mercoledì 7 luglio 2021

Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza

(...credo sia di interesse generale, perché riguarda tutti voi, il discorso che la Presidente della "Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla discriminazione" ha tenuto nell'Ufficio di Presidenza del 20 maggio. Su questa pietra angolare si articola la passerella di audizioni cui avete assistito, attoniti, nell'ultimo mese. Si tratta di un documento che deve essere offerto al pubblico dibattito per il suo valore di testimonianza della nostra epoca. Ve lo offro senza alcun commento: mi sono limitato a aggiungere qualche grassetto...)

 

Negli ultimi anni la diffusione dei “discorsi d’odio” è andata aumentando in maniera esponenziale. Le più viete forme di aggressione verbale e di discriminazione contro le donne, i neri, gli omosessuali e i transessuali, le minoranze etniche, religiose e nazionali, i migranti sono state implementate dal ricorso massiccio a mezzi di comunicazione di massa sempre più sofisticati e pervasivi. Questi hanno messo nelle mani di milioni di persone strumenti di diffusione delle loro qualsiasi idee, linguaggi, stili di vita in una misura che non ha pari nella storia del genere umano. Esponenziale è stata così anche la crescita dei rischi di diffusione e magari anche di messa in pratica di linguaggi e comportamenti devianti, disumani, antisociali. 

Da anni il tema dei discorsi d'odio è divenuto oggetto di studio in sede scientifica, politica e giuridica. Credo debba essere compito della nostra Commissione riprendere quel dibattito internazionale, assicurando un nostro originale contributo in fatto di conoscenza e approfondimento. 

Una considerazione preliminare mi sembra indispensabile: i discorsi d’odio non sono solo parole. Non sono chiacchiere. Non un fenomeno magari sconveniente ma in ultima istanza circoscrivibile. A parte infatti i casi estremi dell’insulto e della diffamazione già puniti dalle leggi, in questione è il diffondersi di modi di pensare, di esprimersi, di comportarsi che hanno effetti concreti e duraturi nella vita civile. Che aumentano le diseguaglianze, aumentano le ingiustizie, aumentano il tasso di violenza. Rendono legittimi il pregiudizio, l’odio, la discriminazione. 

Il caso del linguaggio d’odio antisemita è paradigmatico. Nel corso dei secoli si sono accumulati giacimenti di odio, pregiudizio, ignoranza che sono precipitati nei fondi più oscuri dello spirito pubblico, emergendo poi nelle forme di violenza e di genocidio culminate nella tragedia della Shoah. 

Dobbiamo sapere che c’è un nesso diretto fra certe parole e certi fatti. Che se si lascia proliferare un determinato ambiente, se non si lavora a fondo dal lato della formazione e dell’informazione, ma anche della prevenzione e della repressione la situazione rischia di sfuggire di mano e si consuma una regressione dello spirito pubblico e dei livelli di civiltà. 

Si pensi anche alla violenza verbale contro le donne. Dei discordi d'odio fa parte infatti tutta una gamma di forme espressive denigratorie che favoriscono il costituirsi e il consolidarsi di stereotipi sessisti contro le donne. Un’altra prova che non si tratta solo di parole, per quanto particolarmente offensive, ma di espressioni in grado letteralmente di costituire, strutturare, consolidare una condizione di minorità della donna nella società, sul posto di lavoro, in famiglia. Perché parole capaci di costruire barriere e gerarchie, potenziare il potere di un sesso sull’altro, favorire ovvero pregiudicare carriere. Col risultato di impedire a cittadini di sesso diverso di avere pari livelli di potere e pari opportunità sociali. 

I discorsi d'odio insomma costituiscono oggi un inedito strumento di diseguaglianza e di ingiustizia. Inedito data la potenza davvero inusitata dei nuovi media.  

Questa novità e peculiarità dei nostri tempi è la ragione forse più importante che spiega e legittima la costituzione di una Commissione come la nostra.  

Può essere utile ricordare, in sede introduttiva, che lo studio sistematico dei discorsi d'odio prende le mosse negli Stati Uniti particolarmente negli anni ‘80 del ‘900, quando il temine fu usato in sede giuridica per definire la condizione delle vittime di discorsi di odio razzista. Fu da allora che si cominciarono a definire le categorie con cui appunto nominare e organizzare le nuove forme di razzismo e discriminazione a base etnica e sociale. Si trattava di parole, frasi, immagini, caricature, condotte tali da causare danno a singole persone o gruppi di cittadini, per lo più individuati con riferimento appunto a caratteristiche fisiche, al genere, agli orientamenti sessuali, alla religione, alla nazionalità. 

In sede scientifica e di filosofia del linguaggio è ormai acquisito che il linguaggio non ha solo una funzione descrittiva, di puro e semplice riflesso della realtà data, ma anche performativa, di costituzione di quella stessa realtà.  

Si capisce allora che la rete o il mondo dei social media non è solo una infrastruttura che si tratta di regolarizzare con esclusivo riferimento alla sua efficienza, pervasività, concorrenzialità, ma di un potente, anzi potentissimo, strumento di costituzione della realtà. E troppo spesso di una realtà falsa, stravolta, ingiusta e discriminante. 

Parole che sono pietre questo significa: ragionare di che cosa è divenuta oggi la nostra vita civile, che cosa è ormai il nostro modo di comunicare e di formarci una opinione e una identità, nell’epoca dell’interconnessione e interazione tendenzialmente totale delle piattaforme digitali. Nell’epoca cioè dei Big Data, Big Tech e delle cosiddette “very large online platforms”. 

