lunedì 2 gennaio 2023

Croazia, Grecia, Italia (in ordine alfabetico)

Chi ha vinto la Guerra dei trent'anni (che è quella guerra che venne chiamata così perché durò trent'anni, dal 1618 al 1648)? La risposta non deve essere semplicissima, tant'è che anche la fonte delle fonti esita a darla in modo netto, probabilmente perché non avrebbe senso farlo, ma in estrema sintesi sembra di poter concludere che ne siano usciti vincitrici Francia e Svezia, e un po' ridimensionato "lo imperatore". Questo vuol dire che Francia e Svezia sono andate di vittoria in vittoria per trent'anni? Naturalmente no. La legittima aspirazione all'autodeterminazione di tanti popoli europei si affermò (parzialmente) attraverso alterne vicende. La vittoria, o la sconfitta, definitive, non ci furono. Ci si arrese, più che al nemico, all'evidenza di aver intrapreso un percorso irrazionale.

Un eventuale storico di passaggio rabbrividirà di fronte alla rozzezza di queste mie considerazioni, più o meno come è capitato a me leggendo certi commenti al post precedente, tutti affetti da un vizio di fondo: la fede in (e l'attesa di) un evento palingenetico, di una vittoria (o sconfitta, a seconda dei punti di vista) definitiva. Insomma, l'idea che permea molte religioni (inclusa l'ultima arrivata: Lascienza), quella che un Deus ex machina esterno pareggerà i conti, sollevandoci dal fardello dell'impegno quotidiano. Purtroppo le cose non stanno così, e l'idea da molti espressa che l'ingresso della Croazia nell'Eurozona "finalmente" distruggerà l'Eurozona (e/o la Croazia) è viziata, oltre che da questa ingenuità di fondo, da una serie di valutazioni grossolane degli ordini di grandezza e da un incomprensibile oblio di dinamiche storiche recenti e dei meccanismi elementari di una crisi finanziaria.

Intanto, vi fornisco uno schema che può esservi utile: la classifica del reddito pro capite nei paesi dell'attuale Eurozona, misurata nel 1999 (anno di inizio), nel 2008 (anno in cui scoppia la crisi globale), nel 2012 (anno in cui inizia l'austerità), nel 2019 (ultimo anno prima della pandemia), nel 2022 (l'anno appena concluso) e nel 2027 (l'anno fino a cui si spingono le previsioni del Fondo Monetario Internazionale, da cui sono tratti i dati):


(i dati sono espressi in dollari a prezzi del 2017 e a parità di potere d'acquisto).

Sono tanti numeri e ci sarebbero tante cose da dire, ma partirei dal fatto che nel 1999 la Croazia si classificava sedicesima in termini di reddito pro capite, e da allora è costantemente scesa, arrivando nel 2019 alla ventesima posizione (l'ultima), salvo recuperare quest'anno una posizione, scavalcando la Grecia che è scesa all'ultimo posto. Un percorso molto diverso da quello della Grecia e della Finlandia (per citare due paesi di cui abbiamo fin da subito - cioè dal 2012 - evidenziato le analogie), i quali entrambi hanno recuperato posizioni fra 1999 e 2008, salvo poi perderle, nel caso della Grecia in modo disastroso. Il percorso della Croazia, in questo senso, è molto più simile al nostro: siamo partiti in settima posizione e siamo costantemente scesi, arrivando alla decima oggi, e con la prospettiva di scendere alla tredicesima nel 2027, facendoci scavalcare da Slovenia, Cipro ed Estonia.

