendermi un giorno di ferie. Mi piacerebbe consumare un giorno di vacanza quando lo decido io, non quando lo decide Landini, il PD, Avs, i cinque stelle o no terzo mandato come volete chiamarli e centri sociali vari. Chiudo dicendo che purtroppo la dirigenza pubblica è intoccabile ed è un corpo a se ed è da anni che bisogna porre rimedio visto che è totalmente fuori controllo e autoreferenziale. Probabilmente il ragionamento non interessa amen e noto che il mio contributo di riflessione si è rilevato vano pensavo si potessi tranquillamente esporre un punto di vista diverso.. mi sbagliavo ... peccato
EliminaGil,
Eliminase non è pentastellato buon per lei; i suoi due commenti, tuttavia, hanno tutte le caratteristiche per rientrare a buon titolo nella categoria "Rizzo & Stella" (ovvero: generalizziamo, tanto se so' magnati tutto quindi mandiamo ogni ragionamento in vacca).
Se vuole essere più preciso...
Non so chi sia tu o lei per dare patenti tipo "se non lo è buon per lei" vuole dire che hai etichettato con sufficenza e superficialità e hai la coda di paglia.. i giudizi dalli sui tuoi conoscenti e non su chi non conosci e cerca di essere meno arrogante sono più che preciso non fare il furbo che hai capito benissimo
EliminaNo Gil, non abbiamo capito molto se non che hai qualche motivo di acredine perché ritieni di aver subito delle discriminazioni in un posto di lavoro pubblico (il cerchio magico e le ricompense date a chi non se lo merita sembrano puntare in questa direzione). Ce ne spiace, ma non riteniamo che questo abbia rilevanza sistemica. Questo modo di ragionare, poi, è ontologicamente grillino, che ti piaccia o meno. Puoi anche votare Casapound, o AVS, il problema non è politico, è antropologico. Attenzione: non sto dicendo che vada tutto bene nel pubblico. Sto dicendo che gli aneddoti per loro natura possono essere solo stampati sulla stampante della Merkel. Chi è qui da un po' se la ricorda.
EliminaPer me invece ha rilevanza sistemica perche' senza interventi il cambiamento auspicato non avverrà. Sul fatto poi di etichettare la gente mi sembra un modo di ragionare piddino. Questa volta non sono d'accordo e non mi piace. Penso sia la prima volta che non andiamo d'accordo. Cmq visto che i punti di discussione da me evidenziati non interessano pazienza evitero' di intervenire così evitero' giudizi arbitrari peccato avevo partecipato sempre con entusiasmo.... PS vedo che Tetrosalame dà anche patenti di Rizzostellismo deve essere onniscente ed avere un sacco di abilitazioni, sarebbe interessante capire a cosa mira dando patenti... ad ottenere consenso e approvazione ? A me hanno sempre insegnato che per giudicare le persone bisogna conoscerle e avere visto come si muovono mentre per giudicare i fatti bisogna vederli ed avere le carte purtroppo questo non conta più.. si da' un giudizio su uno.. se una situazione non va invece di mettere in campo dei correttivi si assolutizza il concetto in modo da annacquare il problema .. questo è.. poi diamo pure patenti queste si per non affrontare il problema e mandare a remengo il discorso.. poi sul fatto di generalizzare mi pare che anche chi da patenti generalizzi.. ma pazienza .. è così prendo atto amen non dico neanche che sono amareggiato perché tanto non frega a nulla..
EliminaScusa Gil, qui non dobbiamo essere sempre d'accordo. A me sembri poco lucido e avrai i tuoi motivi che rispetto. Non sto dicendo che la PA non abbia i suoi problemi e che la dirigenza pubblica non debba essere riformata o sia infallibile. Sto dicendo che il tuo discorso ha una venatura di vittimismo e di risentimento che lo rende poco intelligibile e poco credibile. Se hai proposte tecniche da fare, siamo qui per questo. Se sei qui solo per sfogarti, siamo qui anche per questo (da quattordici anni), ma poi non prendertela se qualcuno che vuole tenere la discussione sul tecnico si infastidisce. Quali siano i punti di discussione da te evidenziati, lo confesso, non lo capisco.
EliminaGil,
Eliminainvito a rileggere il commento delle 14:07: i soggetti danneggiati dalle varie riforme Bassanini sono le amministrazioni, non il personale in servizio.
Per il resto non ho capito granché, sicuramente è un limite mio. Buone cose.
😂😂😂
EliminaBuonasera, io fui ospitato qui qualche anno fa: https://goofynomics.blogspot.com/2022/08/ioh-non-dimenticooh.html
RispondiEliminaQuello sono io. Non solo rinnovo i ringraziamenti per aver avuto la possibilità di condividere con voi le vicende che mi hanno colpito in quel periodo e ricevere un po' di comprensione (da parte di chi ancora ce l'ha) ma ora vorrei portarvi una buona notizia: ho ricevuto un regalo inaspettato per i miei 58 anni, un regalo veramente grande. Dopo anni di ricerca inutile ho finalmente trovato un nuovo impiego lavorativo con condizioni decisamente migliori che mi sta permettendo di dedicare un tempo più ampio alla mia famiglia. Oltre a ringraziare il Cielo di questo dono, vorrei ringraziare anche chi si è impegnato a contribuire a quella leggera impennata degli ultimi anni: una piccola virgola nei grafici ma una grande opportunità per me e per chi mi vuole bene.
