domenica 20 maggio 2012

G. come Grecia?

Alberto, non ho mai sostenuto che abbandonare l'euro ci consegna alla catastrofe. Quel che sostengo è che serve un cambio di paradigma a favore (a) dell'introduzione di politiche per la piena occupazione, e (b) di redistribuzione del reddito, e che mi sembra più probabile che un consenso politico su questi temi si trovi a livello europeo.
Lasciare l'euro per fare una bella politica di liberalizzazioni, taglio della spesa (meno giustizia, polizia, scuola, università) da soli con la NewLira non mi sembra una grande prospettiva.
Purtroppo è dura, mica basta Hollande...
G.



Salve professore, salve lettori.
Purtroppo non potete seguire la campagna elettorale greca.I partiti favorevoli alle politiche del fmi e ue presentano i partiti
che vogliono annullare il memorandum genocida(non sto scherzando, purtroppo e cosi) e principalmente il partito della sinistra radicale(siriza) che ha la seria possibilita di vincere le elezioni come un partito che condurra la Grecia fuori dall'euro e provochera il caos, la fame, il ritorno agli anni 50, ci sara un colpo di stato ecc. ecc.il tutto perche Brussell non accettera nessuna trattativa.Stanno spargendo il panico tra la gente, ed infatti molti vanno a prelevare i pochi euro che hanno dagli sportelli bancari, e naturalmante annullano qualsiasi terntativo di un dialogo su qualsiasi possibilita di cambiamento della politiche di austerity anche solo all'interno della cornice della moneta unica.Fin'ora questa e anche la posizione di Brussel, non discutera nessuna rinegoziazione del memorandum, anzi ieri la Merkel ed il "socialdemocratico" Schultz hanno affarmato che forse e meglio che parallelamente alle elezioni si svolga anche il referendum se la Grecia vuole rimanere nell'euro.Ora, secondo voi la Grecia e la pedina che potrebbe far cambiare nell'immediato le politiche europee imposte dalla Germania, dal momento che le cose stanno precipitando in Spagna Italia Francia?E cosa potrebbe succedere?Scusate se vi chiedo di fare il mago, comunque ho l'impressione che siamo ormai ad un punto di non ritorno in Grecia ed in Europa, e l'ansia in Grecia e alle stelle, dal momento che ormai siamo allo strenuo, le cose non possono piu andare cosi avanti.Saluti, Giorgio da Atene
P.S per quanto riguarda il ritorno alla moneta nazionale purtrop po ne parlano per intanto poche voci isolate, tra cui una piccola frangia del partito del siriza e non la leadership.E Questo perche vieni subito tacciato come un comunista che mangiera i bambini, e allucinante!!Siamo messi proprio male..



Caro G come G., a me sembra che quello che G come Giorgio ci sta dicendo coincide con quello che vado sostenendo sui media da circa un anno (e a casa mia da un po' di più): l'euro sta compromettendo la possibilità di costruire un consenso realmente democratico attorno a un (qualsiasi) progetto europeo. I motivi li ho spiegati più volte, e del resto non ci sarebbe nemmeno stato bisogno del mio intervento, visto che gli stessi protagonisti di questa bella vicenda tranquillamente confessano di aver seguito un procedimento paternalistico, ademocratico, strettamente funzionale agli interessi del capitale finanziario.

Mentre Giorgio ci racconta quello che è stato il nostro passato e sarà il nostro futuro (oltre ad essere il nostro presente), cioè ci descrive un dibattito politico condizionato dal terrorismo dei media, in altre parti del mondo voci più o meno indipendenti e autorevoli giungono a quella che solo per caso, e solo perché non sono un economista particolarmente originale, è anche la mia posizione: l'uscita dall'euro è per la Grecia un'opzione perfettamente ragionevole.

Probabilmente l'unica, aggiungo io.