Un recente caso negli Stati Uniti è stato clamoroso. A seguito di un violento attacco di massa contro il Parlamento americano, con invasione e devastazione dello stesso e con la morte anche di uno degli aggressori, addirittura il Presidente degli Stati Uniti dell’epoca Donald Trump è stato “bannato”, cioè escluso da Facebook ed Instagram. La motivazione della clamorosa iniziativa era proprio l’aver creato con le sue parole “un ambiente di cui c’era un serio rischio di violenza”. L’assalto al parlamento sarebbe stato cioè conseguenza diretta di certi discorsi d’odio politico, reiterati nel tempo e legittimati dalla fonte.  

Comunque la si pensi si tratta di un atto grave e denso di conseguenze, se ancora di recente il “comitato etico” di Facebook ha confermato, sia pure con distinguo, quel bando.  

Si capisce insomma che non siamo di fronte a banali questioni politicamente corrette. In questione è qualcosa che ci interroga sullo stato delle nostre democrazie, sui sensi e modi della moderazione del discorso politico (e non solo) in rete, sul fatto che possa essere un privato o addirittura un algoritmo a comminare il bando agli haters, se non debba essere invece la legge e in che termini ecc.  

Dovremo necessariamente parlarne. 

In questa seconda parte del mio ragionamento introduttivo dei lavori vorrei partire da alcuni punti fermi giuridici e di civiltà che ritengo debbano guidare il nostro lavoro. 

La Dichiarazione universale dei diritti umani, adottata dalle Nazioni unite nel dicembre 1948, stabilisce in primis che “tutti gli esseri umani nascono eguali in dignità e diritti”. Ma anche l’articolo 1 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea definisce inviolabile la dignità umana, così come la nostra Costituzione repubblicana già agli articoli 1 e 3 riconosce e tutela i “diritti della persona” ovvero tutela onore e dignità di una persona come un bene fondamentale e inviolabile della persona umana.  

Della persona umana, non dei soli cittadini italiani. La dignità è qualcosa che prescinde dal possesso della cittadinanza. Riguarda il nucleo intangibile della personalità umana, come stabilito anche dalla nostra giurisprudenza costituzionale. Ora la nostra è una Costituzione democratica, sociale, lavorista, personalista e parla di “pari dignità sociale” proprio perché prevede il perseguimento dell’effettiva eguaglianza e giustizia per tutte le donne e tutti gli uomini. 

Non solo non dobbiamo mai dimenticare questo quadro forte e strutturato di diritti e di doveri che ci hanno lasciato i Padri e le Madri Costituenti, ma dobbiamo rilanciarne e valorizzarne proprio la grande apertura sul presente e per il futuro. Tanto più oggi nell’epoca delle nuove sfide della tecnica e della politica. 

Le previsioni della Costituzione del 1948 sono infatti così ampie e lungimiranti da lasciare sempre aperta la possibilità di riconoscere e codificare valori e diritti nuovi. Basti pensare come in questi ultimi anni abbiano trovato riconoscimento sociale e costituzionale temi come la privacy, l’ambiente, l’Unione europea, le nuove forme di tutela del lavoro, ma anche del mercato e della concorrenza.  

Un quadro di civiltà giuridica che deve spingerci naturalmente a impostare il nostro programma di lavoro, di audizioni, di ricerca ad una interlocuzione approfondita con le istituzioni europee e sovranazionali, sempre attenti alla migliore produzione scientifica e legislativa. 

Così un’attenzione particolare dovremo riservare al lavoro che la Commissione europea sta svolgendo in tema di rinnovamento del mercato unico dei servizi digitali. Una cornice naturale per una Commissione come la nostra. 

È all'esame del Parlamento europeo e del Consiglio una proposta di Regolamento nota come Digital Services Act. Il suo obiettivo è traghettare l’Europa verso una nuova fase di regolamentazione delle piattaforme digitali.  

Si tratta evidentemente di questioni sensibili e strategiche. Che riguardano già la fase ex-ante del lavoro di quelle piattaforme, dato che oggi sono esse a stabilire preventivamente le regole per utenti e concorrenti, a decidere cosa promuovere e cosa nascondere, ad imporre argomenti, stabilire priorità. 

Tutto ciò ha a che fare direttamente con le nostre libertà. Ne va della effettiva tutela dei diritti fondamentali degli utenti e di conseguenza della qualità della democrazia nella società dell’informazione. 

Per questo si sta discutendo del rafforzamento delle regole di responsabilità per i gestori, un vero fondamento dell’economia digitale, a tutela di diritti fondamentali dei singoli e degli utenti, come per altro richiesto dalla Corte di Giustizia europea. Gli intermediari online debbono assumere sempre più precise responsabilità, avere specifici obblighi di intervento in caso di contenuti illegali, soprattutto rispondere ad un massimo di trasparenza ed affidabilità, in un quadro di regole stabilito dal decisore pubblico. 

A quanto si sa il nuovo Regolamento sui Digital Services prevede sanzioni rapportate al fatturato molto alte, soprattutto nel caso che i gestori non rispettino gli obblighi di controllo e rimozione di contenuti illeciti quali proprio discorsi d'odio, fake news, materiale contraffatto, illegale ecc. 