Ora, fermo restando il banale dato di natura che per "fare la fine della Grecia" (cioè perdere otto posizioni nella classifica del reddito pro capite) la Croazia dovrebbe ritrovarsi ventisettesima di venti Paesi (il che è ovviamente impossibile!), magari dovremmo chiederci come hanno fatto a salire in graduatoria i Paesi che poi hanno fatto il capitombolo, e la risposta chi è qui da un po' la sa già: finanziando la propria crescita con debito privato, preferibilmente verso creditori esteri. Ora, se confrontiamo quello che è successo in Italia, Grecia e Irlanda nei nove anni precedenti il 2008 (quindi dal 1999 al 2008) con quello che è successo in Croazia nei nove anni precedenti il 2021 (quindi dal 2012 al 2021) vediamo che la Croazia è stata protagonista di un film totalmente diverso:


Mentre, come dovreste sapere, in Italia, Grecia e Irlanda prima della crisi abbiamo visto crescere (nel caso dell'Irlanda esplodere) il debito privato e quello estero (inteso come posizione debitoria netta sull'estero), a fronte di una diminuzione o di un lieve aumento del debito pubblico, negli ultimi nove anni in Croazia è successo esattamente il contrario. Ora, naturalmente, il fatto che fuori dall'euro non si siano accumulati squilibri finanziari potenzialmente pericolosi non offre alcuna garanzia circa il fatto che dentro l'euro questo non possa accadere. Ma come sappiamo questi squilibri sono dovuti alla perdita di competitività e alla necessità di finanziare con debito uno squilibrio persistente dei conti con l'estero (cioè di indebitarsi per pagare l'eccesso di importazioni rispetto alle esportazioni). Questo fenomeno per ora non è visibile, e come l'esperienza delle nostre crisi precedenti dimostra (non solo quella del 2008-2010, anche quella del 1992), per arrivare al redde rationem occorrono due elementi: un lungo periodo di accumulo di squilibri (il caricamento della molla), cioè, tipicamente, un lungo periodo in cui l'inflazione del Paese candidato al botto è superiore a quella dei Paesi cui è agganciato; uno shock esterno. Queste due cose in Croazia per ora non ci sono, forse non ci saranno mai (dipende da come il Paese riuscirà a gestire la propria inflazione) e forse si presenteranno in ordine inverso (è probabile che lo shock esterno sotto forma di crisi finanziaria globale si presenti prima che la Croazia abbia accumulato significativi squilibri sotto forma di incrementi significativi degli stock di debito privato ed estero).

Quanto al gestire la propria inflazione, quella della Croazia sembra un po' diversa da quella, poniamo, di Grecia, Italia o Irlanda quindici anni fa. Più che dipendere da pressioni della domanda interna, finanziata dal debito estero, credo che nel caso della Croazia conti l'essere agganciata all'economia tedesca e alla relativa vulnerabilità rispetto a shock di offerta (aumenti di prezzi del gas, ecc.). Quindi come se la caverà la Croazia dipenderà in larga parte da come se la caverà la Germania, mentre come evolverà il differenziale di inflazione fra la Croazia e gli altri Paesi dell'Eurozona, almeno alla luce delle informazioni attuali, non sembra dipendere in modo cruciale dall'ingresso della Croazia nell'Eurozona (con relativo ciclo "credito facile - eccesso di spesa - pressione sui prezzi - perdita di competitività - ulteriore debito - botto", ovvero il ciclo di Frenkel).

Spero di aver chiarito meglio perché a Eleonora ho risposto così:


e anche perché le ho risposto così:


Alla seconda risposta aggiungerei un dettaglio. Non solo la situazione della Grecia nel 2008 era molto diversa in termini di debito pericoloso (quello privato) rispetto a quella della Croazia nel 2021 (e oggi), ma se torniamo alla prima tabella potremo agevolmente constatare che lo slittamento verso il basso della Croazia nella classifica del reddito pro capite fra il 1999 e il 2019 dipende dal sorpasso da parte della Slovacchia (entrata nell'euro nel 2009) e dei Paesi baltici (entrati fra 2011 e 2015). Possiamo discutere su come sarebbero andati questi Paesi se fossero rimasti fuori, ma nel discorso politico nazionale della Croazia suppongo sia stato molto facile argomentare che quei Paesi erano andati meglio perché erano entrati.