Notate, nelle pieghe dell'articolo citato, che a differenza dell'UBS, che lo prezza in circa 100 miliardi di euro (metà del Pil greco), o di Repubblica, che lo prezza in più di 3000 miliardi di euro (!), la valutazione dell'IMF del costo di un ritorno alla dracma, pur se giustamente preoccupata, pare essere molto più prudenziale (non sono però riuscito a trovare la fonte primaria).

Ma al di là di queste cifre, necessariamente incerte, andando al nocciolo della questione, e dato per scontato che io ovviamente non sono contrario a politiche attive in campo fiscale, monetario e del mercato del lavoro di scala europea, la domanda che io mi pongo è molto semplice: a chi le lasciamo gestire queste politiche?

A quelli che hanno ridotto un popolo così?

Ai soliti noti?

Non credo, giusto!?

Vedi, la denuncia dei danni dell'euro, e la lotta per la sua rimozione, è lo strumento che anche politicamente fornisce il segnale più chiaro e univoco. Con l'euro se ne deve ovviamente andare la classe politica che ce lo ha proposto. Un "più Europa" (con occupazione, redistribuzione, il lupo che dorme accanto all'agnello, ecc. ecc.: tutto quello che vuoi) gestito dai soliti noti non sarebbe la soluzione. Insomma, credo che da un lato sia difficilmente accettabile il "più Europa" dei padri nobili dell'euro, ma che, d'altra parte, la generazione dei "padri" non farà un passo indietro significativo se non viene costretta a farlo dal fallimento conclamato dell'euro.

I motivi di queste mie conclusioni mi sembrano piuttosto evidenti, ma laddove non lo fossero sono disposto a spiegarli di nuovo, come pure sono sempre disposto a investigare soluzioni credibili che si pongano in qualche modo a metà strada fra i due corni del dilemma che ti ho esposto: non si può fare un vero "più Europa" con chi ci ha consegnato a questo disastro, ma non ci si può liberare da chi ci ha consegnato a questo disastro se non ci si libera dall'euro.

E ora, col tuo permesso, vado a mangiarmi un bambino...

28 commenti:

  1. HAI PROPRIO FAME....

    Casualmente mentre tu scrivevi questo post io scrivevo il mio. Tu sei pessimista e io ottimista.

    PS:Per caso hai un convegno in Toscana programma?

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    1. Mandaci il link, così vediamo se ci possiamo venire incontro...

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  2. QUOTATIONS su risposte già fornite, (più semplice andare al sodo che parafrasare) ai problemi (ri)proposti ora (passi aggiuntivi a quello per cui non si crea un'OCA se non per...limitare il danno):

    1)..."Il requisito che i tassi di inflazione dei partecipanti siano uniformi è giustificato e razionale..., ma la regola adottata ha un problema: è asimmetrica...Maastricht attribuisce la patente di “primi della classe” ai paesi con l’inflazione più bassa. Ora, mentre la teoria economica non fornisce un credibile sostegno all’idea che chi ha l’inflazione più bassa sia per forza “migliore", d’altra parte è certo che in una unione monetaria chi tiene la propria inflazione sistematicamente al di sotto di quelle degli altri sta praticando una svalutazione reale competitiva....la razionalità economica vorrebbe che, in un contesto nel quale una banca centrale indipendente fissa un obiettivo di inflazione, venisse “punito” non solo chi se ne discosta al rialzo, ma anche, simmetricamente, chi se ne discosta al ribasso, perché sta attuando una politica beggar-thy-neighbour.

    2)...il Trattato di Maastricht, all’art. 109j(1), già considera l’indebitamento estero nel monitoraggio del processo di convergenza. E siccome il problema era noto, il fatto che non sia stata definita una regola quantitativa, come quella del 3% per il deficit pubblico, significa una sola cosa: che non la si voleva (e non la si vuole) definire. Questo per almeno due motivi: primo, perché se “calmierare” il deficit pubblico significa limitare l’intervento dello Stato nell’economia (aprioristicamente considerato dannoso), “calmierare” il deficit esterno significherebbe intralciare i movimenti di capitale privati (che l’omodossia vede come sempre e comunque forieri di buona crescita); secondo, perché nell’elaborazione delle regole di Maastricht ha predominato politicamente il blocco dei paesi dell’area marco, guidati dalla Germania...

