Intanto parto da un dato tecnico-parlamentare: il disegno di legge, come potete vedere, è a firma dei capigruppo, Romeo e Patuanelli. Questo significa che il tema, pur non essendo nel contratto di governo, è fortemente sentito e condiviso dalla maggioranza.
Ovviamente neanche il Corriere si è potuto sottrarre a questa prassi (non c'è niente da fare, non ci riescono, è più forte di loro ma se ne accorgono solo quando ci vanno di mezzo i loro amici), e quindi, con il solito virgolettato farlocco, mi ha attribuito nel titolo del cartaceo quello che invece è un obiettivo di maggioranza (e che quindi condivido, va da sé: ma un conto è condividere, un conto promuovere). Fatto sta che se non ve lo avessi detto nemmeno ve ne sareste accorti, perché il cartaceo non lo legge più nessuno, e uno dei motivi credo siano appunto i virgolettati farlocchi.
Tornando a cose più serie: si è arrivati a questa forte condivisione attraverso un percorso che sarà descritto nelle mie memorie se e quando avrò voglia di scriverle (e di morire per lasciarvele leggere). So che vorreste sentirvi dire il contrario, ma di questo, come di altri processi politici, sono stato mero testimone più che attore: quando i tempi sono maturi, le cose avvengono da sé, e chi lotta per resistere aiuta l'avversario. Del resto, il semplice fatto che il Corriere, o meglio il suo titolista, mi attribuisca sostanzialmente questo disegno, vale a dimostrare che le cose sono andate in un altro modo (duole doverlo dire, ora che i rapporti sono cordiali, ma amicus Plato sed magis amica veritas). Quelli più alfabetizzati di voi si potranno fare facilmente un'idea di come siano andate, e sarà un'idea abbastanza precisa (una roba tipo Proverbi 16:18).
Come avrete visto dalla sua scheda, nella quale in seguito potrete seguirne l'iter, il disegno non è ancora stato assegnato: è al drafting per la compilazione (i disegni di legge vengono rivisti, corretti e impaginati da uno speciale servizio i cui funzionari evidenziano eventuali problemi di coordinamento legislativo, di omogeneità stilistica e di contenuto, oltre agli inevitabili refusi, ecc.). Sarà assegnato, così mi è stato detto da chi ha il compito di farlo, alla mia Commissione, che è competente per materia. Nel frattempo è stato risolto un altro problema di tecnica parlamentare, quello dell'acquisizione del necessario parere della Bce, rispetto al quale il Regolamento del Senato non prevede una procedura esplicita.
Apro e chiudo una parentesi per evidenziare che la mancanza di una procedura normata dal Regolamento per il compimento di atti dovuti come l'acquisizione dei pareri della Bce è una plastica rappresentazione del disinteresse degli "europeisti" per l'Europa (isomorfo a quello dei "buonisti" per la bontà: essere europeisti non è volere l'Europa, ma volersi sentire europei, cioè migliori dei propri concittadini italiani, esattamente come essere buonisti non è volere la bontà, ma volersi sentire buoni, cioè migliori dei propri concittadini italiani). Va anche detto che normalmente gli atti legislativi per i quali questo parere è richiesto sono stati emanati per decreto legge (pensate ad esempio alle varie riforme del credito, come quella delle popolari e quella delle Bcc), e quindi l'autorità nazionale che doveva acquisire il parere era il Governo. I casi in cui il Parlamento si è trovato a dover acquisire un parere, per una legge di iniziativa parlamentare, sono pochi e forse nulli, il che spiega perché i Regolamenti tacciano sul punto. Aggiungo che i Governi di solito non hanno richiesto il parere preventivamente (cosa della quale la Bce si è più volte lamentata, e in fondo a ragione: che mi chiedi a fare il parere se intanto emani un atto che entra immediatamente in vigore?). Anche questa notazione tecnica la mettiamo in conto al rispetto che gli "europeisti" hanno per l'Europa: le uniche regole che interessa loro rispettare sono quelle di bilancio, purché sfilino soldi dalle vostre tasche e mettano in difficoltà l'attuale Governo. Su tutte le altre sono sempre stati più elastici (lo testimonia il "tesoretto" di procedure di infrazione che abbiamo ereditato).