Naturalmente le nuove norme rientrano in un più complessivo piano di tutela dei diritti portato avanti da anni dall’Unione Europea, si pensi solo alla Governance dei dati informatici, un ambito di portata strategica regolato dal Regolamento generale sulla protezione dei dati (in inglese GDPR); entrato in vigore nel 2016, esso regola il modo in cui aziende e altre organizzazioni trattano i dati personali.  

Tutto questo in Europa ‘fa sistema’. Noi, una volta di più, dobbiamo porci a questo livello, evitando per quanto possibile polemiche sterili che ci devierebbero dai temi più importanti e sensibili. 

Certo dobbiamo sapere che in queste materie sono in gioco interessi rilevantissimi, ma soprattutto che sono in gioco i diritti dei cittadini europei e il futuro della giustizia, dell’eguaglianza, della democrazia.  

Il potere pubblico, cioè dei cittadini elettori e sovrani, deve mostrarsi in grado, oggi più che mai, di espandere la propria incidenza democratica, regolando mercati e diritti, implementando tutta una serie di diritti esigibili non solo verso i poteri pubblici tradizionali, ma anche verso gli attori privati. Questi del resto se già da una parte disimpegnano funzioni para-pubbliche, come eclatante nel caso proprio delle grandi piattaforme online, devono accettare oneri e responsabilità di controllo e trasparenza. Così si tutela l’interesse pubblico, si tutelano i diritti di tutti, si imposta in modo democratico il rapporto fra pubblico e privato. 

L’obiettivo deve essere quello ambizioso di un costituzionalismo digitale al tempo della società dell’informazione. Il nuovo Regolamento su Servizi Digitali non deve comprimere le libertà economiche, ma certo non è accettabile il contrario e cioè una compressione sproporzionata di altri interessi costituzionalmente rilevanti, a cominciare dalla dignità della persona. 

I discorsi d'odio costituiscono insomma una cartina di tornasole particolarmente sensibile dello stato dei nostri diritti e delle nostre libertà. Non possiamo nasconderci che andiamo verso un futuro di insidie crescenti alla dignità umana, non solo nelle forme antiche e sempre ritornanti del razzismo, dell’antisemitismo, dell’intolleranza, ma anche in quelle connesse proprio alla diffusione dei social media. 

Libertà e dignità. Promozione della prima e rispetto della seconda. Questo il discrimine sottile e delicato, mutevole e a volte sfuggente, che non però possiamo rinunciare a individuare, seguire, tracciare.  

La libertà di espressione è forse la forma più alta di libertà. Ma anch’essa, come tutte le libertà, trova sempre il suo limite nel rispetto dell’altrui diritto e dell’altrui dignità, di quei “valori condivisi” che rendono davvero civile la vita di una comunità.  

La mia libertà finisce dove inizia la libertà degli altri. Questo senso del limite, come costitutivo dell’idea stessa della libertà, dobbiamo assumerlo come dato di partenza, come premessa e canone di un lavoro. Un lavoro che sarà lungo e impegnativo, ma anche indefettibile. 

 Vorrei passare ad alcune questioni più direttamente connesse con l’avvio e l’impostazione dei nostri lavori. 

Credo che il nostro obiettivo finale debba essere l’approvazione di un documento politico o Risoluzione entro il 2022. Per ragioni pratiche legate ai tempi della sessione di bilancio, penso sarebbe utile immaginare una data di fine lavori fra novembre o primi dicembre del 2022.  

La Risoluzione dovrebbe raccogliere, oltre agli esiti del lavoro di indagine conoscitiva, anche alcune ipotesi di massima di iniziativa politica e legislativa per il Parlamento italiano.  

In questo modo lasceremmo in eredità alla prossima legislatura un lavoro importante, con anzi l’auspicio che esso possa continuare istituendo nuovamente negli anni a venire la Commissione contro l’odio e l’intolleranza.  

Per poter organizzare al meglio i nostri lavori e corrispondere adeguatamente ai compiti assai impegnativi che la mozione istitutiva ci assegna, penso sia indispensabile stabilire in modo chiaro gli ambiti d’intervento; così le varie articolazioni del nostro lavoro risulteranno come parti organiche di un ragionamento unitario e confluiranno naturalmente in un documento finale.  

Servirà senza dubbio una prima fase di audizioni di soggetti in grado di arricchire il nostro bagaglio di conoscenze e di suggerire ipotesi di lavoro e di previsione normativa. Le audizioni potrebbero cominciare nel giugno del 2021, per terminare nella primavera del 2022; per una durata dunque di circa dieci mesi, magari intervallate da focus istituzionali.  

Dopo questa fase, diciamo da maggio 2022 a settembre 2022, potrebbe svolgersi una fase di discussione politica in preparazione della Risoluzione conclusiva da approvare entro l’autunno del 2022.  

La terza fase dei lavori coinciderebbe poi con la discussione e l’approvazione in Aula della Risoluzione. 

Credo inoltre che lo strumento più utile ai nostri fini sia quello dell’Indagine conoscitiva. Si potrebbe pensare ad un’unica indagine che approfondisca natura, cause e sviluppi recenti del fenomeno del discorso d'odio con un’attenzione particolare alla evoluzione della normativa europea ed internazionale. Più determinatamente: 

a) Diffusione e innovazione dei media, loro efficacia nel produrre discorsi d’odio, valutazione delle forme di (auto-)regolazione atte a prevenire e sanzionare detti fenomeni. 