    3) Sono ormai molti a percepire come esito inevitabile la disgregazione dell’euro. I costi di questo evento, enfatizzati dai media, atterriscono l’opinione pubblica, e così anche chi è convinto dell’insostenibilità dell’euro si chiede se non ci sia qualcosa da fare per salvare la baracca. Proposte in tal senso... Temo le si possa classificare in tre categorie: quelle assurde, quelle inefficaci, e quelle irrealizzabili...

    ...Sono improponibili (per i motivi "politici sub 1) e 2) n.d.r.), anche se non insensate teoricamente, altre proposte di “più Europa”, quelle che passano attraverso l’idea di una maggiore “unione” fiscale, vuoi nel senso di “integrazione”..., vuoi nel senso di “coordinamento”... In effetti l’integrazione fiscale è uno dei motivi di tenuta dell’unione monetaria statunitense... Dai loro studi risulta che il bilancio federale compensa in media per più di un terzo gli shock avversi ai redditi individuali (attraverso riduzioni di imposte o aumenti di trasferimenti), contribuendo così a bilanciare gli squilibri regionali. Meccanismi di questo tipo... sono politicamente improponibili in Europa, dove il dibattito politico è condizionato dall’atteggiamento falsamente moralistico dei paesi del centro. Per la classe politica di questi paesi è ormai impossibile richiedere all’elettorato atteggiamenti cooperativi con chi finora è stato additato, per motivi di tattica politica interna, come origine della crisi. Nessun politico tedesco potrà mai fare in queste condizioni “la cosa giusta” (ovvero spendere di più, trasformando la Germania in una locomotiva che tira nella direzione giusta, anche se questo migliorerebbe la posizione del suo stesso elettorato...E destra e sinistra in questo gioco si equivalgono..."

    "un nuovo paradigma"? la nave ("dei folli") ha praticamente "disalberato" ma è ostinatamente tenuta in rotta.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Gentilissimo Professore,
    sono completamente d'accordo, ma non vedo nessun altro oltre ai soliti noti, almeno in Italia.
    (a parte questo: http://www.facebook.com/pages/Alberto-Bagnai-Ministro-dellEconomia/285341591496903
    Non sono su Facebook, ma anch'io vorrei lei come ministro, MAGARI FOSSE VERO!!!).

    I noti li conosciamo, ma chi potrebbe sostituirli?
    Tempo fa promise una specie di lista di cose da fare, capisco che è indafaratissimo e fa già tantissimo, ma se riuscisse a pubblicarla sarebbe molto utile.

    Sono assolutamente disorientata, l'unica cosa che sto facendo è una grandissima pubblicità al suo blog tra amici e parenti; li ha completamente conquistati, la stiamo seguendo tutti assiduamente, ma anche loro si chidono: "e adesso che lo sappiamo, cosa possiamo fare?"

    So che non ne potrà più di sentire questa domanda e che le verrà da rispondere "Svegliatevi! Cosa volete ancora da me? Non faccio già abbastanza?"
    Ma io da sola proprio non ci arrivo. Di solito sono abbastanza autonoma e faccio di testa mia, ma questa volta il problema è infinitamente al di là delle mie capacità, ho bisogno un aiuto e di una guida. E mi fido solo di lei.