Quanto ai contenuti del ddl, i meno disattenti si ricorderanno di avermeli sentiti anticipare in aula il 6 marzo scorso (non fatevi distrarre dalla mia eloquenza musicale: le parole che dico non le estraggo a caso da un'urna, solitamente hanno un perché, e oggi capite il perché di queste):
Avevo detto che indipendenza non significa autonomia, ed eccone la dimostrazione pratica: anche se a molti spiace (gli sono vicino nel loro dolore), e pur con una quantità di condizionamenti sui quali qui non mi soffermo (anche se dovreste esserne consapevoli), pare che i Parlamenti, ancora, abbiano potere legislativo, e in particolare si mormora che siano loro (ancora per un po') a delineare il quadro normativo all'interno del quale operano i vari organi dello Stato, incluse le Autorità, che sono indipendenti sì (e poi vediamo bene che cosa questo significhi nel caso specifico), ma non autonome. Il potere di dotarsi di leggi, di normare il proprio funzionamento, e di giudicare se stessi, non è indipendenza: è qualcos'altro (autonomia, autocrinia, autodichia, ecc.). Indipendenza è scegliere i propri obiettivi e il modo di realizzarli: e questo potere, alla nostra Banca centrale nazionale, nessuno vuole sottrarlo (anche perché non lo ha più da tempo).
Avevo anche chiarito che nei paesi che piacciono tanto a certi italiani (quelli meno sensibili all'interesse del loro Paese), le cose funzionano in un certo modo. Quale? Bè, lo sapete: a me piace basarmi sui fatti, e i fatti sono questi:
- Austria
- Belgio
- Cipro
- Estonia
- Finlandia
- Francia
- Germania
- Grecia
- Irlanda (con spiegazione)
- Italia
- Lettonia
- Lituania
- Lussemburgo
- Malta
- Olanda
- Portogallo
- Slovacchia
- Slovenia
- Spagna
La lista rinvia agli Statuti delle Banche centrali nazionali dei 19 paesi dell'Eurosistema, cioè di quel sottoinsieme di paesi dell'Unione Europea (che in quanto tali appartenengono al Sistema Europeo delle Banche Centrali) la cui valuta è l'euro. Una lettura appassionante per la maggior parte di voi, suppongo. Non vi dico quanto lo sia stata per me! Per evitarvi lunghe notti insonni, vi faccio una rapida sintesi delle modalità di costituzione degli organi di governo delle Banche Centrali Nazionali (BCN), e in particolare del Direttorio (Governing Board, Comité de direction, Direktorium, ecc.), partendo da quanto succede a casa nostra.
In Italia il percorso è tracciato dall'art. 18 dello Statuto e si divide in due: un binario è seguito per la nomina del Governatore, e un altro per la nomina degli altri membri del Direttorio (forse lo saprete, se ne è parlato molto sui giornali). Il Governatore viene nominato "con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore" (art. 18(1)). L'oggetto misterioso qui è il Consiglio superiore. Il Consiglio superiore è normato dall'art. 15 dello Statuto, ed è composto dal Governatore e da 13 consiglieri, nominati dall'assemblea su proposta di un comitato nomine costituito all'interno dello Statuto.
Nel caso della nomina del Governatore, il Consiglio ha funzione meramente consultiva (non risulta che il suo parere sia vincolante, mentre lo è la deliberazione del Consiglio dei Ministri). Sono però più penetranti i suoi poteri per quanto attiene agli altri membri del Direttorio. L'art. 18(3) stabilisce che "Il Consiglio superiore, su proposta del Governatore, nomina il Direttore generale e i Vice Direttori generali". Vero è che ai sensi dell'art. 18(5) "Le nomine, i rinnovi dei mandati e le revoche del Direttore Generale e dei Vice Direttori generali debbono essere approvati con decreto del Presidente della Repubblica promosso dal Presidente del Consiglio dei ministri di concerto col Ministro dell’economia e delle finanze, sentito il Consiglio dei ministri.", e quindi il Governo deve in qualche modo essere coinvolto, ma i pesi sono rovesciati: a differenza di quanto accade per il Governatore, nella nomina degli altri membri del Direttorio è il Consiglio dei Ministri, non il Consiglio superiore, ad avere funzione consultiva.
Quindi, tirando le fila del discorso: la maggioranza nell'organo di gestione è determinata da un Consiglio superiore costituito per cooptazione (con un passaggio formale attraverso un voto in assemblea). Parlamento: non pervenuto. Società civile: non pervenuta.
Si potrebbe argomentare che una tale blindatura sia necessaria per garantire l'indipendenza. Se così fosse, una simile governance per cooptazione sarebbe lo standard nei paesi dell'Eurosistema. Ma non è così. Un'analisi degli statuti non permette di ravvisare altri casi di nomina del Direttorio da parte di un organo che nomina se stesso (ovviamente sto semplificando, ma l'essenza è questa), con l'unica possibile eccezione della Grecia, che un po' si avvicina a questo schema (nomina da parte del Consiglio generale, a sua volta parzialmente eletto dall'Assemblea dei soci).