Bene, sono lieto che le cose vadano meglio. I piddini hanno ampio e pieno diritto di vivere nel mondo che loro hanno voluto, noi abbiamo diritto di non vivere nel mondo che hanno voluto loro, per cui se il nostro tentativo di trasformarlo aiuta chi si rende conto di quanto assurdo sia il mondo che abbiamo ereditato, beh, questo ovviamente ha un valore doppiamente positivo!
EliminaLei dimostra di essere keynesiano nel suo pragmatismo e nella capacità di adattarsi alle circostanze senza perdere di vista l'obiettivo.
RispondiElimina"il capitale ha decisamente più del solito il coltello dalla parte del manico" è un assioma di cui non credo l'ineluttabilità (e neanche Trump a quanto pare) e soprattutto non giustifica le manchevolezze della politica nell'intraprendere e portare a compimento le azioni necessarie. La verità è che le cose sbagliate sono più facili da perseguire, quelle giuste sono piene di ostacoli, insormontabili per gli arrendevoli e fastidiosi per i vili (della politica). Ogni riferimento a Tajani, Meloni e compagnia teatrante è puramente causale. Bravi, ma non bravissimi
RispondiEliminaPerdonami, questo inconsulto accesso di sicceroismo ("si cc'eri tu" ovviamente facevi - cioè avresti fatto - sfracelli, ne siamo certi!) promuove qualche ulteriore considerazione. A me sembra che è proprio quanto sta succedendo in queste ore a dimostrare che il capitale ha sostanzialmente vinto la lotta di classe, come Murdoch disse tempo addietro. La possibilità, qui in Italia, per la sinistra di organizzarsi per difendere i diritti dei lavoratori non può che passare per una implicita ma non meno dolorosa ammissione dell'averli laidamente traditi. Il coltello è stato consegnato al capitale dalla sinistra quando ha deciso di cominciare a scodinzolargli intorno (diciamo dal divorzio Tesoro-Banca d'Italia in giù), e ormai ne sappiamo i motivi. A questo punto, quali sarebbero le fantomatiche "cose giuste ma difficili da fare" che hai in mente? Se si resta nel pensiero magico "sinistra buona-destra cattiva" vedo un po' complicato arrivare a una sintesi. Qui da sempre ci poniamo il tema della distribuzione del reddito. Chi se lo pome a targhe alterne per evidenti fini strumentali non mi sembra molto più nobile di chi non fa "la cosa giusta" secondo un anonimo commentatore dall'incerta punteggiatura. Puoi essere più specifico?
EliminaPer amor di precisione, era Warren Buffet:
Eliminahttps://www.goodreads.com/quotes/123058-there-s-class-warfare-all-right-but-it-s-my-class-the
Poco cambia, Murdoch è sicuramente d'accordo.
Consiglio ad anonimo di leggersi il commento di Marco_A:
https://goofynomics.blogspot.com/2025/10/55-anni-di-salari-italiani-trimestrali.html?showComment=1759611570664#c8195405646083876698
Piccoli quanto si vuole, a mio parere neanche così piccoli, ma cambiamenti di rotta si vedono e continuano a vedersi.
Comunque, pensare che Trump stia tentando di rivoltare il coltello contro sé stesso mi sembra un po' troppo ottimistico. La sua azione fa comodo, bene approfittarne, ma non ci conterei più di tanto.
Scusa, era Buffet, non so come mi sia passato per il capo Murdoch. Insisto su un punto: anche se capisco che sia stata diffusa per corroborare il morale della truppa, l'idea che Trump e Musk siano uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuno di nooooooooooooooooooi! l'ho sempre contestata, come sapete, e anche questo sarà parte dei QED che discuteremo al #goofy14.
Elimina@Blog di cortesia et Bagnai: a me pare che Trump stia facendo il lavoro sporco, poi siamo tutti d'accordo che sia principalmente un uomo d'affari; la differenza è che lui non solo fa gli affari suoi, ma anche quelli degli altri, e di questo dobbiamo rendergliene merito se non altro perchè ai goofynomici instilla ragionamenti e deduzioni utili in futuro, chissà. Fa sempre comodo fare squadra con un bravo sbocciatore e, se la fortuna lo assiste, bisogna essere preparati ai nuovi assetti sul campo di gioco
Elimina@Alberto Bagnai
EliminaAssociazione freudiana tutt'altro che peregrina: finanza e mezzi di informazione, le due armi più affilate.
Per quel che riguarda Trump, preciso che la mia osservazione era per anonimo. La sua posizione in proposito è sempre stata cristallina, a partire da "il compagno Trump". Sul tema è bene ricordare anche il noto aforisma di Kissinger:
"America has no permanent friends or enemies, only interests."
Trump non fa e non farà eccezione, a prescindere dalla classe di appartenenza.
della sinistra non parlo perchè estinta da lustri, ma sono anche stanco di sentire promesse pirotecniche che poi si rivelano puntualmente un fuoco fatuo; la tassazione delle banche è solo l'ultima evidenza di una sfilza di buoni propositi puntualmente disattesi
RispondiEliminaNon sono sicuro che sia un "buon proposito": anche qui, dipende dalla metrica. Comunque sul punto hai ragione.
EliminaIl giardinaggio elettorale è un'arte difficile: troppe promesse marciscono la pianta del consenso, troppo poche la fanno seccare. Se poi è già molto secca (dice nulla l'affluenza alle urne?), il dosaggio è ancora più complicato.
EliminaGiorgia, almeno finora, dimostra di avere un discreto pollice verde. E poi ci sono le cavallette, che non mancano mai.
666 lire per "euro" 😂
RispondiEliminaIl numero della Bestia è 1936,27.