Quindi questa ulteriore considerazione:

di per sé non è "errata". Semplicemente, per ora la Croazia può permettersi un aggancio valutario col quale, come vi ho fatto vedere nel post precedente, conviveva da tempo. Per quanto potrà permetterselo lo vedremo col passare del tempo e in tanti anni dovremmo aver capito che la variabile che ci avvertirà, il canarino nella miniera (più utile e sfortunato della mucca in corridoio), è il saldo delle partite correnti della bilancia dei pagamenti (l'accreditamento/indebitamento estero).

Non credo che la si possa mettere nemmeno così:

Se la loro posizione debitoria è migliorata senza Monti, vuol dire che non hanno avuto bisogno di Monti.

Ma prima di entrare nell'affascinante questione del perché e del percome i croati si siano risparmiati un Planine, ci sarebbe da rispondere a una domanda preliminare: se quello che ci preoccupa, per un verso o per un altro, è la tenuta dell'Eurozona, la possibilità che riprenda un cammino di crescita, che ricomponga gli squilibri (resi evidenti in questa fase dall'ampliarsi dei differenziali di inflazione fra i vari Paesi membri, segno di pericolosa divergenza macroeconomica fra di essi), forse più che di un Paese che conta per lo 0.5% del Pil dell'intera area (la Croazia) converrebbe dare un'occhiata al Paese che conta per il 29.6% del totale.

O no?

Lo facciamo presto.

9 commenti:

  1. Di sicuro il problema dell'Eurozona non è mai stato entrare, ma uscirne. Noi italiani poi, che abbiamo nei risultati calcistici uno dei nostri principali metri di misura del valore nazionale, tendiamo forse a sopravvalutare la Croazia per il suo clamoroso talento sportivo, anche se sul piano economico ha PIL e abitanti inferiori a quelli della Puglia. Battute a parte, c'è secondo me un altro aspetto importante da tenere in considerazione. Si ragiona degli effetti che sul lungo periodo l'Euro potrebbe provocare in Croazia, ad esempio facilintando e coprendo negli anni un eccessivo indebitamento con l'estero. Sotto questo aspetto l'esperienza della crisi del 2008 non può non tenere all'erta sia le istutioni politiche europee che quelle croate, che qualcosa avranno (si spera) imparato. Al momento della creazione dell'Eurozona inoltre, l'Euro è stato adottato contestualmente da tutti i Paesi fondatori, con effetti reciproci uguali e contrari, e dunque un impatto sul piano del confronto competitivo molto più forte di quello che credo attenda ora la Croazia.

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  2. Moja dva centa: si può affermare che la Croazia non si è costretta anzitempo e in blocco al "pacchetto" delle regole UE, cui ha aderito solo nel 2013, pur essendo agganciata al marco (e poi all'euro) da molto prima? Ho notato - de passaggio - che i deficit di bilancio sono stati frequenti (mi sembra sensato, visto che c'è stata una guerra e una ricostruzione, senza contare il 2008) e che il settore pubblico riveste tuttora una certa importanza (nonostante privatizzazioni e, persino, contenziosi internazionali che ne sono scaturiti, per l'ex azienda petrolifera di stato e la parziale "scalata" da parte ungherese). Vedo anche anche che sono state attraversate e superate, dopo l'indipendenza, fasi acute di disoccupazione: episodi non isolati? C'entra qualcosa la Germania? Grazie sempre e buona giornata (mi piacerebbe scrivere che si paga in kuna a novanta giorni, ma tanto c'è "l'ex" monetae)

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  3. Buongiorno e buon anno a tutti.
    Probabilmente gli stessi che si aspettavano che la Grecia di Tsipras avrebbe "salvato l'€uropa, oggi si illudono che sia la Croazia a fare implodere l'eurozona.
    Ormai dovrebbe essere chiaro che l'analogia fra una catena (che è forte tanto quanto il suo anello più debole) e la zona euro è irrealistica; i fatti (aka la Grecia in particolare) hanno dimostrato che in eurolandia l'anello piccolo e debole viene semplicemente schiacciato, umiliato e punito dall'anello grande, "forte" e kattivoh (aka la Germania). Ma quando sarà l'anello "forte" a considerare la monetona unica un fardello troppo pesante da sostenere, magari grazie ad una lieve spinta made in USA, la n€urozona potrebbe avere i mesi contati.