In effetti, nei restanti 17 casi (tolte quindi Italia e Grecia) i modelli sono i più svariati, sostanzialmente riconducibili però a poche categorie:
1) direttorio di prevalente nomina governativa, come in Austria (art. 33 dello Statuto), Cipro (art. 13 dello Statuto; n.d.r.: la versione disponibile online non mi pare sia aggiornata, devo incaricare i tecnici di verificare che sia tuttora valida), Francia (art. L.142-8), Irlanda (come esposto nella brochure che vi ho allegato), Lussemburgo (art. 12(2)), Malta (art. 8 e 9), Olanda (art. 12(2)), Portogallo (art. 27), Spagna (art. 24).
Nota bene: formalmente c'è quasi sempre un passaggio presidenziale (fanno eccezione, ad esempio, i direttori della Banca Centrale di Malta, nominati direttamente dal primo ministro, o quelli della Banca Centrale del Portogallo, nominati direttamente dal Consiglio dei ministri). Quando parlo di "nomina governativa" intendo dire che in ogni caso è il Governo (o addirittura un singolo ministro) a designare e proporre i nomi. Ad esempio in Portogallo e Spagna la proposta è del Ministro delle finanze (in Spagna il MEF propone solo i direttori e non il governatore). Quanto formale o sostanziale sia il potere del Capo dello Stato nei singoli paesi non saprei dirvelo e dipende naturalmente dagli assetti costituzionali formali e materiali di ognuno di essi. Fatto sta che in metà degli altri 18 paesi dell'Eurosistema il Governo è direttamente (e in alcuni casi esclusivamente) coinvolto nella scelta del Direttorio, senza che nessuno ravvisi in questo una lesione del principio di indipendenza. Anche questa affermazione va qualificata: ci sono casi, come quello olandese, in cui la shortlist da sottoporre alla nomina (regia, in quel caso) viene effettuata da un Consiglio di sorveglianza, e quindi non dal Governo. Solo che il Consiglio di sorveglianza prevede un membro di nomina governativa, e gli altri eletti dall'assemblea degli azionisti, e... lo Stato è azionista unico!
2) direttorio di prevalente nomina parlamentare (anche qui diretta o indiretta), come in Estonia (art. 10), Finlandia (art. 13), Lettonia (art. 22), Lituania (art. 10), Slovacchia (art. 7) e Slovenia (art. 35-37). Anche qui ci sono diverse sfumature: si va dalla Slovenia dove il Parlamento elegge su proposta del Presidente della Repubblica, alla Finlandia, dove i membri del direttorio diversi dal Governatore (nominato dal Capo dello Stato) sono eletti da una Commissione di supervisione a sua volta eletta dal Parlamento.
3) sistemi "misti", come quello tedesco (tre membri di nomina governativa e tre di nomina parlamentare, art. 7), o quello belga, in cui i nomi sono proposti da un "Consiglio di reggenza" (art. 23), che però non è totalmente autoreferenziale, poiché prevede cinque membri di nomina governativa, due proposti dai sindacati e tre dalle associazioni datoriali e della società civile.
Ora, vorrei attirare la vostra attenzione sul fatto che in tutti questi casi, evidentemente, la Bce ha ritenuto che il coinvolgimento del Parlamento, o addirittura del Governo, nella nomina dei vertici, non violasse il principio di indipendenza stabilito dall'art. 7 del Capo III del Protocollo 4 "Sullo statuto del Sistema Europeo di Banche Centrali e della Banca Centrale Europea", il quale viene così definito:
"Conformemente all'articolo 130 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, nell'esercizio dei poteri e nell'assolvimento dei compiti e dei doveri loro attribuiti dai trattati e dal presente statuto, né la BCE, né una banca centrale nazionale, né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni, dagli organi o dagli organismi dell'Unione, dai governi degli Stati membri né da qualsiasi altro organismo. Le istituzioni, gli organi e gli organismi dell'Unione nonché i governi degli Stati membri si impegnano a rispettare questo principio e a non cercare di influenzare i membri degli organi decisionali della BCE o delle banche centrali nazionali nell'assolvimento dei loro compiti."
Qui le sottolineature sono due: quella sui compiti, che ai senso dell'art. 3 dello stesso protocollo sono:
— definire e attuare la politica monetaria dell'Unione;
— svolgere le operazioni sui cambi in linea con le disposizioni dell'articolo 219 di detto trattato;
— detenere e gestire le riserve ufficiali in valuta estera degli Stati membri;
— promuovere il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento.
e quella sul sollecitare o accettare istruzioni. Evidentemente si dà per scontato che in questo, come in consimili casi anche italiani di scelta governativa (AGCOM) o parlamentare (privacy) di membri di una autorità indipendente, la nomina da parte di un organo costituzionale dello Stato non implichi subalternità del nominato alle indicazioni del nominante.