EliminaMa non si potrebbe semplicemente fare una legge che impone un aumento annuo di tutti gli stipendi del due percento reale?
RispondiEliminaLegge da sospendere se la posizione creditoria netta sull'estero si avvicina troppo allo zero.
Troppo semplice? Sicuramente non ha i problemi di burocrazia che limitano la spesa pubblica.
Solo per capire: che cosa intendi per 2% reale? Che i salari nominali aumentino realmente (cioè effettivamente) del 2%, o che i salari reali aumentino del 2% (e quindi quelli nominali di un po' meno del 4%)?
EliminaBuongiorno AR,
Eliminaa prescindere dal merito, sul quale non ho le competenze per dire alcunché, un appunto sul metodo: una legge -ordinaria- del genere, almeno riguardo il settore privato, verrebbe censurata per contrasto con gli artt. 2, 3 e 41 cost.
Con quali esiti...dipende dall'aria che tirerà in Corte costituzionale.
Dimenticavo: i problemi di limitazione alla spesa pubblica li dà direttamente l'art. 81 cost., grazie alla L. Cost. n. 1/2012.
EliminaIl nome di qualche protagonista:
NAPOLITANO (starring as PdR)
Monti, Presidente del Consiglio dei Ministri
...e la maggioranza che li sosteneva.
Aumento minimo nominale pari a inflazione+2%. Quindi sì, qualcosa come il 4% all'anno.
EliminaRiguardo l'incostituzionalità non credo francamente. Alla fine è solo un graduale aumento dei costi per il settore privato. Se fosse per principio incostituzionale allora varebbe anche per qualsiasi altra legge, tipo: la fattura elettronica, la formazione del personale, tutto l'anbaradan green, ecc... Praticamente tutte le leggi aumentano i costi per il settore privato e quindi non vedo problemi per quello che ho proposto.
Ok, 4% all'anno nominale e quindi 2% reale con crescita reale attorno all'1%. Naturalmente la quota salari crescerebbe, immagino, ma la competitività si deteriorerebbe molto in fretta e diverse imprese dovrebbero chiudere, esattamente come nel 2012, se pure per motivi diversi. Non si tratta di Costituzione, si tratta di aritmetica.
EliminaMah, ho l’impressione che troppa gente non si renda conto di quanto lungo e difficile sia il sentiero che ci può portare fuori dal guano. È per questo che ho totale fiducia in un Prof. camminatore e montanaro.
EliminaMah, forse qualche impresa dovrebbe ristrutturarsi ma è giusto così. Devono muoversi per aumentare la produttività. Ma hanno tutto il tempo per farlo.
EliminaNon capisco bene invece il parallelo con il 2012. Da quello che ricordo io aumentarono le tasse alla gente e si ridussero i consumi interni. Se aumentano gli stipendi invece dovrebbe avvenire l'opposto.
AR,
Eliminapuò darsi benissimo che mi sbagli e metta le mani troppo avanti, ci mancherebbe. Io vedo questi -possibili- problemi nel settore privato: per parte datoriale mi lamenterei di una indebita invasione dello stato nell'autonomia contrattuale privata, della pretesa di trattare il lavoro privato in modo dirigista come per il pubblico e via dicendo; per parte sindacale mi lamenterei della stessa cosa, ricordando inoltre a me stesso che, in quanto sindacato con la S maiuscola, quello di bastonare i lavoratori è compito MIO.
Certo le lamentele di chi vuole che rimanga tutto com'è adesso ci sarebbero.
EliminaConfindustria e Sindacati sono secondi solo alle banche come zavorre-parassiti del paese.
Ma si potrebbe anche provare a spiegargliela.
Tipo:
1 - riduzione dell'incertezza: sai già che ci saranno gli aumenti quindi puoi programmare gli investimenti per tempo;
2 - riduzione del deficit pubblico: più spazio fiscale per aiuti ai settori in crisi;
3 - aumento dei consumi interni: quindi più fatturato per chi vive di quello (tipo il turismo nazionale, provate a chiedere come è andata questa estate in romagna)
4 - la fata fiducia: più reddito più fiducia dei consumatori, vabbè non è reale ma qualcuno lo convinci lo stesso;
5 - minore burocrazia e maggiore produttività: tra tutti i modi per dare più reddito ai cittadini è sicuramente quello con minori costi in ore di lavoro burocratico quindi il più produttivo;
6 meno casta-cricca-corruzione: nessuna intermediazione politica che riduce il beneficio per i cittadini, come vogliono i grillini e i Milei;
7 - temporaneità: non resterà come regola per sempre ma servirà a dare una scossa al sistema (qui tirerei fuori una motosega, che secondo me ci sta bene).
Forse ho dimenticato qualcosa ma sul grosso ci siamo.
Ciò significa che dagli anni 80 in poi la funzione di produzione KL ha funzionato quantomeno in parte a favore di K. Lo dimostra la quota salari in rapporto al PIL che è cresciuto (poco) solo per la traslazione appunto da una parte dei salari reali medi ad un aumento dei margini di profitto delle aziende.
RispondiEliminaNon l'ho capita. Esiste una funzione di produzione KL? Boh, può darsi: se esiste la KLEM può anche esistere la KL (anche se non è usuale chiamarla così). Che significa poi "funzionare a favore di..."? In generale, mi sembra poco coerente scomodare il ruolo della funzione di produzione nella distribuzione del reddito citando una funzione a rendimenti crescenti come Y = KL, che non essendo omogenea di grado zero non rispetta il teorema di Eulero. Non capisco. Qui il problema è molto chiaro: "i mercati" (cioè i fondi americani) hanno voluto prendere il controllo della situazione, diventando gli unici finanziatori dei Governi, per distorcere la distribuzione del reddito a proprio vantaggio (alti tassi di interesse significano alta rendita finanziaria). La funzione di produzione e i margini di profitto mi sa che c'entrano poco: è più una questione di rendita...