    GRAZIE non potremo mai ringraziarla abbastanza

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  5. Alberto, secondo me siamo (quasi) d'accordo ma 'sta storia dentro/fuori l'euro finisce per confondere.
    Siamo d'accordo sulla necessità di azzerare la classe politica europea (inclusa quella italiana) che si nasconde dietro l'ideologia "dei mercati" per fare gli interessi del piccolo gruppo sociale che i mercati li controlla. Ormai si è capito, senza bisogno di teorie del complotto, che questo gruppo sociale finanzia i politici e i media (il terrorismo di cui parli), e che c'è quindi un problema di democrazia. In Italia come in Europa e altrove.
    Dove non siamo d'accordo (forse) è su dove si va a finire. La mia sensazione è che tu abbia una prospettiva realista da osservatore esterno cinico e pessimista: se la democrazia è bloccata, e l'euro un pretesto per soggiogare definitivamente il popolo bue, l'esito più probabile è abbandono dell' euro ad opera di un qualche movimento non ispirato a criteri democratici. Io posso pensare che tu abbia ragione e che si finirà così, ma non me lo auguro, e credo neanche tu.
    Da misero economista che di queste cose capisce poco, ho invece una visione romantico-sognatrice (oppure un delirio di onnipotenza) per cui spero che mostrando come sia possibile gestire l'economia "per il benessere dei popoli", si possa creare una maggioranza elettorale che dia mandato ad una nuova classe politica di cambiare le regole del gioco. Poiché questa maggioranza elettorale in Italia non la vedo, né vedo chi lavora in questa direzione, mentre nel dibattito politico in Francia, e forse anche in Germania, c'è qualche timido segnale, sono più ottimista sulla prospettiva di un rinnovamento (elettorale) a livello europeo.

    E spero sia ora chiaro che nel mio commento precedente non attribuivo *a te* proposte di newLira+liberalizzazioni: volevo invece dire che abbandonare l'euro serve a poco se non cambiano radicalmente diverse altre posizioni ideologiche. Se anche il PD pensa che la priorità sia ridurre gli sprechi (la spending review) e liberalizzare, siamo messi male (come ci ricordi spesso...)

    Su quale sarebbe il programma economico da attuare, che hai tratteggiato nella tua risposta al mio commento precedente, siamo credo d'accordo, ma tu preferiresti l'abbandono dell'euro e un risanamento nazionale, mentre io preferirei un trasferimento di potere d'acquisto dagli "europei più ricchi" alle aree europee con alta disoccupazione. Siccome la mia opzione, guarda un po', gli europei più ricchi non la vogliono, si rimane con la tua. E cosa succederà poi sul piano politico, non so

    Gennaro Z.

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    1. Ecco, vedi che siamo d'accordo? Attenzione però. Non vorrei avere indotto anche te nell'errore nel quale ho forse indotto alcuni altri lettori. Io DEPRECO il fatto che la democrazia sia bloccata e che QUINDI vi sia una probabilità non nulla di esito autoritario vuoi a opera di tecnocrati, vuoi a opera di partiti di destra (tipo Le Pen). Io ESORTO (nel mio piccolo) la sinistra ad aprire un dibattito serio e non "chiesastico" (in vari sensi) su come occupare questo spazio di verità per non lasciarlo ai fascisti.

      Tornando alle soluzioni "europee" che tu prospetti, si rimane sempre sul solito punto: le aspirazioni francesi all'uguaglianza si appoggiano su due debiti crescenti (quello pubblico e quello estero) e quindi non solo sono incompatibili con le aspirazione tedesche all'egemonia (come diceva Feldstein), ma sono anche un po' patetiche (te lo dice B come Bagnai). Quindi da dove verrà la "massa" che originerà il cambiamento? E chi andrà a dire agli elettori tedeschi, be', abbiamo scherzato, dai, diamogli una mano, su! E quanto ci metterebbero, comunque, i greci a dimenticare quello che hanno in larga misura ingiustamente subito?

      Caro G., a me sembra in realtà che il danno sia fatto, e che l'unica speranza in questo delirio sia quella di ripristinare un minimo di razionalità economica. Guarda che mi rendo conto che questa mia posizione è molto riduttiva e soprattutto non spendibile politicamente. Infatti ho detto fin dall'inizio che le davo più il valore di testimonianza, che di proposta.