Quindi il nostro provvedimento non è minimamente lesivo dei principi dei Trattati, e ove mai lo dovesse sembrare, sarà la Bce, il cui parere aspettiamo con rispetto, a spiegarci perché un modello di governance che va bene in Germania, in Italia dovrebbe essere lesivo dell'indipendenza. Confido nel fatto che in questa come in altre occasioni la Bce non ravviserà criticità nel lavoro di questa maggioranza.
Comunque, chi deve pronunciarsi è Francoforte: il resto sono chiacchiere da bar.
Qual è il vero punto dolente, alla luce dei pessimi risultati che non possiamo né nascondere sotto il tappeto (impossibile), né attribuire sic et simpliciter alla proverbiale "grande moria delle vacche" di fausta memoria? Il punto è che nessuno vuole intromettersi nel modo in cui la nostra BCN definisce e raggiunge il suo obiettivo di politica monetaria (che in larga misura è è definito dalla BCE: la famosa inflazione al 2%), o svolge più in generale gli altri compiti che le sono attribuiti, né tanto meno nel modo in cui essa svolge le ormai residuali funzioni di vigilanza che le competono. Dobbiamo però chiederci se definire le linee generali di politica finanziaria e creditizia di un paese sia compito del Parlamento o delle autorità indipendenti, cioè se queste autorità abbiano anche funzioni di indirizzo (decidano dove si vuole andare), oltre che di controllo e garanzia (verifichino che non vengano commessi abusi). Il protocollo sul SEBC, in effetti, non prevede fra i compiti la definizione degli indirizzi generali di politica creditizia del paese, e questo spiega perché in un sistema che vuole integrarsi, ma nel quale coesistono modelli molto diversi di sistema creditizio, coesistono anche modelli molto diversi di governance delle BCN.
In altre parole: l'indipendenza è reciproca, come logica vuole e come dovrebbe essere, o a senso unico, come pare sia stata in passato?
Faccio un esempio che conosco bene: la scelta di penalizzare (se non addirittura eradicare) il credito territoriale. Studi recenti come quello di Masera (Community banks e banche del territorio), ma anche un semplice sguardo europeo (non europeista) alla realtà che ci circonda e alle prassi delle economie vincenti, ci dimostrano che questa scelta è antistorica. Ma anche se fosse la cosa più opportuna da fare (e non lo è), chi dovrebbe decidere se andare in questa direzione o meno? Il Parlamento, dove siedono i rappresentanti eletti dei territori, il Governo (che ha la fiducia del Parlamento), o una entità "indipendente" cui simili compiti non sono attribuiti dai Trattati? Voglio essere molto esplicito: a me non piace né un mondo in cui la politica condiziona la vigilanza, né un mondo in cui la vigilanza condiziona la politica. Entrambi questi mondi sono instabili: il primo perché porta ad abusi nella concessione del credito, con conseguenti problemi di sofferenze bancarie e di fallimenti; il secondo perché rischia di indirizzare il sistema creditizio in direzioni divergenti da quelle del sistema Paese e della sua economia reale, che rischiano di essere funzionali solo agli interessi di un organismo burocratico non rappresentativo della comunità nazionale. Dare la colpa di una decina di fallimenti bancari di un certo spessore (un unicum nella storia bancaria di questo paese) agli imprenditori che "sono poco produttivi perché sono troppo piccoli", e consimili amenità, scollate dall'evidenza empirica e da sostanziosi filoni di ricerca, è una scappatoia sempre meno credibile, e comunque ottiene, come principale risultato, quello di sollevare l'indignazione degli imprenditori e dei risparmiatori (cui i partiti che li rappresentano devono dare risposte).
Per quanto questo possa sembrare controintuitivo, la strada scelta finora per ovviare a questi problemi di commistione, quella della totale autoreferenzialità, in tutta evidenza non li ha risolti. Quindi dobbiamo adeguare il nostro assetto istituzionale. Se la vigilanza necessariamente condiziona la politica, come è in qualche modo inevitabile che sia, allora occorre che al suo interno abbiano voce, come in tutti i paesi civili, anche gli orientamenti generali di indirizzo politico del paese, affinché non si crei uno iato fra istituzioni e cittadini che alla fine si risolve in un unico modo: nella perdita di credibilità delle istituzioni. Succede in Belgio, succede in Finlandia, succede in Germania (in cui, data la rilevanza del credito territoriale, non a caso metà dei componenti del direttorio è nominato dal Bundesrat - la "Camera delle Regioni", per semplificare - di concerto col Governo).
Perché non dovrebbe succedere anche da noi?