Possibili audizioni: mondo accademico, MIUR, Autorities di controllo, rappresentanti delle piattaforme dei social media;  

b) Normativa europea ed internazionale in fatto di contrasto dei fenomeni detti di hate speech ovvero di promozione dell’inclusione e non discriminazione. 

Possibili audizioni: Rappresentanti UE, Consiglio d’Europa, ECRI, OSCE, Nazioni Unite; 

c) Approfondimento delle cause sociali e culturali della generazione e diffusione dei discorsi d’odio e dei fenomeni di intolleranza e discriminazione. 

In aggiunta ed integrazione di questo lavoro di conoscenza e di indagine, credo dovremmo valutare anche l’opportunità e l’importanza di uno strumento di studio e raccolta dati quale un Osservatorio ad hoc, da costituire su proposta della Commissione stessa. 

Suo compito potrebbe essere il monitoraggio dei fenomeni dei discorsi d'odio e intolleranza, insieme alla raccolta sistematica di dati statistici e documenti risultanti dalle diverse fonti istituzionali, accademiche o associative, con particolare riferimento appunto ai fenomeni di intolleranza, discriminazione, razzismo, antisemitismo, sia nella forma dei crimini d’odio, sia dei fenomeni di discorso d'odio 

In aggiunta a questo può essere utile che la Commissione programmi sessioni di lavoro congiunte con organismi sovranazionali e internazionali e Parlamenti di altri Paesi.  

Resta inteso che entro il 30 giugno 2022 (come previsto dalla mozione istitutiva) la Commissione dovrà trasmettere al Governo e alle Camere una Relazione sull’attività svolta e in corso di svolgimento. 

Penso questa possa costituire una proficua traccia di lavoro. Una traccia aperta, parte di un lavoro che si arricchirà oltre che dei contributi dei singoli Commissari, anche dell’attivo coinvolgimento di quante più possibili realtà associative e singole personalità scientifiche ed autorevoli, tali da implementare il lavoro della nostra Commissione e collocarla in modo strategico nel dibattito pubblico sulla qualità del nostro vivere civile e sulla difesa e la promozione della nostra democrazia.  

Infine, ma non certo ultimo in ordine di importanza, il rapporto con il mondo dell’Istruzione e della Formazione. Quella certo di ragazze e ragazzi, ma più generalmente intesa come formazione permanente dell’intera nostra società civile.   

La Commissione dovrà vivere in sintonia ed osmosi con il mondo che ci circonda, non certo per surveiller et punir, ma al contrario per conoscere, formare, individuare soluzioni. Nostro compito sarà dunque contribuire a porre la nostra società nelle condizioni migliori per progredire nella libertà e nella responsabilità. 

Se riusciremo ad impostare un lavoro con questa latitudine e questa ambizione credo che avremo svolto al meglio la nostra missione di rappresentanti della Nazione e della Repubblica. 

Liliana Segre 

Maggio, 2021 



(...le audizioni cui avete assistito dovrebbero ricadere nel contesto delineato da questo programma di lavoro...)

29 commenti:

  1. Interessante la "gerarchia apparente" delle fonti del diritto:
    1) ONU
    2) UE
    3) Costituzione repubblicana.

    A proposito di fake news, ma ad esempio le previsioni delle conseguenze della Brexit (una tra mille) fanno quindi parte dei "contenuti illeciti da rimuovere obbligatoriamente"?

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  2. Innanzitutto sarebbe utile vedere i numeri di questa crescita "esponenziale" e poterli analizzare; presumendo che segnalazioni e denunce da qualche parte siano archiviate, non dovrebbe rappresentare un ostacolo insormontabile produrre un'analisi statistica del fenomeno.

    In secondo luogo non riesco a visualizzare una soluzione concreta nei tempi richiesti da questa commissione su come applicare il "bavaglio agli odiatori" in rete, considerando che ad oggi il volume di messaggi nei soli social network è probabilmente quantificabile in svariati miliardi all'anno.

    Va da sé che automatizzare il processo di bloccaggio degli utenti intrisi di odio sia la soluzione più semplice e con ogni probabilità l'unica attuabile, a meno che i "navigators" nostrani non sfornino un paio di milioni di fact-checkers e hate-analyzers in qualche mese di feroce formazione.

    Abbiamo tutti davanti agli occhi ciò che gli algoritmi dei più noti social hanno ottenuto: censura di opinioni, silenziamento di voci critiche al pensiero unico de iBuoni, eccetera.

    Mi sembra un bellissimo elenco di buone intenzioni per difendere un numero sconosciuto di persone da un numero altrettanto ignoto di spargitori d'odio, senza però far notare che la maggioranza dei cosiddetti reati di odio, sono già perseguibili a norma di legge.
    Non è aggiungendo una possibile aggravante che si risolverà il problema, tantomeno se questa aggravante sia stabilita in maniera completamente arbitraria da un giudice.

    La realtà è che ogni procedimento legale sarà gestito ad mentula canis, andando ad ingolfare ulteriormente la macchina giudiziaria che già ha problemi e ben più grossi da risolvere (Palamara docet).

    In sostanza si farà tanto chiasso per non ottenere nulla, o quasi... e perché dico quasi? Perché sono certo che se ci sarà da agire nei confronti di soggetti politicamente disallineati da un certo pensiero, lo si farà con celerità, violenza verbale e tra i tonanti applausi di una certa parte politica.