EliminaChiedo scusa per la semplificazione ma ciò che volevo intendere é che il sistema economico in cui il prodotto Y è generato da capitale K (siano esse rendite, dividenti, interessi o profitti d’impresa) e lavoro L, il confitto distributivo si è sbilanciato a favore di K ma più in particolare a favore della finanziarizzazione dell’economia. Tutto qui. Probabilmente Lei ha interpretato il mio commento nel senso tecnico e specifico della funzione di produzione.
EliminaA mio avviso, ciò ha portato a una dinamica in cui il capitale nel suo insieme ha smesso di concentrarsi sui profitti di impresa per favorire appunto rivalutazione asset e rendite, quindi a discapito anche della crescita.
EliminaLe chiedo se, secondo Lei, questa transizione, avvenuta negli ultimi 45 anni, possa essere letta come una prosecuzione del conflitto distributivo tra K e L, oppure come una nuova fase, in cui il capitale è disposto a muoversi anche contro la stessa crescita del prodotto reale. Oppure entrambe le cose.
Grazie.
Nel grafico "quota salari e inflazione" si vede che quando c'è un'accelerazione dell'inflazione la quota salari scende. È successo circa nel 72, 76, parzialmente nel 79 (anche se stava già scendendo), 2009 e 2021.
RispondiEliminaComunque volevo chiedere tre cosa da ignorante in materia.
Prima domanda. Come fa l'inflazione ad essere amica dei lavoratori, soprattutto se si considera che oggi i lavoratori hanno parecchio più capitale rispetto agli anni 70, e l'inflazione tende anche ad erodere anche il potere d'acquisto del patrimonio oltre che del salario.
Seconda domanda. Sulla svalutazione competitiva del 2015-2020. Da quello che capisco, la svalutazione può portare riduzione del salario reale solo se causa inflazione tramite aumento dei prezzi dei beni importati. Se commerciamo e importiamo principalmente con paesi dell'area euro, non dovrebbe essere normale che non ci sia un incremento dei prezzi all'importazione, quindi inflazione e quindi riduzione salari reali?
Terzo punto. Non sarebbe più corretto usare il salario reale orario per vedere l'effetto dell'inflazione sul potere d'acquisto? Potrebbe essere che si compensi la perdita di salario reale orario con maggiori ore lavorate.
Scusa, Alcy, ma ci sei o ci fai? Comunque apprezzo le tue osservazioni e i tuoi suggerimenti. Parto da quello che mi ha un po' sorpreso. Che uno shock inflazionistico non anticipato possa avere un impatto sui salari reali è relativamente incontestabile (è nella definizione delle variabili)! Trattasi però di movimento ad alta frequenza, di shock. Se guardiamo le basse frequenze, le tendenze, il grafico mostra chiaramente che all'epoca dell'inflazione a due cifre la quota salari era più alta. Questa è la tendenza di fondo, e da cosa dipenda mi pare che ce lo siamo detti. Questo è il motivo per cui non io, ma i comunisti (quelli veri) dicevano non che l'inflazione fosse amica dei lavoratori, ma che la deflazione fosse antioperaia: perché per ottenerla devi avere alta disoccupazione, e quindi lavoratori deboli, meno sindacalizzati, che soccombono nelle contrattazioni (perdendo terreno in termini di quota distributiva). Nei dati si vede questo. Questo per le prime due osservazioni. Quanto alla terza: perdonami, ce le avete gonfiate per anni, tu e gli altri drindrini, con la storia che le materie prime si pagano in dollari e quindi ci voleva la monetona fortona, e ora che non potete più nascondere che l'euro in realtà è stato volatile e piuttosto debole ci dite che il problema è il prezzo dei prodotti finiti che importiamo!? Ma fatela un po' di pace col cervello! Il petrolio era quotato in dollari quando c'era la lira e ora che abbiamo l'euro. Se la quotazione in dollari era un problema con la lira debole, perché non dovrebbe esserlo con l'euro debole? Ma veramente fai!? La verità è che l'inflazione non funziona come nelle vostre menti semplici, non è un fenomeno puramente monetario, ma dipende dagli assetti del mercato del lavoro molto più che da quelli del mercato valutario. Vuoi un esempio? Dopo la svalutazione del 20% nel 1992 l'inflazione in Italia scese (nel 1993 e nel 1994 diventò progressivamente più bassa). Ricordi perché? All'epoca lo spiegai.
EliminaCirca l'osservazione sul salario orario, mi sembra interessante. Può darsi che fenomeni di labour hoarding agiscano nel senso che dici, ma si tratta comunque di fenomeni transitori. Non credo che passando alle ore lavorate avremmo grandi sorprese, ma se trovo i dati faccio il conto, solo per il piacere di vedere che cosa altro vi inventerete per non rassegnarvi al fatto che il mondo vi dà torto!
Ma i drindrini si sa, hanno preso il pieiciddì nelle americhe del nord, e alcuni persino mentre erano sul but del Cicaco, raggiunto di corsa dovo aver mandato giù tanti Bocconi. Ma poi, messi lì sul vasone, quando la mano invisibile e magica del mercato non arriva a pulire, ci vanno i siluri di profondità, e all'occorrenza si possono sventolare persino le testate nucleari, dunque è fin troppo facile farsi ritornare i conti. Si può, quindi, anche capire che, da due o tre anni a questa parte, quelli siano diventati più nervosi, sboccacciati e scostumati, ma lasciamo che ad odorarseli, pardon adorarseli, restino quei pochi nostalgici austeri, con la testa vuota e la pancia piena.