L'unico argomento che ha chi vuole contrastare questa legittima esigenza è il disprezzo verso gli italiani. E, come potete sentire sopra, io la sfida l'ho lanciata: venite, cari, venite in Commissione o in Aula a dirci che gli Italiani (che vi hanno eletto) non si meritano istituzioni con governance di livello europeo perché sono dei pezzenti, dei corrotti, degli Untermenschen! Venite a dirci che questo popolo corrotto e decadente non merita di avere voce in capitolo in una materia, quella creditizia, nella quale (peraltro) le autorità tecniche e indipendenti non hanno un track record brillantissimo! Venite, carissimi, a insultare in pubblico, con resoconto stenografico, i vostri elettori! Tutto vento nelle nostre vele, amici cari. Passare da atteggiamenti tatticistici a una sincera e genuina condivisione dell'esigenza primaria di difendere l'interesse nazionale, facendo le vere riforme strutturali, quelle delle istituzioni che sono determinanti per la competitività del nostro Paese, conviene più a voi che a noi. L'epoca in cui la sfida della competitività si giocava sui salari, cioè sulla pelle della gente, l'avete aperta voi col jobs act, in ossequio ai desiderata della Bce, e l'hanno chiusa l'8 marzo 2018 gli elettori. Ora dobbiamo restituire ai lavoratori una vita dignitosa, e occuparci di altri aspetti della competitività: per esempio, l'accesso al credito, i tempi della giustizia, la semplificazione amministrativa. Tutte cose esplicitamente considerate in quelle classifiche come il Doing business, di cui tanto vi riempite la bocca per vilipendere il paese, ma che verosimilmente non avete mai letto con attenzione.
E ora possiamo liberare i cinghiali: lasciamo che entrino nell'orto, mangiando i fiori e estirpando gli arbusti. Già immagino i soliti noti, i soliti laureati in qualsiasi cosa non sia l'economia, stracciarsi le vesti sulla lesione dell'indipendenza (inesistente, come vi ho dimostrato), evocare l'Ungheriaaaaaaaa con accenti patetici (senza naturalmente farsi mancare il rituale riferimento a Weimar e all'Argentina), parlare di deriva autoritaria (che equivale a dire che il Governo controlla la Corte Costituzionale perché il Parlamento ne elegge un terzo dei componenti!), e via delirando.
A tutti questi amici, e a tanti altri che vorrebbero venirmi a trovare a Palazzo Carpegna, mi limito a dire una sola cosa: non chiedere mai per chi suona l'Europa. L'Europa suona sempre per te.
Traduco per i tanti diversamenti perspicaci che da quando sono diventato famoso razzolano da queste parti.
L'europeismo liturgico di chi ci ha preceduto era anche e soprattutto un europeismo tattico, quello degli europeisti con le tasche altrui, quello di chi contava di sopravvivere ai necessari costi di transazione e di adattamento scaricandoli sugli altri. Questo opportunismo ha contribuito alla divisione del Paese e quindi al suo insuccesso a livello internazionale. Ora giriamo pagina e leggiamo la prossima, su cui troviamo scritto prima caritas incipit ab ego. Tradotto, significa che per difendere l'Europa (attenzione alle parole) bisogna difendere l'Italia, e per difendere l'Italia bisogna, in primo luogo e in via pedagogica, che ogni italiano abbia la sua quota parte di quello che ha chiesto per gli altri italiani. Avete chiesto il mercato? Eccolo! Avete chiesto istituzioni adeguate ai migliori standard europei? Eccole! Ne volete ancora? Ce n'è! Ne volete di meno? Parliamone, tutti insieme, da italiani, e decidiamo insieme la nostra strada. Non volete? Mi dispiace, allora: per ora la maggioranza è questa. Voi sapete che il dialogo vi è stato offerto.
Sarà senz'altro un dibattito parlamentare molto interessante, e sono sicuro che tutti impareremo molto. Intanto, leggetevi (voi) gli altri statuti, così saprete (voi) di che cosa stiamo parlando, e riderete, come me, nel leggere i resoconti dei soliti noti. Non siate cattivi con loro: ci regalano un sorriso, e di questi tempi, oggettivamente, è "tanta roba"!
(...se ci sono refusi o domande correggo e rispondo dopo in 1/2 h - alle 14:30 su Rai 3 con Lucia Annunziata...)
Ho appena appreso con sconcerto che tra i lettori di Bagnai non c'è Maurizio Landini. Anche se questo spiega molte cose...
RispondiEliminaBè, il libro, com'è noto ai lettori di questo blog, gli era stato recapitato poco più di quattro anni fa. Abbiamo scoperto che non è servito a nulla, ma non ci voleva molto a intuirlo. Quattro anni fa sarei stato dispiaciuto, ma non sorpreso. Ora sono felice, e non sorpreso. Quando smetteremo di vincere, potremo campare altri cento anni sulla sconfitta di questi litigiosi saccenti.