    Lei Senatore ha evidenziato in grassetto questa frase: "Il nuovo Regolamento su Servizi Digitali non deve comprimere le libertà economiche". Interpreto male se la leggo "Chi ha i soldi farà un po' come cavolo gli pare?".

    Grazie per questo post.

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  3. Si parli di economia, lavoro, moneta, nazione ed unione europea. Lì le contraddizioni e la malafede di questi sinistri sono più evidenti. Ecco, l'ho detto.

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  4. Buonasera. Un discorso che è una delle più affascinanti contraddizioni in termini in cui mi sia mai imbattuto. Ossimorico, direi. Ma forse mi sbaglio. Almeno lo spero.

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  5. In questa ed altre occasioni mi chiedo se la parte che auspica leggi e regolamentazioni pensi mai che le stesse potrebbero essere un giorno applicate nei loro confronti se approvate come da loro desiderato.

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  6. Sono solo grassetti, ma che invitano alla riflessione.
    .
    Nota (superficiale) a parte:
    "...in questione è il diffondersi di modi di pensare, di esprimersi, di comportarsi che hanno effetti concreti e duraturi nella vita civile. Che aumentano le diseguaglianze, aumentano le ingiustizie, aumentano il tasso di violenza. Rendono legittimi il pregiudizio, l’odio, la discriminazione.
    .
    I discorsi d'odio insomma costituiscono oggi un inedito strumento di diseguaglianza e di ingiustizia. Inedito data la potenza davvero inusitata dei nuovi media".
    Disuguaglianza e ingiustizia, al lodio vengono imputate conseguenze simili a quelle causate da un'altra piaga, molto più ben definita, dei nostri tempi, sapete ben qual è.
    Niente commissione in questo caso, sia mai che si giunga ad una discussione seria in proposito...

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  7. Risposte
    1. "Si Deus pro nobis, quis contra nos?"

      "Certus sum enim quia neque mors neque vita neque angeli neque principatus neque instantia neque futura neque virtutes neque altitudo neque profundum neque alia quaelibet creatura poterit nos separare a caritate Dei, quae est in Christo Iesu Domino nostro."

      Per non restare attoniti: Vangelo di Giovanni (come anche suggerito da Bagnai) e Lettera ai Romani (a tutti gli effetti considerabile "hate speech£ e perseguibile ai sensi del DDL Zan)

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  8. Creare/ingigantire un problema per poter agli occhi dell'opinione pubblica una soluzione auspicabile, che in realtà comprime diritti e permette la persecuzione degli avversari politici.

    Assomiglia ad una storiella di un secolo fa che mi raccontava mio nonno.

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    1. Già, sembra proprio questo il reale obiettivo, anche se non credo che personaggi quali l'ineffabile Rosy Russo se ne rendano conto. Le anime belle sono davvero convinte che in Italia ci sia un problema di odio, che riguarderebbe ovviamente le parti conservatrici della società, cioè noi di Destra. È un attacco incrociato tra il DDL Zan e la Commissione Segre, ma magari le élite ci concederanno l'istituzione di una giornata del tutto si può dire, un po' come in quel film in cui una volta l'anno si può fare di tutto, anche uccidere. Comunque in questa surrealtà orrifica una risata me la sono fatta, quando ho letto Padri e MADRI costituenti.
      Sapere che lei Senatore è presente in quella Commissione è motivo di conforto. Ascoltare i suoi interventi e vederne l'effetto spesso destabilizzante nei suoi interlocutori dà sempre molta soddisfazione.
      Sarà un piacere sfidare lunedì l'asfalto rovente di Roma per partecipare al convegno.

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  9. Mi chiedo, con il rispetto che le è dovuto, la sen. Segre ha veramente scritto questo documento? O ci sono, ehm, dei ghost writers in azione?

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  10. Posso dire che il discorso della Segre mi pare aberrante e orwelliano, senza essere chiamato odiatore e antisemita? Anche perché io adoro gli ebrei (e gli israeliani in particolare).

    Mi pare poi incredibile che si parli di discorso d'odio verso le solite ben note categorie, ma non si ricordi mai, banalmente, l'odio verso i rappresentanti del centrodestra. Salvini ora, come prima Berlusconi.

    Quello sì, un odio che è passato dalle parole ai fatti, più volte. O solo io mi ricordo il treppiede e la statuetta contro il caro Silvio?

    Invece la Segre vede le parole d'odio verso le donne "in grado letteralmente di costituire, strutturare, consolidare una condizione di minorità della donna nella società, sul posto di lavoro, in famiglia."
    A tal proposito, mi viene in mente un aneddoto di pochi giorni fa, riguardo un dottorando del mio laboratorio, ovviamente tedesco, e ovviamente progressista fino al midollo. Il quale, rispondendo a alcune mie osservazioni su come fare carriera, pronunciò la frase "credo che ci metterei meno tempo a farmi crescere le tette".
    Ora, non sarò certo io a piangere di essere discriminato: non lo sono e non lo permetterei. Però parlare di donne consolidate in "una condizione di minorità nella società, sul posto di lavoro, in famiglia" mi pare perlomeno bipensiero.
    E sia chiaro, ben venga agevolare le donne. Sarebbe però bello evitare perlomeno la pelosa ipocrisia.