RispondiEliminaPoi, per mia umile e ininfluente sensibilità, va tutto bene fino a: “... non è questo che dicono i numeri.”, perché si tratta di dati e analisi economiche, anzi direi va benissimo anche fino a: “...ed è esattamente quello che farei anch'io da professore.”, poi, proseguendo, si entra in politica, e, naturalmente, il discorso si fa più contraddittorio, come avrebbero detto gli idealisti di sinistra. Ecco a quel punto l'autodefinizione di “giorgettiano” non me la sarei augurata, non fosse altro perché colui proviene dal noto luogo di perdizione per futuri pieicciddì d'oltreoceano, quelli che insomma bastano le bombe per far tornare i conti ecc. E anche sullo shortamento degli OAT ci starei molto in campana; quasi certamente quando l'acqua arriverà alla gola degli angioini la Lagarde, o un'altra Christine, tirerà fuori l'esempio Draghi-Italia, naturalmente tacendo del duo Monti-Fornero, e certamente questo porterà solo e solamente a comprar tempo sull'ineluttabile, ma intanto gli shortanti avranno preso il bagno. Epperò su questo punto, ci va almeno una frase di Keynes, se per tutto il resto lo dobbiamo tenere in caldo: “Nel lungo periodo siamo tutti morti”, che stavolta varrebbe per lui stesso e non per quelli verso cui lui la lanciava. E temo che così accadrà se l'eccessiva prudenza rassomiglierà allo spavento, non fosse altro perché, se si deve credere che l'elettorato è sordo e ottuso, allora sarebbe meglio non prenderlo troppo a calci. A mio avviso, nella “congiuntura” attuale, basterebbe dare solo dei segnali, non sconsiderati, ma neanche troppo ambigui. Far appello agli industriali perché siano più generosi, ad esempio, sembra avere solo il carattere della barzelletta.
Certo che i bocconiani son gente proprio strana!
Per carità, qui siamo corsi spesso alle conclusioni troppo rapidamente. Vuoi un esempio? Eccolo. Tuttavia nel frattempo abbiamo imparato a inserire le variabili politiche nei nostri scenari. La Lagarde potrà fare quello che vuole, sta già facendo molto, nonostante qualche fesso su Twitter lo neghi, ma non potrà smorzare le banlieue in fiamme, e questo i mercati lo sanno.
EliminaQuanto ai segnali che bisognerebbe dare, la domanda è: a chi?
A chi ci ha messo in questo gran casino qualche segnale lo si sta dando.
Ma no! Ma chi se ne frega di questi decerebrati; finché continuano a circondarsi di trasmissioni Forneri e di quelle sul riscaldamento globalle, la destra può dormire sonni tranquilli, e non deve fare proprio nulla per acquisire la famosa egemonia culturale, ci pensano loro da soli a finire di disintegrare la loro. Anzi, da questo punto di vista, le uscite polemiche della Meloni sono anche controproducenti, basterebbe lasciarli fare, fanno harakiri da soli.
EliminaTuttavia la voglio dire brutale. Se il nemico pubblico numero uno, e da tredici anni, quello su cui sono puntate tutte le artiglierie pesanti: i Robert, cioè Salvini, viene, in qualsiasi modo, disinnescato, mi si gela il sangue, è finita, torna la fossa, e definitiva stavolta. E non mi fido neanche dei famosi “alleati”.
Grazie
RispondiEliminaTemo purtroppo che la crescita reale degli anni '70 sia sovrastimata perché considerando i salari reali lordi anziché netti non si considera gli effetti del fiscal drag. Gli strumenti dell'epoca non erano adeguati ad una crescita inflazionaria che ha portato a quadruplicare i prezzi nel giro di 10 anni. Il rapporto salari / PIL potrebbe essere non significativo, poiché influenzato sia da altre variabili (esempio crescita del numero di lavoratori autonomi, sia, probabilmente, dal fatto che anche lì si considera il salario lordo. L'Euro e lo SME ci ha penalizzato per gli interessi reali troppo elevati, ma gli investimenti pubblici non sono stati oculati. Come già detto occorre cercare di allineare i tassi di interesse reali a quelli della media UE, ma anche saper razionalizzare le spese, che non significa farne meno ma evitare sprechi. Grandi opere pubbliche incompiute faranno crescere il PIL, ma solo nell'immediato, poi c'è da pagare il conto. Come lo stiamo pagando per le follie del bonus 110%, che andava fatto in misura inferiore, tenuto conto dei redditi dei beneficiari e evitando di estenderlo alle seconde case, senza obbligo di acquistare un "pacchetto" di migliorie, ma lasciando più scelta al singolo.
RispondiEliminaMamma mia Corrado che palle! Riattacchi sempre lo stesso disco! Quindi era sovrastimata anche la crescita del Pil reale negli anni '70 perché c'era er fiscal dragghe (concetto che avete recentemente maleappreso dai vostri capi influencer, che vanno di sconfitta in sconfitta...)? I salari reali crescevano di più, cioè i lavoratori prendevano di più, perché c'era più da dare, semplicemente. E c'era più da dare (e la distribuzione era più favorevole al lavoro) perché si era in un contesto istituzionale meno irrazionale. Tu puoi anche continuare con i tuoi argomenti pseudotecnici, ma il fatto stilizzato principale resta questo, e se anche disponessimo, che so, di microsimulazioni sull'impatto del fiscal drag sul reddito disponibile nominale della famiglia tipo, saremmo alle frazioni, non ai numeri interi, perché un conto è una crescita al 3%, e un conta quella allo 0.7% cui siamo condannati da quando siamo immersi nel progetto deflazionistico europeo.