EliminaEgr. Prof.Bagnai, penso (e come me molti piccoli imprenditori) che in Italia i meccanismi regolanti le Istituzioni siano sempre stati "organizzati" per rendere ingovernabile ed immodificabile lo status quo. Il lavoro che sta facendo mi sembra un ottimo inizio per rendere finalmente piu' aderente al pensiero dei cittadini (votanti e non) le regole che portino ad un corretto processo decisionale: certo e' un labirinto irto di ostacoli e trappole, ma sono certo che con la sua caparbieta' e conoscenza della materia riuscira' nel suo intento; ormai i sedicenti oppositori (politici) hanno perso qualsiasi credibilita', non mi preoccuperei delle loro urla. Buon (gran) lavoro
RispondiEliminaGrazie Alberto per averci anticipato con il post ciò che avresti detto dalla Annunziata. Che dire? Dopo aver per anni smascherato le falsità dette/scritte dai pennivendoli, con questo post ti sei superato: lo fai in anticipo, come fosse un vaccino! Un unico appunto: con questa analisi, così completa ed esaustiva, fai loro un enorme regalo: non dovranno rimestare su Google per capire qualcosa dell'argomento prima di arrangiare la velina contro "l'attacco all'indipendenza della banca d'Italia"....
RispondiEliminaEgr.prof.Bagnai, grazie per la sua presenza nel programma 1/2 ora in piu. È sempre un piacere vedere una sua intervista.Dovrebbe andare di piu in televisione e cercare di spiegare che prima o poi l'Italia dovrà tornare a essere una NAZIONE libera e avere la giusta "sovranità monetaria". Come diceva il professor Savona riprendersi le chiavi di casa. Grazie...
RispondiEliminaLo ha talmente letto che non conosceva il titolo.
RispondiEliminaHa biascicato qualcosa sulla fine dell'euro mentre il libro era il secondo:italia può farcela.
Grazie Landini, grazie di cuore.
Ricambieremo come piace al mercato, con gli interessi.
Intervista con Lucia Annunziata molto istruttiva e divertente. Una giornalista trementamende "obbediente". Poi su Tardelli, il top. Grazie.
RispondiEliminaAlberto la gente è con te, non fatevi intimorire e andate avanti. Sarà dura, ma occorre provarci. Io intanto cerco di aprire occhi a destra e a manca, ma è un pò come la caverna di Platone....
RispondiEliminaDomande affidate al vento: se Banca d'Italia avesse avuto nel recente passato un direttorio di nomina governativa/parlamentare e non formato tramite la cooptazione di "interni", la sua attività di vigilanza, così palesemente carente e che tanti guasti ha prodotto, sarebbe stata più efficace?
RispondiEliminaPensate che un direttorio più politico e meno tecnico avrebbe avuto una maggiore sensibilità riguardo alla appropriatezza della concessione del credito?
Serenino al di là di tutte le nostre divergenze, dovrebbe essere chiaro anche per te che un direttivo che non si "autonomina" ha un qualche incentivo in più per fare bene il suo lavoro. Questi (qualsiasi sia il governo) nemmeno possiamo licenziarli dopo i danni che hanno fatto! Ti pare normale?
EliminaRispondi alle mie domande, se vuoi, e se conosci la Storia italiana e hai esperienza della vita pubblica.E lascia perdere le fanfaluche sugli incentivi per lavorare bene.
EliminaLa Consob, che ha il Presidente e i Commissari di nomina governativa,ha lavorato bene secondo te?
P.S.
Il Governatore della Banca d'Italia è nominato dal Governo e dal PdR E ha un mandato a termine, ci sono anche esempi più o meno felici di Governatori cacciati prima del termine del mandato.
Tu dici, caro Alberto, “ …E ora possiamo liberare i cinghiali: lasciamo che entrino nell'orto, mangiando i fiori e estirpando gli arbusti “ !
RispondiEliminaCerto, è una plastica ed efficace immagine sociopolitica, ma facciamo attenzione : i contadini della mia Valle Roveto hanno dei cinghiali un sacro terrore : tutto distruggono e tutto scavano,come trattori.
Più efficace e terrificante risuona invece il termine tedesco “Wildschwein “, il porco selvatico.
A me è capitato di incontrarlo, di prima mattina,improvvisamente, dietro una siepe. Giusta quindi la domanda : “Wie gefährlich sind Wildschweine?
Il tedesco colto si risponde : “ Nur in Extremfällen kann die Begegnung mit einem Wildschwein gefährlich sein." Die Waldbewohner sind sich ihrer Kraft durchaus bewusst. Im Grunde seien sie aber friedliche Tiere und nicht aggressiv: Sie haben eher Angst vor Menschen." ... Wildschweine verstecken sich vor den Menschen und sind grundsätzlich harmlos „ !