    Per non parlare poi del pensiero malthusiano dei verdi e di una certa parte della sinistra che vedono l'umanità come un cancro da estirpare.
    Persone che credono sia cosa buona e giusta togliere il suffragio universale---o perlomeno far contare meno il voto---delle persone che ritengono ignoranti.
    E' evidente che dietro a tutto questo c'è un odio profondo, se non per l'umanità intera, almeno per le classi subalterne.

    E chi lo combatte quest'odio?

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    1. Per non parlare di quelli che vogliono togliere il voto agli anziani per darlo ai ragazzini (salvo poi allevare i loro giovin rampolli con risultati non del tutto irreprensibili...).

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  11. Il contenuto è fumoso quanto la forma imbarazzante. Questa è l'ulteriore riprova che, a causa del famoso fax proveniente ogni anno da Bruxelles, alle istituzioni politiche nazionali non resta molto di cui parlare.

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  12. Che fatica,un così grande impiego di parole per non riuscire neppure ad eguagliare la Costituzione.
    Ma, si sa, "se una cosa non serve, serve a qualcos'altro"...

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  13. "Per questo si sta discutendo del rafforzamento delle regole di responsabilità per i gestori, un vero fondamento dell’economia digitale, a tutela di diritti fondamentali dei singoli e degli utenti, come per altro richiesto dalla Corte di Giustizia europea. Gli intermediari online debbono assumere sempre più precise responsabilità, avere specifici obblighi di intervento in caso di contenuti illegali, soprattutto rispondere ad un massimo di trasparenza ed affidabilità, in un quadro di regole stabilito dal decisore pubblico.

    A quanto si sa il nuovo Regolamento sui Digital Services prevede sanzioni rapportate al fatturato molto alte, soprattutto nel caso che i gestori non rispettino gli obblighi di controllo e rimozione di contenuti illeciti quali proprio discorsi d'odio, fake news, materiale contraffatto, illegale ecc. "

    Come si crea un tribunale speciale.

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  14. Grazie Prof.!
    Una lettura istruttiva quanto preoccupante.

    Per chi da qualche anno segue il blog e si documenta sui continui attacchi contro la libertà di pensiero ed espressione che si stanno susseguendo in occidente (anglosfera in primis) il contenuto non è sorprendente.

    Devo dire che, personalmente, non mi meraviglia nemmeno che un tale documento rechi la firma della Senatrice Segre.

    Molti anni fa (circa 15), quando ero ancora un giovincello "de sinistra", ebbi modo di vedere la registrazione di una conferenza di Liliana Segre. Si trattava di una lezione che aveva tenuto in una scuola superiore, nel contesto della sua attività di testimonianza e divulgazione come sopravvissuta della shoah.
    Non la conoscevo ed era la prima volta che la sentivo parlare (a quel tempo non aveva la notorietà che ha oggi).
    Mi colpì subito: mi apparve profondamente coinvolta nel racconto dei suoi ricordi (percepivo la sofferenza ancora viva per quanto subito), aveva un ottimo eloquio ed un certo sussiego.
    La sua esposizione era ancora agli inizi quando la vidi interrompersi, rivolgere uno sguardo altero alla platea dei ragazzi e, dopo qualche secondo di silenzio glaciale, pronunciare con durezza queste parole "pregherei di uscire!" (evidentemente rivolto a qualche scolaro che rumoreggiava in sala), seguite da una lunga pausa al termine della quale riprese la sua esposizione.
    Questo piccolo fatto mi impressionò molto e inizialmente non riuscii nemmeno a capirne il motivo.
    Al temine dell'ascolto della registrazione provai a riflettere sul perché l'atteggiamento della Segre mi avesse fatto una cattiva impressione. Sono stato educato in maniera abbastanza rigida e trovo che dei ragazzi che si permettono atteggiamenti irrispettosi durante la visita di un ospite che racconta una vicenda tragica vanno senza dubbio rimproverati, anche in maniera netta.
    Ma nello sguardo, nelle parole e nella voce di Liliana Segre non percepii la severità dell'adulto di fronte alla maleducazione del giovane scolaro nè l'empatia dell'educatore che vuol correggere il discolo. Il suo atteggiamento mi sembrò di risentimento e disprezzo e la cosa mi impressionò. I miei occhi di giovine de sinistra non riuscivano a far collimare quanto avevo visto e sentito con l'imago della anziana e saggia sopravvissuta che parlava ai suoi giovani concittadini. Ricordo che provai un po' di imbarazzo e senso di colpa per i miei stessi pensieri.

    Oggi sono più vecchio e mi pare ovvio che non esistono santini ma persone con le proprie debolezze e limiti e che una testimonianza diretta della shoah come quella della Senatrice Segre ha un valore indipendentemente dalla personalità della portatrice.
    Tuttavia quando ho visto la Senatrice assecondare certi processi culturali non ho potuto fare a meno di ripensare alle mie sensazioni giovanili e riconciliarmi con esse.

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  15. Se utile posto un mio contributo di riflessione sulla trascrizione del discorso della Sen Segre.

    Ritengo e continuo a ritenere la definizione del fenomeno di Hate speech presente negli articoli sparsi più che nella letteratura scientifica, un descrittivo e alquanto disomogeneo accrocchio di espressioni comportamentali umane, del tutto inutile nella pratica clinica e nella cura clinica dei pazienti con disturbi comportamentali caratterizzati da reazioni aggressive (prevalentemente verbali ?) . Peraltro le stesse fonti che definiscono l’hate speech lo configurano e lo perimetrano curiosamente e prevalentemente alla comunicazione digitale, nel suo più ampio significato di utilizzo di piattaforme, social etc.