      D'altra parte, però, va anche detto che le proposte dovrebbero farle i politici, no? E qui si torna al punto. Anche per il piddino medio, come per i tanti nipotini di Adam Smith che stanno intasando di cazzate la coda di moderazione, la "spesa" pubblica è stranamente qualcosa che finisce in un pozzo, e non nelle tasche di quegli stessi imprenditori che spesso e volentieri corrompono i politici per tirar su il prezzo dei propri servizi! La colpa però è per definizione dello Stato, e i soldi che lo Stato paga non vengono mai spesi per acquistare pane, salame, vino, automobili, mandare i figli a scuola... No: hanno sempre un moltiplicatore nulla...

      Ecco: certo: con politici così... Ma allora capisci perché sono preoccupato?

      Perché una soluzione di compromesso non è possibile né a livello locale, né a livello europeo. Bisogna capire che CI FACCIAMO MENO MALE SE CI SEPARIAMO CONSENSUALMENTE E SE OGNUNO RIPIGLIA FIATO. Ma le varie asimmetrie europee (incluse quelle dimensionali) impediranno che si giunga a questa conclusione di buon senso.

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    2. Visto il tenore delle dichiarazioni di Bersani sull'argomento ho l'impressione che la sinistra si stia impegnando per ucciderlo ancor prima che nasca il dibattito:

      http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Grecia-Bersani-uscita-da-euro-sarebbe-disastro-di-proporzioni-cosmiche_313306918286.html

      Giuseppe Sini

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    3. Sì, però per una volta vorrei spezzare una lancia a favore, anziché in testa, alla 'zdora. Se ha il più prestigioso quotidiano nazionale (secondo lui) che gli fornisce dei costi del ritorno alla dracma che sono 20 volte quelli stimati da UBS e 100 volte quelli stimati dal Fmi, cosa volete che faccia quel poveruomo? Si preoccupa. Ogni brava massaia farebbe la stessa cosa, e non la criticheremmo certo per questo. Magari non le faremmo dirigere il primo partito della sinistra, ma non la criticheremmo.

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    4. Le forze donaldiane dal punto di vista politico non contano nulla, tra l'altro anche per i motivi che ho spiegato qui. Non contano nulla anche perché non sono riuscite (non per colpa loro) a capire nulla, e quei pochi che vogliono capire vengono qui, di nascosto dal loro guru, a studiare!

      Continuo però a non capire il legame fra uscita dall'euro e catastrofe politica che mi sembra tu voglia stabilire. Scusate, vorrei chiarire il concetto: ci siamo gettati dalla finestra. Adesso il problema non è decidere se andiamo in su o in giù: ovviamente andiamo in giù. E il problema non è decidere se vogliamo o meno la passatoia rossa nel punto di impatto: ci troveremo quello che c'è. L'euro non verrà sostenuto perché è insostenibile. Qualsiasi cura "palliativa" nell'attuale contesto europeo non fa che caricare per qualche mese, forse qualche anno in più la molla della catastrofe. Quanto volete caricarla?

      Quanto alla Cina, son quasi dieci anni che fa shopping in Africa. Noi invece l'Africa non sappiamo nemmeno dov'è... (a parte i francesi): proprio come dici tu: è questione di cultura.

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    5. Benvenuto nel club dei terroristi, sempre però quelli del bar della stazione, per cui se si pone un argine allo strapotere dei mercati allora si vuole il protezionismo e l'autarchia. Ovviamente è una stronzata, anche se è chiaro che sono processi difficili da gestire. Ma proprio per questo sarebbe meglio parlarne in modo meno "dialettico". Tu tanto lo sai che mi stai simpatico e puoi dire quello che ti pare...

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  6. Graecia capta ferum victorem cepit ...