Quanto poi ai cinghiali italici, io resto alquanto scettico. Tu parli di dialogo e di maggioranza :
“Non volete? Mi dispiace, allora: per ora la maggioranza è questa. Voi sapete che il dialogo vi è stato offerto “.
Gli è che ,nella democrazia all’italiana,puoi avere tutta la maggioranza che vuoi, ma mai potrai governare in santa pace.
Ché, se non hai la maggioranza sinistra,l’unica cara agli dèi, tu non hai la veste nuziale, non puoi quinci entrare nella sala del banchetto.
Anzi, sarai gettato fuori, ove è “ pianto e stridor di denti “!
…in compagnia di cinghiali !
Ho goduto vedendoti godere mentre te ne andavi e mentre Landini strillava senza capire cosa è capitato all'Italia, lavoro ed imprese, dato che non aveva letto il TDE; forse le decine di libri che ha letto non gli sono serviti.
RispondiEliminaP.S.1 Sarebbe bene che ne inviassi una copia anche a Lucia Annunziata così la terza volta che ti inviterà eviterà certe domande sull'eurozona.
P.S.2 Ma davvero Mario Monti ti fa i complimenti in senato? Sono preoccupato!
Lucia Annunziata ha sbagliato per tre volte il titolo del Tramonto dell'euro; ne merita davvero una copia?
EliminaLandini nemmeno ricordava che il libro a lui regalato era L'italia può farcela. Se l'avesse letto staremmo meglio?
Grazie Bagnai ; questa è l'ennesima prova che oggi in Italia,(ma non solo),una persona che vuole essere BENE informata, non puo esimersi da leggere Goofynomics.
RispondiEliminaMa molti più grazie per l'apparizione TV a la mezz'ora.Più che per le cose che hai detto,di buon senso , per il tuo comportamento stoico. Per me che nonostante l'età sono un incazzoso, è stata una lezione morale.
Chiudo con un invito indiretto alla Annunziata a cambiare il nome della sua rubrica televisiva. Negli anni 50/60 La 1/2 ora era un giornaletto scollacciato . Il rimando alla Annunziata come padrona di casa ,genera malinconiche ed impari analogie.
L'egregio signor Landini ha ricevuto un meraviglioso libro,l'Italia può farcela, ma non l'ha letto perchè al "declino" dell'euro ha anteposto il "tramonto" dell'etica sindacale! Il 4 Marzo 2018 hanno avuto il loro 8 Settembre e, adesso, si sono arroccati livorosi nella Repubblica dei Salo-tti ... stizzosi perchè nessuno li chiama oggi a proporre, forse, quello che qui si conosce da 8 anni!
RispondiEliminaGrazie Professore, Lei misura sempre con acume e saggezza le parole ed i concetti come l'alpinista esperto misura i suoi passi e valuta la tenuta dei nodi. Fra le altre cose mi ha insegnato anche a non avere troppa fretta e godermi l'ascesa.
RispondiEliminaGrazie ancora
Proverbio: “Tanto tuonò che piovè”
RispondiEliminaNella precedente crisi internazionale (2008) mezza Europa (principalmente quella del sud) si trovò in crisi perché i Paesi ricchi del Nord ritirarono i loro soldi e pretesero il pagamento dei debiti. Spagna, Grecia, Cipro, e l’Italia si trovarono nei guai, mentre i Paesi del Nord Europa stavano comodamente a guardare gli altri Paesi soffrire (in modo particolare la Grecia) imponendo regole di bilancio che accentuarono le crisi di quei Paesi.
Il QE della BCE fu la risposta migliore per immettere liquidità in Europa ed evitare che mezza Europa si riducesse alla fame.
Adesso la crisi sta arrivando in Germania ed è di proporzioni mai viste.
Cosa succederà?
La Germania da sola non penso riuscirà a cavarsela, quindi chiederà l’aiuto della BCE, la quale farà di tutto per evitare che il fallimento di Deutsche Bank si ripercuota su tutte le altre banche e settori.
Questa sarà una dimostrazione di come, essere sotto l’ombrello protettivo dell’Europa (BCE) può fare la differenza tra: reggere il colpo o diventare la prossima Argentina.
È chiaro che le Unioni (Federazione Europea degli Stati) si fanno nei momenti di abbondanza, mentre nei momenti di crisi aumenta l’egoismo e ci sono le maggiori rotture.
Sfortunatamente le possibilità che le cose vadano male per l’Unione Europea sono molte.
Se l’Europa si spezzerà definitivamente, non ci sarà più una nuova Europa, in quanto i tempi per risorgere non ci sono più. Entro una quindicina d’anni i problemi sulle risorse energetiche diventeranno tali da non permettere più una ripresa del PIL e dell’Unione Europea.