    Quindi se parliamo di ambito rigorosamente scientifico nella psicologia e nella psichiatria possiamo trovare articoli su “comportamenti di odio” ma ben poco sul “discorso di odio” semplicemente perché è privo di utilità clinica come molte definizioni molto ristrette di comportamenti patologici e socio patici, di estrazione cognitivista, che non vanno alle cause più profondamente di ambito e contesto in cui vengono osservate.

    Un’ altra considerazione va a cadere sul mezzo comunicativo in cui “sguazza “ il fenomeno Hate Speech, la piattaforma digitale. Questa per come si è configurata attraverso le scelte di interfaccia dei maggiori “players” rappresenta una ferritoia attraverso la quale si vede il mondo o meglio si crede di vedere il mondo, o, per proiezione, qualcuno crede di controllare il mondo.. Ferritoia perché limita il campo di visione della realtà passando principalmente per la modalità visiva e per una modalità acustica molto povera ed artefatta (basti pensare alle comunicazioni in video chiamata e alla loro mediamente infima qualità) .

    Quindi il cervello viene limitato nella stimolazione dei suoi sensi e limitata ne risulta la comunicazione, la relazione e conseguentemente anche il pensiero.

    La comunicazione semplificata porta a concetti semplificati e scissi, bianco o nero, eterosessuale o transgender, senza occuparsi delle sfumature che caratterizzano la Autenticità dei concetti, connotano la Autenticità della espressione umana che è alla base della Fertilità della interazione umana.

    Eccesso di semplificazione significa impoverimento del pensiero e impoverimento del Logos, credo che questo sia il contesto della ossessione sull’Hate Speech, credo che questa sia la sua criticità centrale.

    Peraltro, se un concetto su cui si pensa di estrarne disposti legislativi è fumoso a definirsi, difficile a quantificarsi, quindi quasi inutile, sarà probabilmente utile a qualcos’altro ..

    Non mi è sfuggita la citazione dell’episodio su Trump che, per chi ha seguito le vicende con informazioni dirette e critiche dagli Usa, è emblematica delle potenzialità manipolatorie dei social collegati al loro ruolo di poliziotti dell’hate speech.

    Grazie per il lavoro

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  16. ...insomma, siamo di fronte al "Rieducational channel" di Vulvia, una nuova puntata sugli "mbuti" e gli "spingitori" non di cavalieri ma di "hodio"!!!... come esperto propongo di chiamare anche Corrado Guzzanti.
    ...mai che questi neo-puritani si chiedano come mai il livello di violenza fisica e verbale si innalzi in periodi caratterizzati da forti stress economico-sociali.
    Buon lavoro, Senatore!

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  17. in una società deindustrializzata il conflitto distributivo ,vinto dalla classe dominante,diventa passato remoto e gli unici conflitti ammessi ,con i limiti del politicamente corretto,sono quelli di sesso( il genere lo lascio alla grammatica)religione,razza.E' bene ritornare alla cara buona vecchia lotta di classe che spazza via tutto questo pattume liberale spacciato per "diritti civili"a detrimento di quelli sociali .Se la memoria non mi falla Mortati ,un Padre della Costituzione diceva "Senza i diritti sociali la democrazia non è"

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  18. "aggressione verbale e di discriminazione contro le donne, i neri, gli omosessuali e i transessuali, le minoranze etniche, religiose e nazionali, i migranti"

    quindi le aggressioni verbali contro uomini, bianchi (ma anche asiatici), eterossessuali, italiani, cristiani (e aggiungo non vaccinati) non rientrano nei discorsi d'odio.

    La scelta di classificare come "odio" frasi contro certe categorie di persone che guarda caso sono quelle a cui si riferisce una certa posisizione politica ignorando quelle contro le categorie duali (a cui si dovrebbe, nella loro visione, rifereire la posizione politica opposta) è indice di una chiara volontà discriminatoria di origine politica, che forse è la peggiore in quanto mina il diritto alla libertà politica che in ogni caso travalica le categorie sopra riportate.

    Come già riportato in questo blog: poco importa riconoscere il matrimonio omossessuale se poi anche gli omossessuali sono disoccuppati a causa della deflazione salariale.

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    1. La differenza è che nessuno discriminerebbe/aggredirebbe verbalmente una persona in quanto bianca o etero. Queste discriminazioni non esistono. Gli etero hanno accesso a tutti i benefici istituzionali riguardanti il matrimonio, l'adozione, ecc. cosa che invece è preclusa alla comunità lgbt. Considera che fino a pochi anni fa lo stato italiano non prevedeva alcuna forma di riconoscimento per le coppie gay. Questa è discriminazione.

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  19. Mentre leggevo certi passaggi del documento (alcuni opportunamente evidenziati da Lei in grassetto) stentavo a credere a ciò che vi era scritto. La ringrazio per aver reso pubblico questo discorso della Presidente Segre, perché solo così potremo essere tutti più consapevoli dell'intento sostanzialmente illiberale della campagna propagandistica in atto contro l'odio e della pericolosità per la democratica espressione delle idee e del pensiero che si nasconde dietro a questo apparentemente nobile obiettivo.
    Superata l'incredulità e lo stupore, occorre che ci si adoperi affinché in Parlamento si realizzi l'alleanza più vasta possibile per impedire che un tale progetto diventi di fatto uno strumento di repressione della libertà di pensiero.
    Buon lavoro. Sempre più convinto che #votareserve.