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  7. Volevo scrivere qualcosa anche sulla Grecia, ma non posso mettere un grafico in un commento. E allora:
    http://gennaro.zezza.it/?p=473

    G.Z.

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  8. Il Link è sotto, e sempre casualmente hai già risposto nel tuo commento a G.Z.

    Di fatto in una risposta ad Alessandro Guerani affermavo "la legittimità dell'economista a portare avanti le sue idee.ma non è detto che queste abbiano un riscontro politico".IN SINTESI IDEE ANCHE COERENTI CON LA TEORIA ECONOMICA SI POSSONO SCONTRARE CON "LO SPIRITO DEI TEMPI A CUI FACEVA RIFERIMENTO KEYNES".Da qui la scelta politica di attuare ciò che è fattibile in quel dato momento storico.Tu hai consigliato di leggere i libri di Acocella (Io sono un curiosone e 50 euro non mi scomodano quindi seguirò il consiglio)nel frattempo ho ripreso in mano "Lezioni di politica economica di Federico Caffè edizione 2008 a cura di Acocella". Caffè afferma " La politica economica è quella scienza interdisciplinare che coniuga economia, sociologia e scienza delle finanze" la politica economica assolve al compito di "essere guida per l'azione". Da qui la coerenza dell'affermazione di keynes che teneva in giusto conto "lo spirito dei tempi".

    In conclusione dell'Europa e dell'euro sono più in sintonia con Zezza, anche se il mio massimo sarebbe quello di attuare il cambiamento politico a cui Zezza fa riferimento appoggiandoci sulla forza dei tuoi dati.

    http://keynesiano.wordpress.com/2012/05/20/crisi-al-g8-viene-bocciata-la-politica-della-merkel/

    PS: se leggerai il mio Post,in fondo critico G.Vaciago affermando che non esistono "terze vie" Montiane-Draghiane ma dopo aver ammazzato "keynes" lo voglio resuscitare Fassina compreso.

    Mi piacerebbe sapere cosa pensate tu e Zezza sull'originalità della "Terza Via"di G.Vaciago.

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  9. La ringrazio professore, specialmente per il link del sole 24 ore, cosi possa a piu gente possibile essere noto che in questo momento in Grecia e in corso una vera crisi umanitaria, che la stragrande maggioranza della gente oltre che ad essere agli estremi economicamente, vive nella disperazione e senza speranza.In questo momento la popolazione greca ha piu che mai bisogno della solidarieta di tutta la gente d'Europa, per poter almeno ritrovare un minimo di orgoglio e speranza per uscire dalle macerie delle politiche genocide, senza che tutto finisca nel caos e nella violenza, uno scenario che fa sempre piu capolino..
    Sono commosso, Saluti da Atene Giorgio.

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  10. Notte prof.
    Quando si parla di uscita dall' euro il dibattito diventa sempre molto intenso. Personalmente credo che il vero ed unico motivo per cui la solo idea di uscire dalla moneta unica, è vista dalla maggior parte della gente come una sorta di apocalissi economica, è appunto frutto dell' immenso terrorismo psicologico, giornalistico e politico che viene fatto di continuo e con tutti i mezzi di comunicazione esistenti.
    Quello che mi chiedo è : visto che l'euro si è dimostrato nei fatti, in modo inequivocabile ed oltre ogni ragionevole dubbio, un progetto fallito e totalmente fallimentare, perchè perseverare verso questa dolorossissima catastrofe ?
    L' abbandono dell' euro, oltre che dal prof Bagnani, è considerato un evento inevitabile, provvidenziale e necessario, anche altri due ragazzi che di economia ne sanno quasi quanto il prof, tali :

    PAUL http://www.investireoggi.it/estero/gli-europei-in-rivolta/

    e NOURIEL http://www.investireoggi.it/estero/roubini-la-grecia-deve-uscire/

    Questi due personaggio sono gli stessi che, insieme ad altri grandissimi economisti, avevano preannunciato per tempo di che morte doveva morire l' euro(follia) !
    Allora perchè non dargli fiducia ?
    IO tornerei domani stesso alla lira, magari facendo tornare insieme Tesoro e Banca d' Italia ( così non deve pagargli gli alimenti ), insomma vorrei tornare al nostro sistema monetario come era prima del marzo 1979.