EliminaAd una rapida occhiata ai motori di ricerca scopro che la crescita del PIL in teoria negli anni 70 è ben più bassa di quella dei salari e contestualmente si è impennata la pressione fiscale. Due importanti indizi che supportano la mia tesi. Poi inizialmente alla crescita del PIL concorrono spese pubbliche poco utili, poi i nodi vengono al pettine. E' ben diverso costruire un ponte che non si finisce mai da una ricerca che porta alla scoperta di farmaci rivoluzionari. Inizialmente a livello di PIL potrebbe non notarsi la differenza, poi il gap aumenta sempre di più. Non è l'inflazione che ha fatto crescere i salari ma i conseguenti tassi reali negativi, probabilmente più bassi rispetto al resto d'Europa. Peccato che abbiamo investito male. Poi sono arrivati i tassi reali usurai e abbiamo anche investito meno. Dobbiamo risolvere entrambi i problemi. Lo dico da Euroscettico da circa 10 anni e più che dai tuoi post sono rimasto scioccato dagli avanzi primari dell'Italia dal 1990 in poi, a cui corrisponde purtroppo un rilevante aumento del debito pubblico. Quando togli investimenti pubblici e privati per far spazio agli interessi non può che andar finire male. Se poi quei pochi investimenti che fai non sono nemmeno utili...
EliminaPerché non ascolti le storie di chi quegli anni li ha vissuti realmente?Oggi potrebbe testimoniare come una famiglia monoreddito da lavoro dipendente, marito e moglie con due figli, senza casa perché rimasta un cumulo di macerie nella primavera del 1944, nonno morto sotto le bombe (i morti civili sono stati milioni in tutte le guerre), sia riuscita in quegli anni di inflazione a due cifre a vivere dignitosamente, comprare una casa grazie al piano Fanfani, comprare una seconda casa per le vacanze, consentire ai figli di studiare, laurearsi e sviluppare una professione e un reddito, mettere da parte un piccolo risparmio in Titoli di Stato.
EliminaQuesta storia non è un'eccezione dei figli della mia generazione, ma è piuttosto la regola di quegli anni, a conferma che solo la crescita e gli investimenti, anche a costo di una inflazione sopra il livello oggi ritenuto standard del 2%, possono garantire una equa distribuzione del reddito tra le classi sociali.
Come diceva Keynes, l'inflazione fa più paura al "rentier" che al lavoratore. Ma che te lo dico a fare...
Chiedo scusa per il ritardo, ma volevo ponderare la domanda.
RispondiEliminaPosto che conosco di persona la tisi della PA, mi chiedo: perché piuttosto non incidere sulla tassazione?
Ha un moltiplicatore minore ma eviti CdConti, CdAppalti e via discorrendo. Senza contare che ad occhio (ma sono prontissimo a ridiscutere) è più facile abbassare le tasse ad un leghista/elettore-cdx che farlo entrare in una casa popolare, almeno finché c'è questa CCost.
L'incapacità della PA tradizionale di intervenire nel campo economico è una costante della storia d'Italia, non a caso furono inventati da Nitti gli "enti", con personale dedicato e lontano dalle pastoie del diritto pubblico: non credo manchino le condizioni oggi per realizzare nuove forme di intervento pubblico slegato dai vincoli burocratici, manca evidentemente la volontà politica (e la capacità intellettuale, ma non tutti nasciamo Beneduce).
RispondiEliminaCon poco personale, altamente qualificato, la Cassa del Mezzogiorno ha fatto in vent'anni quello che da secoli non si era in grado di realizzare nel Mezzogiorno, offrendo chiavi in mano ciò che i vari enti locali erano incapaci a realizzare. Oggi perché non si riesce mai a discutere di questo? Lo Stato possiede una banca (ex BPBari, oggi Banca del Mezzogiorno) che doveva agire esattamente per questi scopi recuperando l'eredità dei vecchi banchi meridionali (almeno nelle intenzioni di Tremonti), a tacere della funzione sociale che poteva svolgere MPS.
Nel mentre centinaia di miliardi giacciono inutilizzati nei c/c, le banche sono diventate boutique finanziarie e le cospicue risorse degli ultimi anni vengono letteralmente buttate giusto per non avere problemi di rendiconto. In Italia abbiamo inventato tante cose, basterebbe studiare un po' di storia e recuperare il modello virtuoso delle partecipazioni statali.
Avevo recentemente visto i saldi target2,
RispondiEliminaL’andamento è molto positivo dal 22 altri 6 anni così e saremo tra i paesi virtuosi . Non è possibile postare il link ma è facilmente reperibile
Grazie per questo post. Da qualche tempo stavo pensando al legame tra la quota salari e la salute dell'economia. Il tassello che mi mancava era questo: senza i corpi intermedi di rappresentanza dei lavoratori, non c'è nessuna aritmetica del salario, cioè non c'è una formula matematica che rivaluti il salario quando aumenta la produttività. Che poi è quello che abbiamo visto tutti con la favola reaganiana del trickle down, ma mi mancava per una specie di miopia da amateur.