Se andassi a parlare io in Europa, invece di parlare di Euro, minibot ecc. I quali sono solo i sintomi del malessere… chiederei che l’Europa faccia dei seri investimenti in Ricerca e Innovazione, dando la disponibilità economia ai Paesi membri tramite la BCE.
Il programma Horizon 2021-2027 prevede 100 Miliardi di euro di
investimenti in Ricerca.
Sembrano tanti, ma sono solo 14 Miliardi di Euro l’anno.
La scienza attuale si trova con i suoi due pilastri (la Meccanica Quantistica e la Relatività di Einsten) che risultano essere palesemente sbagliate.
https://www.youtube.com/channel/UCt0T4LttnLtWKDdu1Cs2a9Q
Bisogna investire per riuscire a trovare nuove teorie che possano farci progredire più velocemente e risolvere le crisi (Energetica, di risorse e quindi economica) che si affacceranno inesorabilmente.
Ricordiamoci che la Ricerca e l’Innovazione sono il motore del benessere, e non la stampa di denaro in sé, senza una giusta visione su cosa farsene (evitare di spenderli solo in consumi).
Buonasera prof. i due miliardi di tagli alla spesa o di risparmi che non diventeranno spesa e che il presidente Conte proporrà a Bruxelles non vanno bene. È stato lei ha insegnarlo a chi la segue, non si taglia la spesa quando il cielo è nuvoloso, I complimenti a Berlinguer che lei ha fatto nel suo penultimo intervento al senato, erano irrazionali: dov’era Enrico quando Andreatta e Ciampi attuarono il divorzio? Ma quest’ultimo suo intervento al senato è stato super. Complimenti. Mi raccomando, non dimentichi i minibot o traslocherò in direzione Casapound. Saluti.
RispondiEliminaBuongiorno Prof.!
RispondiEliminaQuesto suo post potrebbe esser preso a simbolo del fallimento del giornalismo odierno.
Per scriverlo non sono necessarie le competenze specifiche di un professore di economia: è necessaria cultura, desiderio di studiare, capire e voler spiegare l’attualità politica.
Ricordo che, anni fa, quando il Fatto Quotidiano era in fase di lancio, Marco Travaglio ripeteva di voler creare un giornale nel quale venisse raccontato “quello che gli altri non dicono”. Io all’epoca ero un pischello già profondamente insoddisfatto di quanto mi offrivano i quotidiani, essendo poi un antiberlusconiano “de sinistra” attendevo con ansia quello che speravo potesse essere un contenitore di analisi ed approfondimento. Mettere in pagina analisi e approfondimenti, non mera riproposizione dei fatti di cronaca corredati da brevi opinioni del commentatore di turno, avrebbe significato davvero distinguersi dagli altri giornali e giornaloni.
Così non fu. E la mia delusione crebbe fin dal primo numero. Dopo poco tornai a saltabeccare fra le agenzie di stampa e qualche quotidiano online.
Poi incontrai Goofynomics. Fu come un viandante nel deserto che si imbatte in una sorgente. E questo aldilà del mero contenuto del blog (che fu inizialmente come una badilata sui denti, una esperienza non del tutto piacevole). Fu il metodo a conquistarmi: partire dai fatti odierni e analizzarne le cause, approfondirne le implicazioni. Il fulcro del blog era ovviamente l’economia, ma per me che mi ritenevo (e ritengo) un po’ marxista era già una cuccagna.
Poi ne è passata di acqua sotto i ponti; io sono invecchiato e, spero, un po’ maturato (molto grazie a Lei).
Ad oggi devo dire che non sono ancora riuscito a trovare un “Goofynomics” per la geopolitica e la geografia integrata e l’offerta del giornalismo è, se possibile, peggiorata.
Una domanda a chi mi sa rispondere, l'organo di autogoverno della banca d'Italia, l'ultima volta che è stato modificato e da chi. Grazie
RispondiEliminaBuonasera,
RispondiEliminaa proposito della questione inerente ai tempi della giustizia mi permetto di segnalare l’interessante intervento di Barra Caracciolo al Salone della Giustizia dello scorso aprile, in cui spiega dal min. 48 a 56 come il nostro sistema giudiziario secondo le statistiche ufficiali pubblicate sul proprio sito da parte della Rete europea degli organi di autogoverno sia tra i più efficienti in rapporto al carico di lavoro, la cui grandezza pure viene spiegata. Lascio il link al video per chi fosse interessato: https://youtu.be/WDeatU3pGFc
Questo per dire che l’unico problema reale del nostro sistema - a dispetto della vulgata comune - è il troppo basso numero di magistrati in rapporto alla popolazione, come risulta peraltro da quelle stesse statistiche.