    P.S. Prof invece di mangiare bambini, io la invito, però non ad un convegno, ma ad una bella magnata di arrosticini ! A luglio sono in abruzzo, offro io.

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  11. Vorrei segnalarvi questo articolo scritto su Vocidallestero contro la tesi che la Grecia debba uscire dall'euro.

    Per Varoufakis la Grecia non può venirne fuori come l'Argentina e le differenze tra i due casi, che rendono inadatta l'analogia, sono tre:
    1)il potenziale delle esportazioni di agire come ammortizzatori
    2)la Grecia non è ancorata all'euro. Ha l'euro.
    3)la Grecia è perfettamente in grado di avvelenare l'acqua in cui nuota (l'Europa).

    http://vocidallestero.blogspot.it/2012/05/per-varoufakis-la-grecia-non-puo.html

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    1. Un articolo che spiega soprattutto perché a Varoufakis (come a certi "alternativi" nostrani) viene dato tanto spazio sui media, con tanto di audizioni a Bruxelles, ecc. ecc. Diciamo che per me è un segnale di speranza: dimostra che gli economisti sono in grado di sopravvivere alle catastrofi del loro popolo. Ma forse non dovrei dire "gli" economisti: dovrei dire "certi" economisti: quelli in grado di girargli le spalle (facendo la lezioncina a Krugman).

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    2. Egregio Sig. Gianni, Egregio Prof. Bagnai, mi permetto di entrare a piè pari all'interno della Vostra discussione solo per segnalare un articolo http://krugman.blogs.nytimes.com/2012/05/15/more-on-greek-and-argentine-exports/ ed un paper http://www.cepr.net/documents/publications/greece-2012-02.pdf che tagliano la testa al toro, questa la mia umile opinione, in merito all'argomento "Grecia diversa dall'Argentina"...nello studio citato invece le analogie fra i due casi sono molte e smontano la teoria del Sig. Varoufakis a mio avviso. Cordialmente.

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  12. Salve prof.
    In questi giorni ho sentito il premier parlare di una cosa già proposta da Berlusconi nel 2003 o 2004, adesso non ricordo con precisione, cioè della possibilità di non calcolare nel computo del debito pubblico la spesa fatta per investimenti. Io come sa non sono un tecnico ma nello specifico, sempre che la cosa abbia un senso, cosa intende superMario? Grazie in anticipo per la risposta.

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  13. Premetto che ho letto soltanto questo post, non sono un frequentatore abituale del suo blog.
    L'impressione che ricavo da questa lettura, è che lei sia troppo eurocentrico, che sembra che l'euro sia la fonte di ogni sventura e che uscendo dall'euro tutte le disgrazie per incanto spariscano.
    Non sarebbe bene ricordare che la crisi dell'eurozona è una crisi importata, nata nel mondo anglosassone, e tuttora in corso, che non esiste propriamente una crisi specificamente europea, ma che l'europa la subisce da altri?
    Se le cose stanno così, se ammettiamo che il sistema bancario globalizzato è tecnicamente fallito e può sopravvivere non si sa ancora quanto a lungo solo per sostegno di quegli stessi stati che vengono additati come spendaccioni, allora uscire dall'euro non ci salva neanche un po' da questa situazione, anzi è una questione di scarsa rilevanza.
    La decisione giusta sarebbe uscire da questo mercato globalizzato ed erigere opportune barriere doganali: se questa fosse la strada scelta, allora sì che uscire dall'euro sarebbe un passo necessario, ma sarebbe comunque un passo di un piano più complessivo, non la soluzione in sè.