RispondiEliminaMa allo stato attuale, le chiedo, ha senso parlare del taglio del cuneo fiscale, perché se ne breve termine i lavoratori avranno più soldi in tasca, le recriminazioni sul salario si fermano, l'inflazione riallinea gli stipendi e alla fine lo sconto fiscale dopo qualche anno se lo beccano le aziende? E anche, domanda tecnica di quelle che le piacciono tanto, esiste una specie di curva di Phillips per cui i salari si adeguano più o meno alle spese del lavoratore e tendono sempre ad annullare la quota del risparmio del lavoratore (in media)?
Ho trovato molto interessante la parte dove sottolineava la complessità del reale (macchina amministrativa logorata da anni di pd) spesso viene scordato. Ci sono buone prospettive affinché si riesca di nuovo a reggere tutto quel carico di lavoro necessario per assorbire maggiore G ? Grazie
RispondiEliminaSe mi tocca di vedere la Gruber, è sempre non colpa mia, ma stasera ho compreso che ascoltare il nemico non è cosa inutile, anche se dà molto sui nervi.
RispondiEliminaNell'ultimo commento mi veniva chiesto a chi bisognerebbe dare un piccolo segnale di indirizzo, o semplicemente di riaffermazione della china, o magari ancora meno: di semplice segno della derivata seconda, quella che gli economisti chiamano outlook, e mi sembra di aver chiarito sopra che non serve preoccuparsi dei nemici, ma il piccolo segnale può servire a corroborare gli amici, anzi gli amici più stretti, quelli che magari si sono lasciati affascinare. Ma si poteva anche chiedermi quale fosse questo segnale da dare. Bene, avrei risposto che non ho questa competenza, né vorrei assomigliarmi a quelli che hanno la ricetta pronta e suggeriscono "in buona fede" quello che converrebbe fare a Salvini o alla Meloni. E tuttavia, stasera una cosa la posso dire, forse sull'onda emotiva eppure mi pare di vederci chiaro, so cosa certissimamente non si deve fare. Se la Meloni decide di fare quello che stasera suggeriva Barisoni, e cioè s'illude di compiacere allo stesso modo con cui voleva compiacere e piacere Renzi, farà la stessa identica fine di Renzi. La strada di Barisoni è quella di Giavazzi, cioè quella efferata della Bocconi e quindi d'Alesina, e cioè il disastro.
Vorrei commentare un "assunto" del nostro quando una volta ha detto che l'economia è una scienza sociale e che quindi è riottosa alle formule matematiche. Le stesse quindi non possono descrivere compiutamente un fenomeno sociale e chi pretende di farlo è fondamentalmente un frustrato/complessato. Lo commento in questo modo: Il problema di Fibonacci...un leone mangia una pecora in 4 ore, un leopardo la mangia in 5 ed un orso la mangia in 6. Quante ore impiegano tutti e 3 contemporaneamente per mangiare una pecora? Bene: risolviamo il problema chiamando "T" il tempo impiegato per farlo contemporaneamente da tutti e 3 gli animali. Quindi assumiamo che Il numero di pecore mangiato dal leone in T ore + il numero di pecore mangiate dal leopardo in T ore + il numero di pecore mangiate dall'orso in T ore DEVE ESSERE UGUALE AD 1 (pecora). Ora...il leone quanta pecora mangia in un'ora? evidentemente 1/4 di pecora. Lo stesso vale per il leopardo che in un'ora avrà divorato 1/5 di pecora mentre l'orso in un'ora ne fagocita 1/6. Giusto? Ok, quindi risulterà che quello che vale per un'ora vale anche per T ore e quindi avremo che: 1/4 T (leone) + 1/5 T (leopardo) + 1/6 T (orso)=1 (pecora). Siccome qui sono tutti in grado di risolvere questa semplice equazione non mi dilungo sui passaggi intermedi ma si ha che T=60/37 ore. Mettendolo più carino possiamo scomporre il 60 in 37+23 e quindi avremo T=37/37 + 23/37 ovvero un'ora e 37 minuti circa [moltiplico per 60 (minuti) il risultato della frazione]. Quindi con le formule matematiche scopro che se do una pecora ad un leone, un leopardo ed un orso, questi impiegano un'ora e 37 minuti per finirla di mangiare. Poi vado a farlo per davvero e scopro che non è vero un cazzo perchè il leone ruggisce, il leopardo si mette sulla difensiva, l'orso s'incazza e ci mettono mezz'ora solo per raggiungere un equilibrio di priorità e altre 2 ore per spartirsi il bottino, poi mangeranno alla velocità consueta. Ecco: forse la realtà macroeconomica descritta con le formulette non riesce a tenere conto di taluni aspetti sociali....dico cazzate? (ovviamente tutto ciò è solo per strapparvi una risata, eh!)
RispondiEliminaSi discute di politica economica più (e meglio) in questo blog che nei centri studi del 90% dei partiti attuali ...
RispondiEliminaEgregio Onorevole,
RispondiEliminaè sempre un piacere leggerla per imparare cose nuove.
La modifica della NASPI aiuterebbe all'incremento del potere di acquisto dei salariati ?
Si può vedere dai dati che le riforme del Ministro Fornero hanno peggiorato la situazione dei salariati ?
Buongiorno professore. Come sta? Spero bene. Le torno a rompere le scatole, me ne rendo conto in anticipo, sulla questione del consenso. Ogni volta che le ho detto qualcosa, l’aggettivazione diventa quasi compulsiva, seppur poco originale: piddino, stellino… Credere che le nuove leve della FuLegaLombarda in termini di rappresentanza abbiano portato a questo tracollo mi riempie di tristezza infinita. Sono certo (forse lei no, lei sa, lei conosce, lei è certo), che nelle segrete stanze dei bottoni del partito che fu di Umberto Bossi, un filino di preoccupazione stia aleggiando. Pacatamente magari, tanto la giustificazione più facile che circolerà anche nelle chattine da pianerottolo dei parlamentari e senatori sarà che: “se non votano noi ma fdi, come coalizione stiamo apposto”.