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  4. Pensandoci bene non regge l'ipotesi dell'irrazionalità assoluta croata nell'adesione alla moneta unica, possiamo ipotizzare e poi osservare l'andamento e valutare le conseguenza e il saldo totale.
    Hanno il vantaggio di arrivare dopo, noi abbiamo avuto chi ci ha spinto dentro da subito (senza chiedere) e le conseguenze le abbiamo viste e le stiamo vedendo tuttora; se sono attenti riusciranno forse far tesoro delle esperienze altrui.
    A qualcuno è andata bene, non dimentichiamolo, esistono sempre (almeno) 2 lati (goofy), le scelte vanno fatte tenendo conto non di un lato solo.
    Nota a margine: ilmigliore (il precedente) distruggendo la domanda interna ha migliorato le nostre partite correnti ma aumentato di molto il debito pubblico (cosa trita e ritrita qui); l'altro ilmigliore, quello più recente, nonostante le enormi capacità e carisma (dar) da far valere nel mondo, ci ha lasciato in una situazione alla quale dovrà rimediare l'attuale governo, compito non semplice vista la situazione.
    La morale: se sono imigliori per gli altri non è detto lo siano per noi, auspico che tale loro imposizione non sia più ripetuta con l'avallo delle più alte cariche dello Stato.
    Un governo politico è un'assunzione di responsabilità che dobbiamo, vogliamo avere; è un nostro diritto.

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  5. Come da testo della canzone: "The path is clear though no eyes can see
    The course laid down long before."
    https://scenarieconomici.it/euro-croazia-croazia-nelleuro-inflazione-apertura/

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  6. Lo ripeto. Siamo circondati da liberoti più oggi, in cui la globalizzazione sta andando in crisi, che non dieci anni fa. Maroni buonanima ne era l'esempio lampante: ma avete sentito le sue dichiarazioni negli ultimi quattro anni?! Poi c'è Crosetto che giustamente accusa di parzialità la bce, cosa che dovrebbe accadere in democrazia, e si deve beccare una reprimenda da Calenda. E poi il problema sarebbe il pd che in questo momento ha altri problemi a cui pensare... O la Meloni prende il toro per le corna e parla chiaramente di complotto franco-tedesco, oppure fa la fine che ha fatto Berlusconi nel 2011! Terzium non datur.

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  7. Coloro che dicono che bagnai è a favore dell'euro per questo post devono ripetersi come funziona la letteratura scientifica. Essere contrari all'euro non implica il dover sempre prevedere catastrofi anche perché questo,anzi,danneggerebbe la credibilità degli studiosi che si oppongono all'Eurozona e farebbe commettere a Bagnai lo stesso errore commesso da chi confonde la scienza per la politica. Le nostre previsioni non devono essere influenzate dal nostro credo,che sia europeista o meno, ma devono derivare dalla lettura corretta dei dati. La scienza è una cosa seria: per quanto convenga nel breve periodo a Bagnai dire che accadrebbe immediatamente una catastrofe per la Croazia entrando nell'euro, è cosa invece opportuna dire sempre le cose come stanno ,anche se questo implica titoli meno sensazionalistici . Detto questo , in relazione al post, voglio sottolineare che ad oggi la bilancia commerciale della Croazia è già in passivo ( ho così letto su tradingeconomics) e penso che,quando sei già in passivo dal punto di vista commerciale, entrare nell'euro può ,a lungo andare ,essere pericoloso ma bisogna vedere . Previsioni di lungo periodo in economia sono difficili da fare poiché le variabili sono molte e difficilmente prevedibili. Un abbraccio

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  8. Lascienzahhh si esatto quella con i medici che rispondono "prima di fare un eventuale esame dobbiamo valutare i costiiiihhh🤬" e dopo giorni si rendono conto che terapie troppo costose ri rendono necessarie sui pazienti che hanno sotto i ferri aspettando sempre l'ultimo momento come se le persone fossero delle macchine sostituibili a "rottura". Quando mai questo mondo cambierà? ho idea mai...

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