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    1. Legga altri post. Mi dispiace, ma lei ne sa veramente troppo poco per permettersi di dare impressioni. Le suggerisco di leggere almeno il primo post, poi questo e questo, con i riferimenti ivi citati. Mi dispiace, ma non posso dare troppo spazio a impressioni estemporanee. Se è qui per capire, purtroppo (so che è spiacevole) dovrà fare uno sforzo. Altrimenti arrivederci. Del resto, se no come ci saremmo ridotti in questo modo?

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    2. Mi scusi per il disturbo, ma le questioni che sollevo mi pare fossero chiare ed assolutamente giustificate dal testo del suo post.
      Tenterò di sopravvivere anche senza le sue risposte.

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    3. Guardi, sarà stupito, ma avevo capito benissimo che a lei non interessavano le mie risposte: le interessava solo porre la sua "intelligente" domanda. Bene, bravo, 6+. Le risposte stanno nei link che le ho dato, e in questo potrà scoprire cos'è la netiquette (all'economia, mi dia retta, ci rinunci: ci sono tante altre cose più belle e più raggiungibili nella vita). Per sua edificazione, e soprattutto per quella di chi fosse tentato di comportarsi come lei (ora che la base si sta purtroppo allargando) le riporto la regola numero uno (dicesi 1, capisce: la prima regola, la regola basilare):

      1.Quando si arriva in un nuovo newsgroup o in una nuova lista di distribuzione via posta elettronica, è bene leggere i messaggi che vi circolano per almeno due settimane prima di inviare propri messaggi: in questo modo ci si rende conto dell'argomento e del metodo con il quale quest'ultimo viene trattato in tale comunità.

      Qui stiamo lavorando. Le auguro di trovare altre vetrine.

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  14. In verità, ero e sono tuttora molto interessato a confrontarmi con lei, ma visto che per motivi che mi sfuggono lei si sottrae al confronto, non smetterò egualmente di leggerla, ma da ora in poi necessariamente in silenzio, sono certo che avrò tanto da imparare anche così. Cordiali saluti.

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    1. Carissimo, sono lieto che il confronto la interessi. Cerchi di capire che questo per me non può significare ripetere le stesse cose a ogni nuovo arrivato, altrimenti non posso portare avanti il mio discorso. Il senso della regola di netiquette che le ho ricordato è questo. Dovrò, visto l'allargarsi della base dei lettori, inserire queste ovvie avvertenze bene in vista da qualche parte. La ringrazio per aver indirettamente attirato la mia attenzione su questo problema.

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  15. Gentile professore,
    ho scoperto ieri il suo blog e i suoi interventi mi hanno illuminato. Ho trovato esposte in modo chiaro e convincente le risposte a ciò che non mi convinceva riguardo la crisi di produttività italiana e per questo la ringrazio. Però non le nascondo che un'uscita dall'euro mi spaventa non poco, se non altro per i costi che l'energia potrebbe assumere a fronte di una prevedibile svalutazione della nuova lira. Se non altro si è già visto come l'economia italiana sia fortemente dipendente dal prezzo del petrolio e per questo le chiedo una sua gentile opinione.

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    1. La ringrazio per l'interesse. Come dico più volte, le mie opinioni a me non interessano, e infatti in questo blog riporto solo fatti statistici e conclusioni di studi scientifici, per lo più altrui. Diciamo che in questo caso gli studi concludono, come riportato più volte, che la svalutazione sarebbe dell'ordine del 20%, esattamente come nel 1992, e il fatto statistico è che nel 1992, con un'economia né più né meno (anzi: forse più) dipendente dal petrolio di oggi, il risultato della svalutazione fu di portare l'inflazione dal 5% al 4%. Io la chiamo diminuzione, i giornalisti prezzolati dal regime la chiamano aumento. Certo, non dico che le persone si debbano giudicare dal vocabolario che usano...

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