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  20. Altri hanno espresso concetti che sono anche miei .
    Aggiungo una nota d'odio per restare in tema:
    odio quei politici che non sapendo assolutamente nulla di ciò che succede si inventano cavolate al solo scopo di galleggiare portando avanti cavolate utili solo alle loro carriere .
    Il CC italiano è pieno di reati che coprono tutti i comportamenti penalmente rilevanti possibili: il popolo e la sua libertà si difendono facendo funzionare la magistratura , rendendo i processi a querela di parte possibili a tutti e non solo agli amici .
    Io sono libero di odiare chi mi pare se non commetto reati .
    Se l'odio di per sè diventa reato a quando perseguire l'amore ?
    Una società seria tutela i cittadini con una giustizia che funziona non gli imbecilli attraverso la soppressione del dibattito .

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  21. Il linguaggio performativo è quindi considerato "un azione" al livello legale da quello che ho capito e quindi tutto quello che viene considerato odio se non è punibile, e se è a discrezione di chi applica la sanzione su dato reato, prevale il caos... un po come nel Ddl Zan (che considero insensato e pericoloso non è una questione di modifiche).

    Poi si ho notato invenzioni un po ovunque, tra le cose che lei ha evidenziato in grassetto, vabbè non c’è bisogno di farla lunga, quello che mi fa rabbia è che si va sempre nella direzione opposta, ci si lamenta, si discute di alcuni problemi, poi improvvisamente a prescindere dagli svolgimenti spunta una commissione, spunta un trattato, spunta un piano straordinario e cosi via che parla di qualcosa, come a dire tu parla parla che io continuo per la mia strada.
    A tal proposito, sapendo già dove vogliono arrivare e come arrivarci, bisognerebbe anticipare e creare le condizioni per evitarlo.
    Ma anche mettere in discussione commissioni del genere, quanto siano attendibili, con quale valenza si devono prendere in considerazione …io metterei in discussione tutto.
    A mio giudizio sono preoccupato, per me tra questo e il Ddl Zan vedo un preludio di dittatura o peggio.
    Dico peggio perchè dove regna il caos si creano le condizioni per tutto.

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  22. Un pappone omologato e velenosissimo. Da mandare giù a forza al suono dell'ipocrita "Il potere pubblico, cioè dei cittadini elettori e sovrani...". Sì, decisamente meno indigeste le audizioni su Rossi.

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  23. «i discorsi d’odio non sono solo parole»

    Le sentenze ingiuste e preconcette pure: vd. Fascismo e antifascismo, Torino, Stampatori, 1976, pg. 58 citazione ad inizio pagina.

    «c’è un nesso diretto fra certe parole e certi fatti»
    Fra certi comportamenti e certe scelte economiche e sociali pure - certo, forse per alcuni è più comodo parlare di "discorsi d'odio" che analizzare le cause della crescente - «in maniera esponenziale» ? - insofferenza.

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  24. Ho sempre avuto l'impressione che la vaghezza della definizione di "odio" e di "hate speech" fosse funzionale ad usare tutto questo come manganello per gli avversari politici e allo stesso tempo a poter più agevolmente fingere di non vedere altri ben più frequenti e gravi fenomeni. Si dà per scontato, ad esempio, che il razzismo sia fenomeno esclusivo dei "bianchi" (ovviamente "suprematisti"), che l'omicidio di donne (scusate: non sopporto l'orrido neologismo "femminicidio") riguardi solo il maschio italico troglodita, che l'odio antiebraico sia solo di matrice nazifascista. Nella mia (limitata) esperienza di docente di scuola superiore, invece, ho visto molto più spesso donne (anche colleghe) trattate con disprezzo da chi per cultura le considera esseri inferiori, ed espressioni (verbali) violentemente antiebraiche da parte di ragazzi musulmani, a fronte di nessuna da parte di "fascisti". Sarebbe molto utile sapere se le rilevazioni di "odio" di certe commissioni o di certe associazioni che propugnano "amore" ed "inclusività" si basino sull'analisi di messaggi scritti solo in Italiano, come sospetto, o se le lingue monitorate sono anche altre, come ad esempio l'Arabo. Concentrarsi solo sull'Italiano, anche se fosse fatto eventualemente in buona fede, introduce comunque una distorsione nelle rilevazioni: una distorsione funzionale ad un approccio autorazzista che vede sempre e solo gli Italiani colpevoli di ogni nefandezza. Mentre si continua a fingere di non vedere che in Europa ci sono stati, da parte di musulmani, violenze contro le donne, violenze ai danni di "bianchi" cristiani (stupri, aggressioni randomiche ed accoltellamenti) e anche omicidi di Ebrei in quanto Ebrei: un orrore che non si vedeva dal 1945.

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    1. Un altra domanda non banale secondo me è questa, quanto gli serve questo tema? perchè secondo me lo porteranno avanti fino alla morte, dato che senza di esso o dello Zan non riescono ad inserire alcune tipo di riforme e destrutturazioni della società.
      Perchè ogni cambiamento forzato viene sempre accompagnato da un racconto, quindi calcolare con esattezza la sua rilevanza, la sua importanza, ci fa comprendere meglio dove e come agire.
      Poi calcolarne anche i danni e anche questo non è banale, perchè a mio avviso il Zan apre le porte a tutto, giustifica l'assurdo, non è banale per niente.

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