RispondiEliminaEcco, forse la questione allora sarebbe una, confluite dentro quel partito e facciamola finita. Perché vedere quello scempio a mani aperte di leader consegnatesi mani aperte a Bibi, forse una buona fetta di elettorato della lega non l’ha presa benissimo. Ma in fin dei conti chi sono io, ex elettore della lega che non ha ancora capito il sì al governo di quello che lei a tutt’oggi chiama Uva, o capito perché delle scelte incomprensibili come l’appiattimento sulla politica estera siano state un vantaggio per noi e non per gli altri, per darle dei consigli.
Lei non ne ha bisogno, lei sa, ed io non sono in grado di darne a lei (mi aspetto qui un “votati il pd allora”).
Però vedere un partito che in cinque anni è riuscito in tutte le tornate elettorali a farsi votare da un terzo (un terzo, cazzo che bel numero primo) di quelli che lo sostenevano è da libri di storia. Tale e quale la fine di renzi e calenda. Ah…ma glielo avevo scritto prima, prima delle Marche e prima della Calabria e prima della Toscana che sarebbe successo, e mi ha serenamente perculato.
Sarà colpa di quegli ignoranti che hanno smesso di credere nel leader che ama suonare ai campanelli? (basta una delazione di vicinato per mandarmi alla gogna?). O sempre quel leader che prima ne dice una e dopo dieci minuti la smentisce?
La sua sfiga, mi perdoni, sfortuna, è che quando all’inizio della sua transumanza le hanno aperto le porte, ecco, poi il padrone che stava dall’altra parte non si è rivelato all’altezza degli ospiti che ha invitato. E seppur la riconoscenza che lei deve a chi l’ha fatta entrare nelle stanze di quelli che contano sia meritevole, bè, a lungo andare non si sta rivelando profittevole.
Ho amato questo partito, fin da quando un giovane Gad Lerner riconosceva al suo leader la visione di un mondo veramente nuovo. Nei tradimenti di cui lei parla nel “Tramonto dell’euro”, annovererei anche questi.
Tutto si tiene, anche una sconfitta di proporzioni epiche. Forse il destino di alcuni quadri che guidano il partito, sarà di fare come un Renzino qualunque. Andare per conferenze in giro per il mondo a racimolare qualche altro soldino.
Se una cosa Giorgia Meloni ha di buono, è che ha avuto le palle di stare all’opposizione nel momento in cui tutti, praticamente tutti quelli di destra sono saliti sul governo di UVA. E sotto sotto, capiti o non capiti, studiati o non studiati, ve l’hanno fatta pagare. E se i risultati elettorali sono un giochino a somma zero, di sicuro non sono diventati tutti piddini. Altrimenti sai che soddisfazione per voi, pochi eletti (mai definizione fu più calzante) sapere che non vi hanno votato ma non perché proprio non volevano votarvi, ma solo perché hanno preso un brutto virus. Quello del “a te col cazzo che ti voto, piuttosto mi faccio comunista” (citazione del mio spettacolare barista, anziano certamente e forse un po’ rimba, ma di destra fino al midollo.
Buona serata professore. E si ricordi…le poltrone che restano a cui sedersi calano…per voi sarà una lotta all’ultimo seggio, pardon, scranno!
Se ad oggi non hai ancora capito perché Salvini appoggiò nominalmente il governo Draghi, e se ad oggi non hai ancora capito che Meloni stette nominalmente all'opposizione non perché "ebbe le palle" ma perché in quella specifica situazione per FdI si trattò di una scelta contemporaneamente sia furba che irrinunciabile, allora si può dire, serenamente e pacatamente, che non hai ancora capito un cazzo. E che quindi probabilmente non lo capirai mai.
RispondiEliminaCaro Murmur, forse non te ne rendi conto, ma sei esattamente come un elettore di AVS. O uno che vota Potere al popolo. Visto che in questo blog si parla di numeri, sono loro che parlano. E per come ti metti, tu e, perdonerà, anche il professore (forse in questo caso meglio dire onorevole), continui a credere che gli stupidi o che non hanno capito un cazzo, sono sempre gli altri. Vediamo se la capisci meglio, ma alla fine non credo.
EliminaL’altra festa che hai organizzato eravate in 218. E’ stata cinque anni fa, e ti sei divertito tanto. Euforia anzi. Poi passano cinque anni, decidi di fare un’altra festa, organizzi tutto, stesse persone che intratterranno gli amici (quelli che andranno sul palco, la capisci la similitudine?)… e poi?
Alla festa vengono in 45.
Dove sono andati gli altri ti chiedi tu e tutti gli altri organizzatori. E uno dal fondo della sala vuota, ti dice che sono andati ad un’altra festa, stesse bandierine, ma forse meno noiosa e più divertente.
E la tua risposta è che gli altri che se ne sono andati non capiscono un cazzo.
Ho paura, carissimo (ho in mente altri vocaboli bellamente e serenamente divertenti), ma temo che alla prossima festa sarete talmente in pochi che basterà il balcone della signora lella. Di fianco a casa mia. E non sono sicuro che guardarvi tra di voi e sentirvi dei Calenda qualunque non sia proprio un successo o una vittoria.
Direi che per ora posso anche salutare.